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Elvieri e Toni, due grandi dell’incisione - p.8 ◆ Gli ex allievi Itis ripartono - p.10

Com’è difficile riuscire ad andare all’asilo

Il Comune pubblica in queste settimane le graduatorie per l’accesso all’asilo nido pubblico cittadino. I posti disponibili sono limitati e l’ordine degli elenchi viene stilato in base al reddito. Ma perché a Schio c’è soltanto un asilo nido pubblico? Quanti sono i posti disponibili? E se non si accede al nido pubblico, quali opzioni hanno i genitori?

anno XII n. 111
giugno 2023
Periodico di informazione dell’Alto Vicentino
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Foto da image bank

SchioMese

Periodico di informazione dell’Alto Vicentino

Il bello e il brutto della bella stagione

Il bello della bella stagione è che si fa più sport e attività fisica. Triplica o quadruplica il numero di quelli che fanno jogging in giro per le strade o che vanno in bicicletta, si rianimano i campi da tennis, i campetti da calcio parrocchiali, i parchi e i giardinetti nel fine settimana si riempiono di famiglie e bambini.

Il brutto della bella stagione è che lo sport prende così piede che finisce per stare davvero… in mezzo ai piedi. Prendiamo piazza Falcone Borsellino. In primavera e in estate si trasforma di fatto in una piastra polivalente, usata da bambini e ragazzini per giocare a pallone da una parte all’altra, con tiri anche di una certa forza, non proprio innocui nel momento in cui dovessero colpire qualche passante, magari avanti con l’età. Anche al piazzaletto di pertinenza del grande edificio di mattoni a vista dove c’è la banca capita ormai non di rado di vedersi trasformato in un improvvisato campo da volàno, o in un altro spazio per tirare calci al pallone, con buona pace dei cartelli condominiali (perché di area privata pur sempre si tratta) che invitano a non giocare a palla o altro.

Direttore

Stefano Tomasoni

Redazione

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Mirella Dal Zotto

Camilla Mantella

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A questo punto, delle due l’una: o si disincentiva la pratica sportiva in piazza attraverso controlli decisi, oppure, visto che Schio è “Città europea dello sport 2023”, si può cogliere la palla al balz, nel vero senso della parola, per aumentare ufficialmente la dotazione di strutture sportive cittadine inserendo anche piazza Falcone Borsellino tra gli impianti sportivi, nella sua nuova veste di piastra polivalente.

(A dirla tutta, anche piazzale Donatori di sangue – il giardinetto con la fontana di fronte a Sant’Antonio – non se la passa sempre bene. Lì ci sarebbe un cartello che indica, tra i divieti, anche quello di giocare a palla, ma è prassi usuale trovare bambini che giocano con il pallone da una parte all’altra, arrivando anche a usare la fontana come porta, prendendola a pallonate).

Il bello della bella stagione è che la natura torna a esplodere dopo i mesi freddi e nel giro di due o tre settimane gli alberi riprendono vigore e riempiono le loro chiome offrendo ombra e refrigerio nei mesi più caldi. Le siepi di gelsomino fioriscono con il loro inconfondibile profumo, il verde cittadino dà il meglio si sé. Il brutto della bella stagione è che tutto questo succede a una velocità impressionante: erbe, erbacce e arbusti invadono strade e marciapiedi e il servizio che ha in carico la manutenzione del verde pubblico non sta dietro alla rapidità con cui cresce la vegetazione. Il risultato sono aiuole e aree verdi cittadine che diventano impraticabili (anche perché nascondono una quantità ancora più abbondante del solito di cacche di cane, abbandonate con ancor più facilità perché invisibili), specie invasive che prendono possesso delle basi degli alberi e arrivano quasi a impedire il passaggio sul marciapiede. Con situazioni che lasciano un senso di precarietà poco piacevole a vedersi.

Considerata che il problema si ripete ormai ogni anno, chissà se sarebbe praticabile una soluzione che veda coinvolgere i consigli di quartiere nel dar vita a piccole task force di “sfalciatori volontari” quantomeno per intervenire su aiuole e giardinetti.

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Il bello della bella stagione è che le giornate sono lunghe e il loro tepore si estende fino a sera, quando dopo il lavoro ci si può concedere qualche passeggiata rilassante, una sosta al bar per un aperitivo con gli amici, un dopocena con cinema all’aperto. Il centro si risveglia un po’ (non troppo) e si prepara agli eventi che lo animeranno durante l’estate; si allargano i plateatici dei locali pubblici e diventa un piacere sedersi ai tavolini a conversare o anche soltanto a osservare lo struscio.

Il brutto della bella stagione è che, insieme alla frequentazione delle vie del centro e dei suoi locali, aumenta anche la percentuale di sciatteria che da anni si va diffondendo nell’aria. Mica solo a Schio, intendiamoci, il fenomeno è diffuso su larga scala. Capita che per più di qualcuno l’estate in città diventa il tempo dei bermuda, delle infradito e dei piedi strascicati, mise e comportamenti da spiaggia che purtroppo sono diventata prassi non rara anche per le vie del centro. Per non dire di quelli che girano a torso nudo o in canottiera. Un andare a zonzo ciabattone che sembra diventato un costume difficile da arginare, con

Lo Schiocco

Troppe auto, Sant’Antonio!

Durante le funzioni religiose che si tengono a Sant’Antonio, capita spesso di trovare l’area fuori dalla chiesa tutta occupata da automobili, parcheggiate anche con un certo ordine, in tre o quattro file da due, quasi occupassero spazi delimitati da strisce.

Ora, in qualche caso ci saranno pure delle ragioni che giustificano questa prassi, ma l’impressione è che la cosa sia sfug-

buona pace di chi – e ci mettiamo tra questi – rimpiange quel di più di decoro pubblico, di rispetto per se stessi e per gli altri che c’era una volta.

E vabbè, va così. C’è chi non coglie più nessuna differenza tra l’uscire per andare a passeggio in centro e lo starsene stravaccato sul divano di casa. Chissà se si tratta di un fenomeno legato alla “società dei social”, oggi che il privato diventa pubblico,

gita di mano e sia diventata un’abitudine. Eppure qualche posto auto di là dalla strada, sotto le piante della scuola, di solito lo si trova. E in ogni caso, anche se quello di Sant’Antonio non è un sagrato nel senso letterale del termine, non è nemmeno detto che debba essere usato come parcheggio. Non risulta che Gesù abbia mai detto “lasciate che le auto vengano a me”. [S.T.]

si posta su instagram o su facebook qualsiasi cosa si stia facendo – da quel che si mangia a pranzo al selfie scattato davanti allo specchio del bagno - e quindi si tende a non cogliere più la differenza appunto tra la dimensione privata e quella pubblica. In attesa di approfondite analisi sociologiche, non resta che rassegnarsi a un’altra estate di infradito e pinocchietti per tutte le età. Mala tempora strusciant. ◆

Di mese in mese

Copertina

I posti disponibili all’asilo nido sono pochi. C’è però una novità: dall’anno scolastico 2023/2024 le graduatorie terranno conto non solo dell’ISEE che assegna i punteggi in base al reddito, ma anche dell’eventuale attività lavorativa di entrambi i genitori.

Il mese di giugno è atteso con trepidazione da molti neo genitori. Il Comune, infatti, pubblica proprio in queste settimane le graduatorie relative all’accesso all’asilo nido pubblico cittadino. I posti disponibili sono limitati e l’ordine degli elenchi viene stilato in base al reddito. Gli asili nido pubblici sono ambìti un po’ ovunque. Le rette sono inferiori a quelle degli asili privati, anche se, in realtà, a conti fatti la differenza non è così marcata, soprattutto se si ha bisogno di servizi aggiuntivi come l’anticipo o il posticipo orario. Ma quali sono i servizi offerti dal nido pubblico? Perché a Schio ce n’è soltanto uno? Quanti sono i posti disponibili? E se non si accede al nido pubblico, quali opzioni hanno i genitori?

Un posto al nido

Il Comune pubblica in queste settimane le graduatorie per l’accesso all’asilo nido pubblico cittadino. I posti disponibili sono limitati e l’ordine degli elenchi viene stilato in base al reddito. Ma perché a Schio c’è soltanto un asilo nido pubblico? Quanti sono i posti disponibili? E se non si accede al nido pubblico, quali opzioni hanno i genitori?

