Schio Mese 949

Page 1

SchioMese

Periodico di informazione dell’A lto Vicentino

anno XII n. 117 - dicembre 2023

Lupi e cinghiali in val Leogra - p.6 ◆ Odissea per un passaporto - p.14

Dieci anni di Orsi Sta per iniziare il “semestre bianco” di Valter Orsi, gli ultimi sei mesi da sindaco. È quasi il momento dei bilanci. E lui comincia a farli in questa intervista, dove si parla di investimenti, di sanità e ospedale, di piazze e “pietre d’inciampo”. E di un giovane che era partito per fare la rivoluzione…


Di mese in mese

Buon Natale e buon anno, poi però fuori tutti i candidati

A

Stefano Tomasoni

desso ci sono le feste di Natale e di fine anno, quindi c’è da pensare ai regali, al presepe, ai cenoni e per i più fortunati alle vacanze sulla neve. Ma poi, alla ripresa, diciamo da metà gennaio, la campagna elettorale per il prossimo sindaco di Schio, iniziata ma rimasta finora alle scaramucce, dovrà cominciare a fare sul serio. A partire dall’ufficializzazione degli schieramenti in campo e dei relativi candidati sindaco. La maggioranza uscente, lo sappiamo, ha già il suo front runner nella vicesindaco e assessore al sociale Cristina Marigo, che ormai sta sostituendo o affiancando Valter Orsi in quasi tutte le occasioni ufficiali, per capitalizzare al massimo la visibilità della carica da qui al voto. Tattica più che com-

SchioMese

Periodico di informazione dell’Alto Vicentino

Supplemento mensile di

Lira&Lira Direttore Stefano Tomasoni Redazione Elia Cucovaz Mirella Dal Zotto Camilla Mantella Grafica e impaginazione Alessandro Berno Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com Per le inserzioni pubblicitarie Pubblistudio tel. 0445 575688

prensibile, ma facendo attenzione a non esagerare perché il troppo potrebbe stroppiare. Chi invece nella seconda metà di gennaio dovrà arrivare necessariamente al dunque - dopo gli ultimi mesi impiegati per verificare intenzioni, programmi alleanze e nomi - è lo schieramento di centrosinistra, che, salvo clamorosi colpi di scena, sarà formato da Partito democratico e Coalizione Civica (Carlo Cunegato, per intendersi) con l’aggiunta di qualche lista civica. Qui si aspetta solo la comunicazione ufficiale del nome del candidato sindaco, Cristiano Eberle, per sostenere il quale è nata l’associazione “Una nuova trama”, al lavoro con intenti dichiaratamente civici e sociali, ma per gettare le basi di un programma che, alla fine della fiera, non potrà che essere politico. Da ottobre a oggi il Pd è riuscito a tener desta l’attenzione sulla contesa elettorale in arrivo e a motivare la propria base con alcune iniziative legate perlopiù alla ferrovia e alla stazione e al recupero ambientale della Roggia. Una buona partenza, perché in una campagna elettorale riuscire a scegliere i temi della discussione è fondamentale, è come avere il turno di servizio a tennis o giocare con i bianchi a scacchi. E’ da vedere se nei mesi caldi riuscirà ancora ad “avere in mano il pallino”. Ma poi ci sarà da vedere cosa farà il centrodestra. E qui le cose sono ancora tutte da chiarire. L’attesa è soprattutto per sapere cosa faranno Fratelli d’Italia e Lega. Tutto lascia pensare che i primi intendano presentare un proprio candidato a palazzo Garbin. Sarebbe una scelta logica, visto che Fdi oggi è il primo partito a livello nazionale e dunque potenzialmente anche a livello locale. Se non ora, quando? I segnali in questo senso sono concreti, se si pensa alle aperte critiche mosse nelle ultime settimane da Alex Cioni, capogruppo di Schio Città Capoluogo Fratelli d’Italia in consiglio comunale, all’indirizzo di Cristina Marigo. Più che critiche, vere bordate. Cioni ha preso spunto dalla partecipazio-

ne di Marigo alla manifestazione contro la violenza sulle donne svolta di recente in centro città e poi dalla presenza della vicesindaco a un convegno di Communitas sul futuro dell’assistenza agli anziani con relatori esponenti del M5S, per accusare appunto Marigo di “cerchiobottismo”, di flirtare con la sinistra e di aprire all’asse con i 5 Stelle per andare a “pescare” consensi in quell’elettorato. “Più che alternativi alle sinistre, pare ormai chiaro che il civismo di Cristina Marigo stia mutando in maniera sempre più evidente come una variabile alle sinistre, non come un’alternativa – ha scritto Cioni -. Risulta evidente che se i civici non intendono consegnare al Pd e all’estrema sinistra la città, dovranno rivalutare la linea politica suicida di Marigo, la quale pare invece focalizzata a contendere al centrosinistra un elettorato che tra l’originale e il surrogato sceglierà indubbiamente l’originale”. Non basta, perché alla replica di Marigo che ha sostenuto di pensare a fare gli interessi degli scledensi, Cioni ha ulteriormente calcato la mano contro la candidata sindaco, nella convinzione che la maggioranza sia “in procinto di reclutare in squadra i 5 Stelle camuffandoli da civici”. Con queste premesse, delle due l’una: o Fdi sta accendendo i toni per negoziare da posizioni più nette e forti una successiva adesione alla candidatura Marigo, o sta preparando il terreno per la propria corsa e per quello che sarà il proprio candidato. La seconda sembra l’ipotesi più realistica. Ne sapremo di più alla prossima puntata. *** Cambiamo registro per dire due parole su una piccola “battaglia” che abbiamo lanciato negli ultimi due anni con un paio di articoli su queste colonne, ossia quella per il ripristino e la rivalorizzazione del passaggio pedonale che va dall’ex Lanificio Cazzola alla parte alta di via Lioy.


Di mese in mese In tempo di pandemia, quel gradevole percorso pedonale che costeggia la Roggia all’interno dell’ex complesso Cazzola è stato chiuso al pubblico con un cancello che impedisce il passaggio per il cortile interno del complesso residenziale. Di conseguenza, ormai da due o tre anni il percorso è in stato di abbandono e decadimento. Un vero peccato. Dal canto nostro abbiamo anche avanzato l’idea di una rivalorizzazione con l’installazione di pannelli dedicati a Ernest Hemingway, del tipo di quello esposto all’ingresso dell’ex lanificio su via Riboli. Pannelli con foto legate alla presenza dello scrittore a Schio e con brani tratti dai suoi libri, magari chiamando poi il passaggio “Passeggiata Hemingway”. Ora, dicevamo, a perorare la causa del passaggio dell’ex Cazzola è anche il Pd scledense, che nell’ultimo consiglio comunale ha presentato un’interpellanza per portare all’attenzione il problema della chiusura del percorso. L’amministrazione ha spiegato quello che già avevamo scritto a suo tempo, ovvero che esiste una

Lo Schiocco Mettiamo un limite? Il cartello sul palo indica che in quella zona (chiesa parrocchiale di Magrè) va rispettato il “limite di velocità di 30 km all’ora”. I quattro sacchi gialli indicano invece che la tendenza a considerare i cestini dei rifiuti come cassonetti in miniatura sta dilagando e sfuggendo di mano. Sconfortati dal dilagare del menefreghismo, a noi verrebbe da alzare bandiera bianca e da provare a posizionare su ogni cestino un cartello simile a quello del palo: “Limite di inciviltà di 2 sacchi di rifiuti alla settimana”. [S.T.] convenzione tra il Comune e la proprietà, stipulata al momento del rilascio del permesso di costruire, con l’obiettivo di preservare l’utilizzo del luogo, ma le traversie dell’impresa costruttrice hanno poi congelato la situazione e portato alla chiusura del passaggio.

