TRAKS MAGAZINE 43

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traks magazine Numero 43 - giugno 2021

I MINISTRI una nuova genesi

RADIO DAYS

CRISTIANA VERARDO

DETTORI & MORETTI

DURMAST


sommario

4 I Ministri 8 Radio Days 12 Durmast 16 Dettori-Moretti 20 Daniele Sciolla 24 Restaevinve 28 Savelli-Zanotti 32 Alessandro Pacini 36 Cristiana Verardo TRAKS MAGAZINE www.musictraks.com info@musictraks.com



I MINISTRI una nuova genesi “Cronaca nera e musica leggera” è il nuovo ep del trio, composto di quattro canzoni e di una grande voglia di scuotere le persone Perché un ep? Abbiamo registrato tanto materiale in questi anni ma abbiamo voluto riunire i pezzi che avessero un’anima comune. Questi quattro pezzi ce l’avevano e in più, molto semplicemente e data la situazione volevamo uscire con qualcosa che fosse davvero uno schiaffo, una secchiata d’acqua fredda in faccia a tutti. Li abbiamo scelti proprio per avere una coerenza all’interno della stessa pubblicazione, dato che poi c’erano tante altre anime negli altri pezzi. Sotto la patina di aggressività, nelle canzoni mi sembra si parli molto di sensi di colpa e di una certa inadeguatezza.


cover story


L’aggressività, come dire, per noi è sempre stato il modo di dire le cose. Anche cose diversissime, il modo di parlare di dubbi, di fragilità. Abbiamo sempre utilizzato l’aggressività e l’urgenza perché è quello che spesso viene fuori quando siamo in sala prove a suonare noi tre. Sicuramente crediamo che in questo anno la colpa, l’inadeguatezza e una serie di pensieri negativi siano stati poco esplorati. Che si sia voluto lasciar da parte il negativo delle nostre vite per concentrarci su una narrazione un po’ più disneyana. Questi quattro pezzi avevano una coerenza interna che era perfetta per noi. Narrano e dicono questo momento, come ci sentiamo e come vogliamo apparire dopo un anno e mezzo di fondamentale quasi inattività (non nostra, perché abbiamo lavorato tanto assieme). Ma ci rappresentano in tutto e per tutto anche in questo modo aggressivo, anche se poi è aggressivo perché non è facile alle orecchie come magari tre quarti della musica che sta uscendo in questo periodo, però noi siamo fatti così,

siamo sempre stati così e cerchiamo di essere un po’ provocatori anche in questo. No certo, voi siete sempre stati rock, non c’è dubbio… Però qui non c’è neanche la ballata tipo Una palude… Mi sembra una scelta netta. È una scelta netta infatti, dici bene. Le ballate c’erano anche, poi c’è stato un momento in cui la rabbia si è tramutata in urgenza, forse esattamente come ai nostri esordi. Per noi è una sorta di nuova genesi. Quello che è successo quest’anno ci ha riportati un po’ a ricominciare, in tutti i sensi. Quindi le forme espressive che abbiamo scelto sono state quelle più urgenti, quelle un po’ primordiali anche. Con una nuova verità poi anche: quello che è cambiato è stato tanto. Tra l’altro quando stavamo decidendo quale del materiale che abbiamo registrato era da mettere nell’ep, ovviamente una delle cose che ci veniva detta era: c’è un’estate davanti in cui sicuramente si potrà suonare soltanto davanti alla gente seduta. Quindi un mezzo consiglio o una rifles6


sione anche sensata del tipo: facciamo delle cose che vadano bene per la gente seduta. E invece proprio, come provocazione, abbiamo fatto dei pezzi che rischiano di far sì che la gente si alzi e si lanci le sedie gli uni contro gli altri… È tutto voluto ed è proprio per cercare di tornare a una serie di emozioni di prima senza sentirsi in colpa rispetto a quello che fa-

cevamo prima. È anche un modo per scuotere e scuotersi, da questo livello medio di addormentamento che abbiamo, dovuto anche alla mancanza di socialità, da un certo tipo di situazione, che viviamo e siamo abituati anche a quello. La mascherina, non poter abbracciare le persone. Ci scuotiamo e cerchiamo di tornare anche soltanto emotivamente a una normalità. 7


