SchioMese
Periodico di informazione dell’Alto Vicentino
anno XIII n. 122 - maggio 2024
Qui ci vuole un Museo dell’archeologia industriale - p.6 ◆ Aironi di città - p.14
Quell’auto per il Duce
Un’altra emergenza Il territorio è fragile
Dagli archivi della Carrozzeria Dalla Via spunta un ordine del 1924 per una vettura particolare, una Fiat 15T, su richiesta di un cliente dal nome particolare: Mussolini. [p.8]
L’ultima emergenza è di pochi giorni fa: 24 ore di pioggia incessante hanno causato smottamenti e frane nelle zone collinari di Schio e dei comuni vicini e allagamenti nei centri abitati. Facciamo il punto per capire quanto è stato investito a Schio per arginare il dissesto idrogeologico e quanto è possibile prevenirlo.
In corsa contro il maltempo
LStefano Tomasonia nota positiva è che la campagna elettorale in corso non è entrata a piedi uniti nella nuova emergenza maltempo che a metà mese ha colpito anche Schio, oltre a buona parte dei comuni vicini. A parte qualche inevitabile reazione social, il fango non è diventato motivo di particolare polemica politica tra gli schieramenti che si contendono l’amministrazione della città. Cristiano Eberle, per dire, ha espresso “leale collaborazione all’amministrazione comunale per far fronte alle necessità” osservando che “in situazioni come questa non esiste divisione politica, serve l’aiuto di tutti e dobbiamo fare squadra come cittadini”. Una buona cosa. Certo in questi anni il meteo non è stato particolarmente benevolo con Valter Orsi, considerato che il suo decennio da sindaco è cominciato e finito con un’ondata
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estrema di maltempo. Nel 2014 era sindaco da pochi mesi quando si era verificata una prima “bomba” di maltempo con i controfiocchi. Adesso si appresta a passare la fascia tricolore ed ecco l’ultima emergenza. In mezzo, anche un’altra situazione pesante, a dicembre 2020.
Gli interventi per consolidare e mettere in sicurezza il territorio comunale non sono mancati, in questi anni, nell’articolo che segue Camilla Mantella ha fatto il punto della situazione, segnalando le cose realizzate e anche le criticità che restano. È evidente che quel che s’è fatto non basta, altrimenti la settimana scorsa non ci sarebbe stato nessun problema. Il previsto bacino di laminazione del Caussa a San Martino, ad esempio, di cui è stata affidata la progettazione a inizio 2022 per risolvere i problemi del canale Caussa-Boldoro, deve ancora arrivare.
Ma la questione più generale è che gli effetti del cambiamento del clima stanno esplodendo in tutta la loro drammaticità e la situazione è così pesante, ormai, che a tutti i livelli si finisce inevitabilmente per essere sempre all’inseguimento degli eventi. È un po’ come quando ci si rende conto che in un’autostrada serve fare la terza corsia per decongestionare il traffico: la si costruisce ed ecco che in pochi anni diventa insufficiente anche quella e si comincia a parlare della quarta. Così ormai è per le ondate di maltempo: per quante falle si chiudano nel territorio, se ne aprono sempre di nuove e si va a rimorchio di quello che decide di fare un clima sempre più stravolto nei suoi cicli e nelle sue manifestazioni. E infatti gli esperti del meteo avvertono che occorre fare un salto di mentalità e cominciare a formare i cittadini ad affrontare stagioni e situazioni sempre più estreme. Come a dire che non ci può aspettare che lo Stato o la Regione o il Comune garantisca il “rischio zero”, perché questa condizione, se mai è esistita, ora non esiste più. Il terri-
torio, qualsiasi territorio, è così “stressato” - dalla cementificazione, dall’urbanizzazione o per contro dall’abbandono delle aree montane – che non ce la fa più a reggere. Poi ci saranno sempre quelli che negano l’evidenza, quelli del “vedi come piove e che freddo fa a metà maggio? Quindi non è vero che c’è il surriscaldamento globale, è sempre stato così”, ma il negazionismo climatico è un’altra storia, rientra tra le patologie sociali diffuse nei tempi che viviamo, uno dei segnali del fatto che ormai da anni perde colpi l’eredità lasciata dall’Illuminismo per fare spazio all’epoca dell’Ignorantismo. Nella speranza di riuscire ancora a fermare questa deriva, non resta che fare ognuno la propria parte per difendere quel po’ di salute che rimane al territorio. In questo senso, chi la sua parte la fa sempre, senza risparmiarsi, sono tutte le persone che nelle emergenze mettono a disposizione il loro tempo e le loro energie, e dunque la protezione civile e il tanto volontariato che fa riferimento ad associazioni e enti vari. Alla fine di ogni emergenza, quando il fango è stato portato via e si contano i danni, rimane quel senso di fiducia e di speranza offerto dal loro esempio. ◆
L’Copertina
Camilla Mantellaultima emergenza è di pochi giorni fa: 24 ore di pioggia incessante, tra mercoledì 15 e giovedì 16, hanno causato a Schio smottamenti e frane in zona S.Ulderico e S.Rocco, allagamenti di strade e vie in città con situazioni particolarmente pesanti a SS.Trinità e a Giavenale. Al tunnel per Valdagno è stata chiusa per allagamento la galleria del Castellon. Situazione pesante tra Monte di Malo e S.Vito con allagamenti e frane. Un pezzetto di Summano è franato a Piovene. Tutto frutto delle abbondanti piogge di una primavera che da tempo non si vedeva così bagnata. Gli ultimi anni sono stati costellati da smottamenti e dissesti che a Schio hanno interessato in special modo le zone collinari. Gli investimenti per la messa in sicurezza del territorio ci sono stati, ma la fragilità idrogeologica del territorio permane. Ci troviamo così di fronte, soprattutto in autunno e in primavera quando le precipitazioni sono più abbondanti, a contrade che rischiano periodicamente di rimanere isolate e a interventi di ripristino da dover effettuare in urgenza.
L’Ufficio tecnico comunale ha fornito alcuni dati che aiutano a disegnare il quadro dell’attuale situazione scledense, nella consapevolezza che la prevenzione del dissesto è tanto fondamentale quanto complessa, soprattutto per l’imprevedibilità di determinati eventi.
