Thiene MesePlus
Periodico di informazione dell’Alto Vicentino n. 15 - marzo 2024
Thiene “gentile”: attivata la nuova delega in giunta - p.6 ◆ Il Club dei collezionisti si tinge d’argento - p.12
Da Thiene al Giappone: Falconeri, top manager dell’energia sostenibile
Antonio Falconeri, in 30 anni di carriera nel paese del Sol Levante, è diventato una figura di primo piano a livello internazionale nell’innovazione tecnologica, sviluppando nuovi sistemi di produzione di veicoli a idrogeno. “Il mio obiettivo principale era far conoscere l’Italia come costruttore di componenti di eccellenza e da zero siamo arrivati al fianco di colossi del settore” spiega il manager.
PAnna Bianchiniunto di riferimento quando si parla di elettrificazione, Vittorio Falconeri ha sviluppato nuovi sistemi di produzione di componenti per veicoli a idrogeno ad altissima tecnologia, è stato il primo italiano ad entrare nel board della sua azienda e nel 2006 ha ricevuto il titolo di Commendatore della Repubblica dall’allora presidente Carlo Azeglio Ciampi “per il successo dello sviluppo del mercato e per aver promosso iniziative per lo sviluppo del settore metalmeccanico in Giappone”. Un uomo di successo, quello che oggi si potrebbe definire senza remore “un cervello in fuga”, anche se ad avere portato dall’altro lato del mondo il 64enne thienese è stato semplicemente l’amore.
Vittorio Falconeri, un thienese di successo a Kobe in Giappone. Partito con tanti sogni e una sfida verso un paese professionalmente “difficile” è diventato un esponente di spicco nel settore dell’elettrificazione. Ci racconta la sua storia dall’inizio?
Quando sono venuto in Giappone avevo poco più di 30 anni e il mondo era completamente diverso, non c’erano le tecnologie di oggi. Ero un dipendente della Forgital e quando nel 1994 ho informato che mi sarei trasferito in Oriente per amore abbiamo deciso di provare ad aprire un Representative Office concordando 6 mesi di tempo per avere degli ordini ma già dal primo
Vittorio Falconeri, da Thiene al Giappone per amore e per lavoro
Oggi 64enne, Falconeri ha lasciato l’Italia per amore 30 anni fa, quando internet non esisteva e per comunicare si usavano i fax, e dopo aver fatto conoscere e apprezzare il settore della metalmeccanica italiana nel paese del Sol Levante è diventato una figura di primo piano a livello internazionale nell’innovazione tecnologica. “Negli anni ‘90 l’immagine che i giapponesi avevano di noi era focalizzata su moda e cibo, mentre nel settore della metalmeccanica avevamo scarsissime possibilità di farcela. Invece ce l’abbiamo fatta” spiega il manager.
mese qualcosa si è mosso e sono arrivate le soddisfazioni. Allora, l’immagine che i giapponesi avevano dell’Italia era focalizzata su moda e cibo e nel settore della metalmeccanica avevamo scarsissime possibilità di farcela, invece ce l’abbiamo fatta. Come ha fatto?
Innanzitutto ho studiato bene la lingua e ho capito l’etica giapponese nel lavoro, qui ci sono regole molto rigide per salvaguardare il mercato. In Giappone c’è una mentalità molto isolana, qui o si vive tutti insieme o si muore tutti insieme: non vige la regola del prezzo migliore come accade in occidente, qui non si può fare la guerra dei prezzi contro i fornitori locali perché un giapponese non andrà mai contro un altro giapponese. Quando proponevo prezzi declinavano gentilmente, allora ho capito che dovevo offrire servizi e prodot-
ti aggiuntivi, ho elaborato sistemi diversi per fare le offerte e abbiamo inserito i nostri prodotti senza creare danno al mercato locale. Ho voluto imparare ad inserirmi in questa società e ho avuto la capacità di comprendere l’atteggiamento dei giapponesi. È stato un percorso culturale oltre che lavorativo, facilitato per me nel quotidiano dal confronto con mia moglie e l’ambiente scolastico delle mie figlie.
Come ha conosciuto sua moglie e quando avete deciso di sposarvi?
Ho conosciuto la mia futura moglie a New York nel 1989 e ci siamo sposati nel 1992. Quando abbiamo deciso di sposarci l’ho detto a pochissime persone e scelto di mantenere la decisione con discrezione. Allora non c’erano telefonini e social, quindi non la vedevano vicino a me. Allora la vita privata era veramente privata e vista la distanza non potevano frequentarci in modo assiduo. Per 4 anni ci siamo visti pochissimo, scrivendo lettere e fax, con telefonate brevissime perché costavano tantissimo. Quando sono andato a chiedere la sua mano a suo padre, dopo 2 ore di colloquio, con la determinazione elegante tipica dei giapponesi, mi ha imposto di aspettare un anno e mezzo, per mettere alla prova la mia determinazione. Ci siamo sposati a Centrale con rito cattolico dopo un mese di corso prematrimoniale in cui dovevo tradurre tutto in inglese a mia moglie, che è shintoista. Le mie figlie Chiara e Monica sono battezzate e hanno nomi che combaciano anche con la fonetica giapponese. Poi siete andati in Giappone e lei ha iniziato la sua carriera…
Ho fatto conoscere la struttura delle aziende vicentine e mi rendo conto che ho por-
tato qui lo spirito imprenditoriale thienese. Non ho mai mollato, neanche quando ho cambiato azienda e per imparare il lavoro ho dovuto fare 6 mesi in Italia. Quando è nata la seconda figlia ho capito che non ci sarebbe stato ritorno e ho deciso di andare fino in fondo nel Sol Levante. Abbiamo capitalizzato l’azienda anche grazie all’aiuto del Ministero del Lavoro. Il mio obiettivo principale era far conoscere l’Italia come costruttore di componenti di eccellenza e da zero siamo arrivati al fianco di colossi del settore. Nel 2006 il Ministero italiano mi ha chiesto di fare una relazione: un thienese in Giappone che guidava un’azienda che era diventata un modello anche in Europa. Una bella soddisfazione. Il Presidente di allora lo ha nominato Commendatore.
Ero un ragazzotto, è stato emozionante. Ma ero già nell’ingranaggio giusto e quando l’azienda si è fusa con una multinazionale che oggi ha una forte presenza in Italia, io sono diventato Managing Director e presidente della filiale giapponese, primo italiano nella storia dell’azienda. La rapida evoluzione delle normative nei centri urbani sta spingendo la domanda di veicoli per costruzione a emissioni zero. Offriamo sottosistemi ottimizzati e gruppi propulsori, powertrain, completi e integrati che soddisfano i requisiti in materia di emissioni, offrendo prestazioni superiori. Stiamo lavorando per supportare le tecnologie sostenibili per gli EV (Electric Vehicles), e celle combustibili a idrogeno per i veicoli e l’industria convenzionale. A noi thienesi piace tantissimo la tecnologia e da buon thienese non mi sono tirato indietro. Tecnologie che però in Italia non hanno ancora sfondato, giusto?
