Musicare 2/2019

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MARZO-APRILE 2019

MusiCare 2019 - ANNO XXI - Numero 2 - Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza

SACRO E UMANO È il concerto secondo PIETRO DE MARIA, pianista veneziano pluripremiato e di recente molto applaudito al Comunale di Vicenza. Che sul futuro della sua e nostra arte non ha dubbi: «L’esperienza dal vivo resta unica! La musica va vissuta, fin dall’asilo!»

LA FIABA D’ORFEO

“L’opera perfetta nel teatro perfetto”: così la definisce Fischer, in vista di Vicenza Opera Festival

L’ULTIMA DI SCHUBERT

Torna a Vicenza il grande pianista rumeno Radu Lupu ed interpreta la sua Sonata prediletta 1

BEETHOVEN FA IL SOLD OUT Teatro Olimpico già tutto esaurito per “Omaggio a Palladio”: Schiff nell’integrale dei Concerti


III EDIZIONE

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olta la carta. Nel breve corsivo d’altroCanto, alla pagina successiva, il misterioso estensore ci informa che un’Intelligenza Artificiale – una macchina, insomma, un computer – avrebbe completato la celebre Sinfonia in Si minore di Schubert, incompiuta (così è infatti definita) dal lontano 1800, dopo averne “studiato” lo stile. Volta la carta. Pagina 7 di questo MusiCare, la penna del maestro Iván Fischer ci racconta di aver scritto di proprio pugno le musiche per il finale autentico dell’opera “Orfeo”, musicata nel 1600 da Claudio Monteverdi partendo da un libretto che non prevedeva il lieto fine. Anche il maestro Fischer deve aver discretamente studiato lo stile di Monteverdi prima di cimentarsi. A questo punto, la domanda è legittima quanto scontata: chi avrà fatto il lavoro migliore, l’intelligenza artificiale o quella umana? Se sul fronte compositivo può esserci partita, considerato che “simboli matematici e musicali obbediscono entrambi alla stessa legge fondamentale di un’unica originaria virtù intellettiva” (Karl Holz, 1798-1858), sappiamo per certo che, ad oggi, nessuna macchina è riuscita a sostituire degnamente l’uomo in quel gesto fisico strumentale in cui l’articolazione delle dita è solo l’ultimo atto di un moto fatto di respiri, idee, anima, interpretazione. Ossia di quattro elementi ignoti ad una macchina. E poi c’è lo spirito. Che è ciò che anima ciascun artista, ove più ove meno, nella propria ricerca di armonia e unità. Se è vero che lo spirito si può cogliere anche dall’atteggiamento, risulta chiaro perché il pianista Pietro De Maria sia così apprezzato dal pubblico. Il suo modo di stare in palcoscenico è probabilmente lo stesso del suo stare nella vita: rispettoso, misurato, elegante, sorridente. In una parola, umano. Che è esattamente ciò che fa la differenza. Il divo punta a portare su di sé l’attenzione, in un processo che potremmo definire appunto “divinante”. L’uomo mette al centro la musica a cui va a dare voce, consapevole che il musicista può essere solo un medium tra l’umano che ascolta ed il divino che c’è nell’insieme dei suoni. La musica non ha bisogno di divi o di star. Ha bisogno di bravi uomini. Non è un caso che i titoli di ben tre articoli di questo numero siano dedicati a Beethoven, uomo gigantesco nel suo essere musicista, e non solo. Gli altri titoli sono comunque incentrati sugli autori che ci hanno lasciato il loro testamento spirituale, senza divismi: Bach, Mozart, Haydn, Schubert, Brahms. ●

In copertina: PIETRO DE MARIA pianista italiano nato a Venezia nel 1967, ha vinto il premio della critica al Concorso Cajkovskji di Mosca (1990), ed i concorsi Dino Ciani e Geza Anda. Ospite regolare della Società del Quartetto di Vicenza, l’abbiamo intervistato in questo numero di MusiCare.

Anno XXI - Numero 2 Marzo-Aprile- 2019

coordinamento editoriale Giovanni Costantini collaboratori Marco Bellano Silvia Ferrari Filippo Lovato Paolo Meneghini Veronica Pederzolli Michele Todescato impaginazione Alessandra Melison per le foto l’Editore è a disposizione di quanti provassero diritti di Copyright

Giovanni Costantini

cartaCanta

di Michele Todescato

UN DRAMMA TONALE

Periodico di cultura, musica e spettacolo di Società del Quartetto di Vicenza e Orchestra del Teatro Olimpico Direttore Resp.: Matteo Salin Editore: Società del Quartetto di Vicenza Redazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546 web www.quartettovicenza.org e-mail info@quartettovicenza.org Periodico iscritto al registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 977 Stampa: Tipolitografia Pavan snc su carta Passion 13 da 100 g/mq Tiratura 3000 copie

L. V. BEETHOVEN TRIO OP. 1 N. 3 IN DO MINORE G. HENLE VERLAG Publication 1969 L’opera sarà interpretata dall’Hèsperos Piano Trio martedì 26 marzo 2019 al Teatro Comunale di Vicenza.

«[Il trio op. 1 n. 3] è l’opera di Beethoven che ha più segnato la sua epoca per il suo ampio dramma tonale, intensificato dalla natura del materiale tematico, dal gioco dei contrasti e dalla foga». Nigel Fortune

la carta di questa pubblicazione è gentilmente offerta da

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Iván Fischer Opera Company Budapest Festival Orchestra diretta da Iván Fischer 21 - 23 - 24 ottobre 2019

LA FAVOLA D’ORFEO di Claudio Monteverdi CON LA REGIA DI IVÁN FISCHER

22 ottobre 2019

CONCERTO SINFONICO Budapest Festival Orchestra diretta da Iván Fischer

Biglietti in vendita nel circuito del Teatro Comunale di Vicenza e presso la sede della Società del Quartetto. 4


Indice

LA STECCA

«La musica di Wagner è meglio di come suona.» (Mark Twain, scrittore, umorista, docente statunitense 1835-1910)

