www.musictraks.com
MAGAZINE
Numero 35 - luglio/agosto 2020
UMMO ANEURISMA GIORGIA GIACOMETTI
TANGRAM KALAFI
sommario 4 UMMO 8 Aneurisma 12 The Tangram 16 Giorgia Giacometti 20 Kalafi 24 Prelude to Desire 28 Giuseppe D’Alonzo 32 Maddalena Conni 36 Elena Sanchi 40 Nico 44 Francesco Tirelli 48 Rocco 52 Francesco Aubry
Questa non è una testata giornalistica poiché viene aggiornata senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62/2001. Qualora l’uso di un’immagine violasse diritti d’autore, lo si comunichi a info@musictraks.com e provvederemo alla rimozione immediata
TRAKS MAGAZINE www.musictraks.com info@musictraks.com
UMMO
“Blu” è il nuovo singolo e video della band abruzzese, un brano dedicato all’accettazione di se stessi e a riprendere in mano la propria vita Chi sono gli UMMO? Non è sempre facile rispondere a questa domanda. Siamo un gruppo di amici che anni fa ha deciso di condividere qualcosa di importante che va oltre l’amicizia: la propria vita. Infatti più che una band ci consideriamo una famiglia che negli anni si allarga sempre di più. Contatti diretti e umani anche con tutte le persone ci seguono. Credo sia proprio ciò il segreto delle nostra musica. Viven-
doci davvero riusciamo a capirci a fondo, senza mai giudicarci, a scoprire ogni dolore e gioia, sogni e ambizioni per poi tramutarli in canzoni. Forse per questo ci consideriamo un po’ alieni… in un mondo così frenetico in cui sembra vincere l’individualismo, noi professiamo la condivisione, una con-divisione che va al di là della sterile funzione di un social. Da dove nasce questa passione per il Blu e soprattutto come na4
sce il singolo? I colori per noi Ummo sono fondamentali, a partire dal fucsia che ci ha caratterizzato per anni. Donano dimensione ai nostri pensieri e alla nostra musica. Amiamo giocarci anche durante i nostri live. Il Blu è un colore molto antico, sin dagli antichi Egizi veniva utilizzato per immortalare immagini divine e faraoniche. Non solo quindi il colore del cielo, degli oceani e nelle sue sfumature cupe anche dell’universo, ma è il colore della solennità, di una certa pienezza dell’anima. Dona tranquillità e ci fa immergere nella speranza. Ed è proprio questo il messaggio del singolo: accettare se stessi, sconfiggere la paura del giudizio e riprendere in mano la propria vita abbracciando sbagli e so-prattuto i propri sogni. Non esistono limiti, ogni persona ha un universo dentro di sé. Mi raccontate qualcosa anche del video? La canzone è stata scritta nell’autunno del 2019, mentre il video è stato ideato durante il lockdown. Volevamo dare un messaggio di
speranza e spensieratezza, in un periodo di chiusura, paura e dolore. E quale miglior modo se non quello di ispirarci ai grandi miti del cinema del passato, nel periodo del dopo guerra, in cui straordinaria bellezza è esplosa riempiendo menti e cuori di milioni di persone?! E grazie al regista e amico Giovanni Bufalini (direttore della sezione cinema del Centro Romano di Fotografia e Cinema) e al suo staff, siamo riusciti a vestire la canzone Blu con queste immagini evocative. Anche perché non avendo la possibilità di incontrarci di persona era davvero l’unico modo per cercare di esprimere al meglio il significato del testo. Siete stati finalisti a Sanremo Rock e vi siete aggiudicati la sezione abruzzese di Arezzo Wave. Secondo la vostra esperienza, quanto servono i concorsi per le band emergenti? Dal punto di vista discografico sarò sincero… nulla. Almeno non più come una volta. Esperienze straordinarie dal punto di vista umano e artistico. Durante questi concorsi si conoscono moltissi5
mi artisti e si ha la possibilità di ascoltare musica pazzesca e quindi di crescere. In Italia ci sono centinaia di band che potrebbero benissimo scalare le classifiche in pochi giorni se solo il sistema lo permettesse. L’idea di concorso, quando si tratta di musica, risulta quasi oscena e offensiva, ma è comunque un modo per farsi ascoltare non solo dagli addetti ai lavori, ma anche da un pubblico che altrimenti non avrebbe potuto conoscerti. Però a livello discografico, non è più come una volta, non c’è alcun tipo di “svolta” tramite un concorso. Almeno questo è il nostro punto di vista dettato dalle nostre esperienze. Quali saranno i vostri passi futuri? Dopo la promozione di questo singolo e i live che ne seguiranno, ci prepareremo per l’uscita dell’album prevista per l’Autunno prossimo. Sicuramente ci sarà un secondo singolo che lo accompagnerà, sperando che il pubblico continui a seguirci e sostenerci. Ovviamente, come tutti, siamo in balia degli eventi in questo parti-
colare periodo storico, quindi non si potrà parlare di tour e per ogni musicisti il palco è come casa, manca da pazzi. Però cerchiamo sempre di non demoralizzarci e di continuare sulla nostra strada. Per gli Ummo c’è sempre stato un solo e unico obiettivo: riuscire a emozionare più persone possibili, restando noi stessi, non mentendo mai. Anche perché ogni anima è unica e come tale va sempre rispettata, sperando di cuore che ci si accorga di ciò nelle nostre canzoni.