Un solo asilo nido pubblico

Fino a circa cinque anni fa, a Schio erano attivi due asili nido pubblici. Il “Bambi”, in centro, e il “Peter Pan” a Magrè. Le due strutture potevano ospitare in tutto un centinaio di bambini. Nel 2015 la Giunta comunale aveva deliberato la chiusura dell’asilo del centro città, motivandola con gli alti costi di gestione non più sostenibili a causa del calo demografico e della crisi economica. Da allora il “Peter Pan” è l’unico asilo pubblico cittadino. Ospita 60 bambini, praticamente la metà di quelli precedentemente accolti nelle due strutture. Il calo delle nascite, nel frattempo, è stato innegabile, passando dai circa 380 nati nel 2009 ai circa 270 dello scorso anno. Sono comunque 270 bambini a fronte di un servizio pubblico che ne può accogliere massimo 60: il tasso di copertura è pari a circa il 22%, ben lontano dal 45% fissato come obiettivo europeo nel 2030 (al momento il tasso medio di copertura in Europa si aggira attorno al 35%, con paesi “amici delle famiglie”, come quelli nordici e la Francia, a fare da traino e ad alzare la media). “L’asilo nido comunale offre 60 posti, ampliabili per legge regionale a 72. In questi ultimi mesi abbiamo lavorato per aumentare il numero di posti e con l’anno 2023/2024 è prevista l’assunzione di nuove insegnanti in modo da potenziare il servizio e dare una risposta puntuale alle esigenze famiglie”, spiega Anna Donà, assessore ai Servizi educativi e al Campus.

Secondo la pianificazione prevista dall’amministrazione, all’inizio del prossimo anno scolastico si arriverà a 66 bimbi e nel corso del 2024 si passerà a 72. L’aumento dei posti disponibili porterà il tasso di copertura attorno al 27%. A leggere i dati di Open Po -

lis relativi al 2020, però, nell’Alto Vicentino praticamente tutti i Comuni se la passano meglio di quello scledense, anche se consideriamo l’aumento dei posti disponibili previsti nel 2024. A Marano Vicentino il dato è del 35%, in linea con l’attuale media europea, Thiene è al 34%, Torrebelvicino piazza un ottimo 41%, Santorso fa ancora meglio con un 44%, Malo sfiora di poco il 37%, Valli del Pasubio è quasi al 47% e Piovene Rocchette si difende con un buon 40,5%. In linea con il dato scledense i cugini di Valdagno, con il 23,5%, i vicini di Zané con il 24% e San Vito di Leguzzano con il 22%.

Più punti se lavorano entrambi i genitori

Nel momento in cui scriviamo, la graduatoria per il prossimo settembre non è ancora stata pubblicata. L’ultima stilata a fine 2022 dava circa una trentina di bambini in lista d’attesa, il cui accesso era però subordinato all’esaurimento delle richieste nelle graduatorie precedenti, redatte nei primi mesi del 2022. Nel frattempo, sono parecchie le famiglie che non prendono nemmeno in considerazione l’idea di fare domanda. Anche chi ha redditi medi – spesso dovuti al fatto che entrambi i genitori lavorano - sa in partenza che faticherà a trovare posto e si rivolge fin da subito ai servizi privati.

C’è però una novità: dall’anno scolastico 2023/2024 le graduatorie terranno conto non solo dell’ISEE, l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente che assegna i punteggi in base al reddito, ma anche dell’eventuale attività lavorativa di entrambi i genitori. Un correttivo importante, un primo passo per venire incontro alle numerose famiglie per le quali l’asilo nido dei figli è una necessità imprescindibile.

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L’asilo nido “Peter Pan” di Magrè, unica struttura pubblica oggi attiva in città

“Andiamo a migliorare un servizio che necessariamente deve considerare come sono cambiate le esigenze famigliari nel corso degli anni – precisa l’assessore Donà -. Nella maggioranza delle famiglie con bambini piccoli lavorano tutti e due i genitori, che di conseguenza hanno meno possibilità di poter seguire i figli nel corso della giornata. Per ovviare la situazione molti si rivolgono a strutture private o a babysitter pesando in maniera non indifferente sul bilancio famigliare”.

Le politiche a sostegno della prima infanzia

C’è però da sottolineare che le tariffe di accesso all’asilo nido comunale, anche per chi ha i redditi più alti, sono tra le migliori dell’Alto Vicentino. La retta base di frequenza varia da un minimo di 204 euro a un massimo di 409 per il tempo pieno e da un minimo di 196 a un massimo di 319 per il part-time. Sono previste riduzioni della retta di frequenza in seguito ad assenze, per i periodi di chiusura per la sospensione del servizio e durante le vacanze natalizie e pasquali, e per il periodo di inserimento del bambino ed è prevista una riduzione del 40% della retta per la frequenza contemporanea di due fratelli.

“Le tariffe del nostro asilo nido comunale sono le più basse del Vicentino e già questo risultato dimostra come le politiche a sostegno della genitorialità siano prioritarie per la nostra amministrazione - interviene Cristina Marigo, vicesindaco e assessore alle Politiche sociali -. Cerchiamo di supportare diverse iniziative dedicate alla prima infanzia: abbiamo sostenuto le attività della ludoteca gestita dall’associazione

‘Le Fate per gioco’ nell’ex asilo di via Baratto e attraverso un bando comunale dedicato alle politiche di inclusione abbiamo supportato una proposta dell’associazione Naturolandia che nella sua sede di via Vicenza mette a disposizione uno spazio in

cui mamme, papà, nonni, zii e tate possono prendere una pausa dalla quotidianità e dedicarsi al proprio bambino in compagnia di una pedagogista. Promuoviamo corsi di disostruzione pediatrica delle vie aeree organizzati dalla Farmacia Kalidea e attività di consulenza alle neo mamme sempre gestite da Naturolandia. Abbiamo poi erogato dei contributi economici per un rimborso sulle spese del riscaldamento: in questo modo diamo una mano concreta alle famiglie più fragili dando loro un aiuto in più che spesso fa la differenza quando si tratta di far quadrare il bilancio familiare, soprattutto se si hanno dei figli piccoli”.

Non è un paese per famiglie Chi non trova posto al nido pubblico o non fa domanda per accedervi – solitamente perché necessita di prolungamenti orari o perché la sede di Magrè è troppo decentrata rispetto al quartiere di residenza – si rivolge agli asili nido privati. In città ce ne sono sei, praticamente uno per quartiere. Le tariffe sono molto variabili e dipendono anche dalle esigenze orarie delle famiglie. Offrono spesso servizi flessibili, tariffati a parte, e negli ultimi mesi le rette sono cresciute un po’ ovunque, complici l’inflazione e il caro vita.

“Per una famiglia il nido è una spesa davvero considerevole, sia che si tratti di asilo pubblico che di privato - ci racconta una coppia di neogenitori -. Nelle nostre zone i servizi offerti sono generalmente molto buoni ovunque, ma incidono pesantemente sul bilancio familiare. In media si paga sui 450/500 euro a bambino: con gli stipendi fermi da inizio anni ’90 che sono toccati in sorte alla generazione dei trentenni e dei quarantenni di oggi, non c’è granché da scherzare. Il nostro non è un paese per famiglie, è fuori da ogni dubbio: i servizi per la prima infanzia sono molto cari, e non è un caso che si corra il prima possibile a iscrivere i bambini alle sezioni primavera, degli ‘anticipi’ delle scuole materne disponibili dai 24 mesi d’età che costano meno di un nido (a Schio queste sezioni sono 5, ndr). Inoltre oltre al costo, anche gli incastri orari sono complicati. La maggior parte dei nidi offre il servizio tra le 8 e le 16, ma i genitori hanno ancora metà pomeriggio di lavoro da fare prima di uscire dalle aziende: i più fortunati delegano il ritiro dei pargoli ai nonni, gli altri, quando possibile, pagano tariffe aggiuntive per poter andare a prendere i figli alle 17.30/18. C’è qualche nido che ha iniziato a offrire questo servizio aggiuntivo compreso nella tariffa standard, ma si tratta ancora di poche strutture”.

Una piccola chiusa finale. I dati scledensi non sono incoraggianti, ma riflettono una situazione poco rosea propria di tutta la penisola. Diventare genitori in Italia, oggi, è un atto di coraggio, specialmente se paragonato alla situazione di altri vicini europei. Le politiche di sostegno alle famiglie sono insufficienti. I bilanci comunali possono sicuramente migliorare, ma gli enti locali possono gran poco con le loro risorse. Nel frattempo in queste settimane ci sono centinaia di milioni di euro del PNRR, che potrebbero essere impiegati anche per le famiglie, fermi perché non ci sono le competenze e gli strumenti per spenderli. ◆

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Attualità

Nelle pagine precedenti ci siamo occupati della situazione delle famiglie con bimbi in età da asilo nido. Una delle caratteristiche più apprezzate dai genitori che hanno figli in quell’età, è che i servizi vengono offerti fino a estate inoltrata. Chi invece ha figli più grandicelli, soprattutto dalle scuole elementari in poi, ha spesso il problema di trovare spazi e occasioni dove possano giocare, crescere e divertirsi nei lunghi mesi senza la scuola. Negli anni, i servizi estivi per i bambini si sono moltiplicati: fino a solo dieci-quindici anni fa la salvezza delle famiglie erano i Grest e i laboratori offerti dai volontari delle varie parrocchie. Oggi, accanto a queste alternative sempre molto apprezzate, si è sviluppata tutta una serie di possibilità ulteriori che risolvono – per chi può permetterselo, dato che quasi ovunque è previsto un contributo economico – il problema di lasciare i bimbi in ambienti sicuri e affidabili, anche solo per alcune settimane. Sport, musica, arte, attività all’aperto, giochi liberi, laboratori di ecologia: anche per l’estate 2023 ce n’è per tutti i gusti, le età e i portafogli.