Tre milioni in otto anni
Dal 2015 al 2023 il Comune di Schio ha speso tre milioni e 77 mila euro per interventi di sistemazione di dissesti idrogeologici, a cui vanno aggiunti gli ultimi due interventi in somma urgenza effettuati a cavallo tra 2023 e 2024 in contrada Danzi, nella zona di Monte Magrè, per i quali sono stati
Un intervento dei vigili del fuoco al Tretto per liberare una strada interrotta dalla caduta di alberi, dopo gli eventi atmosferici del 15 e 16 maggio. Sotto, l’auto rimasta intrappolata nerll’acqua nei pressi di una delle gallerie della bretella per il tunnel di Valdagno
Un’altra emergenza Il territorio è fragile
L’ultima emergenza è di pochi giorni fa: 24 ore di pioggia incessante hanno causato smottamenti e frane in zona S.Ulderico e S.Rocco, ma anche situazioni pesanti tra Monte di Malo e S.Vito e tra Piovene e Santorso. Negli ultimi anni frane e smottamenti hanno interessato in particolare le aree collinari e montane del Tretto. Facciamo il punto della situazione per capire quanto è stato investito a Schio per arginare il dissesto idrogeologico e quanto è possibile prevenirlo.
spesi altri 48 mila euro, e in contrada Buzzaccari, al Tretto, dove si sono investiti 43 mila euro. In poco meno di dieci anni, dunque, la fragilità idrogeologica è costata agli scledensi, come detto, oltre tre milioni di euro. I lavori di piccolo importo o improcrastinabili sono stati finanziati con fondi comunali, gli altri con contributi regionali e statali. A beneficiarne sono stati soprattutto i quartieri del Tretto e di Monte Magrè, completamente collinari, dove si verificano la maggior parte degli smottamenti a causa della tipologia stessa del territorio che li caratterizza.
Le zone più critiche
Le aree di maggiore criticità sono rappresentate dalla zona collinare e da quella montana del Tretto, anche se va sottolineato che le fragilità sono diffuse su buona parte del territorio comunale.
Nell’area collinare di Monte Magrè, ad esempio, la strada per contrada Corbara, che dalla provinciale per il passo dello Zovo si stacca verso località Mucchione, pre-
senta ancora delle criticità di dissesto, che sono state solo in parte risolte con un ultimo intervento nel 2023: è per questo che si è reso indispensabile prevedere un nuovo intervento per il 2024 appena finanziato dalla Regione Veneto per un importo di circa 350 mila euro, di cui è attualmente in corso la progettazione esecutiva.
Le cause degli smottamenti, per quanto riguarda il Tretto, sono principalmente due: la natura argillosa dei terreni, che impediscono l’assorbimento in profondità delle precipitazioni e favoriscono lo scorrimento superficiale - con conseguente dilavamento ed erosione dei terreni, cosa che provoca spesso colate detritiche e frane - e i fenomeni piovosi intensi e localizzati caratteristici degli ultimi anni, che determinano consistenti portate d’acqua superficiali e conseguenti fenomeni erosivi.
Per quanto riguarda invece la strada per località Corbara, la causa è prevalentemente di tipo geologico, legata da una vasta paleofrana sulla quale è stata realizzata la strada in oggetto.
Documentare i danni subìti
La nuova ondata di maltempo verificatasi tra il 15 e il 16 maggio ha provocato danni estesi in quasi tutti i comuni dell’Alto Vicentino, al punto da farne la notizia d’apertura del Tg1, dove è stata data notizia tra l’altro dei due ponti crollati a Malo. A Schio le zone più colpite non sono state soltanto quelle collinari del Tretto e di Monte Magrè, ma anche zone di pianura come Giavenale e SS.Trinità. Il Comune ha provveduto a dislocare dei container nelle aree più colpite, per facilitare la raccolta dei materiali e degli oggetti andati rovinati nelle abitazioni. La raccomandazione, in questi casi, è quella di tenere traccia di quanto è andato rovinato e di fare fotografie di tutto, per avere documentazione da produrre in caso venga riconosciuto lo stato di calamità naturale.
Una prevenzione complessa Nel 2023 è stato finanziato un intervento complessivo di prevenzione dei dissesti nelle zone collinari di 1,2 milioni di euro. Nei prossimi mesi sono previsti lavori sul consolidamento dei movimenti fra-
nosi che interessano le strade comunali che portano alle contrade Gonzati, Nogare, Pozzani di Sotto, Buzzaccari e Acquasaliente – con una spesa prevista di 550 mila euro, finanziati con contributo statale. Il progetto esecutivo è stato consegnato e il Comune è attualmente in attesa dei pareri degli enti competenti, dopodiché si procederà con l’affidamento lavori, che dovrebbero iniziare verso fine estate 2024.
Poi, come anticipato, si opererà ancora sulla strada per località Corbara, in corrispondenza di località Gecchelini, dove il contributo regionale di 350 mila euro recentemente concesso consentirà di completare i lavori, stimati in circa 600 mila euro totali.
A seguito degli eventi piovosi di marzo 2024, inoltre, è necessaria una sistemazione dei dissesti stradali creatisi in via Sila a Monte Magrè: l’ufficio tecnico sta lavorando al progetto esecutivo e l’intervento costerà circa 140 mila euro.
Prosegue infine il lavoro di progettazione per la prevenzione del dissesto: il Comune ha da poco ottenuto un contributo di 70 mila euro da parte dello Stato proprio per finanziare la progettazione degli interventi, passaggio indispensabile per poter poi
Copertina
fare domanda e partecipare a bandi che mettano a disposizione contributi in materia.
I lavori eseguiti finora hanno eliminato il dissesto localizzato, ma il problema è che si vengono a creare sempre nuove criticità in zone nelle quali è difficile valutare possibili interventi preventivi. Queste criticità, come già accennato, dipendono sia dalla natura del terreno che dall’intensità e localizzazione degli eventi piovosi: gli interventi consentono di sanare situazioni di smottamento in atto, prima che la problematica si aggravi ulteriormente con conseguenti maggiori disagi per la popolazione e maggiori costi di sistemazione, ma risulta molto complicato mettere in sicurezza il territorio prima che ci siano già avvisaglie di fragilità. ◆
SAttualità
Stefano Tomasonie un giorno Schio avrà un Museo dell’archeologia industriale, ci si dovrà ricordare di chi aveva avuto il merito di far scoccare la scintilla iniziale del progetto. Ovvero di Riccardo Piazzo, presidente del consiglio di quartiere n.1 Centro-Rossi ma anche ex dipendente della Carrozzeria Dalla Via, di Carlo Studlick, anima e corpo dell’Historic Club Schio, e di Paolo Bicego, collega di Piazzo in Dalla Via.
Un progetto ambizioso
Sono loro gli artefici del recupero e della catalogazione (in corso) dell’archivio della Carrozzeria, storica azienda produttrice inizialmente di carri e poi di pullman, fondata 120 anni da Luigi Dalla Via e chiusa nel 2008. Si sono presi la briga di salvare dal rischio di degrado l’intero archivio contenente la storia aziendale, ovvero centinaia di disegni e di progetti (molti in scala 1:1 alti anche quattro metri), decine di faldoni, libri e registri aziendali e molto altro. Al tempo della chiusura, la Dalla Via aveva donato tutto al Comune, che aveva poi sistemato il materiale all’interno dei capannoni dell’ex Prealpina. Alcuni mesi fa Piazzo, Studlick e Bicego si sono dati da fare per ottenere dal Comune la disponibilità di alcuni spazi all’interno dell’ex asilo Bambi di via Baratto e hanno trasferito tutto lì, dove da mesi si stanno dando da fare per pulire e catalogare ogni singolo documento. Con un obiettivo iniziale: dare vita e dignità, appunto, a un vero archivio storico della Dalla Via. E con un obiettivo successivo, decisamente più impegnativo: mettere in moto un processo che porti al recupero
Qui ci vuole un Museo dell’archeologia industriale
Riccardo Piazzo, Carlo Studlick e Paolo Bicego stanno lavorando al recupero e alla catalogazione dell’archivio storico della Carrozzeria Dalla Via. Con un obiettivo ambizioso: avviare un processo che porti a salvare altri importanti archivi aziendali scledensi (Saccardo, Gregori, De Pretto, Ilma…) per realizzare un vero e proprio Museo dell’archeologia industriale.