Penso che in Italia ci sia ancora poca valorizzazione delle potenzialità dell’idrogeno, il Giappone invece è leader mondiale nel settore. Qui c’è il più grande centro mondiale di idrogeno verde, prodotto da elettrolisi attraverso i pannelli solari. L’i-
drogeno che viene prodotto dall’acqua torna ad essere acqua, è un circuito completamente verde. Anni fa era stato portato a Thiene un veicolo a idrogeno, ma per sviluppare il settore serve la struttura per realizzare i veicoli. Qui a Tokyo c’è, in Italia no.
È andato in Giappone per lavoro, ma è riuscito a realizzarsi professionalmente. Il Giappone è un paese molto diverso dall’Italia. E quando lei è partito non esisteva la tecnologia di oggi, che collega tutto il mondo in tempo reale. Com’è stato?
Il mondo allora era completamente diverso, non c’era internet, non c’erano le tecnologie di oggi. Io mi sono trasferito per amore ma in Giappone mi sono trovato benissimo e mi è sempre piaciuto lavorare qui. La mentalità è completamente diversa ma è in linea con le mie idee e aspettative, sia nel lavoro che nella vita privata. Quando sono arrivato in Giappone la tecnologia era ai suoi esordi. Il mondo è cambiato nel frattempo e anche in Giappone è cambiato tutto, nel modo del lavoro e nella mentalità del business. Oggi i prodotti vengono immessi nel mercato istantaneamente, anni fa ci voleva un percorso. Studiare il giapponese è stato durissimo e qui bisogna parlare tre lingue in modo fluente. Lavoravo durante la settimana e studiavo nei fine settimana per tanti anni, sono un veneto testardo. Qui c’è la meritocrazia e i requisiti di professionalità sono altissimi. Io amo i giapponesi e loro hanno apprezzato alcune scelte che ho fatto, perché per loro rispetto e dignità sono fondamentali. Quali scelte?
Nel 1995 in Giappone c’è stato un tremendo terremoto, con morti e isolamento. Mia moglie temeva che sarei voluto tornare in Italia invece io ho mantenuto la promessa di rimanere. È stato un periodo duro per-
ché intorno a noi c’era molta distruzione. Mi sentivo il comandante di una nave che non potevo abbandonare. Poi ho vissuto lo tsunami, che ha letteralmente spazzato via molti dei nostri clienti e ho vissuto anche il disastro della centrale nucleare. Ma non ho mai lasciato il Giappone, se fossi scappato non avrei avuto coraggio di tornare, è una questione di dignità. I clienti se lo ricordano ancora e lo hanno molto apprezzato. Io qui sono in famiglia, non si abbandona la famiglia nelle difficoltà. Torna spesso a Thiene?
Prima del covid tornavo almeno due volte l’anno. A Thiene ho un fratello, una sorella e una nipote, ho una casa e pago le tasse comunali. Andavo sempre a mangiare all’osteria dal Conte e quando torno faccio sempre acquisti in centro. Il covid ha creato problemi e da quando sono presidente della filiale ho meno tempo, ma verrò presto. In questi anni Thiene sta celebrando il Centenario di Arturo Ferrarin e c’è il gemellaggio con la città giapponese di Tokorozawa, dove ho visitato spesso il museo e parlato spesso di Artuto Ferrarin. Sono in contatto con il sindaco Gianantonio Michelusi e se serve un thienese per il gemellaggio mi offro volentieri.
Si è mai pentito di essersi trasferito in Giappone? Con sua moglie avete mai avuto ripensamenti?
Con mia moglie andiamo ancora d’accordo, è stato un bel matrimonio, non mi sono mai pentito della scelta di venire qui. Quando abbiamo celebrato i 30 anni di matrimonio ci siamo guardati negli occhi e ci siamo chiesti reciprocamente se ci fossimo pentiti. Entrambi abbiamo risposto con un deciso “no”. È stato bellissimo. E comunque, per il carattere che ho, preferisco fare un errore e provarci piuttosto che non provare e provare rimorso. ◆
Attualità
LOmar Dal Maso
a parola solidarietà in origine derivava dal sostantivo latino solidum, e dallo stesso termine nasceva pure il “soldo”, la moneta, e quindi da un paio di millenni almeno sussiste il richiamo originario alla materialità.
Ma è una parola che, con licenza non propriamente poetica, se si scompone dimenticando per un attimo etimologia e regole della grammatica può isolare le quattro lettere iniziali, quel “soli” che richiama subito alla solitudine. La solidarietà di cui si ha bisogno oggi, insomma, si fonde tra il significato concreto e antico tratto dal diritto romano legato al dare la e la necessità di far sentire non-soli coloro che si trovano in situazioni di profondo disagio, di paura, di difficoltà.
Il progetto di aiuto ai migranti Lo sanno bene giovani e adulti di Sarcedo e dintorni in particolare dal novembre scorso, dopo il loro sì alla proposta di Fra Fabio Miglioranza, approdato nella cittadina appena 6 mesi fa nel ruolo di amministratore dell’Unità Pastorale su nomina del Vescovo. Con un desiderio, più che un sogno, nel suo cassetto: estendere un messaggio che si traduce in servizio, che già di suo portava avanti, ma da solo. Colto subito, da persone - e tante qui - che non voltano lo sguardo di fronte a chi fugge dalla propria casa e dalla propria terra, migranti e/o profughi che lasciano tutto per cercare una vita migliore. O, a volte, una vita che possa definirsi dignitosamente tale. Come succede a chi percorre - a volte per anni - la cosiddetta rotta balcanica, verso l’Europa.
Per qualcuno dipinta o creduta una sorta di eldorado o, quantomeno, un punto di arrivo, ma in realtà di partenza per chi, tra migliaia di persone provenienti dagli Stati più remoti dell’Asia, varca il confine tra Slovenia e Italia. Ed è qui che si arriva ad
Un viaggio solidale sulla rotta balcanica per aiutare i migranti
Una volta al mese – ma anche nella serata di Capodanno – partono da Sarcedo scatoloni colmi di aiuti e gruppi di volontari. La destinazione è il confine tra Italia e Slovenia dove ogni giorno arrivano centinaia di persone in fuga dalla loro terra. Un’iniziativa di solidarietà nata su invito di Fra Fabio Miglioranza, approdato nella cittadina dell’Alto vicentino sei mesi fa come amministratore dell’Unità Pastorale.
annodare un filo invisibile allo sguardo ma fulgido nei pensieri che lega ad esempio Trieste e Sarcedo, paese dell’Alto vicentino da dove sono partiti - e partono - laboriosi volontari con le mani fuori dalle tasche, da porgere al prossimo.
