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Thiene MesePlus

Periodico di informazione dell’Alto Vicentino

n. 20 - settembre 2024

Viaggio a Mauthausen nel ricordo del nonno - p.6 ◆ Una panchina gigante per ammirare l’infinito - p.16

Don Antonio saluta Thiene:

“Lascio una comunità viva e ricca di

testimoni di fede”

Sacerdote della parrocchia Maria Ausiliatrice in Conca per 17 anni, don Antonio Guarise si appresta a salire in Altopiano per il nuovo incarico che gli è stato affidato dal vescovo Claudio Cipolla. ”In questi anni a Thiene ho ricevuto tante lezioni di fede e sono orgoglioso di avere visto maturare i germi di sano protagonismo di questa comunità, in cui tante persone sono impegnate, si mettono in gioco, trasmettono valori, coinvolgono”.

NCopertina

el 2007 don Antonio Guarise era arrivato nella parrocchia di Maria Ausiliatrice in Conca in bicicletta perché gli avevano detto che a Thiene ci sarebbe stato da pedalare e in questi anni ha lavorato sodo, tanto da poter dire di trasferirsi in Altopiano sereno perché “lascia una comunità attiva e in grado di badare a sé stessa”.

65 anni, con la passione per i crocifissi fin da bambino, entrato in seminario quasi per gioco, don Antonio non si riconosce particolari abilità di guida spirituale. Tuttavia l’atteggiamento serio, i contenuti non banali delle sue dichiarazioni ed il carisma smentiscono la sua innata umiltà e spiegano perché questo prete arrivato dalla campagna della bassa padovana sia così apprezzato dalla sua gente.

Don Antonio, com’è stato il suo arrivo in Conca e perché quella volta arrivò in bicicletta?

Mi avevano detto che questa comunità di Thiene è molto attiva, una qualità alla quale il mio predecessore don Andrea aveva dato sostanza e anche io volevo dare un segnale di movimento e attivismo. Oltre a questo, la bicicletta è ricorrente nella mia vita, un mezzo che mi è stato regalato spesso e sempre in circostanze di cambiamento. Per me è un simbolo. Ogni bici che ho ricevuto l’ho usata per un po’ e poi donata a qualche casa famiglia.

Lei è uno sportivo?

No, sono solo un tifoso del Vicenza ma qui mi hanno appioppato anche il tifo per l’Inter. Sono originario di Rossano Veneto, cresciuto in seminario tra i padovani e ho sviluppato quella sana rivalità territoriale. Ma non mi sono mai concesso il tempo per diventare uno sportivo, per quanto in molti avrebbero voluto che lo facessi. Un giorno, nel mio passato in parrocchia al confine con il trevigiano, entrò in chiesa un ragazzetto in bici e sgommò davanti all’altare, mi disse che la bici mi avrebbe seguito ed è stato così. Per anni ho celebrato quattro Messe ogni mattina in comuni diversi e mi spostavo tra i paesi, ero sempre in movimento.

È arrivato in bicicletta, come parte?

Ho raccolto una eredità preziosa e ora parto con un bagaglio importante, la consapevolezza che il servizio di un parroco deve essere leggero. Il vero protagonista nel cammino dell’evangelizzazione è la comunità e in questo il mio ruolo è quello del compagno di viaggio. Il parroco non è il prota-

Don Antonio saluta Thiene

“Lascio una comunità viva e ricca di testimoni di fede”

Dopo 17 anni di servizio alla parrocchia Maria Ausiliatrice in Conca, di cui 5 come vicario foraneo del Vicariato di Thiene, don Antonio Guarise è pronto per il nuovo incarico di parroco di Asiago che gli è stato affidato dal vescovo Claudio Cipolla. Prima di andarsene – la partenza è fissata per il mese di ottobre – il religioso traccia un bilancio della sua esperienza thienese. “Me ne vado in pace e molto soddisfatto perché la parrocchia può andare avanti anche senza di me” afferma don Antonio.

gonista, al primo posto ci sono le persone, la comunità e i suoi organismi, i volontari, il malato, il bambino ingenuo e innocente, il giovanissimo e l’anziano, insomma tutte le persone che testimoniano la fede. Ho un bagaglio piccolo ma molto concentrato. Che cosa si porterà della comunità della Conca?

In questi anni ho ricevuto tante lezioni di fede e sono orgoglioso di avere visto maturare i germi di sano protagonismo di questa comunità, in cui tante persone sono impegnate, si mettono in gioco, trasmettono valori, coinvolgono. Ho visto crescere questa comunità e testimoniare concreta-

mente la sua crescita. Me ne vado in pace e molto soddisfatto perché la parrocchia può andare avanti anche senza di me. Intende dire che il parroco è superfluo?

No, voglio dire che qui c’è una bellissima corrente fatta di persone che sono cresciute vicino a me, ma non ho fatto tutto io. Regna lo spirito di comunione, non c’è concorrenza, c’è molta fratellanza. È condiviso il pensiero che tutti i talenti vanno consegnati ad un cammino di comunione e condivisione.

Lei che prete è?

Io non ho grandi doti e probabilmente questo ha costretto le persone ad essere corre-

sponsabili e a promuovere insieme a me lo spirito di iniziativa. Sono consapevole dei miei limiti e questo mi dà pace interiore. Penso di avere trasmesso il concetto che il Battesimo dà ad ognuno di noi la possibilità e la responsabilità di diffondere il Vangelo, ognuno per quello che può. In questi anni di conclamato calo delle vocazioni, come vede il futuro delle parrocchie?