Per i bambini che amano muoversi, correre e allenarsi, ci sono lo Junior Camp Schio organizzato nello stadio di rugby “N.Mandela” di Santa Croce, il Summer Sport al Palaromare organizzato dal Famila Basket, l’Estate Giallorossa proposta dal Calcio Schio allo stadio “De Rigo”, il Centro Estivo Sportivo 2023 promosso dalla Novatletica

Duecento bambini per “Un coro di classe”

Ecco qui alcuni ragazzi che hanno partecipato all’Astra alla manifestazione “Un coro di classe”, organizzata dal Coro Giovanile Città di Schio con la direzione artistica di Stefania Lanaro e il patrocinio del Comune.

Sul palcoscenico nove classi delle scuole primarie cittadine, per un totale di circa duecento bambini e ragazzi: hanno partecipato le terze, quarte e quinte di Giavenale, le quarte A e B della “Don Gnocchi”, le terze A e B di Ca’ Trenta, le quarte A e B delle Canossiane.

«Cantare in coro significa condividere la bellezza di ognuno, fondere in armonia le individualità dei diversi timbri vocali, valorizzare l’importanza e la potenzialità della musica come attività educativa fon-

Un’estate in vacanza (o meglio, al centro estivo)

Da spazi salva-estate a proposte strutturate e avvincenti, i centri estivi scledensi si moltiplicano. Vediamo tutto quello che i bambini e ragazzi hanno a disposizione per i mesi caldi in città.

scledense allo stadio di via Riboli e i Centri Estivi Multisport che fanno tappa alla piscina comunale.

Gli appassionati di arte e musica, invece, potranno partecipare al centro estivo Mucca Moka alla scuola dell’infanzia di Ca’ Trenta (che organizza anche attività sportive ed escursioni all’aperto), al Campus Musicale Estivo 2023 al Villaggio San Gaetano al Bosco di Tretto (anche qui con proposta di escursioni nella natura, oltre alle attività musicali), e alla Start Academy – Summer Edition e alla Summer Academy dell’Accademia Musicale di Schio.

I piccoli più avventurosi e appassionati di

giochi e attività all’aperto sono i candidati perfetti per “l’Estate nei Boschi”, evoluzione dello storico CERF condotto dalla cooperativa Ecotopia a Sant’Ulderico di Tretto, per i laboratori de l’ “E-State con Strass Vedrete che Spass!” promossi da “Quelli di Strass” alla scuola elementare di via Strasseggiare a Santa Croce e per la Cosmic Summer alle scuole Rosmini e a Ca’Trenta, un centro estivo a tema spazio ideato dalla Cooperativa Mano Amica.

Le famiglie più attente ai temi dell’ecologia e dell’ambiente potranno aderire all’ “Eco-Estate” della Cooperativa Ecotopia nella scuola elementare di Magré, che propone attività e passeggiate per conoscere l’ambiente circostante ed imparare a proteggerlo e rispettarlo.

Sempre a Magré, nel mese di luglio, si terrà anche il Grest della parrocchia della chiesa di S.Benedetto, con giochi e laboratori rivolti a bambini e ragazzi di tutte le età (dall’ultimo anno d’asilo alla seconda media).

damentale per la crescita armonica dei ragazzi. Significa condividere le proprie vibrazioni, i propri stati d’animo, consolidare il rapporto con l’insegnante e gli altri compagni. Cantare in coro è una forma di nutrimento: ci si nutre delle energie altrui e del respiro altrui, è uno scambio che riempie anima e corpo», spiega Eufrasia Zanetti, presidente del Coro Giovanile Città di Schio, ricordando come questo progetto sia nato nel 2000 con “Parole per Cantare” e abbia proseguito con successo fino a oggi. ◆ [M.D.Z.]

Pensato per i ragazzi dai 15 ai 23 anni, invece, è il percorso “Esperienze Forti”, attività estive di volontariato presso i Comuni dell’Alto Vicentino aderenti.

Nati per venire incontro alle esigenze di organizzazione familiare nei mesi da giugno a settembre, oggi i centri estivi del nostro territorio offrono opportunità di apprendimento, socializzazione e divertimento in un ambiente strutturato. Grazie alle attività creative e pratiche proposte, contribuiscono allo sviluppo dei più giovani, favorendo la socializzazione e l’interazione e incoraggiando l’autonomia in contesti supervisionati e sicuri. ◆

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Incontrare un artista nel suo studio è sempre un’emozione particolare, ma incontrare un incisore in azione è magia nella magia, perché dal suo torchio esce qualcosa che prima non riesci a vedere e solo lui ha l’appannaggio di conoscere bene il risultato finale del suo lavoro certosino.

In città, in via Porta di Sotto, operano due incisori di fama internazionale: Vladimiro Elvieri, nato in città nel 1950, e la moglie Maria Chiara Toni, coetanea, originaria di Mantova. Elvieri, che ha sempre disegnato fin dall’infanzia, ha frequentato a Nove l’Istituto d’Arte, approdando poi alla stamperia d’arte Torchio Thiene, dove il titolare, Armando Martini, gli ha insegnato tutti i segreti dell’arte incisoria, sperimentando molto e arrivando a sorprendenti soluzioni e risultati. Poi, l’incontro con Maria Chiara, allora designer d’interni formatasi però all’Istituto d’Arte di Mantova, e il trasferimento a Cremona. Insieme hanno frequentato l’atelier del grande incisore Henri Goetz a Parigi, portando poi a Cremona le loro esperienze; hanno acquistato un torchio e si sono dedicati entrambi all’incisione artistica, sostenuti da critici come Mario De Micheli e Federico Zeri, artisti e galleristi come Zoran Krzisnik (ideatore e presidente della Biennale di Lubiana) e Witold Skulicz (Triennale di Cracovia), filosofi dell’arte come Dino Formaggio, che con loro ha stretto un’amicizia fraterna, presentando a Schio, nell’ormai lontano 1995, una personale di Elvieri all’ex Asilo Rossi. Per vent’anni, con cadenza biennale e fino al 2019, la coppia ha organizzato con successo a Cremona l’internazionale d’incisione, con artisti di fama mondiale. Elvieri ha al suo attivo settecento creazioni esposte ovunque: da Taipei a Biella, da Lubiana a Sapporo, da Cracovia a Pechino… Maria Chiara Toni, avvicinatasi all’incisione gra-

Elvieri e Toni, due grandi dell’incisione

In città, in via Porta di Sotto, operano due incisori di fama internazionale: Vladimiro Elvieri, nato in città nel 1950, e la moglie Maria Chiara Toni, coetanea, originaria di Mantova. Sono tornati a Schio, dopo tanti anni vissuti a Cremona.

zie al compagno e poi entusiasta di questa forma d’arte, ha esposto a Londra, Tokio, Stoccolma, Cracovia, Belfast… Ci hanno raccontato la loro storia con semplicità, un po’ lavorando e un po’ davanti a un té; ci hanno parlato con un entusiasmo da ventenni delle tecniche, dall’acquaforte all’acquatinta, dalla ceramolle alla puntasecca e delle loro sperimentazioni con le vernici industriali, col plexiglas, con varie materie plastiche. A Cremona hanno sempre affiancato l’attività didattica a quella artistica, insegnando, innovando ma incidendo sempre rigorosamente a mano; all’Accademia di Brera, a Milano, molti allievi hanno sperimentato le loro tecniche. “Siamo tornati a Schio – dice Elvieri – perché qui ho casa, una sorella, dei nipoti e amo molto il verde in cui la città è immersa. Ci siamo proposti al servizio cultura del Comune per un’esposizione delle nostre opere, ma finora non abbiamo ricevuto risposte soddisfacenti e questo, sinceramente, ci dispiace, perché siamo convinti di poter organizzare un avvenimento artistico di grande qualità. Anche il liceo Artistico si era detto interessato a qualche nostra proposta didattica, ma finora non si è concretizzato nulla. Magari sbagliamo le modalità burocratiche”.

Purtroppo, si sa, i profeti in patria spesso non vengono accolti, ma sarebbe ora di andare contro i luoghi comuni; la coppia, l’anno prossimo, esporrà su invito a Uzice, capitale della cultura per il 2024 in Serbia, e poi alcune loro incisioni voleranno

a Parigi; quest’anno hanno proposto una donazione di opere al Museo di Vicenza, su interessamento della critica Giovanna Grossato, e la cosa dovrebbe andare a buon fine. Da oltre un decennio, in una famosa galleria di Cannes, hanno opere in esposizione permanente e di loro hanno scritto prestigiose riviste internazionali del settore tra cui, recentemente, l’americana “The Hand”, la belga “Actuel”, la veneta “AreaArte”.

