In cimitero è tempo di cellette per le ceneri - p.6 ◆ Teatro Civico, Dal Cucco affianca Corona - p.16
Pd, Copiello lascia e raddoppia (gli iscritti)
Come aveva detto già tre anni fa al momento di entrare in carica, il segretario del Pd scledense Gigi Copiello si appresta a passare la mano. “Sono stati tre anni molto positivi, gli iscritti sono lievitati e il ricambio ha portato molti volti giovani”.
L’Archivio Cibin è ancora tutto da valorizzare
Entrare nella grande stanza in cui Alessandro Gori conserva l’archivio del suo avo, Guido Cibin, è come fare un tuffo nel passato. Tanti i reperti esposti, ma a dieci anni dal contratto di comodato d’uso stipulato dal proprietario con il Comune, il materiale inventariato non supera il 10% del totale.
Ma è così difficile convivere civilmente?
DStefano Tomasoni
i fronte a brutte abitudini consolidate che si pensa non possano più cambiare, a volte si finisce per alzare le braccia e arrendersi all’evidenza. In certi casi è vero e comprensibile, perché lottare contro i mulini a vento alla lunga diventa snervante. Ma in altri casi si può intervenire eccome, per provare a cambiare l’andazzo. Si può e si deve, ad esempio, quando in una città si nota che alcune normalissime regole di convivenza civile vengono dimenticate o palesemente ignorate, o quando ci si rende conto che un comportamento sbagliato è diventato strutturale producendo una forma di degrado urbano o creando un pericolo per l’incolumità delle persone. Ecco, in questi casi qualche provvedimento bisognerà pur prenderlo. Certo, le autorità preposte non possono avere occhi dappertutto. Diventano importanti, dunque, anche le segnalazioni dei cittadini, a patto che poi vengano tenute in considerazione con adeguate attività di controllo che possano servire a far “cambiare anda” a chi ritiene di poter fare quel che gli pare. Per parte nostra, segnaliamo qui alcuni piccoli (ma neanche poi tanto) casi di “buona creanza” dimenticata o di brutte abitudini consolidate che capita di incontrare in città. Chiudendo, però, con una nota positiva e di speranza, come è giusto fare.
Schio
Supplemento mensile di Lira&Lira
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Redazione
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Camilla Mantella
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Rifiuti e degrado dietro il condominio
Da una lettrice è arrivata alla collega Mirella Dal Zotto la segnalazione fotografica di una situazione che riguarda l’area sul retro del condominio Plaza, in via Baracca. Per capirsi, tra il retro dell’ex supermercato Pam e la rampa di accesso al parcheggio sopraelevato di quel complesso edilizio. Succede quello che si vede nelle foto, ovvero che se ci si ferma poco dopo la curva della rampa e si butta lo sguardo in basso si possono vedere una quindicina di grandi sacchi grigi di rifiuti, abbandonati da tempo quasi immemore (la segnalazione parla di almeno un anno!), tutti uguali e di cui non è dato conoscere il contenuto. A poca distanza ci sono anche altri sacchetti e oggetti buttati là, tra cui un materasso, ma la montagna dei sacchi di rifiuti fa indubbiamente la parte del leone. La persona che ci ha scritto dice di aver segnalato la cosa più volte al Comune, ma evidentemente il fatto di essere un’area privata impedisce un intervento diretto dell’ente pubblico. Non dovrebbe impedire però di segnalare la cosa a chi ha la competenza per intervenire. Già siamo in via Baracca, ci manca solo di esserlo di nome e di fatto.
Veni, vidi, feci
Una seconda lettrice ci segnala ripetuti episodi di sporcizia, rifiuti abbandonati e inciviltà registrati dalle parti del supermercato di via XX settembre. Situazioni che sono arrivate a superare ogni limite di decenza con lo schifo che si vede nel -
la foto qui sotto, dove le chiazze marroni sono composte a tutti gli effetti da escrementi umani. In questo caso siamo a un livello di degrado oggettivamente insostenibile, soprattutto per chi abita da quelle parti. Di cacche in giro bastano e avanzano quelle dei cani, che tempestano marciapiedi e aree verdi grazie all’inciviltà dei loro padroni. Resta da sperare che la defecatio umana en plein air resti un caso estremo e singolo, ma che quell’area a certe ore del giorno e della notte non sia propriamente ben frequentata è un dato di fatto su cui fare qualche riflessione.
Non si accettano prenotazioni Al parco Robinson da qualche tempo ha preso piede una prassi balzana, quella di auto-riservarsi i tavoli e le panche di legno installati nell’area verde, in genere per feste di compleanno. In pratica, uno ha un compleanno in casa, magari quello del figlio che vuole invitare dieci-venti compagni, così va al parco e affigge su uno o due tavoli un cartello con scritto “riservato il giorno tale per festa, si prega di lasciare libero”. L’abitudine va avanti da un po’, ma adesso il Comune ha provveduto ad affiggere all’ingresso del parco un cartello che chiarisce in modo definitivo - visto che evidentemente ce n’era bisogno - che non si può disporre a piacimento di una proprietà pubblica, specie se il suo scopo è quella di essere a disposizione di tutti. In altre parole, se arrivi e trovi il tavolo libero buon per te, altrimenti ti devi adattare e sistemare in altro modo.
C’è chi fatica a capirlo. O forse ha frainteso: anche se il parco si chiama Robinson non significa che le cose funzionino come sull’isola deserta del buon Crusoe e che ci si possa comportare come se gli altri non esistessero.
Mese
Periodico di informazione dell’Alto Vicentino
Il pericolo arriva contromano
Infine dobbiamo tornare sulla segnalazione fatta nel numero di maggio a proposito della pericolosa abitudine di alcuni automobilisti di percorrere contromano il tratto di via Lungoleogra che va da via Rossi a via frà Giovanni da Schio. Ci torniamo perché la pessima pratica prosegue imperterrita, nella consapevolezza dell’assenza di controlli. Succede che ci sia chi, in particolare tra le otto e le otto e un quarto di mattina, scende da via Lungoleogra provenendo “da monte” e una volta all’incrocio con via Rossi si fa beffe del segnale che vieta di procedere dritto e – senza neppure rallentare allo stop - imbocca a buona velocità contromano il tratto della via che costeggia il torrente, percorrendo quei cento metri in direzione vietata
e sbucando su via Frà Giovanni, per proseguire poi verso il ponte di via Trento Trieste. È una manovra parecchio pericolosa, perché - come già sottolineato - mette a rischio la vita di un ciclista, di un pedone o di qualcuno in motorino, che dovesse sopraggiungere da via Fra’ Giovanni e fosse intento a girare a destra su via Lungoleogra proprio nel momento in cui arriva un’auto contromano.
Abbiamo segnalato la cosa anche alla polizia locale, fatto sta che la pratica continua. Servono multe, scrivevamo a maggio. Lo ribadiamo. Per non trovarsi, il giorno che dovesse disgraziatamente capitare un incidente, a pentirsi di non aver fatto nulla. Dopodiché si potrebbe aprire un dibattito sulla scelta di aver invertito il senso di marcia nel tratto di via Lungoleogra in questione, costringendo chi arriva dalla parte bassa del Quartiere Operaio e deve andare verso Magrè a entrare sulla già trafficata via Maraschin e ad appesantire il traffico sullo snodo del Monumento. Si potrebbe, però finché questa disposizione è in vigore occorre rispettarla. E se qualcuno pensa di potersi fare la viabilità che vuole, a scapito della sicurezza altrui, è giusto che venga salassato di multe, anche una al giorno, finché non capisce l’antifona.