La storia di Fra Fabio Miglioranza
“Frequentavo già Trieste, Gorizia e Gradisca per conto mio - ci racconta il frate cappuccino, già cappellano in passato nel carcere di Gorizia e con esperienza come assistente spirituale degli immigrati in arrivo dalla rotta balcanica -, con altre raccolte di beni di prima necessità. A Sarcedo ho buttato l’idea e subito hanno risposto in sei tra gli scout adulti, con un primo viaggio dopo aver preparato quanto serviva: è andata subito molto molto bene, sono stati raccolti vestiti per i migranti, e per quelle famiglie anche con bambini in transito verso la Germania che si fermano al massimo una notte. Questo gruppo, appena rientrato a casa a Sarcedo, era scioccato per
quanto visto in quei luoghi, ma non si sono buttati giù e, anzi, hanno chiesto di voler ritornare”.
Osservare con i propri occhi, lontani da pregiudizi e luoghi comuni, e venire a conoscenza delle storie terribili dei migranti con migliaia di chilometri alle spalle e mesi di cammino in miseria, con i respingimenti violenti subiti, ha smosso le coscienze di amici e parenti ai quali quel primo incontro sul confine tra Italia e Slovenia è stato descritto.
“È andata così, proponendo poi ai parrocchiani chi volesse condividere questa esperienza, ed è incredibile come di lì a breve una cinquantina di uomini e donne di Sarcedo, ma anche da Zugliano, Breganze, Montecchio, e un gruppo di Dueville di recente mi hanno avvicinato”.
Essendoci tanto da fare, ben venga rinforzare le fila.
“Non ci siamo solo noi, comunque: a Trieste c’è gente che viene da Toscana, Emilia e Lombardia per portare un pasto caldo e
fare servizio, mentre ad esempio a a Gorizia c’è bisogno di fare di più, di organizzare il volontariato, anche se lì ci sono meno migranti”. In media tra i 60 e i 70, contro i 200 che si registrano quotidianamente a Trieste. Un flusso di persone che non si ferma mai, che forse diminuisce con l’inverno ma con al contrario la necessità di maggiori aiuti a causa del gelo, per incrementare in estate.
In viaggio verso il “Silos”
L’esperienza di volontariato che hanno vissuto di recente questi vicentini coordinati da Fra Fabio, è stata fatta anche in un’occasione solitamente di festa, con una delegazione partita alla volta della città giuliana per la serata di San Silvestro, passando il Capodanno con i migranti: facendo servizio. Facendo solidarietà.
Per come la si intende nelle premesse sopra esposte. Con loro, idealmente insieme anche chi senza raggiungere il Friuli ha donato viveri, vestiti, della legna da ardere e qualsiasi cosa altra utile, pur senza essere presente a cucinare sui fornelli, a distribuire piatti, a pulire. Chi è partito a cavallo tra il 2023 e il 2024 si è messo a disposizione nella zona della stazione di Trieste e del “Silos”.
Un grosso edificio abbandonato e desolato che accoglie chi varca la soglia e trova l’antitesi di ciò che sperava in cuor suo magari di chiamare un giorno “casa”.
Persone per la quasi totalità di sesso maschile, uomini maturi e tanti giovani e alcuni ragazzini talvolta, che sanno di abbandonare probabilmente per sempre Afghanistan, Pakistan, Bangladesh e India in particolare per cercare un futuro migliore in Europa. Percorrendo quella rotta balcanica che non rappresenta un affascinante viaggio da libro di avventure, ma più spesso un tortuoso infinito cammino di sofferenza.
Attraversando dall’Asia più remota l’Iran e la Turchia, per poi risalire i Balcani appunto, dalla Grecia alla Bulgaria e fino agli Stati dell’ex Jugoslavia: Bosnia, Macedonia, Serbia fino alla Croazia e alla Slovenia. A piedi, per mesi. A volte per uno o due anni. Passo dopo passo su strade di campagna, collina e montagna per sfuggire alla polizia di turno, magari sbagliando direzione due volte su tre, (soprav)vivendo di stenti. Per poi credersi in paradiso alle porte d’Italia, ritrovandosi invece in un edificio in stato di abbandono e alla mercé di chiunque, umido e sporco. Per quasi ricominciare da capo.
Attualità
Da Sarcedo, una volta al mese, in parrocchia si organizza un gruppo in partenza verso il ‘silos’. Per chi volesse saperne di più, basta scrivere all’email: frafabiom@ gmail.com ◆
Attualità
AOmar Dal Masonche la città di Thiene implementa l’assessorato alla gentilezza tra i settori di competenza dei componenti della giunta.
Al di là delle ratifiche formali, si tratta di un passo che segna il cammino verso un mutamento di mentalità e di comportamenti e un ritorno all’educazione e al rispetto reciproco chiesto da più parti. Tanto a livello nazionale che locale. Incaricata di tessere a Thiene questa trama è Sartore, di professione avvocata con comprovata esperienza nel diritto di famiglia, madre di quattro figli.
Oggi 62enne, nel 2017 viene eletta in consiglio comunale e, dopo la conferma nel secondo mandato personale, da un anno e mezzo ha assunto le deleghe sui settori di cultura e biblioteca, governo del territorio e trasparenza.
Tocca a lei far entrare la città e i cittadini di Thiene “in circolo” tra le realtà locali che stanno aderendo all’invito della Provincia a istituire la delega alla gentilezza. E far in modo che non rimanga solo carta bianca con un titolo né solo uno slogan, ma fondamento su cui mettere in moto pratiche attive.
Come? Lo spiega proprio l’assessora, per così dire ai blocchi di partenza.
“In questa fase - dice - come altri Comuni entrati da poco in rete, è nostro compito ascoltare e conoscere quelle condotte e idee che sono già state poste in essere altrove, valutarle e prendere contatti utili. È essenziale capire quali sono le buone prassi, le iniziative da sostenere come ad esempio un festival che si terrà il prossimo 25 maggio con altri assessorati analoghi”.
Thiene “gentile”: attivata la nuova delega in giunta
Da metà febbraio l’assessora Ludovica Sartore, già referente per cultura e biblioteca, ha assunto il nuovo incarico di forte valenza sociale rispondendo così ad un preciso invito della Provincia. “Il Comune deve essere attento ai bisogni dei cittadini, aiutandoli anche a migliorare le loro relazioni” spiega l’amministratrice.
Un approccio dunque per così dire conoscitivo quanto ricettivo, nei primi mesi. “Sì, entriamo da attori non protagonisti se così si può definirsi, ma con l’esperienza già maturata in altre pratiche e proposte fatte ai nostri concittadini, in questa e nella precedente amministrazione, che hanno sviluppato temi legati alle relazioni, come ad esempio il ‘Manifesto per la comunicazione non ostile’ e la ‘Giornata di accoglienza per i nuovi nati’.”
