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Thiene MesePlus

Periodico di informazione dell’Alto Vicentino n. 22 - novembre 2024

L’ex ospedale Boldrini diventa Casa di Comunità - p.6 ◆ Commercianti storici “Presidio delle città” - p.12

Luca Rigoldi saluta la boxe “Nuovi sogni fuori dal ring”

Dopo dieci anni di pugni dati e incassati vincendo titoli da campione italiano e campione europeo, il 31enne pugile vicentino ha scelto di chiudere la sua carriera. E ora sogna di continuare a lavorare nello sport come trainer: “Voglio far crescere i ragazzini, i talenti ci sono ma solo se ben guidati possono diventare campioni”

CCopertina

hi lo sa se un pugile di alto livello, una volta messa alle spalle la carriera agonistica, prova una sensazione particolare quando si allaccia la cintura dei jeans.

Un pizzico di nostalgia, magari, o una scarichetta di adrenalina oppure la sensazione di déjà vu. Pantaloni lunghi che, durante la vita da atleta, magari indossava di rado, più avvezzo a pantaloncino corto e tuta. Non lo chiediamo, però, a Luca Rigoldi. O comunque non ancora, visto che è troppo “fresco” il suo ultimo combattimento, l’ultimo applauso ricevuto dal centro del ring della boxe, le emozioni vissute in 10 anni di pugni dati e incassati vincendo titoli da campione italiano e campione europeo. Nodo al fazzoletto, glielo chiederemo tra un anno. E anche tra dieci.

Di anni Luca, pugile di Villaverla residente a Thiene, ne compirà 32 tra poco, il prossimo 9 gennaio. E ha scelto di chiudere con la boxe da atleta, (anche) per “liberare” una slot del suo tempo da dedicare ai suoi progetti futuri. Già intrapresi, ben avviati, e che necessitano di lui a tempo pieno. Sabato 19 ottobre nella palestra di Villaverla trasformata in arena, nel paese dove è cresciuto, Rigoldi ha salutato il suo pubblico.

A Ferrara, nel 2015, l’allora giovincello e intraprendente “schiacciamosche” vicentino aveva combattuto per la prima volta da “pro”. In uno sport che, come lui lo ha più volte definito, è “più professionale che professionistico”, con riferimento a tempo, impegno, sacrificio che richiede, ma scarsamente riconosciuto in termini di ritorni. Dopo la discesa dal ring di casa, ora è il tempo del day after. Quello, anzi quelli, di cui non ha ancora parlato. Un confronto tra due risvegli del mattino. Di sabato 19 ottobre, appunto, e del giorno dopo. “Sembra un paradosso – ci confida -, ma di solito il giorno del match è, almeno per me, il più tranquillo. Viene dopo le procedure di peso, puoi mangiare senza costrizioni e riposare, svegliarti mezz’ora più tardi e fare due passi fuori. Arriva dopo un periodo frenetico e al risveglio sai che dovrai farti trovare pronto e in forma alla sera per l’incontro. Il giorno dopo, beh, diciamo che alla sera, anzi alla notte, si è fatto molto tardi e non ci ero abituato. Ma non c’è stato tempo di fermarsi: mi aspettavano a un evento dedicato ai ragazzini al Palavianelle, organizzato dalla palestra Dynami, non volevo mancare. E poi, al pomeriggio, sono andato a dare una mano ai ragazzi che smontava-

Luca Rigoldi saluta la boxe

“Nuovi sogni

fuori dal ring”

Lo scorso 19 ottobre il 31enne pugile di Villaverla ha chiuso la sua carriera dopo dieci anni di successi: era infatti il 2015 quando l’intraprendente “schiacciamosche” vicentino aveva combattuto per la prima volta da “pro”. Ora è un vulcano di progetti per il futuro, in abito sportivo e non, e rivela: “Vorrei contribuire a sistemare le sorti del pugilato italiano”

no il ring in palestra a Villaverla. Vacanze? Non se ne parla, c’è tanta carne al fuoco”. Ancora uno sguardo all’indietro prima di guardare avanti. L’incontro che vorrebbe rifare?

Vinto o perso che sia.

“Bella domanda. Per rivivere l’adrenalina e le sensazioni ci sarebbero più match da citare. Però penso al Campionato d’Europa all’Allianz a Milano, contro l’inglese Yafai. Era la fine del 2020, periodo difficile, in piena pandemia, a porte chiuse con rinvii

continui, dei tamponi con l’incognita Covid. Siamo arrivati al punto non al top della forma psicofisica ma si viveva una fase di forte stress: era un dover giocare senza conoscere le regole del gioco. Ma in generale non serbo rimpianti: come mi ricorda il mio allenatore Gino Freo nel detto “fammi indovino ti farò ricco”, una delle sue proverbiali metafore, quella un’esperienza che ci ha portato dei benefici nei quattro anni seguenti, facendone tesoro”.

Il significato del verbo “combattere” nel dizionario di Luca Rigoldi.

“Per rispondere ritengo opportuno prima capire in che contesto siamo e chi si ha davanti, non va definito in senso assoluto. Per me, con la massima semplicità, vuol dire affrontare un problema che ci si trova di fronte. Come un avversario sul ring alla fin fine”.

Dove si vede tra un anno?

“Intanto spero di aver sistemato parte dei miei progetti che sto portando avanti, parlo di progetti già avviati, e poi di cominciare a contribuire a sistemare le sorti del pugilato italiano”.

E a 40 anni compiuti? Con qualche abito da giacca e cravatta in più nell’armadio o al parco con dei bambini?

“Beh, credo rimarrò più affezionato alla t-shirt, magari carina. Sulla mia vita privata, con Valentina sto insieme da 14 anni, da teenagers, e conviviamo da 6. Oggi c’è la maturità in più dei trent’anni, ora che la carriera agonistica è alle spalle, con i rischi che comportava, si metterà “in moto” qualcosa di diverso. Intanto siamo prossimi a trasferirci in una nuova casa, da Thiene a Povolaro, così saremo più vicini io alla mia palestra 268R di Vicenza e lei al suo lavoro. Mi vedo nello sport dove conto di far crescere i ragazzini, i talenti ci sono, campioncini che solo se ben guidati poi magari diventano campioni, ma per farlo servono buoni trainer. Io ho avuto la fortuna di avere il maestro Freo come allenatore, altri no. Insomma, a 40 anni mi vedo tra loro, almeno questo costituisce un tassello del disegno che ho in mente”.

Istruttore di boxe, consulente e formatore per le aziende, imprenditore in prima persona e di recente dirigente federale: quattro filoni di lavoro che ti vedranno impegnati d’ora in poi. In percentuale quanto dedicherai a ciascun ambito?