Tre casette colorate
Ma è bene chiudere con una nota costruttiva, dicevamo all’inizio. E dunque è giusto sottolineare il ritorno dei “libri liberi” al parco Donatori di sangue, di fronte a Sant’Antonio. Il vecchio “albero” che ospitava i libri usati portati dai cittadini era stato smantellato per eccessiva usura e qualche mese fa nel medesimo punto sono state installati tre nuovi contenitori a forma di casette colorate, che hanno ereditato la funzione svolta in precedenza dall’albero-tronco. Così il parco Donatori di sangue è tornato a essere anche quello dei donatori di libri.
Giusto per ricordare che non ci sono soltanto le brutte abitudini, e che non è poi così difficile convivere civilmente. ◆
Copertina
L’Stefano Tomasoni
aveva detto fin dall’inizio e adesso si appresta a farlo. Gigi Copiello si prepara a lasciare l’incarico di segretario del Partito democratico di Schio. Nessuno lo obbliga, visto che il mandato scadrebbe il 19 dicembre 2025, ma lui lo aveva chiarito subito, quando aveva accettato il ruolo, tre anni fa: “porto il partito alle elezioni amministrative e poi lascio”. Una specie di mandato di scopo. Le elezioni sono arrivate, la vittoria no ma il risultato è stato nel complesso oggettivamente buono, così come il trend in crescita degli iscritti dice che in questi tre anni la sezione Pd si è rinforzata e rinnovata. Insomma, Copiello, lascia davvero?
“Sì, come aveva detto fin dall’inizio. A fine anno ci sarà il congresso e si cambierà”. Le elezioni sono alle spalle ed è meglio guardare avanti, ma non si può fare a meno di chiederle un commento, visto che il suo mandato è stato legato a quell’evento…
“Per noi è stato un risultato importante, anche se non quello che si sperava. Ricordo che siamo partiti dal 27% di cinque anni fa. Abbiamo fatto un lungo tratto, forse si poteva arrivare più a ridosso, ma io non pensavo ad altro. Le cose più importanti sono due: la prima è che oggi c’è un Partito democratico come non c’è mai stato, importante, robusto; la seconda è che c’è anche l’alleanza del centrosinistra”.
L’altra volta no?
“L’altra volta finite le elezioni ognuno era andato per i fatti suoi. Mi ricordo il 2019: ci si era ripromessi di stare insieme e poi nessuno si è visto per cinque anni. Questo ha consentito alla maggioranza di avere campo aperto. Questa volta non sarà così. Abbiamo un ricco programma di battaglie da fare”.
Su cosa?
Ah, su tutto. La cosa importante di questa vicenda elettorale è che noi abbiamo un programma vero, non un programma elettorale. Quindi porteremo avanti i temi su cui abbiamo insistito: stazione, Fabbrica alta, Faber box, inceneritore… Su questo daremo battaglia. Sappiamo cosa fare per i prossimi cinque anni”.
E però inevitabilmente una battaglia di presenza, sarà difficile per voi incidere sulle scelte.
“Mah, io ricordo solo che sul tema stazione dei treni alla fine è stata la maggioranza a venire sulla nostra posizione, perché la mozione votata da tutto il consiglio comu-
Pd, Copiello lascia e raddoppia (gli iscritti)
Come aveva detto già tre anni fa al momento di entrare in carica, il segretario del Pd scledense Gigi Copiello si appresta a passare la mano.
“Sono stati tre anni molto positivi, gli iscritti sono lievitati e il ricambio ha portato molti volti giovani”.
nale per mantenere la stazione in centro è esattamente la nostra, checché ne dicano loro. Il vero problema è uno: Orsi vantava di aver portato a casa 21 milioni per la ferrovia, ma qualcuno ha notizie di quei soldi? Non ci sono più. Erano erogati dalla Regione, che adesso per tre anni dovrà tirar fuori 100 milioni per pagare la Pedemontana… Quei 21 milioni secondo me sono spariti già dall’anno scorso”.
Ma guardiamo a voi: qual è il bilancio di questi tre anni da segretario?
“Credo che sia estremamente positivo. Come Partito democratico di Schio, nelle occasioni di voto degli ultimi anni abbiamo avuto una crescita costante: siamo passati dal 21% delle elezioni del ‘19 al 23% delle Politiche del ‘22 e al 25% delle Europee di quest’anno. Risultati che, come Pd, ci attestano al livello più alto nel Veneto. A livello di elezioni Comunali la nostra lista, pur a fronte di un calo di 12 punti di affluenza alle urne, ha aumentato i consensi di 350 voti rispetto al 2019. Che non è poco. Il circolo Pd di Schio, dal canto suo, in tre anni ha fatto 89 nuovi iscritti, nel complesso siamo passati dai 93 del 2019 a oltre 160”. Dunque se a livello veneto siete già i primi, diventa più difficile fare meglio… Avete toccato
il tetto del consenso, con questo 25%, o c’è ancora margine di miglioramento?
“Ma scherziamo? In nessuna impresa esiste un tetto insuperabile, e neanche in politica. Non c’è mai un punto di arrivo, ci sono soltanto punti di partenza. Quello che posso dire con certezza è che il lavoro paga. I risultati sono arrivati, in tre abbiamo raddoppiato gli iscritti e inserito forze fresche e motivate. Un altro dato significativo: nella lista dei 24 candidati presentata per le Comunali c’erano 13 nuovi iscritti e 4 indipendenti, due dei quali si sono già iscritti. Dunque ci sono stati molti nuovi ingressi, e molti anche di giovani. Questo è il frutto del lavoro straordinario fatto in questi anni proprio sulle iscrizioni”.
Ma quando pensate, realisticamente, di tornare a vincere a Schio?
“Questaa parola non mi piace. Certo che l’obiettivo dev’essere quello, ma l’importante è lavorare e lavorare bene. Ricordo che anni fa l’allora segretario regionale dei Ds, De Piccoli, a una riunione disse: bisogna saper perdere bene. Ricordo sempre quella lezione. Bisogna saper vincere, ma anche saper perdere bene, perché allora poni le condizioni per ripartire al meglio. Adesso dunque si riparte. E alla grande”. ◆
La stanza di casa dove Alessandro Gori conserva una buona parte del materiale e della documentazione che compone
l’Archivio Cibin e che attende ancora un lavoro di valorizzazione e inventariazione.
Archivio Cibin, un tesoro ancora da scoprire
Entrare nella grande stanza in cui Alessandro Gori conserva l’archivio del suo avo, Guido Cibin, è come fare un tuffo nel passato. Tanti i reperti esposti, ma a dieci anni dal contratto di comodato d’uso stipulato dal proprietario con il Comune, il materiale inventariato non supera il 10% del totale.
LMirella
Dal Zotto
a mostra “Il Castello che non c’è”, aperta fino a fine mese, ha registrato ai primi di ottobre 3 mila ingressi. Recentemente è stato stampato un libro che descrive l’intero progetto, e girato un documentario riassuntivo. Ce ne sarebbe abbastanza per rendere la mostra permanente, magari al Faber Box, oppure per prolungarla nel periodo invernale. Per realizzare questo importante appuntamento culturale è stato fondamentale poter consultare l’archivio Cibin, proprietà della famiglia Cibin-Gori, in parte in giacenza in Comune, in parte nell’abitazione del proprietario, Alessandro Gori.