di altri archivi aziendali storici scledensi –i nomi che vengono in mente sono quelli di Saccardo, Gregori, De Pretto, Ilma – per costituire un vero e proprio Museo dell’archeologia industriale, da realizzare in una sede idonea e di un certo prestigio. Quale potrà essere si vedrà, la più logica sarebbe un piano della Fabbrica Alta, quando sarà ristrutturata, o un’ala dell’ex asilo Rossi. “Finora si è sempre guardato all’archeologia industriale dal punto di vista degli edifici che ospitavano le attività produttive storiche della città – osserva Riccardo Piazzo -. Quello che vorremmo fare noi è portare l’attenzione su ciò che si faceva
all’interno delle aziende che hanno lasciato un’eredità importante per il territorio e hanno creato un grande intreccio di relazioni tra di loro. Noi vorremmo trasformare l’archeologia industriale in un racconto della storia dell’industria di Schio. Vorremmo approfondire tutto questo intrecciarsi di relazioni, di fabbriche che sono sorte in funzione di determinate produzioni, capire come sono nate queste aziende e queste relazioni, ricostruire una storia che faccia capire perché proprio a Schio è nato tutto questo. Un progetto ambizioso, certo, ma che vorremmo si trasformasse in qualcosa che porti a visitare Schio non soltanto per gli edifici dove si è fatta l’industria, ma anche per quello che al loro interno è stato pensato, progettato e prodotto”.
Quella telefonata da Trieste…
Il progetto è partito da una telefonata. “Un giorno ho ricevuto una chiamata da Trieste da un ex cliente Dalla Via, un appassionato di autobus che chiedeva informazioni sulla disponibilità di documentazione storica della carrozzeria, per un progetto museale in corso appunto a Trieste – spiega Piazzo -. Questa cosa mi ha fatto pensare al fatto che all’ex Prealpina sapevo essere immagazzinata tutta la documentazione relativa alla storia della Dalla Via, un vero tesoro di disegni, di progetti, di fotografie di un’azienda che ha fatto la storia del trasporto e che rischiava di andare perso. A quel punto, mettendomi nel
ruolo di presidente del consiglio di quartiere, ho contattato il sindaco e gli ho parlato dell’idea di avviare un recupero dei materiali. Da qui, ragionando insieme, è partita l’idea di una mostra sulla storia della Dalla Via. Abbiamo coinvolto Carlo Studlick, come Historic Club, che si è subito entusiasmato al progetto, e siamo partiti”. Il programma di lavoro di Piazzo e soci è quello di organizzare la mostra nella primavera dell’anno prossimo. “Puntiamo a una cosa molto ben fatta, con il coinvolgimento di più enti. Una mostra multimediale, veloce, coinvolgente, in cui ci sia proiezioni di foto, progetti, testi”.
Se poi le buone intenzioni si tradurranno in progetti e collaborazioni concrete tra pubblico e privato, si vedrà in che modo poter partire con il recupero di altri archivi storici aziendali (in ex Prealpina ci sono tuttora materiali relativi alla ex Saccardo), con l’intenzione di arrivare ad avviare un vero e proprio museo dell’archeologia industriale.
L’anima di un’azienda
“Schio merita qualcosa di questo genere –dice Piazzo -. Si verrebbe in città non soltanto per visitare le testimonianze dell’architettura produttiva di un tempo, ma anche per visitare un museo dell’archeo -
logia industriale in cui toccare con mano la storia delle aziende e di chi le ha fatte vivere. Quando si parla di archeologia industriale si parla di Lanerossi, questo è ovvio, ma ci sono state tante altre realtà che varrebbe la pena riscoprire e valorizzare recuperando le testimonianze e i documenti della loro storia. Noi vorremmo essere uno stimolo per arrivare a questo. Qui nell’archivio Dalla Via che stiamo riordinando, ad esempio, non si trova soltanto la storia di un’azienda, ma anche la storia dell’evoluzione del trasporto pubblico in Italia. Per chi come noi in Dalla Via ha lavorato per tanti anni, srotolare un vecchio disegno tecnico e vedere che è stato pensato e realizzato da mani umane è un’emozione. Abbiamo ritrovato tanti disegni in scala 1 a 1, con un’altezza che poteva arrivare a quattro metri. In azienda avevamo un tavolo da disegno grande come una parete alta appunto quattro metri. Tutte le curve si disegnavano a mano, il computer è arrivato negli anni Novanta. Insomma, c’è un’anima all’interno di ognuno di questi disegni”. C’è un’anima all’interno di ogni fabbrica. Questo è il punto. E chissà, forse un giorno un Museo dell’archeologia industriale potrà farla riscoprire alle generazioni di oggi e di domani. ◆
SABATO
GIUGNO ore 21.00
Attualità
“VStefano Tomasoniettura Mussolini Fiat 15T”. Eccolo qua, in data 2 giugno 1924, l’acquisto che non ti aspetti. Il recupero dell’archivio storico della Carrozzeria Dalla Via regala anche di queste chicche: l’ordinativo di un’automobile segnato, nel registro dell’anno 1924, sotto il nome del Duce. Che si tratti proprio di lui, dell’uomo che due anni prima si era impossessato del potere inaugurando il lugubre ventennio fascista, non può essere dato per sicuro al cento per cento, non essendoci documentazione supplementare, oltre alla nota tecnica del registro ordini, ma è assai poco probabile che possa trattarsi di qualcun altro: in ditta, difficilmente avrebbero segnato il cliente semplicemente come “Mussolini”, che in quel momento era il cognome più impegnativo del paese, se si fosse trattato di un Mussolini qualsiasi. L’ordine, nel registro, è classificato con tutte le caratteristiche tecniche del caso: “Costruzione di una scocca con le precise misure come la N. 24. Posa in opera delle ferramenta di rinforzo adattamento sul -
Il foglio del registro ordini del 1924 con le specifiche dell’auto ordinata a nome “Mussolini”. Nella foto piccola un esemplare del modello “Fiat 15T” citato nell’ordine
Quell’auto per il Duce
archivi della Carrozzeria Dalla Via spunta un ordine del 1924 per una vettura particolare, una Fiat 15T, su richiesta di un cliente dal nome particolare: Mussolini.
lo chassis. Tre sportelli totalmente forati di cerniere e seracchi con cornici battenti 2 al coperto. Pavimenti interni come di regola”. Seguono altre specifiche a completamento dell’ordine. A margine, sulla destra, c’è il timbro con la scritta “PAGATO” e poco sotto la data 28 giugno 1924. In meno di un mese, ordine ricevuto, evaso e incassato.