Se riusciamo ad accompagnare le comunità ad una co-responsabilità, loro faranno fronte anche al calo dei sacerdoti. Penso che in futuro basteranno meno sacerdoti, che dovranno essere super partes ed essere in grado di presiedere nella comunione. La vera responsabilità potrà essere nelle mani di laici scelti dalla comunità. Dobbiamo essere consapevoli che il sacerdozio ministeriale è vittima dei tempi fluidi, liquidi, dove ci sono pochi punti di riferimento. Quello che è in discussione oggi è il “per sempre”. Lei è un testimone dell’essere, in un’epoca in cui pare essere più importante l’apparire. Il Vangelo di oggi sembra proprio l’apparire. Io sono poco conosciuto perchè non sono social e non sono sui social. Viviamo in una stagione culturale dove la visibilità è tutto. Ma per un parroco è importante lavorare per il Regno di Dio, non per il regno dell’io. Il prete, in quanto tale, ha grandi responsabilità ed un eventuale protagonismo della persona, cioè quando il prete si mette in mostra e viene riconosciuto come individuo prima che come figura religiosa, rischia di offuscare il messaggio che porta. Il nostro obiettivo è diffondere il Vangelo, non diffondere noi stessi. Un prete non deve cercare la gloria, noi siamo sempre in mezzo alla gente, questa è la nostra gloria. Quindi niente canali social per lei, preferisce il basso profilo e la diffusione del Vangelo a contatto con le persone…

Io sono talmente sommerso di affetto dalle persone, ho talmente tanti contatti durante il giorno, che non sento il bisogno della visibilità e del protagonismo. Ammetto che a fine giornata, soprattutto in quelle giornate piene di attività e di incontri, mi capita qualche volta di apprezzare e cercare la solitudine. Soprattutto, vorrei che le persone ricordassero Gesù più di me. Ci racconti la sua vocazione.

Da bambino abbiamo abitato per un periodo a Varese e la mia famiglia aveva un bar. Io ero un piccolo ometto, curioso e chiacchierone e un paio di barboni erano i miei eroi. Ho imparato a bestemmiare e lo facevo con tono intenso, poi mi ha corretto la mamma. Tutti si chiedevano cosa avrei fatto da grande. Avevo un’attrazione inspiegabile per i crocifissi e quando andavamo in gita obbligavo i miei a comperarne di nuovi. Spesso mi capitava di rivolgermi a mia madre e brandire un Crocifisso dicendo “guarda mamma che bello!” Tornati a Rossano c’era meno vita sociale rispetto alla città e mi sono attaccato alla Parrocchia. Nel 1970, dopo le contestazioni del ’68, don Bordignon volle giovanissimi in seminario e nella mia zona lo proposero a me. Andai felice e i miei mi hanno spesso ricordato che, quando mi hanno accompagnato, dopo un veloce saluto sono entrato senza nemmeno voltarmi.

Ha mai avuto rimorsi?

C’è stato un momento in cui mi sono chiesto se avrei dovuto cambiare strada, perché a un certo punto del mio percorso ho conosciuto una ragazza e ho preso la classica “sbandata”. Mi sono fermato a riflettere e ho ri-scelto Dio, perché mi sono reso conto che quel tipo di legame non mi sarebbe bastato, che avevo bisogno di Dio. Con lei siamo rimasti amici, senza rimpianti.

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Quando si risponde ad una chiamata è un percorso. All’inizio ci si butta, presi magari dall’entusiasmo e dalla curiosità, poi però ci si deve impegnare. Non basta dire “sì”, bisogna dare qualità e contenuto a quel sì. A ottobre si trasferirà ad Asiago. Che progetti ha per il futuro?

Non ho progetti particolari, se non quello di immergermi con curiosità nella vita di un territorio particolare che al momento non conosco. Alcune signore novantenni che frequentano il centro diurno Il Melograno mi hanno dato un sacco di consigli e dritte preziose.

Qualche aneddoto della Conca che porterà nel cuore?

Ce ne sono tanti. I più cari riguardano i bambini e i giovani. Quando c’era la scuola dell’infanzia mi piaceva andare a salutarli e con affetto ricordo un bambino che, una volta che l’ho incontrato per strada mentre era con il nonno, gli ha detto “Vedi nonno, questo è don Antonio che viene sempre a salutarci mentre stiamo mangiando”. Quando ci penso mi chiedo se lo diceva con piacere o perché andavo a disturbarli. Poi ci sono i ragazzi della scuola: li ho visti arrivare giovani e sgarruppati e li ho visti uscire educati, maturati e con una professione in mano. È il miracolo dell’accompagnamento professionale, per me una sorta di pastorale giovanile.

Dubbi ne ha mai avuti? E come le piacerebbe essere ricordato?

Mi è capitato di avere qualche dubbio per motivi di dis-comunione con qualcuno. Ma ho sempre arginato il dubbio e sono andato avanti. Come dicevo, più che essere ricordato io, vorrei che quello che faccio facesse ricordare Gesù. Soprattutto, quello che spero, è che nessuno si sia mai allontanato da Gesù a causa mia. ◆

don Antonio con il vescovo Cipolla
l’arrivo di don Antonio nel 2007

IAttualità

l piano regionale per lo Sviluppo Urbano Sostenibile permetterà di realizzare a Thiene, nel complesso che ha ospitato per decenni l’ex biblioteca civica in via Primo Maggio, quattro alloggi per famiglie con “fulcro” le donne, alle quali è rivolto il compendio di aiuti collegati al progetto. Persone e nuclei di persone da supportare, fornendo loro una serie di servizi utili a 360 gradi.

Dei luoghi da chiamare casa, nel futuro prossimo, che sorgono proprio di fronte all’ex sede centrale del Liceo Corradini, oggi “Casa delle Associazioni”, grazie ai fondi Sisus 2021/2027 assegnati all’Area Urbana Pedemontana dalla Regione Veneto. Un bacino che si estende nella fascia territoriale che va da Valdagno a Bassano e Comuni limitrofi (13 in tutto gli aderenti) in direttrice ovest-est e che ha visto la proposta a forte spinta sociale del Comune di Thiene trovare accoglimento nei bandi di assegnazione delle risorse.