“Guido Cibin era fratello del mio bisnonno Silvio - spiega l’avvocato Gori -. Nacque a Oderzo nel 1860, ma a vent’anni si trasferì a Schio dove, sia pur per poco, lavorò in banca e in un’azienda di famiglia. Essendo benestante, poté dedicare la sua intera esistenza alla raccolta di materiale, spaziando dalla preistoria al primo conflitto mondiale. Per questa sua incessante attività fu nominato Regio Ispettore Onorario ai Monumenti e agli Scavi del Distretto di Schio. Morì nel 1947 e, non essendosi mai sposato, lasciò tutti i reperti a mia nonna Giuseppina Cibin, coniugata Gori, poi passarono a mio padre”. Entrare nella grande stanza in cui Alessan-
dro Gori conserva il materiale del suo avoche si autodefiniva piuttosto modestamente “un raccoglitore”, tanto vari erano i suoi interessi - è come fare un emozionante tuffo nel passato. Ci sono parecchi reperti esposti, ma tanto è ancora da inventariare. “Ho sempre prestato materiali per effettuare ricerche – continua Gori - e dieci anni fa ho stipulato un contratto di comodato d’uso con il Comune, per una durata di vent’anni, al fine di catalogare, valorizzare e far conoscere alla cittadinanza e agli studiosi l’archivio Cibin. I reperti più voluminosi (resti archeologici preistorici, targhe di guerra, manifesti, giornali) sono ora conservati nelle barchesse di Palazzo Fogazzaro e in parte a Palazzo Toaldi-Capra, in attesa di essere inventariati a dovere e messi a disposizione; un migliaio di libri, molti quadri e altri oggetti si trovano altrove. Con rammarico, pur comprendendo che lo scarso personale dell’assessorato competente si ritrova con un onere in più da catalogare, posso dire che, in una decina d’anni, è stato fatto poco: forse siamo a un 10% di reperti catalogati, contando anche il lavoro di una studentessa universitaria che si è occupata della parte archeologica, in particolare dei reperti di Bocca Lorenza. In questo periodo due ragazzi, in stage universitario, stanno inventariando gli oltre cinquecento manifesti che ho consegnato e che vanno dalla Repubblica Veneta alla
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Grande Guerra. L’ultimo piano di Palazzo Fogazzaro, una volta ultimato il restauro del palazzo, dovrebbe essere la sede destinata all’archivio, confido che questa operazione culturale si possa concludere nei tempi previsti”.
È nell’archivio di casa Gori che Andrea Alba, uno dei curatori della mostra “Il Castello che non c’è”, ha potuto osservare la mappa del maniero esistente a Schio, riportata anche in un interessante testo di recente pubblicazione.
“Guido Cibin – spiega Gori – dopo aver effettuato gli scavi a Bocca Lorenza e al Castello di Meda, si cimentò in quelli del Castello di Schio, nel 1914; ovviamente, con lo scoppio della prima guerra mondiale, furono interrotti, per poi essere ripresi nel ’19, nell’immediato dopoguerra. In quell’anno, anche per dare una mano a famiglie in difficoltà, Cibin suggerì al Comune di assumere dei manovali per scavare sotto la sua direzione; in altri scritti ho trovato poi che gli scavi in Tajara furono interrotti, per non rovinare le radici dei tigli secolari: un ecologista ante litteram... Riuscì comunque, con l’ing. Maule, a disegnare la mappa delle fondamenta, quella riportata in mostra e nel libro”.
Quando chiediamo all’avvocato Gori di fare degli esempi di reperti in suo possesso, chiusi in una serie di 45 cassette sistemati sopra un grande tavolo o su scaffalature, capiamo che fa fatica a scegliere: osserviamo in particolare una notevole collezione di bottoni metallici di divise napoleoniche, l’atto costitutivo del Lanificio Rossi firmato da Francesco Rossi ed Eleonoro Pasini, l’unico Leone di San Marco in pietra risalente alla Serenissima, una splendida bolla imperiale di Francesco Giuseppe donata a un comandante poi nominato conte dallo stesso imperatore per la presa di Vicenza durante la prima guerra d’indipendenza, un frammento ligneo dell’angelo del campanile di San Marco caduto in seguito al terremoto del 1902, i resti della bomba caduta su Schio nel 1916, una copia manoscritta del tenente Cassina sulla costruzione della Strada delle 52 Gallerie, il tachimetro dell’aereo di Francesco Baracca abbattuto sul Montello e oltre 400 medaglie commemorative dall’epoca napoleonica alla Grande Guerra.
Si tratta di tanta storia che ci riguarda molto da vicino e che l’avvocato Gori vorrebbe mettere a disposizione degli scledensi e degli studiosi. Magari senza dover aspettare un ulteriore decennio. ◆
TAttualità
Camilla Mantella
ra qualche giorno molti si recheranno al cimitero per la tradizionale visita ai defunti di inizio novembre. Schio è costellata di campisanti: oltre ai due principali, a Santa Croce e a Magré, ci sono varie altre aree sparse nelle frazioni collinari. Ma come se la passano i cimiteri scledensi? C’è abbastanza spazio di sepoltura per una popolazione sempre più anziana? E che fine faranno alcune tombe, come le antiche sepolture di famiglia nel cimitero di Santa Croce, che sembrano abbandonate da tempo?
Meglio una celletta
I cimiteri scledensi ospitano tutte le tipologie di sepolture ammesse dal regolamento nazionale. I parenti dei defunti possono quindi optare per la sepoltura per inumazione – in terra comune o in area a concessione ventennale – e la sepoltura per tumulazione – in loculi, tombe di famiglia, cellette ossario e cellette ceneri.
La grossa differenza, quando si tratta di sepolture, la fa la presenza o meno di una concessione. C’è chi preferisce non stipulare alcun contratto, e quindi il defunto viene inumato in terra comune e vi rimane per almeno 10 anni: trascorso questo tempo, la salma può essere esumata in base alle necessità comunali e i resti collocati a discrezione della famiglia in altra sepoltura o in ossario comune. C’è chi, invece, preferisce “assicurarsi” uno spazio per più tempo, che sia in terreno (per vent’anni) oppure all’interno di un manufatto (loculo o celletta) per un tempo che dipende dal contratto di concessione stipulato con il Comune. A Schio la sepoltura maggiormente richiesta è la celletta per le ceneri: sempre più persone scelgono di essere cremate dopo il decesso. “Prevediamo di installare nuovi moduli di cellette per la raccolta dei resti e delle ceneri nei vari cimiteri scledensispiega la sindaca Cristina Marigo -. In ogni caso, nei 9 cimiteri comunali le disponibilità di ciascuna tipologia di sepoltura sono costantemente monitorate dall’ufficio pre-
Una parete di cellette che contengono le urne delle ceneri dei defunti, nel cimitero di S.Croce. E’ questa la modalità di tumulazione che negli ultimi anni risulta più diffusa
In cimitero è tempo di cellette per le ceneri
Nei cimiteri scledensi decade il ricorso alle tombe di famiglia (modalità di sepoltura dai costi accessibili solo ai più danarosi) e prendono sempre più piede le cellette dove custodire le ceneri del defunto dopo la cremazione.
posto. La logica di utilizzo degli spazi del cimitero è quella ciclica: se così non fosse i cimiteri dovrebbero espandersi a dismisura proporzionalmente all’aumento dei defunti sepolti, con un incremento dei costi di manutenzione e il rischio che molte parti cadano in abbandono. Per questo vengono programmate attività di manutenzione ordinaria e straordinaria. In particolare curiamo le bonifiche dei campi a inumazione (terreno comune) per garantire la disponibilità di aree e il loro utilizzo ciclico”.
Le tombe di famiglia
Una tipologia di sepoltura dalla gestione abbastanza complessa è quella delle tombe di famiglia, alcune delle quali, soprattutto nel cimitero di Santa Croce, sono state edificate nell’Ottocento e si presentano come interessanti manufatti storico-artistici. Un tempo tra i notabili della città era infatti uso comune destinare uno spazio “privato” all’interno del camposanto dove ospitare le salme di tutti i familiari defunti, un uso che però è decaduto nel tempo: oggi le famiglie che chiedono di poter accedere a questo tipo di sepoltura sono pochissime. Il problema, quindi, si pone non tanto per la costruzione di nuove tombe, quanto per la riorganizzazione e la razionalizzazione di quelle esistenti, alcune delle quali giacciono abbandonate.