Cosa significa per lei il termine gentilezza e come lo tradurrà nell’impegno quotidiano dopo questa prima fase di rodaggio? “Parliamo di quell’insieme di parole, azioni, gesti e atteggiamenti che compongono le relazioni. Non solo tra persone, ma anche ad esempio tra diversi enti: c’è bisogno di saper comunicare e di imparare a relazionarsi, anche quando si discute su opinioni diametralmente opposte, e questo richiamo alla gentilezza, che non va confuso con accezioni che portino a pensare a un qualcosa di ‘sdolcinato’, lo immagino come un ponte, utile per costruire appunto nuove e sane relazioni. Tutti sappiamo come un semplice saluto o un sorriso portino a conseguenze positive, allo stesso modo di atteggiamenti al contrario ostili. Il concetto di gentilezza, sotto questa luce, è strettamente legato a quello ancor più profondo del rispetto”.
A chi potrebbe porre una critica sull’attivazione di una delega definibile come ‘astratta’ cosa risponde?
“Sono convinta che un’amministrazione comunale deve essere attenta tanto a faccende concrete come le nuove opere per la città o la manutenzione puntuale dell’esistente - afferma Sartore - ma allo stesso modo ai bisogni dei cittadini e alle loro relazioni, fornendo strumenti per renderle buone, favorendo un cambio di mentalità a livello culturale che implica infine un benessere per tutti. C’è tanto da guadagnare, e trasversalmente alle diverse età e generazioni: adulti, giovani e ragazzi. La nuova delega racchiude questi e altri compiti”.
Per tutti, certamente. Ma con i più giovani, forse, nel loro percorso di crescita educativa e di attingimento di comportamenti da parte degli adulti, i più esposti a derive che la sociologia studia e che la politica deve arginare e governare.
“L’emergenza educativa nella nostra società è un fenomeno che ci deve vedere tutti impegnati – conclude l’assessora thienese -. Come amministratori dobbiamo essere attivi su diversi fronti, da quello dell’educazione al senso civico, grazie ad una fitta trama di collaborazioni attivate in città, a quello della progettualità rivolta loro con continue iniziative e proposte. Accetto con piacere l’incarico che vede lavorare insieme numerose amministrazioni della nostra Provincia, unite nell’obiettivo di diffondere nelle nuove generazioni gentilezza, accoglienza e attenzione agli altri”. ◆
Attualità
L’Anna Bianchiniassociazione Edùco è nata nel 2022 per volere dell’insegnante e mamma thienese Elena Mantiero e della sua famiglia, che conoscendo il mondo della disabilità hanno deciso di darsi da fare per abbattere più barriere possibile. Poche settimane fa la presidente e fondatrice è stata accolta in Senato per spiegare con i collaboratori l’importante progetto e presentare il suo ultimo libro “Nero caramella”, scritto per sensibilizzare i più piccoli ed illustrato con tavole ad acquerello da Emanuele Zenere, acquerellista di Zugliano. Sono stati due anni intensi, durante i quali Edùco ha stretto collaborazioni importanti per costruire progetti di comunicazione teatrale, accettazione di sé, musica, disegno, interazione con gli animali, sport e arte-terapia, con un obiettivo chiaro: “Creare possibilità affinchè i ragazzi con disabilità, dopo la scuola, non rimangano chiusi in casa ma facciano attività con altri ragazzi, per crescere e divertirsi insieme”.
Elena Mantiero, a Roma ha presentato il suo terzo libro, che è la ciliegina sulla torta per Edùco, il suo progetto più importante. Edùco è la nostra associazione, nata per volere della mia famiglia per creare una rete per le famiglie che condividono lo stesso problema. Il libro affronta il tema della disabilità raccontando l’immenso amore tra una bambina e il suo cagnolino. È rivolto ai più giovani perché l’inclusione è un valore che deve essere veicolato fin da piccoli. La senatrice Daniela Sbrollini, che è sempre stata molto attiva nel territorio sul tema disabilità, mi ha invitata a Roma per la presentazione e abbiamo colto l’opportunità per spiegare che cosa facciamo come associazione.
Nello specifico cosa fa Edùco?
Ci impegniamo nella diffusione della cultura dell’inclusività. Progettiamo attività, percorsi didattici, appuntamenti sportivi
Pet therapy, arte e musica per crescere insieme
Da due anni è operativa a Thiene un’associazione che organizza attività pomeridiane di giochi musicali e teatrali, letture animate, percorsi di avvicinamento al mondo animale, laboratori di robotica e arte terapia per bambini e ragazzi normodotati e disabili.
con lo scopo di far capire che la disabilità non è un elemento che limita nella vita sociale. Il nostro scopo è progettare per tutti e per farlo ci appoggiamo a professionisti in vari settori, come l’arte, la musica, le attività con animali, il disegno. Non siamo terapisti e non vogliamo sostituirci ai terapisti, ma ci rendiamo conto che negli anni le offerte dei servizi si sono ridotte e noi abbiamo deciso di fare qualcosa.
A Roma avete rappresentato Edùco in tutte le sfaccettature. Ci spieghi i vari progetti. Il musicista Matteo Scapin ha accompagnato la presentazione del mio libro suonando la sua musica nella Sala Nassirya. Ha scritto una interpretazione musicale del libro e nell’associazione ci aiuta a realizzare attività musicali per i bambini e i ragazzi. Con noi c’erano la vice presidente Anna Casasola che ha presentato il lavoro dell’associazione, la responsabile della casa editrice Miriam Marcuzzi che ha descritto l’importanza dei libri per bambini che trattano tematiche di spessore, Ester Mattiussi e Carla Cavaliere di Pagine In Scena, Anna Scolaro del Megahub di Schio che si occupa delle attività di robotica a misura di tutti e la presidente di GEA Michela Romano che si occupa di avvicinare i ragazzi al mondo degli animali. C’erano mia sorella Elisa Mantiero e mia figlia Cristina Dalla Vecchia, che sono nell’associazione. Collaboriamo anche con Giovanna Dal Ponte che è un’arte-terapeuta di Vicenza e con-
dividiamo attività di teatro e robotica con ‘Out is more’ di Vicenza. Sono tante attività diverse, per dare opportunità di inclusione. Il problema di molti ragazzi disabili è che dopo la scuola si chiudono in casa, in questo modo li portiamo fuori, a socializzare imparando e divertendosi.
Avete costruito una rete di solidarietà e impegno tra professionisti e famiglie. Collaboriamo con una serie di professionisti esterni ai quali affidiamo la realizzazione di attività pomeridiani ludico ricreative per bambini e ragazzi. Quando l’abbiamo pensata, poi la rete di intenti si è rivelata fattibile e apprezzata. Se il mondo del sociale si unisce si possono fare grandi cose, ma è indispensabile che anche le famiglie facciano la loro parte.