7
ANEURISMA
La band abruzzese, amante del rock anni Novanta, pubblica un singolo, “Never Say”, nato dopo una delusione amorosa Ci presentate gli Aneurisma? Gli Aneurisma nascono nel 2011 dalla passione comune di tre ragazzi per quel movimento musicale che conosciamo come grunge e, più in generale, per il rock anni
90. Band come Nirvana, Pearl Jam e Smashing Pumpkins hanno segnato profondamente le loro vite influenzando il loro background musicale. Nelle canzoni raccontano i loro stati d’animo: le emozioni sono al centro dei testi e della musica. Dal vivo sono rabbiosi, sudati ed intensi, amano il contatto con il pubblico e danno sempre il massimo per emozionare chi li ascolta. Never Say nasce dopo un’esperienza sentimentale negativa, a quanto ho letto. Ci raccontate qualcosa di più in merito? Il brano, come dici, nasce dopo
la fine di un’esperienza sentimentale infelice. La ragione, almeno inizialmente, viene offuscata dalla rabbia, ma il tempo cura tutte le ferite e guarisce l’anima. Clive Staples Lewis dice che “Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale”, questa frase è in perfetta sintonia con il messaggio della canzone: non abbatterti, reagisci! La vita è imprevedibile e tutto deve ancora essere scritto. Com’è stato girare il video in quel “cimitero di automobili”? E’ stata una bellissima esperienza, spontanea, grazie soprattutto al 10
regista Manuel Norcini, il quale ci ha subito messi a nostro agio durante le riprese, tanto che in mezza giornata abbiamo concluso tutte le scene. E, a dire il vero, siamo stati anche molto fortunati: la giornata è stata soleggiata e solo una settimana dopo aver girato il video è stato predisposto il lockdown, un tempismo perfetto! Siete di Pescara. Perciò mi potete spiegare sicuramente perché ormai l’80% delle band rock, anche di rilievo nazionale, arrivino dall’Abruzzo, mentre il resto della nazione suona pop, trap, hip hop? Non sappiamo spiegare il perché, ma nella nostra regione il rock è sempre stato radicato nel profondo, ognuno di noi è cresciuto a “pane e rock” e questo ha consentito la nascita e lo sviluppo sempre maggiore della musica indipendente. Poi, come la storia musicale insegna, la “provincia” si presta meglio a certe sonorità e l’essere
un po’ “emarginati” forse ha contribuito a tutto questo. Che cosa avete in programma ora? In autunno uscirà il nostro album d’esordio. Ci auguriamo che la questione Covid-19 sia risolta per allora e di poter presentare il disco suonando finalmente live in giro per i Club. Inoltre siamo al lavoro per la stesura di nuovi brani, il nostro sguardo è rivolto già al secondo album. Abbiamo tanta strada da fare, questo è solo l’inizio… 11
THE TANGRAM Premi, un album in arrivo e due singoli usciti consecutivamente, “Awesome” e “Why”: alla scoperta della band abruzzese
La vostra band ha iniziato a mietere allori ancor prima di pubblicare singoli... Ci riassumete la vostra vicenda? Ci siamo conosciuti nel 2016 ed è stato amore a prima vista, da allora abbiamo composto canzoni e suonato dal vivo, varie vicende hanno portato a rimandare l’inci-
sione del primo disco; nel frattempo abbiamo partecipato a diversi concorsi nazionali, vincendone alcuni, tra cui Arezzo Wave, Fame Dischi, MarteLive e abbiamo attraversato vari cambi di produzione e produttori, tornando finalmente ad accettarci artisticamente senza snaturare o fare snaturare la
nostra idea di musica. Ora i tempi sono maturi, abbiamo firmato per la IRMA Records, storica etichetta bolognese e siamo felici di rilasciare il disco con loro. Come nasce Awesome? E mi raccontate qualcosa del video? “Awesome” è un singolo apripi-
sta, nasce in sala prove come gran parte delle nostre canzoni; i nostri brani nascono in due modi, uno è quello più “condiviso”, incentrato nel cercare e fissare assieme il momento artistico, l’altro il più “analizzato” dove capita di portare un’idea già realizzata da casa per 14
poi essere arrangiata e completata insieme. “Awesome” è un brano piuttosto istintivo e così il video. Diego Mercadante, il regista, si è subito immedesimato nel significato lirico introspettivo e lo ha realizzato in maniera fluida. Nel video c’è la partecipazione del ballerino Stefano Otoyo. Avete in uscita un nuovo singolo proprio in questi giorni: “Why”, vi va di parlare anche della genesi di questo brano? Uscirà il 24 luglio su tutte le piattaforme digitali ed entro i primi di Agosto pubblicheremo il Videoclip. “Why” a differenza di “Awesome” è una delle prime canzoni composte assieme, ha attraversato diverse fasi e vari arrangiamenti fino ad arrivare alla forma attuale. E’ una canzone molto importante per noi, siamo legati anche al video ma non vi anticipiamo nulla, vi diciamo solo che c’è del “mistico”. Speriamo vi piaccia. Come vedete questo piccolo ritorno del soul anche nella musica italiana (ammesso che se ne fosse mai andato)? Non sappiamo se il soul sia mai
andato via dalla penisola, sicuramente le mode cambiano, si perdono, si trasformano, infine ritornano; Per noi il “soul” c’è sempre stato perché fa parte dei nostri ascolti, ci ha formati musicalmente, amiamo inoltre tutte le contaminazioni e ramificazioni del “genere”, il termine “soul” per noi è anche un modo di dire e rappresenta tutto quello che riesce a smuovere le viscere dei sentimenti interiori. Cosa potete dire del disco? Il disco uscirà in autunno, sarà eterogeneo, una mescolanza di generi non meglio definita che s’incontra con la nostra forma canzone. Cosa altro c’è da dire? Sarà un album d’esordio perciò per noi sarà un punto di partenza importante, soprattutto per i ricordi che ci porteremo dietro. Speriamo di ricevere feedback, che siano positivi o negativi ed avere confronti che tengano alto il morale e diano valore al nostro lavoro, naturalmente ci auguriamo di poter allargare il giro e crescere per realizzare un tour promozionale non appena ci sarà la possibilità. 15
GIORGIA GIACOMETTI
La cantautrice toscana, ma con importanti esperienze negli States, pubblica il nuovo singolo e video “All’Amore”, ritratto sincero e passionale
Ci racconti chi sei? Sono Giorgia Giacometti, cantante e cantautrice pop di 23 anni. Sono nata a Pistoia ed ho vissuto parte della mia vita a Miami, dove mi sono avvicinata molto al mondo della musica. Essendo una patria mondiale musicale, le diverse culture e tradizioni mi hanno spinto a creare un sound tutto nuovo che si addice alla mia personalità, un carattere deciso e sincero, in parte timido e passionale. Il rap è parte integrante dei miei brani, dando pieno sfogo al lato caratteriale forte e diretto. La musica è la mia rappresentazione emotiva, la mia espressività, e il mio modo naturale di vivere ed esplorare me stessa. Come nasce All’amore? All’Amore è il mio nuovo singolo, il brano con cui ho deciso di iniziare questo percorso. Naturalmente è in lingua italiana, perché trovavo giusto tornare alle mie origini e ripartire da casa. Ogni canzone che scrivo
tratta della mia vita personale, ciò che vivo, sento e vedo. Infatti, All’Amore nasce proprio così, un’esperienza vera e vissuta a pieno nel profondo, tanto d’impatto da portarmi a scrivere questa storia d’amore; un amore passionale e sofferto, che si rivela poi profondo e sincero.