“Difficile ‘scandire’ in quote. La parte imprenditoriale è fondamentale per sviluppare un progetto complessivo che io con i

miei collaboratori abbiamo chiaro. Questa sarà presente in modo costante. Credo che dipenderà dai periodi la suddivisione, un esempio: seguire degli atleti in certe fasi richiede un impegno intenso per la parte agonistica, così come lo era da atleta. Adesso, in autunno, per dire, l’attività formativa mi prende molte energie e richiede presenza costante. Poi sottolineo il dietro le quinte che non si vede: non sono qui a fare lo show man solo per apparire, in ogni ambito ci sono dietro studio, consapevolezza, preparazione, competenze che si acquisiscono con il lavoro. O allenamento se si usano altre parole.”

Luca in vesti di dirigente sportivo. In cosa consiste l’impegno?

“La novità è aver intrapreso questo percorso federale. L’ambito è la Fpi, Federazione Pugilistica Italia, a livello regionale ad oggi, mi occupo di comunicazione. Sono vicine le elezioni nazionali a metà dicembre, mi è arrivato l’invito a candidarmi e ho accettato anche questa sfida. Ci entro con i piedi di piombo, con la consapevolezza che, da giovane uomo e nome nuovo, la volontà di portare rinnovamento non deve essere confusa con la presuntuosità: prima di tutto devo ascoltare e osservare, imparare a muovermi su un ‘ring’ diverso. Se ci riuscirò, la vedo come un’arma vincente. Mi propongo come voce degli atleti in Consiglio Federale, con l’idea di costruire un comitato o un’associazione di tutela e salvaguardia dei pugili. È uno dei passi avanti decisivi che mi aspetto. La decisione di smettere a 31 anni con la carriera, che magari oggi della gente fatica a capire, fa parte di un disegno che tra gli obbiettivi prioritari vede creare un valore per il movimento pugilistico, mettendo a disposizione quello che ho imparato e costruito lavorando su di me prima come atleta”.

Imprenditore di te stesso. È stato un momento di svolta per lei l’aver iniziato a non vedersi più “solo” come pugile ma anche come primo investitore?

“Sicuro, sono sempre convinto che bisogna lavorare sulla crescita personale. Mi piace lo slogan “i tuoi sogni chiamali obiettivi”, agendo per concretizzarli. In tutte le cose cerco di mettere il mio animo agonistico, affrontandole come una sfida con gli stimoli che comporta. Attenzione, però, che da soli si fa poco o niente, bisogna attorniarsi di persone prima di tutto corrette e valide, collaboratori ai quali conferire fiducia e con cui condividere anche il più ambizioso dei progetti. E costruirsi competenze, nulla si fonda sul caso o è improvvisato. Insomma, puntiamo a replicare quanto di buono e positivo si è fatto sul ring, sotto altra forma. Curando e sviluppando il personal brand, ad esempio, degli atleti, o un’attività come una palestra. Anche perché, alla fin fine, la palestra rimane il mio habitat, il mio ‘ufficio’”. Sei stato molto vicino a Sammy Basso, la foto di voi due con i guantoni da boxe ha fatto il giro del mondo. Cosa ricordi di lui?

“Quella immagine fu scattata nel 2020, in pieno Covid, ed è vero che ha avuto tanta risonanza dopo l’addio a un grande dei nostri tempi. All’ultimo mio match erano presenti gli amici del gruppo Sammy Runners e sicuramente ci sarebbe stato anche lui. Ci eravamo sentiti poco tempo fa, mi aveva invitato a realizzare un podcast insieme, ci vedevamo tre o quattro volte all’anno nonostante i tanti impegni, e credo che i suoi fossero ancora di più dei miei. Comunque, con lui ho riso tanto, il mio ricordo è di una persona seria e profonda con tanta autoironia, basti pensare a come ha concluso la sua lettera, l a frase “...state tranquilli, tutto questo è solo sonno arretrato”. È stato bravo a vivere appieno la sua vita, lo ammiro”. ◆

NIl personaggio

ato a Malo, figlio di grossisti di ortofrutta, il percorso di Luciano Gaggia nel mondo della musica comincia presto: a 5 anni ascolta Smetana e Vivaldi, nel 1968 con il fratello Pierantonio si esibisce allo Zecchino d’Oro e a 14 anni fa il “regista musicale”, cioè quello che mette i dischi.

“Fare il dj allora non era un lavoro – spiega – Nel 1987 ho deciso di lasciare gli affari di famiglia per costruire una strada tutta mia. Ho lasciato un posto sicuro per uno insicuro, che poi è diventato certezza”.

Se la maglietta personalizzata, il capello biondo e una giacca a rose azzurre a stampa Sanderson mostrano il personaggio Gaggia, il racconto della sua vita presenta un professionista serio e preciso, che non lascia nulla al caso, assoluto protagonista del mondo musicale ben oltre i confini veneti.

In effetti, se a 63 anni uno riempie ancora i locali e viene chiamato in giro per l’Europa un motivo c’è.

Luciano Sbalchiero in arte Gaggia. 45 anni di musica e un calendario pieno di eventi. Quasi uno a sera.

Mi definisco showmandj, metto musica e intrattengo. Il mio lavoro è trasmettere emozioni, energia, passione; un vero dj non segue la moda, la fa. La musica è vita, è dentro di noi, tutto è musica, la musica è il rifugio nei momenti belli e brutti, unisce i popoli, è forza e amore. Sono un uomo estroso e vulcanico, amo il galateo ma mi piace infrangere qualche regola. Un successo che non si ferma il suo… Dopo il covid è anche raddoppiato perché

Luciano Gaggia

45 anni “tutti suonati”

Se nell’Alto Vicentino si pensa alla disco-dance si pensa a Luciano Gaggia, iconico dj che ha festeggiato le sue prime 63 primavere, ma soprattutto 45 anni di carriera “tutti suonati” in giro per l’Italia e l’Europa. Racconta di sé: “Mi definisco showmandj, metto musica e intrattengo. Il mio lavoro è trasmettere emozioni, energia, passione; un vero dj non segue la moda, la fa”

i gestori di locali hanno capito che si deve puntare sulla professionalità, perché il pubblico è esigente. Ed è il pubblico che fa un locale, non il contrario. Le cose bisogna farle bene.

Lei ha cominciato quando c’erano le radio e i dischi in vinile. Oggi ci sono le chiavette usb. Disc jockey significa “giocare con i dischi”. È una parola inadatta alla modernità perché i dischi non ci sono più, anche se qualcuno sta provando a farli tornare. Il mondo è cambiato ma io sono sempre convinto di una cosa: se mi diverto io si diverte anche il pubblico. Una volta si lavorava sempre nella stessa discoteca, oggi bisogna spostarsi. Io giro moltissimo, anche in Europa. Che cosa ne pensa della tecnologia in ambito musicale?