In termini economici, la proposta prevede l’impiego della somma di 450 mila euro per le opere tecniche nella palazzina, in funzione delle quattro soluzioni abitative ideate, a cui si aggiungono poco meno di 250 mila in servizi alla persona e alla famiglia: a titolo di esempio le attività di accompagnamento e supporto al reinserimento lavorativo per le madri e di consulenza relazionale a favore degli assegnatari degli alloggi.

Un “mattone”, insomma, tanto ideale quanto concreto, da porre per edificare qualcosa di concreto partendo come fondamenta dal tema dell’inclusione abitativa - “gradino” primario per passare poi all’inclusione sociale - sostenuto da più enti locali e associazioni di supporto a famiglie e soggetti in condizioni di svantaggio.

L’ex biblioteca diventa casa per le donne in difficoltà

Grazie a 700 mila euro di fondi Sisus, nella palazzina di via Primo Maggio saranno ricavati spazi comuni in co-housing e gli alloggi destinati a madri sole con figli minori in difficoltà economiche e in carico ai servizi sociali. “Si tratta di un servizio che va ad integrare quelli esistenti come la Casa della Solidarietà” afferma la vicesindaca Anna Maria Savio.

Un tassello utile e prezioso, e che si affianca ad altre soluzioni già in atto, che va a beneficio di donne e famiglie monogenitoriali in difficoltà, inserendosi anche in un generale percorso di riqualificazione di via Primo Maggio/via Dante, luogo che fino alla prima decade degli anni 2000 rappresentava un polo culturale e scolastico cittadino.

Prima del trasferimento a Palazzo Cornaggia di “libri & C.” e alla Cittadella degli Studi nel quartiere Conca, a ridosso della stazione delle autocorriere.

Grazie ai bandi Sisus – l’acronimo completo indica Strategia Integrata di Sviluppo Urbano Sostenibile – parte degli spazi un tempo dedicati a biblioteca, emeroteca, aula studio studenti universitari e altro ancora, diventeranno allora “casa” per chi ne ha effettivo bisogno, qui a Thiene con destinatarie donne in condizioni di difficoltà. Più in dettaglio: al piano terra i locali condivisi con una lavanderia, una rimessa per biciclette e motocicli, spazi ricreativi. La struttura disporrà anche di spazi verdi esterni. Dal punto di vista sociale, rispetto alle aree multiattività, sarà promosso un ambiente per il gioco e la psicomotricità, una piccola biblioteca e una zona studio. A proposito, quello di.... fattibilità è stato prodotto nel 2023 e l’opera nel suo complesso per la partecipazione dal bando nell’anno in corso.

Nell’ambito dell’Area Urbana Pedemontana, oltre a Thiene, approvati altri due progetto di co-housing anche a Rosà e Bassano del Grappa, con diverse tipologie di destinazione e di ospiti. Per Thiene si tratta di persone in uscita da percorsi di accoglienza in emergenza, madri sole con figli minori e in difficoltà economiche, e ancora donne in carico ai servizi sociali comunali. Anna Maria Savio, vicesindaca e in vesti di assessora alle politiche per il sociale e alla parità di genere, esprime soddisfazione per il progetto in porto e ne illustra alcuni punti: “Con questa progettualità l’Amministrazione comunale si accinge a realizzare un intervento significativo e cospicuo dal punto di vista degli investimenti per donne che escono da percorsi di accoglienza in emergenza e per madri sole con figli minori in difficoltà economiche e in carico ai servizi sociali. Previsti quattro alloggi con uno spazio comune e aree di servizio coperte e scoperte che i servizi territoriali potranno mettere a disposizione per le destinatarie di percorsi di inserimento sociale. Si tratta di un servizio di cui c’è necessità e che va ad integrare quelli esistenti come la Casa della Solidarietà. Il co-housing permette di potenziare il sistema di offerta socio-sanitaria già presente sul territorio, favorendo processi di autonomia e contrastando la marginalizzazione e l’esclusione”. ◆

assessora Savio

AAttualità

veva 33 anni Ettore Carlino quando dal Piemonte fu deportato dai nazisti. Era il 1943 e solo per una serie di circostanze miracolose non morì in una delle famigerate camere a gas. Tornò a casa l’anno successivo dopo mesi di fame atroce, pesava 38 kg ed era alto oltre la media. Uno scheletro ambulante, ma vivo e capace di raccontare la sua storia.

Una storia che la nipote Stefania ha voluto condividere grazie al gesto generoso di regalare il bracciale del nonno paterno, matricola 53375, al museo di Mauthausen, dove non sarà un oggetto di ferro e pelle di proprietà di uno sconosciuto ma verrà associato al volto, al nome e alla storia di Ettore Carlino, che a Mauthausen aveva il compito di raccogliere i cadaveri.

Stefania Carlino, da pochi mesi nominata assessora alla cultura del Comune di Zanè, ha partecipato ad una sentita cerimonia a Mauthausen, dove si è recata per la prima volta nella sua vita per conoscere quel tragico spaccato della storia del nonno, che lui non ha mai raccontato per discrezione e per tenere le sue adorate nipotine lontane dal male.

“Sono arrivata in pullman al parcheggio sulla collina di Mauthausen, dove sorge il campo di concentramento, e mentre arrivavo pensavo a mio nonno che quel tratto di strada l’ha percorso a piedi – racconta Stefania Carlino – Quando ho visto il muro di cinta ho provato un nodo allo stomaco, ma è stato più tardi, quando ho letto il mio messaggio in ricordo del nonno in italiano e tedesco, che sono crollata e il mio pianto ha contagiato tutti i presenti. Mi ci è voluta più di una settimana per recuperare la serenità. Mi sarebbe piaciuto ci fosse anche mio papà con noi, ma lui non ha mai voluto venire”.

Viaggio a Mauthausen nel ricordo del nonno “Il suo bracciale resterà qui”

Stefania Carlino, neo assessora alla cultura del Comune di Zanè, ha visitato il campo di concentramento di Mauthausen dove il nonno Ettore fu deportato. Ha scelto di donare il bracciale con la sua matricola che indossò durante la prigionia affinchè quell’oggetto così importante e intriso di storia non vada perduto.