17
Ci puoi raccontare qualcosa del video? Certo! Il video racconta la storia di questo amore dalla prospettiva del ricordo. Io mi trovo a vivere una tipica giornata in casa dalla mattina alla sera; il ricordo dell’amore è onnipresente, condizionando interamente la mia quotidianità. Le scene davanti allo specchio risultano la parte narrante della storia, mentre le altre sezioni alternate sono come ricordi scavati nella mia mente; momenti di felicità si alternano a sensazioni sensuali ed euforiche. Quali sono i tuoi punti di riferi18
mento musicali? Sinceramente non ho punti di riferimento musicali. Penso che la musica sia pura espressività e se vissuta a pieno non ha limiti ne confini, non esistono regole. Mi piace vivere la musica in modo genuino e sincero, seguendo sentimenti e sensazioni che vivo in quel momento, sia che per un ricordo, un sogno, o effettiva e presente realtà. Quali sono i tuoi programmi futuri? Sicuramente continuare a scrivere e cantare, cercando sempre più di sorprendere voi e me stessa.
19
KALAFI
“24K”, prodotto dalla label bolognese Emic Entertainment, segna il ritorno sulle scene dell’artista calabrese, a distanza di un anno dall’ultimo lavoro discografico “Original Dancehall”
Da che presupposti nasce il tuo nuovo lavoro, “24k”? Dalla mia esigenza innata di fare musica, di voler essere presente sul mercato con progetti sempre nuovi, dalla voglia di dar sempre voce alle mie emozioni in musica. 24K rappresenta anche una sfida a questo “Covid time” perché per gli artisti, lavorativamente parlando, questo è uno dei momenti più bui della storia italiana dove non conviene affatto intraprendere un progetto visto il divieto di fare concerti causa “assembramenti”. Mi sembra che il testo di Bam Bam meriti qualche specifica ulteriore: ti va di parlarne? BamBam è una canzone che ho scritto in un momento di delusione, di rabbia: io non giudico nessuno, ognuno ha il diritto di vivere la vita come meglio crede, ma la mia famiglia mi ha insegnato che siamo responsabili delle nostre azioni e del nostro credo. Amo le persone disposte a pagare il prezzo della fedeltà ai propri principi, mentre rinnego e con-
danno quelli che, pur di sopravvivere, sono disposti a cambiare casacca e mentalità come fossero un paio di calze. La gente vera fa BamBam, gli altri solo blàblà. Il reggae e i generi affini hanno ormai una storia piuttosto lunga anche in Italia. Chi sono gli artisti italiani che suonano questi generi e che senti più vicini a te? Sono molti i soundsystem a me cari: il primo fu Forward the Bass (Bologna) nel 2006 a promuovermi nelle dancehall, da lì Supersonic sound dalla Germania produsse il mio primo singolo “On the Road” . Posso sicuramente citare CZ alliance da Catanzaro, One drop fellas da cosenza, Sdc Posse, poi MacroMarco, BigBamboo, Kalibandulu, Koolometoo, HeavyHammer, Jungle Army, 21
Roots Balera, Lampa Dread e potrei continuare per un bel pò. Per quanto riguarda gli artisti io sono cresciuto con gli Africa Unite, con i Reggae National Ticket, ma nel panorama dancehall/ragga sicuramente ci sono artisti di calibro come Raina, Neroone, Gamba the Lenk, Attila, Nico Royale ed i più famosi ed affermati BoomdaBash. Quali saranno i tuoi prossimi passi? Mi muoverò come sempre in dire-
zione della musica seguendo il ritmo in levare del mio cuore. Non so fare altro nella vita. Se hai un sogno devi portarlo avanti, devi lottare per lui e crederci fino alla fine. La mia etichetta discografica Emic Entertainment sta facendo un ottimo lavoro e credo che assieme abbiamo ancora tanta strada da percorrere; le gambe sono allenate e lo spirito forte. Come dice Bob Marley “time will tell” : solo il tempo ci dirà la verità. 22
PRELUDE TO DESIRE
Un nuovo ep, “Lost Desires”con cinque tracce trs post rock e shoegaze: abbiamo rivolto qualche domanda al musicista Ci presenti il progetto di Luke Warner Prelude to Desire? Il progetto Prelude to Desire diciamo che è sempre stato nella mia testa. Mi è sempre piaciuta l’idea di poter fare un percorso musicale
solista. Dalla composizione musicale, alla scelta dell’immaginario a quello grafico/visivo. Le basi si sono concretizzate nel febbraio 2019, dopo anni di idee e spunti messi da parte ho composto i primi giri di Decaying Flowers, con
molta calma poi, anche perché suono con altre due band, sono arrivato a giugno di quest’anno con un’ep finito da poter pubblicare. Su quali premesse poggia il tuo ultimo lavoro, Lost desires? A essere sincero, sono una perso-
na molto realista, anche data l’esperienza accumulata con le altre band, l’unica premessa riguardo Lost Desires è il raggiungimento di ascolto e spero apprezzamento del lavoro fatto fin qui, soprattutto per una crescita e miglioramento artistico dal punto di vista perso26
nale. Quali sono le tue fonti di ispirazione? Le fonti d’ispirazione sono molte, ho scelto poi di seguire un percorso di composizione esclusivamente suonato, senza l’introduzione del cantato (seppur io canto nelle altre band), proprio per riuscire solo con le note di strumenti creare quell’atmosfera, che riesce a far viaggiare con la mente chi ascolta. Parto coi riferimenti musicali, tra i molti che mi hanno influenzato ci sono bands come Mogwai, Sigur Rós, God is An Astronaut. Poi dal punto di vista artistico e visivo, molto mi sono stati d’ispirazione i film di David Lynch, e anche dipinti visionari di Goya e Dalì. Ci fai il nome di tre band o artisti di oggi che ti piacciono particolarmente? Sono un ascoltatore di musica a 360 gradi (dal metal più estremo, all’elettronica), per cui tre nomi mi è veramente difficile. Comunque come prima band metto chi mi ha dato l’ispirazione a ciò che compongo, i God is An Astro-
naut, poi ho trovato molto belli e interessanti gli ultimi lavori della band giapponese MONO (album: nowhere now here) e dei francesi Alcest (album: Spiritual Instinct). Quali saranno i passi successivi all’ep? Ho già qualcosa di nuovo, messo da parte, la mia speranza sarebbe quella di poter fare un “full-length” di otto o al massimo dieci brani, intanto sto a vedere il riscontro di Lost Desires anche per sapere dove meglio, poi orientarmi sui brani futuri.