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frasi&accordi

UMANITÀ E SACRALITÀ, ASCOLTO E VITA: LA MUSICA PER PIETRO DE MARIA di Giovanni Costantini

antePrima

IVÁN FISCHER E LA FAVOLA D’ORFEO: UN’OPERA PERFETTA NEL TEATRO PERFETTO di Iván Fischer

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musicaMese

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notEventi

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musicaMese

BEETHOVEN E LO SPIRITO DI MOZART: LA MUSICA “RARA” DI DUE GIGANTI di Cesare Galla

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musicaMese

DOPO BEETHOVEN, ALFA E OMEGA, L’HÈSPEROS VERSO NUOVE SONORITÀ di Giovanni Costantini

UN DISEGNO SINFONICO A SEI MANI: LA OTO IN MOZART, HAYDN E BRAHMS di Cesare Galla

ANCORA LUI E SEMPRE QUELLA: RADU LUPU E “L’ULTIMA” DI SCHUBERT di Filippo Lovato

musicaMese

SACRE E PROFANE, MELODICHE E ARMONICHE: LE SONATE E PARTITE PER VIOLINO DI BACH di Marco Bellano

notEventi

SCHIFF AL PIANOFORTE PER BEETHOVEN: “OMAGGIO A PALLADIO” SOLD OUT di Paolo Meneghini

d’altroCanto ouverture L’Intelligenza Artificiale (IA) di Huawei, coadiuvata dal compositore Lucas Cantor, ha completato la sinfonia incompiuta di Schubert. Dopo aver “studiato” lo stile di Schubert, l’IA ha proposto al vaglio del compositore soluzioni per l’estensione delle parti mancanti. Secondo lo storico israeliano Yuval Noah Harari, uno dei primi terreni di applicazione dell’IA sarà proprio la musica. Il compositore virtuale sarà in grado di creare migliaia di combinazioni di note selezionando le migliori. Ma migliori in base a cosa? Verosimilmente L’IA metterà in relazione sequenze di note e risposta emotiva degli ascoltatori. Per esempio, produrrà la musica più adatta a innescare quella reazione biochimica nota come felicità, anche soppesando le caratteristiche di chi ascolta. Non si può escludere che fra qualche decennio il computer sarà più geniale di Mozart. L’ora in cui un programma si è dimostrato più forte del miglior campione umano di backgammon, di scacchi o di go è già scoccata. Potremmo non essere troppo lontani dal momento in cui non dovremo aspettare la benevolenza della sorte per avere un nuovo Bach. Smetteremo anche di deprecare il destino per averci sottratto prima del tempo Mozart, Schubert o Mendelssohn. Ma se la tecnologia informatica rischia di condannare i compositori a un ruolo ancillare, anche se avrà imparato a scrivere musica assimilando le loro opere, non potrà prescindere dagli strumentisti e dai cantanti. È ben più facile istruire un computer a comporre che insegnare a un robot a suonare il violino. ●

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ouverture notEventi frasi&accordi

di Giovanni Paolo Meneghini di Costantini

UMANITÀ E SACRALITÀ, ASCOLTO E VITA: LA MUSICA PER PIETRO DE MARIA Dopo gli applausi interminabili ed i tre bis dello scorso gennaio - in coda al secondo Concerto di Rachmaninov - ed in vista del concerto coi Fiati di Santa Cecilia, abbiamo sentito il pianista veneziano Pietro De Maria per chiedergli cosa ne pensa del pubblico di Vicenza e del… concerto. nemmeno al terzo bis. E, come ricorda egli stesso, nemmeno quando, prima ancora di toccare un solo tasto, si è seduto sul seggiolino davanti al grancoda. La sensazione di chi scrive - primo ammiratore di questo pianista, va detto per onestà - è che, più o meno consapevolmente, il pubblico vicentino (ma per estensione vorrei dire veneto, avendo ascoltato Pietro anche in altri centri della regione) riconosca in De Maria “uno dei nostri”: un uomo, prima ancora che un musicista, che fa bene il suo lavoro; un musicista che sa emozionare senza perdere una dimensione umana e, dunque, umanizzante per chi ascolta; non un guru, non un dio del pianoforte, distaccato o dal cognome impronunciabile, ma il maestro che tutti vorrebbero avere. Il sorriso di Pietro De Maria - questo l’avevamo già rilevato nel numero di MusiCare che gli avevamo dedicato un po’ di anni fa, con la copertina che recitava per l’appunto “Sorridi, è musica” - è quello della semplicità, di chi sa che oltre le sette note c’è una miriade di cose belle ed importanti e che forse, poi, la musica le racchiude tutte. Pietro, il pubblico di Vicenza sembra ammirarti particolarmente... «Hai ragione, non chiamiamolo applausometro, ma ricordo bene che il mese scorso, quando sono entrato in sala prima del concerto, il pubblico ha continuato ad applaudire anche quando mi sono seduto, il che è raro. È stato un po’ come se fossero già ben disposti alla mia presenza: questo mi ha colpito molto. Devo dire che mi è successo recentemente anche a Portogruaro; allora forse è vero, come dicevi tu: dalle parti venete c’è una maggiore identificazione...sono pur sempre veneziano.» Il pubblico di Vicenza ti ha potuto ascoltare in veste di solista con l’orchestra ed in recital per pianoforte solo, ed ora torni in qualità di camerista, coi Fiati di Santa Cecilia. Al di là del fatto che il lavoro, oggi più di un tempo, richiede di fare tutto, tu in quale di questi generi ti riconosci maggiormente? «Il mio maestro, Vianello, mi portava a fare molti corsi di musica da camera, per cui io sono cresciuto anche con questo genere, fin da subito. I giovani studenti guardano con sospetto alla musica da camera, come se se togliesse tempo alla preparazione pianistica. Invece io credo sia un’ottima scuola, oltre che un’occasione per conoscere pagine pianistiche se possibile ancora più belle di quelle scritte nel resto del repertorio. Nell’ultimo movimento del Quintetto di Mozart, ad esempio (che De Maria eseguirà a Vicenza il 18 marzo, ndr) , c’è un passo pianistico meraviglioso. È proprio la coda del pezzo, e sembra scritta sul nulla: gli strumenti a fiato tengono note lunghe