“Si spera che l’interpellanza porti rapidamente alla riapertura del passaggio – scrive il Pd in una nota -, sia per la promozione di una mobilità più sostenibile, sia per la valorizzazione del patrimonio storico, urbanistico e paesaggistico della Roggia Maestra”. Speriamo, appunto. ◆


[4] ◆ SchioMese Copertina

E

Stefano Tomasoni

così per Valter Orsi è arrivato anche l’ultimo appuntamento natalizio con i tradizionali “Auguri del sindaco”. La prima volta sembra ieri, eppure era Natale 2014. Nel tempo, quell’incontro – iniziato con Berlato Sella - è diventato un contenitore di spettacolo a dire il vero fin troppo lungo e a volte estenuante tra premiazioni, canti, cori e intermessi. Il momento clou, però, è sempre quello finale con il discorso del primo cittadino. Il quale nell’occasione fa il suo bilancio dell’anno e ricorda quel che bolle in pentola per l’anno successivo. Per Orsi adesso è arrivato il tempo del bilancio finale. Quello del decennio trascorso nell’ufficio centrale di palazzo Garbin.

Allora sindaco, è un bilancio da fare più con nostalgia, con dispiacere o magari perfino con un po’ di sollievo?

“C’è una strana sensazione, perché comunque dieci anni da sindaco cambiano la vita, in una città come la nostra poi, che ti assorbe completamente. Però mi sento soddisfatto del lavoro fatto. Non lo dico mai, ma sono molto orgoglioso dell’elezione per il secondo mandato, perché non mi aspettavo che la squadra venisse promossa al primo turno”. Certo è che fra la pandemia, costi delle materie prime e dell’energia alle stelle, dev’essere stato un secondo mandato da non invidiare…

“Sì, è stata quasi una continua emergenza, un secondo mandato pieno di imprevisti e di prove impegnative, a partire appunto dal Covid per passare all’esplosione dei costi energetici, che per fortuna ci ha trovato pronti grazie al lavoro fatto in precedenza con un piano di contenimento dei costi. Anche quest’anno buona parte dell’avanzo di amministrazione lo utilizziamo per coprire l’aumento dei costi degli investimenti avviati. Chiuderemo l’anno con investimenti che sfiorano i 12 milioni di euro, senza contare il Pnrr. Una dimostrazione della solidità finanziaria del Comune”. A giugno, al successore, chiunque sarà, cosa lascerà?

“Lasceremo lo stato dell’ente Comune migliore di come l’abbiamo trovato, nell’assetto economico-finanziario. Lo dico senza nessuna critica a nessuno, sia chiaro. Abbiamo lavorato molto nella ricerca di fondi esterni, con i bandi messi a disposizione a partire dall’Europa per arrivare ai ministe-

“A 15 anni volevo fare la rivoluzione, adesso inauguro statue di santi” Sta per iniziare il “semestre bianco” di Valter Orsi, gli ultimi sei mesi da sindaco. È quasi il momento dei bilanci. E lui comincia a farli in questa intervista, dove si parla di investimenti, di sanità e ospedale, di piazze e “pietre d’inciampo”. E di un giovane che era partito per fare la rivoluzione…

ri, alla Provincia, alle fondazioni. Andiamo a chiudere 9 anni di mandato con 84 milioni di euro investiti, più altri 12 milioni ottenuti da altri enti, su altri tipi di investimenti. Schio è stato un grande cantiere, in questi anni”. Sì, però adesso, alla Marzullo, si faccia una critica e si dia una risposta...

“Oddio… farei fatica”.

Mettiamola così: una scelta fatta in questi dieci anni che oggi non rifarebbe?

“La scelta peggiore che si possa fare è non scegliere. Io sono un decisionista, cerco di avere le basi per poter prendere le decisioni, vedo quali sono le varie conseguenze che quella decisione può avere, e poi decido. Il tempo non risparmia nessuno. In alcuni casi si creano nell’immediato dei disagi, ma poi la gente capisce. Io credo di aver svolto il ruolo dell’amministratore, non del politico”.

Va bene, ne diciamo una noi: la vicenda delle mancate “pietre d’inciampo”. La gestirebbe ancora così, oppure col senno di poi si poteva fare diversamente?

“Forse è stata spiegata male, ma in tutti i casi c’era già la macchina pronta a portare un po’ di fango sulla città, coordinata da alcuni consiglieri comunali. È stata solo una grande polemica, chi conosce la mia storia sa benissimo che non c’era nulla di ideologica in quella decisione: ho avuto un parente che è stato a Mauthausen e non accetterei mai una cosa del genere. Le pietre d’inciampo sono un’operazione che tante città hanno fatto e tante altre no perché hanno preferito fatto altre cose. Schio ha avuto dei deportati i cui nomi sono incisi sulla targa di marmo affissa alle Marconi, e ci sono tante targhe in città che ricordano la lotta partigiana, la Resistenza. Era tutto in decadenza. Questa idea di continuare a


SchioMese ◆ [5] fare cose nuove dimenticando quelle esistenti è un aspetto che non ho mai accettato. Le targhe e le lapidi che sono affisse in giro per la città sono una biblioteca a cielo aperto, ma erano state lasciate tutte nel dimenticatoio. Noi abbiamo investito e le abbiamo fatte tutte sistemare”.

Senta, ma il Valter Orsi che a 57 anni (per allora 58) si avvia a chiudere questi dieci anni quanto è diverso da quello che a 25 anni aveva iniziato a fare battaglie nella Lega Nord?

“Bè, mi sento sicuramente più cresciuto e più maturo, anche dal punto di vista della conoscenza delle cose. Quando militavo nella Lega qualcuno mi diceva che ero troppo poco politico e studiavo troppo le carte, che entravo troppo a fondo nei temi. In realtà è una cosa che mi è servita molto per affrontare il mandato del sindaco: mai affrontare i temi con superficialità. Oggi ci sono poche cose che non conosco della macchina amministrativa, delle proiezioni e della programmazione. Mi piace l’analisi delle cose, ma quelle serie”. Più maturo come amministratore, dunque. Ma come politico? Mi spiego: se guardiamo alla scelta fatta mesi fa per l’elezione del presidente della Provincia, la sua decisione è stata quella di sostenere Andrea Nardin, candidato alternativo a quello ufficiale dei partiti di centrodestra e votato poi anche dal Pd, poi risultato eletto. È come se l’Orsi delle prime battaglie leghiste dure e pure sia diventato moderato. Del resto qualcuno ha detto che si nasce piromani e si finisce pompieri.

“Allora diciamo che sono entrato in politica a 15 anni volendo fare la rivoluzione e ho finito con inaugurare statue di santi…”. Sarebbe a dire?

“Bè, il monumento a Bakhita. Battute e parte, sono passato da una politica molto forte a una più moderata, è vero, ma molto determinata. Le idee legate all’autonomismo, proprio perché le avevo radicate su basi molto serie e non solo ideologiche, ci sono ancora. Ma sicuramente sono diventato più moderato”.

La sua seconda vita politica, dopo l’uscita dalla Lega, è iniziata sull’onda della “Cordata”, il gruppo nato per occuparsi specificamente dell’ospedale, risultato poi volano verso palazzo Garbin. Ecco, il tema sanità, dieci anni dopo, come lo lascia?

“Ci sono state battaglie sanguinarie. Devo dire che adesso la situazione è migliore, perché sono state fatte tante cose. Vorrei che emergesse il ruolo che è stato svolto in questi anni dai sindaci del territorio, perché le cose sono radicalmente cambiate, con un nuovo tipo di programmazione e con l’arrivo come direttore generale dell’Ulss di Carlo Bramezza. Il quale non è arrivato con un mandato diretto del presidente della Regione di riequilibrare,

nell’Ulss, la situazione scompensata a vantaggio di Bassano. Per arrivare a quel riequilibrio c’è stato un forte lavoro politico da parte di alcuni sindaci. E c’è stato un accordo fatto con Zaia quando si è trattato di affrontare l’emergenza Covid e l’ospedale di Santorso venne indicato come hub”. Cioè una specie di do ut des? Accettiamo di essere hub Covid se poi si punta di più su Santorso…

Fu deciso che Santorso dovesse essere un ospedale Covid. Io conoscevo le motivazioni per cui si doveva arrivare lì: era una questione prettamente tecnica, legata alla trasmissione dell’ossigeno all’interno delle tubazioni. Chiedemmo però a Zaia un impegno: se in quel momento veniva chiesto un grande sacrificio al nostro territorio, era giusto che al termine dell’emergenza ci fosse una fase di riequilibrio rispetto agli ospedali dell’Ulss, e così è stato. Il presidente è stato di parola. Problemi ce ne sono, lo sappiamo, ad esempio le liste di attesa, ma che siano cambiate le cose rispetto a qualche anno fa è indubbio. È partita l’emodinamica h24, con professore e vice di eccellenza. È stata riorganizzata l’ortopedia, con un primario e uno staff di grande qualità, e anche la chirurgia. Le figure professionali che sono arrivate hanno fatto la differenza”.