Ettore Carlino nacque nel 1910 in Calabria. Lui e i suoi fratelli rimasero orfani da bambini: 11 giovanissimi, che nel 1934 migrarono in Piemonte in cerca di fortuna. Da Biella Ettore si spostò a Zanè anni dopo.

“Nonno Ettore era un bellissima persona –racconta Stefania Carlino – Adorava la famiglia, le sue nipotine, ma era introverso e non ha mai accennato al suo tragico passato. Sono voluta andare a Mauthausen per capire di più, per conoscerlo meglio, per vedere con i miei occhi l’orrore che ha visto lui”.

Stefania Carlino ha partecipato alla cerimonia per consegnare il suo prezioso ricordo di nonno Ettore: “Avevo questo bracciale, ne conoscevo il significato. Ha un valore storico immenso e non volevo rischiasse di finire in qualche angolo di casa dimenticato dopo la mia morte – sottolinea – Il tempo passa e la memoria si affievolisce. A Mauthausen invece sono certa che la memoria

non si affievolirà mai. Donare il braccialetto è stato un gesto di rispetto per il nonno e per la sua storia, ho scelto di riportarlo nel posto da cui era partito. È un oggetto che deve vivere per sempre. I curatori del museo di Mauthausen mi hanno detto che la maggior parte delle cose esposte sono reperti trovati in zona, anonimi, non si sa a chi appartenessero. In questo caso il bracciale avrà nome e cognome e anche un volto, quello del mio nonno eroe”.

Ettore Carlino tornava a Mauthausen ogni anno, accompagnato da qualche compagno di sventura. Toccanti le parole di Stefania Carlino alla cerimonia: “Sono qui a Mauthausen per la prima volta, dopo 79 anni dalla liberazione del nonno, per riportare qui il suo bracciale con matricola 53375, tenuto al braccio in questo campo di concentramento fino alla sua liberazione nel 1945. Porto al collo il suo ultimo foulard a ricordo del 30esimo anniversario dalla Liberazione, che lui aveva ritirato qui a Mauthausen. Fu proprio al ritorno da questa ricorrenza nel 1975 che ebbe un incidente stradale e morirà poi in ospedale. Sono particolarmente emozionata perché ho dei bellissimi ricordi del mio “eroe silenzioso” e del suo grande amore per le nipotine. Silenzioso perché non ci ha mai raccontato niente di tutto questo, forse voleva proteggere lui e noi da questi terribili ricordi. Lascerò qui per sempre il prezioso ricordo di mio nonno come testimonianza di un piccolo eroe italiano che con il suo coraggio ha contribuito a rendere la nostra vita libera e democratica”. ◆

il braccialetto
Stefania Carlino

Attualità

edificio, che si trova in via De Muri, fa parte del complesso di quello che fu il collegio delle Dimesse. Secondo lo storico Aldo Benetti fu fondato da cinque figlie di Antonio Da Porto e Margherita Caldogno nel 1633 e la chiesa fu eretta nel 1632, riedificata poi nel 1720. Nel 1810, in conseguenza alla soppressione napoleonica delle corporazioni religiose, la chiesetta ospitò nei locali del collegio un orfanotrofio maschile. Dal 1885 al 1888 ospitò l’asilo per l’infanzia e fino al 1907 il Collegio Vescovile. Dal 1913 fu sede dell’ospedale psichiatrico Nordera e nel periodo della prima Guerra Mondiale, fino al 1920, divenne ospedale per i feriti di guerra. Nel 1952 la nipote del fondatore, Luisa Nordera, fece equiparare l’istituto ad una casa di cura, poi nel 1975 la Provincia di Vicenza ne divenne proprietaria fino a che, nel 1997, l’amministrazione comunale di Thiene acquisto l’intera area per destinarla a uffici e servizi pubblici.

Da anni ormai la preziosa chiesetta mostrava segni di degrado, con le sculture in pietra tenera di Vicenza prossime al collasso ed il rischio per la città di Thiene di perdere un luogo iconico carico di storia. L’ultima svolta nel 2023 quando l’assessora alla cultura Ludovica Sartore stabilì un accordo con i Sandra e Giancarlo Bonollo, collezionisti ed intenditori d’arte contemporanea, che si sono fatti carico del restauro e della riapertura della chiesa, che oggi ospita una pregiata mostra di arte dei nostri giorni.

La chiesa delle Dimesse diventa galleria d’arte

La storia della Chiesa delle Dimesse di Thiene comincia a metà del 1600, quando ospitava il collegio di suore che assistevano gli ammalati e arriva fino ad oggi, con la sua ristrutturazione. Una rinascita voluta e realizzata da Sandra e Giancarlo Bonollo che l’hanno considerata il posto adatto per farne la sede della loro Fondazione di arte contemporanea, con mostre di richiamo internazionale.

Il restauro non ha riguardato solo la chiesa, che è di piccole dimensioni e adatta a quello che in origine era un numero esiguo di collegiali, ma si è esteso fino al cortile retrostante e ha incluso aree dell’ex sede della Ulss4.

L’elaborata facciata della chiesa è in stile tardo barocco, ha un portone di ingresso in legno decorato a due battenti e sormontato da un timpano. Tre finestre circondano e sormontano il portone e sono decorate e protette da grate di ferro battuto decorate. Nel piano alto una grande finestra ha ai suoi lati le statue di due santi, dei quali uno è il patrono di Thiene San Gaetano e sormontata da due angeli che reggono una croce. All’interno della chiesa è presente un grande altare consacrato nel 1746 ai cui lati sono poste due statue che rappresentano la fede e la speranza.

Il restauro ha preso il via a ottobre 2023 e oltre alla pulizia delle superfici ha incluso il consolidamento delle statue, il controllo degli elementi metallici e la ricostruzione di alcune parti mancanti.

