Ne parliamo con Tatiana Ruaro, pedagogista
La fallacia della soggettività
Quanto volte riceviamo indicazioni e consigli basati esclusivamente su opinioni personali, oppure ci confrontiamo su temi, i più diversi, dell’attualità, dalla Scienza, all’Educazione dei figli, ai grandi problemi della società e ognuno offre la sua opinione vestendo i panni dell’esperto di turno?
Affrontiamo quindi una delle centinaia di fallacie che potrai trovare raccolte nel libro “Impara a ragionare, diventa un detective di fallacie” del dott. Mario Polito. Ho scelto di presentare un errore di ragionamento che, anche se in buona fede, viene commesso spesso da molte persone. Si tratta della fallacia della soggettività e la si può rintracciare anche in altre fallacie come quella dell’autoreferenzialità e dell’anedottica. La incontriamo ogni qual volta si pensa che basti la nostra esperienza personale per validare e argomentare, sulle proprie opinioni e convinzioni soggettive. Nel libro si trovano decine di esempi di frasi che illustrano questa fallacia. In sostanza, si attribuisce un valore generale o universale a un’esperienza o ad un’opinione che è puramente
Ma quali sono le ragioni che spingono le persone a cadere nella fallacia della soggettività? Le ragioni sono molteplici, tra cui la sopravvalutazione della propria capacità di comprensione, la presunzione di poter generalizzare la propria esperienza, il bisogno di conferma delle proprie convinzioni preesistenti, l’effetto “Dunning-Kruger” che porta a sovrastimare la propria competenza, l’egocentrismo e il sopravvento della dimensione emotiva su quella razionale. Per contrastare questa fallacia, il dott. Polito suggerisce alcune strategie efficaci, come:
1. richiedere una definizione precisa delle tesi proposte; 2. promuovere la discussione tra i vari punti di vista
3. spogliarsi dell’egocentrismo per argomentare in modo costruttivo;
4. equilibrare la valorizzazione dell’esperienza personale con lo studio dei dati oggettivi e complessi della realtà; 5. evitare la generalizzazione eccessiva;
6. guardare oltre la propria prospettiva individuale;
7. richiedere prove concrete, oggettive e replicabili da terze parti.
Come avrai intuito attraverso l’esplorazione di questa fallacia e l’applicazione delle strategie suggerite, si possono riconoscere e superare le limitazioni della prospettiva puramente soggettiva. Tuttavia, è bene integrare con altre riflessioni sulla comunicazione. Penso sia importante considerare il contesto, ad esempio, è fondamentale usare un approccio rispettoso e creare un’atmosfera di dialogo autentico. In questo modo, le strategie per contrastare le fallacie diventano strumenti per facilitare una comunicazione costruttiva, anziché armi per vincere uno scontro. L’obiettivo non è “smascherare” o umiliare l’altro, ma piuttosto esplorare insieme prospettive diverse.
Comunicazione Circolare e Argomenti Leggeri
Per dialogo si intende un discorso alternato tra due o più persone, dovrebbe quindi essere uno scambio circolare, dove tutti si sentono ascoltati e rispettati, evitando monologhi egocentrici. Se stiamo trascorrendo un momento conviviale, un atteggiamento narcisista crea disagio e rende il dialogo difficile. Riguardo agli argomenti, è meglio evitare temi divisivi che possono rovinare un momento conviviale come politica, religione e diritti civili. Anche lavoro, finanze, critiche personali, vita degli altri e lamentele vanno trattati con cautela. Meglio lasciare a momenti più formali argomenti che richiedono dati oggettivi, o passeremo per i tuttologi di turno e l’effetto Dunning - Kruger sarebbe assicurato. Meglio puntare, invece su argomenti leggeri e coinvolgenti che favoriscano un’atmosfera piacevole per tutti i partecipanti. L’empatia e il rispetto reciproco sono la chiave per un dialogo costruttivo e appagante.