Copertina La situazione del Pronto soccorso rimane comunque sul tappeto.

“Lì è da prevedere ancora due anni di patimento, per poter avere medici che andranno a chiudere i buchi. Purtroppo i contratti sono bloccati a livello nazionale, non c’è niente che si possa fare per superare nell’immediato questo problema”. Sono finalmente partiti i lavori su piazza Statuto. Di solito si dice che quando si va a elezioni partono lavori di rifacimento di strade e marciapiedi. Qui invece si fa la nuova piazza?

“No, perché io non la vedrò finita. Fu una delle cose che ci eravamo proposti già nel primo mandato. Abbiamo trovato una mediazione tra le varie proposte arrivate, abbiamo fatto fare le progettazioni, siamo andati a cercare i vari fondi. La piazza aveva indubbiamente bisogno di un intervento. Ora i primi lavori riguardano tutte cose che non si vedono: le fognature, la rete idrica, lo smaltimento meteorico. Quest’anno abbiamo asfaltato le strade in maniera più maggiore, ma perché dovevamo ripristinare tutti gli scavi fatti nell’anno precedente per la sostituzione della rete del gas. Non facciamo operazioni di immagine di fine mandato, dobbiamo seguire una programmazione corretta. C’è tanto da fare, in base alla risorse economiche a disposizione. Si immagini nel giorno in cui lascerà definitivamente l’ufficio di palazzo Garbin. Nella scatola di cartone cosa ci mette? E l’ultima cosa che farà prima di uscire?

“Un pensiero allo staff con cui ho lavorato, che è eccezionale. Dieci anni non sono pochi. Nella scatola mi porterò tanti ricordi, tanti libri che mi hanno donato in questi anni. E sicuramente la lacrimuccia la farò. Abbiamo vissuto tante cose qui dentro, sia quelle belle che quelle difficili e preoccupanti”. Nella tornata elettorale alle porte lei sarà della partita?

“Mi candiderò a supporto del nostro candidato Cristina Marigo. Non abbiamo parlato di ruoli, anche per motivi scaramantici. Però io ci sono, per mettere a disposizione la mia esperienza per il passaggio di consegne”. E dopo?

“Vediamo intanto come vanno le elezioni. Non sono un ambizioso. Non vorrei nemmeno rincorrere un posto e un incarico dove non conosco niente o si incide poco. Se dovessi proseguire, oltre l’amministrazione comunale, vorrei comunque mettere a frutto l’esperienza fatta”. ◆


[6] ◆ SchioMese Attualità

S

Elia Cucovaz

i moltiplicano le testimonianze di incursioni di animali selvatici in Alta Val Leogra: dopo i casi di attacchi al Tretto e nella zona di Valli del Pasubio ai danni di animali al pascolo, emergono nuovi casi avvenuti a partire da quest’estate nella zona di Enna a Torrebelvicino: asini e capre sbranati dai lupi, orti, coltivazioni e un intero vigneto distrutti dai cinghiali. “Adesso non ci sentiamo più sicuri a girare la sera nei sentieri intorno alle nostre case per far visita ad amici e parenti” confessano alcuni residenti, che a questo punto sperano in un intervento deciso da parte delle istituzioni per contenere i danni dei grandi selvatici che negli ultimi mesi si sono stabiliti nei boschi dell’Alto Vicentino. Anche se, con rammarico, sanno già che le norme in vigore difficilmente riescono a conciliare il ritorno di certe specie con la vita e l’economia delle comunità montane. Le predazioni di animali d’allevamento nella zona di Enna sono cominciate negli scorsi mesi e riguardano i dintorni delle contrade di Rovoledo e Campi, non lontano dalle case. Nel primo caso i lupi, probabilmente un branco sceso dal Novegno, hanno ucciso e parzialmente divorato un asino tenuto in libertà in un grande recinto vicino alle case insieme ad altri equini della stessa specie e ad alcuni cavalli. La notte precedente i predatori avevano preso di mira un gregge di pecore sbranando alcuni esemplari. Un altro attacco sempre nelle vicinanze ha avuto come vittime delle capre, ma a differenza dei precedenti è avvenuto di giorno, intorno alle tre del pomeriggio. Il proprietario ha testimoniato anche di aver trovato, una volta accorso sul posto, anche una capretta viva, ma mutilata di una zampa. Le predazioni riguardano anche animali selvatici: l’ultima pochi giorni fa. A farne le spese è stato un capriolo i cui resti sono stati ritrovati in un campo a 100 metri dalle case e 50 dalla strada asfaltata alimentando le preoccupazioni degli abitanti.

Lupi e cinghiali in val Leogra Si moltiplicano le testimonianze di incursioni di animali selvatici in Alta Val Leogra: dopo i casi di attacchi al Tretto e nella zona di Valli del Pasubio ai danni di animali al pascolo, emergono nuovi casi avvenuti a partire da quest’estate nella zona di Enna a Torrebelvicino.

Meno cruenti, ma non per questo lievi, sono i danni provocati dai cinghiali nella zona di contrada Rizzo. Numerosi residenti sempre a partire da quest’estate hanno lamentato la distruzione di orti, coltivazioni di cereali, patate e non solo. Eclatante è il caso di un vigneto completamente depredato. “A partire dal 2018 abbiamo piantumato alcuni filari - raccontano Fabio e Roberta Pozzer - in luglio di quest’anno ci siamo resi conto che degli animali avevano iniziato a mangiarci l’uva. Andando a verificare di sera abbiamo visto una famiglia di cinghiali, due adulti, sicuramente sopra il quintale, con una decina di cuccioli. Li abbiamo spaventati con i fari della macchina per qualche sera consecutiva e credevamo di averli spaventati abbastanza da farli desistere perché per qualche giorno non si sono fatti vivi. In realtà avevano solo imparato a presentarsi più tardi. Alla fine sono riusciti a distruggere completamente la produzione arrecando anche seri danni alle viti: in tutto abbiamo vendemmiato 20 chili di uva su 700 potenziali”. Il problema è che, anche in questo caso, non è semplice adottare contromisure efficaci. “Esistono dei prodotti repellenti con odori sgraditi ai cinghiali che però richiedono per essere utilizzati uno specifico patentino per la manipolazione di prodotti fitosanitari. Ci stiamo orientando verso l’installazione di recinti elettrificati, ma i

cinghiali sono sensibili alle scosse solo sul grugno e abbiamo l’impressione che non saranno molto efficaci...”. D’altra parte il rischio non riguarda solo le colture: “Un ragazzo della zona che stava tornando a casa in motorino di notte si è trovato affiancato da un cinghiale in corsa e vista la stazza dell’animale avrebbe anche potuto rimanere coinvolto in un incidente”. A differenza del lupo, specie particolarmente protetta, per i cinghiali la caccia di selezione sarebbe possibile in linea di principio, ma anche in questo caso la normativa prescrive specifiche qualifiche e la presenza di appostamenti rialzati di non facile costruzione. “Ironia della sorte: proprio i lupi potrebbero aiutare nel controllo dei cinghiali, perché possono cacciare i cuccioli - notano i Pozzer - però è lecito chiedersi se preferiranno piuttosto continuare a predare gli animali d’allevamento, che sono prede più facili. Sicuramente la natura, se lasciata a se stessa, trova sempre un suo equilibrio. Il problema è che questi non sono territori selvaggi, ma abitati dagli esseri umani e ora come ora la convivenza tra i due mondi sembra impossibile”. Per ora in zona, stando ai commenti dei residenti, malcontento e preoccupazione prevalgono sul fascino legato al ritorno dei grandi selvatici. ◆



[8] ◆ SchioMese Attualità “Il polo universitario delle professioni sanitarie con sede a Schio è strategico per la sanità di tutto il territorio - spiega Carlo Bramezza, direttore generale dell’Ulss 7 -. In un’epoca di generale carenza di figure professionali sanitari, poter contare in ambito locale su un polo formativo di alto livello, con uno stretto legame con i nostri ospedali, rappresenta un prezioso ‘polmone’ dal quale poter attingere per le future assunzioni”.

