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Investimenti strategici

Le situazioni che vanno consolidandosi a livello nazionale e internazionale rendono necessaria una costante riconsiderazione degli obiettivi che la nostra azienda deve proporsi, in un’ottica di breve e lungo periodo.

La storia di Interporto ci ricorda che esso è nato negli anni settanta del secolo scorso per dare risposta ad esigenze di carattere territoriale, intese in senso molto circoscritto, limitate alla Provincia di Trieste e, in particolare ai Comuni di Trieste e Monrupino, più direttamente interessati alle problematiche di attraversamento veicolare del principale confine con la Slovenia. Nel tempo, sotto la spinta di eventi di carattere prevalentemente internazionale, legati alle evoluzioni politiche dei Paesi contermini, le esigenze operative di Interporto sono radicalmente cambiate ed è stato grazie ad un apprezzabile impegno innovativo che ci si sia potuti adattare a mutate e articolate sollecitazioni.

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La configurazione societaria che si è di recente determinata per realizzare l’operazione di acquisizione dell’area di Bagnoli della Rosandra appare idonea a dare adeguata risposta alle esigenze attuali di sviluppo di Interporto, che potranno proiettarlo verso ulteriori significativi sviluppi.

Come è noto la situazione operativa di Interporto ha ricevuto negli ultimi anni decise stimolazioni dall’evolversi estremamente positivo registratosi nello sviluppo del Porto di Trieste, frutto di un’intelligente azione di sviluppo, intesa in senso lato, realizzata dai vertici dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale. Per effetto di tale azione promozionale si è realizzata una rilevante espansione dei traffici, che ha progressivamente interessato anche le strutture operanti sul territorio che hanno, a loro volta, realizzato significativi obiettivi di sviluppo.

Sarà il Porto di Trieste a dettare le linee di sviluppo del Sistema Portuale Regionale delle attività logistiche e ferroviarie dislocate sul territorio. Il Porto di Trieste, grazie alle scelte operate nel recente passato e alle evoluzioni che si stanno manifestando a livello globale, si trova in una posizione di assoluta preminenza, nel bacino del Mediterraneo, in grado di porsi come alternativa credibile nei confronti dei sistemi portuali del Nord Europa. Non è casuale che proprio dai principali attori di quelle aree provengano manifestazioni di interesse nei confronti di un sistema Alto Adriatico, che si presenta come riferimento sempre più credibile e come elemento di connessione strategico sulle principali direttrici dei traffici internazionali.

Nel corso del 2020 dovrebbe concretizzarsi l’accordo tra Friulia S.p.A. e Duisport per consentire alla grande impresa logistica tedesca di acquisire una quota significativa del Capitale Sociale di Interporto, al fine di avviare una collaborazione operativa, riguardante sia i terminali di Fernetti e Bagnoli della Rosandra che quello di Cervignano del Friuli. È prematuro in questa fase ipotizzare in quale direzione potrà evolversi la collaborazione con l’azienda tedesca ma risulta del tutto evidente che l’accordo deriva da un preciso interesse nei confronti della direttrice mediterranea con le sue articolate e variegate potenzialità operative. Sicuramente nuove e importanti direttrici operative si aprono per Interporto, per valorizzare le quali sarà necessario un deciso impegno da parte delle strutture commerciali .

Negli ultimi due anni l'area commerciale dell’azienda si è trovata impegnata a individuare nuove correnti di traffici da indirizzare sul sito di Bagnoli della Rosandra e si può dire che tale compito è stato assolto in termini sicuramente positivi, pur senza poter contare su un asset potenzialmente decisivo, rappresentato dal regime di Punto Franco, che caratterizza quel comprensorio. Pur essendovi la necessità di completare un itinerario già positivamente avviato, sarà necessario effettuare un deciso sforzo per cercare di individuare nuove possibilità espansive per le linee operative di Interporto.

Su tale operazione sarà necessario concentrare gli sforzi poiché è fondatamente prevedibile che nei prossimi anni si registreranno significative variazioni nella configurazione della produzione industriale, che avrà necessariamente un rilevante impatto sull’organizzazione logistica. È già possibile rilevare un significativo affermarsi dei principi dell’Economia Circolare, con la tendenza a soppiantare l’impostazione dell’Economia Lineare, forte produttrice di rifiuti, la cui riduzione e il cui controllo rappresentano uno dei grandi problemi irrisolti degli ultimi decenni. La Nuova Logistica deve cercare di assecondare e, ove possibile anticipare, le innovative esigenze dell’Economia Circolare e della Green Economy, operazione la cui realizzazione implica un’attenta considerazione dei nuovi processi produttivi e delle loro implicazioni in tema di gestione complessiva delle attività logistiche.