27
GIUSEPPE D’ALONZO
Sempre innamorato della musica, il chitarrista ha pubblicato “Strane forme di complicità”, il nuovo album Ci puoi presentare chi è Giuseppe D’Alonzo? Sono da sempre innamorato della musica, chitarrista per estrazione ho un passato di cover band ma
coltivo sin da ragazzo la passione per la scrittura di canzoni. Nel 2014 ho fondato i Crabby’s, band con cui ho pubblicato i singoli L’uomo di Ieri e I was born yester28
day. Amo da sempre la musica rock blues, ho esordito nel 2016 con il mio primo ep indipendente Bad Past, in lingua inglese. A seguire ho pubblicato Realize (2017) e Mistake (2018) e Tornerà, nel 2019, è stato il mio primo album in Italiano. Amo l’arte in ogni sua declinazione, la mia maggiore inclinazione è naturalmente musicale ma sono molto attratto anche dalle arti grafiche. Sono anche appassionato di viaggi, ho viaggiato molto e spero di poter continuare, sono una fonte inesauribile di ispirazione. “Strane forme di complicità” è il tuo ultimo disco. Ci racconti ispirazioni e premesse del lavoro? Il cd è un viaggio onirico attraverso il mondo dei sogni. Tratta temi sempre in modo allegorico, quali le dipendenze, l’amore, le fragilità, la morte passando per momenti di maggiore lucidità in cui si affrontano temi di attualità con un pizzico di ironia. La legge viene vestita da donna e descritta come un essere ormai fragile, terrorizzato dal fardello che ormai non riesce
più a sorreggere, la nostra libertà “…Sacro è il terrore di lei che è garante per te della tua libertà…” La sensibilità viene eletta ad eroina e accostata ai tanti “fragili eroi” che combattono per l’integrità, l’etica e l’amore ormai da troppo tempo calpestati o banalizzati. Molti elementi vengono presi in prestito per restituire all’ascoltatore un viaggio fedele nell’immaginario dei sogni. Ci sono nuvole animate, ci sono draghi e conti dalle facili allusioni politiche, castelli, labirinti , fumi che ci confondono, ma soprattutto ci sono esseri viventi dalle sembianze umane con la testa a forma di display che proietta un hashtag a simbolo della completa omologazione a cui stiamo approdando. Ma cosa sono i sogni se non una dipendenza necessaria e funzionale alla nostra sobrietà? È un percorso che parte dal primo brano “Sober” in cui si viene subito proiettati in questo universo onirico e psichedelico, prosegue atterrando su un pianeta terra ormai abbandonato in cui questi zombie/ hashtag vanno in ricognizione e termina con “in the 29
end” brano che ben rappresenta il significato della morte. Durante questo viaggio ci sono momenti in cui l’amore sembra davvero prendere il sopravvento sui demoni che si alternano di brano in brano “solo un pretesto” e “Lei” ci riportano in un universo terreno in cui uomini e donne si amano, si cercano, litigano ma si comprendono… Ben nascosto dietro il tema dei sogni c’è la nostra vita, ci sono i sentimenti e c’è tanta attualità, persino il tema della perenne guerra per le materie prime… Forse è necessario sognare per affrontare questi temi ormai fossilizzati? Ho trovato questa dimensione espressiva per dire quello che ormai è da troppo tempo dato per scontato ma che scontato non è, anzi il dare per scontato è divenuto un pretesto per non parlarne più…molto grave! È necessario trovare un modo di comunicare differente per arrivare al cuore delle persone senza passare per la razionalità ormai assuefatta al bombardamento mediatico… Sediamoci, ascoltiamo della buona musica, leggiamo, parliamo d’a30
more guardandoci negli occhi e soprattutto… SOGNIAMO. Come nasce Sober, che apre il disco? È un viaggio introspettivo spinto ai limiti dell’abisso delle dipendenze. L’intero testo è allegorico, richiama temi di psichedelia. Ci sono strani cortei, castelli, labirinti, scenari e ambientazioni da sogno, tipici di un viaggio “metafisico”. Tutto allude quindi a una dipendenza che viene svelata dalla frase “I have to dream to stay sober” …io dipendo dai sogni: devo sognare per rimanere sobrio… Scavando più in profondità invece il brano vuole riflettere la condizione in cui verte oggi l’uomo. Se ci pensate è difficile, ad esempio, distinguere la notizia vera da una fake news, dal momento che anche figure che dovrebbero essere autorevoli le sparano grosse, la “verità” viene smentita dopo poche ore e sostituita da un’altra affermazione…ma quale sarà poi quella vera? Esiste ancora questo concetto? Insomma chi di noi, in un universo così fluido, è certo al 100% di quello che legge, ascolta o
addirittura dice? Ci sembra quindi di vivere in un perenne stato di semi incoscienza, in attesa che qualcuno ci venga a svegliare e ci restituisca al mondo…nel frattempo quindi non ci resta che sognare per rimanere sobri, non pensate? Chi sono i tuoi punti di riferimento musicali? Riferimenti ne ho avuti molti in periodi diversi. Cito i più importanti in ordine cronologico di influenza nella mia vita. Pink Floyd, Beatles, Eric Clapton, REM, Vasco Rossi, De Gregori, Lucio Dalla, Pino Daniele, Jimi Hendrix, tantissimi artisti Blues tra cui BB King a cui ho dedicato una canzone scritta il giorno dopo la sua dipartita “Wasted Time” e Robert Johnson, poi Neil Young, Elliot Smith , Nick Drake, The Smits e davvero tantissimi altri, impossibile elencarli tutti. Chi ama la musica non può che essere grato a ognuno di loro per quanta generosità hanno profuso nel loro lavoro. Quali sono i tuoi progetti da qui in avanti?