N

Camilla Mantella

el dicembre di un anno fa è stato inaugurato il primo anno accademico degli indirizzi universitari ospitati nell’ex ospedale “de Lellis” di Schio, oggi Casa della Salute. Un anno, dunque, è il periodo giusto per fare il punto su questo progetto, che ha portato per la prima volta in città oltre un centinaio di studenti universitari, arricchendo il territorio di una nuova opportunità di sviluppo.

I corsi e la struttura All’ex ospedale sono attualmente ospitati due corsi di laurea triennale e un master, che fanno riferimento all’Università di Padova. Le lauree sono quelle in Infermieristica, che fino al 2022 aveva sede a Montecchio Precalcino, e in Fisioterapia, che in precedenza era distaccata a Santorso. Il master, invece, è dedicato al Linfodrenaggio, e a Schio sono ospitate le lezioni pratiche. Entrambi i percorsi di laurea sono a numero chiuso: Fisioterapia può accogliere fino a 27 studenti, mentre Infermieristica ne può immatricolare fino a 100. La scelta di concentrare questi due percorsi di studio a Schio, abbandonando le sedi di Santorso e Montecchio Precalcino, ha permesso di unificare il polo universitario in un’unica struttura, ma anche di offri-

Infermieri e fisioterapisti adesso si laureano all’Università di Schio Giusto un anno fa sono iniziati, all’ex ospedale, i corsi del primo anno accademico di due indirizzi universitari, quello in Infermieristica e quello in Fisioterapia, frequentati oggi da oltre 300 studenti. “Dobbiamo trovarci pronti a questa occasione di sviluppo e arricchimento per il territorio”, dice Laura Marchetto, delegata dal sindaco a seguire lo sviluppo dei corsi.

re maggiori servizi agli studenti. L’accesso a Schio, infatti, è più semplice, sia con mezzi privati grazie all’ampio parcheggio disponibile, sia con mezzi pubblici, data la relativa vicinanza tanto alla stazione dei treni quanto alla stazione degli autobus, adiacente all’ex ospedale. Nonostante poi il mercato degli affitti sia piuttosto ristretto, Schio offre comunque più opportunità di alloggio per i fuori sede rispetto a comuni vicini. La Casa della Salute ha visto degli importanti lavori di ristrutturazione per poter ospitare gli studenti. Per Infermieristica sono state predisposte tre aule, con capienza dai 90 ai 100 posti circa, e tre laboratori per le attività pre-cliniche. Per fisioterapia, invece, sono state creata tre aule con una trentina di posti e un’aula esercitazioni per le attività pratiche che può ospitare fino a 40 studenti. La struttura è poi stata dotata di una mensa interna, di una segreteria condivisa, di studi per i tutor universitari e di uno studio per ciascun coordinatore dei due corsi (la dottoressa Anna Sartori De Sforza per il corso di Fisioterapia e la dottoressa Sonia

Marcante per quello di Infermieristica). Inoltre in tutta la struttura è stata predisposta la rete wi-fi per gli studenti e le aule e i laboratori sono dotati di pc e di LIM (lavagne multimediali).

L’identikit degli studenti Per l’anno accademico 2023/2024 tutti i posti di fisioterapia sono stati coperti (il test di ammissione viene sempre tentato da molti più studenti rispetto a quelli che sono i posti effettivamente a disposizione), mentre per infermieristica ne sono stati coperti 98 su 100: un buon risultato, se si considera che nel 2022 gli immatricolati erano stati 82 e che l’adesione a questo percorso di studi è in crisi a livello nazionale. Il totale degli studenti ospitati alla Casa della Salute è di 76 per il corso di fisioterapia (27 frequentano il primo anno, 27 il secondo, 20 sono al terzo e poi ci sono un paio di fuori corso) e di 242 per infermieristica (un centinaio al primo anno, un’ottantina al secondo e circa una sessantina al terzo). I ragazzi che frequentano i corsi di studi → segue a pag. 10



[10] ◆ SchioMese Attualità ← segue da pag. 8 sono provenienti principalmente dal Veneto. Chi studia Fisioterapia abita prevalentemente nelle province di Vicenza e Padova, ma anche in quelle di Venezia e Treviso. Ogni anno, poi, ci sono almeno uno o due studenti che vengono da fuori regione. Chi studia infermieristica, invece, proviene sempre più spesso dal territorio dell’Ulss 7: un paio d’anni fa il 50% degli immatricolati era residente sul territorio servito dall’Ulss Pedemontana, mentre oggi il dato è salito al 70%. Per la restante parte provengono dalla vicina Ulss 8 (25%) o da altre Ulss del Veneto (5%). Solo 4 studenti di infermieristica provengono da fuori regione e quest’anno, per la prima volta, è stata accolta una studentessa Erasmus.

Una vocazione territoriale I dati parlano chiaro: il polo universitario di Schio attira studenti dalle zone limitrofe e l’obiettivo è quello di riuscire a trattenerli sul territorio una volta terminato il percorso di formazione. “Il polo universitario delle professioni sanitarie con sede a Schio è strategico non solo per l’Ulss Pedemontana, ma per la sanità di tutto il territorio - spiega Carlo Bramezza, direttore generale dell’Ulss 7 -. È evidente infatti che in un’epoca in cui vi è una generale carenza di figure professionali sanitari, poter contare in ambito locale su un polo formativo di alto livello, con uno stretto legame con i nostri ospedali, rappresenta un prezioso ‘polmone’ dal quale poter attingere per le future assunzioni.

Non solo: in un momento in cui sempre di più i professionisti della sanità possono scegliere in quale ospedale lavorare, i tirocini rappresentano un’occasione di formazione per gli studenti e un’opportunità per i nostri ospedali per farsi apprezzare come un ambiente di lavoro moderno e stimolante, all’interno dei quali vi è una grande possibilità di crescita professionale. Per questo motivo continueremo a investire e a valorizzare il polo didattico di Schio, in collaborazione con l’Università di Padova e con il supporto dell’amministrazione comunale, con la quale c’è grande sintonia di visione”.

L’impegno della città “Avere una sede universitaria sul territorio scledense è un’opportunità preziosa dice Laura Marchetto, consigliera comunale delegata dal sindaco Orsi a seguire lo sviluppo del polo alla Casa della Salute -. Il 7 dicembre l’amministrazione è stata presente all’inaugurazione del secondo anno accademico, perché desideriamo testimoniare a tutti gli studenti l’impegno della città nell’accoglierli e nell’offrire i migliori servizi possibili. In quest’ultimo anno abbiamo lavorato per approfondire le relazioni con l’Università di Padova,