Cosa intende con “le famiglie devono fare la loro parte”?
Noi famiglie abbiamo poca conoscenza di ciò che offre il territorio, è importante confrontarci per conoscere le realtà e creare una rete di informazioni. Se ci sono pochi servizi, almeno non facciamo mancare l’informazione. Del tema dell’inclusione si parla molto, ma io penso che chi la vive in prima persona deve darsi da fare affinchè questo valore passi o perché se ne parli in un modo utile. Dobbiamo testimoniare noi per primi, essere portavoce di questa situazione per realizzare l’obiettivo dell’inclusione affinchè le persone capiscano che siamo tutti pezzi unici.
Attualità
Alzi la mano chi, nella vita, non ha mai collezionato (o quantomeno ci ha provato) qualcosa che magari considerava un “tesoro”.
Dai mitici album di figurine dei calciatori ai fumetti dei supereroi, dalle cartoline d’epoca ai francobolli o alle monetine o ai più disparati oggetti che si possono pensare. O ancora ai dischi in vinile, tornati di tendenza.
Ma la alzi anche chi, nel Thienese e dintorni, è a conoscenza che esiste a km zero un’associazione che fa incontrare i collezionisti della zona, uniti da una passione generale che poi si articola in diverse e originali raccolte che di tanto in tanto vengono anche messe in mostra. Almeno una cinquantina sono le mani che si alzano qui, vale a dire quelle degli iscritti al Club Collezionisti di Thiene, di recente ricevuto e premiato in municipio per i 25 anni di attività.
Sede e punto d’incontro dei soci, a cadenza quindicinale, è una sala messa a disposizione all’interno del Patronato San Gaetano, dove il presidente Dario Nicoletti e tutti i collezionisti si ritrovano, discutono, offrono spunti di confronto parlando con gli occhi che luccicano di monete antiche, libri di storia, cartoline sgualcite dal tempo che però le impreziosisce e chissà di quanto altro ancora.
Giochi per bambini e ferri a stiro compresi. Sfumando i confini tra le diverse passioni che fanno rima con le collezioni di ciascuno - spesso più di una per ogni associato come si scopre - e tra le diverse generazioni.
“È vero, visto che fanno parte del Club dei giovani di trent’anni o poco più fino ai più esperti come il sottoscritto, che hanno passato ormai da un po’ i 70 - ci confida Nicoletti, che vive a Zanè, originario di Santorso -”.
E non inganni la “geolocalizzazione” a Thiene, la città che accoglie dagli albori i “raccoglitori seriali sani”, termine ben diverso da accumulatori patologici, è bene
Il Club dei collezionisti si tinge d’argento
Il gruppo di Thiene festeggia il 25o anno dalla costituzione: si tratta di un’associazione unica nel suo genere, che conta ad oggi 50 iscritti appassionati di monete antiche, libri di storia, cartoline d’epoca, giochi per bambini e anche ferri da stiro. Il ritrovo in patronato San Gaetano ogni 15 giorni.
evidenziarlo, perché le porte sono spalancate ad amici che provengano da più lontano. “Di certo non sono molte le associazioni come la nostra in Veneto e, sicuramente, siamo se non gli unici nel vicentino tra i pochi attivi: c’è chi viene da Asiago, da Bassano, da Cornedo e Valdagno e in passato qualcuno anche da Vicenza. Le porte sono aperte sempre a tutti, anche ai ragazzi”. Facendo un passo indietro nel tempo, è proprio l’attuale presidente, tra i fondatori, a raccontare come è nata questa storia che oggi festeggia le “nozze d’argento” con un distintivo coniato per il 25°, utilizzabile anche come spilla.
“Tutto è iniziato in realtà nel 1996, tra genitori con i figli nella stessa scuola, scoprendo delle passioni comuni per la numismatica e la filatelia, ad esempio, cercando di coinvolgere i nostri ragazzi”. Da qui la prima mostra in Sala Borsa a Thiene nel 1999 e la decisione di istituire l’associazione con tutti i crismi.
All’inizio, erano davvero “quattro gatti”, proprio quattro persone contate. Poi come spesso accade si sparge la voce e prima della pandemia si sono toccate le 70 unità. “Come tessera associativa ogni anno realizziamo una cartolina disegnata da artisti locali, che poi al 2 di gennaio di ogni anno timbriamo alle Poste. Ne andiamo orgogliosi”. Tra i nomi di quanti hanno
composto le cartoline/tessere begli ultimi tempi si annoverano tra gli altri Giorgio Scalco, Silvia Ziche, Lorenzo De Pretto, Severino Morlin, Pino Guzzonato, Vico Calabrò e quella più recente disegnata da Mauro Marzari.
Una passione, quella del collezionismo, che abbraccia anche una sorta di missione che tocca le sfere del sociale e della storia locale: quella di proteggere dall’oblio e conservare come tesori tutto ciò che rappresenta un frammento del passato, remoto o recente che sia, da preservare per chi verrà domani. Tra le attività dell’associazione si descrivono l’annuale Mostra che tradizionalmente si allestiva in vista della Festa dell’Immacolata, l’8 dicembre. Una consuetudine che si è interrotta ai tempi della pandemia, con 30/35 banchi diversi esposti al pubblico nelle ultime edizioni, ma oggi con la volontà di riprenderla in futuro. E poi le gite collettive a zonzo per i mercatini più appetitosi per i collezionisti di ogni ordine e grado in giro per l’Italia, occasione pure di convivialità e divertimento. Di recente a Borgo d’Ale, nel Vercellese, dove si tiene mensilmente un’esposizione con circa 700 “banchi” che attira appassionati da tutta Italia, con al rientro tappa in una località sul Lago di Garda. Dove, ovviamente, c’era un mercatino da “ispezionare”. ◆ [O.D.M.]
Attualità
Conoscere Thiene è diventato un gioco da ragazzi. O per ragazzi sarebbe meglio dire, grazie alla nuova guida turistica della città, destinata ai giovani e giovanissimi e realizzata dall’assessorato al turismo in collaborazione con l’Odg Pedemontana Veneta e Colli. In ‘Conosci Thiene’, che è stata illustrata dal giovane thienese Pietro Sartori che ne ha curato anche la veste grafica, sono raccontati con un linguaggio semplice e adatto ai più giovani, i principali avvenimenti riguardanti la storia di Thiene, le tradizioni cittadine e le specialità enogastronomiche. Il testo è arricchito da aneddoti, giochi, curiosità, poesie e accenni biografici, per rendere ancora più interessante la conoscenza della città. La visita alle principali attrazioni storico-artistiche si snoda attraverso cinque proposte di percorsi che, partendo dal centro storico, toccano i diversi quartieri di Thiene.
