SETTEMBRE-OTTOBRE 2016
MusiCare 2016 - ANNO XVIII - Numero 4 - Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza
BELLA, RICCA, E SANA
È la musica delle nuove Stagioni al Teatro Comunale di Vicenza: attraente, strutturata, varia e di qualità. Forte ma delicata, perché diretta al cuore. Come l’anima del violino di Carolin Widmann, solista con l’Orchestra del Teatro Olimpico. “...POI ARRIVÒ LA MUSICA” Un manoscritto tanto inedito quanto sorprendente sulle origini e i poteri di un suono
DOPPIA PRIMA vicentina Con il debutto di Harding e della Mahler Chamber al Teatro Comunale è storia 1
APERTO PER FERIE
Arte, musica, drink e sold out ai 14 eventi estivi firmati OTO e Società del Quartetto
sabato 8 ottobre ore 20:45 fuori abbonamento MAHLER CHAMBER ORCHESTRA DANIEL HARDING direttore musiche di Mozart lunedì 31 ottobre ore 20:45 BEATRICE RANA pianoforte Bach: Variazioni Goldberg lunedì 7 novembre ore 20:45 QUARTETTO KELEMEN archi musiche di Beethoven, Bartók e Čajkovskij lunedì 21 novembre ore 20:45 TRIO DI PARMA Enrico Bronzi violoncello, Ivan Rabaglia violino, Alberto Miodini pianoforte GUGLIELMO PELLARIN corno musiche di Cascioli e Brahms Sol Gabetta
lunedì 5 dicembre ore 20:45 LES PERCUSSIONS DE STRASBOURG musiche di Kishino, Grisey, de Mey, Cage e Taïra giovedì 15 dicembre ore 20:45 CAMERON CARPENTER International Touring Organ trascrizioni da brani di: Wagner, Bach, Piazzolla, Vierne, Čajkovskij e improvvisazioni di Cameron Carpenter lunedì 9 gennaio ore 20:45 HÈSPEROS PIANO TRIO archi e pianoforte Integrale dei trii di Beehoven - terzo concerto mercoledì 18 gennaio ore 20:45 RADU LUPU pianoforte musiche di Haydn, Schumann e Čajkovskij lunedì 6 febbraio ore 20:45 QUARTETTO DI CREMONA archi ANDREA LUCCHESINI pianoforte musiche di Camille Saint-Saëns
lunedì 13 marzo ore 20:45 ACCADEMIA D’ARCHI DI BOLZANO FRANK PETER ZIMMERMANN violino e direttore LOUISE PELLERIN oboe musiche di Bach
sabato 11 febbraio ore 20:45 SOL GABETTA violoncello BERTRAND CHAMAYOU pianoforte musiche di Schumann, Beethoven e Chopin
lunedì 10 aprile ore 20:45 CORO E ORCHESTRA BAROCCA ANDREA PALLADIO ANDREA MARCON direttore Enrico Zanovello assistente musicale e maestro del coro Bach: Messa in si minore
mercoledì 22 febbraio ore 20:45 MATTHIAS GOERNE baritono ALEXANDER SCHMALCZ pianoforte Schubert: ‘Die schöne Müllerin’ D 795 op. 25
giovedì 20 aprile ore 20:45 FILIPPO GAMBA pianoforte Integrale delle Sonate di Beehoven - terzo concerto
ABBONAMENTO 13 concerti intero euro 208 RIDOTTO OVER65 euro 169 RIDOTTO UNDER30 euro 65
BIGLIETTI intero euro 20 RIDOTTO OVER65 euro 15 RIDOTTO UNDER30 euro 11
Mahler Chamber Orchestra – Daniel Harding INTERO euro 42 RIDOTTO UNDER30 e2 ABBONATI TCVI euro 35 RIDOTTO ABBONATI CONCERTISTICA euro 29
Radu Lupu INTERO euro 30 RIDOTTO OVER65 euro 25 RIDOTTO UNDER30 euro 15
Info tel. 0444 543729 info@quartettovicenza.org www.quartettovicenza.org
U
na stagione musicale è una proposta organica e strutturata di concerti distribuiti in un arco di tempo e in uno o più luoghi a questo deputati o, per lo meno, adeguati e pertinenti. La stagione concertistica, nella sua varietà e continuità, cerca il seguito fedele dell’abbonato così come accoglie la presenza dello spettatore occasionale, di passaggio in quel luogo o interessato solo a quell’evento. Cosa diversa è un festival - solitamente tematico, maggiormente interdisciplinare e ridotto ad un breve arco di tempo - per non parlare del singolo concerto straordinario, organizzato dall’ente di turno, quando non addirittura self-made. Quest’ultima tipologia di eventi, che nella sua descrizione dovrebbe già contenere il carattere dell’occasionalità, rappresenta invero la maggioranza degli appuntamenti “scompaginati” nel cartellone di una città. Nessun tavolo di coordinamento sembra riuscire a portare un po’ di ordine, senso, alternanza - in una parola, appunto, organicità - alle tante iniziative scollegate, sovrapposte o nate il giorno prima. Se il periodo che precede le feste di Natale rappresenta l’apoteosi del fenomeno, il resto dell’anno non è da meno, perché un santo da festeggiare, o un santo che organizza, c’è sempre. Posto che la libertà di iniziativa deve essere tutelata e visto come il coordinamento non sia sempre possibile, non guasterebbe un po’ di auto-censura da parte di chi promuove, organizza, celebra. Sarà sufficiente rispondersi a un po’ di domande, le stesse che si pone un buon direttore artistico alle prese con una stagione da impaginare: perché faccio questo concerto?...a chi è rivolto?...è davvero qualcosa di innovativo, diverso o migliore? ● Giovanni Costantini
IN COPERTINA Carolin Widmann violinista nata a Monaco di Baviera 40 anni fa. Lei e il suo Giovanni Battista Guadagnini del 1782 saranno a Vicenza il prossimo 24 ottobre.