Tre libri e otto conferenze per un nuovo umanesimo M ai come in questo complesso periodo storico costruire un nuovo umanesimo e promuovere il dialogo interculturale e la cittadinanza attiva risulta fondamentale per i tempi che verranno, se non si vuole che siano tempi ancor più bui. Questa tematica è portata avanti da anni in città dal prof. Michele Di Cintio, intellettuale molto conosciu-

to a Schio e con un curriculum di grande prestigio. Tra gennaio e marzo Palazzo Toaldi Capra ospiterà la presentazione di tre testi in cui lo stesso Di Cintio figura come curatore e coautore: “Controstoria del Centro e Sud America”, Edizioni Aracne (10 gennaio); “Confronto con la complessità”, Edizioni Ex Libris (7 febbraio); “Elogio della cura”, sempre con Ex Libris

che organizza tutta l’offerta didattica, e con l’Ulss che ospita i corsi nelle strutture di sua proprietà. Si è creata una buona sinergia, soprattutto con le coordinatrici dei corsi. Siamo solo all’inizio di un percorso che auspichiamo essere lungo e proficuo. L’amministrazione comunale sta lavorando per rendere la città più a misura di studente: anche se la maggior parte dei frequentanti proviene da zone limitrofe e non ha bisogno di alloggi in città, mi sono personalmente impegnata ad aiutare quanti, soprattutto nei periodi di tirocinio, abbiano la necessità di trovare una sistemazione abitativa. Con il tempo ci auguriamo che anche il numero dei fuori sede cresca – sarebbe un bel segnale dell’attrattività del territorio – e dobbiamo trovarci pronti a questa occasione di sviluppo e arricchimento per il territorio”. Nel frattempo quest’anno, grazie alla collaborazione con Ascom Schio e con l’associazione Cuore di Schio, il Comune ha consegnato agli studenti una card che consente loro di accedere a sconti riservati in tutti i negozi della città aderenti all’iniziativa. La card è parte di un kit distribuito ai ragazzi, che contiene anche informazioni utili per accedere ad altri servizi cittadini, ad esempio quelli presenti al Faber Box, struttura raggiungibile con una veloce passeggiata dall’ex ospedale. “Cerchiamo di far sentire gli studenti accolti e benvenuti – conclude Marchetto -. Schio non è certo una città universitaria del calibro di centri più grandi, come Padova o la stessa Vicenza, ma in un centro più piccolo, se c’è una chiara direzione politica, si può comunque creare un ambiente adatto agli studenti universitari. Noi ci stiamo impegnando perché questo accada”. ◆

(6 marzo). Tutti gli incontri si terranno a partire dalle 20.30. A queste presentazioni seguiranno otto conferenze realizzate in collaborazione con la sezione vicentina della Società Filosofica Italiana e con il Comune di Schio. Nei primi giorni di dicembre, inoltre, il prof. Di Cintio è stato a Marsala e a Palermo per sensibilizzare gli studenti sull’etica della responsabilità e della cittadinanza attiva; agli incontri era presente il rettore dell’Università di Rabat e, online, Stefano Montanari (capo ufficio stampa dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani del Consiglio Europeo) e Elena Ippoliti, rappresentante per le politiche giovanili all’ONU di Ginevra. ◆ [M.D.Z.]


AUGURIAMO A TUTTI I NOSTRI CLIENTI UN SERENO NATALE ED UN PROSPERO ANNO NUOVO

carraro1927.com CAFFÈ CARRARO S.p.A. - VIA LAGO DI PUSIANO 20 SCHIO (VI)




[14] ◆ SchioMese Attualità

D

Mirella Dal Zotto

a cittadina incensurata che deve rinnovare il passaporto in scadenza, sto perdendo pazienza, speranza e… staffe nel tentativo di prenotare un appuntamento in Questura a Vicenza. Sono partita per tempo lo scorso giugno, dato che il documento scadrà nello stesso mese del ‘24, perché per alcuni viaggi è richiesta una validità residua di almeno sei mesi: a oggi, 2 dicembre, non sono ancora riuscita a bloccare quel dannato spazio disponibile che mi è comparso come una chimera una sola volta, per poi sparire immediatamente. Durante un viaggio all’estero, nello scorso ottobre, un paio di persone del mio gruppo mi hanno riferito di aver rinnovato il loro documento rivolgendosi a un’agenzia di pratiche della nostra città, che offre questo tipo di servizio: un impiegato passa la giornata davanti allo schermo del computer, prenota l’appuntamento in Questura appena vede un orario libero, inserisce i dati reperiti dalla carta d’identità elettronica e a obiettivo raggiunto si pagano 50 euro. “Ci può stare” penso, ma penso anche che non sia affatto giusto che un cittadino, che già elargisce profumatamente per il rinnovo del documento, debba pagare un servizio supplementare che, se fatto da un ente pubblico, dovrebbe essere gratuito. Siccome poi le informazioni a volte arrivano a fagiolo, sono incappata in Report del 22 ottobre, dove Ranucci e i suoi hanno scoperchiato un vaso di Pandora: non solo hanno sollevato il problema comune a centinaia e centinaia di Italiani, ma hanno pescato delle agenzie nella zona di Milano che chiedevano compensi disparati, alcuni ammontanti a qualche centinaio euro, entrando nel sistema anche illegalmente. Va detto che alcuni giorni dopo c’è stato chi ha chiuso i battenti. A Schio chi offre questo servizio ha sempre agito nella legalità e, in fondo, il compenso richiesto per un impiegato che si fa il mazzo per ore e ore davanti a un computer a beccare giorni e orari liberi, non è esoso. E così, da cittadina al di sopra di ogni sospetto, ma alquanto incavolata, nonché da giornalista naturalmente curiosa, ho cercato di scoprire qualcosa in più. Ho puntato direttamente al Sindaco Orsi, che il 30 ottobre ha pazientemente ascoltato fatti, dubbi e lamentele spiegando, al mio “ma perché in Comune non ci può essere un addetto che si occupa degli appuntamenti per il rinnovo?”, che non c’è personale a

Odissea per un passaporto La proverbiale difficoltà, tutta italica, nel riuscire a ottenere il rinnovo del passaporto sta raggiungendo vette inesplorate di lentezza e inefficienza burocratica. Ecco qui documentato un esempio fresco fresco.

sufficienza e che già si offre il servizio-restituzione, mettendo a disposizione un addetto che si reca in Questura per ritirare i passaporti già pronti: a oggi, con le risorse umane ridotte all’osso, sembra proprio che non sia possibile far di più. Abbiamo poi verificato che il sistema di prenotazione è gestito a livello nazionale, non locale e che, volendo, si può scrivere una e-mail alla Polizia di Stato, possibilmente indicando una qualche priorità (salute, famiglia, lavoro, studio…) e attendendo fiduciosamente risposta. Alla nostra agenzia di viaggi di fiducia ci hanno informato che sembra che pure il turismo possa garantire delle precedenze: ci sono stati clienti che, a loro rischio e pericolo, allegando alla pec un biglietto aereo già pagato sono riusciti a ottenere risposta e a prenotare in tempi ragionevoli. Quindi una pec l’ho inviata anch’io, scrivendo però in tutta indignata sincerità che il passaporto, per chi non ha problemi con la giustizia, è un diritto e non sono giustificabili tempi di attesa così lunghi; mi è stato risposto dopo qualche giorno, mi è stato richiesto un recapito telefonico per contattarmi, ma l’agente scelto della Polizia di Stato che si è firmato in calce, a oggi non si è fatto vivo. Ah, novità di dicembre: dal primo del mese, stando alle dichiarazioni rilasciate a fine ottobre scorso dal codirettore generale delle Poste Giuseppe Lasco ai più importanti organi di stampa, i piccoli Comuni inferiori ai 15 mila abitanti potrebbero rinnovare il passaporto, alleggerendo così le questure. Per verificare, come utenti abbiamo chia-

mato, in data 30 novembre, due uffici postali casuali, che sapevamo rientrare nelle caratteristiche, Santorso e Torrebelvicino: non risultano ancora abilitati e nemmeno informati su eventuali corsi di aggiornamento per preparare il personale. Gli impiegati con cui abbiamo parlato ci hanno comunque suggerito di far capo a Caltrano e Asiago, che forse avevano avviato il servizio; però nemmeno in questi due comuni gli uffici postali sono a oggi in grado di procedere al rinnovo dei passaporti. Capisco poco, e come tutti non giustifico: vuoi che siano oscure trame per non farci muovere dall’Italia, visto che qui siamo sempre meno? ◆

Prosegue il Festival Cameristico Dopo il successo del primo concerto, tenuto a fine novembre nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Giavenale, con il maestro Filippo Bresolin all’organo, il Festival Cameristico organizzato dall’associazione “Ludus Soni” in collaborazione con il Comune, prosegue venerdì 15 dicembre, alle 20.30, in Sala Calendoli (Teatro Civico) con il duo di fisarmoniche “Andrea Palladio” e la partecipazione di Nereo Fiori. Domenica 4 febbraio, alle 17, all’interno del Teatro Civico, si esibirà il Quartetto Eusebius, con Ales Lavrencic al violino, Federico Martinello al clarinetto, Antonio Merici al violoncello e Sebastiano Gubian al pianoforte. [M.D.Z.]



