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SETTIMANALE
PICCOLO www.ilpiccologiornale.it
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Anno I • n. 28 • SABATO 12 LUGLIO 2014
Edizione chiusa alle ore 21
Periodico • € 0,02 copia omaggio
Non riceve alcun finanziamento pubblico
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La commemorazione del bombardamento del ’44 riporta l’attenzione sugli ormai 120 anni della struttura in ferro
pagine 2-3
IL PONTE SUL PO NON CE LA FA PIU’
I tecnici piacentini: «Tra Lombardia ed Emilia non vi sono passaggi per il traffico pesante, a parte l’autostrada» Come parli? Anzi, ma come scrivi?
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«CON GALIMBERTI SINDACO TORNA LA VECCHIA POLITICA» a pagina 7
MALTEMPO
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a pagina 5
Estate ancora incerta fino alla fine del mese
NUOVE LEGGI
Divorzio entro un anno: presto sarà una realtà
a pagina 8
ANNAMARIA BABBINI
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Messi contro Müller
Brasile 2014: c’è grande attesa per la sfida finale tra Germania e Argentina (tedeschi favoriti)
pagine 14-15
a pagina 6
CASALASCO
Casalmaggiore, le frazioni nel mirino dei ladri CULTURA
CALCIO LEGA PRO
a pagina 23
BASKET SERIE A
a pagina 24
NUOTO
a pagina 25
Cremo: ingaggiati La Vanoli si affida Europei Juniores: i giovani Kirilov ancora una volta Giulia Verona sesta e il portiere Venturi al talento di Vitali nei 200 rana
Suora cremonese alla guida delle Canossiane
a pagina 12 a pagina 22
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u un giornale di oggi leggo, in due articoli successivi: “blitz” delle forze dell’ordine e “raid” di ladri in un negozio. Caspita, ha proprio ragione Guido Ceronetti, scrittore fine, a dire che non se ne può più dei luoghi comuni. Lui parte da “rimboccarsi le maniche”: già, è uno dei più “gettonati”. Gettonati? Ma sì, quante volte viene usata questa parola? Macchè “gettonati”, verrebbe da dire, mica siamo al jukebox! E via così luogocomuneggiando. Già, i ladri non si limitano più a rubare o a rapinare: compiono un “raid”. Pensare che il termine è puramente letterario, usato per la prima volta da Walter Scott: sì, proprio l’autore di Ivanhoe. E che dire di “tenere nel mirino”? E “cala la scure”? E (letta qualche giorno fa): “Negozi in centro, raffica di chiusure”. Raffica? Modi violenti, vuoti, pressappochisti di parlare e di scrivere. Io faccio un giornale, ma, mea culpa, anche noi non siamo esenti da responsabilità di questo genere: è un linguaggio pervasivo, che rimbalza dalla TV, dalle cronache politiche o calcistiche (verrebbe da dire: fa lo stesso). Immaginate una silloge (scusate il “parolone”) di questo tipo: “scendere in campo per rimboccarsi le maniche, perché il Paese ha bisogno di tutte le sinergie possibili, e per far questo occorre rottamare i vecchi poteri, possibilmente asfaltandoli, perché c’è un calo pauroso di fiducia, l’economia non tira e non possiamo permetterci un’altra stangata fiscale, ma occorre lavorare, a trecentossenta gradi, per dare un segnale forte”. Direbbe il buon Nanni Moretti: ma come parli? Ma come scrivi? Eppure, nessuno, penso, se ne farebbe un problema: proprio perché siamo ormai assuefatti, mitridatizzati, e anche un po’ indifferenti. Metonimia e metafora sono modi del linguaggio che permettono di svilupparne la grande ricchezza, ma, in caso di abuso, “si rischia l’overdose”. Vedete come viene facile il luogo comune? E, tornando a Moretti: “le parole sono importanti. Chi parla male, pensa male”. E chi scrive male è un po’ fannullone, come diceva la mia maestra.
DOMANI LA FINALISSIMA
INTERVISTA A DEMICHELI
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di Daniele Tamburini
STRADIVARI FESTIVAL GRANDE EVENTO CON 16 CONCERTI
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L’EDITORIALE