RADIO DAYS

Band powerpop di notevole successo all’estero, la formazione ha appena pubblicato il nuovo lavoro dal titolo “Rave On!” Ci raccontate chi sono i Radio Days? I Radio Days sono una band powerpop di anziani signori ormai in attività da quasi 20 anni. Abbiamo cambiato diverse formazioni, ma il nucleo stabile è da sempre composto da Dario, Bare e Paco. Amiamo i Beatles e i Ramones e abbiamo sfornato parecchi

dischi. Non abbiamo mai raggiunto il successo planetario ma negli anni abbiamo costruito una solida fan base di invasati di powerpop, soprattutto all’estero. Abbiamo suonato davvero tanti concerti ovunque nel mondo, dalla Spagna al Giappone e la nostra filosofia è quella di suonare ogni show come se fosse l’ultimo. Cosa aspettarsi a


l’intervista


un nostro live? Energia, palloncini, coriandoli, luci colorate, varani, sudore, delfini, ruote del rock n roll, attacchi cardiaci, gabbiani. Fate del vintage il cuore della vostra musica: da dove nasce questo amore per la musica “old style”? Penso sia un qualcosa di naturale per una band come noi che ha sempre amato un tipo di songwriting che è legato a un periodo storico in cui le melodie e le armonie la facevano da padrone. Amiamo le belle canzoni e i 60’s e 70’s sono l’epoca d’oro a cui tentiamo di ispirarci. Ci raccontate qualcosa del nuovo disco, “Rave On!”? “Rave On!” esce in tutto il mondo per una sconcertante quantità di etichette. In vinile per la tedesca Screaming Apple, mentre della versione CD se ne occuperanno Ammonia Records e Rock Indiana (Europa), Sounds Rad! (USA), Wizzard In Vinyl (Giappone). Dal punto di vista sonoro il disco è uno schiaffone di 10 pezzi che racconta tutto quello che ci piace della musica: l’incisività delle 10

hits della british invasion, il punk rock sparato in faccia, le ricercate melodie alla Elvis Costello, i chitarroni weezeriani e il sound britpop alla Teenage Fanclub. Qualcos’altro? Ovviamente il classic powerpop dei nostri miti assoluti: i Rubinoos e il leggendario Paul Collins! Nel disco ci sono ospiti di prestigio: ce ne parlate? Abbiamo capito fin da subito che il ritornello di What is life? si prestava a essere cantato a squarciagola, boccale di birra in mano e sigaretta che pende dalle labbra. Quindi ci siamo guardati negli occhi e abbiamo pensato: “Quanto sarebbe figo poter chiamare i nostri amici musicisti sparsi in tutto il mondo per fare una festa nello studio di registrazione del nostro fonico ed incidere le parti vocali del brano?”. Fun fact: era Marzo 2020… come è andata a finire lo sappiamo tutti. Ma non ci siamo persi d’animo e siamo comunque riusciti a mettere in piedi una collaborazione a distanza con il mitico Kurt Baker, il Mera dei Retarded, il Metius degli STP e dei


Midnight Kings, Jorgen Westman degli svedesi Psychotic Youth e Morten Henriksen de norvegesi Yum Yums. Ma siamo soprattutto fieri di essere riusciti ad avere con noi Paul Collins, leggendario cantante dei Beat e dei Nerves. Per celebrare la riuscita del progetto abbiamo anche girato un divertente video che rende omaggio a tutti i nostri guests. Andate a darci un’occhiata! ;) Quali sono i vostri prossimi pro-

getti? Abbiamo in programma l’uscita di altri video tratti da “Rave On!” e dopo l’estate faremo uscire uno split su 7”con una delle nostre band preferite, gli Psychotic Youth per la Spagnola Snap! Records. Seguiteci sul nostro sito web: radiodays.it, la nostra pagina Facebook: facebook.com/radiodayspowerpop e Instagram: https:// www.instagram.com/radio_days_ powerpop/ 11