Puoi seguire questo argomento, di cui abbiamo già parlato nel canale YouTube di Iocomerisorsa, inquadra il QR code e iscriviti al canale per restare aggiornato sui nostri contenuti.
Informazioni sull’autore Tatiana Ruaro Pedagogista, Pedagogista Clinico, Facilitatore in Mindfulness - l’intervento di Pedagogia Clinica non identifica una specifica fascia d’età, ma può essere rivolto a bambini e ragazzi, adulti e anziani, gruppi e organizzazioni. Se hai domande scrivi a: info@iocomerisorsa.it - Riceve a Schio su appuntamento in presenza e online - Cell. 346 21 95 783 https:// www.iocomerisorsa.it
MA COS’È IL DOLORE?
Ne parliamo con il dottor Dalla Vecchia Stefano, Specialista in Fisioterapia
Perchè ho male e non guarisco?
oggi proverò a spiegarti come mai ti fai questa domanda attraverso una scoperta del 2018 fatta dai ricercatori dell’università di Ghent sulle mappe del dolore.
Secondo la IASP (Associazione Internazionale per gli Studi sul Dolore) il dolore si definisce come “esperienza sensoriale e/o emozionale spiacevole associata a danno tissutale, in atto o potenziale, o descritta in termini di danno”.
QUINDI, CHI CONTROLLA IL MIO DOLORE?
Quando provi qualsiasi dolore per la prima volta, attivi cerebralmente un’area specifica del tuo sistema nervoso, il sistema limbico. In altre parole succede questo: ti fai male, il cervello prende l’informazione sul tuo dolore e la immagazzina nel sistema limbico. Riassumendo, i gestori del tuo dolore sono: il cervello, il sistema limbico e i suoi organi e, infine, tutti i sistemi di guarigione che attivi per non sentirlo più. Il sistema limbico: la sede delle nostre emozioni e fulcro delle nostre reazioni Per capire l’importanza del sistema limbico nell’ecosistema delle mappe del dolore, bisogna prima dare qualche semplice cenno di anatomofisiologia. Prima di tutto il sistema limbico è la porzione del nostro sistema nervoso deputata alla gestione delle emozioni. Questa area del nostro corpo è associabile in tutto e per tutto al nostro subconscio. Qui hanno sede due organi fondamentali: l’amigdala e l’ippocampo. L’amigdala è l’organo deputato a gestire e farci percepire tutte le nostre emozioni: paura, rabbia, gioia, entusiasmo, smarrimento. Se provi un’emozione, è merito di questa “mandorla”. Da sola l’amigdala non basta per aiutare il cervello e il tuo corpo a restare fuori dai guai. Ecco che viene in suo aiuto il più importante amplificatore di emozioni al mondo: il magazzino dei tuoi ricordi, le tue esperienze. Serve proprio a questo l’ippocampo. Per ampliare di cento volte l’importanza del tuo evento dolore, hai bisogno di ricordarlo. Quindi il sistema limbico non è nient’altro che il prodotto dell’interazione tra l’ippocampo e l’amigdala: il ricordo del tuo dolore genera una sensazione così forte a cui tu, volente o nolente, rispondi.
LE MAPPE DEL DOLORE
Nel 2018 è avvenuta la scoperta più affascinante in ambito dolore ed emozioni: l’esistenza di mappe del dolore. I ricercatori dell’università di Ghent hanno visto che il cervello e il sistema limbico gestiscono il dolore dividendolo in mappe di forma e dimensioni diverse. Esistono due tipi di mappe del dolore: le mappe del dolore acuto e le mappe del dolore cronico.
Le prime a formarsi sono le mappe del dolore acuto. In seguito, dopo circa 2-4 mesi, se il dolore non è stato risolto, le mappe a dolore acuto si “trasformano” in mappe del dolore cronico. I due tipi di conformazione delle mappe sono molto diversi per forma, dimensione e requisiti di risoluzione.