L’intervento è stato realizzato dalla ditta Athena srl di Thiene su progetto e direzione lavori dell’architetto Franco Toniolo con la supervisione della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Verona e la collaborazione dell’ufficio tecnico del Comune di Thiene.

“La Fondazione Bonollo, con il restauro della chiesa delle Dimesse (più correttamente: chiesa della Concezione della Beata Vergine) ha restituito a Thiene un complesso edilizio di alto valore sia artistico che storico sociale – spiega Ludovica Sartore, assessora alla cultura – . L’attuale destinazione della chiesa ha il pregio di aver creato un dialogo tra arte del passato e contemporanea riproponendo ai visitatori questo gioiello, da tempo chiuso al pubblico, in tutto il suo splendore originario dopo un restauro sapiente e rispettoso. Il dono che Thiene ha ricevuto dalla Fondazione riaccende

inoltre l’interesse su una significativa pagina di storia rappresentata dalla presenza a Thiene tra il 1630 e il 1800 dell’ordine delle Dimesse e delle loro attività caritatevoli e assistenziali”.

Sandra e Giancarlo Bonollo hanno spiegato la ragione del loro coinvolgimento e la motivazione che li ha spinti al restauro e alla fondazione della Galleria d’Arte: “Abbiamo sentito che era giunto per noi il momento di condividere ciò che abbiamo raccolto e appreso in venticinque anni di ricerca, collezionismo e soprattutto amore per l’arte. Abbiamo scelto di farlo qui, nella nostra città, sia per costruire un’opportunità di scoprire l’arte di Thiene sia per portare il mondo dell’arte a Thiene. Vorremmo che la Fondazione divenisse un punto di incontro e di ispirazione, un luogo dove dar voce ai migliori talenti del panorama artistico contemporaneo e arricchire la vita culturale della nostra città”. ◆

una delle opere esposte

Attualità

Dall’analisi emerge un trend positivo in termini di arrivi e presenze, con un incremento del 6,8% rispetto agli anni pre-pandemia. Nel 2019, la destinazione ha accolto 75.422 visitatori, mentre il 2020, segnato dalla pandemia, ha visto una riduzione drastica con 33.040 arrivi. Se nel 2021 c’è stata una parziale ripresa, con visitatori, il 2022 ha registrato un nuovo calo significativo con solo 14.958 arrivi. Il 2023 ha rappresentato invece un’importante svolta, con una crescita che ha portato a 80.610 arrivi e 212.910 presenze, avvicinandosi ai livelli pre-pandemia. Questi dati indicano una forte ripresa del turismo nel 2023, superando le aspettative e dimostrando la forte potenzialità della destinazione nonostante le sfide degli anni precedenti. Lo studio ha poi identificato un profilo turistico variegato: i turisti provenienti dall’Italia rappresentano il 64,2% del totale, mentre quelli internazionali costituiscono la restante parte composta principalmente da tedeschi, austriaci, olandesi e francesi. Le coppie si sono rivelate la tipologia di viaggiatore predominante nella destinazione Ogd Pedemontana Veneta e Colli, rappresentando il 42,8% del totale. Segue la categoria dei viaggi tra amici e in gruppo, con un 21,9%, mentre le famiglie costituiscono il 19,2% e i viaggiatori singoli chiudono la classifica con il 13,3%. Sul fronte della capacità ricettiva del nostro territorio ci sono complessivamente 372 esercizi con 4.336 letti evi -

Cresce il turismo locale Superate le presenze pre-Covid

L’Ogd Pedemontana Veneta e Colli l’associazione di promozione turistica con sede a Thiene dove si trova lo Iat principale, ha appena pubblicato una dettagliata analisi sull’attrattività del nostro territorio. Una destinazione scelta da un numero crescente di visitatori italiani e stranieri che apprezzano i percorsi naturalistici, i panorami mozzafiato, le chiese, i parchi e le ville storiche, che insieme offrono un mix unico di cultura, natura e bellezza architettonica.

denzia una capacità ricettiva significativa nell’area della Pedemontana Veneta e Colli. Nel 2023, il numero totale di esercizi ricettivi è pari a 372, di cui 335 composto da strutture extra-alberghiere e 37 alberghi. Questo dato rappresenta un recupero rispetto agli anni precedenti, avvicinandosi ai valori registrati nel 2013, quando gli esercizi totali erano 385 di cui 348 extra-alberghieri e 37 alberghi. Stiamo dunque assistendo ad una ripresa, che ci riporta ai livelli di dieci anni fa. Schio e Tonezza si confermano i comuni più trainanti per l’offerta ricettiva, ospitando il maggior numero di strutture, inclusi due campeggi. Dall’altro lato, i comuni come Valli del Pasubio e Breganze sono noti per la maggiore presenza di bed&breakfast, offrendo un’accoglienza più intima e personalizzata.

La stagionalità nel territorio della Pedemontana Veneta e Colli varia significativamente a seconda del comune. Mentre località come Tonezza sono caratterizzate da una forte stagionalità, con picchi nei mesi estivi di 20.197 presenze, altri comuni, come Breganze, sono particolarmente apprezzati durante le stagioni intermedie. Le città come Thiene e Schio dimostrano invece una distribuzione uniforme e relativamente costante durante l’anno che vede per Thiene un aumento in autunno, con 4.101 presenze, e per Schio maggior affluenza nella stagione estiva 27.400 presen-

ze. Questo andamento differenziato riflette la diversità dell’offerta turistica dell’area, capace di attrarre visitatori in vari periodi dell’anno, e conferma la capacità del territorio di rispondere a esigenze turistiche diversificate.

