GENNAIO-FEBBRAIO 2018
MusiCare 2018 - ANNO XX - Numero 1 - Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza
TESTA, MANI, CUORE
«L’analisi è molto importante nel costruire il pezzo, ma quando lo suoni devi dimenticare tutto e gioirne: alla fine si tratta di amore». Parola di MURRAY PERAHIA, sempre più diffusa tra i giovani musicisti alle prese con partiture lontane nel tempo ma vicine nel messaggio. NULLA VI FU MAI DI SIMILE Il violino di Suyoen Kim per le Sonate e Partite di Bach, alfa e omega del repertorio
PIÙ PAPÀ CHE MAESTRO Federico Guglielmo racconta l’intreccio di vita e passioni nella famiglia dai tanti violini 1
DALLA FABBRICA AL PALCO Un concerto per Sonus Faber e il debutto al Teatro di Lonigo: la OTO vive e gira il territorio
Lunedì 29 gennaio 2018, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza
LORENZA BORRANI violino ALEC FRANK-GEMMILL corno naturale ALEXANDER LONQUICH pianoforte musiche di Schumann e Brahms
lunedì 22 gennaio 2018 ore 20:45
Giovedì 8 febbraio 2018, ore 20:45
Enrico Onofri direttore e violino
Teatro Comunale di Vicenza
SUYOEM KIM violino Venerdì 23 febbraio 2018, ore 20:45
Mozart: Sinfonia n. 10 in Sol magg. Sammartini: Sinfonia in La magg. Haydn: Concerto per violino in Sol magg. Mozart: Sinfonia n. 39 in Mi bem. magg.
MURRAY PERAHIA pianoforte
lunedì 26 febbraio 2018 ore 20:45
Integrale delle Sonate e Partite di J. S. Bach parte prima Teatro Comunale di Vicenza
Alexander Lonquich direttore Gregory Ahss violino
programma da definire Mercoledì 7 marzo 2018, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza
ORCHESTRA DA CAMERA DI BRESCIA Filippo Lama violino concertatore BRUNO CANINO & ANTONIO BALLISTA
Prokof’ev: Ouverture su temi ebraici op. 34 Prokof’ev: Concerto in Re magg. per violino e orchestra op. 19 Schumann: Sinfonia n. 2 in Do magg. op. 61
musiche di Boccherini, Mozart e Schubert
lunedì 26 marzo 2018 ore 20:45
duo pianistico
Francesco Ommassini direttore
Lunedì 19 marzo 2018, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza
Rossini: Sinfonia da “Tancredi” Beethoven: Sinfonia n. 5 in Do min. op. 67 Schumann: Sinfonia n. 4 in Re min. op. 120
FILIPPO GAMBA pianoforte Integrale delle 32 Sonate di Beethoven quarto concerto Lunedì 16 aprile 2018, ore 20:45
sabato 7 aprile 2018 ore 20:45
Teatro Comunale di Vicenza
MATTHIAS GOERNE baritono ALEXANDER SCHMALCZ pianoforte
Enrico Bronzi direttore e violoncello Prokof’ev: Suite da “Lieutenant Kijé op. 60 Concertino per violoncello e orchestra op. 132 Sinfonia n. 3 in Do min. op. 44
Franz Schubert: i tre grandi cicli di lieder terzo concerto Lunedì 7 maggio 2018, ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza
CAMERATA SALZBURG orchestra GREGORY AHSS violino concertatore JAN LISIECKI pianoforte KURT KÖRNER tromba
BIGLIETTI
musiche di Bach, Shostakovich e Mozart
in vendita presso la biglietteria del Teatro Comunale di Vicenza Viale Mazzini, 39 - Vicenza tel. 0444 324442 / biglietteria@tcvi.it
BIGLIETTI in vendita alla biglietteria del Teatro Comunale e presso la sede della Società del Quartetto (Vicolo Cieco Retrone, 24 / tel. 0444 543729 / info@quartettovicenza.org)
presso la sede dell’Orchestra del Teatro Olimpico Vicolo Cieco Retrone, 24 - Vicenza tel. 0444 326598 / segreteria@orchestraolimpico.it www.orchestraolimpico.it
www.tcvi.it / www.quartettovicenza.org
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online sul sito www.tcvi.it
P
are ci sia ancora qualcuno che distingue tra musicisti teorici e pratici, come se per essere davvero musicisti si potesse scegliere l’una o l’altra cosa. Poteva forse accadere molti anni fa, in altre condizioni culturali, e comunque la declinazione era principalmente lavorativa: se si suonava e s’insegnava strumento si era pratici, se si studiava e insegnava storia della musica o elementi di composizione e analisi, si era teorici. Banalizzando. Pur non pretendendo la “tuttologia” e pur essendo assolutamente naturale che ciascun professionista approfondisca un ambito della propria materia, è oggi evidente che un musicista non può non avere una buona cultura musicale generale e non può non avere confidenza con la pratica strumentale e vocale. Sì, anche cantare: utilizzare il primo ed il più naturale strumento di cui si dispone, per esprimere e comunicare la direzione di una frase, per sentire la musica dentro di sé prima ancora che dallo strumento. Corde vocali e corde sentimentali che fanno vibrare un’anima. Il grande pianista Murray Perahia, dall’alto dei suoi settant’anni, ci confessa che nella vita non ha solo premuto tasti bianchi e neri, ma che ha gioito e pianto, come in amore. Perché, dice, “dopotutto, l’esperienza musicale è amore”. Non è facile spiegarlo a chi sta studiando le scale e gli arpeggi; e forse nemmeno chi sta eseguendo la propria parte di “Aida” per la decima sera consecutiva, ne è esattamente persuaso. Eppure, pochi altri fenomeni umani sono in grado di abbracciare i sensi mettendo in comunicazione la sfera cerebrale a quella fisica e sentimentale. In questo senso, suonare è un’esperienza totalizzante. Chi ascolta ne gode, ma non quanto chi suona, chi la musica la fa. Perché dissertare sull’amore può esser bello, ma farlo è meglio. ●
In copertina MURRAY PERAHIA, pianista e direttore d’orchestra statunitense, 70 anni compiuti, sarà in concerto a Vicenza venerdì 23 febbraio. Anno XX - Numero 1 Gennaio-Febbraio 2018
coordinamento editoriale Giovanni Costantini collaboratori Marco Bellano Filippo Lovato Paolo Meneghini Alberto Schiavo impaginazione Alessandra Melison per le foto l’Editore è a disposizione di quanti provassero diritti di Copyright
Giovanni Costantini
cartaCanta
di Leonardo Mezzalira
LA DOLCE SORELLA
Periodico di cultura, musica e spettacolo di Società del Quartetto di Vicenza e Orchestra del Teatro Olimpico Direttore Resp.: Matteo Salin Editore: Società del Quartetto di Vicenza Redazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546 web www.quartettovicenza.org e-mail info@quartettovicenza.org Periodico iscritto al registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 977 Stampa: Tipolitografia Pavan snc su carta Passion 13 da 100 g/mq Tiratura 3000 copie
la carta di questa pubblicazione è gentilmente offerta da
W. A. MOZART SINFONIA N. 39 IN MI BEMOLLE MAGGIORE K. 543 BÄRENREITER-VERLAG, KASSEL L’opera sarà interpretata dall’Orchestra del Teatro Olimpico con Enrico Onofri direttore lunedì 22 Gennaio 2018 al Teatro Comunale di Vicenza.