Non appena potremo esibirci ho in programma un po’ di cose con i Crabby’s, stiamo uscendo con il nuovo singolo “Free”. Come solista invece sto preparando un repertorio acustico, voce e chitarra, per potermi muovere con agilità in questo periodo complesso dal punto di vista logistico a causa del Covid 19. Molti dei miei brani si prestano ad una rivisitazione acustica, devo dire sta uscendo un bel lavoro. Naturalmente sono impegnato anche nello scrivere nuove canzoni per progetti futuri.
31
MADDALENA CONNI
Due album alle spalle, la cantautrice piacentina smuove le acque con “E’ un segreto”, nuovo singolo e video che nasce dall’insofferenza contro la passività
Raccontaci chi è Maddalena Conni Mi sento di far parte di quella fascia di esseri umani che desiderano fortemente un mondo più equo per tutti,più sano, più libero... innamorata di tutte le forme d’arte ma legata indissolubilmente alla ricerca di una sonorità da inseguire. Da sempre. Non riesco a prescindere nulla dalla musica. È una parte che mi riporta alla mia quiete naturale, al mio rapporto con il mio corpo e alle sue esigenze più profonde. La mia ricerca del bello spazia... e il mio concetto di bello è probabilmente e giustamente diverso da canoni prefissati.La bellezza per me è infatti diversità, ricerca, sforzo... la bellezza è limpida, senza artefatti, pura, senza finzioni. Ricerco questo nella mia musica. Autenticità da darmi e da dare. E’ un segreto è il tuo nuovo singolo: ci racconti qualcosa di questa canzone, ricca di esortazioni a “muoversi” verso fasi più positive della propria vita? È un segreto nasce da un’insofferenza verso la passività, che ognu-
no di noi, penso, in alcune parti o in certi contesti della propria vita vive o ha vissuto. Vorrebbe essere uno stimolo a reagire, qualunque cosa accada. A ricordarci che siamo tutti qui, ora, che ognuno di noi è importante e può cambiare le cose che non vanno. Il video propone un contrasto fra il cantato che dice appunto “Muoviti” e la staticità della ballerina del carillon (che poi sei tu): ci racconti qualcosa di questo clip? Questo video è stato girato da Niccolò Savinelli nello stesso studio dove ho registrato le voci e le parti ritmiche durante la fase due di questo brutto periodo, in greenback. Le ambientazioni sono state fatte tutte a mano da Nik, davvero paziente ma soprattutto talentuoso. La mia idea di partenza era che fosse un tuffo in una dimensione irreale ma che riuscisse a rendere il senso del testo. Restando immobilizzata in quanto ballerina di carillon, piano piano mi rovino. Mi sono innamorata di questo video. Quali sono i tuoi punti di riferi34
mento musicali? Ho tantissimi riferimenti davvero, è molto difficile dirtene qualcuno escludendone altri... Tiromancino, Paolo Conte, De Gregori, Battisti, Rufus Wainwright, Regina Spektor, Fiona Apple, Pink, Carmen Consoli, Tosca, Ben Harper, Jack Johnson, The Beatles, Joni Mitchell, Rickie Lee Jones. Eccetera eccetera... Che progetti hai per la seconda parte (speriamo migliore) di 2020? Progetti tanti. Un altro singolo, un album, scrivere. Esibirmi ancora live non appena sarà di nuovo possibile e sicuro.
ELENA SANCHI
Una svolta prima di tutto sonora, anticipata dal nuovo singolo e video, “Dimmi chi sei”: la cantautrice romagnola è pronta per nuovi orizzonti
Ciao Elena e bentornata. Si direbbe che qualcosa sia cambiato, ascoltando Dimmi chi sei, il tuo nuovo singolo... Ciao Fabio, è sempre un piacere ritrovarti. Sì in effetti è così! Come ben sai mi piace sperimentare strade diverse, cambiare, trovare forme e spazi nuovi dove muovermi e crescere, è nella trasformazione, nella ricerca che trovo un senso di appartenenza e coerenza del mio progetto. Questa volta questa intenzione mi ha portata a incontrare, un mese prima del lockdown, il musicista e producer Aberto Melloni. Durante la quarantena abbiamo iniziato a collaborare a distanza e io mi sono subito sentita a mio agio con il suo modo di lavorare. E’ nata una forte alchimia artistica e Alberto è riuscito a interpretare il mondo che immaginavo in maniera autentica e precisa.
L’idea di un “cuore migrante” non vuole richiamare solo l’urgenza di conoscere luoghi lontani e di viaggiare realmente verso terre sconosciute ma anche quella di muoversi all’interno di se stessi attraversando le proprie emozioni. Penso che la pandemia ci abbia messo un po’ tutti in viaggio verso una consapevolezza diversa rispetto alla società moderna. Per me è stato un periodo molto ricco sotto tanti punti di vista. Se inizialmente mi sono lasciata avvolgere dal vuoto e dall’immobilità dei giorni poi ho trovato il senso per scrivere e studiare cose nuove. Svelaci i tuoi progetti per la seconda parte del 2020. Sicuramente lavorerò alle canzoni del mio prossimo disco e a una nuova dimensione live, più elettronica appunto.