“Sono ottimista per il futuro della nostra destinazione turistica. La significativa ripresa nel numero di arrivi e presenze, unita all’interesse crescente per gli eventi locali e i percorsi naturalistici, dimostra che la Pedemontana Veneta e Colli continua a sedurre un pubblico variegato e sempre più entusiasta - è il commento di Nicolas Cazzola, presidente dell’Ogd Pedemontana Veneta e Colli - Le fluttuazioni stagionali rappresentano un’opportunità preziosa che può essere sfruttata attraverso una strategia di destagionalizzazione, valorizzando ulteriormente le risorse del nostro territorio. Inoltre, l’intelligenza artificiale emerge come un potenziale significativo per il settore turistico, supportando la pianificazione e la personalizzazione dell’offerta in base alle esigenze specifiche dei visitatori. Per garantire la continuità di questi risultati positivi, è fondamentale intensificare la collaborazione tra le realtà locali. Solo unendo le forze e condividendo esperienze e risorse, possiamo affrontare efficacemente le sfide comuni e costruire un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo per tutti”. ◆ [O.D.M.]

sede dello Iat di Thiene

Attualità

La nuova panchina gigante è stata voluta dall’ex assessora Claudia Bonaguro, che durante l’amministrazione del sindaco Luna Sandonà si è occupata di promozione del territorio e lo scopo principale è quello di permettere a chi visita il territorio di godere dello splendido paesaggio. “Ne ho vista una durante una gita nelle Langhe piemontesi e sono rimasta colpita dall’idea. Mi sono informata e mi è stato spiegato che esiste un vero e proprio circuito delle panchine giganti, che funge da leva di promozione locale”.

Il “Big bench community project” ha preso avvio proprio dalle Langhe, per la precisione nel comune di Clavesana in provincia di Cuneo, dove il designer statunitense Chris Bangle installò la prima nella sua casa per fare un regalo alla moglie affinchè potesse ammirare il meraviglioso paesaggio delle vigne con le Alpi sullo sfondo. Era il 2009 e da allora le panchine giganti già installate sono 379 mentre sono 62 quelle in costruzione.

“Prima di mandare avanti il progetto a Caltrano l’ho studiato con attenzione –racconta Claudia Bonaguro – Sono andata a vederne delle altre, di tutte ho valutato nell’ambiente e ho approfondito il significato originale dell’opera”.

Per Chris Bangle il punto di partenza è scritto a chiare lettere sul sito: “Come ritornare bambini riscoprendo il paesaggio”. E proprio per valorizzare lo splendido panorama che si gode lungo il giro delle malghe, l’amministrazione del sindaco Sandonà si è inserita nel circuito, con le malghe che hanno scelto di promuovere il passaporto con i timbri per chi sceglie di visitarne più di una e vuole tenere il ricordo di quelle viste.

“L’iter per avere la nostra panchina è stato lungo e impegnativo – spiega Bonaguro –Le nostre montagne hanno uso civico per cui abbiamo dovuto fare una variazione. Il terreno è di Malga Foraroro. Gli uffici comunali hanno lavorato benissimo anche nella collaborazione con la Regione. La parte pratica è stata seguita dall’ex vice sindaco Ivano Dalla Valle. La panchina è stata installata questa primavera, in tempo di elezioni, per cui non abbiamo potuto fare l’inaugurazione, ma sarò presente quando la nuova amministrazione farà l’inaugurazione a metà settembre”.

Nel circuito delle big bench la panchina di Caltrano è la numero 375. Ce ne sono poche in Veneto e numerose sono all’estero. Il cir-

Una panchina gigante per ammirare l’infinito

Ai piedi di Malga Foraoro a Caltrano è spuntata una panchina gigante dai colori sgargianti che richiama frotte di turisti attirati dalla novita e, soprattutto, dallo splendido panorama sulla pianura che si gode dal Giro delle Malghe. Il progetto rientra nel circuito europeo delle “big bench” che è una sorta di vero e proprio “cammino” con tanto di passaporto e timbri per ogni panchina.

cuito è stato strutturato come una specie di “cammino”: c’è il passaporto BBCP (Big Bench Community Project) con i timbri per ogni panchina.

“Le nostre attività locali che lavorano con il pubblico hanno dato la disponibilità per avere passaporti e timbri – continua Bonaguro – Siamo certi che ci sarà un buon riscontro da questa iniziativa, già fin dai primi giorni dell’installazione, anche se non è ancora stata inserita nel sito, c’erano persone che chiedevano indicazioni per visitarla. È un percorso per creare turismo, movimento, indotto, questo era in nostro obiettivo. Oltre a quello di promuovere il paesaggio del nostro territorio, che è bellissimo e nel giro delle malghe è veramente mozzafiato. Sono certa che oltre ai fedelissimi delle big bench attirerà moltissimi turisti”.

Non a tutti l’idea è piaciuta subito e come c’era da aspettarsi qualcuno ha accolto l’iniziativa con scetticismo. “Qualcuno ha ancora dei dubbi – sottolinea l’ex assessore

– Qualcuno ci ha chiesto spiegazioni sulla scelta dei due colori: viola e arancione. In origine avevo chiesto di fare la panchina gialla e azzurra, che sono i colori di Caltrano. Ma ce n’era già una e la richiesta è stata bocciata. Allora ho deciso di farla con i miei colori preferiti, anche per differenziarci da chi ha scelto panchine monocromatiche. Abbiamo deciso di renderla un’attrazione evidente, gioiosa, che faccia godere del paesaggio ma allo stesso tempo evochi allegria. A me personalmente piace un sacco. Il materiale è stato regalato da Gaetano Dal Corobbo, cittadino onorario di Caltrano. Il resto del costo è stato necessario per sistemare il territorio circostante e rendere la panchina accessibile. Il regolamento chiede che la panchina non sia lungo la strada, ma più interna, per questione di viabilità – conclude Claudia Bonaguro – Non vedo l’ora che ci sia l’inaugurazione. La grande panchina è stata scelta per ammirare un grande paesaggio e più grande del nostro non riesco ad immaginarne”. ◆ [A.B.]