DURMAST Nato batterista punk ma convertitosi alla musica elettronica lungo il percorso, Davide Donati pubblica il secondo album solista, “Alone” Ciao, ci racconti chi è Durmast? Durmast è la parte elettronica di Davide Donati, classe ‘88 nato e cresciuto a Senigallia (AN). Batterista di varie band punk/rock dal 2004, in parallelo dal 2018 comincia ufficialmente il suo percorso nella musica elettronica esordendo con il suo primo album Village. Nel novembre 2019 pubblica quattro brani raccolti in Cesano Ep e nel 2020 altri due singoli Shalimar e Restart. Realizza inoltre remix a diversi artisti tra cui I Camillas e HoFame. Diversi suoi brani fanno parte della colonna sonora di Mappe Criminali, docuserie condotta da Daniele Piervincenzi su TV8 in onda nella primavera 2021. Il 4 giugno 2021 uscirà Alone, secondo album.

Ci spieghi ispirazioni e idee di Alone, a partire dal titolo? Quando pensi di essere solo è allora che sei veramente solo. Questa frase è il concentrato di Alone, un disco nato totalmente in solitudine mesi prima della pandemia (i vari lockdown in seguito hanno aiutato nella stesura), amo la com-


l’intervista


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pagnia e ho bisogno di socializzare, ma i momenti in cui mi sento veramente libero sono quando sono solo e quando faccio musica. Fortunatamente capita spesso che i due momenti coincidano e a quel punto sono trasportato in un mondo parallelo dove posso esprimere la mia fantasia senza alcun limite e senza timore di essere giudicato. Per rimarcare il concetto di Alone ho voluto creare la tracklist dell’album con una sola parola per canzone. A quanto ho capito la scintilla iniziale del disco è un tuo sogno ricorrente. Sei spesso influenzato da visioni oniriche? Sono un tipo molto concreto all’apparenza, ma in testa ho uno studio cinematografico sempre pronto a registrare ed elaborare quello che vedo e sento, spesso il tutto si miscela con la fantasia e si creano visioni e immaginari che ripercorro nella quotidianità, fino ad avere il bisogno di farli uscire dalla mia testa e tramutarli in qualcosa di concreto… e per concretizzare un frullato di emozioni, visioni e immaginari cosa c’è di

meglio della musica? Quali sono i tuoi punti di riferimento musicali? Vengo dal rock/punk/emo di stampo americano, Jimmy Eat World e Alkaline Trio sono tra le band che adoro, parallelamente ho sempre amato le pietre miliari dell’elettronica come Daft Punk, Chemical Brothes, Moderat, Kalkbrenner, ma ascolto praticamente di tutto dal Punk Rock alla Disco anni ’70 passando per il Funk e la Techno, mi sento di non avere riferimenti precisi, ascoltare musica e crearla senza vincoli sono gli unici riferimenti che ho. Che progetti hai per i prossimi mesi, ripresa dei live compresa? Sicuramente continuare a fare nuova musica, ho già diverse nuove tracce su cui sto lavorando. Di live ne ho fatti sempre pochi un po’ per scelta, preferisco poche situazioni ma ben mirate, ovviamente se dovessero esserci le condizioni sarei molto contento di portare sul palco la mia musica, sto pensando anche a due tipi di live, uno più “classico” e uno con la batteria acustica. 15