“Per le tombe che non hanno più concessionario, nelle quali sono trascorsi ampiamente i tempi dall’ultima sepoltura, sono già iniziate, progressivamente, le procedure amministrative per il ritorno in disponibilità al Comune, le cosiddette procedure di decadenza - spiega Marigo -. È in fase di studio la riassegnazione di questi manufatti, le cui tariffe saranno costruite sulla base di quanti posti sarà possibile mettere a disposizione e commisurate all’immobilizzazione del manufatto, vale a dire la durata della concessione”.
Nonostante le tariffe non siano ancora state definite, generalmente si tratta di importi considerevoli, dato che le tombe di famiglia vengono considerate come “loculi multipli”: si può arrivare a dover sborsare diverse migliaia di euro e solo le famiglie più abbienti decidono di accollarsi costi di questo genere.
Anche al cimitero, insomma, c’è chi può spendere e chi no: i campisanti all’inglese, con semplici croci bianche uguali per tutti, sono lontani dalla tradizione nostrana tutta concentrata su dichiarare il proprio status sociale anche da morti. Le cose stanno però cambiando e probabilmente il tempo delle sepolture sfarzose è finito, a vantaggio di semplici e contenute cellette di più facile ed economica gestione per chi rimane a prendersene cura. ◆
Attualità
“Tra le mansioni di un console onorario – spiega De Tonila più importante è quella di promuovere relazioni a ogni livello sul territorio di riferimento, intessendo relazioni con le istituzioni, le imprese e gli enti culturali”.
TElia Cucovaz
ra le tante storie di chi è riuscito a trasformare la propria passione in professione, spicca per valore quella di Riccardo De Toni, uno scledense che a partire da un interesse molto particolare, quello per le relazioni internazionali, è riuscito ad accedere a un ruolo prestigioso quanto delicato, assumendo la carica di console onorario in Veneto della Repubblica Moldova. (“Moldova è il nome più appropriato di riferirsi al paese - precisa De Toni - mentre Moldavia, pur essendo molto utilizzato in Italia, è il termine con cui veniva chiamata dai sovietici”).
De Toni, 43 anni, nato e cresciuto a Schio e diplomato all’istituto “Ceccato” di Thiene, laureato in scienze politiche e relazioni internazionali, volontario in ferma breve nell’esercito e poi export area manager per diverse aziende vicentine fino ad assumere la carica di amministratore delegato di un’importante realtà produttrice di macchinari per l’industria alimentare, nella sua carriera ha avuto la possibilità di viaggiare in molti paesi, ma ha subìto il fascino di quel piccolo Stato, nato ufficialmente dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, eppure ricco di storia e tradizioni, che nonostante gli sconvolgimenti geopolitici di quell’area del mondo sta vivendo una fase di rapida trasformazione foriera di grandi opportunità.
“La Moldova, situata tra la Romania e l’Ucraina, è un crocevia storico tra la cultura latina e slava - spiega De Toni - tuttavia i recenti rivolgimenti, culminati con l’invasione del suo confinante da parte della Russia, l’ha portata ad avvicinarsi all’Unione Europea. Il legame con l’Italia è particolarmente forte a causa dell’emigrazione: sono circa 120 mila infatti i moldavi che vivono in Italia, un terzo dei quali in Veneto, dove sono particolarmente apprezzati per la loro etica del lavoro, molto simile alla nostra”.
Il console onorario è di casa in Moldova
Lo scledense Riccardo De Toni, 43 anni, amministratore delegato di un’azienda locale, ha assunto l’incarico di console onorario in Veneto della Moldova, un paese che, specie dopo l’invasione russa in Ucraina, si sta avvicinando all’Europa e diventando sempre più strategico.
Una situazione che rende particolarmente significativo il ruolo di De Toni quale braccio operativo della diplomazia moldava in Veneto. “Tra le mansioni di un console onorario - continua - la più importante è quella di promuovere relazioni a ogni livello sul territorio di riferimento, intessendo relazioni con le istituzioni, le imprese e gli enti culturali, organizzando eventi di interscambio e offrendo supporto sia per i cittadini moldavi in Italia sia per gli italiani che intendono approfondire la conoscenza di quel paese, sempre più strategico e aperto all’attrazione di risorse e talenti. Un ruolo che De Toni ha attivamente ricercato, a partire dai legami economici sviluppati durante la sua carriera professionale, affinando le sue competenze con un corso specifico alla London University e avanzando infine la propria candidatura al Ministero degli esteri Moldavo.
“L’iter burocratico è stato molto lungo - racconta -. Dopo essermi presentato all’ambasciatore in Italia e avergli esposto le mie idee, sono stato sottoposto a un attento esame dalle istituzioni dei due paesi prima di ottenere l’attestazione di gradimento di entrambi e poter iniziare il mio mandato quinquennale”.
Tra i primi impegni del neo console e del suo staff ci sono stati numerosi incontri con le istituzioni e amministrazioni locali delle principali città venete - sindaci, prefetti e associazioni di categoria in primis - ma anche attività di collegamento tra le associazioni di volontariato raccogliendo fondi destinati a istituzioni benefiche. E tra i suoi impegni istituzionali ci sarà anche il Vinitaly, essendo la Moldova anche un grande e apprezzato produttore di vino. “Tra i miei progetti - aggiunge - c’è anche quello promuovere un gemellaggio tra istituti vitivinicoli veneti e moldavi”.
La scorsa domenica, inoltre, mentre questo giornale andava in stampa, De Toni ha seguito con attenzione lo svolgimento delle elezioni presidenziali moldave (che si sono svolte anche nel nostro paese con 60 seggi allestiti nelle principali città) cui si sommava anche il referendum costituzionale sul processo di adesione all’UE.
“A prescindere dal risultato, questo è un momento storico per la Moldova che, insieme alla fase post-bellica in Ucraina, segnerà il suo percorso di sviluppo sociale ed economico per i decenni a venire”.◆
Attualità
“Le famiglie partecipano sempre meno: la maggior parte degli istituti comprensivi cittadini non ha nemmeno un comitato genitori propriamente detto.
«IElia Cucovaz
l fenomeno della dispersione scolastica, o meglio dell’abbandono scolastico, è un problema che non deve assolutamente essere sottovalutato, sia perché impoverisce di competenze le nuove generazioni quando invece il mondo del lavoro richiede risorse umane con un saper fare sempre più avanzato, sia perché rappresenta la spia di una difficoltà più ampia che riguarda tanto i giovani quanto i genitori».
Non usa mezzi termini Roberto Santacaterina, presidente di AGe, l’Associazione dei Genitori di Schio, che nei suoi 11 anni di vita si è distinta per l’impegno svolto sui temi dell’educazione, della formazione e dell’istruzione.
Dati sul fenomeno riferiti specificamente al territorio dell’Alto Vicentino non sembrano a oggi disponibili, tuttavia l’associazione, che opera anche a contatto con gli istituti scolastici cittadini, non è meno convinta dell’urgenza di intervenire. «Abbiamo chiesto ad alcuni dirigenti scolastici dei numeri riferiti alle scuole cittadine, ma la risposta è stata che, pur essendo consapevoli del fenomeno, questi dati non sono nelle loro disponibilità - precisa Santacaterina -. D’altra parte, per usare una metafora, per sapere che sta piovendo non occorre un pluviometro: da genitori abbiamo una percezione molto concreta di questo problema» .
“Il Comune apra
un
tavolo sull’orientamento scolastico”
Il presidente dell’Associazione Genitori di Schio, Roberto Santacaterina, sottolinea l’importanza di un coordinamento tra scuola, ente pubblico, mondo del lavoro e famiglie per contrastare i diffusi fenomeni di disagio giovanile e il rischio di abbandono scolastico.