Ha preso il via in città la sostituzione massiva dei contatori per il rinnovo di un totale di 12.300 apparecchi. L’intervento, che richiederà circa sei mesi di lavoro, è promosso da Viacqua che si è aggiudica, attraverso il Consiglio di Bacino Bacchiglione, un contributo europeo destinato alla digitalizzazione e riduzione perdite idriche Veneto. Con il finanziamento verranno installati nuovi misuratori “smart” dotati di un apposito sistema che consente la trasmissione di dati utili a monitorare in tempo reale non solo i consumi, ma anche le eventuali anomalie, fin dentro la rete domestica. In questo modo sia i singoli utenti che Viacqua potranno individuare sul nascere eventuali perdite e intervenire tempestivamente.

Per l’attività di sostituzione dei contatori, Viacqua si avvarrà del supporto della ditta Barbagli srl e garantirà la costante assistenza e supervisione con il proprio personale tecnico e operativo.

A Thiene arrivano 12.300 nuovi contatori smart

L’intervento promosso da Viacqua ha l’obiettivo di assicurare la trasmissione di dati per il monitoraggio in tempo reale dei consumi e di eventuali anomalie lungo la rete, inclusa quella domestica.

Il personale della società Viacqua sarà munito di cartellino identificativo e tutti saranno riconoscibili dall’abbigliamento e dal mezzo aziendale con i contrassegni. Per evitare eventuali tentativi di truffe si informa che il servizio di sostituzione del contatore/misuratore dell’acqua, è totalmente gratuito e per tale attività non verrà richie-

sto nessun contributo agli utenti né dalla Società Viacqua né tanto meno dalla ditta Barbagli srl. La sostituzione durerà pochi minuti, durante i quali sarà necessaria una momentanea interruzione della fornitura idrica. ◆

La statua di San Giacomo saluta i viandanti

L’opera, realizzata in marmo bianco dell’isola di Krk, è stata donata alla città dal gruppo sinodale pellegrini della diocesi di Padova per diffondere la cultura del cammino.

Nel quartiere dei Cappuccini, davanti al cimitero comunale, da qualche settimana ha fatto la sua comparsa

una bianca statua di San Giacomo, protettore di pellegrini e viandanti. Un manufatto pregevole realizzato dall’artista ma-

ranese Giorgio Sperotto e commissionato dal gruppo sinodale pellegrini della diocesi di Padova, capitanato dal thienese Alessandro Dal Bosco. Si tratta di un regalo alla città di Thiene per diffondere la cultura del cammino a 360 gradi. In città ci sono molti infatti moltissimi appassionati del tradizionale Cammino di Santiago de Compostela ai quali si sono poi aggiunti negli ultimi anni gli amanti del Cammino delle Apparizioni che passa proprio per Thiene. I due cammini sono rappresentati nell’opera: da un lato è indicata la distanza per raggiungere Santiago (1.995 chilometri), dall’altro è impresso il simbolo del cammino mariano.

“Questa statua è un simbolo di fede e accoglienza per tutti coloro che sono in cammino, anche spiritualmente. Per la città è poi punto di riferimento per il Cammino delle Apparizioni», ha detto il sindaco GIampi Michelusi durante l’inaugurazione.

L’opera è stata realizzata in marmo bianco dell’isola di Krk in Croazia dall’artista Sperotto che aveva già avuto modo di rappresentare San Giacomo a grandezza naturale per la chiesa di Tonezza, in pino cimbro. ◆

Dal Bosco con il gruppo pellegrini

asce in Francia il parkour, ma la “semina” di un mix di trend e passione e di tricks da acrobati e ginnasti ne ha fatto l’Alto Vicentino un vero e proprio trampolino di lancio.

Ne sa qualcosa e lo dimostra in prima persona Davide Rizzi, un ragazzo di 25 anni di Marano che ha da poco completato la combo estate/inverno con il titolo di campione italiano. Doppio.

A fine giugno la conferma, quindi anche nella sessione “calda”, per un atleta che fa dei balzi da cavalletta uniti ad atterraggi da gatto dopo aver appreso una tecnica affinata negli anni, coniugandoli con l’elasticità innata e arricchendo il suo bagaglio personale.

E che ha fatto di questa specialità un lavoro (come istruttore per l’associazione Krap Team di cui fa parte) oltre che uno stimolo a migliorarsi come sportivo. Nel suo ambito, segnando un pezzo di storia, tra i primi a vestire l’azzurro della Nazionale.

Nella kermesse di Rimini nell’ambito del festival promosso dalla Fgi – la Federazione Ginnastica Italiana – altro oro al collo per Rizzi, nella configurazione del freestyle (l’altra categoria di gara è lo speed). Appassionante il duello con l’altro campione Luca Demarchi, un asso internazionale del parkour, con il maranese ad affermarsi e guadagnarsi ancor più credito tra i big italiani e oltre, a poco più di una decina di anni appena dalla scoperta di questo sport che lo ha inebriato sin da subito, muovendo in primi passi al Krapannone di Schio. Un esempio di come questa proposta possa interessare anche gli adolescenti e i giovani, oltre ai più piccoli smaniosi di apprenderne l’arte. Forte della doppietta tricolore e delle due medaglie più brillanti messe in bacheca, il 25enne vicentino si sta prepa-

Il maranese Davide Rizzi campione italiano di Parkour

L’atleta 25enne ha vestito più volte l’azzurro della Nazionale ed è arrivato terzo ai Mondiali di Tokyo. È istruttore nell’associazione Krap Team e proprio nel suo paese, all’interno dello stadio Pietro Berto, ci si può cimentare in questa spettacolare disciplina sotto la guida e gli insegnamenti di Davide.

rando in piena estate per le prossime sfide, qui dal sapore internazionale: Giappone e Portogallo le prossime tappe, con altri sogni da agguantare di balzo in balzo. Proprio a Tokyo, un paio di anni fa nella prima edizione dei Mondiali di Parkour, subito un podio con un 3° posto in rimonta (era settimo dopo le qualifiche). Alle spalle di un greco e un cinese.