A lasciare un po’ sorpresi è il modello della vettura. Benché avesse preso la patente solo nel fatidico 1922, a 39 anni, di Benito Mussolini è nota la passione per le belle
Lo Schiocco
Segnali dimenticati
Il segnale stradale col pennello bianco giace abbandonato da più di un anno nella parte alta di via Fusinieri, interessata a suo tempo da un intervento di rifacimento del manto stradale. Da allora qualcuno lo ha lasciato lì, ad annunciare un ridisegno della segnaletica orizzontale mai avvenuto (idem nella vicina via Lioy). I segnali blu che si intravedono appena tra siepi e alberi, invece, sembrano un gioco della Settimana enigmistica in cui bisogna trovare l’oggetto nascosto o ideare un onomatopeico invito alla manutenzione: “Favorire Fendere Fresche Fronde Fruscianti”. È certo che sia il pennellone dimenticato che i segnali blu, se potessero parlare, ur-
lerebbero “Ehii, c’è qualcuno? Siamo qui!”, accompagnando l’SOS con una serie di legittimi impropèri. E se avessero un sindacato denuncerebbero pratiche di mobbing ai loro danni, scendendo in piazza al grido di “Lavorare meglio, lavorare tutti”. Anche i segnali stradali nel loro piccolo si incazzano. [S.T. / M.D.Z.]
automobili e il fatto che abbia sempre avuto una sorta di fissazione per le Alfa Romeo, a cominciare dalla spider 20/30 HP regalatagli da Margherita Sarfatti per finire, dopo varie altre vetture, con la 6C 2500 Berlinetta, carrozzata Touring, che Mussolini regalò nel 1939 a Claretta Petacci e con la quale fecero insieme l'ultimo viaggio, prima della cattura. Per un amante di auto di questo tipo suona curioso l’ordine di una “Fiat 15T”, che, stando agli archivi dei modelli della casa torinese, risulta essere una vettura come quella qui in foto, di carrozzeria leggera ma per l’epoca classificata come “autocarro”.
In tutti i casi, le specifiche tecniche indicate nell’ordine fanno capire come la Carrozzeria Dalla Via realizzasse, in quella nicchia di mercato secondaria rispetto agli iniziali carri e alla successiva produzione di autobus, delle automobili “sartoriali”, in risposta a precise richieste del cliente. Si racconta, del resto, che Luigi Dalla Via, il fondatore dell’azienda, amasse guidare tenendo sempre in testa il cappello, il che aveva portato a disegnare il “tetto” dell’auto a lui destinata tenendo conto di questa abitudine. A conferma che in Dalla Via le misure dell’automobile venivano davvero prese direttamente sulla persona, e non soltanto nel caso del “paròn”. Ovvio che, con queste premesse, quella delle automobili fosse un’attività ridotta a pochi esemplari e su ordinazione. Tra questi, la “Vettura Mussolini 15T”. ◆
DagliElezioni Comunali 2024
AElia CucovazSan Vito di Leguzzano quella che sembrava una corsa in solitaria del sindaco uscente Umberto Poscoliero, candidato per il terzo mandato con la sua lista civica “Progetto San Vito” vicina al centrosinistra, si è recentemente trasformata in una sfida a due con la discesa in campo, in zona Cesarini, di Giuseppe Spezzapria, già consigliere comunale di minoranza. sostenuto da una lista civica di centrodestra, “Vivere San Vito di Leguzzano”. Abbiamo chiesto ai candidati di parlarci dei loro obiettivi e priorità e di presentarci le squadre a loro sostegno.
Poscoliero, continuità “per completare i progetti”
Umberto Poscoliero, 64 anni, forte di due mandati come sindaco oltre che di una carriera spesa nell’amministrazione comunale di Schio (da ultimo, prima del pensionamento, come responsabile dell’avvocatura civica), per la politica sanvitese impersona la continuità. “Ho deciso di ricandidarmi perché ci sono ancora dei progetti in corso che vorrei portare a termine, ma allo stesso tempo ho voluto mettere insieme una squadra di persone giovani, con competenze in diversi settori che possa maturare esperienza e continuare poi ad ammini
SAN VITO DI LEGUZZANO Poscoliero vs Spezzapria
Il sindaco uscente Umberto Poscoliero cerca il terzo mandato con la sua lista, “Progetto San Vito”, vicina al centrosinistra. Se la vedrà con il candidato del centrodestra, Giuseppe Spezzapria.
La lista comprende professionisti in campo energetico, informatico, gestionale ed economico, tra cui l’ex assessore al bilancio di Schio Giancarlo Stefenello, ma anche educatori, come il preside dell’istituto alberghiero di Tonezza Silvia Cortiana e cittadini attivi in ambito sportivo, artistico e del mondo del volontariato.
Tra le priorità ci sono progetti da portare a termine come la riqualificazione delle scuole con la creazione di un asilo nido comunale, il consolidamento statico del palazzetto dello sport e il completamento della nuova piazza, ma non solo: “Il riordino della viabilità in accesso al centro abitato, il completamento della rete internet veloce su tutto il territorio comunale, la costituzione di una comunità energetica rinnovabile, il miglioramento della sentieristica pedonale e ciclabile specie nella zona del Merlaro per promuovere il turismo lento, la spinta verso la riqualificazione di aree ed edifici abbandonati, l’impegno a proseguire progetti di unificazione dei servizi con altri comuni per accedere a finanziamenti
Spezzapria, una vita da imprenditore
“Mi candido per portare aria nuova in Comune: dopo due mandati il sindaco uscente ha fatto il suo tempo, servono persone con idee nuove, vicine alla cittadinanza”. Questo il principio alla base della lista a sostegno di Spezzapria, 78 anni, pensionato dopo una vita da imprenditore: “Siamo civici, ma con una cultura politica di centrodestra. Al nostro interno ci sono sensibilità diverse e proprio per questo ogni provvedimento sarà prima discusso tra tutti, senza scelte calate
Di se stesso il candidato dice di essere prima di tutto un liberale, cresciuto in una famiglia che partendo dal niente ha creato una multinazionale, quindi contrario a tutto ciò che va contro l’iniziativa individuale. “Noi imprenditori di vecchio stampo siamo gente che si è sempre rim-
boccata le maniche, sempre i primi ad arrivare in fabbrica, ma che ha anche saputo ascoltare fino all’ultimo dei propri dipendenti: è così che si creano legami che vanno oltre il semplice rapporto di lavoro”.
Per Spezzapria un sindaco dovrebbe essere al servizio dei suoi cittadini, non viceversa. “Per questo intendo rinunciare all’indennità di posizione e la mia porta sarà sempre aperta, specialmente per questioni legate al sociale”. Un tema che Spezzapria sente particolarmente vicino per motivi molto personali: “Ho una figlia disabile e so cosa significa. Da questo punto di vista non ci potrà essere interlocutore più attento di me”.
