Il Piccolo del Cremasco

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ANNO III • NUMERO 13 • SABATO 29 MARZO 2014

E’ ufficiale. Si costruirà in via Milano (ex Voltana): iniziata la variante al Piano regolatore. E’ subito polemica

MOSCHEA, ORA SI PARTE Nessuno vuole morire per Kiev

IL PUNTO DI VISTA/1

di Antonio Cella cellafra@tin.it

E’

Così, Berlinguer e Almirante...

I

CONTRORDINE COMPAGNI

ATTILIO GALMOZZI ASSESSORE ALL’ISTRUZIONE. UNA GIUNTA A SEI ▲

la più grave crisi tra l’Occidente e la Russia dalla fine della Guerra fredda. Ci vorrà tutta l’abilità diplomatica dei leader di mezzo mondo per evitare una tragedia più grande. Il governo filooccidentale di Kiev ha già accusato Mosca di avere dichiarato guerra all’Ucraina, e ha chiesto aiuto a Stati Uniti, Ue e Nato. I russi, a loro volta, dopo avere occupato la Crimea con un governo loro fedele, non sono intenzionati a retrocedere di un passo. Ma al di là delle parole forti, da entrambi le posizioni sembra proprio che nessuno, in realtà, sia disposto a morire per Kiev, e forse neppure a ingaggiare un braccio di ferro che sa tanto di Guerra fredda. D’atra parte, l’Occidente non può permettersi che l’Ucraina - la quale, almeno nella sua parte occidentale, ha chiesto disperatamente la tutela dell’Ue e della Nato - si desintegri perché oltre ad essere militarmente indifendibile è anche in una situazione finanziariamente disperata. C’è tempo per trovare una soluzione. L’importante è che finora, e per fortuna, non si è sparso (quasi) del sangue: le truppe ucraine in Crimea non si sono opposte ai russi già presenti nella penisola, e Putin, pur essendosi fatto dare carta bianca dal suo Senato per muovere l’esercito, non ha voluto varcare i confini per entrare nel cortile di casa dell’Europa. Ma questa situazione di stallo, è evidente che non può durare a lungo. E qualcuno, meglio prima che poi, dovrà tirar fuori una ragionevole proposta di compromesso. Per evitare il peggio. Per ora siamo fermi a una girandola di riunioni, da una parte e dall’altra. Nel recente viaggio di Obama a Roma, il presidente degli Stati Uniti avrà parlato di questo con Papa Francesco? Probabilmente sì. E si sa che i canali del Vaticano con la Russia non si sono mai chiusi, neppure ai tempi di Papa Woityla. E io spero proprio che in quei 50 minuti di colloquio tra questi due grandi della Terra, si siano posti le basi per evitare un nuovo conflitto.

IL PUNTO DI VISTA/2

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di Salvatore Vetere s.vetere@ddlspa.it

l 2014: un anniversario che lega Berlinguer ed Almirante, due uomini che rappresentavano due posizioni diverse. Enrico Berlinguer, morto trent’anni fa, a Padova, a 62 anni, durante il comizio del Pci (di cui era segretario); Giorgio Almirante, nato un secolo fa a Salsomaggiore, morto a Roma nel 1988, a 74 anni. Erano due personaggi agli antipodi, e non solo dal punto di vista ideologico, ma anche caratteriale: Berlinguer era timido, riservato, di poche parole, uomo di apparato, e per questo stimato da Palmiro Togliatti (del quale quest’anno ricorre il cinquantesimo della morte); Almirante era estroverso, passionale, brillante oratore e trascinatore di folle. Ma che cosa avevano in comune? Molto. Entrambi non restarono imprigionati nelle loro ortodossie, ma cercarono politiche nuove, più libere dai retaggi del passato: Berlinguer con l’eurocomunismo e il compromesso storico con la Dc (forse presagendo la fine del comunismo); Almirante con la Destra nazionale prima e poi con la Costituente di destra, nel tentativo di uscire dal ghetto in cui l’avevano relegato i partiti dell’«arco costituzionale» Ma, soprattutto, questi due leader di partito avevano altre qualità in comune: l’onestà, la correttezza, la serietà, la leatà pur nella dura contrapposizione politica di quegli anni. E si sa che i due si stimavano e si rispettavano. Quando Berlinguer morì per un ictus che non gli diede scampo, Almirante si recò da solo a Botteghe Oscure e si mise in fila (il capo dei «camerati» in un mare di «compagni») per rendere l’estremo saluto a Berlinger: «Vengo a salutare un uomo estremamente onesto» disse inchinandosi davanti al feretro. E quattro anni dopo fu Paletta – che aveva ricevuto Almirante nella camera ardente di Berlinguer - a ricambiare il gesto andando nella sede del Msi a rendere l’ultimo saluto alla salma del segretario missino. Ecco, forse è proprio la parola rispetto a fare la differenza tra la politica di allora e quella di oggi.


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