Penso che in gran parte ha rovinato la musica perché oggi manca tutto il processo creativo che caratterizzava la produzione musicale. Una volta, per fare un brano, gli artisti si chiudevano in studio per mesi, facevamo prove, registravano e riascoltavano infinite volte. Oggi uno può fare una canzone con l’intelligenza artificiale, con una chiavetta, seduto in cucina mentre beve il caffè. Io sono nato con i vinili, con la musica fatta con studio e lavoro, suonata da musicisti veri. Ho visto il mondo cambiare ma sono stato un precursore.

Come vede il futuro della musica?

Sinceramente io spero che si torni al passato. Tutto torna e la musica è fondamentale per le persone perché è la colonna sonora della propria vita. Le persone che hanno voglia di divertirsi cantano, cantano ritornelli, la musica mette d’accordo tutti. Pensiamo ai concerti: si canta tutti insieme. Anche i versi degli animali sono musica. Come immagina il suo futuro?

Il mio futuro è il presente. Sono convinto che bisogna imparare a vivere il presente, altrimenti ci si proietta sempre in contesti diversi e si perde il momento. Io penso sempre alla serata che ho davanti e mi preparo per quella, questo è il mio futuro. Le certezze sono ora, non domani. Com’è una serata di Gaggia?

Suono per 3 o anche 4 ore. Metto una grandissima passione in quello che faccio, è il lavoro che ho scelto e che risceglierei. Mi sposto, perché oggi non c’è più l’abitudine di lavorare in un solo posto. Quando penso alla serata che ho davanti mi emoziono sempre, come fosse la prima volta. E se un giorno non mi emozionerò più sarà quello il momento in cui mi fermerò.

Qual è la cosa più importante secondo lei?

La salute. Sicuramente la cosa più importante è la salute. Per il resto ognuno ha ciò che si merita. ◆

Gaggia con la famiglia

SAttualità

i apre il capitolo esecutivo per la Casa di Comunità che troverà posto all’interno dell’area dell’ex ospedale Boldrini di Thiene, oggi Centro sanitario polifunzionale.

Opera da 1,5 milioni di euro, di sostanziale riqualificazione di spazi già esistenti, che porterà alla realizzazione di una delle strutture territoriali poste al centro della riforma del sistema sanitario del 2022. Nel caso specifico thienese, integrando la preesistente “casa dei servizi ambulatoriali”. Si tratta di una delle 8 Case di Comunità previste nel bacino di competenza dell’azienda sanitaria che interessa Alto Vicentino, area bassanese e Altopiano dei Sette comuni.

L’area interessata dai lavori, avviati ad ottobre 2024, consta di 1.300 metri quadrati, con in particolare il secondo piano dell’edificio che un tempo ospitava corsie e stanze di degenza rimesso “a nuovo” e riadattato alla nuova destinazione. Di particolare interesse, poi, per l’utente di Thiene e dintorni, la nuova collocazione del centro prelievi dell’Ulss 7 Pedemontana (sempre al piano terra), inserito nel progetto complessivo e che porterà a un ampliamento funzionale alle esigenze entro la fine del 2025.

Restando sul piano finanziario, del 1 milione 480 mila euro previsti in uscita ben 1.250.000 euro è vincolato ai fondi Pnrr, mentre la parte restante sarà coperta da diversi capitoli di spesa agganciati ai Fondi sanitari regionali (poco meno di 150 mila euro) e dal Fondo Integrativo per le opere indifferibili (circa 84 mila euro).

Passando a quello dei servizi, una volta che si passerà dalla cerimonia del taglio del nastro di inizio cantiere a quella futura di inaugurazione vera e propria, al cittadino/ utente si offriranno studi medici, ambulatori, segreterie e infopoint ma anche servizi igienici completamente rinnovati. Così come il punto prelievi già citato, che si av-

L’ex ospedale Boldrini diventa Casa di Comunità

Iniziati ad ottobre i lavori di qualificazioni dei 1.300 metri quadri collocati al piano terra e nel blocco specialità del vecchio nosocomio cittadino. Attraverso un finanziamento di 1,5 milioni di euro, provenienti da Pnrr e fondi regionali, all’interno della struttura sorgerà una delle otto Case di Comunità del bacino afferente all’Ulss 7 Pedemontana

varrà di un’area ampia di 674 metri quadri con inserito il centro trasfusionale collegato ai donatori di sangue.

Scale o ascensore per osservare a lavori conclusi le sale dedicate a fisiochinesiterapia del 2° piano, qui per 630 mq dedicati (servizio oggi operativo al piano terra dell’ala nord del padiglione in ambienti “ristretti”).

Più in dettaglio previsti due spaziosi ambulatori polifunzionali e due studi medici, oltre ad una serie di locali dedicati a specifici trattamenti: per la logopedia, per la laserterapia, per il linfedema, per la terapia mediante ultrasuoni e per l’elettroterapia, oltre a due palestre per la riabilitazione. Nel corso di un sopralluogo che ha preceduto l’avvio della fase operativa nell’ala inutilizzata ormai da anni dopo la concentrazione dei reparti al polo “Alto Vicentino” di Santorso, si è presentato il progetto complessivo alla presenza di autorità locali del settore sanitario e delle cariche amministrative.

Qui, secondo il format tipico di tutte le Case della Comunità, nella nuova struttura a Thiene i cittadini potranno trovare in un unico punto un ampio ventaglio di servizi, grazie alla presenza di Medici di Medicina Generale, del servizio di continuità assistenziale, oltre all’assistenza domiciliare

integrata, all’attività specialistica territoriale e ad alcuni servizi amministrativi. Il rinnovato punto prelievi, gli ambulatori e agli altri spazi e servizi già presenti all’interno della storica sede della cura e della salute dedicata alla figura del benefattore Carlo Boldrini, scomparso nel 1694 ma che ancor oggi lega la sua memoria a quello che fu l’ospedale thienese, andranno così a costituire la futura Casa della Comunità di Thiene. Tra i presenti al “via libera” il direttore generale dell’Ulss 7 Carlo Bramezza e il sindaco di Thiene Giampi Michelusi, in rappresentanza delle “due anime”, sanitaria e amministrativa.

“In questi anni – sottolinea Bramezza – l’azienda ha posto una particolare attenzione a valorizzare la sede dell’ex ospedale di Thiene, trasformandola in un punto di riferimento per l’erogazione di servizi sul territorio. E un’analoga operazione è stata fatta a Schio per quanto riguarda il De Lellis. Proprio come a Schio, anche nel caso di Thiene non vi è stato alcun dubbio nel collocare la futura Casa della Comunità qui In questo modo salvaguardiamo e rilanciamo il ruolo di quello che rimane un riferimento per la popolazione, valorizzando allo stesso tempo gli interventi di manutenzione anche straordinaria già compiuti in questi anni”. ◆

FIl personaggio

irmino Miotti ha 88 anni, quando parla si commuove, dagli occhi scendono lacrime e la voce si spezza. Deglutisce, tossisce per ricacciare dentro le emozioni e allunga le mani verso il suo interlocutore come per chiedere comprensione per una passione così genuina. Chi è Firmino Miotti?