“La dolce sorella del Don Giovanni.” Hans Joachim Moser, a proposito della Sinfonia n. 39 di Mozart
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Sir András Schiff
Cappella Andrea Barca Festival Omaggio a Palladio xxi edizione
26-29 aprile 2018
Teatro Olimpico Basilica dei Ss. Felice e Fortunato Giovedì 26 Aprile 2018 Teatro Olimpico ore 20:30
Sabato 28 Aprile 2018 Teatro Olimpico ore 20:30
Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore e pianoforte Erich Höbarth violino Hariolf Schlichtig viola Christoph Richter violoncello
Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore Wolfgang Breinschmid flauto Merel Quartett Bach Ouverture n. 2 in Si min. per flauto e orchestra BWV 1067 Verdi Quartetto in Mi min. Mozart Serenata per fiati n. 10 in Si bem. magg. “Gran Partita” KV 361
Bach Ouverture (Suite) n. 1 in Do magg. per orchestra BWV 1066 Bartók Divertimento per archi SZ 113 BB 118 Brahms Quartetto n. 2 per pianoforte ed archi in La magg. op. 26
Domenica 29 Aprile 2018 Teatro Olimpico ore 20:30
Venerdì 27 Aprile 2018 Basilica dei Ss. Felice e Fortunato ore 20:30
Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore e pianoforte
Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore Schola San Rocco coro Francesco Erle maestro del coro Michael Beringer organo Christoph Richter violoncello
Bach Ouverture n. 4 in Re magg. per orchestra BWV 1069 Schubert Sonata per pianoforte in Sol magg. D 894 (op. 78) “Fantasia” Brahms Sinfonia n. 2 in Re magg. per orchestra op. 73
Bach Ouverture (Suite) n. 3 in Re magg. per orchestra BWV 1068 Bruckner Quintetto in Fa magg. per archi WAB 112
(Erich Höbarth violino, Ulrike-Anima Mathé violino, Hariolf Schlichtig viola, Anita Mitterer viola, Xenia Jankovic violoncello)
biglietti
biglietti concerti Teatro Olimpico – 26, 28, 29 aprile
Schumann Messa in Do min., per soli, coro, organo, violoncello e orchestra op. 147
– INTERO euro 70 – RIDOTTO ABBONATI STAGIONE CONCERTISTICA euro 60 – RIDOTTO UNDER30 euro 30 biglietti concerto Basilica San Felice – 27 aprile
biglietti in vendita presso la sede della Società del Quartetto di Vicenza a partire da martedì 6 febbraio (Vicolo Cieco Retrone, 24 / lun.-ven. dalle 9 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 17:30 / tel. 0444 543729 / info@quartettovicenza.org)
SETTORE A (navata centrale) – INTERO euro 70 – RIDOTTO ABBONATI STAGIONE CONCERTISTICA euro 60 – RIDOTTO UNDER30 30 euro
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SETTORE B (navate laterali) – INTERO euro 50 – RIDOTTO ABBONATI STAGIONE CONCERTISTICA euro 45 – RIDOTTO UNDER30 30 euro
Indice
LA STECCA «Chi non ama le donne il vino e il canto, è solo un matto non un santo!» (Arthur Schopenhauer , filosofo tedesco, 1788-1860)
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musicaMese
UN MUSICISTA D’ALTRI TEMPI ALLA CORTE DELLA OTO di Paolo Meneghini
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musicaMese
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contr’appunti
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notEventi
TRE INTERPRETI INTERNAZIONALI E LA DOLCE OMBRA DI CLARA di Marco Bellano
SONATE & PARTITE PER VIOLINO SOLO: BACH, ALFA E OMEGA DELLA MUSICA di Cesare Galla
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frasi&accordi
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MURRAY PERAHIA, UN CUORE TRA IL COMPOSITORE E IL PUBBLICO di Filippo Lovato
DALLA RUSSIA ALL’AMERICA, PASSANDO PER LA CULTURA EBRAICA di Marco Bellano
82 ANNI E GAREGGIARE ANCORA, MA PER AMICIZIA E… REPERTORIO di Marco Bellano
LA FAMIGLIA DEI VIOLINI GUGLIELMO: FEDERICO RACCONTA GIOVANNI di Giovanni Costantini
tema&variazioni
WAGNER, SHOSTAKOVIC, BEETHOVEN: LA OTO DEBUTTA AL TEATRO DI LONIGO a cura della redazione
d’altro ouverture canto Sessant’anni sono tanti; decisamente troppi per costruire un teatro degno di questo nome in una città economicamente florida e culturalmente vivace come Vicenza. Eppure è andata così. Finalmente, dieci anni fa, il Teatro Comunale Città di Vicenza è stato consegnato alla cittadinanza e da allora ce lo siamo proprio goduto: solo la Società del Quartetto vi ha realizzato oltre 150 concerti, che sono stati seguiti da più di 100 mila spettatori. E poi c’è la danza, la prosa, i concerti sinfonici, gli eventi fuori cartellone... Se ci può essere di conforto, non è che le cose siano andate meglio in altri capoluoghi del Veneto. Il sommo architetto Oscar Niemeyer negli anni Ottanta donò alla Città di Padova un progetto per un Auditorium da 2 mila posti. Perché fece un regalo così importante? Semplicemente per questioni di cuore: Annita Baldo, con la quale fu sposato per 77 anni, era figlia di emigranti padovani che scelsero il Brasile alla ricerca di una vita migliore. Il progetto donato da uno dei maestri dell’architettura del Novecento finì inspiegabilmente in un cassetto degli Uffici comunali: ad un certo punto non si riuscì nemmeno a capire in quale cassetto! Poi rispuntò fuori e qualche solone disse che si trattava di un progetto troppo “vecchio” per una città come Padova. ●
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ouverture notEventi musicaMese
di di Paolo Meneghini Paolo Meneghini
UN MUSICISTA “D’ALTRI TEMPI” ALLA CORTE DELLA OTO Lunedì 22 gennaio debutta nella stagione sinfonica Enrico Onofri, violinista e direttore specializzato nel repertorio barocco e classico. Alla guida della OTO proporrà il leggiadro Concerto in Sol di Haydn, il Mozart dell’alba e del tramonto e il rivoluzionario Sammartini.