Anno XVIII - Numero 4 Settembre-Ottobre 2016
coordinamento editoriale Giovanni Costantini collaboratori Marco Bellano Filippo Lovato Paolo Meneghini Alberto Schiavo impaginazione Alessandra Melison per le foto l’Editore è a disposizione di quanti provassero diritti di Copyright
ouverture cartaCanta un concerto vertiginoso
di Gabriele Scotolati
F. MENDELSSOHN BARTHOLDY CONCERTO IN MI MINORE PER VIOLINO E ORCHESTRA, OP. 64 (1844/1845 prima e seconda versione) BÄRENREITER URTEXT Edito da R. Larry Todd Terza ristampa del 2011 disponibile presso la libreria Musica Musica (euro 69,50)
Periodico di cultura, musica e spettacolo di Società del Quartetto di Vicenza e Orchestra del Teatro Olimpico Direttore Resp.: Matteo Salin Editore: Società del Quartetto di Vicenza Redazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546 web www.quartettovicenza.org e-mail info@quartettovicenza.org Periodico iscritto al registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 977 Stampa: Tipolitografia Pavan snc su carta Passion 13 da 100 g/mq Tiratura 3000 copie
la carta di questa pubblicazione è gentilmente offerta da
L’opera sarà interpretata da Carolin Widmann con l’Orchestra del Teatro Olimpico (dir. A. Lonquich) il 24 ottobre 2016 al Teatro Comunale di Vicenza.
Ricordo che cinquant’anni fa Heifetz fece una registrazione del concerto per violino di Mendelssohn che divenne famosa per il tempo vertiginoso del finale. Quando gli chiesero come faceva a suonare così veloce, la risposta fu: “Perché l’ho studiato m-o-l-t-o l-e-n-t-a-m-e-n-t-e!”. Paul Mansur
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10ª stagione di concerti Teatro Comunale di Vicenza
Orchestra del Teatro Olimpico
lunedì 24 ottobre 2016
lunedì 23 gennaio 2017
Lonquich Widmann
lunedì 3 aprile 2017
Lonquich Elio
direttore violino
direttore
voce recitante
Beethoven
Coriolano, ouverture in do min. op. 62
Stravinskij
Mahler
Poulenc
Debussy
Suite n. 1 per piccola orchestra
Mendelssohn Bartholdy
“Blumine” dalla Sinfonia n. 1 in re magg.
L’Histoire de Babar
Concerto per violino in mi min. op. 64
Proses Lyriques (orchestr. Umberto Benedetti Michelangeli)
Stravinskij
Beethoven
Beethoven
Suite n. 2 per piccola orchestra
Sinfonia n. 7
Sinfonia n. 6 in fa magg. op. 68 “Pastorale”
Prokof’ev
lunedì 19 dicembre
Lonquich
Benedetti Michelangeli
direttore
Pierino e il Lupo
direttore e pianoforte Carl Ph. E. Bach
Sinfonia in fa magg. WQ 183 n. 3 Sinfonia in sol magg. WQ 183 n. 4
Mozart
sabato 31 dicembre 2016 fuori abbonamento
domenica 19 febbraio
Paredes Mun
Spierer Alcala
direttore pianoforte 1° premio concorso Busoni 2015
Sinfonia n. 35 in re magg. K 385 “Haffner”
Le Ebridi, ouverture op. 26
Chopin
“Hermann und Dorothea”, ouverture in si min. op. 136 Concerto per pianoforte in la min. op. 54
Concerto per pianoforte n. 2 in fa min. op. 21
Schumann
Sinfonia n. 3 in mi bem. magg. op. 97
lunedì 20 marzo
Lonquich Janiczek
direttore violino Brahms
Concerto per violino in re magg. op. 77 Sinfonia n. 4 in mi min. op. 98
info OTO · 0444 326598 segreteria@orchestraolimpico.it www.orchestraolimpicovicenza.it
abbonamenti stagione sinfonica intero euro 102 ridotto over65 euro 84 ridotto under30 euro 36
biglietti intero euro 20 ridotto over65 euro 15 ridotto under30 euro 11
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tenore musiche di
Mendelssohn-Bartholdy
Schumann
direttore
biglietti concerto 31/12 intero euro 50 ridotto over65 euro 40 ridotto under30 euro 20
Donizetti Verdi Bolzoni Dvorˇák ˇ ajkovskij C Puccini Bernstein Strauss Šostakovicˇ
Indice
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La stecca «Un’orchestra costituita di virtuosi è un mondo di re senza regno.» (Christian Schubart, “Ideen zu einer Ästhetik der Tonkunst, 1784)
echi
“...poi arrivò la musica”: un manoscritto inedito sull’origine e il potere del suono a cura di Filippo Lovato
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notEventi
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musicaMese
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musicaMese
Harding + Mahler = Vicenza operazione culturale storica di Alberto Schiavo
OTO spricht Deutsch (la OTO parla tedesco) di Alberto Schiavo
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musicaMese
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contr’appunti
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audiovisivi
Una gloriosa tradizione di nome Quartetto di Paolo Meneghini
Aperti per ferie, en plen air di Paolo Meneghini
Suono organizzato o rumore senza controllo? di Marco Bellano
Da trascurate a mitiche: storia di una leggenda chiamata “Goldberg” di Marco Bellano
d’altro ouverture canto “Già troppo forte, prego!”, disse Bruno Walter alla sua prima prova con un’orchestra americana, vedendo gli orchestrali cominciare a prendere gli strumenti. È noto, ci sono diverse sensibilità in circolazione. Anche nelle sale da concerto. Non manca quasi mai la signora della terza fila che, intenta con gli occhi - ma non con le orecchie - a seguire l’orchestra, con i polsi addobbati di sonagli degni di un poema sinfonico, inizia un lento lavoro nella penombra del grembo: è il lamentoso strascichio della zip della borsetta, finalizzato al reperimento di una caramella, il cui scartamento dalla stagnola durerà trenta interminabili secondi. È chiaro: vuole partecipare anche lei alla registrazione del concerto, e non si accontenta di venir relegata al famoso colpo di tosse. La nuova frontiera del disturbo ai concerti, poi, non è lo squillo del telefonino ma, ben più sottilmente, l’uso silenzioso che si può fare del dispositivo: rapida scorsa (un tempo di sinfonia) della posta elettronica dell’ufficio, foto ricordo degli artisti in palcoscenico (il più delle volte non autorizzata dal regolamento del teatro), controllo su WhatsApp che il figlio sia rientrato, lettura delle ultime notizie dal mondo. Sono, questi, solo alcuni degli atti non necessari che accendono una lucetta in sala e spengono un cervello o, meglio, lo scollegano dal discorso musicale per collegarlo ad una situazione altra. Se la caramella della signora disturba “solo” i musicisti, l’uso del telefonino infastidisce il pubblico vicino. Se prima non era cosa nota, ora lo è. ●
