Schio Mese 948

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SchioMese

Periodico di informazione dell’A lto Vicentino

anno XII n. 116 - novembre 2023

L’area dietro il Duomo chiede più attenzione - p.6 ◆ Che belli i “bioesseri” di Pino Guzzonato - p.12

Il mercato e la piazza

AAA cercasi casa in affitto

La novità del mercato allungato su via Rompato e parcheggio Baracca non sembra male, anche se accanto ai pro (una ventata di novità in centro, la maggior frequentazione di piazza Almerico) ha anche dei contro (un certo intasamento viario). Intanto, piazza Statuto attende il via ai lavori.

A Schio e nell’Alto Vicentino c’è un problema legato alle case in affitto. Negli ultimi tempi la domanda è cresciuta, mentre l’offerta è rimasta stabilmente ristretta. Nei portali immobiliari le abitazioni offerte in affitto a Schio sono meno di una quindicina, mentre quelle disponibili all’acquisto quasi 400.

LIRA&LIRA N. 948 - Anno XLII - Giovedì 29 Novembre 2023 è distribuito a: SCHIO, MAGRÉ, CÀ TRENTA, POLEO,

GIAVENALE, SANTORSO, PIEVEBELVICINO, TORREBELVICINO, VALLI DEL PASUBIO, SAN VITO DI LEGUZZANO, Licenza Immagini: Freepik Premium MALO E MONTE DI MALO. Prossima uscita: Giovedì 14 Dicembre 2023 I dati personali forniti dagli inserzionisti sono utilizzati dall’editore, quale titolare del trattamento, al solo fine di prestare il servizio in oggetto e nel rispetto delle norme previste dal decreto legislativo n. 196/2003. I dati ricevuti non vengono conservati, trascorsi 2 settimane dalla pubblicazione della rivista, né comunicati a terzi, fatte salve eventuali verifiche da parte dell’Autorità giudiziaria in caso di utilizzo improprio. L’editore non esercita alcun controllo sul contenuto dei dati ricevuti, declinando pertanto ogni responsabilità al riguardo per le informazioni non corrette trasmesse dagli inserzionisti, i quali sono direttamente responsabili per eventuali comportamenti illeciti per i quali rilasciano ampia manleva a favore dell’editore per ogni spesa eventualmente da esso sopportata. L’editore si riserva il diritto di non pubblicare gli annunci e non risponde di eventuali errori di stampa o della ritardata pubblicazione degli annunci. Gli annunci delle categorie sono riservati esclusivamente ai privati che non svolgono nessun tipo di attività di compravendita o intermediazione. La redazione si riserva il diritto di sospendere la pubblicazione di inserzioni qualora lo ritenga opportuno e di agire legalmente. È vietata la riproduzione parziale o totale dei testi e delle immagini pubblicitarie.

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Di mese in mese

Il mercato e la piazza

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Stefano Tomasoni

è, sapete che c’è? Che la novità del mercato che lascia piazza Statuto, si allunga su via Rompato e al sabato si allarga anche al parcheggio di via Baracca non è mica così male… Sì, insomma, qualcosa di nuovo ogni tanto ci vuole, nella di-

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Periodico di informazione dell’Alto Vicentino

Supplemento mensile di

Lira&Lira Direttore Stefano Tomasoni Redazione Elia Cucovaz Mirella Dal Zotto Camilla Mantella Grafica e impaginazione Alessandro Berno Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com Per le inserzioni pubblicitarie Pubblistudio tel. 0445 575688

namica di un centro storico e nell’uso degli spazi di una città. Un colpetto di vita, dai, tanto per vedere le cose da un altro punto di vista. Come quando si va dal barbiere o dal parrucchiere e si cambia taglio di capelli. Per vedersi un po’ diversi, sapendo bene di essere sempre gli stessi. Ecco, vedere una sfilata di banchi che dal condominio Cristallo arriva fin quasi al monumento ai carabinieri è s’impossessa del parcheggio tra Cervino e Plaza è un po’ come farsi fare un taglio di capelli tutto nuovo. Di sicuro nei giorni di mercato ne guadagna la frequentazione e dunque l’appetibilità di piazza Almerico, che da fortino di palazzi semidimenticato cambia volto e, almeno per due mattine, diventa quello che non è mai stato: uno dei cuori del centro, un punto di passaggio. Adesso il mercato – appuntamento da tempo in sofferenza, un po’ per la tipologia delle merci, un po’ perché non ispira più l’interesse di una volta – dà perfino l’impressione di essere più lungo e più ricco: si parte dal Miramonti e si arriva al Cervino, tanto per restare in tema di montagna, tanto cara agli scledensi. Detto questo, c’è un però. Certo che c’è. Ed è la viabilità. Perché chiudere il transito su via Rompato vuol dire, quantomeno al mercoledì che è giornata di spostamenti mattutini di massa per andare al lavoro e a scuola, mettere un tappo non da poco al traffico. Un tappo che risale su in Valletta e arriva fino in cima a via Brolo del Conte, portando l’intero flusso delle auto in arrivo