[16] ◆ SchioMese Attualità

B

Stefano Tomasoni

isogna pur dirlo. Con tutto che è una struttura sportiva molto utile e molto utilizzata, attesa per anni e finalmente arrivata in porto, internamente funzionale e ospitale con una comoda tribuna per il pubblico. Ecco, con questi importanti aspetti positivi riconosciuti in premessa, sentiamo che è ora di dirlo: il Palestrone del Campus licei non si può guardare. Insomma, è brutto. Un parallelepipedo grigio argento che, se tolto dal suo contesto in mezzo alle scuole, potrebbe sembrare uno stabilimento chimico, o il magazzino di un’azienda, o un hangar per la manutenzione di elicotteri e Cessna, o un elemento della Base lunare Alpha, quella di “Spazio 1999” (ok, riferimento comprensibile solo ai meno giovani). E dire che, mentre era in costruzione, c’è stato un momento in cui sembrava che stesse venendo su una costruzione esteticamente sciccosa. È successo quando è stata montata la struttura portante, una griglia in legno imponente e promettente. Ma poi il legno è sparito, avvolto dall’anonimo involucro esterno, rimanendo visibile solo dall’inter-

120 metri quadri di coperte per Viva Vittoria

Circa 120 metri quadri di coperte colorate realizzate ai ferri e all’uncinetto sono state consegnate nei giorni scorsi a Cristina Begni di Viva Vittoria, progetto nazionale che promuove il contrasto alla violenza contro le donne attraverso opere relazionali condivise. Per tutto il mese di novembre circa 2mila persone si sono incontrate per creare dei quadrati in lana che il prossimo 10 marzo contribuiranno a tappezzare piazza Vittorio Emanuele a Rovigo per dire “no” alla violenza di genere. L’iniziativa che a Schio prende il nome di “Fili che uniscono” è nata su proposta dell’istituto “Garbin” con l’intento di “lavorare” assieme per tessere le coperte, che rappresentano simbolicamente l’impegno come società nel supportare le donne nell’uscita dai rapporti violenti attraverso legami, reti di aiuto e di solidarietà.

Facciamo qualcosa per quel Palestrone La nuova palestra del Campus dei licei è tanto bella e scenografica dentro, quanto brutta e anonima fuori. Lanciamo allora una piccola idea per provare a far capire, a chi passa per strada, che si tratta di una struttura sportiva e non di un hangar o di un magazzino da zona industriale. no, dove infatti contribuisce a trasformare il contenitore in un caldo ambiente sportivo. Alla fine, da fuori il Palestrone mostra semplicemente queste quattro lunghe pareti lisce, da zona industriale o da base lunare. Una delle quali, nemmeno la più nascosta, è ulteriormente appesantita dalle strutture e dalle tubature a vista per il passaggio della ventilazione o dell’aria condizioanata. Insomma, nel complesso la sensazione è quella di aver avvolto un regalo prezioso in una carta da pacchi. E va bene, ormai cosa fatta capo ha. Ma qualcosina per stemperare questa sensazione di freddo capannone post industriale forse si potrebbe ancora fare. Giusto un interventino di facciata, quantomeno per provare a far capire da fuori che si tratta di una palestra. Con poca spesa si potrebbe realizzare, ad esempio, una serie di gigantografie di atleti scledensi di ieri e di oggi

che si sono messi in luce per i risultati ottenuti e inserirle in quella sfilza di “cornici” rettangoli che si vedono sopra la parete dell’ingresso, fronte liceo Zanella. Non sappiamo cosa siano e a cosa servano, ma sembrerebbero cornici utilizzabili in questo senso. Sono diciassette. Si potrebbero fare altrettanti pannelli di quelle dimensioni, con le foto di Thomas Ceccon, di Raffaella Masciadri, di Betta Moro, di Elena Vallortigara, di Paolo Dal Soglio, di Livio Romare, di Mario Lanzi… di questi e di altri atleti meritevoli che si possono facilmente individuare, altri nomi meritevoli non mancano. Si offrirebbe in questo modo un piccolo riconoscimento alle eccellenze sportive espresse nel tempo da Schio, e si darebbe un tocco di vita e di colore a questo parallelepipedo. Va bene essere “belli dentro”, ma un minimo di cura dell’immagine esterna, al Palestrone, non farebbe male. ◆



10 anni, 2 mandati e siamo qui con la felicità del momento per farci gli auguri. In questi Anni abbiamo fatto il possibile per riuscire a far emergere più possibile la nostra città . Abbiamo passato assieme anche momenti difficili superati grazie anche alla grande forza dei cittadini, sempre disponibili a sopportare e supportare le tante scelte a volte difficili ma assolutamente obbligatorie. Si è cercato di lavorare a 360 gradi in casi laddove non si era mai arrivati , ricordare tutto è impossibile ma alcune resteranno sempre nella nostra memoria. Aver ridato giusto risalto alla bellezza al Giardino Jacquard mai preso in considerazione, terminato i lavori orama insperati al teatro civico con ristrutturazione interna esterna sostituzione delle sedute e l’ampliamento a 600 posti aprendo la piccionaia come in origine, avere dato il via ai lavori tuttora in corso per la ristrutturazione delle scuole Marconi dando nuovi spazi alle nostre associazioni, la costruzione e di conseguenza rigenerazione della nuova pizza statuto , la disponibilità di essere al tavolo dei lavori in fabbrica Alta e nell’area dell’ex Lanerossi in z. I. L’ attenzione nella messa in sicurezza delle scuole con regolazioni antisismiche di ultima generazione. Ricordo il termine dei lavori dell’impianto da rugby, l’indispensabile FABER box usato giornalmente da migliaia di studenti , la consegna del Palestrone con l’inaugurazione dell’area intitolata all’ex sindaco Gramola, primo visionario dell’area. Un occhio di riguardo alle colline e montagne con messe in sicurezza nei tanti smottamenti e il portare tanti eventi riconosciuti dalla partecipazione di oltre 8000 persone. Grande attenzione alla riqualificazione di strade marciapiede e piste ciclabili i passaggi pedonali luminosi e senza dare meno importanza, a tutti e tanti sottoservizi diventati obsoleti e logori dimostrando perdite inconcepibili e piccoli in confronto alla città che cresceva senza mai perdere d’occhio la priorità l’adeguamento sistematico a strutture

portatori di handicap e occasione per la dx leogra ad una svolta nella ricerca nell’ambiente con centraline di ricariche per auto elettriche, l’ampliamento di impianto fotovoltaici su tetti di edifici pubblici la sostituzione di migliaia punti luce convertiti a led per una efficienza di consumo . l’inaugurazione del tanto sospirato Parco Canile che dalla qualità della struttura e dai elevarti numeri di adozionei 80 in 10 mesi si dimostra uno dei più preparati e attivi. Schio Città Europea dello sport è stato il giusto merito alle innumerevoli associazioni sportive che spaziano in tutte le discipline grazie anche ai tanti lavori su palestre e impianti sportivi alle centinaia di manifestazioni sportive che hanno portato a Schio migliaia di atleti e amanti dello sport da tutte le parti del mondo riempiendo le palestre. La cultura con manifestazioni di interesse ha fatto la parte del leone affollando teatri ,piazze e sale settimanalmente. Tutto questo garantito da una regia sempre oculata e attenta nel gestire il denaro pubblico degli Scledensi senza mai toccare a rialzo le tasse ma cercando nuove entrate i e le tante risorse arrivati da bandi provincia regionale e stato. Un grazie ancora una volta alle tante associazioni sempre pronte e disponibili nel garantire la sicurezza dei tanti eventi possibili solo merito alla loro presenza. E ancora un grazie a tutti i cittadini che hanno creduto nel buon amministrare confermando quanto di buono fatto rispondendo presente nelle manifestazioni. C’è un appuntamento importante l’anno prossimo dove si avrà la possibilità ancora una volta di decidere chi volete come amministratore nei prossimi 5 anni . Noi puntiamo ancora una volta al cuore di chi ama la nostra Schio, preparata, sempre attenta e disponibile,la dimostrazione in questi 10 anni nella difficile gestione del sociale. Noi puntiamo su Cristina Marigo. Ma oggi pensiamo solo al periodo di festa, stiamo assieme ai nostri cari e amici se poi questi giorni li passiamo a Schio molto meglio . Tanti cari AUGURI GRUPPO CONSILIARE NOI CITTADINI CON VALER ORSI



[20] ◆ SchioMese Attualità

L

Camilla Mantella

a contrazione del numero delle ordinazioni sacerdotali, il progressivo calo demografico e la crescente secolarizzazione della società sono fenomeni che hanno spinto anche i sacerdoti delle nostre zone a interrogarsi sul futuro delle Unità pastorali locali. Già da tempo la diocesi di Vicenza sta lavorando sull’organizzazione della presenza delle parrocchie in provincia: da alcuni anni varie realtà si sono fuse in singole Unità, ma il processo è in continuo divenire. Ne abbiamo parlato con don Guido Bottegal, che in questi anni ha ricoperto l’incarico di vicario foraneo di Schio-Arsiero (il vicario foraneo è il parroco preposto al distretto, ndr).