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on è una questione di applausometro e nemmeno di critica sulla stampa o di mere impressioni da foyer: Pietro De Maria, pianista di origini veneziane tra i più apprezzati della sua generazione, è indubbiamente molto amato dal pubblico dei concerti di Vicenza, che gli attesta apprezzamenti sotto varie forme. Anche lo scorso gennaio, in occasione della sua ultima comparsa al Comunale, in veste di solista nel “Rach 2”, gli applausi sono sembrati non volersi spegnere

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ed il pianoforte muove in arpeggi alternati tra le due mani, che suonano in staccato... ogni volta mi viene la pelle d’oca! In generale, posso dire che mi dispiacerebbe limitarmi ad uno solo degli ambiti che la musica offre. Collaboro poco coi cantanti, ma ad esempio ho il piacere di lavorare occasionalmente con Monica Bacelli che, oltre ad essere molto brava, è una musicista molto intelligente. Diciamo che se non sono sicuro dei partner preferisco suonare da solo e questo può accadere anche con l’orchestra, nel momento in cui non c’è sintonia col direttore.» Che ricordo hai del Concerto di Rachmaninov a Vicenza? «Era la prima volta che eseguivo quel Concerto in pubblico; l’avevo studiato a 19 anni, con Maria Tipo, ma poi non si era mai presentata l’occasione per eseguirlo. Ero molto concentrato sulla mia parte. Eppure hai trasmesso un senso di profondità di lettura e di appoggio sulla tastiera di chi ha elaborato a lungo quelle pagine... «Grazie… Credo che quello che studiamo bene da giovani vada effettivamente in profondità: probabilmente si è sentito questo.» E del programma coi Fiati di Santa Cecilia, hai qualcosa da anticipare per preparare l’ascolto del pubblico? «È bello che siano presentati insieme i due quin-

tetti, come avviene spesso, per altro, essendo tra i pochi brani per quell’organico: Mozart è un capolavoro e Beethoven è suo figlio. Posso dire che in Beethoven il ruolo del pianista molto diverso: Mozart ha una scrittura molto concertante, mentre Beethoven è quasi un concerto per piano e fiati.» Scrittura concertante, Concerto per pianoforte: questa parola ritorna spesso, con riferimenti diversi. Ma il concerto, come rito, è morto o emana solo un cattivo odore? «Per carità! Secondo me stiamo andando troppo in là: si dice smettiamola con frac e ci sono quelli che suonano in jeans. Secondo me un minimo di ritualità, di “sacralità”, deve rimanere. È giusto che si cerchino altre formule perché in alcune stagioni c’è stato un calo di pubblico, ma questo non mi sembra il caso di Vicenza! Io magari sono ottimista di natura, ma non credo che la soluzione sia snaturare il concerto. Dò volentieri il mio contributo con incontri pre-concerto, interviste in sala, lezioni-concerto per le le scuole. Qualcuno sostiene che il problema sia legato ai cd, alla fruizione della musica da casa; ma come si ascolta dal vivo è un’altra cosa: l’esperienza del concerto è unica! Piuttosto è urgentissimo che la musica faccia parte del curriculum scolastico di ciascuna persona, fin dall’asilo. E la musica vissuta, non solo studiata a livello teorico.» ●

antePrima ouverture

di Iván Fischer

IVÁN FISCHER E LA FAVOLA D’ORFEO: UN’OPERA PERFETTA NEL TEATRO PERFETTO Dopo il successo dello scorso anno, il maestro Iván Fischer torna al Teatro Olimpico con la sua Opera Company per la seconda edizione del Vicenza Opera Festival, rassegna operistica e sinfonica che il direttore ungherese ha specificamente disegnato per essere rappresentata nel più antico teatro coperto del mondo. In programma una speciale edizione de “La favola d’Orfeo” di Claudio Monteverdi: una “world premiere” che presenta una grande novità. Fra le tre rappresentazioni del capolavoro di Monteverdi è in programma un concerto sinfonico nel quale Fischer dirigerà la sua Budapest Festival Orchestra, considerata una delle migliori dieci formazioni sinfoniche del mondo.

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er circa 500 anni il pubblico che ha assistito al sublime “Orfeo” di Claudio Monteverdi non ha mai potuto vedere né ascoltare il finale che era stato concepito originariamente. Pubblicato nel 1609, il libretto originale, che prevedeva un’ultima scena con l’ingresso in scena delle Baccanti – un gruppo di invasate seguaci di Dioniso che uccidono Orfeo – fu sostituito con un più convenzionale lieto fine dove Apollo scende sulla terra per portarsi in cielo il povero Orfeo devastato dall’amore. Quel finale originale mi ha sempre colpito e attirato molto e così ho pensato di proporlo componendo io stesso le musiche mancanti degli ultimi dieci minuti dell’opera; l’ho fatto, naturalmente, seguendo lo stile di Monteverdi. Dunque in occasione del prossimo Vicenza Opera Festival – in programma al Teatro Olimpico dal 21 al 24 ottobre 2019 – sarà rappresentata per la prima volta al mondo una specialissima ver-

sione dell’Orfeo di Monteverdi con il finale così com’era previsto nel libretto originale. Sono convinto che l’Orfeo, una delle più belle opere che siano mai state scritte, sia un capolavoro che ha molto a che vedere con il Teatro Olimpico, costruito pochi anni prima che l’opera monteverdiana fosse rappresentata. Direi che è l’opera perfetta nel teatro perfetto. Dopo il grande successo internazionale riscosso dalla prima edizione di questo festival con il Falstaff verdiano, nell’edizione 2019 dirigerò lo stesso team artistico dell’anno scorso, vale a dire la Iván Fischer Opera Company e la Budapest Festival Orchestra. Valerio Contaldo, Nuria Rial e Emöke Baráth sono i nomi di alcuni dei cantanti solisti che ho scelto. ●

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ouverture notEventi musicaMese

di Paolo Meneghini di Cesare Galla

BEETHOVEN E LO SPIRITO DI MOZART: LA MUSICA “RARA” DI DUE GIGANTI Nei Quintetti per fiati e pianoforte dei due grandi autori si disvelano trame e ricorsi di storia della musica qui ben accennati dal critico musicale Cesare Galla, che introdurrà all’ascolto del concerto dei Fiati di Santa Cecilia con Pietro De Maria: programma di rara esecuzione e perfetti accostamenti.