da via S.Rocco a incolonnarsi sulla discesa di via Toaldi-via della Potara. Il risultato, per via dei tempi lunghi del successivo semaforo su via da Vinci, è una coda che nell’ora di punta può arrivare addirittura al villino Pancera su via Rovereto. Un congestionamento che al mercoledì mattina porta comprensibilmente chiunque sia a bordo di un’auto in coda a nominare un numero di santi difficile da rendicontare. Quindi, in definitiva, il nuovo volto del mercato sarebbe un’idea intrigante, se non fosse per il disagio che crea alla viabilità nella direttrice via Rovereto-via da Vinci. Trovare alternative non è semplice, per come è fatta la viabilità interna cittadina. Un’ipotesi proviamo a buttarla là noi: per evitare di incanalare tutto il traffico in arrivo da via S.Rocco sulla discesa di via Toaldi, almeno al mercoledì si potrebbe tornare a dare un senso a via Brolo del Conte andando ad aprire quel breve tratto sinuoso di strada chiuso 30-40 anni fa in Valletta e che fa scendere all’altezza della stazione delle corriere, dopo il monumento a Bakhita. Ovviamente, soltanto finché non saranno finiti i lavori su piazza Statuto, il che significa come minimo fino a tutto il 2024. Certo è che per finire, i lavori devono prima cominciare. Avrebbero dovuto essere già partiti da un mesetto, ma finora s’è visto soltanto una porzione della piazza transennata e stop. Niente operai e ruspe. Il maltempo delle scorse settimane ha fatto saltare la scaletta iniziale, spiegano in Comune, dove comunque assicurano che i tempi saranno rispettati. Questo iniziale ritardo non ha mancato di sollevare lamentele da parte di chi sulla piazza ha attività commerciali. Ora, non c’è dubbio che quando partono dei lavori stradali chi ha negozi o uffici nella zona interessata non se la passa bene, però in questo caso ci vien da dire che chi ha una qualche attività commercial-direzionale su piazza Statuto dovrebbe star contento così e considerare che gli è andata di lusso. Perché quando anni fa s’è cominciato a parlare di progetti di rifacimento della piazza, alcune ipotesi che erano prese a girare facevano pensare che finalmente si sarebbe avuto in città una vera piazza, cioè uno spazio libe-


Di mese in mese ro del tutto o quasi da auto. Alla fine della fiera è stato scelto un progetto che elimina appena una ventina di posti, portandoli da 90 a 70. Intendiamoci, a guardare il rendering al computer il risultato finale dovrebbe essere più che gradevole, ma certo nemmeno questa volta avremo una piazza che non debba spartire la scena con le automobili. Quindi ecco che, per un commerciante, avere già ora la sicurezza che a lavori ultimati si ritroverà una piazza più decorosa e con appena il 20% di posti in meno rispetto a prima dovrebbe portare, dal suo punto di vista, non a lamentarsi ma a fare un sospiro di sollievo. Dal nostro punto di vista, invece, siamo portati a dire che si sarebbe potuto osare di più, ma per un giudizio ponderato non c’è che da aspettare il risultato finale. È anche vero, peraltro, che al giorno d’oggi una piazza libera dalle auto e pedonalizzata diventa un impegno. Nel senso che poi c’è da lavorare per tenerla sotto controllo e garantirne il decoro e la frequentazione in sicurezza da parte dei cittadini. Altrimenti si corre il rischio che diventi spazio di manovra di gruppetti di perdigiorno e di

Lo Schiocco Già meglio

Magari è solo un caso. Ma chissà, magari no. Fatto sta che dopo il nostro articolo del numero scorso dedicato ai bidoni dei rifiuti ammassati stracolmi in brutta vista in faccia al lavatoio di via Manin (foto a sinistra), adesso i bidoni appaiono quantomeno spostati in una posizione meno invasiva (foto a destra),

che libera la vista di un angolo di centro storico con ancora una sua antica suggestione. Non resta che sperare che non si tratti di uno spostamento occasionale. Comunque ammettiamo la piacevole sorpresa. Pensavamo che del lavatoio di via Manin fosse facile lavarsene le mani. [S.T.]

giovani borderline, come è successo in passato e ancora in parte succede a piazza Falcone Borsellino. Del resto, viviamo tempi così. Nei quali per essere ragionevolmente

sicuri che una piazza non degeneri in un campo da calcio o in un ritrovo di gente da cui star lontani, bisogna tenerla riempita di macchine. ◆


[4] ◆ SchioMese Attualità

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Camilla Mantella

Schio e nell’Alto Vicentino c’è un problema legato alle case in affitto. Negli ultimi tempi la domanda è cresciuta, mentre l’offerta è rimasta stabilmente ristretta. Si è creata quindi una situazione per cui individui singoli e famiglie sono sempre più alla ricerca di abitazioni da affittare e si trovano di fronte a un mercato molto ridotto, che presenta scarsa varietà e che storicamente non è mai stato, in zona, estremamente sviluppato. Chi cerca casa in affitto? Il tipo di domanda varia a seconda dei periodi dell’anno. Analizzando i gruppi on line e gli annunci di chi è alla ricerca di un’abitazione da affittare, si scopre che sono tanto intere famiglie quanto studenti e lavoratori singoli a essere interessati a questo tipo di sistemazione. Nei mesi di settembre e ottobre sono i professionisti della scuola e gli studenti del nuovo polo universitario ospitato all’ex ospedale “De Lellis” a cercare stanze e appartamenti, mentre nel resto dell’anno sono più numerose le famiglie, che cercano soprattutto bicamere e tricamere con, possibilmente, spazi esterni. Se la prima categoria trova più facilmente una soluzione – il mercato dei miniappartamenti, seppure non sviluppato ai livelli di città più grandi, è comunque apprezzabile anche in zona – sono le famiglie quelle a faticare di più. “Sono mesi che cerchiamo un tricamere con un piccolo spazio esterno, terrazza o giardino che sia - scrive un’utente sul gruppo Facebook “Cerco/Offro affitti casa, appartamento Schio Thiene Malo Marano e Breganze” -. Appartamenti grandi sono introvabili”. Effettivamente nel contesto immobiliare locale la domanda di grandi appartamenti in affitto è piuttosto recente. In un’area come quella altovicentina, con un alto numero di proprietari di casa, l’affitto è da sempre stato concepito come una soluzione temporanea per persone che vivono sole o lavoratori a tempo determinato, non come un’opzione per nuclei familiari più numerosi. Prima le famiglie di origine straniera e ora anche quelle locali che non possono o non vogliono accedere a mutui per l’acquisto della casa – i cui tassi sono sensibilmente aumentati nell’ultimo periodo – si trovano così nella condizione di cercare abitazioni in affitto e faticare molto a trovarle.