Un contadino che ha cominciato a lavorare a 12 anni e quando a 17 anni è morto il mio papà ho affiancato il nonno, mio vero mentore, nel lavoro dei campi e nella caccia, che allora non era uno sport, ma un mezzo per mettere qualcosa sul piatto. La mia famiglia ha mille anni di storia, discende dal Beato Bartolomeo, nato qui sulle colline di Breganze e sono l’unico che è rimasto a vivere nella nostra casa. L’unico rimasto a lavorare la terra, a fare il contadino. Partiamo dalla scuola.

Ho la quinta elementare, sono stato bocciato due volte perché dovevo lavorare e non ho fatto l’esame finale nel giorno previsto perché mio nonno aveva bisogno di me nei campi. Ero bravissimo in matematica, un disastro in italiano. Ancora oggi non so scrivere bene, confondo le doppie e gli accenti (si commuove e si asciuga gli occhi) e il mio più grande rimpianto è di non essermi preso il tempo per fare le scuole medie. La mia più grande scuola è stato il nonno, il miglior enogastronomo che io abbia incontrato in tanti anni di vita. I suoi insegnamenti valgono ancora oggi.

Lei è cresciuto in fretta e ha cominciato a lavorare presto…

Ho costruito un piccolo impero. Ma sono partito proprio da zero, a casa facevamo la fame. All’epoca si mangiava latte e polenta e chi era fortunato aveva del pane. A 8 anni ho cominciato ad andare a caccia con la fionda, che mi faceva un ragazzo del paese in cambio di una pagnotta. A 13 andavo a caccia da solo, ma allora si andava a caccia per portare a casa carne da mangiare, oggi è uno sport. Per guadagnare qualche spicciolo da giovane ho fatto il muratore e

Il signore del vino che ispirò Scapin

Firmino Miotti, titolare dell’omonima cantina di Breganze, ha saputo trasformarsi da contadino che pativa la fame a imprenditore di successo. La sua vita ha ispirato il libro “I magnasoete” dello scrittore ed enogastronomo vicentino Virgilio Scapin, che durante le serate di chiacchiere, bevendo vino e mangiando sopressa, ha trasformato i racconti dell’amico breganzese in un’opera che testimonia l’essenza della sua terra.

andavo nelle case ad ammazzare i maiali. Mio nonno mi ha insegnato tutto. Nel lavoro sono partito con tre ettari di terra in affitto e nel 1996 sono riuscito a comperare. Ho firmato un debito importante, con interessi al 12%. Ho pagato tutto, ma una volta era diverso perché si poteva rischiare. Lei ha vissuto il grande cambiamento del mondo del lavoro. Che cosa la colpisce di più? C’è una differenza enorme e arriva soprattutto dai rapporti con il prossimo. Una volta lavoravamo per migliorare noi stessi, la condizione nostra personale e della nostra famiglia, oggi si lavora ognuno per sé e per avere soldi. Quando ero giovane, se qualcuno della contrada stava male e non poteva lavorare, gli altri andavano gratuitamente a lavorare al posto suo, perché non restasse indietro. Era una società unita. Oggi si dice che non c’è lavoro, o che non ci sono lavoratori. In realtà c’è un sacco di gente che va e viene, che non rimane, non esiste più il posto per la vita. Con i titoli di studio si lavora molto con la testa, ma nei lavori agricoli, come in tutti quelli manuali, serve manodopera, serve gente che si sporchi, che lavori nei campi. Non possiamo stupirci se questi lavori li fanno gli stranieri, è una ruota che gira. Ci sarà qualcosa che le piace di oggi. Mi piace il benessere, il fatto che ognuno ha da mangiare. Oggi tutti hanno la mac-

china, non si fa fatica a spostarsi. Ma a parte queste cose io sono un nostalgico del passato, anche se prima del 1960 avevamo l’acqua a 500 metri da casa e facevano fatica ad andare a prenderla. Allora avere una fontana vicino a casa era una ricchezza. In passato ci conoscevamo tutti, parlavamo, andavamo al cinema in due e lungo la strada raccoglievi gente che conoscevi e al cinema si arrivava in trenta. Andando a piedi ci si conosce lungo la strada, andando in macchina non si conosce nessuno. Oggi non sappiamo nemmeno chi è il nostro vicino, per strada teniamo la testa bassa, lo sguardo sul telefonino rivolto ad un mondo lontano, non reale. Il reale, quello che abbiamo intorno, sembra sfuggirci. La sua storia ha ispirato “I magnasoete” (I mangia civette) di Virgilio Scapin, un’opera in cui si racconta la vita nell’Alto Vicentino. Mangiavate davvero le civette?

Erano uccelli come gli altri, si mangiavano. L’episodio deriva da una visita che io e i miei fratelli abbiamo fatto alla zia Assunta, sorella del nonno materno. Avevamo i pidocchi e lei aveva una macchinetta per tagliare i capelli. Andando da lei ci siamo fermati in un casolare e abbiamo trovato un nido di civette. Le abbiamo prese, lei le ha spennate e cucinate ed è stato un ottimo pranzo. Con Scapin ci trovava-

Miotti con Scapin

mo la sera, chiacchieravamo moltissimo e tutte le domeniche andavamo in montagna. Mio nonno e tre suoi fratelli hanno fatto la guerra nell’Ortigara. Io ci sono tornato ogni anno per decenni, per ricordarlo. E credo che la mia passione per la storia e per la montagna nascano proprio da questo.

Scapin l’ha fatta diventare famoso?

A casa mia portava gente famosa, come Ugo Tognazzi, Monica Vitti, Laura Antonelli. Venivano militari, scrittori, registi. Ho una grande amicizia con Bepi de Marzi e i Crodaioli, che venivano a bere, cantare, vendemmiare e facevamo le ferie a Lavarone. Scapin mi ha aperto al mondo e fatto conoscere la cultura.

Se lei potesse cristallizzarsi nel tempo in che epoca le piacerebbe farlo?

Quando avevo dai 18 ai 30 anni. È vero che era difficile rispetto a oggi, perché si lavorava tanto, il cibo non era sicuro e non c’erano le comodità di oggi, come ad esempio il bagno e l’acqua che esce dal rubinetto e che ti puoi fare una doccia quando sei sudato. Ma allora non si pensava solo ai soldi e c’erano rapporti umani veri. I boschi e le valli erano puliti e vivi, la terra produceva ed era tenuta in ordine dai contadini e dai

montanari. Oggi la terra non è più usata per produrre e tra 100 anni qui sarà tutto bosco incolto. Con i miei amici andavamo in montagna, nascondevamo qualche bottiglia di vino in qualche crepaccio e tornavamo a berla l’anno dopo.