Il presidente di AGe porta comunque all’attenzione un dato indicativo riguardo al problema dell’abbandono degli studi: «Il 45% degli studenti diplomati in Italia non rifarebbe la stessa scelta per quanto riguarda la scuola superiore - informa -. Questo significa che le attività di orientamento possono fare una grande differenza, ma non sono solo responsabilità della scuola: serve un coordinamento tra le famiglie, gli istituti e il mondo del lavoro, perché in questi anni ho raccolto le testimonianze di tanti genitori che nel momento di accompagnare i figli nella scelta del percorso scolastico si sono sentiti impreparati». A questo proposito Santacaterina auspica da parte del nuovo assessore ai servizi educativi, Milva Scortegagna, l’apertura di un tavolo che coinvolga tutti i portatori di interesse per coordinare le attività di orientamento esistenti e pianificarne di nuove in base alle esigenze delle famiglie. «Come associazione di volontariato e partecipazione sociale, ci mettiamo a disposizione fin da ora per portare il punto di vista dei genitori e mettere a sistema gli incontri sulla scelta scolastica che svolgiamo già da molti anni e che rinnoviamo anche quest’anno per il mese di novembre» (le date saranno rese note a breve).
Il presidente dell’Age inquadra comunque il problema in un contesto più ampio: quello del cosiddetto “disagio” giovanile. «Mi rendo conto che questo termine sia abusato, ma io lo uso per indicare quel sen-
so di inadeguatezza e la conseguente chiusura in se stessi che colpisce tanti giovani di oggi. Come AGe vediamo che i due problemi – il disagio e la dispersione scolastica - sono strettamente connessi, in quanto l’abbandono del percorso di studi spesso è dovuto a una rinuncia più generale nei confronti delle sfide della vita». Santacaterina ribadisce dunque che l’orientamento è importante, ma non sufficiente.
«Il mondo con cui i giovanissimi devono confrontarsi oggi è molto più complesso di quello che abbiamo conosciuto noi e in effetti spesso la nostra associazione riceve le testimonianze di genitori che a loro volta si sentono carenti di strumenti per guidare i loro figli attraverso il percorso di crescita. Come associazione, dunque, continueremo a portare avanti anche per quest’anno i nostri incontri sulla genitorialità che coinvolgeranno educatori e psicologi». L’ultimo appello di Santacaterina, dopo la scuola e le istituzioni, è rivolto agli stessi genitori: «Le famiglie partecipano sempre meno: la maggior parte degli istituti comprensivi cittadini non ha nemmeno un comitato genitori propriamente detto e anche tra le nostre fila è sempre più difficile trovare un ricambio. Partecipare attivamente permette ai genitori di trovare insieme più forza per far sentire la propria voce e anche l’occasione di condividere idee ed esperienze che può davvero aiutarci ad aiutare i nostri figli». ◆
Il presidente dell’A.Ge di Schio, Roberto Santacaterina
Attualità
“La nostra è un’associazione di giovani ma con uno spirito intergenerazionale, per cui siamo aperti alle proposte anche degli adulti. Purché si rispettino i nostri valori di ascolto, partecipazione e rispetto, siamo pronti a sostenere qualsiasi progetto lo meriti”.
YCamilla Mantella
ova, ovvero Youth Volunteering and Association, è una nuova associazione di promozione sociale creata da un gruppo di giovani scledensi con l’obiettivo di valorizzare e sostenere attività di volontariato. La presenza dei ragazzi nel volontariato è un tema aperto con cui si confrontano moltissime realtà che faticano a promuovere un cambio generazionale tra le fila dei propri volontari. Yova crede che i giovani abbiano voglia di mettersi in gioco, ma ritiene che abbiano bisogno di piattaforme e strumenti diversi per potersi esprimere al meglio. Ne abbiamo parlato con Edoardo Viero, fondatore dell’associazione.
Come nasce questa iniziativa?
“Yova nasce da una mia idea personale, condivisa poi con un gruppo di amici. Vengo dallo scoutismo e ho una grande passione per il volontariato e l’impegno civico. Negli anni mi sono reso conto che mancava una piattaforma che consentisse ai ragazzi che hanno voglia di mettersi in gioco di concretizzare le loro idee e proposte e che fornisse consigli e contatti utili per dare forma ai loro progetti. Yova vuole essere una sorta di “acceleratore” del volontariato, un punto di riferimento per poter testare le proprie iniziative e provare a diffonderle a livello regionale, nazionale ed europeo”. Di cosa vi occupate concretamente?
“Innanzitutto una precisazione: la nostra è un’associazione di giovani ma con uno spirito intergenerazionale, per cui siamo aperti alle proposte anche degli adulti. Purché si rispettino i nostri valori di ascolto, partecipazione e rispetto, siamo pronti a sostenere qualsiasi progetto lo meriti. Al momento stiamo supportando un’inizia-
I ragazzi promotori dell’associazione Yova (il presidente Edoardo Viero è il secondo da sinistra) insieme con la sindaca Cristina Marigo
Arriva Yova
Pensata e voluta da un gruppo di giovani scledensi, è nata una nuova associazione di promozione sociale, Yova appunto, con un’identità e un obiettivo ben precisi: essere un “acceleratore” di volontariato, un punto di riferimento per i ragazzi che cercano occasioni di partecipazione civica.
tiva di recupero e diffusione dell’esperanto – quella che sarebbe dovuta essere la lingua franca dell’Europa – promossa da Lorenzo Zanella e a breve inizieremo a lavorare per l’associazione che gestisce il doposcuola alle elementari “Don Gnocchi” in via Strasseggiare, aiutando i più piccoli con i compiti pomeridiani. Inoltre siamo presenti nella Consulta nazionale dei ragazzi e delle ragazze, che promuove la cittadinanza attiva”.
Chi fa parte di Yova?
“Siamo un gruppo di amici attivi da tempo in associazioni di volontariato e in realtà che promuovono la partecipazione civica e politica dei più giovani. Desideriamo crescere e attrarre nuovi partecipanti che condividano i nostri interessi e obiettivi”. Non è sempre facile, però, coinvolgere i più giovani nel volontariato...
“No, è una sfida. Ci sono diversi tipi di difficoltà. La prima è il tempo: fare il volontario richiede tempo e impegno e non tutti sono disposti a una partecipazione attiva e fattiva pro bono. La seconda è il fattore economico: i nostri coetanei preferiscono dedicarsi ad attività extra scolastiche remunerate, così da fare esperienza lavora-
tiva e mettere da parte qualche soldo. La terza sta nelle “istituzioni”: le associazioni di volontariato sono spesso organizzate gerarchicamente e presentano gruppi di adulti già formati, dove i più giovani faticano ad ambientarsi. L’istituzione scolastica, poi, richiede livelli di impegno alti e raramente promuove la partecipazione a iniziative di volontariato che potrebbero portare via del tempo prezioso allo studio. Tuttavia, chi si dedica al volontariato ha l’occasione di fare esperienze formative impagabili, che non potrebbe fare né a scuola né sul luogo di lavoro: le logiche sono totalmente diverse”.
Quali sono i vostri prossimi passi?