Enrico Onofri
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el terzo concerto della stagione sinfonica della OTO – lunedì 22 gennaio al Teatro Comunale di Vicenza – la bacchetta passa nelle mani di Enrico Onofri, violinista e direttore di origine ravennate che vanta una profonda esperienza particolarmente nel campo della musica antica e in particolare del periodo barocco. Scorrendo le sue note biografiche balza agli occhi l’incontro di parecchi anni fa con Jordi Savall. Il grande maestro catalano lo volle infatti come primo violino della sua Capella Reial de Catalunya, ensemble che viene considerato un punto di riferimento mondiale nel campo della musica antica. Sull’abbrivio di quella formidabile esperienza giovanile Onofri fu chiamato a suonare con altri importanti gruppi come il Concentus Musicus Wien, l’Ensemble Mosaiques e il Concerto Italiano. La sua carriera di violinista è tuttavia contrassegnata dai 23 anni passati con Il Giardino Armonico, fra i più apprezzati ensemble specializzati nelle esecuzioni con strumenti originali, del quale è stato solista e konzertmeister dal 1987 al 2010 frequentando le più importanti sale da concerto europee, americane e asiatiche. Raggiunta la piena maturità artistica, dai primi anni Duemila Onofri ha affrontato con sempre maggior consapevolezza anche la direzione d’orchestra, ruolo che lo ha visto finora alla guida di importanti formazioni come la Camerata Bern, la
A PORTE APERTE
Ascoltare un’orchestra al lavoro: riprendono le prove per le scuole Le produzioni della OTO di febbraio e marzo, riprenderanno con le tradizionali prove aperte alle scuole: la mattina del giorno del concerto, dalle 10:30 alle 12:00, le porte del Teatro Comunale aperte alle scolaresche di ogni ordine e grado. Il prezzo del biglietto è di 3 euro a studente. Maggiori informazioni presso la segreteria della OTO.
Kammerorchester di Basilea, l’Orchestre de l’Opéra de Lyon e la Orquesta Sinfonica de Galicia. Dal 2004 al 2013 è stato direttore principale dell’orchestra portoghese Divino Sospiro e dal 2006 è direttore ospite dell’Orquesta Barroca de Sevilla. Per il suo debutto con la OTO il violinista e direttore ravennate ha messo al centro del programma il leggiadro Concerto per violino e archi in Sol maggiore di Haydn, composto intorno al 1769, nel quale si cimenterà nel doppio ruolo di solista e direttore. La serata, però inizia e termina nel segno di Mozart con due significativi lavori sinfonici: la Sinfonia numero 10 in Sol maggiore - composta nel 1770 durante il soggiorno italiano e forse in origine pensata come Ouverture per Mitridate - e la numero 39, il “Canto del cigno”, che appartiene alla straordinaria triade venuta alla luce a Vienna nell’estate del 1788. In mezzo c’è spazio anche per il milanese Giovanni Battista Sammartini – del quale viene proposta la Sinfonia in La maggiore –, autore per certi versi rivoluzionario che contribuì non poco a traghettare la musica orchestrale dallo stile concertante a quello sinfonico. ●
lunedì 22 gennaio 2018 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza
ORCHESTRA DEL TEATRO OLIMPICO ENRICO ONOFRI direttore e violino musiche di Mozart, Sammartini e Haydn
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musicaMese ouverture
di Marco Bellano
TRE INTERPRETI INTERNAZIONALI E LA DOLCE OMBRA DI CLARA Lorenza Borrani al violino, Alec Frank-Gemmill al corno e Alexander Lonquich al pianoforte: tre prestigiosi nomi della “classica” per un programma dedicato alla musica da camera romantica tedesca: Schumann e Brahms gli autori, Clara Wieck la musa ispiratrice.
È
davvero internazionale, la portata del trio di musicisti impegnato nel concerto che la Società del Quartetto propone il 29 gennaio. Con Lorenza Borrani si va dalla natia Firenze alla Lucerne Festival Orchestra e alla Chamber Orchestra of Europe, dove è da un decennio Violino di spalla; Alec Frank-Gemmill ci porta invece in Regno Unito, tra il ruolo di primo corno alla Scottish Chamber Orchestra e la cattedra alla Guildhall School di Londra. Entrambi poco più che trentenni, trovano nel pianista Alexander Lonquich un interlocutore speciale, appartenente a una generazione precedente, oltre che all’area geografica a cui tutto il concerto sarà dedicato: la Germania.