AAA cercasi casa in affitto A Schio e nell’Alto Vicentino c’è un problema legato alle case in affitto. Negli ultimi tempi la domanda è cresciuta, mentre l’offerta è rimasta stabilmente ristretta. Nei portali immobiliari le abitazioni offerte in affitto a Schio sono meno di una quindicina, mentre quelle disponibili all’acquisto quasi 400.

Nel momento in cui stiamo scrivendo nei portali immobiliari le abitazioni offerte in affitto a Schio sono meno di una quindicina, mentre quelle disponibili all’acquisto quasi 400. Un dato che sottolinea, una volta in più, la scarsità delle soluzioni in affitto in zona. “Anche se la nostra agenzia tratta prevalentemente compravendite - spiega Andrea Rigotto, agente immobiliare Tecnocasa - ci siamo resi conto che quando proponiamo case in affitto la richiesta è davvero elevata. Recentemente ho avuto l’esperienza di un immobile piuttosto grande che aveva evidentemente bisogno di risistemazioni, ma che è stato subito dato in affitto al prezzo pieno proposto dal proprietario. Ci siamo sorpresi della velocità con cui è stato chiuso l’affare, anche considerando che si trattava di un immobile non nuovo o ristrutturato”. Le garanzie richieste dai proprietari di ca-

sa, poi, sono spesso molto numerose, per cui persone senza contratti a tempo indeterminato o senza garanti alle spalle faticano a trovare sistemazioni. “In passato numerosi proprietari hanno avuto problemi con inquilini morosi e quindi cercano di tutelarsi in anticipo, anche se questo a volte dà luogo a richieste di garanzie così dettagliate che lasciano fuori molti possibili locatari”, prosegue Rigotto. Il problema, però, è che così facendo anche persone che potrebbero permettersi l’affitto ed essere puntuali nei pagamenti si trovano tagliate fuori dal mercato, magari perché titolari di partita iva o con contratti a termine, condizioni tipiche dei più giovani. Senza contare, infine, le difficoltà a trovare sistemazioni per persone di origine straniera, a cui spesso vengono chieste garanzie aggiuntive difficili da soddisfare se non si ha una lunga e referenziata storia abitativa nel territorio. ◆


SchioMese ◆ [5] Attualità

L’area dietro il Duomo chiede più attenzione Schiamazzi serali e notturni, sporcizia, episodi di violenza e un generale senso di insicurezza, ma poi anche problemi di viabilità. Sono questi i problemi che da tempo lamentano i residenti dell’area dietro il Duomo.

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Elia Cucovaz

chiamazzi serali e notturni, sporcizia, episodi di violenza e un generale senso di insicurezza, ma poi anche problemi di viabilità. Sono questi i problemi che da tempo lamentano i residenti dell’area circostante piazzetta S.Gaetano, dietro il Duomo. Era scattata proprio a partire dalle segnalazioni di diversi cittadini e attività commerciali l’operazione dei Carabinieri della compagnia cittadina che, nelle scorse settimane, ha portato all’arresto di tre nigeriani accusati di spaccio di eroina e cocaina e a far scattare denunce a carico di altri connazionali, tutti soliti gravitare nello slargo dietro il Duomo. Tuttavia se l’operazione nell’immediato ha effettivamente portato a un ripristino della quiete pubblica, i residenti testimoniano che gli assembramenti serali con conseguenti schiamazzi sono ripresi nel giro di non troppi giorni: “Adesso che la sera si tengono le finestre chiuse il baccano si sente meno, ma se viene ignorato il problema si ripresenterà uguale a prima, con annessi e connessi”. «Sull’area in generale abbiamo già avuto modo di presentare una vasta progettualità di recupero e rigenerazione coinvolgendo gli stessi proprietari degli immobili, che potranno beneficiare di importanti contributi per riqualificare il patrimonio edilizio in edilizia convenzionata – osserva il sindaco Valter Orsi -. Sul tema specifico della sicurezza, da tempo stiamo monitorando l’area attraverso l’azione coordinata di carabinieri e polizia locale e tramite convenzioni attivate con associazioni co-

