Il Piccolo Giornale del Cremasco

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SABATO 22 SETTEMBRE 2012 • ANNO I • NUMERO 11

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L'UNICO NOSOCOMIO LOMBARDO AD AVER ADOTTATO QUESTI TAGLI

OSPEDALE: VUOI BERE? ALLORA PAGHI

Non solo la bottiglietta d'acqua non è più gratis, ma bisogna portarsi da casa anche yogurt e spremute. Ablondi, direttore generale: «Scelta dolorosa, ma dovuta alla spending review». Sel: «Provvedimento assurdo». Alloni: «Misura inefficace e impopolare». Beretta: «Un euro al giorno è eccessivo?» IL PUNTO DI VISTA/1

I lavoratori invisibili

S

di Enrico Tupone tuponee@alice.it

ono 100.000 i lavoratori invisibili che hanno perso il posto di lavoro nei settori del commercio, dell’artigianato, delle libere professioni, un esercito di disoccupati di cui nessuno si ricorda, senza un filo di notizia sui giornali, che non si barricano in miniera e non vanno a protestare sotto i palazzi del potere. L’ondata della crisi dei consumi interni ha polverizzato migliaia di attività spinta da una pressione fiscale ormai insostenibile e da obblighi burocratici che rendono impossibile lavorare dovendo dedicare giorni e giorni ad assurdi adempimenti, al pagamento di balzelli, all’adeguamento spesso folle di laboratori, uffici, negozi. Attività senza alcun tipo di tutela e senza alcun tipo di appoggio in una classe politica che indistintamente si scorda che il tessuto del lavoro in Italia ormai non è più fatto di grandi numeri e grandi fabbriche, ma di piccole realtà per le quali la perdita di flessibilità, insita in un sistema burocratico preistorico, significa la fine. Basti pensare che ogni impresa deve dedicare alle scartoffie burocratiche circa 86 giorni l’anno e che in questa legislatura sono state varate 222 norme fiscali follemente complicate, ossia una norma ogni 6 giorni, una tragedia che si aggiunge a quella di una pressione fiscale reale che si aggira attorno al 70%. Qualcuno deve spiegare perché piccole realtà produttive, artigiane, commerciali, con un limitato numero di addetti e spazi devono sottostare agli stessi obblighi delle grandi aziende in tema di Salute e Sicurezza, anti incendio, smaltimento rifiuti, obblighi fiscali, per non parlare di tutti le pastoie dettate dai regolamenti provinciali e comunali. L’Italia è un paese da liberare, un paese sotto la dittatura di una classe politica spendacciona, spesso corrotta, inadeguata ad affrontare le sfide di un mercato globale, una classe politica a cui si accompagna un esercito di burocrati capaci solo di lavorare per salvarsi il posto, gente che non sa cosa vuol dire lavorare e rischiare sulla propria pelle.

N

iente più acqua a pranzo e cena. Brutta notizia per i degenti dell’ospedale di Crema. La decisione è stata presa dalla direzione generale del nosocomio. A confermarlo il direttore Luigi Ablondi: «Si tratta di una scelta dolorosa, ma imposta dal regime di riduzione dei costi della spending review» Il provvedimento del governo Monti, infatti, impone pesanti tagli alla sanità. Secondo le previsioni, l’ospedale dovrà tagliare 800mila euro sino a fine anno e 2 milioni ogni anno fino al 2015. Non solo verrà tolta l’acqua, ma verranno anche riviste le opzioni per la colazione che sarà composta solo da bevanda calda, zucchero, biscotti e pane, e dal pranzo e dalla cena spariranno i condimenti monodose di formaggio, aceto e olio. Il nostro ospedale è l'unico in Lombardia ad avere preso questo provvedimento. Tagli che non ha mancato di sollevare perplessità. Se è vero che quella lombarda è una sanità di eccellenza, come sostiene Roberto Formigoni, perché questi tagli? La domanda se la pone anche il Sel (Sinistra Ecologia e Libertà). «Una corretta alimentazione e una ristorazione adeguata non sono un lusso o un regalo» spiega il consigliere comunale Emanuele Coti Zelati, «ma sono parte del servizio di assistenza cui i degenti hanno assoluto diritto sia come cittadini che come persone bisognose di cure». E continua:

DUE PESI E DUE MISURE

IL PUNTO DI VISTA/2

Licenziamo Marchionne di Renato Ancorotti rancorotti@gmail.it

M

«L’assurdo provvedimento porta in sé il germe dell’umiliazione laddove dovrebbero regnare l’attenzione, la cura e il rispetto più assoluti». Crico anche il consigliere regionale del Pd, Agostino Alloni: «Scelte impopolari, dal punto di vista del servizio, ma anche dal punto di vista dell’accoglimento umano del paziente. Applicare sulle bottigliette di acqua in ospedale i tagli della spending review mi pare una misura inefficace oltre che impopolare, trattandosi oltretutto di una voce di costo irrisoria. Nel caso dell’ospedale di Crema sarebbe meglio continuare sulla strada del contenimento effettivo dei costi che questa dirigenza sta portando avanti con buoni risultati, e lasciar perdere operazioni sgradite all’utenza e sterili dal punto

I vigili di Crema sono passati nell’ex Olivetti a multare per sosta vietata le auto di operai che guadagnano fino a 1.200 euro al mese. Mentre non abbiamo visto le multe a queste vetture che sono in sosta vietata davanti e di lato alla palazzina dell’Scs.

di vista del risparmio che vanno a colpire persone che hanno più bisogno proprio nel momento del ricovero». Una posizione populista quella di Alloni, secondo Simone Beretta che sostiene: «Un aperitivo in piazza Duomo a Crema costa intorno a 5 euro. L’acqua costerebbe a un paziente ricoverato in ospedale mediamente per 8 giorni (16 bottigliette) circa 4 euro. Se da tale costo si detrae il costo di una bottiglia che normalmente una persona consuma a casa, la spesa effettiva sarebbe qualcosa in più di 1 euro per otto giorni. Un costo impossibile da sopportare? No, e per l’azienda ospedaliera il risparmio è di 90.000 euro. Ad Alloni vorrei dire che accogliere umanamente un paziente che va in ospedale per risolvere il suo problema di salute non dipende certo da una bottiglietta d’acqua gratuita, significa, invece, fare il possibile per dimetterlo il più in fretta possibile e guarito, oltre ad offrirgli nel periodo di degenza un ambiente pulito, professionalmente adeguato e tecnologicamente all’avanguardia». Michela Bettinelli Rossi

archionne ha dichiarato che personalmente non ha debiti di riconoscenza verso i governi italiani. Forse lui no, ma la Fiat di cui è amministratore delegato di debiti verso il popolo italiano ne ha dall’epoca del senatore, nonno dell’avvocato Gianni, già dal periodo fascista. La Fiat é l’esempio più clamoroso di assistenzialismo imprenditoriale. Senza i soldi degli italiani erogati sotto varie forme dai vari governi che si sono succeduti, ma che provenivano comunque dalle tasse degli italiani, la Fiat sarebbe fallita da decenni. Questa azienda ha percepito inoltre quantità esorbitanti di danaro pubblico a fondo perduto per ricerca e innovazione. Certo la «Duna» la «Palio» sono frutto di attenta ricerca e rappresentano un esempio di innovazione tecnologica (?); ma per favore neppure i paesi emergenti sognano di possedere auto cosi brutte. La Fiat ha il 30% del mercato italiano, in Germania le Case automobilistiche tedesche rappresentano più del 70 %, in Corea il mercato locale è fatto dal 90% di auto coreane. E allora? A noi italiani i modelli della nostra fabbrica nazionale non piacciono e a parte la «500» e la «Panda» non compriamo Fiat. Un amministratore delegato investirebbe su nuovi modelli per catturare il proprio mercato, Marchionne no. Lui ha un’altra strategia , quale non si sa, ma nel frattempo lìazienda è in piena crisi. Questo manager percepisce uno stipendio di circa 4,8 milioni che, uniti a stock options e benefit, formano un gruzzolo di quasi 17 milioni, un introito che equivale alla busta paga di 700 operai; ma lui vale 700 persone, ricordando anche che non è il proprietario dell’azienda? Di italiano a Marchionne rimane solo l’aspetto di pastore abruzzese e l’unica cosa che ha creato è lo stile “clochard” che non fa proseliti. Lui ama l’America e ci si reca spesso; speriamo che ci rimanga e la Fiat trovi un nuovo comandante, qualcuno che ami il nostro paese, lo rappresenti con la propria creatività e sappia fabbricare auto che interpretano lo stile «made in italy». Se così sarà, sono certo che gli italiani sapranno preferirle alle straniere.


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