Da dove nasce, don Guido, l’esigenza di rivedere ancora l’organizzazione territoriale delle parrocchie?

“Nei primi mesi del 2024 il vescovo Giuliano Brugnotto incontrerà alcuni rappresentanti delle comunità cristiane per discutere di una possibile ulteriore riorganizzazione delle parrocchie per rendere più sostenibile ed efficace la presenza della Chiesa nella comunità. Viviamo tempi ricchi di sfide per l’istituzione ecclesiastica ed è necessario analizzare con attenzione il contesto in cui ci muoviamo e le forze a disposizione. Per questo come sacerdoti del vicariato Schio-Arsiero stiamo riflettendo su proposte di riorganizzazione territoriale da avanzare al vescovo, che tengano conto delle difficoltà del momento e delle esigenze delle comunità in cui operiamo”. Avete già qualche idea?

“Ne abbiamo discusso, ipotizzando una riorganizzazione dell’Alto Vicentino che consideri sia le collaborazioni già in essere tra parrocchie, sia la conformazione territoriale e amministrativa delle future unità. Le nostre al momento sono solo proposte, tutte da valutare e verificare. Per quanto riguarda Schio immaginiamo che in futuro potrà essere costituita un’unica Unità pastorale tra le parrocchie di Ca’ Trenta, Magrè, Monte Magrè, Poleo, Santa Caterina di Tretto, Sacro Cuore, San Pietro, Piane, Santa Croce e Santissima Trinità (Giavenale è già stata unita qualche tempo fa a Marano Vicentino, in ragione della vicinanza delle due comunità).

“Per Schio serve arrivare a un’unica Unità pastorale” I sacerdoti del vicariato Schio-Arsiero hanno indirizzato al vescovo una lettera con le loro riflessioni sulla futura organizzazione dell’attività pastorale e hanno avanzato alcune proposte anche per far fronte alla contrazione delle ordinazioni sacerdotali. Un’idea è la costituzione di una sola Unità pastorale che unisca tutte le parrocchie di Schio (Tretto a parte).

L’area del Tretto è in parte già organizzata nell’Unità pastorale Santa Maria del Summano, che riunisce le parrocchie di Santorso, Santa Maria di Tretto, San Rocco di Tretto, S.Ulderico e Timonchio e per questo si potrebbe ipotizzare un allargamento dell’Unità anche ad altre contrade del Tretto che, per quanto amministrativamente ricadenti nel Comune di Schio, potrebbero confluire su Santorso. Proponiamo anche una fusione tra l’Unità pastorale Astico-Cimone-Posina con Casotto-Forni-Pedemonte, con collocazione della fraternità presbiteriale ad Arsiero, e un accorpamento tra le Unità pastorali di Torrebelvicino e Valli del Pasubio. Di fatto il vicariato Arsiero-Schio andrebbe così a essere riorganizzato in 4 Unità, con 4 o 5 fraternità presbiteriali sparse nel territorio di 10 comuni. Certo, queste proposte sono sfidanti: alcune unità andrebbero a collocarsi su territori diffusi e dispersi e in qualsiasi caso andranno valutate attentamente le collocazioni delle fraternità presbiteriali rispetto alle canoniche esistenti”.

Le riorganizzazioni non sono prive di difficoltà…

“Certamente no, ma si rendono necessarie. Se le ipotesi che verranno discusse saranno effettivamente sviluppate, sarà importante procedere con la creazione di gruppi ministeriali di laici che garantiscano il servizio pastorale nelle piccole e medie comunità che rimarranno sprovviste dalla presenza residenziale dei preti. Il problema si pone soprattutto per le numerose celebrazioni delle esequie: è cruciale interrogarsi su come rendere sostenibile e dignitoso, in un contesto di scarsità di sacerdoti, il momento dell’elaborazione del lutto e della celebrazione dei funerali. Per quanto concerne le fraternità presbiteriali che si andranno formando, poi, sarà indispensabile condividere alcune linee guida comuni e condivisibili tra sacerdoti di diverse età e formazioni che si troveranno a convivere fianco a fianco. Gli stessi edifici delle canoniche dovranno consentire di mantenere un equilibrio tra servizio pastorale e vita personale, senza contare il tema delle canoniche inutilizzate che si andrà ad aprire”. ◆



[22] ◆ SchioMese Cultura e spettacoli

C

I tre fratelli Carrara. Sotto, Annalisa Carrara

Mirella Dal Zotto

i sono spettacoli teatrali, libri, musiche, film e documentari che sanno commuovere, e il docufilm “Il teatro vive solo se brucia”, interamente dedicato alla famiglia Carrara, gloriosa stirpe di teatranti girovaghi in attività da ben 500 anni, è fra questi. Valore aggiunto, racconta la storia di Annalisa Carrara, che a quella famiglia appartiene, direttore artistico della Fondazione Teatro Civico dal 2002 al 2017. Bene ha fatto la stessa Fondazione a dedicare il primo sabato di dicembre alla proiezione del lavoro, con voce narrante di Andrea Pennacchi, diretto da Marco Zuin e prodotto da Chiara Andrich e Andrea Mura. Si apre così anche Schio Teatro Popolare. Abbiamo intervistato Annalisa Carrara e in quel che ci ha detto c’è tutto il suo amore per il teatro e per il suo “clan”. “Se sono la persona che sono – esordisce lo devo in gran parte all’essere nata in una famiglia dove, prima di tutto, veniva il teatro. Se qualcuno si sposava, la sera comunque si recitava; se qualche persona cara lasciava questa terra, la sera si recitava; se si stava per partorire, prima si recitava e poi si dava alla luce un figlio; se si era ammalati, si recitava lo stesso fintanto che la voce poteva farsi sentire dal pubblico. Sono stata cresciuta a latte materno mischiato a commedie, tragedie e sacre rappresentazioni. Il palcoscenico mi ha insegnato l’ascolto dell’altro, l’attenzione concentrata verso quel che accade intorno, il rispetto; mio padre mi ha trasmesso l’onestà e la fermezza. Insomma, devo tutto a queste mie particolari radici”.

Annalisa Carrara: “Grazie Schio per tutto quello che ho ricevuto” Il Civico ha ospitato un docufilm dedicato alla straordinaria storia della famiglia Carrara, stirpe di teatranti da 500 anni, di cui Annalisa Carrara, a lungo direttrice artistica della Fondazione Teatro Civico e molto attaccata a Schio, è una delle ultime rappresentanti. L’abbiamo intervistata sul suo rapporto con il teatro e con la città. Com’è nata l’idea del docufilm?

“Marco Zuin, il regista, ha visto una replica di uno degli spettacoli che mio fratello Titino ha dedicato alla sua storia personale e a quella della famiglia. Ha pensato fosse qualcosa da raccontare in un film e, man mano che conosceva meglio i Carrara, si incuriosiva di più, leggeva le loro vicende e vedeva contemporaneamente scorrere sullo sfondo la storia del nostro Paese: mutavamo noi e con noi cambiava l’Italia. Dobbiamo un grandissimo grazie a Marco e ai produttori, che hanno voluto narrare questa storia così particolare”. Che cosa avete provato raccontandovi?