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ouverture echi
a cura di Filippo Lovato
“...POI ARRIVò LA MUSICA”: UN MANOSCRITTO INEDITO SULL’ORIGINE E IL POTERE DEL SUONO Tra i tanti modi possibili di avvicinare il pubblico a due nuove Stagioni di musica, quest’anno proponiamo la lettura di un racconto tanto inedito quanto sorprendente. In tempi di pubblicità gridate e scritte luminescenti, scegliamo ancora una volta la forza del silenzio e le tinte pastello di un disegno, certi che qui risieda “l’eco di quel lontano inizio che può raggiungere ogni uomo”. Buona lettura.
[Per rispettare la volontà dell’autore non dirò dov’è stato ritrovato il breve manoscritto che pubblichiamo sotto. L’ascolto di un brano musicale ha cambiato la vita di tanti uomini. Ma il potere della musica può essere molto più vasto.]
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ui davanti a me il vecchio è morto e i suoi sospiri hanno finito di narrare la sua storia. Siamo soli. Sono solo. In questo villaggio che non dovevo visitare, in una terra estranea al mio cammino. Domani tornerò alla missione, dopo averlo sepolto: forse gli indigeni mi hanno portato in questa spoglia camera notando la croce d’ulivo sul mio petto e la croce d’ebano nella sua destra secca. Al villaggio, un tronco carico d’anni, squarciato dall’insolenza di un fulmine, ferma uomini e donne in concitate conversazioni. Mai i lampi molteplici avevano toccato le punte di quel venerando baobab. Ora il dorso della strada sopporta la sua pesante carcassa. Non posso raccontare ciò che ho appreso in confessione. Imploro il Signore di prestarmi spazio e tempo, affinché li metta tra il peccato e il peccatore. Nel testamento disporrò di queste memorie a favore dei miei confratelli, indicandovi lo scaffale che le ospita nell’infinita biblioteca dell’ordine. Allora, se Dio lo vorrà, potranno leggere la storia di una conversione, senza che la vanità sciolga la mia lingua a dire oltre. Ha riassunto la sua scapestrata gioventù di marinaio e si è accusato di aver trasgredito ogni norma del Decalogo. Ho provato ad alleviare la sua contrizione, ricordandogli che la misericordia di Dio preserva gli orfani dal violare il quarto comandamento. Ha risposto che le circostanze possono impedirci di peccare, ma l’inclinazione malvagia moltiplica le colpe. Non ci accusa solo l’uomo che barcollando crolla in mare con la nostra lama confitta nel ventre. Ma anche quanti la Provvidenza ha preservato dalle conseguenze più nefaste dei nostri pensieri, opere e omissioni. Il disonore era comunque caduto sui suoi genitori.
bianco. Assi scure tappavano le lunghe finestre aperte sui fianchi. Il severo contegno di una comunità di protestanti accolse le scialuppe dell’equipaggio che non avrebbe trovato, tra gli stretti vicoli del placido porto, di che indulgere nella crapula o nella lussuria.
Poi mi ha raccontato della sua conversione. Lungo una rotta incisa da secoli sul divagare dei flutti, un arco oscuro di nubi sfolgoranti, dilatato all’orizzonte, aveva piegato le vele del vascello verso il benedetto approdo in un’isola di case candide accovacciate ai piedi di un pendio. Sulla sommità una chiesa di legno
Quando i marinai si misero a cantare nella disertata locanda, l’oste e i suoi due figli li raggiunsero al ta-
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volo per imporre loro un ordine inconsueto: “Qui non si canta”. Seguì un silenzio sorpreso. L’uomo che ho accompagnato alla fine, il più giovane dell’equipaggio, sfidò più volte il divieto finché il calcio di un fucile non abbatté la sua tracotanza. L’oste caricò il ragazzo stordito in spalla e prese la via della chiesa. I figli bloccarono le urla dei marinai che, rammolliti dall’alcool, sciolsero i pugni dall’elsa dei coltelli e abbassarono mogi lo sguardo sui boccali.
La nuca mi faceva male. Picchiai alla porta: volevo uscire. Gli altri mi presero, mi bloccarono, e mi chiusero la bocca con i fazzoletti. Avevano sguardi duri e assenti. Da fuori, dalle fessure, ci spiavano. Il pastore toccò l’armonium, con una mano sola, e la mia vita cambiò. Non capii all’inizio, poi arrivò la musica. Mi tirai su. Sentii gli schiocchi delle mie ossa: mi diedero fastidio. Odiavo il rumore del mio respiro. Pensai subito a Dio, alla voce che aveva creato il mondo, all’eco del principio. Il pastore era riuscito a farcelo sentire. Due di quelli fuori, si precipitarono dentro, vennero a prendermi e mi buttarono, per terra, davanti alla chiesa. Prima che diventassi muto, come gli altri. Mi interrogarono, ma non potevo parlare, volevo solo tornare dentro. Mi legarono, mi portarono di nuovo alla locanda, e mi consegnarono ai miei compagni. Che mi videro, e partirono senza di me. L’oste mi legò a un letto, e si diede da fare per riportarmi alla realtà. Dio solo sa se si fosse pentito. Forse per il colpo alla testa, dimenticai la musica. Ma il ricordo di un attimo d’infinita beatitudine ha torturato il resto della mia vita. Però alla fine la mia pena è terminata».