Rifarebbe tutto o c’è qualcosa che cambierebbe?

Rifarei tutto e non cambierei nulla. Ho una bella famiglia, mia moglie è la mia roccia.

Il personaggio

Sono felice di avere conosciuto Virgilio Scapin e che lui abbia usato la mia storia per raccontare la nostra terra, sono felice di essere un testimone del passato e di avere avuto la fortuna di conoscere l’evoluzione del mondo. Ho visto il mondo cambiare, totalmente, sotto ogni punto di vista e tutto quello che ho vissuto, tutta la mia storia oltre che nella mia testa e nei libri di Scapin è scolpita nel mio cuore. ◆

Attualità

Commercianti storici

“Presidio delle città”

A Villa Cordellina si è tenuta l’annuale premiazione che Confcommercio dedica ai suoi commercianti più longevi, a chi ha compiuto 40 e più anni di attività, rimanendo saldo al timone del negozio e garantendo, come ha spiegato il presidente provinciale Nicola Piccolo, “un presidio di sicurezza e socialità nelle città”.

Nell’Alto Vicentino i riconoscimenti Maestri del Commercio con Aquila d’Oro (oltre 40 anni di attività) sono andati a Antonio Poli di Breganze, Maria Daniela Tonin di San Vito di Leguzzano e Serena Daniela Dall’Igna di Thiene. Maestri del Commercio con Aquila di Diamante, per 50 anni di attività e oltre sono andati a Rosanna Sella di Laghi, Dante Filippini di San Vito di Leguzzano e Silvano Caretta di Thiene. Benemerito del Commercio con oltre 60 anni di attività è stato il riconoscimento per Giacomo Zaltron di Santorso e Giampietro Ercole di Dueville. “Non stiamo vivendo un grande momento economico – è il commento di Giorgio Xoccato, presidente della Camera di Commercio di Vicenza – Ci sono circa 100mila imprese locali in provincia. Da mesi c’è una spirale negativa e i segnali di una ragionevole ripresa si spostano sempre più in avanti. Ma il vicentino vanta un sistema solido e forte, con radici che vengono da lontano e ha capitale. La struttura

produttiva e commerciale è diversificata. Guardare avanti è un obbligo per chi lavora nel mondo del commercio, cambiare e essere aperti al cambiamento deve essere la filosofia di oggi”.

Nicola Piccolo, presidente provinciale di Confcommercio, non ha dubbi: “Bisogna smetterla di piangersi addosso. C’è un sistema efficiente ed efficace nel territorio, grazie al connubio tra imprese, associazioni e istruzioni e questo rende il cambiamento possibile. Un cambiamento che non deve guardare al passato ma al futuro”. Secondo Piccolo, anche le amministrazioni locali possono fare la loro parte, sostenendo i commercianti con sgravi, rinnovo dei centri storici e interventi mirati.

La cerimonia di quest’anno ha avuto anche un significato particolare perché ha coinciso con l’inizio delle celebrazioni del cinquantennale della costituzione della 50&Più, all’inizio chiamata Fenacom, ovvero dell’Associazione che su tutto il ter-

ritorio italiano si occupa di valorizzare la terza età nel suo complesso, promuovendo politiche a favore dei ‘senior’ e offrendo ai soci assistenza previdenziale e fiscale, attività culturali, sportive, ricreative, soggiorni in Italia e all’estero.

I Maestri del Commercio sono considerati i testimoni di una sana cultura di impresa che genera sviluppo economico e veicola i valori della socialità. Il modello imprenditoriale che li ha ispirati è quello di “fare impresa” non solo per raggiungere risultati economici significativi, ma anche per contribuire a far crescere la comunità, che trova nella distribuzione di prossimità un valido e comodo servizio.

“È sulla strada tracciata dai Maestri del Commercio che le nuove generazioni di imprenditori possono ispirarsi – è il messaggio di Confcommercio – perché come dice un noto proverbio africano “il giovane cammina più veloce dell’anziano, ma l’anziano conosce la strada”. Secondo i rappresentanti della categoria, è proprio guardando alle esperienze, fatte di idee, passione, professionalità, dedizione al lavoro che anche le attività del commercio, del turismo e dei servizi, possono avere successo, adattandosi all’evolversi dei tempi e delle esigenze dei clienti.

“Oggi premiamo persone che hanno fatto la storia del nostro Paese, operando nei centri storici, nei quartieri, nelle frazioni o nelle contrade, nelle zone collinari, mantenendo un servizio di prossimità socialmente utile – ha anticipato il presidente di 50&Più Vicenza Fiorenzo Marcato –. Un servizio prezioso in quanto se queste attività chiudono si crea fra la popolazione un senso di abbandono, di preoccupazione, di difficoltà. Scompaiono con loro punti di riferimento e un servizio distributivo quotidiano”. ◆ [A.B.]

Attualità

Parole in movimento Al via il progetto dei Lions

Cresce l’impegno dei gruppi Lions club Thiene Colleoni e Thiene Host: dopo numerosi service dedicati alla vista, arriva ora lo screening logopedico con il progetto “Parole in movimento”. L’iniziativa, che coinvolgerà 5 scuole materne cittadine e 175 alunni, prevede diversi test per riconoscere eventuali disturbi del linguaggio e attivare un trattamento tempestivo.

Da anni i Lions supportano giovani e famiglie grazie alla loro generosità, con importanti contributi anche in campo sociale, della salute e culturale. In questa filosofia si inserisce il nuovo service 2024-2025 dei Lions club Thiene Colleoni e Thiene Host, promosso in collaborazione con il centro clinico la Quercia, e che vanta il patrocinio del Comune di Thiene, dell’Ulss 7 Pedemontana e della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP).

“Il nostro club è profondamente impegnato nelle tematiche della salute, in particolare quella dei bambini e dei giovani. Con questo nuovo service di screening logopedico rivolto ai bambini della scuola materna, contribuiamo attivamente al loro benessere e sviluppo, grazie anche all’impegno diretto dei nostri soci, che mettono a disposizione le loro competenze come medici, psicologi ed educatori – dichiara Alberto Samperi, presidente del Lions Club Thiene Host – Investiamo tempo e risorse in iniziative come questa perché crediamo fermamente nell’importanza della preven-

zione e nel ruolo cruciale delle istituzioni educative e scolastiche. La collaborazione con l’azienda sanitaria locale e il Comune di Thiene ci permette di realizzare progetti concreti che fanno la differenza nella nostra comunità, e ne siamo molto orgogliosi”.

“Intercettare precocemente problematiche linguistiche influisce in maniera importante su quello che sarà il percorso scolastico del bambino, lo sviluppo della sua autostima fino a spingersi al rischio di fenomeni di isolamento sociale nella fase della prima adolescenza. La prevenzione è quindi un investimento sul futuro dei nostri figli e della nostra società” è il commento del Presidente del Lions Club Thiene Colleoni Massimo Manfredi.