me Italcaccia per il controllo della zona e l’abbandono dei rifiuti – commenta il sindaco Valter Orsi -. In merito all’abbandono di rifiuti sono state applicate diverse sanzioni, in seguito alle quali la situazione è migliorata. Rispetto alle attività illecite riscontrate abbiamo collaborato con il Capitano Grasso e allo stesso tempo abbiamo stanziato risorse e avviato la progettazione per installare impianti di video-sorveglianza. In questi giorni sono partite le procedure per l’installazione, per le quali abbiamo atteso il termine dell’operazione dei Carabinieri per non metterne a rischio l’esito. Sono in corso ulteriori attività di monitoraggio nella zona legate a delle situazioni abitative». Ma quelli legati alla sicurezza da un lato e agli schiamazzi dall’altro non sono gli unici disagi testimoniati dagli abitanti della zona, che in alcuni casi devono fare i conti anche con i “furbetti della scorciatoia”. Sempre nella stessa area cittadina, infatti, c’è chi protesta non per problemi di quiete pubblica, di igiene o sicurezza, bensì per problemi di viabilità. È il caso di via Verdi, dove secondo la maggior parte dei residenti il traffico “parassita” è arrivato a un livello insopportabile. Nella stretta strada a senso unico che si apre a metà di via Della Pozza e arriva a immettersi in via San Gaetano vige il divieto di transito a esclusione di residenti e frontisti delle vie vicine. Tuttavia non è un segreto per nessuno che, a partire dal cambio viabilistico complessivo di accesso al centro attuato ormai diversi anni fa, quella strada rappresenta una valvola di sfogo verso il cuore di Schio. Stando ai residenti, su via Verdi è stato con-

tato un passaggio di qualcosa come 1.300 veicoli al giorno. Una quantità insopportabile per molti abitanti che lamentano disturbo legato al rumore e disagio legato all’accesso e all’uscita dai garage privati, così come una scarsa sicurezza per i pedoni, visto che i frettolosi tendono anche a premere più del dovuto sull’acceleratore. E c’è perfino più di qualcuno che riesce a prendere la strada contro mano. Per questo gli abitanti hanno più volte richiesto l’intervento dell’amministrazione, pur essendoci idee diverse sui cambiamenti viabilistici da apportare per risolvere il problema. L’unica soluzione che tutti considererebbero risolutiva sarebbe l’istituzione di una ZTL con tanto di telecamera per inchiodare e multare i trasgressori.Tuttavia i residenti sostengono che, a fronte di una loro proposta in tal senso, la risposta è stata negativa: l’attuazione di questa soluzione drastica sarebbe ostacolata da vincoli normativi. Gli stessi controlli da parte della polizia locale sono difficili - riportano i residenti proprio per la strettezza della strada, dove non c’è un’area adeguata per il posizionamento delle pattuglie. «Il tema è stato affrontato più volte anche con il Consiglio di Quartiere, a cui è stata ribadita l’impossibilità di istituire una ZTL – spiega il sindaco -. Dal punto di vista normativo l’area è troppo circoscritta per poter procedere. Una ZTL, inoltre, causerebbe disagi a chi vive e a chi si deve recare in via Verdi e provocherebbe ulteriori problematiche di viabilità nella zona nord del centro. Non possiamo risolvere le criticità di un’area riversandole su un’altra. Alcune soluzioni erano state già individuate nel piano urbano del traffico, ma sono state scartate dai residenti». ◆


[6] ◆ SchioMese Attualità A novembre 2023 a Schio le persone iscritte in anagrafe con un permesso di soggiorno del tipo richiedente protezione internazionale sono 175. Di loro si prendono cura numerose realtà che gestiscono immobili e soluzioni abitative diffuse sul territorio, nell’ottica di un’integrazione per piccoli gruppi.

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Che fine hanno fatto i migranti da accogliere? Uno dei temi della scorsa estate è stato quello della ricollocazione sul territorio nazionale dei migranti sbarcati sulle coste meridionali del paese. Ma alla fine qui in città questi migranti sono arrivati? In realtà in Comune non hanno ricevuto comunicazioni ufficiali di arrivi.

Camilla Mantella

no dei temi caldi dell’estate è stato quello della ricollocazione sul territorio nazionale dei migranti sbarcati sulle coste meridionali del paese. Scambi al vetriolo tra Comuni e Prefetture, appelli all’accoglienza, sindaci che si trovavano davanti alla porta dei municipi persone da ospitare e per cui avviare percorsi di integrazione. Passato il clamore mediatico, non se n’è più sentito parlare. Ma alla fine, sul territorio, questi migranti sono arrivati? E dove sono stati collocati? Una premessa che faccia capire il contesto il cui ci muoviamo è doverosa. Nei primi 8 mesi del 2023 sono arrivate via mare circa 114.000 persone, un dato molto vicino al picco che si era registrato nel 2016, quando gli arrivi erano stati 115.000, e quasi doppio rispetto al 2022, quando gli sbarcati si erano fermati a 58.000 persone (dati Openpolis). La risalita dei numeri è dovuta a molti fattori, che hanno a che fare con l’aumento delle partenze dalla Tunisia, che registra una situazione economico-politica sempre più instabile, e con tutta una serie di cause geopolitiche legate a fragilità politiche e disuguaglianze economiche su scala globale. La questione è complessa, le cause non sono univoche e la situazione non gestibile con soluzioni semplici e immediate. L’idea, ad esempio, che le ONG di soccorso in mare siano tra i fattori che spingono le persone a imbarcarsi (così si garantirebbero un viaggio più “sicuro”) è smentita dai numeri: quest’anno solo l’8% degli sbarcati è stato soccorso dalle navi delle ONG, il 92% è arrivato sulle nostre coste senza aiuti (dati ISPI).