Tra le priorità del suo programma elenca anche questioni viabilistiche come i parcheggi in piazza nuova e il ritorno a doppio senso di un tratto di via Roma necessario a rendere più fluido il traffico. “Intendiamo inoltre avviare il percorso per realizzare una RSA a San Vito”. ◆
Foto di gruppo dei componenti del nuovo consiglio comunale dei ragazzi
In attesa dei “grandi” c’è il nuovo consiglio comunale dei ragazzi
In attesa che dalle elezioni esca il nuovo consiglio comunale di Palazzo Garbin, da poche settimane è entrato in carica il nuovo Consiglio comunale composto dai ragazzi di prima e seconda media inferiore, un organismo che porta i più giovani a sviluppare un percorso di partecipazione ricco di proposte e di entusiasmo.
ÈMirella Dal Zottostato eletto di recente il nuovo Consiglio comunale dei Ragazzi, composto da 25 giovani delle scuole secondarie di primo grado della città impegnati in un percorso di partecipazione e di cittadinanza attiva. La nuova “sindaca dei ragazzi” è Irene Manea, 11 anni. Abbiamo trascorso con loro un paio d’ore che si sono rivelate una lezione di democrazia e un’iniezione di entusiasmo: sono ragazzi partecipi, convinti, fiduciosi, propositivi. Noi adulti abbiamo il compito di non deluderli e di credere, con loro, nel bene comune. I 25 studenti che fanno parte del CCR sono equamente suddivisi, in base al numero di iscritti, tra le tre scuole secondarie di primo grado della città, dove sono stati regolarmente eletti: sei componenti dell’istituto comprensivo “Battistella”, nove del “Fusinato”, dieci del “Tessitore”. Si tratta di studenti di classe prima e seconda, in quanto l’incarico è biennale e i ragazzi di terza non potrebbero portarlo avanti per due anni consecutivi; la maggioranza dei componenti è femminile. Il CCR si riunisce indicativamente una volta al mese al Faber
Box, in orario extrascolastico, operando per commissioni: sociale, ambiente, sport, cultura e istruzione, promozione della salute e politiche giovanili. È chiamato a partecipare in particolari momenti istituzionali pubblici, come il 25 aprile, il 2 giugno, il 4 novembre. Il CCR ha aderito ai progetti promossi dall’associazione Amici del Villaggio, in raccordo anche con il progetto Younicef (Young for Unicef).
Il nostro incontro si è svolto proprio al Faber e li avevamo tutti davanti, contenti di dire la loro, motivati e partecipi. Abbiamo sentito forte la responsabilità di trasmettere pensieri positivi sulla politica, in tempi, come gli attuali, in cui si fatica a trovare il buono e il bello in chi la politica la fa ad alti livelli. Magari qualcuno si sapesse elevare pensando come questi ragazzi!
Quando abbiamo chiesto, appunto, che cosa suggerisce a loro il termine “politica”, ci hanno parlato per una mezz’ora di buon governo, di leggi e regole condivise per la convivenza pacifica, di confronto nella diversità, di azione coesa per obiettivi comuni in grado di garantire il benessere sociale ed economico, di scelte il più possibile esenti da logiche partitiche.
Attualità
Abbiamo avuto subito la convinzione che il senso di responsabilità questi ragazzi ce l’abbiano ben chiaro: quasi tutti sono intervenuti e chi, magari per timidezza, non l’ha fatto, annuiva convinto a quanto detto dai compagni.
“Cosa vi ha spinto a impegnarvi nel CCR?”, domanda scontata ma necessaria. Gaia, Richard, Emma, Andrea, Fabiano, Leonardo, Maria, Rahma, Giorgia, Bianca, Maria Vittoria… hanno sciolto ogni riserva parlando di curiosità, di esperienza positiva comunicata da compagni che l’hanno già vissuta, di occasione per esprimere le proprie idee, di impegno e fattibilità, di opportunità per migliorare insieme la città, di possibilità di essere ascoltati dall’adulto che già fa politica perché spesso i ragazzi vengono sottovalutati, di disponibilità, di partecipazione, di modo per dare una mano.
Questi giovanissimi ci sono parsi perfettamente consapevoli che per volare alto si parte dal basso e hanno voluto puntare l’attenzione sull’ambiente, argomento che sta loro molto a cuore, partendo dal concreto: la riduzione della spazzatura, il riciclaggio corretto, l’aumento delle aree verdi soprattutto in centro, contro l’effetto serra. Importante poi la creazione di punti di ritrovo e/o di gioco per far uscire e coinvolgere anche compagni che, dopo il Covid, preferiscono ancora rimanere in casa davanti alla play, al computer o al telefonino. Di pari passo va l’organizzazione di eventi per gli adolescenti, in modo da avvicinarli alla città e renderli consapevoli del bel posto dove vivono.
“Schio ha molto potenziale – ha detto uno di loro – e spesso non si conosce ciò che di buono e bello si fa. Sarebbe importante una migliore comunicazione”.
“Certo, - ha chiosato la neosindaca, Irene Manea – in questo noi possiamo dare concretamente una mano; anche secondo me bisogna creare spazi e occasioni organizzate per parlare, discutere, divertirsi, stare insieme. È importante socializzare, aiutare chi ha problemi. Ecco, per me la politica dovrebbe proprio contribuire a risolverli, i problemi; a me la politica piace, è darsi da fare per gli altri e per se stessi. Me l’ha insegnato mio nonno, che si impegna come me”.
E dopo questo autorevole parere che ha toccato pure lo scambio generazionale, li abbiamo salutati con la grande soddisfazione di aver avuto a che fare con cittadini in grado di portare avanti la bandiera della democrazia. È veramente tanto. ◆
AAttualità
Elia Cucovazlcuni lettori hanno manifestato la propria curiosità riguardo la presenza in città di uccelli bianchi simili a piccoli aironi. Da qualche tempo in effetti li si vede volare in gruppi anche molto numerosi nei campi di Schio e sorvolare il centro e i quartieri in formazione a “V” per raggiungere i loro luoghi di nidificazione, tra cui i grandi cedri del libano del parco privato in fondo a via Vicenza di fronte al complesso di Porta Venezia. Un “itinerario” tra i loro favoriti è anche quello che corre, in città, lungo il torrente Leogra, che percorrono nei due sensi come fosse una strada, appollaiandosi d’estate sulla vegetazione della sponda verso Magrè, a gruppetti anche di otto o dieci. Il nome scientifico dei volatili in questione è Bubulcus Ibis, meglio noti come aironi guardabuoi. Per capire l’origine di questa nuova curiosa presenza abbiamo contattato un esperto di volatili del Veneto e non solo: il fotografo naturalista Luigi Sebastiani, residente nell’Alto Vicentino, membro di associazioni di studio e ricerca ornitologica ed autore di numerose pubblicazioni tra cui “Uccelli delle Alpi”, “Uccelli acquatici e di Pianura del Nord Italia” e “Uccelli delle montagne venete”.