Da dove arriva questa ventata elettronica? Anche le prossime canzoni seguiranno questa tendenza? L’elettronica mi è sempre piaciuta, mi riferisco ai classici come Moby, Massive Attack, Portishead, The Prodigy, Depeche mode, Bjork, The London Grammar, fino ai progetti più recentementi come Lorde e Billi Eilish (solo per fare qualche esempio). Ritengo che il modo “aperto” che ho nel comporre i brani si sposi bene con questo genere. Dimmi chi sei è soltanto l’anticipazione di un progetto più ampio, un terzo disco che realizzerò il prossimo anno. Ci racconti qualcosa anche del video? Il video è stato realizzato da Elena Tenti, un’artista a tutto tondo capace di passare dalle illustrazioni, alla grafica, alla danza con la stessa eleganza e sensibilità. Racconta, attraverso immagini dai colori molto accesi e vivi, l’idea di trasformazione e di libertà. Tu hai notoriamente un “cuore migrante”. Come hai vissuto il lockdown e la quarantena? 38
NICO
Ex bassista di Dente ma anche con numerose esperienze alle spalle, Nicola Faimali riparte da “Imparare a nuotare”, nuovo singolo e video Esperienza solista dopo aver lavorato “in squadra”. Che cosa cambia e quale tipo di responsabilità ti senti addosso? Inizio dicendo subito che io sono stato molto fortunato, tutti noi della squadra “Dente” siamo stati molto fortunati partendo dal tour manager per arrivare al merchandise, si è sempre creata una magia e un’armonia indescrivibile, di fatto quando ti trovi a lavorare
in un team in cui tutti sanno cosa bisogna fare affinché lo spettacolo e la musica siano al primo posto è difficile fare male. Detto questo effettivamente come bassista potevo permettermi qualche libertà in più non dovendomi preoccupare di certi dettagli ma allo stesso tempo dovevo fare di tutto perché lo standard del progetto rimanesse a fuoco, fosse anche solo per quanto riguardava lo stile dell’ar-
rangiamento dei brani. Forse ora sono più libero dai generi o stili musicali ma più responsabilizzato da un punto di vista di immagine, gestione, tempistiche, social... mi ci devo ancora abituare. “Imparare a nuotare”, il tuo nuovo singolo, parla di accettare gli errori come parte del processo. Sei sempre stato così “filosofico” con i tuoi errori o anche questa accettazione è stata un processo? La mia natura Serendipity ha fatto sì che io accogliessi e sperimentassi tutto quello che mi si presentava davanti... non mi definisco uno “Yes Man” ma di sicuro una persona curiosa di sperimentare, di fatto anche suonare il basso con Dente (non avendo mai suonato un basso prima di allora) è stata una di quelle mie decisioni da incosciente che fortunatamente non ha avuto cattive ripercussioni. Effettivamente ho sempre avuto questo atteggiamento permissivo di fronte agli sbagli (miei e degli altri), forse perché ho sempre mantenuto il focus sulle cose importanti della vita ma anche perché per saper giudicare uno sba-
glio... Come si dice: “Chi è senza peccato...” Riconoscere i propri errori di per sé fa già parte di una crescita sana, così come cambiare opinione. Credo che il video meriti una descrizione a parte, vista anche location e protagonisti. Ho sempre desiderato un video movimentato... adoro il ballo, ballare con stile è una delle cose più sexy del mondo, quindi trattandosi di un brano con un ritmo che lo permettesse ho pensato subito a un ballerino e nello specifico a Francesco Beltrani. Lo vidi in azione qualche anno fa e rimasi colpito dalla sua bravura ma soprattutto dal suo volto, espressivo e sempre perfettamente calato nella parte, l’ho chiamato e lui si è mostrato subito disponibile e professionale. Di Savinelli avevo invece solo sentito parlare, quindi mi sono guardato un po’ di lavori fatti da lui e ho scoperto che: aveva in passato già fatto video dove c’erano delle coreografie, aveva già collaborato con Francesco e sapeva rendere le riprese all’interno con la luce che piaceva a me. Il 42
Volumnia a Piacenza (o ex chiesa di Sant’Agostino) è stata la botta di c_ _ o finale, serviva uno spazio ampio ma che avesse anche con un certo spessore emotivo, avevamo fatto delle ipotesi che ci sembravano tutte irrealizzabili, vista anche la situazione di “Post Lockdown”...anche questa del Volumnia era tra le ipotesi irrealizzabili ma l’Universo e più concretamente Enrica De Micheli hanno fatto sì che tutti i tasselli andassero a finire il puzzle e così in un giorno abbiamo fatto tutto il girato cercando di mischiare dei rituali Pagani con la location. Il risultato mi è piaciuto molto, spero che piaccia anche a chi lo guarderà. Hai collaborato con tanti nomi importanti della musica italiana. Scegliendo uno con cui non hai ancora lavorato, chi citeresti? Ahhh che lista infinita che ho nella testa. Sono ancora molte le collaborazioni che mi piacerebbe fare, sicuramente uno dei miei sogni sarebbe quello di duettare con Gino Paoli. Lo adoro. Hai un disco quasi pronto. Che “carattere” avrà?