Resta da chiedersi perché ci facciamo scappare possibili occasioni culturali di questo livello, così vicine e in grado di portare il nome di Schio fuori dalla provincia e dalla regione. Non è il caso di far scattare l’ora della lungimiranza? ◆

Nemo propheta in patria

La coppia Elvieri-Toni non è sola nel non aver ricevuto (finora) la dovuta attenzione a livello locale.A a suo tempo, ricordiamo che fu rifiutata una mostra e un’installazione in pietra dell’artista di fama internazionale Marco Nereo Rotelli, vissuto per molti anni a Schio. Dario Reghellin, purtroppo mancato di recente, cultore del rock, del blues e del cantautorato, non ha mai avuto la soddisfazione di un luogo che ospitasse i 18 mila vinili che desiderava donare alla città (ora finiti in Toscana) e il suo archivio cartaceo, distribuito fra quattro ragazzi appassionati. Disattenzioni accadute, si badi, con amministrazioni di vario colore. Per par condicio.

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Attualità

Cercansi nuovi iscritti per rigenerare le forze dell’associazione ex allievi dell’Itis “De Pretto”. Dopo aver perso per strada un numero significativo di soci a causa dello stop forzato del biennio del Covid, che ha comportato un inevitabile sfilacciamento di legami e attività, il sodalizio torna ora alla carica. Lo fa puntando a diventare qualcosa di più di un gruppo di amici di varie età uniti dal comune percorso scolastico: l’idea alla base del rilancio, adesso, è quella di lavorare per diventare un “ponte” tra il mondo della scuola e quello del lavoro, ovvero per avvicinare l’istituto e i giovani diplomati alle imprese del territorio. Novità interessante, in un periodo in cui diventa sempre più problematico, per le aziende, trovare i profili tecnici (ma a volte anche quelli generici) da assumere, un po’ perché i giovani sono sempre meno numerosi, un po’ perché scelgono percorsi di studio diversi da quelli che hanno come approdo il mondo della produzione. Quella del “De Pretto” non è certo un’associazione di ex allievi con una storia ricca quanto la “consorella” dell’Itis “Rossi” di Vicenza, che ha appena festeggiato i 140 anni di vita. E tuttavia da quando è nata, una quindicina di anni fa, ha già fatto la sua parte nel creare collante tra le diverse generazioni di tecnici usciti dalla scuola negli ultimi sessant’anni, nel consolidare i rapporti tra ex allievi e docenti e nel cercare di sviluppare i rapporti con il mondo del lavoro, le professioni e le istituzioni del territorio.

A fine maggio l’assemblea ha confermato alla presidenza Fabrizio Fasolo, che ha preso in mano il sodalizio un paio d’anni fa, dopo la prematura scomparsa del presidente precedente, Leone Battilotti. Fasolo, passata la tempesta è il momento di riprendere?

“Sì, questo è il momento giusto per farsi avanti. Negli ultimi anni il numero dei soci è diminuito per l’inevitabile scollegamento provocato dal periodo del Covid. Siamo arrivati da ultimo ad avere una ventina di soci, mentre abbiamo avuto punte di un

Gli ex allievi Itis ripartono “Puntiamo a essere un ponte tra la scuola e le imprese”

Dopo gli anni di magra della pandemia, l’associazione ex allievi del “De Pretto” rilanciano e puntano a diventare un punto d’incontro tra offerta e domanda di lavoro. “Possiamo fare da tramite per permettere a imprese e diplomati della nostra scuola di entrare in contatto più facilmente”, dice il presidente degli ex allievi, Fabrizio Fasolo.

centinaio. Cerchiamo ex allievi che abbiano voglia di mettersi in gioco e di partecipare alle attività. Abbiamo delle nuove idee e vorremmo trovare nuova forza per metterle in atto”.

Com’è partito, tutto, nel vostro caso?

“L’associazione è nata dalla volontà di alcuni ex insegnanti, che a loro volta erano ex allievi del ‘De Pretto’, di restituire quello che la scuola aveva dato loro. Parliamo delle generazioni che si sono diplomate negli anni Sessanta e Settanta. Per loro è stato molto importante l’apporto ricevuto dall’istruzione tecnica dell’epoca: ha permesso di fare strada nel mondo del lavoro, dell’impresa e delle professioni. Per fare un nome su tutti, l’ingegner Gigi Dall’Igna della Ducati si è diplomato al ‘De Pretto’. La volontà iniziale, dunque, è stata quella di essere un collegamento tra gli ex diplomati e la scuola”. Quali sono le attività più significative che sono state portate avanti in questi quindici anni?

“All’inizio siamo partiti con un progetto di collaborazione con una onlus milanese per fornire una turbina nell’ambito di un progetto per una centrale idroelettrica sul rio Nyamalonga, in Tanzania, a servizio di una scuola professionale, con la collaborazione di un gruppo di volontari ex dipendenti dell’azienda Andritz Hidro.

Quel progetto poi non è andato in porto, perché non si è concretizzata la collaborazione da parte della Tanzania, perciò alla fine la turbina è stata venduta per poter finanziare altri progetti: il ricavato sta consentendo di realizzare altre turbine, sempre a sostegno di popolazioni svantaggiate, per la produzione di energia idroelettrica. Poi abbiamo avuto delle collaborazioni con il Comune di Schio che hanno portato al ripristino di alcune turbine, come quella all’ingresso dell’azienda De Pretto, quella all’ex lanificio Conte, quella posata davanti alla nostra scuola, quella alla rotatoria in zona industriale e quella nella piazza del municipio di Torrebelvicino. Ma abbiamo anche organizzato corsi di inglese, corsi per la sicurezza rivolti agli studenti, visite aziendali - alla Ducati, a Maranello – e abbiamo fatto conferenze su vari temi”.

Adesso, diceva, è un momento di “magra” dal punto di vista della partecipazione.

“Attualmente siamo una quarantina di soci, ma ci sono stati periodi in cui si era un centinaio. Il problema è che l’età media è piuttosto elevata, la generazione che si è diplomata negli anni Settanta è ancora il nocciolo forte dell’associazione, c’è bisogno di forze nuove, di un ricambio generazionale”.

[10] ◆ SchioMese
Le foto di queste pagine ritraggono gruppi di studenti del “De Pretto” nel corso del tempo, dagli anni più lontani a quelli più recenti, impegnati in gite scolastiche, in attività di aula o sportive

Forse, Covid a parte, c’è il fatto che le nuove generazioni esprimono in modo diverso il loro senso di appartenenza alla loro specifica co munità ex studentesca. Ci sono i social, i gruppi informali… l’asso ciazionismo paga pegno a vari livelli, in questo senso. “Diciamo che un tempo il senso di appartenenza, come ex al lievi, era sicuramente molto più sentito, perché parte impor tante della crescita professionale. Oggi forse è soltanto un pas saggio, ci sono altri interessi. Anche i numeri, del resto, adesso sono diversi: all’Itis viaggiamo a una media di mille studenti, mentre a fine anni Ottanta eravamo intorno a 500”. Rilanciare l’attività vuol dire anche mettere in campo idee nuove. Ci sono già dei progetti su cui intendete basare la ripartenza?

“La nostra intenzione è quella di poter fare da ponte tra mondo del lavoro e la scuola, qualcosa cosa che l’istituto non può fare direttamente. Non si tratta di fare funzioni da ufficio di collo camento, intendiamoci, ma piuttosto di poter segnalare alle aziende profili di diplomati che rispondano alle esigenze occu pazionali. Abbiamo un elenco di nominativi che hanno dato la loro disponibilità e che potrebbero essere utili per determinate mansioni che in questo periodo si fa fatica a trovare”. Come avete in mente di concretizzare questa idea?

“Contattando il più possibile le persone. Una volta messo in piedi un sistema che da un lato tiene conto dell’offerta e dall’al ta della richiesta, noi possiamo aiutare a metterle in collega mento, fare da tramite per permettere a imprese e diplomati della nostra scuola di entrare in contatto più facilmente. Ma per mettere in piedi una cosa del genere, servono forze nuove, dinamiche, competenti. Più siamo più si possono fare cose”. Dal suo osservatorio, che consiglio può dare a un giovane che fini sce il suo percorso di studi e punta a entrare nel mondo del lavoro?

“Bisogna mettersi in gioco. La parola d’ordine è flessibilità. Un giovane che entra nel mondo del lavoro oggi deve ave re spirito di adattamento, voglia di imparare, di mettersi in gioco senza paura di sbagliare. Chi non si pone limiti ha una marcia in più”.

Attualità

Un quarto di secolo fa ci fu un momento in cui a Schio e dintorni parve materializzarsi l’idea di realizzare un… autodromo. Nientemeno. Mica una pistarella da niente, un vero autodromo, non da Formula Uno ma quantomeno da formule secondarie. Oggi l’idea fa sorridere, al pensiero di quanto fosse velleitaria, insostenibile sotto tutti i punti di vista, a partire da quello ambientale. A far tornare alla memoria quel progetto, poi rimasto ovviamente nel cassetto, sono due manifestazioni – queste sì del tutto sostenibili – in programma per il fine settimana che precede la festa del patrono. Un week end all’insegna delle quattro ruote con un occhio al passato.