La cosa che devi assolutamente sapere è che è estremamente facile risolvere un dolore che ha una mappatura acuta ed è estremamente difficile trovare la quadra di un dolore mappato cronicamente.
ESEMPI PRATICI
Esempio 1 Nel marzo 2011 episodio acuto grave di mal di schiena. Da quel momento il cervello, modulando il “crac”, ha immagazzinato l’azione e l’emozione dolorosa nell’ippocampo come ricordo e ha dato l’input all’amigdala “quando ti chini → dolore”. Questo servomeccanismo è alla base di quella che è la kinesiofobia, la paura di fare un movimento che si associa come l’azione
che ha causato il dolore percepito. Ho impiegato due anni per risolvere il mal di schiena. Perchè così tanto tempo? Semplice: la mia mappatura del dolore era diventata da acuta a cronica e i tempi di risoluzione sono diventati biblici.
Esempio 2 9 luglio 2006 l’ITALIA vince la sua 4 coppa del mondo di calcio.Ovviamente ero al settimo cielo. Mi sentivo leggero come l’aria e avevo un’energia che definire atomica è riduttivo,mi sentivo bene e carico. Ti sembrerà strano, ma devi sapere che esistono studi che dicono che, quando la propria squadra vince o perde, noi proviamo le stesse emozioni di dolore (o di guarigione) tipiche di un evento traumatico.
In altre parole: più percepisci successo e “fortuna”, più ti senti meglio. Più senti insuccesso e “iella”, più senti che il dolore aumenta. Capisci ora la potente interazione che esiste tra cervello e sistema limbico?
CAMBIARE LA MAPPATURA: COME SI PASSA
DA CRONICO AD ACUTO?
Arriviamo a ciò che ti interessa di più: come posso passare da una mappatura cronica a una acuta e quindi guarire dal mio problema muscoloscheletrico? Molto semplice: serve attività fisica. Il nostro cervello è progettato soprattutto per farci sopravvivere, ma le emozioni che proviamo possono “sovrascrivere” il programma sopravvivenza. Non riesco a tener più conto di quante volte una persona, che compie il movimento che, secondo lei, ha dato il via a tutto il suo incubo, rimodula il suo concetto di “movimento proibito” rimpiazzandolo con l’etichetta “movimento permesso” e quindi istantaneamente modifica tutto ciò che è inerente alla sua sensazione di dolore.
Per passare da una mappa di dolore cronico a una di dolore acuto, per ingannare il cervello e il sistema limbico bisogna semplicemente FARE. Ma fare da solo non basta.
La chiave sta nel fare una data azione RIPETUTAMENTE e senza interrompere (per le cause più varie) quella che col tempo si trasformerà in una sana e benedetta abitudine.
COSA S’INTENDE CON FARE RIPETUTAMENTE?
Per esempio, se non fai attività fisica e prendi tante medicine per evitare il dolore, da oggi ti prendi 5 minuti al giorno per fare movimento. Con fare movimento non intendo che dall’oggi al domani devi diventare un topo di palestra o un super atleta. Il movimento esiste in ogni cosa che facciamo: lavare i piatti, passare l’aspirapolvere, rifarti il letto, farti il giro del circondario col tuo cane. Hai un mucchio di possibilità che ti permettono di dare il là all’assunzione della medicina più potente che l’universo ci ha donato. Quanti soldi spendi, o hai speso, in medicine che, sicuramente ti aiuteranno a lenire il dolore, ma fanno solo quello?
Bene, il movimento è gratis e lo puoi controllare come vuoi tu. Vuoi fare le cose per bene? Hai fretta di guarire? Affidati a un fisioterapista per accelerare questo processo fino a cento volte. Questo è il compito che abbiamo io e i miei colleghi.
Conclusioni Siamo arrivati alla fine di questo articolo. Ho messo un sacco dica rne al fuoco. Non poteva essere altrimenti dato che le mappe del dolore sono un argomento di incommensurabile vastità e novità. Se vuoi tornare a vivere la tua vita senza dolore,non esitare a contattarmi.