A spingere le persone a tentare la pericolosissima via del Mediterraneo centrale per arrivare in Europa sono altre motivazioni, prima fra tutte l’impossibilità di ottenere visti per poter entrare legalmente nel continente. Posto quindi che queste persone stanno arrivando, quante ne sono state accolte localmente? In realtà, al momento, dal Comune di Schio ci dicono che non hanno ricevuto comunicazioni ufficiali di arrivi di nuovi migranti in città. A novembre 2023 le persone iscritte in anagrafe con un permesso di soggiorno del tipo richiedente protezione internazionale sono 175. Di loro si prendono cura numerose realtà che gestiscono immobili e soluzioni abitative diffuse sul territorio, nell’ottica di un’integrazione per piccoli gruppi distribuiti all’interno del territorio comunale. Casa Belfiore, Casa Servizi Srl, Comunità Servizi, Con Te Coop Servizi, Entropia, Il Mondo nella Città, Mano Amica, Nova Cooperativa Sociale, Samarcanda e Un Mondo di Gioia sono tutte impegnate a vario titolo nell’accoglienza dei migranti. Il Comune aderisce inoltre al SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) con il Comune di Santorso e l’associazione Il Mondo della Città; attraverso il SAI a Schio sono state accolte 18 persone. Tra i progetti di accoglienza diffusa più noti sul territorio c’è “La Tenda di Abramo”, con capofila il Comune di Santorso, a cui aderiscono una trentina di Comuni dell’Alto Vicentino, nato all’indomani dell’emergenza profughi prodotti dal conflitto in Ucraina. Oggi il progetto è rivol-

to anche a migranti provenienti da altri contesti, ma recentemente il Comune di Schio ha ritirato la propria adesione alla rete. “Gli spazi a disposizione oggi per l’accoglienza di persone migranti si trovano in posizioni non centrali, ovvero in aree collinari del nostro territorio dove il rischio “isolamento” è concreto - spiega la vicesindaca Cristina Marigo -. Siamo favorevoli all’accoglienza diffusa, ma crediamo che questa debba essere sostenuta da un progetto strutturale di integrazione che passa anche attraverso la soluzione abitativa. I migranti che arrivano attraverso la rotta del Mediterraneo centrale sono in maggior parte soli e privi di una rete familiare nel momento in cui entrano nei sistemi di accoglienza. Far vivere le persone in aree decentrate, da dove i servizi principali sono difficilmente raggiungibili in autonomia e in cui la rete di relazioni è ristretta, non ci sembra la risposta migliore alle necessità di accoglienza. Molti casi della cronaca recente ci mostrano come questa tipologia di situazioni sia rischiosa. In passato abbiamo aderito al progetto perché ne riconosciamo la validità, ma si trattava di accoglienze legate a nuclei familiari che, nonostante le difficoltà, potevano contare anche su una propria rete di relazioni a livello locale”. Rimane da capire, qualora arrivassero anche a Schio nuovi migranti richiedenti protezione internazionale, quali potrebbero essere delle sistemazioni adeguate in un momento in cui gli spazi rimasti a disposizione sembrano scarseggiare. ◆



[8] ◆ SchioMese VISTO DAL CASTELLO /7

El can che no capisse mia el dialeto

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Mariano Castello

na mia conoscente, che quando si rivolge a me parla in dialetto, quando parla al can usa un italiano approssimativo, come la maggior parte di noi valleogrini. “Mato” dice al can “vero che sei mato te?” Una volta le ho domandato: “Parcossa xe che te ghe parli in italian al can?” “Parché el xe abituà cussì e el dialeto no el lo capiria mia”. “E l’italian invense lo capisseo?” “Tuto el capisse. Stà tento: “Va a prendere una ciabatta”. Il can si guardava attorno con un’aria isiminia e stava fermo. “Savata, là” dicevo io un po’ per far bàgolo, un po’ per aiutare il can. “Gninte da fare” diceva lei “gnanca che te perdi tenpo, quando che el fa cussì, vol dire che no el gh’in ha mia voja. El fa el finto fabioco, parché el xe anca furbo. Massa fadiga a

tor la savata. Magari pol essare anca che el gae paura de ti, che el te vede massa poco. Lu no el se fida mia de quei che no el conosse ben, ma mi go caro, parché al giorno de ancò se trova in giro un fià de tuto e se te te fidi del primo che passa, magari te resti fregolà”. “Vuto che el can el fassa el ragionamento: Se me fido, magari sto qua el me frega?”. ”Varda che lu el ragiona mejo de mi e ti messi insieme”. Posso anche essere d’accordo sul fatto che qualche persona non raggiunga neanche l’intelligenza di un can, ma dirmi che io non arrivavo neanche al 50% dell’intelligenza del suo can, che a prima vista non mi pareva neanche molto vispo, mi sembrava un’offesa. E infatti il can si guardava attorno con un’aria più indormensà che intelligente. “Eh sì” dico alla fine, così tanto per dire e

Coro Ges, 75 anni di concerti te applauditi e alla fine il presidente del GES, Giuseppe Inderle, ha tenuto a sottolineare le difficoltà affrontate da molti cori del vicentino nel corso della pandemia: alcuni purtroppo non sono più riusciti a ripartire. Il GES ha puntato sul rinnova-

per non contrariare troppo la mia conoscente, “serte volte someja che ai can ghe manche solo la parola”. Fin che la dicevo, mi vergognavo di questa banalità che mi era venuta. “El xe drio però” diceva la donna. Oddio, le xe parole fàssili, ma el taca…”. “Dai, osti, no stà a dir senpiade. E quale sarissele ste parole che el ga inparà a dire?” “Te sè che qualche volta i can i fa sèsti come ‘gne, gne, gne’ e someja che i gae sono, ben mi me sono acorta che no el disea mia ‘gne, gne, gne’ ma ‘gnama, gnama’, mama insoma. Male fin che te vui, ma senpre mama el dise. E mi go pensà che el volesse dirlo a mi. Capissitu, lu, puareto, el pensa che mi sia so mama. Vero, amore che io sono la tua mama?” Sono andato via non sapendo bene se fosse migliore il can o la padrona. Erano lì lì tutti due, secondo me.

mento, ma ha sempre bisogno di nuova linfa. Ora il gruppo di prepara al Natale: il 16 dicembre parteciperà alla fiaccolata e alla messa sul Summano, il 24 animerà la messa della vigilia nella chiesa di S.Antonio, il 26 terrà un concerto nella chiesa del Timonchio e il 29 ne è previsto un altro per la rassegna Contrà in Canto. ◆[M.D.Z.]