Il Mini G.P. di Historic Club e Unicef Si comincia sabato 24 giugno in piazza Rossi con un “Mini Gran Premio” per automobiline in legno a pedali, riservato a bambini dai 4 ai 9 anni. Per un pomeriggio, all’ombra del Duomo sarà allestito un circuito formato baby nel quale chi lo vorrà, purché in età, potrà calarsi nei panni di un pilota di Formula Uno degli anni Cinquanta, vestito con la tuta bianca e accessoriato come si usava appunto all’epoca, divertendosi a guidare (pedalando) delle originali macchinine realizzate sulle sagome dei “bolidi” di una volta, costruite artigianalmente con le forme delle monoposto degli anni Cinquanta utilizzate da campioni come Fangio o Ascari.

La manifestazione è organizzata da Historic Club Schio con Unicef Italia e rientra in un progetto ideato e portato avanti a livello nazionale dall’Automotoclub Storico Italiano (attraverso la sua commissione ASI Solidale) e dalla stessa Unicef Italia, che insieme hanno dato vita a una sorta di campionato intitolato appunto “Mini Gran Premio” e articolato in una decina di giornate di questo tipo in varie città italiane. Il tutto rientra in un progetto internazionale di prevenzione degli incidenti stradali, che in molti paesi sono tra le principali cause di mortalità dei bambini in età scolare. Ma la manifestazione ha anche lo scopo di sostenere le attività di Unicef Italia in favore dei tanti bambini vulnerabili. Attività di solidarietà che non sono una novità per l’Historic Club, sodalizio che svolge un’attività sociale e di servizio non indifferente. “Organizziamo varie inizia-

Mini G.P. e “Careti”, il divertimento è servito

Cosa tiene insieme l’evento organizzato per sabato 24 giugno in centro da Historic Club e Unicef e il Rally dei Careti di domenica 25 a Poleo? Le quattro ruote, la sostenibilità e il curioso intreccio tra target di riferimento e mezzi utilizzati.

tive in questo senso – spiega il presidente dell’associazione, Carlo Studlick -. Lo abbiamo fatto con il Fai, il Fondo Ambientale italiano, siamo entrati nelle scuole, abbiamo tenuto una lezione sul design dell’automobile all’Ipsia; abbiamo sostenuto iniziative ambientali tra le quali la piantumazione di una quercia alla grande rotonda dell’ex scalo merci, da ultimo abbiamo aderito a questa giornata dedicata ai bambini, il cui ricavato andrà a favore di un progetto dell’Unicef per i bambini dell’Ucraina”. Nota tecnica: per partecipare al “Mini G.P.” è bene prenotarsi sul sito www.historic.it o contattando il club (0445 526758), anche se sarà possibile iscrivere i propri bambini anche il giorno stesso al desk che sarà presente fin dalla mattina in piazza.

Torna il Rally dei Careti

Passato il Mini G.P., il giorno dopo, domenica 25, a Poleo è in programma il ritorno del “Rally dei Careti”, che dopo quattro anni di stop dovuti alla pandemia torna con la de-

cima edizione. Sono attesi partecipanti da varie città del nord Italia, molti dei quali veri esperti della disciplina.

In questo caso si tratta di una gara cronometrata in discesa per veicoli simili a go-kart ma senza motore, che si muovono esclusivamente sfruttando le pendenze del terreno. “Un riadattamento moderno, con veicoli a quattro ruote, di una storica manifestazione che negli anni ’40 e ‘50 vedeva la partecipazione di intrepidi concorrenti che si sfidavano a bordo di moto costruite interamente in legno, lungo la strada che da S.Caterina porta a Poleo, supportati da centinaia di spettatori che assistevano all’evento – spiegano gli organizzatori -. Le varianti da un modello all’altro dipendevano dalla fantasia e dal gusto del costruttore, ma per frenare c’era bisogno dei talloni, quindi di scarpe e tacchi molto resistenti”.

Dunque, due manifestazioni singolari che, curiosamente, finiscono con l’intrecciare i “target” di riferimento e i… mezzi usati per farlo. In effetti, il Mini G.P. si rivolge ai bambini richiamandosi a veicoli per adulti, visto che strizza l’occhio al fascino dei bolidi di Formula Uno degli anni eroici; il Rally si rivolge invece agli adulti richiamandosi a “veicoli” che hanno caratterizzato i giochi dei bambini di qualche generazione fa. Il tutto, tra l’altro, a emissioni zero, visto che a essere protagoniste – per pedalare o per frenare - sono in entrambi i casi le gambe. ◆

[12] ◆ SchioMese
Uno dei “careti” fai-da-te in una passata edizione del Rally. [foto Dante Fiori] La piccola automobile di legno a pedali che sarà protagonista del Mini G.P. di sabato 24 in piazza Rossi

Attualità

Il “Garbin” sugli scudi

un’opportunità di confronto sui livelli di competenza professionali raggiunti e di scambio socio-culturale, in sinergia con il territorio e le attività produttive.

«È stata un’occasione di crescita per tutti, poiché ha dato l’opportunità a studenti e docenti provenienti da tutta Italia di confrontarsi, oltre che un modo per far conoscere il nostro territorio», dice il dirigente scolastico Alessandro Strazzulla.

“Ancora una volta gli istituti di Schio dimostrano di essere un punto di riferimento e di mettere a disposizione degli studenti occasioni in cui poter sperimentarsi valorizzando le proprie competenze”, aggiunge l’assessore all’istruzione Anna Donà.  Nella foto, Hossain Md Meheraj, studente del Garbin e vincitore della Gara Nazionale degli Istituti Professionali 2022 assieme ai prof Pierpaolo Gazzin e Paolo Cazzola. ◆

Dagli studenti una campagna per spostamenti più sostenibili

Afine maggio l’istituto Garbin ha ospitato 15 delegazioni scolastiche provenienti da tutta Italia per la gara nazionale dell’indirizzo “Manutenzione e Assistenza Tecnica - opzione apparati, impianti e servizi tecnici civili e industriali”, un’iniziativa pensata per valorizzare le eccellenze degli studenti delle classi quarte e che ha visto la vittoria proprio del Garbin nell’edizione 2021-2022.

La gara è promossa ogni anno dal Ministero dell’Istruzione, con l’intento di offrire

«Schiodati dal parcheggio! Le auto rimangono ferme quasi il 95% del tempo. A Schio servono 37 campi da calcio per contenere solo quelle di proprietà dei residenti (se stanno ferme)», «Usalo! Usando il trasporto pubblico spendi meno, ma servono maggiori investimenti». E ancora «Pedala! L’inattività fisica è il quarto più importante fattore di rischio di mortalità nel mondo. Il 65% degli adolescenti non raggiunge i livelli di attività fisica raccomandati». E poi, «Piantala! Camminare per 2 km al giorno invece di usare l’auto evita l’emissione in atmosfera di 130 kg di CO2 all’anno che equivale a piantare 6 alberi».

VISTO DAL CASTELLO /5

C’è monumento e monumento

Un monumento è per sempre o comunque finché regge il materiale con il quale è stato costruito. Se è fatto di pietra o di bronzo, non basta lo spazio di qualche generazione per consumarlo tutto. È necessario quindi essere attenti nel momento in cui se ne autorizza l’esecuzione, perché poi sarà molto difficile sgomberarlo. E se, dopo qualche anno, si vede che è già fuori contesto o banale o semplicemente brutto, perché fatto da un artista che si è improvvisato o che lo fa solo alla domenica per hobby, in genere bisogna tenerselo così com’è in perpetuo.

Il monumento non dovrebbe semplicemente commemorare una persona o un’istituzione, ma contribuire anche all’abbellimento della città e essere di immediata comprensione per la gente, senza però cadere nel banale. Tanto per fare un esempio:

se io per esaltare gli alpini (corpo meritevole di ogni elogio, del quale ha fatto parte anche l’estensore di questa nota nella lontana giovinezza) metto al centro di una rotatoria una grande penna fatta di un qualche indistruttibile materiale antiurto, sicuramente tutti collegheranno quel monumento agli alpini, ma non potrò dire di aver fatto una cosa molto originale. Se poi quelli di Vicenza, in gara con Schio, davanti alle FS mettono anch’essi una loro penna, vale lo stesso discorso, con l’aggravante delle dimensioni maggiorate e di aver copiato un’idea non molto originale, che comunque era venuta prima a noi scledensi. Siccome in questi ultimi anni sembra aver preso nuovo slancio il movimento di popolo orientato agli “erigendi monumenti”, pratica che pensavamo relegata per sempre ai secoli passati, io (per quello che può contare il mio parere, cioè nulla) suggerirei di rivolgersi per il futuro a gente del me-

Queste sono alcune delle frasi comparse su delle sagome in legno installate in area Campus “Carlo Gramola”.  Si tratta di una “campagna” organizzata dagli studenti delle scuole superiori di Schio per sensibilizzare la città sul tema della mobilità sostenibile, ma anche sul rispetto di pedoni e biciclette.