“La parola comunicazione significa mettere in comune e quando comunichiamo condividiamo qualcosa e ci mettiamo in contatto con l’altro attraverso varie modalità – sottolinea Anna Maria Savio, assessore alle Politiche Sociali del Comune di Thiene – Il linguaggio riveste un ruolo

fondamentale nel processo di socializzazione e oltre ad essere un’abilità comunicativa è anche abilità cognitiva ed emozionale. Qualunque disordine del linguaggio può avere effetti importanti sul comportamento del bambino, sulle sue capacità di relazioni con gli altri. Più le difficoltà vengono riconosciute precocemente più è facile porvi rimedio e far sì che abbiamo meno influenze negli anni successivi”. Il progetto prevede la collaborazione tra professionisti della salute, istituzioni scolastiche e medici del territorio, una sinergia importante fondamentale per arginare in modo tempestivo fatiche e difficoltà evolutive dei bambini in questa fascia d’età. “Il linguaggio è fondamentale per lo sviluppo del bambino, sia dal punto di vista comunicativo che cognitivo, emotivo e dell’autonomia. – spiega Paola Campanaro, psicopedagogista e direttrice del Centro clinico la Quercia per l’età evolutiva – Spesso, difficoltà linguistiche non riconosciute influenzano negativamente l’autostima del bambino, la sua partecipazione alle attività scolastiche e la sua capacità di socializzare con i coetanei”.

Le attività di screening individuali per i bambini che aderiscono al progetto sono proposte con metodologie coinvolgenti e piacevoli, utilizzando immagini, giochi con le parole, giochi motori e narrazioni. Il progetto, che sarà esteso a circa 175 bambini e si concluderà a maggio 2025, è stato presentato ai genitori e a tutti gli insegnanti delle cinque scuole di Thiene che hanno aderito al progetto, con un excursus delle principali tappe dello sviluppo e del linguaggio. ◆ [A.B.]

Attualità

Come corrono i... “Corradiniani”. Vale a dire gli studenti dello storico liceo di Thiene sorto nel 1967 e che si prepara a una nuova svolta. Nuova perché se ne sono contate parecchie a partire dal trasferimento dagli edifici dislocati fino a inizio millennio tra il centro storico e la stazione dei treni: dalla realizzazione della sede unificata in Cittadella degli Studi e, “fresco” dei primi di ottobre, l’impianto sportivo polifunzionale di via San Gaetano – in attesa di “battesimo” e di inaugurazione ufficiale - di recente aperto all’utilizzo delle classi superiori nelle ore di educazione fisica.

Il riferimento alla novità, in arrivo per il 2025, va allora all’indirizzo dedicato all’arte e allo spettacolo, implementato tra i percorsi di studi e che sarà attivato dal prossimo anno. Affiancando i “classici”... liceo classico, scientifico, scienze umane e linguistico, dove s’inserirà l’opzione “spettacolare” in arrivo.

Un percorso originale, tra i primi in Italia di questo tipo, con il Liceo Corradini dunque tra i “pionieri” su scala nazionale ad intraprendere una via di formazione alternativa a quelle esistenti, puntando a raccogliere nella didattica le istanze del mondo moderno.

La parola chiave è l’interdisciplinarietà: non un liceo artistico né un liceo linguistico “ibridi” ma attingendo “tasselli” peculiari da questi e altri indirizzi di studi preesistenti, plasmando un quinquennio formativo originale nelle premesse e insieme negli obiettivi. Allo scopo di preparare i candidati a maturare competenze specifiche, padronanze di linguaggio, tecniche

Il liceo Corradini si dà allo spettacolo

Dall’anno scolastico 2025/2026 un nuovo indirizzo di studio aprirà le porte a chi sogna di costruirsi un futuro tra le decine di nuove figure professionali che i tempi moderni offrono in campo teatrale, cinematografico, culturale e comunicativo.

e skills che costituiscono bagaglio necessario per chi che sogna di costruirsi una professionalità nell’ambito – variegatissimo in termini di mestieri e carriere – artistico, dalla tv al cinema, in radio e al teatro-danza-musica.

“Proprio in ambito teatrale – spiega la professoressa Marina Maino, qui in vesti di dirigente scolastica-, non a caso Thiene vanta una lunga storia di rassegne di alto livello che arricchiscono il tessuto culturale della città e del territorio. Nel campo cinematografico, Thiene con la vicina Breganze è tra le sedi di festival e rassegne che celebrano il cinema indipendente e d’autore, offrendo agli studenti l’opportunità di scoprire pellicole di alto valore artistico e culturale. Inoltre, la città ospita eventi e proiezioni all’aperto durante l’estate, che favoriscono l’incontro e lo scambio tra gli amanti del cinema. Nella vicina Sandrigo, poi, ha sede una delle principali e più attive agenzie italiane nella ricerca di giovani talenti attori e attrici”.

Un trampolino formativo di lancio per chi sogna sin dalla prima adolescenza di intraprendere una carriera nel teatro o nel cinema – e attenzione, non si pensi solo ad attori, ma a tutte le figure che ruotano in questi settori – o ancora, ad esempio, nella danza. “La tradizione coreutica e musicale di Thiene è altrettanto vivace, con scuole di danza, l’Istituto musicale “Città di Thiene”

e il nostro stesso progetto liceale “Crescere in musica” che ha dato vita ad una associazione indipendente, un Istituto Comprensivo ad indirizzo musicale, la CoroOrchestra, i vari Cori e via dicendo. Gli studenti già oggi partecipano a workshop e masterclass arricchendo il loro bagaglio artistico e accrescendo la loro esperienza pratica”. Tutte realtà formalmente esterne ai licei, ma con le quali instaurare rapporti e percorsi intrecciati di collaborazione. “Si tratta di pensare a preparare a nuove professioni che non solo arricchiscono il tessuto sociale e culturale di una comunità, ma offrono anche opportunità economiche e di sviluppo personale”. Altri esempi? Archivisti digitali, curatori di musei virtuali, esperti di restauro digitale e specialisti nella digitalizzazione dei beni culturali sono alcune delle figure professionali emerse per preservare e valorizzare il patrimonio storico. E ancora designers di esperienze virtuali, creatori di contenuti streaming e gestori di community online e social media, e altri andando a spulciare nella lunga lista possibili ramificazioni di figure che il nuovo indirizzo andrà a formare. “Figure che non solo contribuiscono all’espansione dell’industria dell’intrattenimento digitale, ma creano anche occasioni per artisti, scrittori, musicisti e altri creativi di esprimere se stessi in nuovi modi e raggiungere un pubblico globale”. ◆ [O.D.M.]