«Non so, se avrei potuto uscire, da solo – mi ha detto – non so perché, alla fine, mi hanno tirato fuori. Forse perché ero giovane, forse perché volevano capire cos’era successo, là dentro. Mi sono svegliato, poco lontano dalla porta. Era buio, c’era silenzio. Ma non ero solo. Sentivo dei passi, il legno faceva rumore, qualcuno si strisciava, sul muro o sul pavimento. La
La dottrina degli uomini postula che Dio ha scelto di farsi da parte per creare con la sua voce sostanze distinte da Sé, per sigillare un universo che arrivasse a elaborare la tesi dell’inesistenza di un Creatore. Un inganno di ineguagliabile finezza. Nella platea delle creazioni umane, lavori di minore bravura suscitano maggiori acclamazioni. Non ardisco immaginare cos’ abbia udito il vecchio, più di sei decenni fa. Musica in grado di correggere il corso di un’esistenza. Mi accosto a pochi e insufficienti aggettivi per provare a descriverne la bellezza: semplice come la forma transitoria di una goccia d’acqua, complessa come le evanescenti simmetrie di un cristallo di neve, unica come il molle labirinto scolpito sui polpastrelli, necessaria come la luce e la notte. Posso solo credere che per qualche ragione, la sottile pellicola che separa il ribollire della sostanza divina e le finite sostanze terrene talvolta si smagli. Forse, per brevi momenti, l’irradiazione incessante dell’amore di Dio contraddice il severo programma che il Creatore si è imposto all’inizio della creazione. E l’eco di quel lontano inizio può raggiungere ogni uomo. Chi non rimarrebbe muto in un perpetuo ascolto? Le dita di quel pastore l’avevano captata. Non vedendolo più uscire qualcuno era andato a cercarlo. La musica aveva irretito i primi ad accorrere alla chiesa e quanti poi li avevano seguiti. Quei pochi uomini sono morti, di fame e di sete. Con la mano del pastore si è dissolta anche la musica, note che non potevano arrivare su un pentagramma, ma pur sempre una sequenza in un numero finito di combinazioni.
mattina dopo, vidi dov’ero. Il sole filtrava, tra le assi alle finestre: vicino a me c’era cibo, abbandonato da giorni, bottiglie d’acqua, e di vino, rovesciate per terra. Eravamo una decina lì dentro. Gli altri erano magri. Il pastore era seduto all’armonium. Fissava i tasti. Non si muoveva. Aveva la mano sinistra sollevata. Gli altri stavano raggomitolati sui banchi. Uno rantolava guardando in su. Nessuno parlava. Io mi alzai.
Ho assolto i peccati del vecchio. Ne ho composto le mani sul petto fermo. Le dita della sinistra sono deformi, fratturate e mal ricomposte. Domani nessuno del villaggio verrà al suo funerale. Non so dove sarà sepolto. Il piccolo cimitero non può accoglierlo: là nove salme riceveranno l’ultimo commiato. ●
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ouverture notEventi notEventi
di Paolo Meneghini di Alberto Schiavo
HARDING + MAHLER = VICENZA OPERAZIONE CULTURALE STORICA Doppio debutto vicentino il prossimo 8 ottobre sul palco del Teatro Comunale: il celebre direttore britannico, Daniel Harding, precoce talento della bacchetta e pupillo di Abbado, insieme alla prestigiosa Mahler Chamber Orchestra, compagine strabiliante ed indiscusso modello internazionale. La Società del Quartetto firma un’altra pagina memorabile nella storia di Vicenza.
Daniel Harding
S
abato 8 ottobre 2016 sarà una data destinata a rimanere impressa negli annali del Teatro Comunale di Vicenza come il giorno del doppio debutto berico di Daniel Harding e della Mahler Chamber Orchestra. La Società del Quartetto scrive un’altra pagina della sua storia gloriosa portando al pubblico vicentino uno dei più precoci e talentuosi direttori d’orchestra del panorama internazionale assieme ad una delle più prestigiose formazioni orchestrali del mondo. Quello tra Harding e la MCO è un rapporto che dura ormai dal 1998. Quando nel 1996, chiamato da Claudio Abbado, Harding esordisce alla guida dei Berliner Philharmoniker, la MCO non esiste ancora: sarà lo stesso Abbado, l’anno successivo, a crearla cambiando denominazione alla preesistente Gustav Mahler Jugendorchester. Terza protagonista della serata sarà una delle più straordinarie divinità della storia della musica: Wolfgang Amadeus Mozart. Del genio austriaco saranno proposte le ultime tre celeberrime sinfonie: la numero 39, composta nella tonalità di Mi bemolle maggiore tanto cara al compositore e attestata al numero 543 del catalogo mozartiano stilato da Ludwig von Köchel nel 1862, la 40, in Sol minore, K550, dall’incipit a dir poco noto, e la 41, l’ultima, scritta nella trionfale tonalità di Do
maggiore e conosciuta con l’appellativo di “Jupiter”, Giove, che forse le fu assegnato dall’impresario londinese Johann Peter Salomon al fine di sottolinearne la maestosità e la grandiosità. Composte tutte tra il giugno e l’agosto del 1788, le ultime pagine sinfoniche di Mozart nacquero in circostanze non completamente inquadrabili: è possibile che l’autore pensasse di pubblicarle o che intendesse proporle durante un viaggio a Londra che non si concretizzò mai ma è altresì ipotizzabile che siano state concepite per una serie di accademie (ovvero dei concerti per sottoscrizione) delle quali forse solo la prima ebbe luogo. Ciò che è certo di questi lavori è che portarono al più alto grado quel processo di maturazione che si riscontra implacabile nella produzione mozartiana, segnando l’apice di un genere, il Classicismo, senza averne minimamente alterato o innovato gli elementi. La loro straordinaria ricchezza musicale si manifesta nell’abilità raggiunta dall’autore nell’elaborazione tematica, nella padronanza delle forme e del contrappunto, nella raffinata orchestrazione - che in quegli anni comincia anche ad emanciparsi dalle necessità esecutive - e in molti altri modi, troppi per poterli elencare tutti. Ma tutti sicuramente da godere in questo Mozart à la Harding. ●
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musicaMese
di Alberto Schiavo
OTO SPRICHT DEUTSCH (la oto parla tedesco) L’Orchestra del Teatro Olimpico apre la sua nuova Stagione all’insegna di autori e interpreti tedeschi. Arriva a Vicenza la pluripremiata violinista Carolin Widmann, chiamata dal collega e amico Alexander Lonquich, direttore artistico e musicale dell’orchestra. In programma il “mitico” Concerto di Mendelssohn e due capolavori sinfonici di Beethoven: Coriolano e Settima.