DETTORI-MORETTI

Terzo anno e terzo album per l’incontro tra i due musicisti, che questa volta pubblicano “Animas”, con ricco contorno di ospiti


l’intervista

Terzo episodio del vostro sodalizio, praticamente un album all’anno.Su quali premesse nasce “Animas”? DETTORI: Sì, una sorta di “Trilogia dell’anello”. Avevamo già alcune idee raccolte in questi tre anni che si sono concretizzate, causa distanziamento forzato in casa, nel periodo caldo della pan-

demia. L’esigenza di Rivitalizzazione e Ripartenza, non a parole ma concreta, con voglia veramente di credere in un cambiamento di coscienza di massa. Acquistando la giusta consapevolezza del Qui e Ora, dove ogni istante è eterno. Le ansie si placano di fronte al tramonto, esausto, che va a riposarsi tra le tenebre del buio cosmico, per potersi rigenerare e ricominciare un nuovo giorno. Con queste premesse nasce ANIMAS. MORETTI nel 2019 S’incantu e sas cordas raccoglieva suonando live il percorso fatto di concerti insieme negli anni precedenti, dallo stimolo di una traccia contenuta all’interno del lavoro nasceva Incanto Rituale, omaggio a Maria Carta nel 2020. Dal riscontro avuto da questi lavori, arrivati fino ad essere finalisti delle Targhe Tenco, dal blocco forzato dell’attività concertistica, dalla consapevolezza raggiunta riguardo il no-


chiamati in causa. Un profondo senso di gratitudine per il regalo immenso che ci è stato fatto, da tutti loro. Cordas et Cannas, Cuncordu e Tenores de Orosei, Paolo Fresu, Gavino Murgia, Daniela Pes, Massimo Cossu, Franco Mussida, Davide Vandesfroos, i FantaFolk, Stefano Agostinelli, Max Brigante, Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu, Lorenzo Pierobon, Andrea Pinna, Flavio Ibba, Giovannino Porcheddu, Federico Canu, Massimino Canu e ancora chi ha collaborato alla composizione di Anime Confuse al testo Leonardo Omar Onida e in Animas alle musiche Fabrizio Sulliotti. Stefano Casti al mastering, Andrea Puxeddu, Claudio Muzzetto e Giorgia Fois, fotografie. Doveroso menzionare tutti coloro che ci hanno aiutato in questa impresa soprattutto nei momenti difficili. GRAZIE. MORETTI a inizio lockdown 2020 era appena uscito Incanto Rituale, saltata quindi la programmazione di lancio, ci siamo ritrovati a buttar giù qualche idea per conto nostro, a un certo punto

stro linguaggio e il nostro suono nasce Animas. Abbiamo sentito l’urgenza di comporre brani originali e di un lavoro in studio più approfondito ed è stato il rifugio creativo che ci ha permesso di “resistere” in questi lunghi mesi. Ci raccontate qualcosa degli ospiti del disco? DETTORI: Inizialmente dovevano essere giusto 2 o 3 ospiti, stando larghi…anche perché non pensavamo veramente di ottenere tutti i consensi che poi invece abbiamo avuto. Una ricchezza e una varietà che sposa perfettamente la nostra linea di pensiero artistico, dove collaborare in modo creativo e libero ci ha donato delle meraviglie di featurings. Abbiamo scelto i brani per gli ospiti, immaginando quello che avrebbero potuto aggiungere con la loro arte. Il risultato è stato strabiliante man mano che le tracce giungevano in studio e venivano montate sulle nostre tracce già precedentemente registrate in Pre-Produzione. E’ stato una bellissima esperienza di musica e passione che ci veniva trasmessa dal cuore dei musicisti 18


abbiamo iniziato a confrontarci e ad iniziare un percorso condiviso. Via via che il lavoro a preso forma centrato sul nostro linguaggio, abbiamo iniziato a pensare di incastonare piccole gemme preziose, cioè contributi di artisti amici, con cui abbiamo condiviso qualche esperienza negli anni. E’ stato tutto molto naturale, abbiamo pensato a quale artista e che tipo di approdo poteva dare in un dato brano e poi lasciato libero di esprimere, e ne abbiamo goduto del risultato. Siamo a tutti davvero profondamente grati ed entusiasti del loro apporto cosi generoso e prezioso. Come mai avete scelto di includere una cover “minore” di Peter Gabriel? DETTORI: Volevamo omaggiare quello che per noi è un mito e una guida musicale, cioè Peter Gabriel. Quando ci siamo messi a scegliere quale brano fare, fra tutte le meraviglie della sua produzione, siamo andati in crisi. Poi Raoul, tira fuori dal suo cilindro di vero mago di lago, un brano minore, (si fa per dire), perché chiude il lato A