“Si tratta di una specie originaria dell’Africa che già da qualche anno desta l’attenzione degli addetti ai lavori per la sua rapida diffusione – spiega Sebastiani -. La presenza stabile di questi uccelli in Italia settentrionale è attestata da almeno 20-25 anni, ma più di recente hanno iniziato a popolare in modo particolarmente evidente anche i nostri ter-
Aironi di città
Da qualche anno si è diffusa la presenza di aironi bianchi, alti e slanciati, che frequentano in particolare i cedri del libano di via Vicenza e corrono su e giù per il Leogra. Si tratta di aironi guardabuoi, una specie originaria dall’Africa.
ritori. Sono una specie di aironi non strettamente legata alle zone acquatiche: il loro nome infatti è dovuto al fatto che seguono le grandi mandrie di erbivori delle savane, ma nella pianura padana si sono abituati a seguire i trattori al lavoro nei campi. Sono dotati di un metabolismo rapido e di una grande adattabilità che, unitamente al riscaldamento del clima, sta spingendo il loro habitat sempre più a nord. Mangiano praticamente tutto ciò che si muove: insetti, vermi, ma anche anfibi, pesci e piccoli roditori. Come gli altri aironi, si riuniscono per nidificare in ritrovi collettivi detti garzaie che possono comprendere decine di esemplari appartenenti anche a specie diverse”. Siamo abituati ormai alla presenza di specie vegetali e animali “aliene”, cioè provenienti da altri continenti, che minacciano i nostri ecosistemi: l’ultima emergenza tristemente nota è legata ai granchi blu nell’Adriatico
Servono multe in Via Lungo Leogra
Urge fare qualcosa per assicurare il rispetto delle regole stradali su via Lungo Leogra, nel tratto a senso unico tra via Rossi e via Fra’ Giovanni da Schio. Perché qualcuno prima o poi potrebbe davvero farsi male. Non sono pochi gli automobilisti irresponsabili che, arrivando dalla parte alta della via in direzione ponte di Magrè, una volta allo stop su via Rossi se ne fregano del fatto che da quel punto via Lungo Leogra non sia più accessibile e proseguono allegramente contromano, anche a velocità sostenuta per completare l’illecito il prima possibile arrivando
su via Fra’ Giovanni, dove il senso di marcia torna quello per loro giusto. Una pratica che, per esempio, mette a rischio la vita di un eventuale ciclista in arrivo da via Fra’ Giovanni, che potrebbe arrivare dalla curva proprio mentre sbuca l’auto contromano.
Una dritta per i vigili: appostandosi in zona tra le 8.05 e le 8.10 i primi automobilisti del mattino che fanno regolarmente questo giochino li si ferma di sicuro. Dopodiché, sistemando sul posto una bella telecamera si farà collezione giornaliera di multe. Sacrosante, in questo caso. [S.T.]
che stanno mettendo in seria difficoltà l’itticoltura e la coltivazione dei molluschi. Ma la lista è lunga: nutrie, gamberi della Louisiana, pesci siluro, scoiattoli grigi, calabroni asiatici... In questo caso però non si può parlare di una specie invasiva: “Non è ancora noto - spiega Sebastiani - se l’elevata diffusione dei guardabuoi possa avere un impatto ambientale negativo e va ricordato che come tutti gli aironi sono protetti per legge. In ogni caso con il gruppo di studi naturalistici ‘Nisoria’ stiamo cercando di monitorare il fenomeno anche tenendo sotto controllo le garzaie per tentare una stima del numero di esemplari presenti sul territorio. Quel che è sicuro è che vanno a sottrarre risorse alimentari ad altre specie autoctone”. Gli aironi guardabuoi non sono l’unica novità in materia ornitologica nel territorio dell’Alto Vicentino.
“Negli ultimi anni si può osservare, per esempio, la presenza anche nelle zone di pianura di picchi verdi e rossi che in precedenza erano tipici di altre regioni – dice Sebastiani -. Nelle nostre campagne inoltre sono arrivate le gazze e i colombacci. Nelle aree umide anche dell’Alto Vicentino è possibile vedere qualche esemplare di marangone o cormorano pigmeo: una specie tipica del medio oriente che si è però rapidamente diffusa nella laguna veneta, andando quasi a sostituire il cormorano autoctono e che si sta ulteriormente ampliando anche nella terraferma. D’altra parte ci sono anche varie specie, ad esempio di passeriformi, che un tempo erano molto comuni, ma che stanno via via diventando sempre più rari”.
Il motivo, conclude l’esperto, è da indicare sicuramente nel cambiamento climatico, ma anche nella trasformazione degli habitat, per esempio con la progressiva estensione del bosco ai danni dei prati e pascoli collinari. ◆
DSpettacoli
Mirella Dal Zottoa una decina d’anni a questa parte, la prima decade di giugno vede il Sacrofest grande protagonista della cultura e dello spettacolo in città. Un nutrito gruppo di amici lo programma di anno in anno, e la comunità del quartiere Sacro Cuore risponde in modo entusiasta, consapevole di prender parte a un momento unico di aggregazione e condivisione. Gli appuntamenti di quest’anno si snoderanno dal 31 maggio al 9 giugno prossimi: “Nel corso degli anni – ci dice uno degli infaticabili animatori, Alberto Vitella – il nostro Sacrofest è diventato un importante richiamo non solo per Schio, ma per tutto l’Altovicentino, e oltre. I protagonisti sono nomi prestigiosi della cultura e dello spettacolo, che contribuiscono in modo determi-
Il richiamo del Sacrofest
Anche quest’anno la prima decade di giugno vede il festival organizzato al Sacro Cuore grande protagonista della cultura e dello spettacolo in città. I protagonisti sono, come sempre, nomi prestigiosi della cultura e dello spettacolo.
nante a darci una visibilità che sta andando ben oltre le più rosee aspettative. Anche per il prossimo giugno il programma è ricco, stimolante e di qualità; i tre eventi di maggior richiamo saranno: il concerto di Angelo Branduardi, sabato 1 giugno, al teatro Astra; il debutto, giovedì 6 giugno, dello spettacolo teatrale “Il romanzo della Bibbia”, di e con Moni Ovadia e Aldo Cazzullo, accompagnati musicalmente da Giovanna Famulari; l’incontro stimolante e imperdibile con Roberto Saviano, che sarà presente al Teatro Pasubio sabato 8 giugno”.
Campus Company, finale con “Love&Love”
Teatro Civico gremito per lo spettacolo finale del laboratorio “Campus Company”, condotto da Ketti Grunchi e Delfina Pevere. Quest’anno la rappresentazione, intitolata “Love & Love”, ha visto i partecipanti cimentarsi in una rielaborazione del “Sogno di una notte di mezza estate”, tratto da Shakespeare. Il testo si è nutrito e arricchito con le riflessioni e le scritture delle ragazze e dei ragazzi, una comunità teatrale che ha cercato i linguaggi adatti per raccontare l’amore nelle sue varie forme, con una coralità interpretativa che ha permesso a ciascuno di trovare il suo ruolo e il suo racconto.
Oltre una ventina i giovanissimi delle scuole superiori di Schio, tra i 14 e i 20 anni,
che si sono succeduti sul palco alternando momenti scanzonati ad altri più profondi, sul tema dell’amore universale. Un plauso all’interpretazione dei giovani attori, che di anno in anno dimostrano, con il loro impegno e il loro entusiasmo, la validità e la grande qualità del progetto. [T.F.M.]