I
nizierà lunedì 24 ottobre 2016, alle 20.45 al Teatro Comunale di Vicenza, il primo capitolo della nuova stagione dell’Orchestra del Teatro Olimpico. Solista ospite d’eccezione, la violinista tedesca Carolin Widmann, nominata “musicista dell’anno” agli International Classical Music Awards nel marzo 2013 e già vincitrice del Diapason d’Or e del German Record Critics’ Award per le sue incisioni discografiche con musiche di Schubert e Schumann. Dopo le collaborazioni come solista con le più prestigiose orchestre internazionali, con i più apprezzati nomi della direzione e le esibizioni in festival quali Berliner Festspiele, Salisburgo e Lucerna, la Widmann onora Vicenza della sua presenza, chiamata dal collega e amico Alexander Lonquich, direttore artistico e musicale della OTO. Attraverso il suono del suo Gian Battista Guadagnini del 1782, la violinista di Monaco di Baviera ridarà vita a una delle pagine più frequentate dai violinisti di tutto il mondo, il Concerto in Mi minore op. 64 di Felix Mendelssohn-Bartholdy. Commissionato a Mendelssohn dal violinista Ferdinand David, questo capolavoro vide la luce nel 1844 e fu tenuto a battesimo a Lipsia il 13 marzo dell’anno seguente dallo stesso David sotto la direzione del direttore danese Niels Gade in quanto Mendelssohn, in cattive condizioni di salute, non poté dirigere l’esecuzione. A incorniciare l’opera di Mendelssohn sarà Beethoven: dapprima, in apertura di concerto, con l’ouverture in
Carolin Widmann Do minore op. 62 “Coriolano” e, nella seconda parte della serata, con la straordinaria Settima Sinfonia in La maggiore op. 92, composta tra il 1811 e il 1812. Ispirata alla leggenda dell’eroe Gaio Marcio - soprannominato Coriolano per aver espugnato l’antichissima città dei Volsci offrendo loro collaborazione per combattere contro i romani, ma morto in seguito all’insanabile contrasto di coscienza tra la parola data ai Volsci e l’incapacità di marciare contro Roma, per le suppliche della moglie e della madre - l’ouverture op. 62 fu composta nei primi mesi del 1807 come intermezzo alla tragedia omonima di Heinrich Joseph von Collin (1771-1811), poeta austriaco stimato anche da Goethe. Iniziò invece quattro anni più tardi, a Teplitz, località termale boema dove Beethoven sperava di poter recuperare l’udito (in quegli anni, però, già irrimediabilmente compromesso), la scrittura di quella settima Sinfonia che Richard Wagner, qualche anno dopo, nel suo saggio L’opera d’arte dell’avvenire, descriverà come l’apoteosi della danza: “È la danza nella sua suprema essenza, la più beata attuazione del movimento del corpo quasi idealmente concentrato nei suoni. Beethoven nelle sue opere ha portato nella musica il corpo, attuando la fusione tra corpo e mente”. ●
Orchestra del Teatro Olimpico
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ouverture notEventi musicaMese
di Paolo Meneghini di Marco Bellano
DA TRASCURATE A MITICHE: STORIA DI UNA LEGGENDA CHIAMATA “GOLDBERG” È con l’incisione di Glenn Gould del 1955 che le Variazioni Goldberg di Bach raggiungono il grande pubblico e diventano un must del repertorio pianistico. Un’opera talmente bella da sovvertire l’intento per cui era nata. O almeno così vuole la leggenda divenuta storia.
S
e oggi possiamo salutare con entusiasmo e rispetto la scelta di aprire una stagione concertistica con le Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach, occorre ringraziare un giovane ed eccentrico pianista canadese, che inaugurò col medesimo brano, nel 1955, la sua carriera discografica. A quell’epoca, le Goldberg erano ritenute aliene al repertorio pianistico. Richiedevano poi all’interprete risorse tecniche non comuni: Bach le aveva infatti pensate per un clavicembalo a due manuali, con incroci di parti che su una singola tastiera richiedevano grande scaltrezza virtuosistica. Il primo disco di Glenn Gould divenne uno degli album di musica classica più apprezzati di sempre; fu da quel momento che le Goldberg iniziarono ad essere riconosciute come un capolavoro fondamentale della letteratura per tastiera. Sin dalla loro creazione, comunque, le Goldberg presentarono caratteri d’eccezionalità. Innanzitutto, insolitamente per delle opere di Bach, furono pubblicate mentre il compositore era ancora in vita, nel 1741.