È un disco pieno di spunti di riflessione su cose che in questi anni stiamo rischiando di considerare banali, un disco pieno di domande ma senza risposte, a quelle penserà l’ascoltatore se riuscirà a leggere tra le righe. Mi sono accorto che ultimamente i testi della nuova generazione pop si concentrano su dettagli di vita vissuta mettendo al centro dell’attenzione il “personaggio” e dando per scontato che chi sta ascoltando sia davvero interessato a cosa hai bevuto ieri, se hai fatto tardi o a cos’hai nel frigorifero, cosa che effettivamente ha suscitato interesse, forse serviva questo cambio ma io faccio parte di un’altra generazione, ho bisogno di canzoni più visionarie ed è quello che ho provato a fare. Contestualmente la musica avrà anch’essa un’impronta particolare, non mancheranno citazioni a grandi sound del passato per rendere il tutto più familiare e nel complesso comunque ho cercato di tenere il tutto molto leggero. Descritto così sembra un disco complicato, ma ti assicuro che non è così. 43
FRANCESCO TIRELLI
Sono un gruppo ormai veterano della scena di Reggio Emilia ma sono ancora a caccia dei segreti per diventare vere rockstar, come spiega il loro ultimo video, “Il decalogo” Secondo il vostro ultimo video, “Il decalogo”, ci sono una serie di regole per arrivare al successo nel rock... Ma che cos’è il succes-
so, realisticamente, secondo voi? Diventare più famosi dei Beatles, ovviamente! Tornando seri, crediamo che il successo non sia una
questione di numeri o di fama, anche se ne capiamo l’importanza. Il vero successo, per noi, è però un processo interiore. Scrivere una canzone, cantare per i propri amici, condividere una serata di musica e parole. Se possiamo godere di queste cose, possiamo dire di essere già una band di successo. Il video mette in evidenza una serie di “modelli” pescati fra le 46
rockstar più celebri della storia. Secondo voi è proprio impossibile fare rock e vivere una vita “normale”? No! Tranne rare eccezioni, le grandi rock band del passato erano composte da professionisti e stacanovisti della musica. Il rock è ribellione musicale che può essere espressa anche con comportamenti stravaganti, ma quello che
conta è sempre e solo la musica. Se si hanno i contenuti, si può essere delle rockstar anche vestiti in giacca e cravatta. Rock significa concerti e musica dal vivo, perciò immagino che gli ultimi mesi siano stati particolarmente sofferti per voi. Avete già idee su come e dove far ripartire la vostra stagione live? È complicato. Noi abbiamo bisogno di sentire il calore del pubblico, vedere la gente ballare e cantare e percepire, sotto al palco, una grande festa. Con le attuali regole, tutto ciò è impossibile. Allo stesso tempo, per rispetto dei tanti defunti e delle tante persone che hanno sofferto, non abbiamo intenzione di far correre dei rischi ai nostri fan. Quindi, per ora, abbiamo scelto di attendere, sperando che presto arrivino delle notizie positive dal fronte medico. Qual è il vostro rapporto con i social? Come e quanto li usate per promuovere la vostra musica? A essere onesti non siamo mai stati molto social. Prima di iniziare
a fare musica non avevamo nemmeno dei profili personali. Però ci siamo resi conto che i social sono fondamentali, al giorno d’oggi, per costruire un buon rapporto con la fan base e così, dopo tante richieste da parte del nostro pubblico, abbiamo aperto una pagina Instagram che dopo pochi mesi ha già superato i 5.000 followers. Allo stesso modo abbiamo recentemente aperto anche una pagina Facebook e un canale YouTube. E per quanto riguarda prossimi singoli o dischi? Già progettato tutto? Più o meno... A settembre uscirà il terzo singolo del nostro quinto album, poi dopo qualche altro brano ad anticiparlo, a marzo uscirà il disco. Non abbiamo un problema di canzoni... Francesco è una macchina e può scrivere tre canzoni in una notte... Il problema semmai è di selezionare, ogni volta, i pezzi più adatti al momento, arrangiarli seguendo le ultime tendenze musicali e mischiarle nell’album. Siamo dei maniaci della musica e prendiamo il massimo da ogni nostra creazione. 47
ROCCO “La pelle non mente” è il nuovo singolo del cantautore reggiano, che singolo dopo singolo si sta costruendo uno stile fatto di apparente allegria ma anche di riflessioni profonde Partiamo dal tuo nuovissimo singolo e video, La pelle non mente. Una canzone estiva, senza dubbio, ma anche portatrice di domande... Ce ne vuoi parlare? Si tratta di una canzone che risponde al bisogno di ogni essere umano di avere dei punti fermi, una base sicura, di credere in qualcosa. Ed esprime quello in cui credo io, ovvero la pelle, nel suo significato più ampio. La pelle non mente, non riesce a mentire. Se mi batte il cuore forte non puoi fingere che non batta, al massimo puoi camuffarlo ma non puoi impedirlo. La pelle rappresenta il nostro sentire, se vuoi anche il cosiddetto sesto senso, quella istintiva saggezza con cui perveniamo all’essenza delle cose. Ci sono cose che sentiamo e che capiamo senza renderci conto del come e del
perché: le affinità elettive, la magia delle coincidenze, la trasparenza dei bambini, l’istinto primitivo... Una scelta voluta e anche da tempo. Volevo rappresentare una versione giocosa e scherzosa di me che festeggia la vita e l’estate con l’universo. E un cartoon mi sembrava la forma espressiva più indicata. Lo avevo in mente tale e quale. Ci racconti un po’ di chi sei come cantautore e di quali sono le tue aspirazioni? Sono un cantautore che canta la vita, che scrive canzoni perché è il modo in cui riesco a esprimermi forse più pienamente. Aspirazioni? Credo che tutti i cantautori aspirino a essere ascoltati e apprezzati da sempre più persone. Ed è quello che desidero anch’io. Sono pienamente consapevole