dell’Album US e dura credo neanche 3 minuti. Cioè Fourteen Black Paintings. Ebbene, Raoul dai tempi del Liceo aveva scritto a penna sul suo zaino il testo di questo brano. Nasce così l’idea di inserire e trasformare Fourteen Black Paintings in Battordichi Pinturas Nieddhas. Un brano perfetto per chiudere l’album con il messaggio di speranza che trapela dalle tenebre dei dipinti neri di Rotchko e che Peter Gabriel ha portato la sua visione di Speranza nel significato contenuto nel testo semplice ed efficace. MORETTI Peter Gabriel è un artista che entrambi amiamo e che ha un legame speciale con la Sardegna, dove spesso risiede. Volevamo rendergli omaggio ed ho proposto questo brano a Beppe, xché lo ricordavo dai tempi del liceo, portavo il testo scritto sullo zaino dopo che vidi Gabriel in concerto a 15 anni, ed ho pensato che sia come tipo di atmosfera musicale sia per il significato del testo rientrava perfettamente nel lavoro che stavamo facendo per Animas. 19


DANIELE SCIOLLA “Spin of Synth” è il titolo del nuovo lavoro dell’artista, che ha un passato variegato e un presente fatto anche di una “caccia” ai synth rari

Ci racconti il tuo percorso? Ho iniziato a suonare al conservatorio, avevo circa 10 anni. Poi dopo sono passato al jazz e al punk: sia con il flauto traverso e il pianoforte sia con chitarra, basso, batteria studiati da autodidatta. Con la musica elettronica invece

è successo mentre studiavo matematica all’università: era un ottimo strumento per far convergere l’esperienza precedente, incidendo, spezzettando e ricomponendo registrazioni. Quindi un grado di libertà che non avrei immaginato prima. Anche se ho iniziato speri-


l’intervista


mentando le prime pubblicazioni però sono state tendenzialmente più orientate al clubbing. Dopo aver preso una certa confidenza con i software ho iniziato a pubblicare tracce più libere: SYNTH CARNIVAL e SPIN OF SYNTH fanno parte di questa serie. Ho letto che tra le tue esperienze c’è anche quella di busker, piuttosto sorprendente vista la musica che fai ora. Che tipo di esperienza è stata? E cosa suonavi all’epoca? A 18 anni ho lasciato il liceo e ho iniziato viaggiare per l’Europa, per circa 3-4 anni. In quel periodo suonavamo soprattutto jazz e punk. Sovente viaggiavamo senza pianificare e senza avere una meta precisa, ma cercando di cogliere le occasioni che ci si presentavano. Ho viaggiato soprattutto in Francia, Svizzera, Olanda, ma anche Germania, Austria, Slovacchia, Ungheria e Slovenia. Da che tipo di ispirazione nasce Spin of Synth? Ho fatto parte degli studi universitari a Friburgo, in Svizzera. Quando studiavo lì lo SMEM non era 22

ancora aperto. Anni dopo, proprio in quella città è nato questo posto incredibile e appena saputo della sua esistenza ho prenotato la prima session. Erano giorni in cui stavo molto concentrato sui sintetizzatori e finite le session mi rilassavo con la mia ragazza e mia figlia nei dehors delle cantine sul lago Léman. Direi che il concetto di Spin of Synth - quindi questo tipo di sperimentazione - sia stato strutturato in quelle zone: all’aperto, sulle colline in riva al lago, durante momenti di relax e di pausa tra un ascolto e l’altro. Hai già in mente come allestire uno spettacolo live incentrato sul disco? Sicuramente porterò con me diverse macchine analogiche, però compatte e leggere: 2 Moog Werkstatt, un po’ di moduli Roland serie 500, Verbos, Doepfer. Poi anche campionatori, per poter riproporre le campionature che ho effettuato sui diversi synth: i vari Jupiter 4-6-8, Prophet 5-6-10, diversi Arp, Polymoog, Voyager, Yamaha CS 15, 50, 80 e altri. Stai proseguendo nella “caccia”