Sino a quel momento, poi, Bach non aveva mai frequentato la forma del tema con variazioni: è stupefacente come, all’improvviso, avesse saputo dedicarsi a un ciclo così monumentale. Molta della musica di Bach era in verità fondata sul principio di variazione; che qui viene declinato in una serie di trenta pezzi su un’Aria, suonata all’inizio e alla fine. Non è tuttavia l’Aria ad essere variata, bensì il suo basso, alla maniera di quel che si diceva una Passacaglia. Non è chiaro perché le Goldberg siano state create: esiste però una gustosa - e inattendibile - leggenda, divulgata da Johann Nikolaus Forkel. Il conte Kaiserling, ambasciatore russo alla corte di Sassonia, soffriva d’insonnia. Chiese dunque a Bach di comporre della musica che gli conciliasse il sonno, da far eseguire ogni sera al suo clavicembalista personale, Johann Gottlieb Goldberg. Pare che il Conte avesse gradito l’opera al punto di trascurare il riposo notturno: ogni notte insonne, infatti, significava un nuovo incontro col capolavoro di Bach. ●
UNA STELLA PER BACH
Beatrice Rana a Vicenza il 31 ottobre per il suo primo tour internazionale
Più che “astro nascente”, la pianista leccese Beatrice Rana è già una giovane stella che brilla nel firmamento della musica. Non si potrebbe parlare altrimenti di una pianista che a 23 anni è già stata scelta da direttori del calibro di Riccardo Chailly, Antonio Pappano e Zubin Metha, che ha calcato palcoscenici prestigiosi (dalla Wigmore Hall di Londra alla Tonhalle di Zurigo) ed è stata messa sotto contratto dall’etichetta Warner Classics, per la quale l’anno scorso ha già inciso il primo disco. Allieva di Benedetto Lupo, Beatrice è cresciuta in una famiglia di musicisti e si è imposta all’attenzione internazionale vincendo nel 2011 il primo premio ed i premi speciali della giuria alla Montreal International Competition e nel 2013 la medaglia d’argento ed il premio del pubblico al Van Cliburn International Piano Competition. Nel settembre del 2015 la pianista pugliese è entrata a far parte della “scuderia” New Generation Artists della BBC e nell’aprile di quest’anno si è aggiudicata il Borletti-Buitoni Trust. Nella stagione che sta per iniziare Beatrice Rana ha in programma il suo primo, ambizioso tour internazionale da solista portando le Variazioni Goldberg di Bach in Europa, Stati Uniti e Asia. (p.m.)
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musicaMese ouverture
di Paolo Meneghini
UNA GLORIOSA TRADIZIONE DI NOME QUARTETTO Dopo i rinomati “marchi” internazionali che hanno calcato il palcoscenico di Vicenza, ad onorare il nome dell’associazione che organizza da più di cento anni la Stagione concertistica cittadina, arriva il giovane Quartetto Kelemen. Reduce dalla recente vittoria del Premio Borciani, il quartetto magiaro arriva in città con un programma intenso e storico: Beethoven, Čajkovskij e Bartok.
Quartetto Kelemen
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i più affezionati frequentatori delle stagioni concertistiche organizzate dalla Società del Quartetto di sicuro non sarà sfuggito lo spazio che nelle programmazioni viene sempre riservato ai grandi quartetti d’archi di caratura internazionale, sul solco di una lunga tradizione che per oltre un secolo ha visto esibirsi a Vicenza le migliori formazioni in assoluto del Novecento e del nuovo Millennio. Stiamo parlando, solo per fare qualche nome, del Pro Arte (1912 l’anno di nascita, in Belgio), del mitico Quartetto di Budapest (50 anni di attività, dal 1917 al 1967), del Quartetto Kolisch (fondato nel 1927 a Vienna), del Quartetto Melos (pluripremiata formazione tedesca attiva nella seconda metà del ’900), del Quartetto Vermeer (nato nel 1969 sotto l’egida del Marlboro Music Festival), dell’elvetico “Sine Nomine”, del celeberrimo Quartetto Amadeus e di quello fondato da Sándor Végh nel 1940, che fu attivo per 40 anni. A questi rinomati “marchi” internazionali che hanno scritto la storia della musica, va aggiunto il Quartetto Italiano di Paolo Borciani, Elisa Pegreffi, Piero Farulli e Franco Rossi che è stato l’emblema della rinascita della scuola interpretativa italiana dopo il secondo conflitto mondiale e che la Società del Quartetto di Vicenza ha avuto l’onore di ospitare in varie occasioni. Proseguendo questa lunga e gloriosa tradizione, nelle più recenti stagioni concertistiche continuiamo a proporre all’ascolto del nostro pubblico i migliori quartetti d’archi del panorama internazionale cercando di abbinare alle formazioni più longeve e consolidate - ultimamente il Quartetto Panocha, il Tokyo String Quartet, il Quartetto Auryn - quelle di recente fondazione e più promettenti.