La politica secondo Travaglio
Quasi tre ore di spettacolo a teatro non sono una bazzecola, ma se il pubblico per tutto quel tempo riesce a stare attento e ad applaudire anche a scena aperta, allora vuol dire che chi sta sul palco cattura l’attenzione e/o suscita emozione. È quanto è accaduto con Marco Travaglio, domenica 5 maggio all’Astra con Scoppiospettacoli, che con “I migliori danni della nostra vita” ha passato al setaccio tutti i politici, con relativi fatti e misfatti. Teatro gremito (pochi i posti liberi) per uno dei giornalisti più documentati d’Italia, che avanza come un panzer a suon di date e notizie; può piacere o
meno, ma è certo che non fa uscire indifferente lo spettatore il quale, se ride, lo fa amaramente e a denti stretti. “C’è del marcio in Danimarca”, scriveva Shakespeare, ma Travaglio ci fa capire che il marcio è tanto anche qui e oggi e che il ruolo del giornalismo è proprio quello del guardiano del potere. Di certo, lui il potere lo osserva da ogni angolazione e ha critiche feroci per tutti, a destra (soprattutto) e a manca; per la verità si dimostra più indulgente con i pentastellati e, anche se non ha mai espressamente dichiarato da che parte sta, risulta evidente che per lui la loro unica pecca è stata quella di
Non meno autorevoli risultano gli altri protagonisti: Antonia Arslan, scrittrice, che parlerà del popolo armeno; Franco Berrino, medico esperto di longevità, che darà informazioni su come mantenersi in buona salute; Giancarlo Ferron, scrittore e guardiacaccia, che racconterà la “sua” fauna selvatica; Ludwig Monti, biblista, che guiderà una riflessione su Gesù come uomo vero; Giovanni Panozzo, compositore e documentarista, che proporrà un docufilm sul lavoro come riscatto sociale; Stefano Pozza, scrittore, che tratterà in maniera esilarante il tema della genitorialità; Will Media (Giulia Bassetto e Olmo Parenti), che coinvolgeranno in un’esperienza di navigazione sull’Ocean Viking.
È così raggiunto anche per quest’anno l’obiettivo prioritario di fornire una rassegna di eventi culturali variegati, di proposte diverse in grado di suscitare emozioni e fornire spunti di riflessione.
Non mancherà l’apprezzato stand gastronomico, anche questo sostenuto da un gruppo di volontari alquanto numeroso. Sono oltre un centinaio le persone che, a vario titolo, contribuiscono al Sacrofest, dimostrandosi perfettamente in grado di gestire i diversi aspetti di una macchina organizzativa complessa.
Agli eventi del festival sono invitati tutti coloro che sentono forte il desiderio di partecipare e di essere comunità. ◆
aver governato con Salvini. Avevamo già assistito ai suoi spettacoli e questo, nonostante la durata, l’abbiamo trovato più teatrale e accessibile; l’ironia pungente esce come un fiume in piena a spiegare l’inutilità delle guerre e le scelte sbagliate delle élites di volta in volta al potere. Si esce moralmente acciaccati e con una forte sensazione di impotenza di fronte a quanto sta accadendo in Italia e nel mondo, ma il voto, come Travaglio ha tenuto a precisare, può essere ancora un’arma forte e risolutiva.
La canzone di Renato Zero, scelta e modificata per titolare lo spettacolo, dice pure che “nessuna notte è infinita”: beh, attendiamo la luce del mattino, tenendo ben vive critica e satira, in grado di farci ragionare con la nostra testa. ◆ [M.D.Z.]
DSpettacoli
Mirella Dal Zottoopo l’originale e tanto apprezzata proiezione, al Teatro Civico, de “Il monello” di Chaplin, accompagnata con sensibilità e professionalità dalla pianista Maud Nelissen, la stagione di Schio Musica è proseguita, in Sala Calendoli, con
Jazz, Bach, Vivaldi e sax Schio Musica ne ha per tutti
Gli ultimi quattro spettacoli della stagione musicale della Fondazione hanno abbracciato generi diversi tra loro, all’insegna di una qualità apprezzata e applaudita dal pubblico.
i tre ottimi jazzisti del Penta Trio: Gabriele De Leporini, Riccardo Pitacco, Francesco Vettovaz. Tutti molto giovani e talentuosi, hanno proposto una raccolta di brani jazz scelti fra quelli degli autori più apprezzati (Metheney, Corea, Grolnick, Scofield, Wood), “sconfinando” anche con un bel pezzo di uno di loro, De Leporini, entusiasta anima del trio. Studio rigoroso e improvvisazione sono andati di pari passo per oltre un’ora: sicuramente, questi giovani già tanto seguiti e sostenuti dalle loro parti (Friuli), faranno molto ben parlare altrove. Dopo la serata jazz, i musicofili hanno avuto modo di tuffarsi nel classico con il concerto di Roberto Loreggian, molto applaudito nella scorsa stagione in trio con Mario Brunello e Francesco Galligioni. Loreggian ha suonato le celebri “Variazioni Goldberg” di Bach al clavicembalo; per tutta la durata dell’esecuzione gli spettatori hanno ascoltato i suoi virtuosismi, riservandogli alla fine
un lungo e meritato applauso. Le Variazioni, legate a una leggenda che ha a che fare con l’insonne ambasciatore russo in Sassonia, il quale – si narra – commissionò proprio a Bach un’opera che lo aiutasse a calmarsi e a sognare, sono un meraviglioso esempio di creatività e tecnica compositiva: se poi l’esecuzione viene affidata a un maestro come Roberto Loreggian, il risultato finale è pressoché scontato.
Autentica magia nella serata in cui il Civico ha ospitato la violinista Sonig Tchakerian, il jazzista Pietro Tonolo e l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, chiamati a suonare e interpretare le Quattro Stagioni vivaldiane, così attuali nonostante i loro trecento anni di storia da prestarsi a contaminazioni che comunque le esaltano. Sonig Tchakerian, violinista italiana di origine armena, allieva prediletta di grandi maestri come Guglielmo, Accardo, Gulli e vincitrice di prestigiosi premi come
Elvieri nel gotha dei grafici e incisori
Da fine aprile a fine giugno, presso la SG Gallery (scuola internazionale di grafica) di Venezia, si tiene la mostra Prism Print International, aperta tutti i giorni feriali dalle 10 alle 17. Vi partecipano 25 fra i maggiori artisti incisori e grafici internazionali, membri della PPI, con sede nel Regno Unito, che conta oltre una quarantina di artisti provenienti da diciotto paesi. Tra i quattro italiani invitati a mostrare gli sviluppi e le infinite possibilità tecniche nell’arte a stampa contemporanea, c’è lo scledense Vladimiro Elvieri e la compagna d’arte e di vita, Maria Chiara Toni. In questo periodo i due artisti sono presenti, unici italiani, alla prima biennale internazionale di incisione che si tiene fino al 3 giugno in Bre-
tagna, nell’antico borgo di Saint-Pol-deLéon. Artisti, Elvieri e Toni, che meritano di essere meglio conosciuti e valorizzati anche in città. [M.D.Z.]
il Paganini di Genova, ama sperimentare con la musica classica e con “Seasons and mid-seasons” ha fuso Vivaldi con le pagine jazz di Tonolo, che con le sue Mezze Stagioni ha contribuito a dar vita a un concerto unico, ricercato e raffinato. Tonolo è uno dei migliori jazzisti italiani: collabora fra gli altri con Rava, D’Andrea, Bonafede e ama la commistione con la musica classica, suonando con Sollima, Brunello e la stessa Tchakerian. Nella serata al Civico il suo sax ha brillato di nota propria ma si è mirabilmente accompagnato allo splendido violino settecentesco della Tchakerian. Il pubblico presente ha lungamente applaudito, richiedendo più bis.