Alexander Lonquich
Si intravede in effetti la figura consolatrice di Clara, nelle atmosfere talvolta elegiache del Trio per pianoforte, violino e corno Op. 40, del 1864-1865. Dal 1862, infatti, questa si era trasferita a Baden-Baden, località termale dove spesso Brahms trascorreva le vacanze, immerso nella pace silvestre della Selva Nera. Alla Sonata per violino e pianoforte Op. 121 di Schumann, invece, Clara regalò la sua abilità alla tastiera, tenendo a battesimo il monumentale brano con il violinista Josef Joachim, il 29 ottobre 1853. Lo stesso ruolo aveva avuto Clara il 26 gennaio 1850, con l’ Adagio e Allegro per corno e pianoforte Op. 70. Il brano era stato composto nel 1849, quello che Schumann stesso riconobbe come il suo anno più felice e produttivo. ●
Lorenza Borrani
Robert Schumann e Johannes Brahms definirono e guidarono la musica strumentale tedesca del secondo ottocento; tra di essi, curiosamente, esisteva uno scarto d’età simile a quello tra gli interpreti ricordati prima. Schumann fu il mentore, Brahms il giovane “prodigio” da scoprire e promuovere; a legarli, oltre all’arte, ci fu una donna, Clara Wieck: la moglie del primo e poi l’amica e confidente prediletta del secondo, dopo la scomparsa di Schumann nel 1856.
ISPIRAZIONI E ATTESE
Origine e destino di due opere in programma A volte, i fili del destino di certe composizioni si intrecciano in modo curioso. La Sonata Op. 121 fu creata, come la precedente Op. 105, seguendo un’osservazione del violinista Ferdinand David: all’inizio degli anni ‘50 dell’Ottocento, Schumann non aveva scritto ancora nulla per pianoforte e violino. Eppure, proprio l’Adagio e Allegro del 1849, era stato presentato al pubblico con un violino a fare la parte del corno. L’affascinante Trio Op. 40 di Brahms, composto tra il 1864 e il 1865, dovette invece aspettare sino al 1879 per essere davvero apprezzato. Scrisse un amico di Brahms, Theodor Billroth: «Il Trio per corno ultimamente ha avuto presso il grande pubblico un successo che non mi sarei mai aspettato. È un brano talmente profondo, che un po’ di tempo fa la gente non voleva proprio ascoltarlo. Come cambiano in maniera strana le cose». m.b.
Alec Frank-Gemmill
lunedì 29 gennaio 2018 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza
LORENZA BORRANI violino ALEC FRANK-GEMMILL corno ALEXANDER LONQUICH pianoforte musiche di Schumann e Brahms
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ouverture notEventi contr’appunti
di Paolo Meneghini di Cesare Galla
SONATE & PARTITE PER VIOLINO SOLO: BACH, ALFA E OMEGA DELLA MUSICA «Nulla vi fu mai di simile, nella storia della musica, né prima né poi». È l’affermazione lapidaria di Piero Buscaroli, su cui sono concordi pressoché tutti i musicologi. Forza ed eleganza, architettura e canto, gigantesca polifonia condensata nella voce monodica del violino. molti dubbi: i “Soli” furono scritti entro il 1720. Di preciso non sappiamo quando, ma è lecito pensare che siano venuti alla luce tra la fine del periodo in cui Bach era organista a Weimar (il decennio 1708-1717) e i primi anni del successivo impiego alla corte di Köthen. Si tratta di tre Sonate e tre Partite, riunite nel manoscritto in coppie. Le prime sono nella forma “da chiesa”, quattro movimenti in alternanza lento-allegro, con una Fuga in seconda posizione. Le seconde riprendono la suite di danze “alla francese”, sempre aggiungendo agli elementi base (Allemanda, Corrente, Sarabanda e Giga) qualche altro movimento. Celeberrimo quello della seconda Partita, la grandiosa Ciaccona. Inaudita e mai più eguagliata la sintesi di forza ed eleganza che fonde la scrittura lineare del violino, tipicamente monodico, con la potenza di una polifonia che forza le caratteristiche stesse dello strumento per creare un’architettura contrappuntistica insieme reale e “pensata”, espressa e latente. ●
LA CELEBRE CIACCONA
La giovane e affermata Suyoen Kim alla prova dell’integrale del Solo di Bach. Giovedì 8 febbraio il primo concerto, con in programma la perla della raccolta.
S
ulle Sonate & Partite per violino solo di Johann Sebastian Bach, biografi e musicologi una volta tanto sono tutti d’accordo. Nel loro genere, si tratta del capolavoro massimo, assoluto, insuperabile. Come riassume Piero Buscaroli: «Nulla vi fu mai di simile, nella storia della musica, né prima né poi». Il frontespizio del manoscritto autografo intitola la raccolta “Sei solo a violino senza basso accompagnato”. Seguono la scritta “Volume primo” e la data: anno 1720. Questo elemento offre una certezza e lascia
Dopo aver collezionato in gioventù una messe di premi e riconoscimenti internazionali, la violinista tedesca di origini coreane Suyoen Kim – oggi trentenne – è entrata nella piena maturità artistica, sorretta da un bagaglio tecnico fuori dal comune e da una cantabilità che è frutto del suo talento naturale. L’intensità di una serata per violino solo – che mancava da molti anni nella programmazione della Società del Quartetto – con l’integrale delle Sonate e Partite di Johann Sebastian Bach. In questa prima puntata c’è anche la celebre Ciaccona dalla Partita n. 2. p.m.
giovedì 8 febbraio 2018 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza
SUYOEN KIM violino Integrale delle Sonate e Partite di Johann Sebastian Bach L’ANGOLO DI CESARE GALLA
alle ore 20, nel foyer del Teatro un’introduzione all’ascolto a cura di Cesare Galla
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notEventi ouverture
di Filippo Lovato
MURRAY PERAHIA, UN CUORE TRA IL COMPOSITORE E IL PUBBLICO Aspettando di conoscere il programma che il grande pianista americano proporrà a Vicenza, ecco la sua scelta interpretativa nell’esecuzione di un brano musicale: «L’analisi è molto importante nel costruire il pezzo, ma quando lo suoni devi dimenticare tutto e gioirne: alla fine di tutto si tratta di amore».
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on c’è dubbio che appartenga al ristretto gruppo dei più grandi pianisti in circolazione. Eppure Murray Perahia, americano, settant’anni nel 2017, non vive della sua fama, ormai più che consolidata. Lavora infaticabilmente per raffinare le sue interpretazioni mosso da un sentimento ben lontano dall’ansia del successo. «L’analisi è molto importante nel costruire il pezzo - ha dichiarato a chi scrive - ma quando lo suoni devi dimenticare tutto e gioirne, se vuoi davvero che quella sia un’esperienza musicale e se vuoi che ne gioisca anche il pubblico. Alla fine di tutto si tratta di amore. È la cosa più importante. Dopo che tutto il lavoro intellettuale è stato fatto si tratta di provare piacere a suonare».