Nella stagione di concerti che si sta per aprire avremo il piacere di presentare - lunedì 7 novembre al Teatro Comunale - il Kelemen String Quartet, formazione magiara nata nel 2010 a Budapest che fin dalle sue prime esibizioni pubbliche ha catturato l’attenzione della critica internazionale: “una delle più interessanti scoperte degli ultimi anni”. Ne fanno parte quattro straordinari interpreti poco meno che quarantenni, ognuno dei quali vanta un curriculum artistico di tutto rispetto. Barnabás Kelemen (il leader del gruppo) è stato allievo di violinisti del calibro di Isaac Stern, György Kurtág e Thomas Zehetmair e nel 1999 ha vinto il prestigioso concorso violinistico “Mozart” di Salisburgo; Katalin Kokas, che suona uno Stradivari del 1697, si è aggiudicata per tre edizioni (nel 2004, 2005 e 2008) l’Annie Fischer Scholarship, borsa di studio che le ha consentito di perfezionarsi con i migliori docenti del panorama internazionale; Gábor Homoki (classe 1989, il più giovane del gruppo) ha vinto una decina di competizioni per archi; del violoncellista László Fenyö, quarantunenne, basta ricordare che ha vinto il Concorso “Pablo Casals” e che si è già esibito come solista al Concertgebouw di Amsterdam, alla Wigmore Hall di Londra e al Gasteig di Monaco. Sull’onda del recente successo riscosso al Premio Borciani, il Quartetto Kelemen presenta a Vicenza un programma intenso, con il primo “Razumovsky” di Beethoven, il Quartetto n. 3 di Béla Bartók del 1927 (opera che segnò una svolta nella produzione cameristica dell’autore ungherese) ed in chiusura il Quartetto n. 3 op. 30 in Mi bemolle minore, considerato il fulcro dell’esigua scrittura che Pëtr Il’ič Čajkovskij dedicò agli ensemble da camera. ●
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ouverture contr’appunti
di Paolo Meneghini
APERTI PER FERIE, EN PLEN AIR 90 musicisti per 14 concerti. Biglietto “light”, 3mila spettatori paganti e tutto esaurito ogni sera. Bilancio più che positivo per la quinta edizione delle OpeNights della Società del Quartetto e per la seconda dei Notturni palladiani con la OTO in formazione cameristica. Arte, tanta musica e drink in tre splendidi angoli all’aperto nel centro storico di Vicenza.
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a Bach, Vivaldi e Monteverdi alla bossa nova di Antonio Carlos Jobim. In mezzo, i Beatles, il flamenco, la canzone di Luigi Tenco, Duke Ellington e Miles Davis, lo swing italiano e composizioni-gioiello di autori del repertorio classico ottonovecentesco poco conosciuti dal grande pubblico: Edward Elgar, Joachim Raff, Peter Warlock, Gordon Jacob, Steve Reich... Per Società del Quartetto e Orchestra del Teatro Olimpico quella appena terminata è stata un’altra estate di gran lavoro ma anche di grandi soddisfazioni, con 14 eventi all’aperto proposti fra giugno e agosto in tre stupende location del centro storico di Vicenza: il giardino dei Teatro Olimpico e i cortili di Palazzo Leoni Montanari e di Palazzo Barbarano. L’impegno organizzativo è stato notevole, perché realizzare delle manifestazioni all’aperto è molto più complicato rispetto ai concerti in teatro, soprattutto se il budget non permette di rivolgersi più di tanto a società esterne specializzate nella logistica di questo genere di spettacoli: basti pensare che ogni volta, a metà pomeriggio, bisogna allestire la “location” (palco, illuminazione, amplificazione, sedie, biglietteria, angolo bar...) e che dopo il concerto tutto deve tornare come prima, perché stiamo parlando di luoghi che durante il giorno ospitano visitatori e turisti. Poi c’è l’incognita del meteo – bisogna essere pronti a spostare lo spettacolo al coperto anche all’ultimo momento, se necessario – e i tanti piccoli imprevisti (la lampada di un riflettore che si rompe, il cavo delle casse acustiche che fa le bizze) che in una struttura
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fotografie di Angelo Nicoletti
attrezzata sarebbero facilmente risolvibili ma che in una collocazione en plein air ti fanno stare con il fiato sospeso fino all’ultimo momento. A parte il tanto lavoro e i patemi d’animo, tutto è andato bene, anzi benissimo, con le 14 serate che hanno fatto registrare il sold-out - quasi 3 mila gli spettatori paganti -, grazie anche all’incanto dei luoghi, alla varietà delle proposte musicali, alla qualità degli interpreti e ad un biglietto d’ingresso molto “light”. La sorpresa maggiore è venuta dal folto pubblico che ha seguito i cinque “Notturni palladiani” a Palazzo Barbarano, alla sola seconda edizione, dove la OTO si è presentata in formazione di piccola orchestra - di soli archi o soli fiati - con in più una trascinante serata tutta dedicata alle percussioni. Oltre a proporre autori poco frequentati nelle sale da concerto, la rassegna è stata un utile test per i tutor Filippo Lama, Davide Sanson e Saverio Tasca per perfezionare l’amalgama fra i giovani maestri d’orchestra della OTO in vista dell’imminente stagione concertistica che prenderà il via al Teatro Comunale il prossimo 24 ottobre. I ringraziamenti, d’obbligo, sono per i tre Enti che hanno ospitato queste rassegne estive - le Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari, il Palladio Museum di Palazzo Barbarano e il Comune di Vicenza -, per la Scuola di Musica Thelonious che ha collaborato nella programmazione artistica, per Banqueting by Perla che ha curato l’angolo bar e per tutti gli artisti che hanno allietato con la loro musica l’estate dei vicentini. ●
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ouverture tracce
di Filippo Lovato
UN GIOVANE HARDING INTERPRETA MAHLER CON LEGGEREZZA, BELLEZZA E MISURA
TRE SUONI DIVERSI PER IL TOCCO DI UNA PIANISTA DA PREMIO E DA CD
autore G. Mahler titolo CD Symphony n. 4, Des Knaben Wunderhorn (excerpts) interpreti Mahler Chamber Orchestra, D. Harding (dir.), Dorothea Röschmann (soprano) etichetta CD Virgin Classics, 686356 2 6, DDD, 2004