“Abbiamo aperto una campagna di finanziamento sulla piattaforma GoFundMe. L’obiettivo è raccogliere 1500 euro che ci permetteranno di iniziare una campagna di comunicazione più mirata, aprendo un sito internet e curando profili social dedicati. È il primo, fondamentale, passo per farci conoscere di più e attirare nuovi aderenti. Chiunque sia interessato a sostenerci o a entrare a far parte del nostro gruppo può contattarci alla mail yova.europe@gmail. com”. ◆
VISTO DAL CASTELLO /17
Con le “piattaforme” non servono parolacce
“V
Mariano Castello
ai alla piattaforma” mi ordina il computer. Io, quando mi parlano di piattaforme, mi metto subito in ansia. Sono nato con il pennino e le mani sporche da inchiostro. Più tardi mi è stata data la penna stilografica e la biro. Per me le piattaforme sono luoghi ostili, dove si fanno domande proditorie. E infatti: “Password” mi domanda subito. Qualcuno mi ha detto che, quando ti viene domandata una password, non ti devi agitare, ma inventartene subito una. E però te la devi scrivere su un pezzo di carta, perché potrebbero domandartela un’altra volta e, se te la sei dimenticata, fai la figura del bauco. “Va bene qualsiasi parola?” “Sì, però deve essere giusta per i campi che hai davanti”. “Vainmona” mi verrebbe da scrivere, tutto attaccato, come si usa nelle cose di computer. Ma poi temendo ritorsioni come tutti i neofiti, scrivo il mio nome alla roversa. Astuto, no? Non si sa mai con tutti questi delinquenti in giro, pronti a rubarti l’identità digitale… Per farne cosa poi? Mah, comunque è meglio essere prudenti.
“Password errata” mi esce quasi in automatico. “Ma come fa questo mona a dire che è errata? E poi errata rispetto a cosa?” Non ho nessuno cui domandare, perché uno un pelo meno imbranato di me, con un paio di mosse giuste saprebbe eludere la malevolenza della macchina. Alla fine, a forza
Luccarda
di smanettare a caso, mi appare la piattaforma che cercavo: mi era necessaria non ricordo più se per essere ammesso a fare una visita medica o per partecipare alla festa della sopressa di Valli. Adesso tutto è in discesa: mi chiedono cose come cognome e nome, data di nascita, codice fiscale… Facile!
“Data di nascita errata” mi dice il computer. “Ma come, casso, desso sito ti a saver quando ca son nato mi?”. Mi hanno spiegato che in questi casi è meglio chiudere il computer, aspettare un po’, perché magari si è scaldato troppo e dopo riprovare senza agitarsi e senza dire parolasse, che sono solo controproducenti. Niente da fare: “Data di nascita errata” e lì il computer si impianta come un mulo, non va né avanti né indietro. Fermo. Che qualche persona ostile mi abbia messo dentro un virus che mi
In 150 per pulire l’ambiente
Sono stati 150 gli studenti delle scuole degli istituti comprensivi “Tessitore, A. Fusinato e Don A. Battistella” che hanno dato vita, nei giorni scorsi, alla giornata di “Puliamo il Mondo”, iniziativa organizzata in collaborazione con Legambiente.
I ragazzi hanno partecipato alla pulizia raccogliendo i rifiuti abbandonati lungo il tragitto tra la propria scuola e il centro città, riuscendo così a pulire viale Roma, il Parco del Marinaio, il parcheggio di Via Milano (studenti della scuola Bat-
vede oltre il legno
A Santa Caterina si possono osservare, nel giardino di casa di Roberto Luccarda, le singolari sculture su legno (anzi, su radice) realizzate dall’estroso concittadino.
Mai fatta una passeggiata in Contrà Bonolli, a Santa Caterina? Chi c’è stato, sicuramente avrà notato un’abitazione con un ampio giardino e una grande legnaia che, esternamente, ha una notevole quantità di sculture in legno, rappresentanti in prevalenza animali. A realizzarle, per hobby e pura passione, Roberto Luccarda, in grado di vedere oltre il pezzo di legno o la radice che si trova ad avere davanti: i
pezzi migliori a nostro avviso sono quelli in cui il connubio natura-uomo è più stretto, cioè quelle sculture dove l’autore modifica il minimo indispensabile e trasforma con mani e cuore il legno in cervo, cigno, aquila, lupo…. Forme che intuisce e completa facendo un favore alla natura stessa, che gliele suggerisce.
Non vende le sue opere, il signor Roberto, ma le espone perché tutti i passanti le possano am-
ha infettato tutto? Mi hanno detto che bisogna star molto attenti con questi virus… O che dipenda dalla pochezza del manico? Ora che ci penso, anni fa mi sono rivolto ai ragazzi di Faberbox, che gratuitamente mettevano a disposizione dei vecchi come me la loro esperienza informatica, per fornire l’identità digitale, con la quale si poteva accedere agli uffici pubblici e prelevare i documenti che servivano. Basta code, basta appuntamenti, finito tutto. Ho provato una volta e, non essendo riuscito al primo colpo, ho lasciato perdere e così l’identità digitale mi è stata revocata. Colpa mia, non posso incolpare nessuno, anche se mi viene da pensare che tutta la mia vita è stato un impegno severo, per poi inciampare malamente da vecchio in problemi come questi, che i miei nipotini saprebbero risolvere con due mosse. ◆
tistella), il Parco delle Coccinelle, la zona dell’ex ospedale, la Valletta e il Castello (ragazzi dell’Istituto il Tessitore), il Parco di via del Redentore, via Tito Livio, la zona dello stadio di rugby, del Faber Box e dello Skate Park (allievi delle Fusinato).
Al termine i partecipanti si sono riuniti in Piazza Falcone Borsellino per un momento di saluto, al quiale sono intervenuti il sindaco Cristina Marigo, l’assessore alle politiche ambientali Alessandro Maculan e il presidente del circolo di Schio-Valleogra di Legambiente, Paolo Bevilacqua.
mirare. Del resto, grandi personaggi hanno detto che la bellezza non si compra, ma si regala: questo simpatico e sempre sorridente artista autodidatta ha fatto suo il motto. Se ancora non siete passati da casa sua, beh, fatelo. ◆ [M.D.Z.]
LSpettacoli
Mirella
Dal Zotto
a nuova stagione teatrale della Fondazione Teatro Civico si articola con trenta appuntamenti dal 27 ottobre al 9 maggio tra Civico, Astra e Sala Calendoli. Sarà all’insegna dei grandi classici, del teatro civile e dei nuovi linguaggi.
La prima novità è la co-direzione artistica, che vede al fianco di Federico Corona, in Fondazione dal 2017, Stefania Dal Cucco, nello staff del Civico da oltre 15 anni, figura particolarmente attiva nei progetti, nella ricerca di fondi, nelle pratiche di welfare culturale, nei processi partecipativi e nella relazione tra cultura e territorio. Un binomio, Corona-Dal Cucco, già vincente da tempo, ma ora ufficializzato.
Altra novità lo Scambio Europeo Erasmus+, con il Civico pronto ad accogliere, a maggio, 25 giovani dai 18 ai 26 anni, provenienti da Serbia, Slovenia e Italia. Ci sarà anche una nuova rassegna, in sostituzione di Schio Teatro Popolare; si tratta di Schio Tempo Presente e stimolerà riflessioni su tematiche come l’ecologia dell’attenzione, le malattie mentali, la detenzione, la disabilità intellettiva.
La stagione teatrale si fa in dodici
Dodici gli spettacoli, otto al Civico e quattro all’Astra, di cui tre fuori abbonamento. Aprirà la stagione un volto molto amato dagli scledensi: Ottavia Piccolo, che con i solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo porterà al Civico in prima regionale “Matteotti (anatomia di un fascismo)”, un testo di Stefano Massini (5 novembre). Luca Bizzarri, con la novità “Non hanno un amico”, sarà all’Astra il 14 novembre per parlare di comunicazione politica, fenomeni social e costumi del nuovo millennio. Ancora all’Astra, il 6 dicembre, arriverà la coppia Nuzzo-Di Biase, con “Delirio a due” di Ionesco, per evidenziare con riso e sorriso la banalità quotidiana.