«AMAZING!»
A spasso per Vicenza con un americano diverso da quelli che si vedono in città... «Amazing!» e poi, di nuovo, «Amazing!». Chi ha avuto la fortuna di accompagnare Murray Perahia e sua moglie a visitare le bellezze di Vicenza, l’ha sentito esclamare “Stupendo!” in più di un’occasione. Hanno sfilato sotto i suoi occhi il Teatro Olimpico, dove si è augurato di venire a suonare, e le Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari, con l’importante collezione di icone che l’ha particolarmente colpito. Ma qualche «Amazing!», c’è di che esserne certi, deve essere stato riservato anche ai piatti tipici della cucina vicentina. f.l. Le sue letture spiccano per la cantabilità dei temi, per la naturalezza con cui il pianista scioglie l’intreccio delle voci. La forza di Perahia, come egli stesso ha dichiarato, è cercare di assumere il punto di vista del compositore. Il che non significa pensare al tempo in cui la musica è stata scritta, agli strumenti a disposizione dell’autore, ma al modo in cui egli ha risolto i problemi compositivi, al senso del brano, senso decifrabile, secondo il pianista americano e secondo il teorico Heinrich Schenker di cui segue gli insegnamenti, soprattutto nell’ambito della musica tonale. Murray Perahia torna al Comunale di Vicenza venerdì 23 febbraio, a quasi due anni esatti dall’applauditissimo concerto in cui ha affrontato, tra l’altro, l’Hammerklavier di Beethoven. E non si sa ancora cosa proporrà questa volta. Ma è un sacrificio che si può ben fare per ascoltare un pianista che fonda la gioia di suonare nella comprensione dell’umano gesto del comporre. ●
venerdì 23 febbraio 2018 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza
MURRAY PERAHIA pianoforte programma da definire
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di Paolo Meneghini di Marco Bellano
DALLA RUSSIA ALL’AMERICA, PASSANDO PER LA CULTURA EBRAICA Il giovane Gregory Ahss sarà il solista nel Concerto per violino e orchestra di Prokof’ev, in programma il 26 febbraio con la OTO, subito dopo l’Ouverture su Temi ebraici, dello stesso autore. Alla scoperta dei giri che fanno la musica ed i musicisti, prima di approdare in sala...
OTO - Orchestra del Teatro Olimpico
C
’è una particolare consonanza tra il programma che la OTO proporrà il 26 febbraio ed il solista dell’occasione, Gregory Ahss. Questi, violinista, ha origini moscovite ma ha consolidato la sua formazione in Israele, spostandosi poi al conservatorio del New England e ricevendo una borsa dalla American-Israeli Cultural Foundation. Un simile collegamento tra Russia, tradizioni ebraiche e territorio americano lo si ritrova nella Ouverture su Temi Ebraici Op. 34a, che il russo Prokofiev scrisse a New York nel 1919 per lo Zimro Ensemble, un sestetto che gli fornì un taccuino di presunte canzoni
popolari ebraiche da usare come ispirazione. Inizialmente un brano cameristico, questa pagina è stata poi arrangiata per orchestra da Prokofiev. Ahss, comunque, non sarà protagonista in questa ouverture, bensì nel successivo Concerto per violino ed orchestra Op. 19, terminato nel 1917: una delle creazioni preferite dello stesso Prokofiev. In particolar modo, il compositore si sentì particolarmente legato al primo tema del primo movimento: un arco melodico tra i più ispirati della musica del primo Novecento, che con il suo incedere sognante finì per condizionare la struttura dell’intero Concerto. Tradizione
OSSESSIONI IN DO
Schumann e la seconda: una sinfonia già originata dalla follia?
Gregory Ahss
vuole che i due movimenti estremi di un concerto solistico abbiano un ritmo rapido, ed incornicino un brano più calmo. Prokofiev, dando al movimento d’apertura il placido tema di cui si è detto, finì per rovesciare la struttura canonica: il Concerto inizia e finisce in maniera quieta, custodendo al centro, invece, un momento di furioso virtuosismo. ●
Il Do maggiore è la tonalità a cui i compositori solitamente associano immagini di maestà luminosa; la seconda Sinfonia di Schumann trasmette in effetti spesso simili atmosfere, ma venne creata in un periodo niente affatto felice per il suo autore, tra il 1845 e il 1846. I disturbi mentali di Schumann si stavano acuendo e, tre anni dopo il compimento di quest’opera, scrisse: «Il mio stato di semi-invalidità può essere chiaramente percepito nella musica». Curiosamente, tuttavia, questo turbamento gli suggeriva musiche potenti e ottimiste: tra le allucinazioni uditive, gli comparivano ossessivamente «timpani e trombe in Do». m.b.
lunedì 26 febbraio 2018 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza
ORCHESTRA DEL TEATRO OLIMPICO ALEXANDER LONQUICH direttore GREGORY AHSS violino musiche di Prokof’ev e Schumann
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musicaMese ouverture
di Marco Bellano
82 ANNI E GAREGGIARE ANCORA, MA PER AMICIZIA E… REPERTORIO Bruno Canino e Antonio Ballista suonano assieme da 60 anni: i due grandi pianisti italiani proporranno a Vicenza non una delle loro performance “a quattro mani”, ma il Concerto per due pianoforti di Mozart, accompagnati dall’Orchestra da Camera di Brescia.
O
ttantadue anni, di cui sessanta passati a fare musica insieme: anche i freddi numeri non possono che ispirare ammirazione per il duo pianistico Canino-Ballista. Non si esagera, dicendo che dalla loro intesa sono rifioriti stima ed entusiasmo verso un repertorio che, per diverso tempo, nel Novecento italiano degli interpreti fu malauguratamente ritenuto “minore”: quello della musica da camera e, in particolare, per il cosiddetto “quattro mani” pianistico. La riscoperta è stata certamente artistica, ma anche – e i due ci tengono particolarmente a sottolinearlo – fatta di umana condivisione ed emozione. Come ha scritto Canino, nel suo gustoso “Vademecum del pianista da camera”: «Tanti solisti […] hanno abbandonato la loro turrim eburneam: e forse non ha molto senso indagare sulle motivazioni di questa scelta. Accantoniamo senz’altro quelle che può suggerire malignamente un animo meschino […]. Ne restano altre, assai umane: allontanare lo stress e la solitudine che la vita del solista comporta; suonare accanto alla persona amata; e, certamente decisiva, la più giusta di tutte: il desiderio di esplorare un repertorio sconfinato e affascinante, e di vivere esperienze musicali che il concertismo solistico non può dare».