Il tutto rientra in un percorso iniziato durante lo scorso anno scolastico e che ha prodotto un tavolo di lavoro permanente, coordinato dal Comune, con l’obiettivo di promuovere gli spostamenti sulle due ruote e a piedi e incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico non solo da parte degli studenti.

stiere, che sia collaudata. Ne avevamo uno bravo, Giancarlo Scapin, che riusciva a dare ai suoi lavori un po’ di elegante modernità, senza risultare ermetico, che qui da noi per altro non ha mai ottenuto grandi riconoscimenti. Purtroppo Scapin non c’è più, ma ad andarli a cercare penso che sarebbe possibile trovare nel territorio altri artisti capaci, che siano in grado non solo di realizzare un’opera figlia del nostro tempo, ma che si presti anche ad essere inserita, senza stridere troppo, nel nostro contesto urbano, soprattutto se è destinata al centro storico e non all’indifferenziata periferia, che tuttavia deve essere anch’essa, se possibile, migliorata e non resa più squallida.

Precisazione

Nel numero scorso, a causa di un disguido, è saltata la firma iniziale nell’articolo della rubrica “Visto dal Castello”. E la firma in quel caso aveva la sua importanza, visto che l’autore - Mariano Castello, come si sarà capito dallo stile e dal titolo stesso della rubrica – si era prodotto in una divertente lettera di fantasia firmata da un “cittadino indignato” in merito alle modifiche viarie del Quartiere Operaio. A Cesare quel che è di cesare e a Castello quel che è di Castello.

[14] ◆
SchioMese

Il personaggio

Su Schio, dove in passato è stato assessore a cultura e urbanistica, Fontana dice che “bisogna tornare a fare della ex area Lanerossi un motore della vita culturale e sociale della città. Il recupero e la valorizzazione della Fabbrica Alta ne è una condizione imprescindibile”.

cendere è facile. Il difficile è risalire”. Si possono parafrasare così due versi dell’Eneide che ben descrivono la sfida da cui Schio e l’Alto Vicentino non possono sottrarsi in questi anni di trasformazione. La citazione non è casuale, perché da questo passo del poema è stato tratto, nel 1556, il motto dell’Accademia Olimpica di Vicenza (“Hoc opus, hic labor est”). E per la prima volta alla guida di questa, che è la più antica e prestigiosa istituzione culturale vicentina, c’è uno scledense: Giovanni Luigi Fontana. Assunta la carica che fu di personalità illustri come Lampertico, Zanella, Fogazzaro, Lioy, Rumor - per citarne solo alcune - Fontana si è posto l’obiettivo di “spalancare porte e finestre” dell’Accademia. Da una parte rilanciando il suo ruolo di guida

Chi è Giovanni Luigi Fontana

Professore emerito di storia economica all’Università di Padova, nella quale è stato anche direttore di dipartimento, membro del Senato accademico e del CdA, autore di oltre 300 pubblicazioni sulla storia dell’industria e dell’imprenditorialità, il nome di Giovanni Luigi Fontana è di quelli che in città non richiedono presentazioni. Dopo aver ricoperto il ruolo di assessore a Schio, prima alla cultura e poi all’urbanistica, tra gli anni 1975-1990, ha sempre voluto mantenere “un piede a Schio” nonostante la carriera accademica lo abbia portato lontano. In particolare viene ricordato l’impegno profuso a vari livelli per la valorizzazione del patrimonio archeologico-industriale cittadino e non solo.

L’Accademia Olimpica parla scledense

Da qualche mese alla guida della più antica a prestigiosa istituzionale culturale vicentina c’è il prof. Giovanni Luigi Fontana, l’uomo che ha dedicato buona parte della sua carriera di storico allo studio dell’industria vicentina, italiana ed europea, ad Alessandro Rossi e alla valorizzazione dell’archeologia industriale del territorio.

culturale per Vicenza e il territorio, dall’altra ponendo il suo straordinario patrimonio di conoscenze e competenze al servizio della collettività. Contribuendo con rigore scientifico al dibattito su temi complessi e di forte interesse, come i nuovi scenari geo-politici e la promozione della pace, i cambiamenti climatici, la sostenibilità dello sviluppo, la transizione ecologica, l’impatto delle nuove tecnologie sul lavoro. In altre parole una cultura che non sia rivolta al solo mondo degli specialisti, ma diventi motore della società nel suo complesso, in un’ottica di “pedagogia civile”. E un’Accademia Olimpica che operi in siner-

gia non solo con le grandi istituzioni culturali vicentine e venete, ma anche con le diverse realtà territoriali del Vicentino. Professor Fontana, quali sono le strategie che intende perseguire alla guida dell’Accademia?

«Un rapporto di stretta interazione con il Comune di Vicenza per risolvere annosi problemi di spazi e di coordinamento delle attività. La costituzione di un tavolo permanente di consultazione tra le maggiori istituzioni culturali vicentine per migliorare la programmazione delle iniziative, favorire economie di scala e razionalizzare l’uso delle risorse. La collaborazione con le università presenti a Vicenza. L’apertura verso i territo -

[16] ◆ SchioMese

ri, programmando eventi in tutta la provincia e la loro proiezione sul piano regionale e nazionale. La rottura dei compartimenti stagni in favore dell’interdisciplinarità. L’ampliamento e la diversificazione dell’offerta culturale in direzione dei diversi pubblici, a partire dai giovani e dalle scuole. L’utilizzo di nuove tecnologie per rendere fruibili e disponibili nel tempo i contenuti prodotti. Un’ottica imprenditoriale per quanto riguarda l’individuazione di nuove forme di finanziamento in sintonia con l’ingresso dell’Accademia tra gli enti del Terzo settore. E altri ancora se ne potrebbero aggiungere. In generale, far percepire l’Accademia come strumento di comprensione e incubazione dei mondi in divenire e non come attore legato a un nostalgico passatismo». Sulla scorta delle sue molteplici esperienze, quale funzione dovrebbe svolgere la cultura a Schio e nell’Alto Vicentino?

«La città e il territorio hanno sempre avuto il loro punto di forza nell’industria, ma sono sempre stati parimenti generatori di risorse culturali e sociali, senza le quali anche l’economia finirebbe per declinare. La vitalità, la creatività e l’impegno di singoli, associazioni e organismi vanno assecondati da politiche che aprano loro nuovi spazi, offrano profittevoli opportunità e permettano di svolgere appieno la loro essenziale funzione a servizio della crescita culturale, economica e sociale della comunità. Con un’attenzione speciale per i giovani, perché la nostra popolazione è sempre più vecchia e i giovani, specie i più formati, se ne vanno altrove, in Italia o all’estero. Così il tessuto civile si depaupera pericolosamente. Per invertire questo trend e richiamare energie esterne bisogna fornire opportunità di lavoro qualificato e un quadro di vita adeguato dal punto di vista della qualità ambientale, dell’educazione dei figli, delle attività culturali e dei servizi sociali e sani-

tari. Insomma, un territorio attrattivo, che oggi può avvantaggiarsi anche dei maggiori e più rapidi collegamenti infrastrutturali con il Veneto centrale e le regioni contermini».

Specificamente in campo culturale?

«La vivacità e l’articolazione del tessuto culturale vanno promosse e incentivate anche mediante un maggiore raccordo e coordinamento delle iniziative - che spesso appaiono parcellizzate nei diversi settori di pertinenza - in funzione di un’offerta complessiva ricca, interessante e continuativa. A questo serve una “regia” del pubblico, piuttosto che sovrapporsi o sostituirsi alle associazioni e agli enti preposti. Ci sono sempre molti vantaggi nel ‘fare sistema’ e il modello del ‘distretto industriale’, in cui si collabora e si compete mantenendo la propria autonomia, può funzionare benissimo anche in ambito culturale».

Lei si è sempre occupato del patrimonio industriale di Schio. Che cosa rappresenta per la città?

“Un territorio che vuole far emergere e valorizzare tutte le proprie potenzialità deve tutelare e promuovere la propria storia, l’identità e i valori che lo distinguono. A Schio essi si condensano, sul piano materiale, nello straordinario patrimonio di testimonianze fisiche ereditate dal suo passato industriale e, sul piano immateriale, dallo spirito e dalla cultura imprenditoriale che ne hanno alimentato il ruolo trainante nell’industrializzazione italiana ed europea. Piena di significati anche simbolici è, in questo senso, la recente dedica della città ad Alessandro Rossi (accompagnata dal recente convegno organizzato a Schio dell’Accademia Olimpica in ricordo di Silvio Lanaro, studioso nato a Schio a cui si devono studi pionieristici sulla figura di Rossi, n.d.r.). Così come apprezzabile, salvo qualche momento di malaugurata ‘distrazione’ e un certo

Il personaggio

numero di occasioni perse, è la costante attenzione delle amministrazioni comunali alla salvaguardia del patrimonio industriale dell’epoca rossiana”.