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nei mesi della prodigiosa fioritura di una ricchissima collana di Concerti per pianoforte (K. 451, 453, 456, 459) e lo considerava il più brillante gioiello della sua pur ricchissima corona creativa. Lo volle anche far ascoltare a Giovanni Paisiello, ospite d’onore in un concerto privato a casa della sua brillante allieva Barbara Ployer, detta Babette, che aveva allora 19 anni. Lo spirito concertante nel fittissimo dialogo tra il pianoforte e i fiati, con il testimone protagonistico che continuamente passa da una parte all’altra, e la varietà timbrica magistralmente disposta sono gli elementi caratteristici di questa pagina sbalorditiva, che si fatica a definire semplicemente “cameristica”, perché appartiene in realtà alla musica “totale”, come pochi grandi capolavori. Fra l’altro, si tratta di una composizione poco frequente nei programmi dei concerti, a causa del suo organico, e dunque è preziosa l’occasione di ascoltarla dal vivo. Tanto più preziosa in quanto il programma del concerto dei Fiati di Santa Cecilia insieme al pianista Pietro De Maria il 18 marzo al teatro Comunale lo giustapporrà (con il contorno di due piccole pagine per soli fiati dell’uno e dell’altro) proprio al Quintetto beethoveniano, offrendo dunque l’occasione del confronto all’ascolto diretto e in rapida successione. Il piccolo miracolo del Quintetto op. 16, certo lontano dalla categoria banalizzante delle cosiddette “opere giovanili”, sta nella sua integrale autonomia creativa pur all’interno di un modello che non potrebbe essere più evidente: a partire dal peso e dalla raffinatezza della parte pianistica la sensazione – com’è stato assai ben detto dal musicologo inglese Deryck Cooke – è quella di uno spirito completamente nuovo, incalzante e dinamico, in uno spazio più vasto. Lo spazio di Beethoven, unico e inconfondibile anche nel suo definitivo omaggio a Mozart. ●

on sappiamo se Beethoven fosse al corrente del fatto che Mozart considerava il suo Quintetto in Mi bemolle K. 452, per pianoforte, oboe, clarinetto, corno e fagotto, “la cosa migliore che io abbia mai scritto in vita mia” (lettera al padre del 10 aprile 1784). Ma non c’è da dubitare che considerasse quella composizione una decisiva “pietra del paragone” proprio per la sua riconosciuta altissima qualità. E dunque assume una particolare importanza e un significato del tutto peculiare la sua scelta di scrivere, fra il 1796 e il 1798, un Quintetto nella stessa tonalità, per analogo organico ed esattamente nella stessa forma classica: tre movimenti, con quello lento in mezzo e il primo preceduto da un’introduzione grave. In particolare, in questo magnifico pezzo il compositore tedesco sembra accettare la sfida implicita nel celebre augurio del suo mecenate conte Waldstein, al momento di lasciare la natia Bonn per trasferirsi a Vienna, nel 1792: raccogliere lo spirito di Mozart dalle mani di Haydn. Mozart aveva composto il suo Quintetto a Vienna

lunedì 18 marzo 2019 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

I FIATI DI SANTA CECILIA FRANCESCO BOSSONE fagotto ALESSANDRO CARBONARE clarinetto FRANCESCO DI ROSA oboe GUGLIELMO PELLARIN corno PIETRO DE MARIA pianoforte musiche di Mozart e Beethoven Alle ore 20 nel foyer del Teatro un’introduzione all’ascolto a cura del critico musicale Cesare Galla

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musicaMese ouverture

di Giovanni Costantini

DOPO BEETHOVEN, ALFA E OMEGA, L’HÈSPEROS VERSO NUOVE SONORITÀ Con l’esecuzione delle prime e delle ultime pagine per trio del maestro di Bonn, va a conclusione il ciclo dell’integrale dei Trii di Beethoven proposto dalla Società del Quartetto nell’interpretazione dei tre musicisti italiani. Che all’orizzonte hanno un concerto in Fenice ed un progetto datato 1841.

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’alfa e l’omega. Con il concerto di martedì 26 marzo 2019 va a conclusione il viaggio quadriennale nei Trii di Beethoven condotto dall’Hèsperos Piano Trio. Che, per l’occasione, propone quelle che possono essere considerate le prime pagine per archi e pianoforte insieme ad un trio degli ultimi anni, sempre per la firma di una delle tre grandi B della musica. Come spiega bene Riccardo Zadra, pianista del trio: «Il Trio in Mi bemolle maggiore (WoO 38, ndr) è stato pubblicato postumo ma in realtà è il primo scritto da Beethoven; è una composizione giovanile, fresca e leggera. Il ciclo di Variazioni op. 121a invece è l’ultima opera per trio, rimaneggiata a lungo dal maestro e indubbiamente rappresentativa della sua piena maturità artistica. In questo senso ci sono un po’ il principio e la fine.» Completano il programma, il celebre Trio in Do minore, numero 3 dell’op. 1, primo “grosso” trio per grammatica e colore, ed un altro ciclo di Variazioni, quelle dell’op. 44, su un tema originale di Beethoven. Il maestro Zadra, chiacchierando sul concerto, esalta la peculiarità delle Variazioni, forma effettivamente molto cara al maestro di Bonn ma non così diffusa nel genere: «Pur nel taglio leggero del tema che va a variare,

Beethoven riesce a dare risvolti di grande profondità ed anche la scrittura virtuosistica è sempre raffinata e ricercata e...difficile!» Si conclude il viaggio in Beethoven, ma non il percorso dell’Hèsperos Piano Trio, che all’orizzonte ha un concerto in Fenice, a Venezia, ed un progetto di ricerca che muove da un regalo che si è fatto il maestro Zadra: «Ho acquistato un pianoforte Pleyel del 1841. Si tratta del modello che prediligeva Chopin, ha un suono dolce e morbido che ben si presta a dialogare con gli archi. Ci piacerebbe proporre Mendelssohn, Schubert e Schumann partendo da questo strumento per reinventare le sonorità del trio.» ●

martedì 26 marzo 2019 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

HÈSPEROS PIANO TRIO INTEGRALE DEI TRII CON PIANOFORTE DI BEETHOVEN - quarto concerto

L’unica libreria a Vicenza specializzata nella vendita di spartiti, partiture, set parti, metodologia strumentale, didattica musicale e molto altro ancora. LIBRERIA MUSICALE Vicolo Cieco Retrone, 20 / 0444 327719 info@musicamusicavicenza.it / www.musicamusicavicenza.it