Lo Schiocco

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l Coro GES, con un concerto al Civico che ha goduto di un folto pubblico, ha recentemente festeggiato i suoi 75 anni di attività. Si sono esibiti durante la serata anche il Coro di Breganze e quello di Bassano: tutti e tre, nel corso degli anni, hanno avuto in comune la direzione del maestro Filiberto Zanella, che ora guida solo il coro breganzese, il quale ha avuto l’idea di un festeggiamento collettivo, dato che la terna di cori è tutta arrivata al medesimo, longevo traguardo. Al Civico di Schio, presentati da Luca Fabrello, si sono alternati nella direzione Marco Manzardo per il GES, Filiberto Zanella e Bruno Marin rispettivamente per i cori di Breganze e Bassano. Nel corso dello spettacolo i gruppi sono stati lungamen-

Bidoni e bidonate Se abitate in una via chiusa e/o stretta della città vi sarà stato recapitato un avviso di AVA (Alto Vicentino Ambiente) in cui si comunica il cambiamento, dai primi di novembre, del conferimento rifiuti: non più da porta a porta ma da porta a imbocco via. Autonomamente però. Questo perché, si specifica, bisogna garantire la sicurezza degli operatori. Condivisibile, sicuramente, ma AVA se ne accorge adesso dopo anni? Alcuni cittadini molto anziani si sono rivolti a noi perché la decisione venga rivista: si tratta di persone in là con gli anni che dovrebbero portare i sacchi della carta, della plastica e i bidoni del secco per un bel tragitto. È stato loro suggerito,

come unica soluzione, di ritirare i vecchi sacchi microcippati allo sportello Qui Cittadino del Comune, come se portare un sacco o un bidone nello stesso luogo di raccolta facesse chissà che differenza; anzi, ci sembra che i sacchi (magari trascinati, perché non siamo certo di fronte ad atleti che praticano il lancio del peso) siano pesanti e corrano il rischio di rompersi strada facendo. Queste persone, che pagano regolarmente le tasse sui rifiuti e altro, quantomeno dovrebbero avere una riduzione delle stesse. Altrimenti finirà, visto quanto erano incavolati quando ci hanno illustrato il problema, che il porta a porta si trasformerà in lancio dalla finestra. [M.D.Z.]





[12] ◆ SchioMese Cultura e spettacoli

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fine ottobre, nella prestigiosa cornice della Fondazione Benetton Studi e Ricerche di Treviso, il filosofo Telmo Pievani, la storica dell’arte Anna Villari e l’artista maranese Pino Guzzonato hanno tenuto i discorsi inaugurali per la mostra “Bioesseri”, ultime creazioni di Guzzonato esposte a Ca’Scarpa, antica chiesa recentemente restaurata, che ora gravita attorno alla stessa Fondazione per ospitare mostre e attività culturali. Anna Villari, nel suo intervento, ha tracciato brevemente la figura artistica e umana di Pino Guzzonato, da sempre in gioco con la Natura e in sperimentazione con svariati materiali: questi ultimi Bioesseri, antropomorfi e zoomorfi, sono in argento e pietre colorate, veri gioielli della fantasia e della manualità fine. Come ha sotto-

Che belli i “bioesseri” di Pino Guzzonato Le ultime creazioni del noto artista sono esposte ancora per pochi giorni in mostra a Treviso. Vale la pena andare a vederle.

lineato Telmo Pievani, l’artista ha esplorato per esaltare il valore della diversità, creando esseri inquietanti e gioiosi a un tempo. “Se conosci bene la materia – ha tenuto a precisare lo stesso Guzzonato – puoi permetterti delle sgrammaticature artistiche che la esaltano. Del resto, mostri e chimere sono sempre stati immaginati dall’uomo, dalla preistoria in poi: non ho fatto altro che sviluppare a modo mio forme che solo fino a un certo punto sono sconosciute”. A Ca’Scarpa, come arte offerta all’arte, il celebre violoncellista Mario Brunello ha accompagnato con la sua musica i numerosi ospiti dell’evento.