“Si tratta di un progetto realizzato per condurre le nuove generazioni alla scoperta di Thiene, per promuovere il rispetto e l’amore per i luoghi che si abitano e valorizzare il territorio comunale, coinvolgendo attivamente le famiglie nella scoperta delle bellezze locali – spiega l’assessora al turismo Marina Maino – L’au -
A Thiene arriva la guida della città per ragazzi
Il progetto mira a condurre le nuove generazioni alla scoperta di Thiene, per promuovere il rispetto e l’amore per i luoghi che si abitano e valorizzare il territorio comunale
spicio è anche di attivare negli Istituti scolastici iniziative di visita del territorio perché solo attraverso la conoscenza delle ricchezze storico-artistiche e ambientali che ci circondano è possibile promuovere il rispetto dei luoghi in cui viviamo e accrescere la consapevolezza di quanto sia necessaria la loro tutela e l’impegno di ognuno per una più ampia valorizzazione del patrimonio storico, culturale e ambientale del nostro Comune”.
I segreti dei funghi svelati in un corso
Si aprono le iscrizioni al nuovo percorso formativo proposto dall’associazione Bresadola di Thiene e condotto Pieremilio Ceccon, docente ai corsi nazionali di formazione per micologi.
Èpronto a partire il nuovo corso proposto dal Gruppo micologico di Thiene che insegnerà ai partecipanti ad andare a funghi nelle nostre montagne in modo sicuro.
Il corso prenderà il via lunedì 6 maggio nella sala convegni dell’ospedale di Santorso e si compone di cinque lezioni di due ore ciascuna fino al 20 maggio.
A condurlo, il lunedì e mercoledì dalle 20.30 alle 22.30, sarà Pieremilio Ceccon docente ai corsi nazionali di formazione per micologi.
Durante le lezioni verranno illustrate le principali specie commestibili, confrontandole con quelle simili tossiche, che si possono trovare nelle diverse stagioni nei
boschi di Posina, Velo d’Astico, Valli del Pasubio, Altopiano di Asiago, Fiorentini, Lavarone e Vezzena, suddividendoli per stagione di ritrovamento.
Verranno inoltre fornite utili nozioni per raccogliere e consumare i funghi in sicurezza, prevenendo le intossicazioni e rispettando l’ambiente. Al termine del corso ai partecipanti sarà rilasciato un attestato di frequenza.
Le adesioni si raccolgono nella sede del gruppo mitologico in via 1° Maggio nel corso dell’incontro informativo di giovedì 21 marzo alle 20.30.
L’associazione, da sempre impegnata ad aiutare gli appassionati fungaioli ad avvicinarsi ai boschi con consapevolezza, è
La guida comprende una serie di attività interattive, giochi, e informazioni pensate appositamente per coinvolgere i bambini e i giovani, rendendo la visita a Thiene un’esperienza indimenticabile per tutta la famiglia. Attraverso percorsi tematici, curiosità storiche e attività ludiche, i giovani esploratori potranno avvicinarsi alla storia e alle tradizioni in maniera stimolante e divertente. ◆ [ A.B. ]
inoltre già al lavoro per organizzare la Mostra micologica primaverile che si terrà in occasione della Fiera degli uccelli e della natura di Marano, il 2 giugno al parco della Solidarietà. ◆
a “piccola” diventa già grande, seppur festeggia appena un anno di vita. Pur rimanendo... giovanile. È proprio il caso di dire che sta bruciando le tappe la nuova corsa ciclistica inserita nel calendario di appuntamenti agonistici sui pedali nell’Alto vicentino, la “2ª Piccola Liegi delle Bregonze - Casa Enrico” nata da un’idea di Martino Dal Santo, e poi sostenuta da un altro imprenditore attivo anche nel sociale - Osvaldo Tonello - e da tanti amici del ciclismo nostrano. Sono ben 11 i Comuni della zona a “salire in sella” e a percorrere, su un tandem virtuale, i 116 chilometri della nuova competizione riservata ai talenti del futuro, vale a dire coloro che competono in categoria Juniores.
I migliori prospetti, dalla Toscana in su, come garantiscono gli organizzatori. Teatro della corsa, in tappa unica con partenza dal centro storico di Thiene domenica 17 marzo alle 11, sarà prima la pianura altovicentina e poi la collina, tra strappi, discese e tanto verde intorno delle Bregonze. Circa tre ore dopo, il più veloce e tenace tra i partenti alzerà le braccia al cielo e riceverà poi il trofeo messo in palio dal comitato organizzatore.
Una prima edizione, quella del 2023, che fu bagnata dalla pioggia e quindi come da proverbio fortunata, visto che il matrimonio tra promotori della corsa, sponsor, enti locali istituzionali e sportivi è stato sancito allora e ha subito avviato un percorso di crescita che ha elevato la Piccola Liegi a rango di competizione di livello nazionale. I numeri parlano di roster di partenti al massimo consentito, vale a dire quasi 200 corridori, con 31 club iscritti e una massiccia truppa di volontari al seguito che renderanno possibile un evento in grande scala, seguito anche da Raisport in differita. Partner operativo la Faizanè Sandrigo Bike che si occuperà della gestione della corsa, in collaborazione con la FCI (Federazione Ciclistica Italiana), il patrocinio del Consi-
Le Bregonze da piccole a… nazionali
Domenica 17 marzo nell’Alto vicentino si disputa la seconda edizione della “Piccola Liegi delle Bregonze - Casa Enrico” , corsa Juniores che si svolge lungo 116 chilometri e attraversa 11 Comuni vicentini. Al via 200 giovani ciclisti e anche i genitori dei 24 ragazzi con disabilità che il centro diurno di Fara assiste ogni giorno.
glio dell Regione Veneto e di tutti gli undici Comuni che saranno “toccati” dalle ruote lenticolari dei partecipanti. Per una corsa che si ispira, come ben sanno i cultori del ciclismo internazionale, a una delle “Classiche” europee che si disputa ogni anno in Belgio, la Liegi-Bastogne-Liegi. Il percorso, che ricalca quello dell’esordio di un anno fa con alcuni aggiustamenti dovuti a una frana recente e a migliorie di alcuni tratti, si snoderà su più circuiti: pianeggiante il primo da ripetere 5 volte, poi l’assalto alle Bregonze con i strappi brevi ma impegnativi, per poi sprintare sulla linea d’arrivo in salita dopo 116 chilometri sui pedali. Dei quali 16 di ascesa pura, visto il dislivello dichiarato di 1.587 metri. E con un trofeo tutto nuovo e originale creato ad hoc, già visto e piaciuto, dopo la “mostra” in anteprima nella conferenza stampa di presentazione dell’evento sportivo, ospitata in Sala Consiliare del Municipio di Thiene.
