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NDM
from TRAKS MAGAZINE #38
by Fabio Alcini
“Non so se avete presente” è l’ultmo disco della band, ricco di rock, di spigoli e di canzoni taglienti
l’intervista
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Raccontateci chi sono gli NDM
Gli NDM sono un’alternative rock band composta da personalità artistiche con attitudini e gusti diversi. Ci piace cercare di far confluire le nostre idee verso una concezione del rock possibilmente al di fuori delle categorie e delle sfumature di genere, all’inter-
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no delle quali molti artisti si trovano incasellati, intrappolati. Vogliamo proporre un rock libero da sovrastrutture, definizioni e categorizzazioni, per noi paradossi di quella che dovrebbe essere la vera essenza del rock.
Un ep molto robusto e ruvido, un sound che sembra arrivare da decenni perduti: come avete messo insieme Non so se avete presente?
Il suono arriva dal passato, ma cerchiamo di decontestualizzarlo e inglobarlo in un’attitudine più moderna. Non so se avete presente rappresenta le nostre idee successive al primo album… uno step evolutivo necessario, secondo gradino di quella che speriamo sia una lunga scalinata.
Posto che si sentono molto i ’70 e i ’90 nel vostro stile, ci raccontate qualcosa del vostro metodo di scrittura delle canzoni, anche per capire se è vintage anche quello?
Nel rock è facile rievocare in chi ascolta riferimenti ad epoche o sonorità. Ci piace prenderli e de-
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contestualizzarli in atteggiamenti compositivi più moderni. Il nostro modo di scrivere avviene in maniera abbastanza naturale: si parte sempre dalla parte strumentale, da improvvisazioni… dopo di che si estrapola il buono e ci si continua a lavorare al dettaglio. Il testo è uno step successivo, quasi come fosse una reazione istintiva a quello che lo strumentale ci sta trasmettendo. Non crediamo esistano modi di scrivere “vintage” o “moderni” se si tratta di attitudini spontanee. Cerchiamo da sempre la versatilità: abbozzare delle idee insieme o su un pc è soltanto un piccolo passo verso il sentire un pezzo chiuso. Il grosso lo fa il sudore e le ore di prove in saletta.
Posto che quello che pensate dell’indie pop e dell’itpop è abbastanza chiaro, che cosa vi piace della musica italiana oggi?
Ci piace chi non ha paura di esprimersi, chi non si lega a un filone musicale o artistico solo perché in quel momento risulta essere quello “vincente” all’interno del mercato discografico. Ci piace chi, con la consapevolezza tipica del vero artista, racconta sé stesso senza forzarsi in ruoli o attitudini che non gli appartengono. Ci piacciono le novità e le contaminazioni di genere, ci piacciono i cantautori che non parlano nei loro testi delle loro liste della spesa. Proprio in virtù di questo discorso, e non facendo di tutta l’erba un fascio, è chiaro che ci sia capitato di trovare anche degli esempi di artisti virtuosi all’interno della scena, per esempio, indie.
Come molte rock band immagino che patiate particolarmente la situazione dei live. Come rimediate e come vi state tenendo in allenamento?
I live sono la cosa che ci manca di più in assoluto. La sentiamo come la nostra dimensione per eccellenza e quel particolare scambio di energie rimane unico e incolmabile. In questo periodo però stiamo facendo confluire tutte le nostre energie su quello che succede “dietro” il palco: sulla scrittura di nuovi pezzi, su nuovi ascolti… Di certo ci faremo trovare pronti quando ci sarà la possibilità di riabbracciarci tutti, sottopalco.