Le cinque giornate di “Civico Aperto”

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all’8 al 12 novembre al Civico si è registrata una grande partecipazione dei talenti del territorio, ospitati nello storico teatro cittadino per cinque serate all’insegna della danza, del teatro e della musica. Ben 1500 le presenze, dialogo e scambio fra i gruppi in scena, soddisfazione della Fondazione per aver organizzato un momento dovuto e dedicato interamente a chi, in città, garantisce la possibilità di espressione in ambito culturale. Tutte le serate erano

a ingresso gratuito e si sono succeduti sul palco Domus Danza, Orizzonte Danza, “Le ore piccole”, Schio Teatro Ottanta, Accademia Musicale (in collaborazione con Theama Teatro). Domus Danza ha proposto una masterclass classico-contemporaneo dando al pubblico la possibilità di interagire con maestri e conoscere aspetti, dettagli e segreti del mondo del ballo; Orizzonte Danza ha mostrato degli estratti di spettacoli realizzati, arricchendoli con nuove core-

Visitando l’allestimento, al pianoterra e al primo piano domina la carta, materia che Guzzonato ha sempre amato: lì sono messe in evidenza anche le frequentazioni con Rigoni Stern, Zanzotto, Meneghello… che sulla carta hanno scritto, ammirando quella creata dal loro amico. I Bioesseri sono invece all’ultimo piano, valorizzati al meglio da sfondi scuri che fanno risaltare ogni loro minimo dettaglio. La mostra, a ingresso libero, sarà aperta fino al 10 dicembre e merita senza dubbio una visita, per volare con la fantasia: sono pochi gli artisti che sanno stimolarla così. ◆ [M.D.Z.]

ografie create ad hoc; “Le ore piccole” ha omaggiato il Monte Summano raccontandone le leggende; Schio Teatro Ottanta ha affrontato con impegno il teatro greco classico, uno dei suoi filoni di produzione, con “Le Eumenidi”; l’Accademia Musicale, ottimamente rappresentata dal duo “A bassa voce” (Claudia Valtinoni e Toni Moretti), con Piergiorgio Piccoli e Aristide Genovese di Theama Teatro ha raccontato con volate di parole e canzoni la storia di Coppi e Bartali. Schio Civico Aperto è stato senza dubbio un momento di spettacolo e condivisione da consolidare e riprendere anche nella prossima stagione. ◆ [M.D.Z.]



[14] ◆ SchioMese Cultura e spettacoli

Foto Luigi De Frenza

N

Mirella Dal Zotto

on poteva aprirsi in maniera più originale, la stagione della Fondazione: fuori abbonamento, un teatro Civico al completo ha applaudito la performance della compagnia canadese “Machine de Cirque”, che per un’ora e mezza ha stupito con la poetica leggerezza delle sue acrobazie, unite a una mimica empatica, comprensibile e alquanto godibile. Erano cinque i circensi in scena, accompagnati da uno stralunato musicista, Olivier Forest, che suonava, oltre alla batteria, tutto ciò che gli capitava a tiro. Il quintetto poggia saldamente le sue basi nel celebre Cirque du Soleil e circa sette anni fa ha iniziato a girare il mondo con “Machine de Cirque Show”, immaginando una serie di peripezie di alcuni sopravvissuti all’apocalisse (di mezzo c’è stato il Covid, quasi quasi si centrava l’obiettivo), che lottano per la salvezza e per cercare altri superstiti, aiutati da una macchina incredibile che occupa praticamente tutta la scena e assurge quasi al ruolo di protagonista. Il pericolo è in agguato ovunque e i cinque si ficcano in situazioni improbabili, comiche, strane; per venirne fuori usano la bascula, le clavi da giocoliere, la bici acrobatica, i pali cinesi e… degli asciugamani! Sì, proprio asciugamani per coprire

L’arte del circo e il circo di parole del Pojana Al Civico sono andati in scena due spettacoli di grande impatto: le performance circensi della compagnia canadese “Machine du Cirque” e due serate da tutto esaurito per le esilaranti e sarcastiche storie venete di Andrea Pennacchi.

le nudità, piegati e ripiegati in mille modi. La forza di gravità viene messa a dura prova e il pubblico tiene sempre il fiato sospeso, per applaudire a spellamano ogni volta che una scena-esercizio finisce. Vincent Dubé, ideatore, co-regista e coautore di “Machine di Cirque Show”, festeggia con i suoi le oltre seicento repliche in giro per il mondo (Canada, USA, Giappone, Europa) e si dice fiero, da ex ingegnere, di aver fantasiosamente unito la tecnologia all’arte, arrivando a realizzare uno spettacolo innovativo, in grado di catturare ed entusiasmare qualsiasi tipo di pubblico.

Pennacchi, il Pojana e i suoi fratelli Quando arriva lui, montagna d’uomo dal dotto e ruspante turpiloquio, gli scledensi si sbellicano dalle risate e con “Pojana e i suoi fratelli” ha confermato il trend.

Andrea Pennacchi, attore padovano molto amato in città anche per i suoi trascorsi da insegnante della Campus Company, ha ottenuto il tutto esaurito per ben due sere consecutive al Civico. Se la poiana fa prede nei boschi, il Pojana (con la j per distinguerlo dal rapace) lo fa a teatro, e non solo nel suo Veneto, dove sa bene di giocare in casa, ma anche in giro per l’Italia, dove qualcosa italianizza, ma tiene alta la bandiera del nostro dialetto, beffeggiando ovunque i veneti onesti e lavoratori, che in altri luoghi hanno la nomea, meritata o no, di razzisti ed evasori. Il pubblico plaude agli sketch del cuoco Tonon specializzato nei pastoni per avvelenare le pantegane, di Edo Security il buttafuori, della diabolica maestra Vittorina… per non parlare dell’epopea sanguinaria della nostra terra dalla preistoria alla seconda guerra mondiale, fino al Tanko in Piazza San Marco, in quell’ormai lontano 1997 in cui un gruppo di separatisti voleva che il Veneto si staccasse dal resto dell’inutile penisola. È bravo in ogni genere teatrale, Pennacchi, sa anche cantare e muoversi con goffa e simpatica eleganza sul palco, invitando i presenti a battere le mani a ritmo e a cantare “Se te mori xe peso par ti”, ormai un must. Per noi, però, è nel monologo che dà tutto se stesso e diventa ancor più brillantemente impegnato e trascinatore; sa essere acidamente geniale, questo satiro ironico e sarcastico. C’è da aggiungere che in tutte le sue performance può contare sull’indispensabile aiuto di Giorgio Gobbo alla chitarra e di Gianluca Segato alle tastiere, ottimi musicisti che lo accompagnano in tournée.Alla fine, si esce ridendo di se stessi: vi par poco? ◆