ai synth rari, nel frattempo? Sì, sono stato proprio 2 settimane fa allo SMEM: ogni volta è una sorpresa, sia per le persone magnifiche che si incontrano, sia per la quantità di macchine rarissime che si possono trovare. Un posto unico al mondo. E poi ho diversi amici che sono interessati alla questione e quindi anche tramite scambi, session e acquisti privati.


RESTAEVINVE

Incontro virtuoso tra due cantautori, che dedicano il loro nuovo album a una dama medievale: ecco la nostra intervista


l’intervista Ci raccontate chi siete e come nasce il vostro duo? V) Siamo due cantautori, ormai amici, che hanno deciso di unire le forze. Stefano cercava un produttore, io gli ho proposto una società... S) Io cercavo un modo per capire se, quando mia madre diceva di non mollare del tutto la musica, era solo per il discorso dello scarrafone o meno. Una volta conosciuto Riccardo Sinigallia, ho capito che un po’ di autenticità nel mondo musicale non è poi così impossibile da trovarsi, e così con Vincenzo mi sono voluto lanciare, mettere alla prova. Avete intitolato l’album a una dama medievale: ci spiegate perché? V) Più che a una dama, all’emblema della donna emancipata; a Bianca Lancia, amante di Federico


II e madre dei suoi figli. Un ruolo non facile per una giovanissima donna di quei tempi, al cospetto di un uomo così potente e temuto. Sotto quali ispirazioni nasce il nuovo disco? V) I sentimenti, l’amore, le donne S) Direi che abbiamo provato a tradurre in musica alcune vicissitudini amorose. E a trasfigurarle in suono, sperando di aver sublimato un po’ le nostre vite e allietato quelle altrui… Diciamo che entrambi eravamo in un momento difficile nelle rispettive relazioni. Ovviamente tutto è stato pretesto. Quali sono i vostri punti di riferimento musicali? V) Non parlerei di punti di riferimento in modo ortodosso, semmai di continua ricerca, volgendo lo sguardo al passato e al futuro, non soffermandoci troppo su quello che funziona oggi. Chi ha sperimentato è certamente un caposaldo, in Italia come all’estero; penso a Riccardo Sinigallia, Battiato, i Radiohead…

S) Difficile avvicinarsi a ciò che noi definiamo come punti di riferimento. Sento di dire che scrivere e arrangiare un album richieda un approccio troppo personale. E amiamo così tanto tutti i generi musicali che davvero non saprei dire. Io amo il funky, l’alternative rock, il blues, l’elettronica quindi potrei citarti da Paul Kalkbrenner a Tom Waits passando per De André... Che progetti avete per il futuro? V) Vediamo cosa succede, sopratutto in Francia visto che il prossimo singolo “Rien ne va plus” ha un feat. con Clio. S) Speriamo di poter suonare live al più presto. Un piccolo tour non sarebbe male. Magari inizieremo a buttare giù nuovo materiale… Per il momento pensiamo a portare la nostra musica in giro per l’Italia,e non solo. Poi si vedrà.



