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CREMASCO Il

PICCOLO

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ANNO III • NUMERO 6 • SABATO 8 FEBBRAIO 2014

€ 0,02 Copia Omaggio

VIA BRAGUTI E OMBRIANO Problemi all’ex Folcioni e via Rampazzini. Le soluzioni dell’assessore Bergamaschi

PIOVE DENTRO LE SCUOLE IL PUNTO DI VISTA/1

Grillo, grillini e grilletti

A PAGINA 9

Quanto ci costa questa burocrazia di Daniele Tarenzi info@tarenzicar.it

di Enrico Tupone tuponee@alice.it

F

I

ndubbiamente il senso di malcontento generale che è venuto montando in questi anni fra la gente ha trovato in Grillo l’interprete ideale. Non bisogna meravigliarsi delle reazioni dei parlamentari del movimento 5Stelle né dei loro attacchi alle istituzioni. Siamo di fronte a gente arrabbiata, delusa, inviperita da anni di cattiva politica, da anni di promesse mancate, da ormai migliaia di episodi di furti commessi sfruttando il ruolo pubblico, da un incredibile mancato rispetto delle decisioni popolari, per non parlare delle riforme mai fatte. Tutto ciò giustifica il movimento 5Stelle, ma non giustifica insulti e minacce, e fa paura a chi nella classe politica non ha ancora capito che è finito il momento di far finta di niente perché è arrivato il momento di decidere, di fare, di smuovere le acque paludose della politica italiana, di fare qualcosa perché un movimento di protesta democratica non si trasformi in un momento drammatico per la vita delle istituzioni. Personalmente credo che la democrazia italiana abbia ancora la capacità di assorbire queste spinte trasformandole in qualcosa di positivo, o per lo meno me lo auguro, sperando di non ripercorrere vicende già vissute in anni passati e che seguirono le grandi crisi del secolo scorso. Non per nulla Napolitano ha sollecitato il parlamento europeo ad allentare le misure di austerità che stanno soffocando l’Europa perché esse possono provocare sconvolgimenti sociali da cui nascono, e sono nati, movimenti politici totalitaristi, movimenti che hanno spento la luce della democrazia per anni. Le strade da percorrere sono dunque due: da un lato fare quelle riforme tanto attese e mai realizzate, dall’altro ridare fiato ad una economia che ormai non ha più forza propulsiva. E come disse Grillo: «Tutto passa meno l’autobus che stiamo aspettando», e speriamo che questo autobus passi per l’Italia.

IL PUNTO DI VISTA/2

FOIBE, RICORDO IL 10 FEBBRAIO. DOPO LE POLEMICHE, PARLA TOMMASO CAIZZI

A PAGINA 10

orse l’unico apparato burocratico snello fu realizzato da Napoleone Bonaparte. Poi, il disastro. Oggi, burocrazia è sinonimo di: inutili e dannose rigidità, lentezza nel prendere decisioni, incapacità di adattamento alle esigenze di ogni singolo caso, sostanziale deresponsabilizzazione, prevalente conservatorismo. Il tutto condito da un linguaggio difficile e spesso incomprensibile (il burocratese), più funzionale ad evitare qualsiasi responsabilità che alla soluzione dei problemi. Si definisce «burocrate» (l’affermazione non è mia, ma la condivido), colui il quale si sente appagato quando può affermare: «Mi dispiace, il tempo è scaduto». Certo, non bisogna fare di ogni erba un fascio. Spesso si incontrano nella publica amministrazione persone intelligenti, attente alle esigenze degli utenti, comprensive dei loro problemi. Ma nel nostro paese, come dimostrano attendbili e frequenti indagini, quasi mai è così. Una recente indagine della Cgia (associazioni artigiani piccole imprese) di Mestre, ha evidenziato in 31 miliardi di euro circa i costi provocati alle piccole e medie imprese dalla burocrazia, dovuti a eccessivi e spesso inspiegabili adempimenti che rappresentano una soffocante «tassa occulta», pari a circa il 2% di Pil. Purtroppo, si è ormai diffusa una certa rassegnazione a questo modo di essere della nostra burocrazia. Ci sottomettiamo troppo facilmente alle sue prepotenze. Invertire questa tendenza non è facile. Ci hanno provato vari governi, fino ad oggi senza apprezzabili risultati anche perché molte delle patologie di cui è afflitta la burocrazia sono, in gran parte, riconducibili alle inadempinze e alle debolezze della stessa classe politica. Poche iniziative sono state poste in essere per far sì che nella pubblica amministrazione, anche locale, la progressione di carriera sia dovuta al merito e non all’anzianità di servizio. Evidentemente, non si è ancora compreso che proprio la mancanza di una diffusa e sana competitività, dovuta al merito, è la causa principale della creazione di quello spirito di casta che porta molti burocrati a difendere prevalentemente i propri interessi.


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