Detto tra noi

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Le ragioni per creare in città una palestra all’aperto per anziani La città ha una continua crescita di popolazione anziana, come del resto in tutta l’Italia. Sono principalmente due le esigenze degli anziani: mantenersi in forma e socializzare. In via generale la città dovrà essere sempre più accessibile agli anziani, favorendo la possibilità di uscire di casa, di allacciare contatti, relazioni e accedere alle aree verdi in città a contatto con la natura. Per soddisfare, almeno in parte, a queste due esigenze degli anziani, occorre progettare, meglio se all’interno di un parco urbano, delle palestre all’aperto per anziani. Queste attrezzature over 65 si sono affermate negli ultimi anni in Europa e nel mondo. A guidare questa tendenza è la comunità asiatica abituata a fare ginnastica a tutte le età. Ci sono anche studi di una università inglese che invitano le istituzioni a progettare queste palestre all’aperto. Una università spagnola sti-

ma che più del 50% della popolazione è pigra col preferire ad adagiarsi sul divano. Questa tendenza, in realtà, è anche favorita dalle difficoltà economiche che sono in continuo aumento; anche l’università spagnola conclude lo studio con l’invito alle istituzioni a creare parchi per anziani gratuiti. Queste strutture si stanno diffondendo anche in Italia: a Roma nel Giardino Vittorio, al mattino si possono vedere tante persone con i capelli bianchi in movimento ginnico. Anche a Vicenza è nata questa struttura all’interno del parco intitolato a Marcello Mantovani. In una recente riunione pubblica l’assessore e vicesindaco avv. Cristina Marigo mi ha assicurato che il problema sarà affrontato. Ovviamente la progettazione di questo parco dovrà essere multi-disciplinare coinvolgendo un personal trainer, un medico oltre che l’architetto o

Dicembre, c’è il presepe da preparare chi la veglia. Di questo ha bisogno la nostra casa; nella semplicità e nell’umiltà Dio trova la sua vera reggia, ciò che egli ama di più e che dà all’uomo la sua vera dignità. Il presepio non è un passato perdente, ma una tradizione che rinnova la fede e la rende vincente. Fatevi cercatori di muschio e capirete cos’è questa gioia. Luisa Spranzi

Andare per muschio, non più per funghi o altro: la bellezza di dicembre, il suo incanto soprattutto se un manto nevoso rende la ricerca più appassionata e tenace. C’è il presepio da preparare, e non vuole un abito di ricchi ornamenti, ma di cose semplici e autentiche della vita: un prato, un pozzo, qualche alberello, una stella, un fiore, un uccello, qualche pecorella col suo pastore, un nido, una culla e

Sono molto belle e poetiche le parole di Luisa Spranzi sul calore che porta con sé la tradizione del presepe e sul suo significato. Ci permettiamo solo un distinguo: l’attenzione con cui oggi guardiamo all’ambiente ci ricorda che il muschio è un elemento importante dell’ecosistema, tutelato dalla legge. In alternativa esiste in commercio dell’ottimo muschio sintetico. L’importante è il risultato finale, ovvero, come dice la lettera, custodire la tradizione semplice e familiare del presepe. [S.T.]

ingegnere. Non dovrebbero mancare in queste strutture tabelloni con giochi ed esercizi per mantenere in forma anche il cervello. Lo sappiamo tutti che c’è uno stretto legame tra invecchiare in maniera attiva fisicamente e mentalmente e la salute che è “una condizione di completo benessere fisico, mentale, sociale e non esclusivamente l’assenza di malattia o infermità”. L’esercizio fisico, non dimentichiamolo, è un elemento essenziale per un corretto e sano stile di vita. Con l’età i muscoli diminuiscono e l’equilibrio ne risente. In futuro la città sarà sempre più anziana e occorrerà pensare maggiormente ai vari servizi di prossimità: tra questi non dovrà mancare questo servizio e con questo mio modesto articolo non ho inteso certo affrontare la complessa rete che deve sorreggere l’anziano, sempre più grande e complessa, ma limitarmi solo a questo aspetto della palestra che può dare un aiuto non trascurabile agli anziani. Evviva noi anziani! Francesco Piazza

A proposito di recuperare il rifugio antiaereo dell’ex asilo Rossi Ho letto l’interessante articolo da voi pubblicato nel n. 947 di novembre a proposito del rifugio antiaereo tra ex asilo Rossi e giardino Jacquard. In proposito oggi, 10 novembre, a Geo su Rai 3 hanno trasmesso un servizio dedicato ad un ex rifugio ora diventato orto verticale ove si coltivano insalata, radicchio, pomodori, basilico in quel di Torrita di Siena. In primis bisogna, come in questo caso, che il Demanio ceda l’area e poi con l’intervento di Vertical Farm Italia e di un ingegnere del posto ha permesso di recuperare tale manufatto, cosa che in parte già avviene se non sbaglio in un altro tunnel a Schio ora usato per la stagionatura di vini e una volta anche di un formaggio. S.C.



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