Da evidenziare come, tornando entro i confini nazionali, tra i “magnifici sette” finalisti nella competizione in costa romagnola di inizio state, ben tre atleti hanno onorato i colori del club Krap Team: insieme a Davide Rizzi si fanno valere nel freestyle Valentino Di Lauro e Fabio Martello, ma ci sono ovviamente anche altri elementi delle varie categorie giovanili e specialità partiti da Schio per gareggiare.

Ora, proprio a Marano c’è la possibilità di

allenarsi e mettersi in gioco nell’antistadio dell’impianto sportivo “Pietro Berto”, uno spazio nuovo realizzato in collaborazione con il Comune e che sta vedendo anche molti bambini cimentarsi sotto la guida e gli insegnamenti di Davide.

Il quale non ha nessuna intenzione di fermarsi a crogiolarsi sugli allori personali ma, anzi, oltre alle attività future sul nascere si propone di sognare in grane nell’ottica di “catapultare” il parkour ancora più in alto (e in largo). «Abbiamo in mente tanti progetti per far conoscere e usare al meglio questa nuova opportunità proprio qui a Marano, dopo l’impegno insieme a Krap che ha portato a termine con i centri estivi per ragazzi e ragazze – spiega Rizzi dopo il successo a Rimini . Da settembre partiranno nuove lezioni e l’intenzione è anche di organizzare delle manifestazioni di parkour dal richiamo nazionale e internazionale».

Insomma, Davide già da qualche tempo ha deciso di tracciare una strada nell’Alto Vicentino, la sua terra, da buon “tracciatore”, termine del gergo del parkour – dal francese traceur – che ne indica gli interpreti dagli anni ‘80 del secolo scorso. Oltre alle prestazioni di alto livello un pizzico di notorietà che va in crescita, anche grazie alla partecipazione a una puntata delle “Iene” la scorsa primavera, come coach per un minuto in tv del conduttore Max Angioni, nel disperato tentativo di insegnargli una mossa (la kip up) d’abilità. ◆

Davide Rizzi

Cultura e spettacoli

“Si tratta di un’opera che è posta nella sala di rappresentanza della Città e che deve essere salvaguardata dai danni del tempo – dichiara Nazzareno Zavagnin, assessore ai lavori pubblici – Per questo abbiamo affidato l’intervento ad una restauratrice che sta procedendo sotto la supervisione della Soprintendenza. Il restauro in atto è mirato alla pulitura e al consolidamento dell’affresco con l’intento di riportarlo per quanto possibile allo stato originale, visti i pesanti ritocchi che ha subito nel corso degli anni che nascondono e appiattiscono l’immagine”. Il manufatto raffigura due putti che sorreggono lo stemma comunale e risale agli inizi del XX secolo. E un dipinto murale, eseguito ad affresco per quanto riguarda lo sfondo, che risulta essere stato staccato dal supporto originale per essere ricollocato, in una data non conosciuta, su un pannello montato a sua volta su di una struttura in legno e metallo in municipio.

La rimozione dal luogo di origine di un dipinto così grande ha previsto la sua suddivisione in parti più piccole e il successivo riassemblaggio e proprio in occasione di questo trasferimento sono state probabilmente apportate alcune modifiche per adattarlo alla nuova collocazione.

A fine febbraio scorso, con l’autorizzazione della Soprintendenza, il Comune aveva affidato alla restauratrice la pulitura di tre tasselli campione finalizzata ad individua-

L’affresco della sala consiliare sotto i ferri del restauro

È cominciato a Thiene il restauro del dipinto murale con la riproduzione dello stemma comunale della città che troneggia nella sala consiliare. Un attento lavoro di recupero che durerà circa due mesi e mira a restituire valore al dipinto che fa da sfondo alle riunioni del consiglio comunale e agli incontri istituzionali.

re il piano metodologico d’intervento più idoneo da programmare.

In particolare era necessario capire che tipo di protettivo era stato applicato e come asportarlo, come pulire le stuccature nei punti debordanti, come asportare il materiale dei ritocchi alterati e verificare le condizioni del dipinto nelle aree sottostanti a stuccature debordanti e ritocchi alterati.

Le stuccature sono molto debordanti e danno un aspetto pesante alla pittura, coprendo una buona parte della superficie originale. Inoltre, osservando il dipinto a luce radente, si notano differenze di lucentezza dovute alla diversa rifrazione della luce tra la superficie originale, trattata con un protettivo lucido, e le aree stuccate la cui natura ruvida fa risultare come opache. ◆ [A.B.]

La Diesis Ensemble in concerto con Stabat Mater

Sabato 14 settembre la Diesis Ensemble si esibirà a Thiene nel capolavoro di Giovanni Battista Pergolesi. L’appuntamento è per sabato 14 settembre alle 20.30 presso la chiesa Maria Ausiliatrice alla Conca di via San Gaetano.

La composizione sacra Stabat Mater sarà la protagonista dell’esibizione della formazione musicale composta dalla soprano Elena Licciardello e dalla mezzosoprano Elena Antoniazzi, e dalle musiciste Marta Bolcati al flauto traverso, Enrica Ronconi al violino e Stefania Zanesco al pianoforte.

Saranno loro a dare vita allo Stabat Mater: l’opera fu commissionata a Giovanni Battista Pergolesi probabilmente nel 1734, dalla laica confraternita napoletana dei

Cavalieri della Vergine dei Dolori di San Luigi al Palazzo, per officiare alla liturgia della Settimana Santa. Essa avrebbe dovuto sostituire la precedente versione di Alessandro Scarlatti, commissionata dalla medesima confraternita vent’anni prima. La tradizione vuole che l’opera sia stata scritta nelle ultime settimane di vita del compositore e completata il giorno stesso della morte di Pergolesi (16 marzo 1736). Non si sa se questo aneddoto sia vero ma, da quanto si rileva dallo studio

dell’autografo, l’autore ebbe una grande fretta di scrivere, confermata da numerosi errori tipici di chi ha poco tempo davanti a sé e dalla scritta in calce “Finis Laus Deo”, quasi a mostrare il sollievo per aver avuto il tempo necessario per concludere l’opera. ◆

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