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ouverture notEventi musicaMese

di Paolo Meneghini di Cesare Galla

UN DISEGNO SINFONICO A SEI MANI: LA OTO IN MOZART, HAYDN E BRAHMS L’evoluzione della Sinfonia e del suo significato nelle pagine dei tre maestri, con l’Orchestra del Teatro Olimpico e la direzione di Gabor Takács-Nagy, celebre bacchetta internazionale. Viaggio dalla teatralità di Mozart all’intensità di Brahms, passando per il “mestiere” di Haydn. principe von Öttingen-Wallerstein. Una duplice cessione che gli causò non pochi imbarazzi. La composizione è nella forma in quattro movimenti consolidata dallo stesso Haydn, con il primo Allegro preceduto da un’introduzione lenta. Trombe e timpani nell’organico strumentale (oltre a flauto, due oboi, due fagotti, due corni e archi), come pure la tonalità brillante per antonomasia di Do maggiore ne fanno un’esemplare della maiuscola energia creativa – qui con inflessioni auliche, quasi cerimoniali – con cui Haydn padroneggia in perfetto stile il linguaggio orchestrale e la forma dei quali egli stesso era uno dei fondatori. La dialettica motivica s’intreccia con la varietà timbrica in maniera coinvolgente ed equilibrata fino alla sintesi di un Finale coinvolgente ed estroverso fino a risultare quasi esultante. Se Haydn al culmine della sua carriera maneggiava il genere con la disinvolta efficacia di un geniale artigiano di altissimo livello, nell’avvicinarsi alla Sinfonia Johannes Brahms dovette fare i conti – come tutti i musicisti dell’Ottocento, specie tedeschi – con l’eredità di Beethoven. E questo almeno in parte può spiegare il probabile record di durata nella gestazione della Prima brahmsiana, prolungatasi per almeno un ventennio fra il 1855 e il 1876. Il risultato di una simile complessa elaborazione è un capolavoro di sbalorditiva densità, tanto più rispetto alla essenzialità del materiale tematico. Musica “lavorata” con arte sofisticata, di straordinaria forza interiore, ma anche di una forza comunicativa che va oltre il clima designato dalla tonalità “eroica” di Do minore, per disegnare un paesaggio spirituale e sonoro insieme intimo e grandioso. ●

Gábor Takács-Nagy foto di Nicolas Brodard

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n’Ouverture e due Sinfonie, fra Classicismo e Romanticismo: questo l’itinerario disegnato dal concerto del 4 aprile nei nomi di Mozart, Haydn e Brahms. L’introduzione è quella disegnata dal salisburghese nella Sinfonia K. 318: non solo perché è posta ad aprire la serata, ma perché secondo molti autorevoli storici si tratta in effetti di una “Sinfonia avanti l’opera”, quella per il “singspiel” (opera in tedesco con parti recitate) conosciuto con il titolo apocrifo di Zaide. Lo fa pensare la forma (due parti allegre intercalate da una lenta) e anche la durata complessiva, che si attesta sugli otto minuti, oltre a un certo carattere “teatrale” che qualche addetto ai lavori trova in sintonia con l’opera, composta più o meno nello stesso periodo, la primavera del 1779 e i mesi seguenti, ma lasciata incompiuta. La Sinfonia n. 90 di Haydn appartiene alla piena maturità del compositore e all’epoca – fra il 1785 e il 1789 – in cui scrisse una significativa collana di lavori destinati ad essere eseguiti a Parigi per i concerti pubblici della massonica Loge Olympique de la Parfaite Estime. Fra le cosiddette “Sinfonie parigine”, la n. 90 (1788) rimane in certo modo ai margini solo perché in realtà il musicista, dopo averla scritta su sollecitazione del suo confratello parigino Conte di Ogny (che dirigeva i concerti della Loggia nella capitale francese), la destinò anche a uno dei suoi mecenati viennesi, il

giovedì 4 aprile 2019 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

ORCHESTRA DEL TEATRO OLIMPICO GÁBOR TAKÁCS-NAGY direttore musiche di Mozart, Haydn e Brahms Alle ore 20 nel foyer del Teatro un’introduzione all’ascolto a cura del critico musicale Cesare Galla

OTO IN PALCOSCENICO A TORINO Il prossimo 14 maggio l’orchestra vicentina sarà ospite della stagione della Filarmonica del capoluogo piemontese, alla Sala del Conservatorio “G. Verdi”. Nell’ambito delle attività di promozione delle orchestre italiane dal volto giovane, c’è un virtuoso scambio di inviti fra l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza e l’Orchestra Filarmonica di Torino. La formazione piemontese, lo scorso 19 gennaio, si era esibita con ottimi riscontri al Comunale di Vicenza, condotta da Giampaolo Pretto sul podio e con ospite Pietro De Maria al pianoforte. Ora tocca alla OTO salire sul palco della stagione della Filarmonica di Torino, il prossimo 14 maggio, con tre grandi musicisti – il direttore Lonquich, il

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violoncellista Enrico Bronzi e il violinista Gregory Ahss – per un concerto interamente dedicato al genio creativo di Johannes Brahms. Si comincia con il “Doppio” Concerto per violino, violoncello e orchestra, “folle, ultima composizione” nella quale l’autore amburghese si accosta al genere della sinfonia concertante per più strumenti solisti. Nella seconda parte della serata c’è l’occasione per abbandonarsi alla “tenera gaiezza” della Sinfonia n. 2, scritta di getto nell’estate del 1877 fra la natura rigogliosa che circonda Pörtschach am Wörthersee in Carinzia. Per gli abbonati alle stagioni della Società del Quartetto di Vicenza e dell’Orchestra del Teatro Olimpico, che volessero cogliere l’occasione per una trasferta nel capoluogo piemontese, è prevista una riduzione sul prezzo del biglietto. s.p.


ouverture notEventi notEventi

di Paolo Meneghini di Filippo Lovato

ANCORA LUI E SEMPRE QUELLA: RADU LUPU E “L’ULTIMA” DI SCHUBERT Concerto che fa la storia e la prosegue, quello del grande pianista rumeno a Vicenza, il 10 aprile. Sarà la terza volta che il pianista “filosofo” proporrà al pubblico del Quartetto l’opera da lui più illuminata ed elaborata, assieme a Kreisleriana di Schumann. Concerto imperdibile.