«LA SIGNORINA È UN MOSTRO!»
Il commento di Mozart, sulla pianista con cui duettava, non si riferiva solo alla bravura... Quando Mozart scrisse il suo Concerto per due pianoforti, nel 1779, aveva due precisi “sfidanti” in mente? Forse sì: pare abbastanza chiaro che uno dei due ruoli dovesse essere ricoperto da Mozart stesso, e l’altro dall’amata (e dotatissima) sorella Nannerl. Quando però Mozart cominciò a presentare ripetutamente in pubblico il Concerto, all’altro pianoforte volle una sua allieva: Josepha Barbara Auerhammer. La quale - ci riferisce lo stesso Mozart, senza mezze misure, in una lettera del 27 giugno 1781 - non era affatto avvenente, ma era un modello di talento e coraggio: «La signorina è un mostro! Ma suona che è una delizia […]. Dice infatti: non sono bella, al contrario sono orribile. Non ho voglia di sposare un eroe di cancelleria […]; preferisco perciò rimanere così e vivere grazie al mio talento. E ha ragione; mi ha dunque pregato di aiutarla a realizzare il suo progetto». m.b.
Bruno Canino e Antonio Ballista
Alla luce di queste e altre considerazioni simili fatte da Canino e Ballista, diventa però intrigante interrogarsi sul programma che propongono il 7 marzo 2018 a Vicenza. Incorniciato tra la Sinfonia n. 4 di Boccherini e la quinta di Schubert, concertate dal maestro Filippo Lama, starà il Concerto per due pianoforti di Mozart. Due pianoforti, non un solo strumento a quattro mani; il che riporta a un’osservazione di Canino, il quale una volta disse che il quattro mani esprime e rappresenta sentimenti di amicizia, mentre il due pianoforti illustra un atteggiamento più competitivo, quasi sportivo. La sfida, dunque, è sportivamente aperta: non certo per vincere, ma per partecipare, e rendere il pubblico partecipe di un sodalizio pronto a rinnovarsi ancora. ●
mercoledì 7 marzo 2018 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza
ORCHESTRA DA CAMERA DI BRESCIA Filippo Lama violino concertatore BRUNO CANINO e ANTONIO BALLISTA duo pianistico musiche di Boccherini, Mozart e Schubert
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ouverture notEventi frasi&accordi
di Giovanni Paolo Meneghini di Costantini
LA FAMIGLIA DEI VIOLINI GUGLIELMO: FEDERICO RACCONTA GIOVANNI «È stato più papà che maestro: chi ne è fuori cade nella dinamica perversa del figlio d’arte, paragonandolo perennemente al padre». Non ha dubbi il maestro Guglielmo, Federico, nel ricordare la figura del papà. E a MusiCare racconta l’intreccio di vita familiare e passioni.
Federico e Giovanni Guglielmo
foto © Marco Borggreve
I
l “Guglielmo del violino”, per Google, è lui: Federico, il figlio di Giovanni. Ma non è questo il motivo per cui Federico non vive di luce riflessa ma di luce propria. Cinquant’anni, una solida carriera ed un’altrettanto soddisfacente vita privata: il figlio di colui che è considerato il maestro Guglielmo – con la I maiuscola – riconosce i meriti del padre e, in una chiacchierata dai toni più umani che professionali, racconta la complessità dell’intreccio di vite e passioni. Senza perderne la bellezza. Capita ancora spesso, ad esempio, che si esaltino uomini celebri dimenticando completamente le donne che sono state loro accanto. Chi scrive ha un ricordo nitido anche della mamma di Federico Guglielmo, la professoressa Giuliana Padrin, violinista anche lei. «Condivido quello che dici e mi fa molto piacere tu lo dica» – mi contraccambia il maestro Guglielmo, Federico. «Anche nel caso di mio padre, mia mamma è stata una figura determinante. Dal punto di vista didattico per molto tempo hanno lavorato in tandem, in sinergia. E poi ha avuto un ruolo fortemente stabilizzante: con la vita imposta dalla carriera artistica, se una persona ha un compagno o una compagna problematica, ti viene più voglia di stare fuori che non di tornare a casa. Ah, e anche un’altra cosa: mia madre era una scompositirtice dei problemi, quindi un grande aiuto per Giovanni, che trovava in lei conforto e terreno agile.» Federico, tu sei cresciuto a pane e violini... «Certo, per me era naturale e inevitabile avere un violino in mano. Ma la modalità non è mai stata opprerssiva: erano presenti, questo sì. E si verificavano anche scene simpatiche: uno usciva dalla stanza dopo avermi dato un conisglio, che io applicavo; poco dopo entrava l’altro e mi diceva: “ma chi ti ha detto di fare così?”.» Giovanni, in definitiva, è stato più papà o più maestro? «Sicuramente più il primo. Ha sempre pensato che io dovevo ricavarmi lo spazio della mia professionalità,
farmi il mio percorso. È chi è all’esterno che sviluppa la dinamica perversa del figlio d’arte, confrontandolo perennemente con la figura paterna. La realtà è molto più articolata. Lui ha avuto un ruolo decisivo nella scelta dei percorsi più che nella mia formazione: è stato per me un “indirizzatore”. In molte cose mi ritrovo soprattutto ora che non c’è più.» Allora, sull’onda dei ricordi, ti chiedo di condividerci un aneddoto o un racconto di papà, legato alla sua attività professionale. «Più che un episodio particolare, mi viene alla mente il suo gusto per la scoperta, legato ai molti viaggi fatti per le tournée. I miei temi della scuola elementare riportavano in modo quasi caricaturale i racconti di papà, al punto che la maestra li trovava fantasiosi.» Tra te e Giovanni non è mancata la collaborazione artistica e, insieme ad essa, la dialettica... «Avendo lui partecipato alla prima fase del recupero della musica barocca – coi Virtuosi di Roma e i Solisti Veneti, per capirci – è stato inizialmente ostile alle istanze filologiche che io propugnavo, perché aveva maturato le sue convinzioni. Ma attraverso la mia sollecitazione e la sua curiosità si è rimesso in discussione, e così con l’Arte dell’Arco sono stato io a trascinarlo e si è verificata una sorta di onda inversa rispetto a quella che fino a quel momento ci aveva spinti.» Da quando è mancato, in molti si sono espressi sulla sua eredità artistica e umana: secondo te qual è il valore più grande che ha lasciato? «Uno che lega tutti gli ambiti: un’inesausta curiosità messa assieme alla disponibilità all’ascolto.» La memoria oggi passa anche attraverso il web, e lì Giovanni Guglielmo sembra quasi non esistere... «È una nota dolente, sicuramente il fronte su cui siamo più carenti oggi nel ricordarlo. Penso che dovrò farmene carico io...insieme a chi vorrà aiutarmi.» ●
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tema&variazioni ouverture
a cura della redazione
WAGNER, SHOSTAKOVIC, BEETHOVEN: LA OTO DEBUTTA AL TEATRO DI LONIGO La felice sinergia tra l’orchestra, il Conservatorio di Vicenza e il Teatro di Lonigo, propone al pubblico il concerto di diploma degli allievi della classe di Direzione d’orchestra del maestro Giancarlo Andretta. Programma imperdibile e biglietto promozionale.