SAVELLI ZANOTTI

Il fondatore dei Pelican Milk e il batterista della Bertè e Ligabue in un disco insieme. Coinvolti undici vocalist per un manifesto dell’Italia rock di oggi


l’intervista

Partiamo dalle basi: quando e perché avete deciso di fare un disco insieme? Ho cercato la collaborazione con Ivano dopo averlo sentito suonare in varie formazioni e il pretesto per incontrarci è stato il suo coinvolgimento come ospite sul disco Gettare le basi con Massimo Manzi. Da quel momento abbiamo


un cantante diverso su ogni brano è arrivata pochi mesi fa ed è stata un’illuminazione favorita dai tempi che stiamo vivendo. Ci è venuta in mente l’idea di un disco/festival proprio in un momento in cui l’aggregazione era bandita e la socialità annientata. Proprio per questo c’è stata una sinergia con tutti i cantanti e noi che era come tornare negli anni ‘70 Riuscite a raccontarci in pochissime parole tutti i cantanti aderenti al progetto? Sono cantanti molto diversi, ognuno con la sua storia e le sue particolarità...trovo difficile descriverli in poche parole posso dire che abbiamo avuto anche un

cominciato a suonare e produrre insieme. E’ stata una cosa molto naturale iniziare a produrre e suonare insieme. Come nasce un progetto così particolare come “Italian Kidd”? Il progetto ha preso forma col tempo, inizialmente (abbiamo cominciato a lavorare insieme nel 2019) non sapevamo cosa sarebbe accaduto, la nostra attenzione era rivolta alla musica senza finalità immediate, l’idea di coinvolgere 30


po’ di fortuna, essendo un disco molto vario, a trovare tutti gli incastri giusti. Tanti e bravi tutti e naturalmente scelti ognuno x cantare il brano che più gli si addiceva. Quali sono i progetti che porterete avanti ora? I progetti sono molteplici fortunatamente; abbiamo un progetto discografico in mente sempre con Ivano e Luciano Luisi su cui stiamo già lavorando (nato dopo la

collaborazione di Italian Kidd), Alex produrrà un disco sul giovane Elvis con Rudy Valentino e sto lavorando a un mio disco solista prodotto da Alex Elena. Invece Ivano uscirà con un nuovo singolo coi BandaBastard. ...ROCK ON!!!

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ALESSANDRO PACINI “Pausa siderale“ è il secondo album del cantautore pugliese, che arriva a distanza di due anni dal debut “Cremisi” del 2019


l’intervista

Sotto quali auspici e ispirazioni nasce questo tuo secondo album? Il disco nasce da uno stato di turbamento, da una disgregazione interiore. Da questa frammentazione si sono generate delle riflessioni e di conseguenza una pausa introspettiva. La gestazione è durata tre anni e l’approccio al progetto è stato molto sofferto e tormentato; in questo periodo

mi sono concentrato molto su me stesso, sull’analisi del mio spazio interiore. C’è stata una ricerca personale continua sia nella composizione musicale dei brani sia nella scrittura dei testi. Mi spieghi anche il significato del titolo del disco, Pausa siderale? Pausa siderale rappresenta una sospensione introspettiva: una pausa in cui l’uomo, attraverso delle


riflessioni, compie una ricerca e un’analisi interiore. “Siderale” letteralmente significa “delle stelle, degli astri”. Nel titolo ho voluto utilizzare questo termine per indicare una connessione tra lo spazio interiore dell’uomo e l’universo, ovvero lo spazio contenente l’insieme dei corpi celesti. Entrambi sono costituiti da ordine e caos. Mi sembrano caratterizzanti anche l’artwork e il video di Profumo, entrambi realizzati da Rossella Mercedes. Mi spieghi scelte e legami con l’album? L’artwork nasce dall’idea di racchiudere un po’ quella che è l’anima del disco. L’illustrazione rappresenta un uomo tormentato, incompleto. Il busto, magro e consumato, ha come unico sostegno un’isola: questa roccia sulla quale egli mette le sue radici è un posto sicuro, un luogo inviolato, il suo rifugio dal mondo. I rami secchi da un lato e rigogliosi dall’altro rappresentano la condizione interiore dell’uomo: una parte germoglia ancora e si rigenera (vita e speranza); l’altra parte, invece, è arida e spoglia (morte).