La serata finale di Schio Musica è stata affidata al Milano Saxophone Quartet, gruppo conosciuto e apprezzato in città: uno dei componenti, il turritano Damiano Grandesso, ha contribuito in modo determinante a diffondere l’ottima musica che sa proporre con i suoi compagni (Stefano Papa, Massimiliano Girardi e Livia Ferrara). Sono presenti nel panorama internazionale dal 2010 e, dopo essersi all’inizio esibiti sul filo della tradizione, ora si spingono nella ricerca di nuove sonorità. Il concerto al Civico ha preso il nome dell’ultimo album, “Metamorphosis”, a suo tempo registrato in residenza all’interno del nostro teatro storico; i numerosi spettatori presenti hanno ascoltato soprattutto brani di autori contemporanei, ed è stato nelle “Ciudades” di Guillermo Lago che si è assistito ad autentici virtuosismi da parte di questi giovani sassofonisti che poi, nel lungo bis senza spartito, hanno ottenuto lunghi applausi proponendo brani legati alla migliore tradizione, quelli con cui si sono fatti conoscere. Del resto, lo hanno specificato presentandosi, si tengono ancorati alle radici ma cercano di esplorare nuove sonorità.◆
Non c’è più Dalle Molle col blocchetto in mano
CMariano Castelloapita spesso che via Carducci sia occupata, nel lato opposto al marciapiede, da macchine e furgoni in sosta, che talvolta sono lì per la necessità di scaricare merci e quindi noi, bonari cittadini, saremmo portati ad essere tolleranti, se non fosse che il traffico continua a scorrere e allora le macchine per passare devono occupare un po’ del poco spazio riservato ai pedoni. Di conseguenza i pedoni per non rischiare, si devono appiattire contro palazzo Da Schio o le case successive verso il Corobbo. Capita anche che proprio davanti alla biblioteca, a mezza curva tra via Carducci e via Baratto, qualcuno depositi la macchina e se ne vada. C’è chi ha messo delle fioriere in ferro proprio davanti alla biblioteca per togliere spazio alla sosta abusiva, con la conseguenza che le macchine vengono abbandonate ancora più in centro alla strada. Mi pare quasi di sentirli i pensieri di questi autisti: “Mi qua la meto e se i altri fa fadiga a passare, cassisui”. Ormai tutto si può fare, perché non c’è più il rischio che si materializzi dal nulla un Dalle Molle o un suo epigono con il blocchetto
Detto tra noi
in mano, pronto a sanzionare. Ma almeno ammettiamo che questo è un modo di agire del tipo “homo homini lupus”. Io abito poco lontano, all’inizio di via Mazzini e capita talvolta che qualcuno mi chiuda con la macchina in sosta l’accesso a casa. Con la conseguenza che essendo il portone stretto non posso più né entrare né uscire con la macchina. Ed è inutile, il più delle volte, accanirsi a suonare il clacson. Qualcuno, è pur vero, arriva trafelato e si scusa, ma la maggior parte si indispettisce, perché si sente privato di un proprio fondamentale diritto alla sosta selvaggia. “El varda, salo, che qua in Italia ghe xe ‘ncora la libertà…”. Oggi può essere pericoloso far notare a qualcuno che questi sono comportamenti da uomini primitivi, come facevo una volta quando ero più aitantee la gente più mite. Ma in realtà sono pieno di dubbi. Forse la gente continua ad essere quella che era, sono solo io che con l’avanzare dell’età divento sempre più stizzoso e intollerante. Se fosse così “mi levo il cappello e piego i ginocchi” e sentitamente porgo le mie scuse e vi prego di considerare questa mia modesta reprimenda come non scritta. ◆
Per inviare lettere e contributi a SchioMese, scrivere a: schiothienemese@gmail.com Si prega di inviare i testi soltanto via posta elettronica e di contenere la lunghezza: testi troppo lunghi non potranno essere pubblicati a prescindere dai contenuti.
Dal cuore di una città si dovrebbero bandire automobili
e parcheggi
La mia generazione - sono nato nel 1945è forse l’ultima che, quasi in assenza di traffico automobilistico, abbia potuto giocare per piazze e strade alla “lippa, campanon, la mussa, ciapa-scondere, ecc. Allora si viveva molto nelle strade: erano spazi per stare insieme e per mostrare agli altri le proprie abilità. Poi con il passare degli anni queste strade, progettate per i pedoni e i carri trainati da cavalli, sono state invase da auto via via sempre più grandi (i suv) con il conseguente inquinamento acustico ed atmosferico. Ma che cos’è una città? È una concentrazione di edifici, strade, veicoli, abitanti e sotto-servizi. Il paesaggio urbano invece, è costituito dall’insieme delle vie, delle piazze, dei marciapiedi, delle piste ciclabili e delle aiuole. Non
dimentichiamo che le piazze sono i salotti delle città, luoghi che più di tutti gli altri accolgono e facilitano lo scambio, la comunicazione e la sosta tra diversi (urbanità).
Il paesaggio urbano della nostra città è in prevalenza costruito dall’uomo: pochi sono gli alberi, le aiuole verdi e i fiori. Mi auguro che la crisi climatica con le sue insopportabili isole di calore ci spinga maggiormente a portare, dove possibile, più natura nella nostra città per mitigarle ed eliminare anche le polveri sottili. Alla natura si deve rispondere con più natura e per le piogge violente contrastarle con superfici permeabili. L’elemento più qualificante della città è il suo cuore che è in genere una piazza. Io ho lavorato in urbanistica per non po -
che città e ho raggiunto la convinzione che dal cuore della città si debbano bandire le automobili e i parcheggi: luogo di socialità e di comunione per eccellenza. E quale dovrebbe essere il cuore della nostra città? Credo possa essere Piazza dello Statuto che non è attraversata da strade, è chiusa su tre lati da edifici di cui uno è il palazzo simbolo della città: la sede centrale del Comune. Nel mio libro “La mia Citta”, riporto foto di com’era in origine questo spazio urbano: un meraviglioso giardino inglese della villa dell’imprenditore Garbin. Era un parco in terra battuta con una fontana grande, piante secolari tra cui il mitico cedro del Libano e panchine. Occorre ricercare modi migliori di vivere insieme dentro la citta, con maggiore cura delle nostre relazioni e per fare più comunità.
Francesco Piazza
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