Il Piccolo del Cremasco

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ANNO III • NUMERO 23 • VENERDÌ 6 GIUGNO 2014

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Renato Ancorotti ha atteso due anni prima di dare un suo giudizio. Definitivo

«MAGGIORANZA DA BOCCIARE» IL PUNTO DI VISTA/2

IL PUNTO DI VISTA/1

Una Musa antica o i Rolling Stones?

Riecco la Tasi: chi l’ha decisa di Antonio Cella cellafra@tin.it

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ra le nuove tasse pagheremo anche la Tasi. Ma chi l’ha inventata?. Ecco un po’ di storia. Breve. Anche perché la memoria storica ci aiuta a capire di chi sono certe responsabilità. Vi ricordate che l’ex premier Silvio Berlusconi voleva a tutti i costi eliminare l’Imu sulla prima casa? E che aveva minacciato addirittura di abbandonare il governo Letta in caso contrario? Bene. A questo punto il governo reto da Enrico Letta, voluto da Napolitano, ovviamente, s’inventò il pastrocchio chiamato Iuc, imposta unica comunale, che conteneva tre balzelli: due vecchi (Imu e tassa sui rifiuti) e uno nuovo, appunto la Tasi. Che cominciò ad entrare nel lessico degli italiani come imposta sui servizi indivisibili, formula con la quale i Comuni ci faranno pagare l’illuminazione pubblica anche quando le strade restano al buio, o la polizia municipale anche quando i vigili se ne stanno comodi in ufficio, o ancora la manutenzione delle strade anche quando continuano ad esserci buche grandi come cantieri. Servizi che dovrebbero già essere coperti dalle addizionali Irpef. Invece no. Sonosoldi ulteriori per pagare tutta la gente che lavora per lo Stato, i Comuni, le Regioni, le partecipate e, aggiungendo burocrazia a burocrazia, non sbaglierete. Dovremo, dunque, mettere ancora mano al portafogli. Non solo: abbiamo scoperto che la Tasi costa più dell’abolita Imu il cui gettito era di 20 miliardi, mentre quello previsto per la nuova imposta sarà di 27 miliardi anche perché i Comuni, affamati di soldi perché fanno poca spending review per via dei voti di scambio (io ti pago, tu mi voti), applicheranno l’aliquota massima. Qual è la morale anche di questa favola con tristissimo finale? Non è vero che non pagheremo più l’Imu (grazie a Letta) e non è vero che il sistema è stato semplificato (grazie ancora a Letta, ma anche a Renzi). L’unica certezza è che questo pasticcio costerà più caro anche ai cremaschi. Ma in fatto di tasse, a Crema non è una novità.

«TROPPI STRANIERI IN CLASSE» T roppi stranieri in classe». E i genitori italiani hanno ritirato i figli dalla scuola. Era successo a Corti, frazione di Costa Volpino, nel Bergamasco. Nell’unica prima c’erano sette bambini italiani, mentre gli altri 14 iscritti erano soprattutto africani (in gran parte marocchini) con qualche albanese e romeno. Altro caso alle elementari di Landiola, in provincia di Novara, sempre lo scorso anni: i bambini rom in classe «sono troppi» (25) e così i genitori di quelli italiani (12) hanno ritirato i propri figli. Anche nella scuola Curtatone e Montanara i genitori hanno avvertito che i bambini stranieri per classe sono troppi, superano la percentuale di legge. Ma non lo dicono per razzismo, assicurano. Il fatto è che ne va di mezzo «l’obiettivo scolastico minimo», cioè la capacità di trasmettere delle conoscenze e a sviluppare delle competenze e delle abilità nei bambini. Basterebbe aumentare di una sezione le tre attuali per diminuire la percentuale di bambini

stranieri per sezione. «Pertanto, questa situazione nelle Scuole di Curtatone e Montanara oggi non è più in alcun modo accettabile e, come genitori, siamo pronti a fare tutto quel che è nelle nostre facoltà e nei nostri diritti per superare le anomalie presenti». Sarà. C’erano delle maestre che oggi hanno sui 65 anni, quando noi avevamo i bambini piccoli che andavano all’asilo da quelle parti di Crema Nuova. Tutte maestre progressiste ovviamente,

le quali sostenevano che quanto detto qualche riga sopra era certo importante per un bambino, (competenze, conoscenze e abilità), ma non bastava: il fine dell’asilo pubblico, avvertivano, era anche quello di abituare i bambini a sviluppare le virtù della collaborazione, dell’amicizia e della fraternità. Tutte qualità che si apprendono da piccolissimi fra piccolissimi. Al di là della nazionalità. Ora ci viene il dubbio di aver capito male. Meglio essere leghisti da piccoli?

di Salvatore Vetere s.vetere@cooplabaia.it

i dice che in Italia ci siano troppi sprechi. E che gran parte della responsabilità sia dei politici. Vero o falso? Noi vi descriviamo un fattosimbolo come lo hanno riportato i giornali. Come molti sanno, Ignazio Marino, sindaco di Roma, uomo del Pd nella Capitale, di tsunami ne ha avuti tanti in questi ultimi tempi: il fallimento dei conti del suo Comune salvati dal decreto governativo di 500 milioni), l’Atac in perenne dissesto, l’emergenza rifiuti, i biblici cantieri della linea C della metropolitana… eppure lui voleva un oggetto bello e antico nel suo studio. Una passione la sua per l’arte antica, anche per ottenere un effetto fantasmagorico nel suo studio di rappresentanza con tutte le autorità internazionali di passaggio da Roma. Il suo predecessore, Gianni Alemanno, si era accontentato di rifoderare il divano. Lui no: voleva una statua antica, di donna, del secondo secolo dopo Cristo, senza testa. E non ci ha messo molto a scovarla in un deposito comunale. A Roma, mancano i soldi, non le statue di donne del secondo d.C, acefale. Qual è allora il problema? E’ che la statua pesava tantissimo perché scolpita in un blocco di marmo. Insomma, per farla breve: sono stati assoldati due operai che hanno impiegato due giorni per trasportare, con una gru, questo manufatto dal deposito al Campidoglio. Non solo: per ospitare la statua, è stato necessario rinforzare il pavimento dello studio. A torta finita, ecco il conto: 2.440 euro di lavori murari, più 1.830 euro di trasloco e pulitura: totale 4.240 euro. Ma pensate all’effetto che fa questa Musa senza testa nell’ufficio del sindaco di Roma! E che godimento ha Marino nell’ammirarla ogni giorno! Ma pensate anche all’effetto che fanno tutte queste spese sui portafogli dei cittadini. I quali cittadini, comuni mortali, sulla loro scrivania, al massimo, possono guardare la foto della moglie, o il poster di Van Gogh, o una pianta grassa, o un’immagine dei Rolling Stones quando erano ancora giovani e drogati.


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