autore AA.VV. titolo CD Silver medalist - 14th Van Cliburn International piano competition interpreti Beatrice Rana (piano) etichetta CD Harmonia Mundi, HMU 907606, DDD, 2013
Daniel Harding ha ben assimilato l’esempio del suo maestro Claudio Abbado: chi si addentra nell’ascolto di questa quarta di Mahler percepisce un panorama minuziosamente definito. Dettagli rilevati con cura e gusto (il primo tempo è un bouquet di finezze, e si considerino i versi degli animali nel finale), tessiture definite in filigrana, ma grande compattezza d’insieme. Una lettura leggera e analitica, che rende giustizia alla complessità del pensiero dell’autore. Ne risulta smorzata l’infantile giocondità di cui si dice pervasa la partitura, ma emergono nobilitate anche le musiche popolari con cui Mahler ha impastato l’opera. Perché si tratta di allusioni, più che di citazioni. Nel lied del finale Dorothea Röschmann è immedesimata nella parte e modula l’emissione sul testo, un affresco di vita celestiale anche buffo e ingenuo. Insomma, un disegno interpretativo compiuto, assecondato con dedizione dai giovani della Mahler Chamber orchestra. Che Harding non avesse neanche trent’anni quando ha registrato il disco lascia ancor più ammirati. Completano la tracklist tre lieder in tema da Des Knaben Wunderhorn. ●
Nel 2013, l’esigente giuria del concorso internazionale Van Cliburn, che la città di Fort Worth nel Texas ospita ogni quattro anni, ha ricompensato Beatrice Rana con la medaglia d’argento. Harmonia Mundi ha pubblicato il CD di quel magnifico concerto. La pianista di Copertino, in Puglia, aveva solo vent’anni e già un ottimo gusto in fatto di repertorio. Il programma è di quelli che si rimpiange di non ascoltare più spesso: Symphonic Études op. 13 di Schumann, Gaspard de la Nuit di Ravel e la suite Out of Doors sz 18 di Bartók. Tre suoni diversi, un percorso che richiede all’interprete di trasformarsi rimanendo se stesso. Che bel peso hanno le note del tema iniziale di Schumann. Che suono ricco. Intensità temperata da consapevolezza. Poi i cristalli di Ravel ed è un altro mondo: gli accordi oscillanti di Ondine che esplodono nel finale, i rintocchi lugubri di Le gibet e l’indiavolato Scarbo. Di nuovo una sterzata con Bartók: percussivo mai barbarico, però anche arcano, misteriosamente evocativo. Beatrice Rana non è precipitosa. Articola il suono, ciascun suono, con attenzione. Perché ha qualcosa da dire: e noi faremmo bene ad ascoltarla. ●
ouverture audioVisivi
di Marco Bellano
SUONO ORGANIZZATO O RUMORE SENZA CONTROLLO? https://www.youtube.com/watch?v=tGC1V0lkG7E Prossimo ospite a Vicenza per la Stagione del Quartetto, il gruppo Les Percussions de Strasbourg nel mare magno di YouTube offre anche singolari video, fatti per incuriosire virtuosamente lo spettatore occasionale: è il caso del breve Électrons Libres. Nel titolo si annuncia, in parte, quale sarà l’oggetto musicale del filmato: la musica elettroacustica. Si ascolteranno, infatti, frammenti da Thierry De Mey (Silence Must Be, in programma anche a Vicenza) e da Steve Reich (Pad Phase). Solo nella seconda parte del video, dedicata al pezzo di Reich, si vedranno però due musicisti alle prese con dei percussion pad, nel contesto di una sala prove. Tutto inizia invece da un montaggio alternato tra immagini di un uomo di fronte a un escavatore lungo una strada asfaltata, e di due mani che reggono il controller di una famosa console per videogiochi. Sulle mani cambieranno sempre l’angolo di ripresa e il fuoco, creando una serie di continue variazioni visuali; l’uomo davanti all’escavatore, invece, lo si vedrà quasi sempre in campo lungo, intento apparentemente a “dirigere” con ampi gesti la macchina al lavoro. Le due situazioni hanno in comune più di quanto non sembri. I suoni, dal brano di De Mey, sembrano voler “mimare” con impossibili onomatopee le azioni compiute sul controller e dall’escavatore, sotto la direzione del musicista. In fondo, entrambe le immagini ci parlano di persone che “controllano”, realisticamente o meno, degli oggetti potenzialmente sonori. Che si tratti di una riflessione un po’ concettuale sull’idea per cui ogni suono o rumore può farsi musica, se debitamente organizzato dell’intelletto? Tra l’altro, una sottigliezza linguistica sembra legare le due parti del video: nella seconda metà, come detto, si vedranno musicisti impegnati con dei percussion pad; e pad è un altro termine con cui si designa il controller dei videogiochi… ●
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Il 7 gennaio 2016 ha riaperto nel cuore di Vicenza una libreria musicale. Musica Musica è un punto di riferimento per tutti coloro che suonano uno strumento, che insegnano, studiano, cantano, amano e coltivano la musica: dal ragazzino che sfoglia per la prima volta un pentagramma al musicista professionista, dal coro amatoriale all’orchestra sinfonica, dall’ensemble barocco alla band pop-rock. La libreria abbraccia tutti i generi e tutte le epoche. I NOSTRI SERVIZI – spedizioni nazionali ed internazionali; – ricerca e consulenza; – ordinazione su richiesta di titoli non presenti in catalogo reperibili da tutto il mondo; – valutazione e stima del materiale librario musicale: usato, raro, fuori catalogo o da collezione. PROMOZIONI – convenzione speciale riservata ai Conservatori, alle Accademie e alle Scuole di Musica; – spedizioni gratuite per ordini superiori ad 80 €; – sconto del 10% sul prezzo di copertina, valido fino al 31.10 2016, sulla collana “Ascolta, leggi e suona”; – sconto del 40% sul prezzo di copertina, valido fino al 31.10 2016, di “Dieci studi sul trillo per pianoforte” di Silvio Omizzolo. musica musica vicenza — orario di apertura: martedì – sabato 9 – 13 / 15 – 19
vicolo cieco retrone, 20 0444 327719 www.musicamusicavicenza.it info@musicamusicavicenza.it fb: musicamusicavicenza
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