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rosegue la collaborazione della OTO con la classe di Direzione d’orchestra del Conservatorio di Vicenza - la cui cattedra è tenuta dal maestro Giancarlo Andretta – e s’impreziosisce di un concerto pubblico, che si terrà giovedì 1 marzo 2018 al Teatro Comunale di Lonigo, con inizio alle ore 21. Con l’occasione del concerto di diploma di due allievi della classe, e grazie alle sinergie tra OTO, Conservatorio e Teatro di Lonigo, l’orchestra – quanto meno nella sua veste rinnovata – debutterà sul pal-
coscenico del bel teatro di fine ‘800, nell’ambito del Marzo Musicale Leoniceno. Nella prima parte del concerto, Lorenzo Vignato dirigerà l’Idillio di Sigfrido di Wagner e il primo concerto per violoncello di Shostakovic; seconda parte dedicata alla Sinfonia n. 2 in Re maggiore di Beethoven, per la direzione di Giovanni Costantini. Il biglietto del concerto è al prezzo promozionale di 5 euro. In via di definizione una prova aperta alla scuole, presso il Teatro di Lonigo. ●
IL QUARTETTO D’ARCHI DELLA OTO ESCE DAL TEATRO E VA...IN FABBRICA
cugnano, al quale hanno partecipato i dipendenti dell’azienda e una delegazione di clienti asiatici. A fianco del quartetto della OTO, che per l’occasione ha proposto una scaletta di ispirazione latinoamericana, si è esibito il fisarmonicista Thomas Sinigaglia. «Portare la musica dal vivo al di fuori degli auditorium o dei teatri è una tendenza che si sta facendo sempre più largo, a livello internazionale, anche fra le più blasonate formazioni sinfoniche – ha affermato alla fine dell’incontro il presidente della OTO Franco Scanagatta – e portarla in una fabbrica come questa che produce diffusori acustici di alta gamma, assume un valore particolare. In fondo, un’orchestra funziona con le stesse dinamiche di un’azienda». p.m.
Lo scorso novembre quattro musicisti della OTO si sono esibiti nella sede della Sonus Faber di Arcugnano, presentando un programma di ispirazione latinoamericana. Il presidente Scanagatta: «Abbiamo portato la musica dal vivo fuori dal teatro».
Trasferta insolita – lo scorso 15 novembre – per la OTO. Su invito dell’azienda vicentina “Sonus faber”, l’orchestra ha mandato in “missione” quattro archi del suo organico (i violinisti Samuele Aceto e Alessia Giusto, la violista Lisa Bulfon e la violoncellista Chiara Borgogno) per un incontro musicale ospitato nella fabbrica-laboratorio di Ar-
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ouverture notEventi arte&cultura
di Paolo Meneghini a cura di Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari
L’apparenza di infinito nel “Lessico fondamentale” di Bruskin Fino al 15 aprile 2018, le Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari ospitano l’esposizione “Grisha Bruskin. Icone sovietiche”. Opere in prima esposizione italiana e percorso espositivo di confronto tra opere dell’autore e icone della cristianità.
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e Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari ospitano l’esposizione Grisha Bruskin. Icone sovietiche, una mostra per ricordare in modo originale il centenario della Rivoluzione d’Ottobre, rileggendo il sistema sovietico, che ne scaturì, a partire da un’unica opera: il dittico Lessico fondamentale, 19851990, di Grisha Bruskin, capolavoro mai prima d’ora esposto in Italia. Nella storia dell’arte russa della seconda metà del Novecento, Lessico fondamentale gode di uno status mitico: nell’asta tenuta da Sotheby’s a Mosca il 7 luglio 1988, di fatto la prima in Unione Sovietica, una delle due tele fu battuta per la cifra record di 242.000 sterline (pari a 416.000 dollari, come scrisse in prima pagina “The New York Times”), generando una svolta all’interno del panorama artistico sovietico, fino a quella data privo di un mercato ufficiale. L’opera è composta da due pannelli a olio su tela; ciascuno presenta 128 personaggi, 256 figure in totale. Ogni personaggio, colto di tre quarti, mostra un archetipo del mito ideologico sovietico (il pioniere, l’operaio, il soldato ecc.), ed è dotato di uno o più accessori, di pinti in tonalità molto accese, che ne fissano il ruolo e la funzione all’interno di quella società. Tutti i volti presentano la stessa espressione, uno sguardo vuoto in avanti: Bruskin ha fissato l’a spetto apparente di un regime che pareva destinato a perpetuarsi all’infinito e che invece collassò pochi anni dopo. La mostra affianca alle due tele una selezione di disegni preparatori, 25 statuette in porcellana (19981999) e 49 sculture in bronzo realizzate dall’artista nel triennio 2001-2003, una sorta di maquette ex post, che rive la la tridimensionalità implicita delle figure dipinte. Il percorso espositivo confronta inoltre il processo creativo di Bruskin con una selezione di icone-menologio russe dalla collezione Intesa Sanpaolo, evidenziando tra i santi cristiani e gli eroi sovietici profonde connessioni, non solo formali, ma anche concettuali, in particolare per due elementi: la generale aura che li riveste e il loro essere depositari di una narrazione, di un discorso. ●
Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari contra’ Santa Corona 25, Vicenza Da martedì a domenica dalle 10.00 alle 18.00 (ultimo ingresso 17.30) Apertura straordinaria: 1 gennaio (dalle 14 alle 18) Biglietto congiunto mostre e collezioni permanenti Intero € 5 | Ridotto € 3 Ingresso gratuito: per scuole, minori di 18 anni e ogni prima domenica del mese Prenotazione obbligatoria per gruppi e scuole www.gallerieditalia.com; info@palazzomontanari.com Numero verde 800.578875
ANCHE PER NOI L’ART BONUS?