Ne parliamo con la Dott.ssa Annalisa Lazzarotto Medico Chirurgo Specialista in Dermatologia e Venereologia
Nevi e prevenzione del melanoma
I nevi melanocitari, comunemente indicati come “nei”, sono formazioni benigne composte di melanociti, cellule deputate alla produzione di melanina. I nevi possono essere presenti dalla nascita (congeniti), ma la maggior parte di essi compare nel corso degli anni, dall’età infantile fino all’età adulta.
COS’È IL MELANOMA?
Il melanoma è un tumore maligno derivante dai melanociti, che può insorgere su cute sana o, meno frequentemente, da degenerazione di un nevo preesistente (20-30 % dei casi). Negli ultimi decenni, l’incidenza del melanoma cutaneo nelle popolazioni caucasiche è aumentata significativamente, rappresentando negli adulti il secondo tumore nell’uomo ed il terzo nella donna. Il numero di nuovi casi in Italia è quasi raddoppiato nel giro di dieci anni.
LA DIAGNOSI PRECOCE È IMPORTANTE?
La sopravvivenza a 5 anni delle persone affette da melanoma cutaneo è molto più alta negli stadi iniziali di malattia rispetto a pazienti con diagnosi tardive, ed è aumentata in modo significativo, passando dal 70% dei primi anni ‘90, a medie dell’88-90% grazie alla diagnosi precoce e a nuove terapie farmacologiche per le forme invasive.
QUALI SONO I FATTORI DI RISCHIO PER LO SVILUPPO DEL MELANOMA?
- Familiarità di 1° grado per melanoma
- Fototipo 1-2 (soggetti rossi o biondi, con tendenza a scottarsi al sole)
spessore) deve essere valutato dallo specialista dermatologo in tempi brevi.
Un altro indicatore clinico utilizzato per il riconoscimento dei melanomi è il segno del “Brutto Anatroccolo”. La sua identificazione è correlata al fatto che in un determinato individuo i nevi generalmente hanno caratteristiche simili. Il brutto anatroccolo è un nevo con aspetto molto diverso dagli altri, e pertanto esiste la possibilità che sia un potenziale melanoma.
A COSA SERVE LA VISITA DERMATOLOGICA
E CON QUALE FREQUENZA È CONSIGLIATA?
Nell’età adulta chiunque deve sottoporsi almeno una volta ad una visita specialistica dermatologica con esame dermatoscopico dei nevi.
Sarà lo specialista a decidere la necessità di ulteriori controlli e le relative tempistiche a seconda del rischio relativo dell’individuo in esame. La dermatoscopia è una metodica semplice e non invasiva che tramite una lente con ingrandimento è in grado di fornire informazioni specifiche sulla natura delle lesioni pigmentate esaminate. Nel caso di nevi sospetti o atipici può essere necessaria l’asportazione chirurgica per esame istologico della lesione.
- Pregresse scottature solari o esposizione solare cronica (es. sport, professionale, ecc)
- presenza di molti nevi (> 100)
COME MI ACCORGO SE UN NEO È SOSPETTO?
I caratteri di sospetto di una lesione pigmentata sono riassunti nella regola ABCDE:
- Asimmetria
- Bordi irregolari
- Colori differenti nel contesto della stessa lesione
- Dimensioni superiori a 6 mm
- Evoluzione, in assoluto il carattere più importante: un neo che si modifica in pochi mesi (per forma, colore, dimensioni, o
QUALI CONSIGLI PRATICI È UTILE METTERE IN PRATICA PER L’ESPOSIZIONE SOLARE E LA PREVENZIONE DEL MELANOMA?