Radu Lupu

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econdo Italo Calvino “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Benché riguardi le parole, e non le note, la definizione di Calvino è applicabile anche alla letteratura musicale. Solo se si parte da tale considerazione si può comprendere l’ascetica assiduità con cui un grande musicista come Radu Lupu, che avrebbe talento e sensibilità per illuminare tanta parte del repertorio pianistico, ritorna a Schubert e in particolare all’ultima Sonata del compositore austriaco, quel disteso capolavoro che è anche l’ultima opera strumentale scritta da uno dei geni della musica di cui più si rimpiange la prematura scomparsa. La Sonata in Si bemolle maggiore D960 occuperà tutta la seconda parte del concerto che Lupu terrà al Comunale di Vicenza il 10 aprile alle 20.45, ospite della Società del Quartetto. Sarà la terza volta che il grande pianista rumeno propone a Vicenza il lavoro con cui Schubert diede l’addio al pianoforte. La prima fu

mercoledì 10 aprile 2019 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

RADU LUPU pianoforte musiche di Schubert e Schumann Alle ore 20 nel foyer del Teatro un’introduzione all’ascolto a cura del critico musicale Cesare Galla

RICORDANDO GIANNI

Nell’ambito della prima edizione della masterclass del Progetto Guglielmo , tenuta dal ma-

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nell’ottobre del 2009 al Comunale, per la stagione del centenario della Società del Quartetto, la seconda nel maggio del 2013, chiamato da András Schiff ad aprire “Omaggio a Palladio” all’Olimpico. Dieci anni fa, abbinò all’ultima Sonata di Schubert la suite “Nella nebbia” di Janáček e l’Appassionata di Beethoven. Quello nel teatro di Palladio e Scamozzi fu invece un recital tutto schubertiano: completavano il programma le Danze tedesche D783 e gli Improvvisi D953. Nella prima parte del concerto di quest’anno al Comunale si ascolterà invece Kreisleriana di Schumann, capolavoro che brilla per contrasto con la Sonata di Schubert. Tanto questa è nel complesso calma, ove increspata di una dolce allegria ove da suadente malinconia, quanto la raccolta di Schumann è imprevedibile nei suoi repentini cambi d’umore, come sorprendenti potevano essere le novelle di E.T.A. Hoffmann con protagonista il maestro di cappella Johannes Kreisler, che tanto avevano affascinato il compositore tedesco. Si può parlare di abbinata perfetta. Non solo perché Lupu è interprete di riferimento di Schumann, non meno che di Schubert (chi ha ascoltato la Fantasia op. 17 del tedesco al concerto del Quartetto del gennaio del 2017 potrà testimoniarlo), ma anche perché Schumann, nella sua febbrile carriera di pubblicista e critico musicale, fu tra i primi a promuovere la grandezza del suo collega, anche portandone alla luce capolavori sepolti (come la sinfonia n. 9 “La Grande”) che l’inesauribile creatività di Schubert disordinatamente generava, per poi magari accantonarli senza un perché. ● estro Salvatore Accardo, promossa da Intesa Sanpaolo e Società del Quartetto di Vicenza, in collaborazione con il Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza, per favorire la crescita artistica delle nuove generazioni di violinisti in campo solistico, sabato 30 marzo alle 17 alle Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari si terrà il concerto degli otto allievi finalisti, al termine del quale verrà assegnata al miglior esecutore la borsa di studio di 8.000 euro, in ricordo del celebre violinista Giovanni Guglielmo. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. s.p.


ouverture notEventi musicaMese

di Paolo Meneghini di Marco Bellano

SACRE E PROFANE, MELODICHE E ARMONICHE: LE SONATE E PARTITE PER VIOLINO DI BACH Si conclude il viaggio nel repertorio per violino solo prodotto dal genio di Lipsia andando oltre le “regole” del tempo e, quasi, le possibilità fisiche dello strumento. Suyoen Kim completerà il ciclo esecutivo per il Quartetto interpretando la prima Partita e le Sonate n. 2 e 3. re questo effetto, la scrittura del compositore dovette farsi sapiente e complessa, come è appunto in questa raccolta datata 1720, creata da Bach probabilmente per il principe e mecenate Leopoldo di Anhalt-Cöthen. La corte presso cui Bach lavorava era di fede calvinista; questo rendeva praticamente nulli gli obblighi relativi alla scrittura di musica religiosa, non richiesta durante le celebrazioni, lasciando così all’artista ampi spazi per approfondire la musica strumentale solista e da camera. Anche se forse le Sonate e Partite possono essere state in parte ideate quando Bach lavorava ancora a Weimar (17081717), la loro organizzazione formale rivela un progetto unitario: si alterna regolarmente una Partita dalla lunghezza variabile a una Sonata in quattro movimenti, il che, secondo le convenzioni dell’epoca, significava far avvicendare il profano al sacro: alle danze delle Partite rispondeva la struttura “da chiesa” delle Sonate, aperte da un riflessivo e solenne movimento lento. Il 15 aprile, Suyoen Kim concluderà la sua personale lettura delle Partite e Sonate con la Partita n. 1 e le Sonate n. 2 e 3. Un’attenzione tutta speciale, in questa seconda parte del ciclo, merita la Fuga della Sonata n. 2, il suo secondo movimento: si tratta probabilmente di uno dei vertici del repertorio violinistico al tempo di Bach, visto che riesce a simulare un dialogo tra più voci simultanee, chiedendo all’esecutore, a volte, di usare contemporaneamente tutte e quattro le corde dello strumento. ●