La preside Maino

Attualità

fumature di rosa provenienti dal cuore – grande, in questo caso – di Thiene hanno colorato la domenica d’autunno di almeno 300 persone, nonostante il cielo grigio di quei giorni dal punto di vista del meteo.

Una spruzzata di rosa vivo più che mai che ha contraddistinto la seconda edizione della “Marcia in Rosa” del 20 ottobre scorso, tra il centro storico e gli impianti sportivi del Parco Sud, in una mattinata in cui persino le nuvole si sono fatte da parte lasciando spazio ai raggi di luce.

Assimilabili, perché no, sul piano simbolico, a quelli che hanno portato le adesioni alla proposta – triplicate rispetto alla prima proposta di un anno fa -, un “motore” verso la cura della salute in generale abbinata qui, nello specifico, alla lotta ai tumori al seno. E alla speranza di debellarli definitivamente, uno step ambizioso che sempre si persegue dopo gli enormi passi avanti negli ultimi vent’anni proprio grazie alla ricerca. In termini di miglioramento di qualità di vita, certo, ma oggi anche di completa guarigione per tante donne attaccate da mali di origine oncologica. Si cammina in questa direzione nella Marcia in Rosa n°2, una missione anche solidale dedicata alla prevenzione, in cui l’evento concluso a Thiene si è inserito a meraviglia.

“Di tumore si vive” è il provocatorio quanto centratissimo motto divenuto slogan condiviso che ha accompagnato la mattinata. Segnata dai sorrisi “sopra” le magliette rosa, per un’iniziativa creata dal Gruppo Fidas di Thiene a stretto contatto con la Lilt – Lega Italiana Lotta ai Tumori – della sezione vicentina, insieme al Comune di Thiene e alla Confcommercio del mandamento locale.

“È stata una grande sorpresa e una bellissima domenica”. Lo confida Elisa Martini, da 13 anni alla guida dell’associazione dei donatori di sangue, locale, racconta gli albori dell’idea: “Fidas opera da sempre nel settore della salute, e abbiamo preso spun-

Thiene in rosa per la prevenzione

La seconda edizione della “Marcia in Rosa”, andata in scena in città tra il Parco sud e il centro storico, ha visto triplicarsi il numero di adesioni. Promotore dell’iniziativa il gruppo Fidas locale, con l’appoggio di Comune, Confcommercio, Lilt e associazioni varie. Un evento di successo che vuole diventare appuntamento fisso di inizio autunno a Thiene,

to dal fatto che a volte grazie al prelievo di sangue in vista di una donazione si è potuto segnalare valori anomali che hanno portato a diagnosi precoci, fondamentali per agire e affrontare certe malattie. Ci siamo chiesti allora cosa si potesse fare in più per sensibilizzare a queste buone pratiche, e insomma la marcia è stata una risposta naturale”.

Buoni i panini preparati dagli alpini, più che buona la partecipazione come detto in crescita, e via di superlativi quando si ricorda l’esibizione di jazzercise davanti al municipio, per 20 minuti di divertimento puro in movimento. Un ritrovo festoso dal primo all’ultimo passo, di marcia o di danza che sia, ma allo stesso modo contraddistinto da valori e messaggi ricchi di significati.

Un ritrovo che vuole diventare appuntamento fisso di inizio autunno a Thiene, portando “fiumi di rosa” per le vie e le piazze della città altovicentina. E tra l’altro di anno in anno più assortito, con gli stand

informativi allestiti in piazza Ferrarin curati di varie associazioni, il punto di ristoro affidato alla generosità e all’impegno del gruppo alpini, e i commercianti thienesi a rispondere ancora una volta sì alla chiamata per rendere il tutto accogliente e ospitale, come da tradizione. A plaudere all’iniziativa e far parte del gruppone anche Anna Maria Savio, vicesindaca di Thiene e assessora alle politiche sociali e parità di genere: “chi ha partecipato ha arricchito la domenica con la propria gioia, ringraziando per un’iniziativa apprezzata anche come un segno di vicinanza nei riguardi chi ha vissuto o sta vivendo la malattia personalmente o in famiglia”.

La passeggiata nella seconda edizione ha inaugurato un percorso inedito con partenza e arrivo nel piazzale del nuovo stadio della Cittadella dello Sport, su un “anello” di circa 5 chilometri con tappa nel cuore della città. Tra le varie “anime” a collaborare anche la polizia locale del Consorzio Ne.Vi. e i volontari della Croce Rossa e della Protezione civile. Grazie alle adesioni si è potuto mettere insieme una somma importante che si rivelerà utile per offrire 50 mammografie gratuite per altrettante donne.

“In Italia - hanno spiegato i volontari Liltl’anno scorso si sono diagnosticati 55 mila tumori al seno e per l’83% c’è la sicurezza di essere salvati grazie alle cure, una percentuale che salirebbe al 100% se ci fosse stata una diagnosi precoce. Ma c’è ancora molto da fare in termini di vite da salvare”. ◆

entiquattro atleti titolari durante l’esibizione, tre atleti di riserva, due allenatori, un coreografo e due dirigenti, per formare una squadra di professionisti in grado di portare a casa un’ondata di soddisfazioni.

Giulia Miotti, impiegata 26enne, una delle due dirigenti del gruppo, racconta il recente successo: “Erano anni che non ci avvicinavamo così tanto agli spagnoli, che primeggiano nella categoria. Non è il primo argento, ne avevamo già vinto uno in Sud America. A Rimini siamo arrivati dopo un oro nel campionato italiano e dopo essere arrivati terzi agli europei dopo due gruppi spagnoli. Come tutti i campionati è stato incerto, perché in questo sport ci si allena tantissimo, si fanno prove su prove, poi l’esibizione dura 5 minuti e basta niente per mangiarci tutto”.

Ma i Cristal hanno fatto un’esibizione impeccabile, emozionante e tecnicamente ottima.

“Noi siamo nella categoria ‘Grandi gruppi’, cioè una formazione di ventiquattro atleti in pista, con tre riserve, il numero considerato perfetto per questa categoria – continua Giulia Miotti – Per gare di questo livello è necessaria una preparazione meticolosa, stiamo parlando di pattinaggio a livello professionistico. Ci alleniamo tre o quattro volte alla settimana in base a quanto sono vicine le gare, per un minimo di tre ore ad allenamento, oltre ad avere una preparazione atletica che facciamo a parte, un altro giorno della settimana e senza pattini. Ci sono l’impegno fisico e mentale, ma ci sono anche tanti sacrifici, perché per noi prima c’è il nostro sport, poi viene tutto il resto; famiglia, amici, hobbies. Questo, ovviamente, con tutte le conseguenze che ne derivano”.

Argento mondiale per il Cristal Skating

La squadra di atleti professionisti, che ha sede a Fara Vicentino, ha brillato ai Campionati mondiali di pattinaggio artistico a rotelle a Rimini, conquistando il secondo posto nella categoria Grandi Gruppi, avvicinandosi come mai prima ai tanto temuti spagnoli e dando loro gran filo da torcere.