“È stato molto emozionante e anche divertente girare il film. Ci è risultato facile parlare di noi stessi e della nostra avventura teatrale: non abbiamo mai rifatto delle scene, sono tutte in presa diretta; sono sincere, sentite e non mascherano la realtà. Per nostra madre, Argia, ora ultranovantenne, è stato un viaggio diverso che l’ha messa emotivamente a dura prova: il “suo” teatro mobile significava libertà, significava poter essere ogni sera regina o accattona, diversa e soprattutto “viva”, nel senso più ampio della parola. In alcune scene del film si commuove profondamente perché credo abbia visto tutta la sua vita passarle davanti, quella vita nomade e libera che ha amato tanto”. Lei ha sempre tenuto particolarmente al legame col pubblico, anche qui a Schio, dove ha coccolato e coltivato gli spettatori.

“Racconto anche nel film che, durante uno spettacolo, intuisco se piace (e quanto piace) o se non piace, a seconda della qualità del silenzio che si crea in sala. Se capisco che lo spettacolo non piace mi viene subito mal di stomaco. Tutta la mia infanzia è stata vissuta fra carovana e teatro mobile: se il pubblico c’era si creava benessere e tranquillità, se non c’era vi era molto nervosismo e facce lunghe, anche perché veniva meno l’entrata economica. Il pubblico, oltre all’importante aspetto economico che riveste, è la scintilla che scalda l’attore, il respiro che lo conduce; l’applauso poi è un abbraccio, quasi fisico, fra ogni singolo spettatore e l’artista. Nei saluti finali, nel cosiddetto “ringraziamento”, fate caso a cosa succede quando si accendono le luci in sala mentre ancora gli attori sono nel loro inchino al pubblico: crescono, si moltiplicano, perché anche lo spettatore diventa visibile all’attore e con quell’applauso è come se si volesse dire “io ci sono e sono con te”. Penso sempre agli spettatori quando programmo una stagione, li rispetto e ne conosco l’importanza”. Che effetto le fa raccontare se stessa e la sua famiglia all’interno della sua “creatura”, il Civico?

“Sono molto affezionata a questo luogo magico e il suo lungo percorso di recupero, unito alla straordinarietà di tutte le perso→ segue a pag. 24



[24] ◆ SchioMese “Sembra proprio che terminerà con noi tre fratelli: Titino,Armando e io. Mia madre ha un solo nipote, mio figlio Gianmarco, che più che al teatro si interessa al Giappone. Però in tanti anni di lavoro un po’ della nostra esperienza è stata trasmessa a molte persone: attori, tecnici, organizzatori; sono nati nuovi gruppi teatrali, si sono formati tanti attori e attrici... credo sia importante anche questo: seminare teatro sperando che nascano nuove tradizioni e innovazioni, quasi fossero sentimenti che crescono, fioriscono e a loro volta tramandano. Come ha scritto Neruda: “Vorrei fare con te quel

Cultura e spettacoli ← segue da pag. 22 ne che vi hanno lavorato, resteranno fra i miei migliori ricordi.All’inaugurazione ero letteralmente senza fiato per l’emozione e mi sono emozionata anche tornando per raccontare la storia della mia famiglia: è stata una sorta di abbraccio reciproco”. Chi continuerà la storia dei Carrara dopo i Carrara?

che fa la primavera con i ciliegi. Un ciclo continuo di crescita e benessere”.

Adesso, la domanda scontata, dato il titolo del docufilm: perché il teatro vive solo se brucia?

Il senso del titolo è tutto nel finale ed è anche la ragione profonda del nostro fare teatro: è passione, bruciante passione. Al Civico, anch’esso andato a fuoco nel tempo che fu, auguro di essere abitato solo da fiammate d’amore: per il teatro, per la cultura, per la città. Ringrazio Schio e la Fondazione per tutto quello che ho ricevuto e anche per la serata dedicata alla mia famiglia: grazie, dal profondo del cuore”. ◆

VISTO DAL CASTELLO /8

E se al lupo gli si modifica il Dna?

L

Mariano Castello

Schio. A parte l’egoismo di questa dichiarazione, gli esperti ci dicono che i lupi in dispersione (cioè quelli che sono alla ricerca di una femmina) si muovono in continuazione e riescono a fare anche molti chilometri al giorno. E Torre e Valli sono troppo vicine a Schio per stare del tutto tranquilli. “Mi ciapo el s-ciopo e ghe tiro rento” mi ha detto questo mio interlocutore, che ha casa nell’estrema periferia nord di Schio. Ho cercato di dirgli che il lupo è un animale protetto e che quindi ucciderlo è contro la legge, ma, cosa ancora più importante, si altera l’ecosistema e si rompe la catena alimentare nella quale questo predatore è al vertice… “Me intaressa un casso” mi ha risposto questo qui, che conoscevo come persona rozza, ma non fino a questo punto. È pur vero però che fino a qualche anno fa anch’io andavo tranquillo per i boschi dell’altopiano di Asiago o del Tretto. Ora solo nei festivi, quando c’è molta altra gente

Quando i lupi vedono un uomo, scappano: è proprio l’odore della nostra pelle che li respinge. Si dice (se ne dicono tante e allora diciamo anche questa) che, essendo stati sterminati dall’uomo qualche decennio fa, gli esemplari attuali conservino nel DNA la memoria dello sterminio. Visto però che ora i lupi sono specie protetta e non subiscono mai ritorsioni nemmeno per le malefatte più efferate, non vorrei che a un certo punto dal DNA lupino sparisca l’idea che l’uomo è un nemico e che quindi non abbiano più paura delle specie umana. Perché allora avrebbero un buon motivo per aggredirci proditoriamente, come fanno di norma con pecore e asini. Certo però inquieta leggere sul Giornale di Vicenza del 28 novembre scorso delle predazioni di lupi a Torre e a Valli. “Sperèmo che i stae là a Tore” mi ha detto uno di

Detto tra noi

in giro. Cerco di essere positivo e mi ripeto che negli ultimi cento anni nessun lupo ha attaccato l’uomo (prima non si sa). Ma poi mi viene anche da domandarmi: se attaccano anche cani di grossa taglia che, come forza e ferocia sono alla loro pari, quanto più facile sarebbe per loro aggredire un uomo che nelle mani ha solo le unghie (e anche fragili) e che non può certo competere a morsi con questi selvatici abituati ad usare i canini come la principale arma? E allora se ci trovassimo davanti un lupo in un bosco, dovremmo per prima cosa con la coda dell’occhio cercare una via di fuga. Mi raccomando però: senza dar l’idea che abbiamo fretta o paura. Quindi andarsene lentamente, senza scatti, almeno per i primi metri. Poi se vediamo che il nostro antagonista non ci segue…via di corsa, come nelle vecchie pellicole di Ridolini, con tutta la forza che ci è rimasta nei garretti dopo lo spavento.

Per inviare lettere e contributi a SchioMese, scrivere a: schiothienemese@gmail.com Si prega di inviare i testi soltanto via posta elettronica e di contenere la lunghezza:

testi troppo lunghi non potranno essere pubblicati a prescindere dai contenuti.

Ottima l’idea di Francsco Piazza di una palestra all’aperto per anziani Grazie, Francesco Piazza, per aver ottimamente interpretato e reso pubblica, con la tua lettera su SchioMese del 29 novembe, un’esigenza di cui la nostra amministrazione vorrà sicuramente farsi carico, data l’importanza che riveste. Sono certa che

ci sarà uba risposta all’altezza del tema. E questa risposta coinvolgerà molti di noi, susciterà un fervore di idee e di attività che ci renderanno tutti più giovani, più inseriti nel contesto sociale, più innamorati del vivere. Perciò ora l’attesa si colma

di speranza e fiducia, e già pregusta la gioia che ci verrà data. Desidero ringraziare anche il nostro mensile per aver dato voce a queste proposte. Grazie al direttore anche per il gentile pensiero di abbellire la mia lettera dell’ultimo numero con a dolce immagine della grotta di Betlemme. Luisa Spranzi




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.