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i può discutere, su quale sia la migliore composizione per violino d’ogni tempo; è certo, però, che tra le contendenti apparirebbero le Sonate e Partite per violino solo di Johann Sebastian Bach. Si tratta, infatti, di composizioni che sfidano la natura dello strumento, apparentemente melodica: essa darebbe il meglio, cioè, eseguendo temi che si snodano nota dopo nota, in una sola “dimensione”, per così dire. L’accompagnamento, quindi, dovrebbe essere affidato a un altro strumento, come il pianoforte. Bach, invece, riuscì a creare linee melodiche capaci di far arrivare all’orecchio l’illusione della “profondità” armonica, come se il violino accompagnasse se stesso. Per ottene-

lunedì 15 aprile 2019 ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

SUYOEN KIM violino Integrale delle Sonate e delle Partite di Bach secondo concerto

2,2 MILIONI DI EURO IN MANO...

in occasione dell’ultima asta di cui è stato protagonista; deve il suo nome al collezionista William Croall, che lo acquistò nel 1845 dalla Contessa di Seafield. Nel 1906, poi, il violino passò ad altri collezionisti, tra cui Frederick Smith, fino ad arrivare nel 1908 a Robert Finnie McEwen, che lo comprò per 553 sterline (oggi sarebbero 200.000) per la figlia di otto anni Katherine, futura contessa di Scarbrough. Dal 1968, il violino è passato tramite varie aste ad altre proprietà; è stato suonato da solisti come Frank Peter Zimmermann (dal 1985 al 1990) e Alexander Gilman (dal 2006 al 2008). m.b.

Il valore “venale” del prezioso strumento che imbraccerà Suyoen Kim a Vicenza non potrà mai essere paragonato col fatto di essere stato costruito l’anno prima della nascita di Bach. Suyoen Kim suonerà un violino illustre: lo Stradivari “Ex-Croall” del 1684, creato dal maestro liutaio di Cremona un anno prima della nascita di Johann Sebastian Bach. Lo strumento, concesso in prestito all’interprete, ha attualmente un valore venale che ha raggiunto i 2,2 milioni di euro,

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notEventi ouverture

di Paolo Meneghini

SCHIFF AL PIANOFORTE PER BEETHOVEN: “OMAGGIO A PALLADIO” SOLD OUT Teatro Olimpico già tutto esaurito con pubblico da quattro continenti per la XXII edizione della rassegna dedicata dal maestro ungherese al genio dell’architettura. Edizione speciale perché riporta Schiff prevalentemente allo strumento e per di più nell’integrale dei concerti di Beethoven.

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ancano poche settimane alla XXII edizione del Festival “Omaggio a Palladio” con Sir András Schiff e la Cappella Andrea Barca, in programma a Vicenza - Teatro Olimpico e Basilica dei SS. Felice e Fortunato - dal 2 al 5 maggio prossimi. Si tratta di un’edizione che i fan italiani e internazionali del celebre maestro ungherese stanno attendendo con particolare palpitazione perché quest’anno Schiff si è ritagliato un ruolo da protagonista assoluto: il nucleo di “Omaggio a Palladio” sono infatti i Concerti per pianoforte e orchestra di Beethoven, che saranno eseguiti integralmente nel corso delle quattro serate della kermesse vicentina. Inutile dire che Sir András Schiff si proporrà nella duplice veste di pianista e di direttore della sua “Cappella Andrea Barca”. La ghiotta proposta artistica ha fatto sì che i biglietti in vendita dallo scorso 5 febbraio siano andati esauriti nel giro di appena un paio di giorni, costringendo la Società del Quartetto ad aprire subito delle liste d’attesa nel caso di qualche - improbabile ma possibile - defezione dell’ultimo momento. Il perché di tanto entusiasmo è presto spiegato. Se è vero, infatti, che negli ultimi lustri Schiff si è proposto spesso in veste direttoriale, ottenendone larghi consensi di pubblico e critica, è altrettanto vero che tutti lo vogliono ancora ammirare e applaudire per le sue doti di sublime pianista. E se aggiungiamo che il menù proposto comprende il corpus completo dei

Concerti beethoveniani per pianoforte e orchestra, si comprende perché anche quest’anno arriveranno nel grande teatro della “piccola” Vicenza appassionati provenienti da molti paesi europei (principalmente da Germania, Austria, Svizzera, Regno Unito, Ungheria e Nord Europa), ma anche da oltre oceano. «Ci spiace davvero non poter accontentare tutti coloro che vorrebbero venire ad ascoltare il maestro Schiff – spiega il Presidente del Quartetto Paolo Pigato – ma la capienza del teatro palladiano è limitata, e non avrebbe alcun senso tenere i concerti in un altro spazio». A parte la sontuosa “integrale” dedicata a Beethoven alla vigilia delle celebrazioni mondiali per i 250 anni dalla nascita, il programma di “Omaggio a Palladio” seguirà il collaudato format ideato da Schiff per questo suo immancabile appuntamento in terra vicentina. La consueta parentesi di musica sacra alla Basilica di San Felice – venerdì 3 maggio – è dedicata a Franz Joseph Haydn, del quale saranno proposte “Le sette ultime parole di Cristo sulla croce” per coro e orchestra, con la partecipazione dell’ensemble corale vicentino “Schola San Rocco” preparato da Francesco Erle. Gli altri due grandi autori in evidenza saranno Mozart (Quartetti per pianoforte in Do maggiore e in Mi bemolle maggiore, più la celeberrima Sinfonia “Jupiter”) e Bach, con il “Ricercar à 6” tratto dall’Offerta Musicale BWV 1079 che aprirà l’ultima serata della rassegna. ●

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ouverture notEventi tracce

di Paolo Meneghini di Filippo Lovato

DAGLI ARMONICI AI RITMI JAZZ, IL SUONO DEL CORNO

LA POETICA DI DUTILLEUX NELLA LETTURA DEI SOLISTI DI S. CECILIA

autore AA. VV. titolo CD French Music for Horn & Piano interpreti Guglielmo Pellarin (corno), Federico Lovato (piano) etichetta CD Audite, 97.538, DDD, 2011

autore H. Dutilleux titolo CD Chamber Music with Piano interpreti Soloists of the Accademia Nazionale di Santa Cecilia etichetta CD Brilliant Classics, 94738, DDD, 2014