L’ArtBonus è un benefit a favore dei soggetti privati, persone o aziende, che effettuano erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano, sotto forma di credito di imposta del 65% sul donato. La nuova legge estenderebbe l’ArtBonus a tutti i settori dello spettacolo, anziché alle sole Fondazioni lirico-sinfoniche e ai Teatri di Tradizione. Questo significherebbe che anche Società del Quartetto e OTO - entrambe istituzioni senza scopo di lucro, che svolgono le loro attività nel settore - potrebbero beneficiarne. s.p.
Un DDL approvato a novembre 2017 sembrerebbe estendere i benefici della normativa anche ad associazioni come OTO e Quartetto È notizia recente e ancora da confermare, ma l’ArtBonus potrebbe essere esteso a tutti i settori dello spettacolo. Ad inizio novembre, infatti, la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la legge delega di riordino del settore dello spettacolo.
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ouverture notEventi tracce
di Paolo Meneghini di Filippo Lovato
SLANCIO ED INTIMITÀ NEL FRASEGGIO DEL QUINTETTO BARTHOLDY
IL TEMPO PASSA, MOLTE COSE CAMBIANO: NON IL BACH DI PERAHIA
autore A. Zemlinsky - A. Bruckner titolo CD String Quintets interpreti Bartholdy Quintet etichetta CD WDR, 479 6565, DDD, 2016
autore J. S. Bach titolo CD The French Suites interpreti Murray Perahia (piano) etichetta 2CD DG, 479 6565, DDD, 2016
In qualche modo, entrambe le opere incluse in questo recente CD del quintetto Bartholdy (Anke Dill e Ulf Schneider, violini; Barbara Westphal e Volker Jacobsen, viole; Gustav Rivinius, violoncello) rappresentano eccezioni nel catalogo dei relativi autori. I due tempi di un Quintetto in Do minore poi definitivamente abbandonato, un Allegro e uno Scherzo, raccontano la presa di distanza di Zemlinsky dall’influenza di Brahms. Da qui in poi il compositore cambierà stile, sedotto dalla Seconda Scuola di Vienna. Il Quintetto in Fa maggiore di Bruckner, con la variante dell’Intermezzo scritto in sostituzione dello Scherzo per compiacere il committente, rappresenta l’unico lavoro da camera rimasto in repertorio di un autore noto per la rituale grandiosità delle sue sinfonie. I Bartholdy affrontano con trasporto i due autori. C’è una morbidezza viennese, danzante talvolta, nelle loro letture. E se i due tempi di Zemlinsky si muovono in fitti dialoghi tra slancio e levità, Bruckner, pur nella dilatazione dei tempi, acquista una qualità intima che premia in particolare la resa del magnifico Adagio. ●
Sono passati otto anni dalla penultima incisione di Murray Perahia e qualcosa è cambiato. Le biscrome della Sony hanno lasciato il posto al blasone di Deutsche Grammophon: questo disco doppio segna infatti l’ingresso del pianista americano nella scuderia dell’etichetta gialla, dopo un rapporto di oltre quarant’anni con la Columbia prima e l’azienda che l’ha acquisita poi. Non sono cambiati il pianista, il suo amore per il contrappunto e per Bach, autore che accompagna Perahia dal tempo di quell’infortunio al dito che tanto ha fatto temere per la sua carriera. Le sei Suite francesi BWV 812-817 mancavano alla sua discografia. Ecco il Bach di intima umanità che si è riconosciuto in altre prove del pianista americano. I ritmi di danza sono assecondati, ma senza eccedere. Il pedale viene sfiorato per delicate perlature. L’intreccio contrappuntistico è controllato con acume. La polifonia delle voci è resa con encomiabile naturalezza. Una lettura equilibrata, lontana da intellettualismi che testimonia la sensibilità profonda e sfaccettata di un grande interprete. ●
ouverture notEventi audioVisioni
di Paolo Meneghini di Marco Bellano
IL VISO E LE MANI DEL PIANISTA IN UN GIOCO DI DESIDERI ALTERNI https://www.youtube.com/watch?v=ydnxsCKgyEQ Università La Sapienza di Roma, 1996: Bruno Canino interpreta il Clair de Lune di Debussy e viene ripreso dalla televisione. Il video, durante l’esecuzione, mostra solo due tipi di inquadrature che si alternano: in una si vedono le mani del pianista, nell’altra, frontalmente, il viso. Viene negata la visione totale del musicista impegnato a suonare, e si crea dunque un’interessante gioco di tensioni. Il viso manifesta massimamente le emozioni che l’artista sta cercando di esprimere; in un certo senso, assistiamo a una forma di recitazione, seppure garbata e sottile. In quei casi, però, ci manca il fascino virtuosistico delle mani, che ci raccontano in modo dettagliato la tecnica di Canino. La sottrazione del viso, tuttavia, ci fa attendere il ritorno di questo. E così via, in un tacito gioco di negazioni e concessioni che, si può azzardare, ha persino qualcosa di concettualmente affine alle dinamiche astratte che guidano il nostro desiderio durante l’ascolto musicale. ●
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