Uscendo dalle considerazioni di carattere generale, è forse opportuno cercare di individuare quali possono essere le filiere destinate a svilupparsi nel prossimo futuro, nei confronti delle quali è opportuno cominciare ad avere una specifica attenzione, in vista della possibilità di dare coerente tempestiva risposta. Non è difficile ipotizzare che crescenti sollecitazione proverranno dalla filiera sanitaria, destinata a far fronte a mutevoli e pressanti impegni per far fronte ad esigenze nuove e spesso non facilmente preventivabili. Un altro settore che sta manifestando crescenti sollecitazioni è quello agro-alimentare, in vista dell’esigenza di mantenere un adeguato flusso merceologico per assicurare un tempestivo ed adeguato rifornimento dei mercati con riferimento a merci di prima necessità. Qualche quesito è necessario porsi sulla possibilità di sviluppare nella nostra Regione un’integrazione con la modalità aerea, utilizzando le risorse non completamente sfruttate dell’aeroporto regionale. Il trasporto aereo può inserirsi positivamente nella catena del freddo e può interagire dal punto logistico con gli Interporti regionali, in particolare con quello di Cervignano del Friuli. È opportuno, in definitiva, fare una riflessione sulla possibilità di prendere in considerazione, nella realizzazione della Piattaforma Logistica Regionale, l'Aeroporto del Friuli Venezia Giulia, infrastruttura che gode, tra l’atro, di ottimi collegamenti diretti ferroviari e autostradali.

Mitigazione degli impatti aziendali

Come è noto la logistica non si configura tra le attività più impattanti sull’ambiente per il suo ruolo connettivo tra differenti fasi di un processo produttivo. Tuttavia, come qualsiasi attività umana, ha un suo innegabile rilievo in termini di occupazione del territorio, emissioni, rumori che possono in qualche misura arrecare fastidio a chi si trova nelle aree contermini.

Svolgendo una rapida analisi, anche retrospettiva, delle varie fasi di sviluppo di Interporto, nel momento in cui si è realizzata, negli anni ’70 del XX Secolo, si può ritenere che i decisori di allora, Provincia di Trieste, Comune di Trieste e Comune di Monrupino, abbiano correttamente ritenuto che l’area destinata alla realizzazione del primitivo Autoporto, trovasse proprio nella realizzazione di quel progetto, la sua migliore utilizzazione. A distanza di qualche decennio si può fondatamente ritenere che si sia trattato di una scelta corretta, pur non disponendo, oggi, di eventuali analisi Costi-Benefici e /o Valutazioni di Impatto Ambientale che l’abbiano, in fase di progettazione supportata. In effetti, l’infrastruttura realizzata ha consentito di liberare l’area di confine tra Italia e Jugoslavia da una lunga teoria di camion che rendevano problematica la viabilità per molti chilometri, in prossimità delle aree di confine. Ovviamente, la presenza di un numero rilevante di automezzi pesanti ha un significativo impatto ambientale, in particolare in termini di emissioni gassose, ma anche per il rumore che determinano. In termini di emissioni sono stati fatti significativi progressi grazie alla disponibilità di motori con emissioni progressivamente più controllate, grazie all’impiego di strumentazioni più sofisticate. Senza rinnegare la vocazione che lo lega indissolubilmente all’autotrasporto, Interporto ha cercato di valorizzare le sue potenzialità riferibili al trasporto su rotaia, puntano sul rafforzamento delle strutture ferroviarie e sull’attivazione di servizi intermodali. In effetti la concezione originaria di Autoporto di Trieste lo configura come infrastruttura monomodale, legata all’autotrasporto delle merci, che assume una connotazione intermodale per seguire le sollecitazioni innovative che, nel tempo, si sono venute consolidando nelle attività trasportistiche e logistiche. La vicinanza di una importante infrastruttura, la Stazione di Villa Opicina, offre molteplici opportunità di sviluppo del trasporto su rotaia, sia per quel che concerne la movimentazione delle merci in ambito regionale e nazionale, sia, e in termini ancor più rilevanti, in una proiezione internazionale. In un’ottica di valorizzazione dell’intermodalità ferroviaria un ruolo di grande rilievo deve avere l’Interporto di Cervignano del Friuli, concepito come elemento di valorizzazione di un grande nodo ferroviario.

La specifica attenzione ai valori ambientali è, peraltro, attestata dalla scelte effettuate in passato da Interporto con riferimento con riferimento all’utilizzo di fonti energetiche meno inquinanti, a questo riguardo, va osservato che la nostra azienda è stata tra le prime valorizzare l’energia solare, ottenendo contemporaneamente l’obiettivo di effettuare un’operazione rispettosa dell’ambiente e vantaggiosa in termini di bilancio.

In proiezione futura sarà necessario, in particolare con riferimento al comprensorio di Bagnoli della Rosandra, individuare soluzioni idonee a realizzare processi produttivi sempre più rispettosi dei valori ambientali, operando in un’ottica il più possibile ampia; è chiara che la non lontana disponibilità di un raccordo ferroviario rappresenterà un elemento importante per valorizzare il trasporto su rotaia e l’intermodalità, soprattutto per quel che concerne i collegamenti con il Porto di Trieste.

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