E con difficoltà di doversi sobbarcare tutte le spese a proprio carico. Il Cristal Skating Team infatti ha spese per circa 100mila euro a stagione, ma è uno sport considerato di serie B, per cui fatica a trovare sponsor. Ma gli atleti non si abbattono.

“Ogni anno scegliamo un tema e realizziamo una storia su quel tema – spiega Giulia Miotti – Quest’anno il titolo è ‘Il peso dei miei errori’. Si basa su un’antica tradizione religiosa egiziana: il Dio dei morti Anubi pesa il cuore del defunto nel momento in cui muore e se questo peserà come una piuma il defunto andrà in Paradiso. Se sarà più pesante significa che ha colpe da scontare. Nel nostro caso abbiamo raccontato una regina che era stata abusata da una persona al di fuori della sua cerchia e il re, che aveva assistito alla scena, aveva deciso di uccidere il colpevole. Venendo poi però a sua volta ritenuto colpevole da Anubi per aver ucciso. La nostra caratteristica è scegliere temi importanti, che emozionino, sensibilizzino e siano ben calati nel contesto attuale sociale. Scegliamo sempre argomenti che colpiscono, che smuovono”. Essere un professionisti ha un costo altissimo e purtroppo il pattinaggio artistico a

rotelle non viene considerato uno sport professionistico. “Ci alleniamo nei weekend e la sera quando finiamo di lavorare pur essendo professionisti – conclude Giulia Miotti – È faticoso sostenerci e dobbiamo pagarci tutto da soli: piste, vestiti, esibizioni e viaggi. Cerchiamo sostenitori e siamo sicuramente in grado di ripagare con i nostri successi e la pubblicità che ne deriva. I costi di una stagione sportiva sono elevati, l’Associazione si impegna al massimo per sostenere i propri atleti. La Federazione Italiana Sport Rotellistici (FISR) fornisce un aiuto limitato, coprendo esclusivamente l’assicurazione sanitaria e le spese di iscrizione. Per questo motivo, l’Associazione conta di finanziare parte dei costi grazie a fondi interni e alle sponsorizzazioni che riuscirà ad ottenere. Quest’anno l’impegno economico sarà particolarmente gravoso, poiché i Campionati Europei e Mondiali si terranno in Spagna e Cina, trasferte che comportano viaggi lunghi e costosi. Ogni contributo, grande o piccolo, sarà di valore inestimabile. Il supporto dei nostri sostenitori può fare davvero la differenza, aiutando la squadra a inseguire il sogno mondiale e a rappresentare l’Italia nelle gare più importanti del mondo”. ◆

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Cultura e spettacoli

Iprotagonisti di questa seconda edizione, che va ad integrare e completare un’offerta teatrale già ricca e variegata, saranno Maurizio Vandelli, Alice e Rick Wakeman.

«È l’occasione di gustare musica di qualità che è certamente patrimonio della storia italiana e internazionale, ma che ha accompagnato anche le storie personali e la vita di tanti di noi» spiegano il sindaco Giampi Michelusi e l’assessora alla cultura Ludovica Sartore.

La rassegna inizia domenica 10 novembre alle ore 18 con il concerto di Maurizio Vandelli “Emozioni garantite”. Leader e voce solista dell’Equipe 84, riuscì a consolidare la carriera artistica con brani indimenticabili come 29 settembre, Nel cuore nell’anima, Un angelo blu, Tutta mia la città. La serata offre più di due ore di grande impatto sonoro: sul palco del comunale salirà Vandelli con un gruppo di cinque musicisti per far rinascere, oltre ai brani più popolari dell’Equipe 84, anche i grandi successi di Lucio Battisti.

Si prosegue sabato 30 novembre alle 21 con lo spettacolo “Master Songs” di Alice, che proporrà alcuni dei brani a lei più cari e significativi della propria produzione musicale, riservando una particolare attenzione alla canzone d’autore con i vari Battiato, De André, Guccini, De Gregori, Dalla, Fossati, Camisasca, Di Martino, di cui si fa inter-

Al via la rassegna musicale + Thiene

Dopo il successo di pubblico che ha premiato con il sold out tutti gli spettacoli della prima edizione, torna la rassegna +Thiene ospitata al teatro comunale con due appuntamenti nel mese di novembre e uno a febbraio 2025.

prete col desiderio di coglierne e condividerne l’essenza.

La rassegna culminerà giovedì 27 febbraio 2025 alle 21 con Rick Wakeman, storico tastierista degli Yes nel periodo d’oro della band britannica, che ha occupato un ruolo

centrale nell’evoluzione della musica rock e del rock progressivo. Wakeman porterà a Thiene lo spettacolo “The Final One-Man Piano Show”. Info e biglietti all’ufficio cultura del Comune oppure online su Vivaticket.it. ◆

Compie 20 anni il teatro per bambini “Cra, Cra, Cra!”

Quattro spettacoli ospitati all’auditorium Fonato animeranno i sabati pomeriggio dei piccoli spettatori e delle loro famiglie. La rassegna è promossa dal Comune e da Fondazione Aida.

Con l’autunno torna puntuale l’appuntamento con “Cra, Cra, Cra”, rassegna di teatro, musica dal vivo e narrazione per bambini e famiglie che quest’anno segna il traguardo della ventesima edizione.

L’iniziativa, proposta dal Comune in collaborazione con Fondazione Aida, si compone di quattro spettacoli teatrali ospitati all’auditorium Fonato il sabato pomeriggio alle 17. Si inizia il 9 novembre con “Il Mago di Oz” (dai 4 anni) di Fondazione Aida con Elena Pavan, Martina Lodi, Francesco Manfredi

e la regia di Pino Costalunga. Il 16 novembre tocca ad “Alice che meraviglia” (dai 5 anni) di Teatro FuoriRotta, con Elisa Pastore, Alessandra Spina, Lahire Tortora, mentre testo e regia sono di Gioele Peccenini. Il 23 novembre andrà in scena “Pierino e il lupo” (ai 5 anni) di Fondazione Aida con Riccardo Perin, Rossella Terragnoli, Annachiara Zanoli, adattamento e regia di Nicoletta Vicentini e illustrazioni di Emanuele Luzzati. A chiudere la rassegna, sabato e 30 novembre sempre alle 17, sarà lo spettacolo “Cappuccetto rap” (dai 3 anni) di Teatro In-

stabile-Paulilatino, con Stefano Corda, Jan Maccioni, testo e regia Aldo Sicurella. Prevendita biglietti al costo di 4 euro per spettacolo o 12 euro per l’abbonamento, prenotabili telefonicamente al servizio promozione eventi culturali del Comune (0445/804744) o acquistabili il giorno dello spettacolo dalle 16. ◆

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