- Limitare l’esposizione solare, evitando le ore centrali della giornata; in particolare in età infantile e se si ha una carnagione chiara
- Utilizzare una crema solare con fattore di protezione > SPF 30
- Sottoporsi a periodici controlli dermatologici con cadenza definita dallo specialista
- Effettuare almeno 2-3 volte l’anno l’autocontrollo secondo la regola ABCDE di tutta la pelle/mucose
- Recarsi dal medico in caso di comparsa di nevi atipici/ rapida crescita o in caso di trasformazione di nevi già presenti.
Se anche tu hai notato qualche nevo che ti insospettisce non esitare e prenota una Visita Dermatologica presso il Centro Medico Iris di Santorso.
Dott.ssa Annalisa Lazzarotto
Ne parliamo con il dott. Marco Capuzzo spiega l’innovativo metodo utilizzato presso la San Gaetano Clinica e Ricerca
Dolore alla Spalla?
Oggi è possibile risolvere col Transfer del Gran Dorsale
Inizialmente si può avvertire un fastidio alla spalla, un dolore nell’effettuare alcuni movimenti, ma nel tempo può evolversi in una limitazione funzionale che ostacola attività quotidiane come pettinarsi o grattarsi la testa. Questa condizione, nota come lesione della cuffia dei rotatori, può colpire persone che hanno subito traumi gravi, svolgono lavori pesanti o praticano sport. Tuttavia, è una condizione trattabile.
A CHI RIVOLGERSI
Il dottor Marco Capuzzo, Specialista in Ortopedia e Traumatologia presso Poliambulatori San Gaetano, è uno dei pochi chirurghi in grado di offrire una soluzione innovativa con il “Transfer del Gran Dorsale”.
CHI È IL CANDIDATO AL TRANSFER
DEL GRAN DORSALE
“Questo intervento è indicato per individui giovani o attivi” spiega il medico “che presentano lesioni irreparabili ai tendini della cuffia dei rotatori”. Il gran dorsale è il muscolo più ampio del corpo umano, diviso in quattro parti: vertebrale, iliaca, costale e scapolare. Grazie alla sua posizione tra i muscoli della schiena, svolge diverse funzioni che influenzano il movimento della spalla e del braccio. “Inoltre” continua il dottor Capuzzo “si tiene conto dell’età del paziente (tra 50 e 70 anni) e la sua abituale attività fisica o sportiva.
COME DIAGNOSTICARE UNA LESIONE
DEI TENDINI DELLA CUFFIA
La diagnosi richiede una radiografia e una risonanza magnetica ad alto campo. È, inoltre, essenziale escludere gravi casi di artrosi: “Se la lesione è di grado avanzato, si rende necessaria una protesi”.
COME SI EFFETTUA IL TRANSFER
DEL GRAN DORSALE
L’intervento, della durata di 50-60 minuti, viene eseguito in anestesia generale con blocco del dolore. La procedura inizia con un’artroscopia seguita dall’incisione per il prelievo del tendine del gran dorsale. Quest’ultimo viene poi fissato all’interno della spalla con delle ancore chirurgiche.
POST OPERATORIO
Il recupero varia da due a sei mesi, influenzato dalla condizione pre-operatoria della spalla. Dopo due settimane di immobilità con un tutore, è essenziale un’ottima riabilitazione, concordata con il chirurgo. Nel 80-90% dei casi si raggiunge il pieno recupero.
Presso Poliambulatori San Gaetano l’intervento può essere effettuato tramite convenzioni assicurative come Unisalute o Metasalute o pagamenti rateali agevolati e personalizzabili.
Poliambulatori San Gaetano sono presenti a Thiene e Schio.
Per informazioni e per prenotare una visita Ortopedica è sufficiente contattare la segreteria allo 0445372205
Per maggiori informazioni o per prenotare una consulenza di Chirurgia Plastica è sufficiente contattare la segreteria al numero 0445372205 o tramite Whatsapp al 3274310025.
Ne parliamo con Stefano Zattara, Titolare di Sentimed Dottore in tecniche audioprotesiche
Problemi di udito? Potrebbe essere solo un tappo di cerume!