Da dove ripartire per la sua valorizzazione? «Bisogna tornare, come si è cercato di fare con diversi progetti avanzati da vari decenni, a fare della ex area Lanerossi un motore della vita culturale e sociale della città. In particolare, il recupero e la valorizzazione della Fabbrica Alta (oltre a tutto ciò che la circonda, come meritoriamente si è fatto e si sta facendo per il Giardino Jacquard) ne è una condizione imprescindibile e mi pare che tutti ne siano consapevoli.

Anni fa venne approvato dal Consiglio comunale il progetto ‘Alta Fabbrica’, che contiene indicazioni in buona parte ancora valide (ad esempio una fondazione come strumento di gestione del patrimonio) e che andrebbero riprese e aggiornate. Oggi, per molti versi, anche grazie alla nuova proprietà delle aree limitrofe, esistono le condizioni per dare a questo obiettivo l’assoluta priorità a vantaggio non solo della cultura, ma anche dell’economia e della società di Schio e dell’Alto Vicentino». In conclusione una nota “di campanile”: è vero quel che dice qualcuno, che gli scledensi stanno “colonizzando” Vicenza?

«Da sempre Schio è una fucina di talenti. Sicuramente trovarmi a interloquire in rappresentanza della prima istituzione culturale vicentina con altri scledensi ai vertici di enti importanti come l’Associazione degli Industriali, la Camera di commercio, il giornale provinciale, non può che facilitare il dialogo e contribuire a dare una salutare scossa a tutto l’ambiente vicentino».◆

SchioMese ◆ [17]
Foto Luigi De Frenza

Spettacoli

Fondazione, tutti i numeri della stagione

Dalle ventimila persone che hanno preso parte alle varie rassegne ai 200 giorni in cui i due teatri sono stati “abitati”. Ecco, schematizzati per una volta in numeri, i risultati ottenuti dalla stagione della Fondazione Teatro Civico.

La Fondazione Teatro Civico ha comunicato il suo bilancio, e non troviamo di meglio che esprimerlo con i numeri che sono stati forniti.

• 20.000 le persone coinvolte nelle varie rassegne.

• 6 le proposte: Schio Grande Teatro, Schio Musica, Schio Teatro Popolare, Festival Danza in Rete, Civico da Camera, Vieni a Teatro con Mamma e Papà.

• 200 i giorni in cui i due teatri scledensi, Civico e Astra, sono stati abitati; la metà sono stati dedicati ad attività di formazione e sviluppo.

• 498 i posti del Civico, finalmente a capienza completa.

• 150 gli artisti ospitati nell’arco di dieci mesi.

• 6 le partnership: con Arteven Circuito Teatrale Regionale, Asolo Musica, Operaestate, CSC Casa della Danza, Teatro Comunale Città di Vicenza, Teatri ViVi.

• 8000 le presenze per Schio Grande Teatro, con 600 abbonamenti.

• 1400 gli spettatori, piccoli e grandi, a Vieni a Teatro con Mamma e Papà.

• 5500 gli studenti, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado, che hanno partecipato a Teatro Scuola.

• 400 gli adolescenti coinvolti in Campus Lab – Officina delle Arti.

• 7 gli appuntamenti del progetto Campus Té in Sala Calendoli, durante i quali il pubblico ha potuto incontrare gli artisti della stagione con la conduzione di critici, giornalisti e curatori teatrali.

• 11 i mesi dell’anno in cui il Civico ha ospitato Dance Well-ricerca e movimento per il Parkinson, con più di 60 partecipanti dai 30 ai 91 anni.

• 4 le residenze artistiche, con Stivalaccio Teatro (produzione dello spettacolo

“Il Signor C.”), Vittoria Caneva (al suo

primo spettacolo come autrice), Ketty Grunchi (performance site specific “Wonder Civico” per la prima infanzia), Milano Saxophone Quartet (registrazione dell’album “Metamorphosis”.

• 4 i soci sostenitori: BVR Banca, De Pretto Industrie, Mair Research, Vallortigara Servizi Ambientali.

• 2 contributi: Camera di Commercio di Vicenza e Fondazione Banca Popolare di Marostica.

• 5 partner e sponsor: Siggi Group, Analisi, Caffé Carraro, Centro Lamiere, Sella Farmaceutici, Sistemassociati.

• 2 partner dei progetti educativi: Lyons ClubSchio e Avis Altovicentino.

Fino al 2 luglio è possibile visitare a Palazzo Fogazzaro la mostra “Restituzioni”, con l’esposizione di due dipinti che fanno parte del patrimonio della Chiesa di San Francesco. Autrice del loro restauro, Aurelia Rampon, che ha anche incontrato il pubblico per far conoscere la storia delle due tele e il tipo di intervento attuato.

La prima opera, un dipinto raffigurante l’Immacolata Concezione, è di autore veneto ignoto e risale alla fine del diciassettesimo secolo; è stata ritrovata nel 2018 e si tratta di una “Velatio” che per decenni è rimasta nascosta all’interno di un’ intercape-

dine rivestita con tavole lignee. Nonostante le fonti ne citassero la presenza, della tela si erano perse le tracce ed è quasi sicuramente una copia di un dipinto del 1730 di Sebastiano Ricci, inserito in un altare laterale della chiesa di San Vidal a Venezia.

La seconda opera restaurata, invece, è una Madonna degli Angeli, conservata finora all’interno della sacrestia, dietro l’altare maggiore. Anche in questo caso l’autore veneto è ignoto e vi è riportata la data 1729. La Chiesa di San Francesco non finisce di stupire per la ricchezza dei suoi tesori. ◆ [ M.D.Z. ]

• 1 media partner: Il Giornale di Vicenza. [

Torna il cinema sotto le stelle

Dal 15 giugno al 13 agosto torna la rassegna cinematografica estiva promossa dall’associazione Cineforum Altovicentino, nell’anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra.

Quest’anno la proposta si arricchisce di trentatré titoli di carattere internazionale e locale, e continuano le collaborazioni con realtà del territorio come la sezione locale del Cai per le proiezioni legate ai temi della montagna e dell’ambiente. Queste e altre serate vedranno la presenza dei registi, con i quali poter dialogare.

Le proiezioni di giugno e luglio inizieranno alle 21.30, in agosto alle 21. È consigliabile prenotare il proprio posto online.

[18] ◆ SchioMese
Foto Luigi De Frenza
Al Fogazzaro c’è “Restituzioni”

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Fino al prossimo 22 ottobre, nelle sale del piano nobile di Palazzo Fogazzaro si possono visitare gratuitamente le collezioni archeologiche comunali, inserite nella mostra “A decoro di Schio intellettuale e studiosa”, curata da Andrea Raffaele Ghiotto. Sono esposti i reperti della collezione Cibin-Gori, le medaglie e le monete della raccolta Strolin e le imitazioni di vasi greci della collezione Mazzon. La mostra, non molto pubblicizzata e allestita a fine anno scolastico, merita proprio una visita attenta. “A decoro di Schio intellettuale e studiosa”, curata da Andrea Raffaele Ghiotto. Sono esposti i reperti della collezione Cibin-Gori, le medaglie e le monete della raccolta Strolin e le imitazioni di vasi greci della collezione Mazzon.

La mostra, non molto pubblicizzata e purtroppo allestita a fine anno scolastico (per le scuole sarebbe risultata di particolare interesse), merita proprio una visita attenta. «Per tutta la città, e non solo - dice l’assessore alla cultura Barbara Corzato - questa è un’occasione per scoprire un’interessante parte del patrimonio culturale scledense, che negli ultimi anni è stata al centro di un lavoro di ricerca da parte dell’Università di Padova con cui, dal 2015, il Comune ha stretto un accordo di collaborazione scientifica per il riordino, la catalogazione e lo studio delle raccolte ora visibili (già nel 2022 le tre collezioni erano state “esposte” in una collezione virtuale, a cura della stessa Università). Si tratta di collezioni particolarmente affascinanti per la loro

Che bella sorpresa quelle tre collezioni

C’è ancora tempo per andare a visitare la mostra (davvero interessante benché poco pubblicizzata) che a palazzo Fogazzaro dà spazio alle collezioni archeologiche cittadine, raccolte nella collezione Cibin-Gori, della raccoltra Strolin e nella collezione Mazzon.

ricchezza e varietà e quando saranno conclusi i lavori di restauro del Museo Civico, nelle sale al piano terra verrà esposta una selezione di opere della Collezione Civica, che comprende appunto anche le varie donazioni fatte al Comune. Alcune opere rimarranno in maniera permanente, mentre altre verranno esposte a rotazione».

Il titolo dell’esposizione riprende le parole con cui, in un articolo apparso sul periodico “La Provincia di Vicenza” del 1912, si elogiava lo sforzo di Guido Cibin per la realizzazione del neonato Museo Civico scledense, destinato a preservare il patrimonio artistico locale e a raccogliere le principali testimonianze archeologiche che, proprio in quegli anni, stavano emergendo nelle zone circostanti. Il museo ebbe però vita brevissima, complice anche lo scoppio della Grande Guerra.