Strumento non facile, il corno. All’inizio il corno naturale, di fatto un lungo tubo di ottone attorcigliato, poteva produrre solo gli armonici naturali. Con l’installazione delle valvole allo strumento fu possibile raggiungere tutte le altezze cromatiche. Questo CD di musica francese del 19esimo e 20esimo secolo dimostra in particolare quanto il corno provvisto di valvole abbia acquisito in versatilità. Nelle due romanze di Saint-Saëns, op. 36 e op. 67, si ascoltano dolci melodie in note lunghe che rievocano le origini dell’ottone, strumento di richiamo. Jean Michel Damase, nella sua Sonata per corno e piano, fa volteggiare l’ottone su toni misteriosi, per scivolare in atmosfere malinconiche nell’andante e chiudere con accenti quasi marziali. Più si va verso il ‘900, più il corno si riconcilia con ritmi più veloci. Se l’Elegia di Poulenc accosta note tenute a rapide bordate, Jean Michel Defaye nel suo ALPHA per corno e piano, arriva a provare il fiato in ritmici ancheggi jazzistici. La tracklist si chiude con la Villanelle di Dukas che ci riporta, solo in parte, in un’atmosfera romantica. Con Lovato, pianista dal fraseggio ricco, Pellarin risalta non solo per tecnica solida, anche per l’abilità nel dispiegare un’incredibile varietà di timbri. ●

Questa raffinata registrazione di alcune opere da camera di Henri Dutilleux fu completata il giorno della morte del compositore, il 22 maggio 2013. Un caso: Dutilleux, uomo generoso e splendido erede della tradizione francese di Debussy e, ancor più, di Ravel, si disse “commosso” quando gli artisti coinvolti nella realizzazione di questo disco gli scrissero per raccontargli del progetto. Ecco il fagottista Francesco Bossone e la pianista Akanè Makita impegnati in Sarabande et Cortège. Poi la Sonatina per flauto e la Sonata per oboe con Makita al fianco del flautista Andrea Oliva e dell’oboista Francesco Di Rosa. Infine, la pianista da sola per la meravigliosa Sonata per pianoforte. Dutilleux, classe 1916, fu compositore tutt’altro che prolifico. In queste quattro partiture scritte negli anni Quaranta, molto esigenti dal punto di vista tecnico, scansa il radicalismo a favore di una ricercatezza timbrica assai specifica, costruita su di una circostanziata conoscenza degli strumenti. I solisti dell’Accademia di Santa Cecilia ne rischiarano la potenza e l’arguzia, l’intelligente costruzione e il levigato lirismo. Nella loro lettura un fraseggio nitido e curato si abbina a un convinto trasporto espressivo, segno di profonda adesione alla poetica del grande compositore. ●

audioVisioni

di Marco Bellano

UNO SGUARDO INDISCRETO SUL PALCO RACCONTA IL LAVORO DEL MUSICISTA https://www.youtube.com/watch?v=Riiv4c_2ISY Gábor Takács-Nagy, direttore d’orchestra ungherese che guiderà l’OTO il prossimo 4 aprile, è in questo video impegnato con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 4 di Ludwig Van Beethoven, assieme a Sir András Schiff. Gábor Takács -Nagy Le riprese, il cui montaggio alterna inquadrature del pianista, del direttore o di singoli musicisti impe-gnati in passaggi di rilievo, offrono un’occasione per riflettere sulla natura “indiscreta” dell’audiovisivo, cinematografico o meno. Generazioni di registi hanno riflettuto sulle qualità talvolta voyeuristiche della loro arte, tra cui Alfred Hitchcock, con il suo La finestra sul cortile (Rear Window, 1954). Si guarda senza essere visti, in fondo. Nel video con Takács-Nagy non c’è nulla di colpevolmente indiscreto, eppure il nostro sguardo può cogliere dettagli che, dalla platea, ci sarebbero preclusi. Si può lanciare un’occhiata, ad esempio, alla partitura che sta usando il direttore, con le sue annotazioni in matite colorate, precise e numerose; e si possono notare benissimo i momenti in cui Takács-Nagy e Schiff si guardano, per trovare intesa sui delicati momenti in cui orchestra e solista necessitano di esse-re perfettamente insieme. Si rivelano, insomma, frammenti altrimenti invisibili del lavoro del musicista, indizio del lungo lavoro e delle articolate competenze necessarie a rendere possibile, nel breve arco di una serata, la nostra piacevole (e qualche volta inconsapevole) esperienza di ascoltatori. ●

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di Pa

Sir András Schiff Cappella Andrea Barca 2-5 maggio 2019 Teatro Olimpico Basilica dei Ss. Felice e Fortunato foto: Peter Fischli / Lucerne Festival

Sabato 4 Maggio Teatro Olimpico ore 20:30

Giovedì 2 Maggio Teatro Olimpico ore 20:30

Cappella Andrea Barca orchestra Sir András Schiff direttore e pianoforte Yuuko Shiokawa violino Jean Sulem viola Xenia Jankovic violoncello

Cappella Andrea Barca orchestra Sir András Schiff direttore e pianoforte Erich Höbarth violino Hariolf Schlichtig viola Christoph Richter violoncello

Beethoven Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra

Beethoven Concerto n. 2 per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore, op. 19 Mozart Quartetto per pianoforte n.1 in sol minore KV 478 Beethoven Concerto n. 1 per pianoforte e orchestra in do maggiore, op. 15

in do minore, op. 37 Mozart Quartetto per pianoforte n. 2 in mi bemolle maggiore KV 493 Beethoven Concerto n. 4 per pianoforte e orchestra in sol maggiore, op. 58 Domenica 5 Maggio Teatro Olimpico ore 20:30

Venerdì 3 Maggio Basilica dei Ss. Felice e Fortunato ore 20:30

Cappella Andrea Barca orchestra Sir András Schiff direttore e pianoforte

Cappella Andrea Barca orchestra Sir András Schiff direttore Schola San Rocco coro Francesco Erle maestro del coro

Bach Ricercar a 6 Mozart Sinfonia n. 41 in do maggiore KV 551 “Jupiter” Beethoven Concerto n. 5 per pianoforte e orchestra in mi bemolle maggiore, op. 73 “Imperatore”

Haydn Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce, Hob:XX:1 (versione per Coro e Orchestra)

info:

Società del Quartetto di Vicenza Vicolo Cieco Retrone, 24 / lun.-ven. dalle 9 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 17:30 tel. 0444 543729 / info@quartettovicenza.org

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