Dopo la partenza da piazza Chilesotti nel cuore della città, con i ciclisti alle prime pedalate in passerella, gara vera e propria al via dall’ingresso al circuito in piana che si snoderà tra Zanè, Santorso, Piovene Rocchette e Schio. Una volta completato il minitour dell’Alto vicentino cinque volte, tutti o quasi in piedi sui pedali per le prime scollinate della pedemontana toccando Carrè, Chiuppano, Zugliano, Sarcedo, Fara e Breganze, in doppia tornata. Il traguardo finale che decreterà il vincitori e i primi classificati a punti è posto tra i vigneti con ospitalità offerta dall’azienda agricola sociale “La Costa”, collegata alla Fondazione Enrico Tonello Onlus.
Intorno alla Piccola Liegi graviteranno circa 350 persone in varie mansioni, oltre ai corridori juniores e agli staff dei team in gara. Saranno in 155 i volontari a presidiare gli incroci, poi 48 i veicoli (automobili, ammiraglie comprese) “agganciati” alla corsa, così come le 18 motociclette autorizzate. Tra coloro che hanno detto sì, anche i genitori dei 24 ragazzi con disabilità che il centro diurno Casa Enrico assiste ogni giorno e tanti volontari amici della “causa” portata avanti dalla famiglia Tonello. “Siamo ancora una volta contenti di sostenere il ciclismo giovanile - ha spiegato Massimo Bernardi, portavoce e tra i promotori della Fondazione - perché da sempre siamo convinti che è giusto pensare dare, prima ancora che a ricevere”. ◆
Attualità Faresin
UAnna Bianchinina sfida importante, lanciata con un grintoso post social con il quale si è rivolto ai vertici della sanità veneta per chiedere radiologie ed esami a domicilio per chi non può muoversi. Un progetto che parte dal cuore e che Faresin è determinato a “portare a casa”, consapevole dell’importanza di una battaglia che tocca i malati e le loro famiglie e alla quale la sanità pubblica potrebbe con poco sforzo dare risposta.
Matteo Faresin, quando le è stata diagnosticata la Sla e come ha reagito?
La malattia è stata diagnosticata il 28 marzo 2019 a seguito di un ricovero programmato di tre giorni all’ospedale di Bassano. Ero entrato il 13 perché avevo dei forti crampi, anche la notte. Ho aperto la lettera riservata la medico di famiglia e quando ho letto “sospetta malattia del motoneurone” ho cercato il significato su internet. Mi sono apparse immagini di Stephen Hawking e Stefano Borgonovo e d’istinto ho lanciato il telefono sul sedile posteriore. A casa mi aspettava la mia compagna al sesto mese di gravidanza. In un attimo resettai tutti i pensieri. E da quel giorno ho iniziato a studiare tutti i vari stadi della malattia, con la speranza che la dottoressa si fosse sbagliata, ma più studiavo più i sintomi combaciavano.
Qual è il suo primo pensiero al mattino?
Il mio primo pensiero ogni mattina è come tenere occupato il testone, perché se mi fermo a pensare che la mia vita è limitata e che non posso ora essere un padre normale che prende suo figlio, e lo porta in giro,
Matteo Faresin raccoglie
l’eredità di Gheller
“Più diritti per i malati”
Il giorno stesso della morte di Stefano Gheller, affetto da distrofia muscolare e morto per complicanze il 22 febbraio scorso, il 36enne breganzese Matteo Faresin, al quale nel 2019 è stata diagnosticata la Sla (sclerosi laterale amiotrofica), ha raccolto l’eredità dell’amico per ottenere diritti per i malati bloccati a letto da patologie invalidanti.
a giocare o fare tutto quello che un padre abile può fare, sarei già in cimitero. E morire non è nei miei progetti a breve termine. Ha mai pensato di farla finita?
Il mio pensiero è stato drastico fin da subito ma è cambiato presto, soprattutto perché voglio veder crescere mio figlio. E comunque all’inizio, quando persone di 6570 anni mi dicevano “go tribolà che basta in vita, chissà che el Signore me ciama in pressa”, io ho deciso di andare avanti ponendomi obiettivi e la mia lista di cose da fare è solo all’inizio.
Qual è la richiesta alla Sanità veneta?
Nella mia malattia il trasporto sulle tavole in legno, chiamate barelle, è un problema e ho il forte desiderio di riuscire ad organizzare una lastra di Rx a domicilio. Come la Sanità riesce ad andare nelle Rsa o nelle case di riposo, lo stesso potrebbe organizzare a domicilio, per tutti i pazienti allettati. Penso che, oltre ad essere comodo per i malati sarebbe anche motivo di vanto e orgoglio per la Ulss7 Pedemontana. L’Ulss7 ha fatto sapere che ha già definito un servizio di radiologia mobile nel programma di potenziamento dei servizi territoriali e che l’apparecchiatura sarà presto acquistata.
Sono rimasto colpito dalla risposta e sono fiducioso che il macchinario arrivi presto. Prima della Sla lei era uno sportivo, super attivo con gli amici e in famiglia, un appassionato di vita. Questa passione si percepisce anche adesso.
Io non ho paura di morire, sarebbe un semplice mettere fine alle sofferenze quotidiane che la Sla comporta. Ma per il momento ho deciso di combattere ed è l’unica speranza che ho sapendo che più rimango qui, più possibilità ci sono che la scienza trovi una soluzione.
Sogna la notte?
Certo che sì. Sogno tutto quello che ho descritto prima, sogno mio figlio e le persone care. E faccio anche sogni che non si possono raccontare.
Ha collaborato a realizzare una birra deliziosa, quali sono i suoi prossimi progetti?
La birra nasce dalla collaborazione con il mio birrificio preferito, la vendo con il mio marchio. Ho tanti altri progetti, ma non voglio svelarli ora. Lascio spazio alla curiosità, prenderanno forma e li svelo piano piano. La gioia maggiore?
Questo lo può capire chi è genitore. Vedere crescere un figlio non ha prezzo. ◆
Le CER sono realtà costituite su base volontaria da privati cittadini, enti pubblici, associazioni e attività economiche per produrre e condividere in modo autonomo energia pulita, tramite la realizzazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile, fotovoltaici, eolici o di altra natura. I loro principali vantaggi sono l’ottenimento di interessanti ricavi economici grazie all’incentivo sull’energia condivisa riconosciuto, per 20 anni, dal Gestore dei Servizi Energetici (GSE) e la riduzione delle emissioni di CO2 grazie all’aumento della produzione di energia pulita. L’incentivo è da considerarsi anche una risorsa per la comunità stessa, poiché si può decidere di condividerlo tra i partecipanti oppure di investirlo in attività solidali, ad esempio sostenendo attività filantropiche a vantaggio del territorio.