La collezione Cibin Gori si compone di oltre quattromila reperti, provenienti dagli scavi nella grotta di Bocca Lorenza (Santorso), dai siti di Castel Manduca (Piovene Rocchette) e da Magrè. A questi manufatti si aggiungono un centinaio di monete e un piccolo ma significativo nucleo di ceramiche di produzione greca e magnogreca.

La raccolta di Guido Cibin (Oderzo 1860Schio 1947) è poliedrica e comprende non solo reperti archeologici, ma anche monete e medaglie, cimeli della Prima Guerra Mondiale, documenti, pubblicazioni e altro. Per volontà degli eredi, nel 2014 la collezione è stata affidata al Comune di Schio.

La collezione Strolin rappresenta una ricca raccolta che ammonta a quasi tremilacinquecento monete e medaglie, con esemplari di età greca, romana (sia repubblicana sia imperiale) e bizantina, fino alle emissioni dei pontefici, di alcuni stati italiani

preunitari e di altre nazioni. Teopisto Strolin (Schio, 1868-1951), custode del macello comunale e grande appassionato di numismatica, nel corso della sua vita arrivò a raccogliere oltre dodicimila esemplari. Nel 2014 parte consistente della raccolta è giunta in possesso del Comune di Schio per volontà testamentaria della nipote ed erede, Angela Lucia Strolin.

La collezione Mazzon, infine, è una piccola ma curiosa raccolta di manufatti, composta da una ventina di esemplari. Accanto ad alcune statuette in bronzo e ad altri oggetti, si distingue una dozzina di imitazioni di vasi greci e magnogreci, molto vari nelle forme e nei soggetti. L’industriale Giovanni Mazzon (Schio 1925 - Legnago 1993) ha voluto lasciare in eredità la collezione al Comune di Schio ed è una raccolta alquanto interessante anche per l’identificazione del falso d’autore.

Le donazioni di reperti di rilievo sono importanti per la città e per quello che sarà il suo Museo. “Recentemente - spiega l’assessore Corzato - la famiglia di Silvano Facci, fumettista e illustratore scledense, ha aggiunto otto disegni che si sommano al fondo delle opere dell’artista, donate già nel 2022. Nicoletta Saccardo, pronipote di Nico Piccoli, che a suo tempo aveva reso disponibile una ricca documentazione di famiglia per la mostra del centenario del volo del dirigibile Ausonia, ha deciso di donare il prezioso materiale anche in vista della sezione dedicata al Dirigibile che sarà realizzata a Palazzo Fogazzaro. Il fondo comprende centinaia di documenti: fotografie, lettere ed altro, relative alle passioni sportive di Nico Piccoli, alla costruzione dell’Ausonia e alle sue missioni durante la Grande Guerra». ◆

[20] ◆ SchioMese Cultura

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Maturità, 50 anni dopo è ancora 5aA

lo scorso ottobre da alcuni ex compagni di liceo per ritrovare gli amici mancanti all’appello. Il loro desiderio, poi esaudito, era quello di organizzare un ritrovo di classe per rivivere gli anni della ribellione, dello studio matto e dell’ansia nella notte prima degli esami.

Come per un normale giorno di scuola, hanno risposto all’appello: Mario Apolloni, Liliana Balasso, Giuliano Bertelle, Paolo Cecchellero, Maurizio Dal Maso, Emilia Fagnani, Giovanni Gavasso, Maria Giardino, Lorena Martini, Maria Cristina Lusiani, Teresa Petucco, Lucia Piccini, Girolamo Saccardo, Erica Sella, Fulvio Simonato.

Gli amici ritrovati: dopo 50 anni sono di nuovo (quasi) tutti insieme, la storia della 5aA del Liceo Scientifico di Schio (il Liceo Tron non c’era ancora) che aveva concluso il suo percorso con il conseguimento del diploma di “Maturità Scientifica” nel 1973.

Dopo la maturità non ci si è completa-

mente persi. Poi l’idea di ritrovarsi ancora dopo trent’anni dall’ultimo incontro conviviale. Il 18 marzo i compagni della classe 5aA hanno pranzato tutti insieme ricordando gli anni dell’adolescenza. Si sono rincontrati presso il ristorante da Beppino a Schio. Una visione poetica, come poetico è stato l’appello lanciato

Un’esperienza indimenticabile per 25 ragazzi di terza media in Danimarca grazie al progetto Erasmus+

Grazie al progetto europeo Erasmus+, dal 23 al 29 aprile venticinque ragazzi delle nostre classi terze della Secondaria dell’Istituto Comprensivo Il Tessitore, accompagnati da quattro docenti, hanno potuto vivere l’esperienza di una mobilità internazionale, a Odense, in Danimarca.

Siamo stati accolti nella Tingkærskolen, un istituto scolastico di circa 370 studenti, situato in una piccola frazione a 15 km da Odense, terza città per abitanti della Danimarca.

Dopo una visita preparatoria organizzata in dicembre la dirigente Emilia Pozza ha concordato con il preside danese Bjarne Larsen l’avvio di una collaborazione tra i due istituti. Francesca Fabi e Monica Marzarotto, rispettivamente vicaria e docente d’inglese, si sono coordinate con le colleghe danesi per organizzare una settimana ricca di attività coinvolgenti: ricerca e programmazione, laboratori pratici di cucina, disegno, sartoria e falegnameria. Gli studenti, ospitati dalle famiglie, hanno potuto vivere non solo l’esperienza scolastica, ma anche la quotidianità dei

loro ospiti. Per questi ragazzi è stata un’esperienza veramente coinvolgente e indimenticabile.

Noi docenti siamo state impegnate anche nell’osservare le peculiarità della scuola danese per importare le buone pratiche. Stefania Agnolin, docente accompagnatrice, ha notato quali sono i punti di forza della struttura per la promozione del benessere di alunni e docenti: la presenza di materiali fonoassorbenti, la cura nell’arredo e l’organizzazione di ampi spazi aperti e liberamente accessibili agli alunni che possono lavorare in piccoli gruppi e in autonomia.

La prof.ssa Paola Pelloni, docente con una grande esperienza nel sostegno, ha sottolineato come vi siano alcune differenze fondamentali tra la scuola italiana e danese: in quest’ultima infatti non ci sono alunni con disabilità, né fisiche né psichiche, poiché gli alunni disabili frequentano scuole speciali.

La grande sfida dunque è portare nella scuola italiana le buone pratiche dell’innovazione didattica danese, adattandole

Il pensiero è andato al leggendario preside Renato Bortoli ai professori Lelia Marchesini, (Matematica) Giulio Neri (Filosofia), Giuseppe Piazza (Italiano), Carlo Vecelli (Inglese), Giuliana Veronese (Italiano), Lello Bressan (Educazione Fisica), Virgilio (Fisica), Minozzi (Disegno), Baldelli (Scienze), Don Moletta (Religione) ca di emozioni.

però alla nostra realtà scolastica decisamente più inclusiva e, per questo, anche più complessa.

Questo progetto è solo l’inizio: avendo vinto lo scorso anno l’accreditamento Erasmus+, questa bella opportunità sarà riproposta per altri quattro anni anche con altre mete e coinvolgerà in totale 125 alunni e 50 tra docenti e personale ATA. Le attività spaziano dal job shadowing a corsi di formazione, con due obiettivi: migliorare le competenze nelle lingue straniere e conoscere modalità didattiche innovative.

Ora ci aspetta il cosiddetto lavoro di disseminazione: Erasmus+ richiede che i progetti siano raccontati per fare in modo che sempre più scuole provino a realizzarne di simili.

Giulia Andrian Responsabile Erasmus+ dell’I.C. Il Tessitore

ORTOPEDIA

Visite e interventi senza attese

Riabilitazione mirata

Non solo visite ortopediche, ma anche interventi

Il Team di Medici può vantare grande esperienza : al paziente viene assicurata continuità diagnostica ed operativa , potendo effettuare con la stessa struttura la Visita Ortopedica e l‘eventuale intervento risolutivo. Gli interventi si svolgono in sale operatorie che rispettano i

Ginocchio

Lesione del menisco e dei legamenti, plica sinoviale, protesi al ginocchio, artroscopia del ginocchio;

Gomito

Borsite, epicondilite, trattamento tunnel cubitale (ulnare), artroscopia del gomito;

Piede

Alluce valgo, dita a martello, sperone calcaneare, metatarsalgia;

massimi criteri di sicurezza ed igiene e sono dotate di strumentazioni all’avanguardia . Infine, la stretta collaborazione con l’unità di FisicLab permette poi un iter riabilitativo coordinato e specifico per la patologia trattata.

Mano

Sindrome del tunnel carpale, dito a scatto, rizoartrosi del pollice, malattia di Dupuytren, sindrome di De Quevrain e correzione fratture di mano e polso;

Spalla

Lesione della cuffia dei rotatori, protesi di spalla, artroscopia della spalla;

Anca

Protesi d’anca.

Scopri il servizio Dir. San. Dott.ssa Spezzapria Maria, Dott. Zancan Giuseppe, Dott. Zancan Renzo Thiene (VI) Schio (VI) poliambulatorisangaetano.it 0445 37 22 05

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