Il primo appuntamento dell’anno nuovo sarà il 16 gennaio, all’Astra, con Debora Villa in “Tilt, Esaurimento Globale”, comico e terapeutico viaggio interiore alla ricerca della felicità. Al Civico, il 26 gennaio, l’intramontabile “Il malato immaginario”, con Tindaro Granata pronto a darne una versione divertente e contemporanea. Ancora un classico al Civico, “Natale in casa Cupiello”, il 4 febbraio, premio UBU 2023 per i costumi. Il 13 febbraio ripartirà dal Civico, dopo una residenza artistica, la tournée di “Boston Marriage”, con Maria Paiato, Ma-
Teatro Civico, Dal Cucco affianca Corona
Parte una nuova stagione della Fondazione, con trenta spettacoli da qui a maggio. E la novità principale è la co-direzione artistica di Federico Corona e Stefania Dal Cucco.
riangela Granelli e Ludovica D’Auria. Ancora al Civico, il 6 marzo, un cast di eccezione capitanato da Maddalena Crippa proporrà “Crisi di nervi. Tre atti unici di Anton Cechov”, un’opera che ha divertito intere generazioni in tutto il mondo.
Il 26 e 27 marzo, in doppia replica, l’Astra ospiterà Marco Paolini in “Boomers”, ballata teatral-cybernetica accompagnata dalla voce di Patrizia Laquidara. Il 10 aprile, al Civico, appuntamento con la danza: Equilibrio Dinamico Dance Company in “La Sagra della Primavera. Il rituale del ritorno”. Grottesca ed esilarante la chiusura di stagione, il 30 aprile: Stivalaccio Teatro animerà una nuova maratona denominata “La lunga notte dei Buffoni e delle Strighe”.
Schio Musica da dicembre ad aprile La stagione, in collaborazione con Asolo Musica, ha in cartellone appuntamenti che si terranno al Civico o in Sala Calendoli. Il 29 dicembre tradizionale concerto di Capodanno, in doppia replica alle 17 e alle 21, con l’Orchestra Giovanile Regionale Filarmonia Veneta (le aziende di Imprese e Cultura hanno promosso l’iniziativa). Il 31 gennaio il pianista Danilo Rea con “La grande Opera in Jazz” omaggerà il melodramma e le stelle del bel canto. Il 18 febbraio arriverà il violinista Simon Zhu, vincitore del Premio Paganini. Il 25 febbraio la pianista Rikako Tsujimoto eseguirà un programma dedicato a Chopin. L’11 marzo sarà la volta del flautista Stefano Bet, con brani dal Rinascimento al primo Romanticismo. L’1 aprile Alessia Luongo e Manuel Pernazza (Pulcinella), proporranno una fusione mu-
sica-teatro con musiche della Commedia dell’Arte. Ultimo appuntamento, il 15 aprile, con un beniamino dei musicofili scledensi: Roberto Loreggian, accompagnato da Mauro Masiero, farà scoprire Girolamo Frescobaldi.
Schio Tempo Presente, la novità dell’anno
Arriviamo alla novità di quest’anno, la mini rassegna intitolata “Schio Tempo Presente”, improntata su tematiche importanti del presente. I tre spettacoli programmati, più uno fuori abbonamento, si terranno tutti al Civico, con questo ordine: “Overload”, sull’ecologia dell’attenzione e il bombardamento dei link (21 novembre); “L’Oreste, quando i morti uccidono i vivi”, una riflessione profonda sulla malattia mentale (21 gennaio); “Non è la storia di un eroe”, che racconta la vita di un ex rapinatore, per quarant’anni in carcere (21 marzo); ”Delivery”, che tratta il tema della felicità nella disabilità intellettiva (9 maggio).
E poi ci sono le altre rassegne “Civico da favola” è la nuova denominazione di “Vieni a teatro con mamma e papà”, serie di spettacoli per famiglie programmati alla domenica, alle 17, al Civico. Primo appuntamento il 27 ottobre, ultimo il 23 marzo, per un totale di sei appuntamenti. Proseguiranno inoltre i progetti socioculturali, ovvero Dance Well (ricerca e movimento per il Parkinson), Campus Lab, Campus Company, Campus Well, Teatro Scuola, per studenti dai 3 ai 19 anni, in accordo con le scuole della città. ◆
Stefania Dal Cucco e Federico Corona, da quest’anno co-direttori
Spettacoli
Ci sono stati un paio di momenti, nella prima decade di ottobre, che hanno saputo scuotere le coscienze degli spettatori.
Il primo, voluto nell’ambito del MAV Festival, ha portato all’Astra, per la presentazione del libro “La scelta”, Sigfrido Ranucci, noto giornalista a capo di Report, che ha svelato a un buon numero di spettatori i retroscena delle sue inchieste più note e ha saputo anche raccontare se stesso e la sua sfera privata. È stata una serata che ha fatto capire l’importanza di avere professioni-
Report “tira”, mafia e legalità meno
sti coraggiosi che sanno scegliere e portare avanti le loro battaglie per la legalità e la giustizia sociale. Un bel momento per capire che il bene comune dev’essere al primo posto, se si vuole una società degna di questo nome.
Pochissimi invece gli spettatori che hanno assistito, al Civico, a “L’Italia s’è desta”: spettacolo originale, vincitore di una dozzina di prestigiosi premi, che parla di mafia, di legalità, di parità di genere con rara efficacia, affidando l’argomentazione a una brava attrice, Dalila Cozzolino, per-
Shakespeare e Pennacchi
Nell’ambito della miriade di iniziative per il British Day, ormai da tempo nella migliore tradizione scledense, c’è stato pure l’appuntamento, all’Astra, con Andrea Pennacchi, attore padovano molto legato alla nostra città. Dopo aver presentato il libro “Shakespeare and me”, ha animato, con ruspante arguzia, l’omonimo spettacolo teatrale, che ha fatto registrare il tutto esaurito. Pennacchi piace perché è uno di noi: sta lì sul palco in tutta semplicità, vestito come se andasse al bar, tenendosi ai piedi una birra che sorseggia volentieri anche calda. E nel luogo magico che lui ha scoperto per vie traverse e con alterne traversie, rac-
La stagione di Scoppiospettacoli
Accanto alla stagione della Fondazione, il Teatro Astra ospiterà gli appuntamenti di Scoppiospettacoli, che ormai da anni propone a Schiosull’onda del pop - concerti, conferenze, cabaret che il pubblico ha sempre dimostrato di gradire.
Dopo Paolo Crepet, il calendario prosegue così:
24 ottobre, Beatrice Arnera in “Pronto, Freud?”, racconterà comicamente la sua storia personale e i suoi dodici anni di terapia.
26 ottobre: “Esperienze DM”, con Awed, Dose e Dadda, ragazzacci terribili alle prese con storie di sesso non proprio a lieto fine.
31 ottobre: atteso concerto di Diodato, cantautore intenso e fra i più apprezzati del neopop italiano.
1 novembre: “Grande figlio di puttana” di e con Eleazaro Rossi.
30 novembre: “Via Crux”, di e con Giuseppe Cruciani, nota voce politicamente scorretta de La Zanzara, al suo debutto a teatro.
7 dicembre: gli Harlem Gospel Choir, uno fra i più famosi cori gospel al mondo, omaggerà la grande Aretha Franklin.
13 dicembre: concerto con il mitico Mario Biondi, che con il suo “Crooming Italian Theaters Tour”, in scena in Italia e in altri ventidue Paesi, è arrivato a oltre cento concerti in due anni.