delle enormi sfide che ci sono nel raggiungere non dico la notorietà ma anche solo la visibilità. Ogni anno su Spotify vengono pubblicati qualcosa come 15 milioni di brani, circa 40mila canzoni al giorno! Al tempo stesso, credo che con pazienza, con il duro lavoro, insomma con i giusti ingredienti, si possa fare del proprio meglio per sperare di emergere. 4. So che hai intenzione di far uscire un singolo ogni paio di mesi circa fino all’album. Ci spieghi meglio questa “strategia”? L’idea è esattamente questa. Il 6 settembre uscirà il prossimo singolo, poi uno in novembre, uno a gennaio 2021, e cosi via, fino alla fine della prossima estate in cui uscirà l’album. Il vantaggio di questo tipo di strategia (peraltro sempre più adottata anche da artisti ben più noti) è quello di poter lavorare meglio sotto tutti gli aspetti (non ultimo quello della promozione) su ciascun singolo, senza bruciarsi un intero album magari per una promozione andata male. Il livello di hype viene tenuto in tal modo costantemente alto e cia50
scun brano costituisce una esperienza dalla quale apprendere e muovere le mosse successive. Hai in programma qualche live? Non nel 2020, ma stiamo lavorando per il 2021 (virus permettendo). Sono fiducioso! Sulla mia pagina Instagram roccoofficialaccount vi terrò aggiornati su tutti i nuovi sviluppi. Il video svela soprattutto la parte giocosa del brano. Le tue canzonisono spesso così, cioè un po’ allegre e un po’ pensose? No. La canzone precedente per esempio, “Un mondo senza parole”, non è così allegra. Sicuramente sono ‘pensose’, perché quando scrivo generalmente ho qualcosa da dire, qualcosa che è nato da riflessioni o da insight. A ogni modo, sono un tipo abbastanza meditabondo ma al tempo stesso mi piace trasmettere una certa carica con i miei pezzi. Come hai vissuto il periodo del lockdown? Ho cercato di sublimare la difficoltà legate alla chiusura in casa scrivendo un brano che guardasse al futuro in modo positivo, no-
nostante la tragedia situazione in cui tutti versavamo (e ancora versiamo). Ne è nata una splendida amicizia con un altro artista della città in cui vivo e una bellissima collaborazione con i follower con i quali abbiamo scritto il pezzo durante le dirette Instagram. Tre nomi di artisti italiani che ammiri particolarmente. Non si fa... tre sono troppo pochi, ma starò al gioco: Battisti, Jovanotti, Brunori Sas (ma come si fa a lasciar fuori Lucio Dalla, Pino Daniele, Endrigo, Fabi, Silvestri, Gazzè, Tenco, Bersani, Venditti, eccecc...???) So che il tuo progetto prevede l’uscita di alcuni singoli e che il prossimo potrebbe essere, come dire, un po’ controverso... Ci anticipi qualcosa? Volentieri. Il prossimo pezzo sarà un pezzo impegnato. Il tema stesso è controverso. La canzone è nata da sola “già con le parole”.. quindi non potevo ignorarla. Tratterà il tema dell’informazione, del ruolo sempre più preponderante dei social media nell’informazione, del loro ruolo ambiguo e spes-
so al limite tra provider ed editori e della loro capacità di imporre linee editoriali e di eliminare video e canali senza passare per gli organi istituzionali, talvolta avvalendosi di una censura preventiva, altre volte di algoritmi ciechi e spesso di dubbia affidabilità. Anche in questo caso, l’arrangiamento renderà il pezzo molto più leggero e allegro di quanto non siano il testo e gli argomenti trattati. Così che ascoltandolo non si potrà fare a meno di percepire una dissonanza tra l’orecchiabilità estrema della canzone e l’importanza del tema discusso.
51
FRANCESCO AUBRY Un nuovo singolo e un video che si muovono tra due alternative apparentemente inconciliabili: “Tra incanto e l’inferno” è il nuovo brano del musicista e cantautore
Tre singoli in sei mesi: possiamo vedere uno schema e un fil rouge che unisce I tramonti su Marte, Tornare a sognare e Tra incanto e l’inferno? Sì, ho scelto di uscire periodicamente con dei singoli per tastare il terreno e iniziare a valutare cosa potesse funzionare e cosa meno misurandomi coi miei limiti e i
miei punti di forza. L’idea di fondo è quella di un connubio tra cantautorato e sonorità synthpop ma da ognuno di questi pezzi emergono caratteristiche differenti. “Tra incanto e l’inferno” è l’ultimo singolo ed è accompagnato da un video: quanto è stato importante il clip per completare i
concetti espressi nel brano? Credo sia fondamentale nell’epoca dell’ascolto usa e getta e dello slide distratto sui social, sopratutto per progetti emergenti come il mio. Purtroppo sfornare frequentemente videoclip girati con professionisti del settore può essere proibitivo per chi ha un approccio indipendente, ma possono nascere delle idee quasi a costo zero con un po’ di ricerca e inventiva. Synth pop e cantautorato si con54
frontano nella tua musica. Ma le tue radici quali sono? I Queen sono stati il colpo di fulmine e in seguito tutta la musica a cavallo tra i ‘60 e i ‘70, tra glam rock, psichedelia e prog rock. Più recentemente ho rivalutato le sonorità della new wave anni ‘80, che da qualche anno è molto presente in tante produzioni. Quali sono i nomi di tuo riferimento nel cantautorato italiano? Il primo Battiato con la sua spe-
rimentazione tra Vcs3, chitarre e percussioni. Fetus e Pollution sono capolavori. E poi quelli di inizio anni ‘80 finalmente pop ma sempre avanti anni luce con sonorità sintetiche e testi assolutamente inediti fino a quel momento nel panorama commerciale Italiano. Il Battisti tra fine ‘70 e inizio ‘80, con influenze funk e sintetizzatori come il Prophet 5 spesso arrangiati in maniera geniale dal grande Geoff Westley. Tutto questo con melodie geniali e sincere. Più recenti, Bluvertigo e Baustelle che conservano caratteristiche simili in chiave moderna. So che hai in progetto un ep entro fine 2020. Hai già le idee chiare su come sarà? Cercherò di estremizzare e allo stesso tempo far coesistere
questo mix di melodie pop e ricerca sonora, forse ci saranno meno chitarre e più synth, piani acustici ed elettrici. In merito ai testi vorrei mettermi maggiormente a nudo, stimo tantissimo gli autori capaci di arrivare al cuore degli ascoltatori raccontando il proprio vissuto più intimo piuttosto che trattare temi universali da un punto di vista più critico e distaccato. Ho diversi pezzi abbozzati qua e la, come le caselle di un puzzle da ricomporre: ne intuisco il senso ma non vedo ancora l’insieme nella sua prospettiva finale. Spero di farcela nei prossimi mesi!
55