A tutti capita prima o poi di avere un po’ di cerume nelle orecchie. Il cerume è una sostanza naturale prodotta dal nostro corpo per proteggere e pulire il condotto uditivo. Tuttavia, a volte può accumularsi e formare un vero e proprio “tappo” che ostacola il passaggio del suono.
COS’È IL CERUME?
Il cerume è una sostanza cerosa prodotta dalle ghiandole presenti nel condotto uditivo esterno. È composto da una miscela di secrezioni sebacee e sudoripare, oltre a cellule morte e altri detriti microscopici.
Il cerume svolge diverse funzioni importanti per la salute delle nostre orecchie:
1. Protezione: Agisce come una barriera, impedendo a polvere, sporco e altre particelle estranee di penetrare nel condotto uditivo e raggiungere il timpano.
2. Lubrificazione: Mantiene il condotto uditivo idratato, prevenendo secchezza e irritazioni.
3. Proprietà antibatteriche: Contiene enzimi e sostanze che aiutano a combattere le infezioni, riducendo la crescita di batteri e funghi.
PERCHÉ SI FORMANO I TAPPI DI CERUME?
Sebbene il cerume sia una sostanza utile e necessaria, in alcune circostanze può accumularsi e causare problemi:
- Produzione eccessiva: Alcune persone producono più cerume del necessario, il che può portare alla formazione di tappi.
- Condotto uditivo stretto o tortuoso: In alcuni individui, la conformazione del condotto uditivo può facilitare l’accumulo di cerume.
- Uso di cotton fioc o altri oggetti: Inserire oggetti nel condotto uditivo per pulirlo può spingere il cerume più in profondità, causando un accumulo difficile da rimuovere.
- Uso di apparecchi acustici o tappi per le orecchie: Questi dispositivi possono impedire al cerume di fuoriuscire naturalmente, favorendo la formazione di tappi.
COME RICONOSCERE UN TAPPO DI CERUME?
I sintomi più comuni sono:
- Sensazione di orecchio “pieno”
- Diminuzione dell’udito
- Ronzio nelle orecchie (acufeni)
- Dolore o fastidio
Molti pensano subito al peggio quando iniziano ad avere problemi di udito, ma spesso la causa è molto più semplice e facile da risolvere di quanto si pensi!
COSA FARE SE SOSPETTI DI AVERE UN TAPPO DI CERUME?
1. Non utilizzare cotton fioc: Spingono il cerume più in fondo e peggiorano la situazione.
2. Rivolgiti a un professionista: Presso Sentimed, è possibile effettuare un controllo gratuito per valutare la presenza di tappi di cerume. In alcuni centri acustici, poliambulatori medici e farmacie viene fornito il servizio di rimozione dei tappi di cerume.
NON LASCIARE CHE UN SEMPLICE TAPPO DI CERUME INFLUISCA SULLA TUA QUALITÀ DELLA VITA
Se sospetti di avere un tappo di cerume, non aspettare. Rivolgiti a Sentimed per un controllo gratuito e scopri come puoi tornare a sentire meglio. La soluzione potrebbe essere più semplice di quanto pensi.
Sentire bene è fondamentale per vivere meglio.
Un controllo può fare la differenza!
Ne parliamo con la Dott.ssa Lucia Monaco
Titolare della FarmaciaPiù di Giavenale - Schio
La serenoa repens:
dalla natura un aiuto per mantenere la prostata in salute
Continuiamo la rubrica sui prodotti galenici prodotti nel laboratorio della FarmaciaPiù di Schio Giavenale per parlare di un integratore erboristico: la Serenoa Repens, che contribuisce alla normale funzionalità della prostata e delle vie urinarie. Nota anche come palma nana americana, cresce sulla costa atlantica meridionale degli Stati Uniti, nel sud Europa e nell’Africa del nord. Produce bacche di dimensioni simili ad olive. È proprio in quest’ultime che si trovano i principi attivi.