Ho deciso di coinvolgere Rossella anche nella realizzazione del videoclip sia per dare una continuità con l’artwork sia perché avevamo già collaborato in precedenza per il video del mio primo disco. Il brano “Profumo” nasce dall’incontro con la letteratura. Fin dall’inizio ho trovato la trama di questo romanzo estremamente affascinante e ho deciso di mettere in musica questa storia raccontando l’ossessione e il tormento del protagonista. Egli cresce in maniera solitaria e introversa; ha un rapporto molto profondo e radicato con il suo sé, con il suo mondo interiore. Questi aspetti legano il brano ai temi dell’album. L’esigenza di conciliare lo stile di disegno di Rossella con la mia musica ci ha guidato nella scelta di questo brano. Abbiamo scelto “Profumo” perché ci piaceva l’idea di raccontare la storia del romanzo attraverso le illustrazioni, utilizzando l’adattamento cinematografico come riferimento e ispirazione. Ci sono molti riferimenti letterari nel disco, da Orwell, a Pirandello, a Süskind naturalmente. 34


Se dovessi scegliere un solo scrittore la cui poetica senti particolarmente vicina alla tua chi sarebbe? Difficile sceglierne uno solo. Direi Cesare Pavese per il realismo esistenziale che caratterizza la sua poetica; temi come il contrasto tra infanzia e maturità, la solitudine e la ricerca di un contatto con l’altro che risulta spesso difficile o impossibile. Altri temi molto vicini a me sono quello leopardiano del-

la fanciullezza e quelli che fanno parte della poetica di Luigi Pirandello: l’incomunicabilità, il contrasto tra vita e forma, le maschere, la disgregazione dell’Io. Ci racconti qualcosa dei tuoi progetti nel futuro immediato? Ho in previsione di fare una live session prossimamente e spero di riuscire a portare il disco dal vivo in autunno. Nel frattempo riprenderò a scrivere e mi dedicherò ad altri progetti personali. 35


CRISTIANA VERARDO Memorie di amori passati che tornano a farsi sentire, tormenti, emozioni del presente e l’imprevedibilità del futuro nel nuovo album della cantautrice, “Maledetti ritornelli”

Mi racconti su quali idee e ispirazioni poggia “Maledetti ritornelli”, il tuo nuovo album? In “Maledetti ritornelli” ho scelto di dire la verità. La verità di un sentimento, di un odore, di una storia. Mi sembra che anche il logo dell’album abbia un retroscena


l’intervista di cui vale la pena di parlare Quando ho incontrato per la prima volta i ragazzi di FREEJUNGLE ci siamo chiesti quali potessero essere i maledetti ritornelli nella vita di ognuno, non era facile individuare una grafica che potesse racchiudere questo forte significato. Dopo qualche settimana i ragazzi mi chiamano per espormi tre idee di Maledetti ritornelli. La prima era quella giusta. “Qual è il maledetto ritornello nella vita di una donna?Il ciclo mestruale”. Da qui l’idea di inserire una forma che richiamasse quella dell’assorbente. Ci è sembrata una giusta occasione inoltre per unirci alla lotta conto la tampon tax. Hai scelto sonorità classiche ma anche qualche pizzico di world music, per le canzoni del nuovo disco. Mi spieghi meglio la scelta dei suoni? Abbiamo ragionato canzone per canzone, quando dico abbiamo



mi riferisco a Filippo e Carolina Bubbico entrambi co-produttori dell’album. Per alcuni brani avevo le idee molto chiare, per altri invece c’è voluto più di tempo per scavare e trovare la soluzione giusta. Il disco vede numerose collaborazioni importanti. Mi racconti qualcosa di chi ha lavorato con te? Nel disco hanno collaborato 25 musicisti, quasi tutti pugliesi. Mi rendo conto sempre di più che la parte che più mi piace del mio lavoro è quella della condivisone, questo disco è una bella tavolata fatta di artisti di grande spessore e di grande cuore. Che progetti hai, da qui in avanti? Al momento sto lavorando all’allestimento del live di questa estate. Abbiamo già rodato con due concerti ma c’è bisogno di fare meglio. Poi un singolo e sicuramente altre collaborazioni.



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