22 dicembre: come da tradizione, “Il Lago dei Cigni” con il Russian Classical Ballett. 24 gennaio: “The Final Frontier” con i Rockets, band francese che negli anni settanta inventò il rock spaziale e propose la musica elettronica.
fetta nei panni di Carletta, la scema del paese. È stata l’amministrazione comunale a volere questo appuntamento di teatro civile, invitando soprattutto le scuole ad assistervi, gratuitamente. Era prevista anche una matinée, poi eliminata per mancanza di adesioni, motivate principalmente dal fatto che, non essendoci ancora gli organici al completo, le scuole non erano in grado di garantire adeguata assistenza nell’accompagnamento degli alunni. Peccato però: una bella occasione sprecata. ◆ [M.D.Z.]
conta se stesso, partendo dall’adolescenza a Brusegana, passando per l’università dove ha incontrato il bardo che gli ha suggerito il futuro e arrivando all’oggi.
Il legame con Shakespeare viene spiegato in là, oltre metà lavoro, e lo spettatore si chiede più volte quando Pennacchi arriverà a raccontarlo. Ma tant’è: “Pèta no…” ripete convinto. Con un po’ di pazienza Shakespeare arriva, e si capisce che sa insegnare qualcosa della vita. Nel corso di tutto lo spettacolo, Pennacchi è accompagnato dal bravo e versatile Giorgio Gobbo, ottimo musicista con cui lavora spesso.
Tanti applausi hanno suggellato una serata all’insegna della risata, ma anche della riflessione. Della serie: anche ridendo s’impara.◆ [M.D.Z.]
Mario Biondi sarà a Schio in concerto il 13 dicembre
15 febbraio: tributo agli Abba con uno spettacolo che ha girato tutta Europa.
2 aprile: “La Commedia”, in cui Ale e Franz saranno alle prese con l’argomento-amore. 11 aprile: Giuseppe Giacobazzi, con la sua “Osteria Giacobazzi”, trasformerà il palco a suon di musica, battute e cibo, facendo interagire il pubblico.
Ci sarà da divertirsi, da riflettere, da ascoltare.◆ [M.D.Z.]
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Anche la famiglia De Pretto meriterebbe un monumento
Leggendo su SchioMese l’articolo “Niente statue, a piazza Statuto serve un monumento d’impatto”, pensando a chi negli ultimi due secoli ha promosso l’industria sul nostro territorio, credo che la Famiglia De Pretto meriterebbe un suo monumento a ricordo del contributo tecnologico e culturale che, parallelamente ai Rossi, ma in modo unico e peculiare a loro, ha attivato l’ingresso della meccanica che ha mutato l’assetto allora agricolo del territorio diffondendo la cultura d’impresa non solo a Schio ma nell’intero Alto Vicentino.
Una piccola ricerca su internet offre una minima biografia di almeno quattro fra le figure rilevanti di questa operosa famiglia scledense di nove persone.
La madre Angelica Boschetti, e il padre Pietro Giuseppe De Pretto (1810-1891), che fu architetto del Comune di Schio e si dedicò anche a studi di astronomia e geologia.
Cinque figli, imprenditori, tecnici e uomini di scienza, che hanno donato dinamismo a Schio, creando le basi della tecno -
logia che ha fatto dell’Alto Vicentino un polo d’eccellenza, artigianale e industriale - e due figlie delle quali non ho trovato notizie.
- Silvio De Pretto (1848-1933), ingegnere, architetto e imprenditore (per un anno anche sindaco di Schio), fonda nel 1888, con l’appoggio del Comune, la scuola serale di disegno geometrico applicato alla meccanica, che diventerà a partire dal 1913 Scuola d’Arti e Mestieri, con l’aggiunta di sezioni per falegnami, muratori, decoratori, meccanici, arte laniera. Oltre a fondatore della sua notevole azienda.
- Olinto De Pretto (1857-1921) agronomo, geologo e fisico, membro dell’Accademia dei Lincei. Collaborò anche con Almerico da Schio alla costruzione ed esercizio della prima aeronave italiana nel 1905. Nel maggio 1906, fu inaugurato a Schio mediante la Società esercizi pubblici di Schio, di cui Olinto De Pretto era presidente, il servizio pubblico con omnibus, a due piani, che conduceva da Schio a Valli dei Signori e ritorno, con fermata al
I volontari de “Il Castello” da 15 anni si occupano di monitorare e salvaguardare le colonie feline
A margine dell’articolo “Cresce il problema dei gatti abbandonati” apparso nell’ultimo numero di SchioMese, vorremmo presentare l’attività de “Il Castello”, un piccolo gruppo di persone che amano i gatti, soprattutto quelli di nessuno, e che hanno deciso di dedicare tempo ed energie a loro, ormai parecchi anni fa. Costituendoci in associazione, nel 2009, abbiamo formalizzato gli obiettivi declinati nello statuto: la salvaguardia e il monitoraggio delle colonie feline, il contenimento delle nascite, la cura degli animali malati, l’attenzione all’ambiente in cui vivono i gatti liberi. Attualmente gestiamo una dozzina di colonie, site nei Comuni di Schio, Santorso, Torrebelvicino e Valli del Pasubio, anche in contrade scomode da raggiungere.
Le “ragazze” che seguono i contesti montani, paradossalmente, sono le più an-
ziane…fatichiamo a trovare nuove leve, perché poche persone sono disposte ad impegnarsi con continuità in questo ambito, e perché è ancora diffusa l’idea o l’immagine della “gattara” che porta le crocchette agli animali per strada. C’è molto di più da fare…dalle pulizie alle catture. Questo tipo di volontariato richiede tempo, energia, passione e soldi. Non riceviamo da anni contributi pubblici: ci finanziamo con un paio di mercatini di Natale, la vendita del calendario annuale e qualche donazione, non certo sufficienti a compensare le spese, soprattutto veterinarie: la maggior parte dei gatti che seguiamo è anziana e spesso succede di dover catturare un micio, portarlo in ambulatorio, ospitarlo e curarlo.
I rapporti con la AUSSL? Praticamente inesistenti. Preferiamo lasciare i pochi
confine italiano. Autore di saggi di livello scientifico tra cui “Sopra una grande forza tellurica trascurata” (Roma 1914), “Lo spirito dell’universo” (Torino, Bocca 1921), “Le due faglie di Schio” (Roma 1921), “La via più breve fra Venezia e il Brennero” (Schio 1899).
- Francesco De Pretto, ingegnere.
- Augusto De Pretto (…-1918), ingegnere, lavorò nel settore ferroviario. Nel 1885 fu scelto a far parte del Reale Ispettorato delle Strade Ferrate. Nel 1901 fu promosso al grado di Ispettore Superiore ed entrò a far parte del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
- Alessandro De Pretto, perito chimico. I fratelli De Pretto fondarono nel 1892 il Circolo Alpinistico, presidente Silvio De Pretto, quattro anni prima della nascita della sezione CAI di Schio.
Ho l’impressione, insomma, che il singolare e importante apporto civile della Famiglia De Pretto, per mancanza di simboli in città che li ricordino (se si esclude l’intitolazione dell’Istituto tecnico a Silvio De Pretto), sia attualmente assai ignorato e ingiustamente sottovalutato.
Gian Attilio Benedetti
posti disponibili per le sterilizzazioni ad altre associazioni, che gestiscono numeri più grandi e situazioni ancora più complesse. Il servizio veterinario, così com’è gestito attualmente, non è assolutamente adeguato alle necessità delle diverse associazioni e dei privati che vogliano “sanare” nuove o vecchie situazioni, almeno sterilizzando. L’assenza di un gattile ha risvolti drammatici per gli animali incidentati e dimessi dalla clinica convenzionata, ma è questione seria anche per le volontarie che vanno oltre gli obiettivi dell’associazione, e che riempiono le proprie case con cuccioli e adulti abbandonati. Sentiamo, forte, la necessità di una struttura sanitaria idonea, di più posti per le sterilizzazioni, di un confronto più serio e completo con le diverse amministrazioni comunali…purtroppo la sensibilità e l’attenzione al fenomeno del randagismo felino e del controllo delle nascite latitano, ad ogni livello.