Nascono a Thiene e dintorni le prime Comunità energetiche
“In questa fase di costituzione delle CER ritengo sia stato fondamentale che i Comuni si siano adoperati per tempo in modo di essere attori principali nel governarle rispettando i principi di solidarietà e sostegno alla povertà energetica, che sono stati alla base dell’idea delle CER, evitando che questi venissero messi in secondo piano favorendo interessi economici da parte di gruppi privati – sottolinea Carlo Gecchelin, consigliere comunale del Comune di Thiene delegato alle politiche energetiche –. Voglio inoltre ringraziare la società pubblica Impianti Astico, assieme al partner tecnico AESS, che ha svolto un importante lavoro preparatorio per la presentazione del progetto alla Fondazione Cariverona e che supporterà in seguito la gestione della CER. Ricordo inoltre che Thiene sarà partner di un’altra CER sempre finanziata dalla Fondazione il cui capofila è il Comune di Marano Vicentino e questo a conferma della piena condivisione territoriale sui temi energetici ed ambientali”.
Prendono forma le prime CER dell’Alto Vicentino grazie ai comuni di Thiene, Caltrano, Carrè, Chiuppano, Calvene, Fara, Lugo, Sarcedo, Salcedo, Zanè e Zugliano che lanciano il progetto di costituzione delle comunità energetiche rinnovabili e pubblicheranno a breve la manifestazione di interesse per cittadini, enti, associazioni e imprese.
La possibilità di aderire alla CER è offerta a tutti ad eccezione delle grandi imprese, anche se non si è dotati di un impianto fotovoltaico o non si ha intenzione di realizzarlo. È possibile infatti essere un produttore-consumatore di energia all’interno della CER, ma si può anche essere solo consumatori, senza obbligo di sostenere i costi dovuti agli investimenti.
A partire dai prossimi giorni i Comuni coinvolti pubblicheranno sui siti istituzionali gli avvisi di manifestazione di interesse rivolti a coloro che vorranno dichiarare la loro volontà, che in questa fase non è vincolante, di partecipare alla realizzazio -
ne delle CER. È invece già stato avviato un censimento degli immobili comunali e dei rispettivi consumi energetici, propedeutico al dimensionamento tecnico delle CER ed all’esecuzione dello studio di fattibilità tecnico-economico.
I Comuni partecipanti, grazie al contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Verona attiva nei territori di Verona Vicenza Belluno Mantova e Ancona, danno il via al percorso che porterà entro l’anno alla nascita delle prime Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) nel territorio. L’iniziativa è stata promossa e finanziata con un contributo di 60mila euro dalla Fondazione nell’ambito della propria mission istituzionale a sostegno dello sviluppo del territorio, tramite un bando che ha visto il raggruppamento di comuni, con Thiene capofila, partecipare con la proposta di realizzare una o più CER, a seconda delle condizioni tecniche che si presenteranno. ◆ [A.B.]
Cultura e spettacoli
Vicentino doc, nato ad Arzignano e formatosi a livello internazionale, il noto egittologo è stato accolto nell’Auditorium venerdì 8 marzo dall’Amministrazione che con il premio ha voluto non solo premiare la sua indiscussa professionalità ma anche sottolineare l’importanza della cultura nell’indotto sociale dei territori.
“La scelta condivisa di premiare Christian Greco è scaturita dalla consapevolezza che
Marano premia il direttore del Museo Egizio
La comunità maranese ha assegnato a Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, il premio ‘Culture – Cà Alta’, che una volta l’anno viene riconosciuto a persone o realtà di rilievo nazionale e locale che hanno contribuito nell’anno precedente a far crescere la cultura nel paese.
l’ottimo lavoro che svolge al Museo Egizio di Torino genera risvolti positivi non solo nel mondo della cultura, ma anche in tutti gli aspetti della vita di chi vive nel posto dove la cultura viene valorizzata”, spiega Marco Guzzonato, sindaco di Marano Vicentino, che ha dialogato con Christian Greco sottolineando che “nonostante la sua professionalità sia riconosciuta in tutto il mondo ha scelto di rimanere nel suo Paese per diffondere cultura e rivoluzionare il concetto di museo per renderlo moderno e un luogo di divertimento e curiosità alla portata di tutti”.
La motivazione del premio ‘Culture – Cà Alta’ a Greco infatti spiega proprio questo: “Per essere un esperto di valore internazionale; per le capacità manageriali in ambito cul-
turale; per il percorso storico che si occupa dei popoli e delle civiltà del Mediterraneo, e incrocia il tema attuale dell’incontro tra le popolazioni. Greco ha inoltre avviato delle sperimentazioni per avvicinare persone prima non abituate a frequentare i musei, come i ragazzi, e la gratuità per alcune fasce della popolazione. Ha proposto un maggiore coinvolgimento nel museo e una comunicazione innovativa, e prima di lui il museo era considerato meno aperto a molte persone. Infine, il suo percorso professionale è un esempio del valore del sacrificio e dello studio; un esempio per i giovani dell’importanza di avere coraggio di viaggiare, di conoscere altre lingue e culture, di spostarsi all’estero per imparare e acquisire competenze”. ◆ [A.B.]
Al cinema Campana va in scena la montagna
Al via il 20 marzo la seconda edizione di “Montagna Doc”, rassegna di documentari dedicata al delicato rapporto tra uomo e montagna che quest’anno porterà gli spettatori alla scoperta di imprese straordinarie, di un nuovo modo di vivere e “osservare” l’ambiente montano, di tragedie figlie del cambiamento climatico.
Il calendario, proposto dal cinema Campana di Marano e patrocinato dal Cai –Sezione di Thiene, si compone di tre documentari, tutti con inizio alle 20.30. Si parte mercoledì 20 marzo con “PasangAll’ombra dell’Everest”: il film celebra Pasang Lhamu Sherpa Akita, prima donna nepalese a scalare nel 1993 la cima più alta del mondo. Un’impresa che Pasang volle compiere non solo per una sua personale soddisfazione, ma come segno per l’intera comunità femminile del suo Paese, dominato da una cultura patriarcale e da rigide leggi religiose buddiste che non contemplavano la possibilità di ruoli di rilievo per le donne.
Mercoledì 10 aprile tocca invece a “Monta-
nario” che racconta un anno di osservazione della funivia posta sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco, prima della chiusura del 2020 per pandemia. Mentre ritrae la routine quotidiana e il comportamento dei visitatori, il film esplora il rapporto tra tecnologia, turismo e alpinismo, città e modernità, osservazione e immagine, rappresentazione ed esperienza. Infine doppia proiezione, martedì 14 e mercoledì 15 maggio, per il documentario “Marmolada 03.07.22”: attraverso i racconti di soccorritori, autorità, testimoni oculari e sopravvissuti, e con l’aiuto di immagini di repertorio e riprese inedite, l’opera ricostruisce la tragedia che due anni fa scosse il Veneto. Alle 13.45 del 3 luglio 2022, dopo
settimane di caldo record, una gigantesca placca si staccò dal ghiacciaio travolgendo tre cordate di alpinisti. Il bilancio finale fu di 11 morti - 8 veneti, un trentino e due stranieri - e 8 feriti.