LE PROPRIETÀ DELLA SERENOA REPENS
I maggiori principi attivi della pianta, presenti come si diceva nelle bacche dal caratteristico colore blu-nero, sono: acido oleico; acido laurico; acido linoleico; flavonoidi; trigliceridi; olio essenziale, che le conferiscono proprietà antiandrogeniche, espletate principalmente attraverso un’azione diretta sui recettori del diidrotestosterone e, indirettamente, tramite l’inibizione dell’enzima 5-alfa-reduttasi.
In altre parole, tali principi attivi, impiegati appunto negli integratori, contribuiscono al benessere della prostata contrastandone l’ingrossamento (iperplasia prostatica benigna) e vari altri disturbi a carico delle vie urinarie.
L’IPERTROFIA PROTATICA BENIGNA
L’ipertrofia prostatica è una condizione assai comune negli uomini al di sopra dei 50 anni e si manifesta con un ingrossamento benigno della prostata: una piccola ghiandola dell’apparato genito-urinario maschile localizzata al di sotto della vescica.
L’ iperplasia prostatica benigna, può causare fastidiosi disturbi e comporta numerose problematiche. Il principale sintomo dell’ipertrofia prostatica è la diminuzione del calibro e del getto urinario, con difficoltà nella minzione conseguenti all’aumento volumetrico della ghiandola e alla parziale ostruzione dell’uretra che ad essa consegue. Tra gli altri sintomi troviamo: minzione frequente, dolore e bruciore durante la minzione, difficoltà a urinare, flusso di urina debole e/o intermittente, svuotamento incompleto della vescica, perdite di urina dopo la minzione, con conseguenze come infezioni del tratto urinario o formazione di calcoli.
I fattori di rischio per l’ipertrofia prostatica possono brevemente riassumersi:
• nell’invecchiamento. Infatti, in circa un terzo degli uomini i disturbi compaiono, da moderati a gravi, a partire dai 60 anni e in circa la metà, dagli 80 anni in poi;
• nella storia familiare: avere un parente stretto con problemi alla prostata aumenta la probabilità di sviluppare l’ipertrofia prostatica;
• diabete e malattie cardiache;
• nello stile di vita: l’obesità aumenta il rischio di ipertrofia prostatica benigna mentre l’attività fisica può ridurlo.
LA PREVENZIONE DELL’IPERTROFIA
PROSTATICA BENIGNA
È possibile e preferibile intervenire con un’adeguata prevenzione, per evitare lo sviluppo della patologia.
A tal proposito, si consiglia:
• una dieta varia ed equilibrata; svolgere attività fisica moderata e regolare;
• bere almeno 2 litri di acqua al giorno; limitare il consumo di alcool, caffeina e spezie; effettuare controlli periodici.
Oltre a queste buone norme di prevenzione anche l’integrazione può essere un valido aiuto. Integratore a base di serenoa repens per l’ipertrofia prostatica.
La Serenoa Repens può rivelarsi un valido contributo per la normale funzionalità della prostata e delle vie urinarie.
La presenza di fitosteroli, trigliceridi e flavonoidi infatti determina una notevole azione sui recettori estrogeni, stimolando gli stessi a livello prostatico e inibendo l’azione di quelli progestinici. La serenoa repens, inoltre, è utile per contrastare l’alopecia androgenica (caduta dei capelli sostenuta da disordini endocrini), oltre ad avere effetti antifiammatori e spasmolitici sui muscoli delle vie urinarie.
Infine, non ci stancheremo mai di ricordarlo, “naturale” non è sinonimo di “sicuro”. Pertanto, è sempre opportuno informare il proprio medico sull’impiego di prodotti contenenti serenoa, se non altro al fine di evitare possibili effetti avversi e interazioni con eventuali farmaci assunti.
Dott.ssa Lucia MONACO