GENNAIO - FEBBRAIO 2016
MusiCare 2016 - ANNO XVIII - Numero 1 - Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza
... ET FAIRE LA PAIX ! Si risponde alla minaccia terroristica anche facendo concerti? Sì, se sappiamo dare valore e significato alla musica che ascoltiamo. Nelle mani di ogni artista, come in quelle di LOUIS LORTIE, un futuro di relazioni basate sull’ascolto.
LA VOCE UMANA
Due viaggi musicali guidati dal più antico strumento del mondo
PROGRAMMA tabù
Torna a Vicenza la leggenda del pianoforte di nome Murray Perahia 1
VICINO AI MUSICISTI Il nuovo presidente della OTO, Scanagatta, dichiara i suoi obiettivi
OMAGGIO A PALLADIO festival XIX edizione 28 aprile - 1 maggio 2016
Sir András Schiff Cappella Andrea Barca TEATRO OLIMPICO Giovedì 28 aprile 2016, 20:30 Sir András Schiff pianoforte Jörg Widmann clarinetto Ruth Ziesak soprano
programma concerti domenica 17 gennaio 2016 ore 16,30 Giacomo Puccini (1858-1924) Crisantemi Ottorino Respighi (1879-1936) Il Tramonto per soprano ed archi Richard Strauss (1864-1949) Metamorphosen (versione per sestetto d’archi) □
□
Brahms Sonata n. 2 per clarinetto e pianoforte in mi bem. magg. op. 120/2 Berg “Vier Stücke” per clarinetto e pianoforte Schubert “Der Hirt auf dem Felsen” D 965 Widmann Intermezzi Brahms Sonata n.1 per clarinetto e pianoforte in fa min. op. 120/1
□
BASILICA DEI SANTI FELICE E FORTUNATO Venerdì 29 aprile 2016, 20:30 CAPPELLA ANDREA BARCA orchestra Sir András Schiff direttore e pianoforte SCHOLA SAN ROCCO coro FRANCESCO ERLE maestro del coro Ruth Ziesak soprano, Britta Schwarz contralto Werner Güra tenore, Robert Holl basso
domenica 14 febbraio 2016 ore 16,30 Johann Sebastian Bach (1685-1750) Concerto Brandeburghese n. 3 Pietro Antonio Locatelli (1695-1764) Concerto grosso per quattro violini e archi op. 4 n. 12 Dmitrij Šostakovič (1906-1975) Sinfonia da camera per archi n. 8 op. 110 (trascrizione di Rudolf Barshai) Gioachino Rossini (1792-1868) Sonata n. 3 in do maggiore per archi □
□
Haydn Messa in si bem. magg. Hob. XXII:13 “Schöpfungsmesse” Mozart Sei Notturni a tre voci e tre corni di bassetto Schubert “An die Sonne” D 439, “Gebet” D 815
□
domenica 3 aprile 2016 ore 16,30
TEATRO OLIMPICO Sabato 30 aprile 2016, 20:30 CAPPELLA ANDREA BARCA orchestra Sir András Schiff direttore e pianoforte QUARTETTO PANOCHA Jiří Panocha, Pavel Zejfart violini Miroslav Sehnoutka viola, Jaroslav Kulhan violoncello Christian Sutter contrabbasso
Carl Nielsen (1865-1931) Little Suite for strings op. 1 Ottorino Respighi (1879-1936) Suite n. 3 per archi soli Edvard Grieg (1843-1907) Due melodie elegiache op. 34 Nino Rota (1911-1979) Concerto per archi □
□
Beethoven Concerto per pianoforte n. 2 in si bem. magg. op. 19 Dvořák Quintetto per archi n. 2 in sol magg. op. 77 Haydn Sinfonia n. 101 in re magg. Hob. I:101 “Die Uhr”
□
domenica 24 aprile 2016 ore 16,30 José Serebrier (1938) Fantasia per archi Antonio Vivaldi (1678-1741) Concerto grosso in re minore op. 3 n. 11 Franz Schubert (1797-1828) Quartetto n. 14 in re minore D. 810 “La morte e la fanciulla” (trascrizione per orchestra d’archi di Gustav Mahler) Pierangelo Valtinoni (1959) Auf römischen Wegen (Passeggiando per le vie di Roma) per orchestra d’archi
TEATRO OLIMPICO Domenica 1 maggio 2016, 20:30 CAPPELLA ANDREA BARCA orchestra Sir András Schiff direttore e pianoforte Erich Höbarth, Kjell A. Jørgensen violini Hariolf Schlichtig, Alexander Besa viole Christoph Richter, Xenia Jankovic violoncelli Brahms Serenata n. 1 in re magg. op. 11 Schönberg “Verklärte Nacht” op. 4 Mozart Concerto per pianoforte in la magg. KV 488
La partecipazione ai concerti è riservata ai visitatori delle Gallerie. Il biglietto d’ingresso alle esposizioni permanenti (intero € 5,00 - ridotto € 3,00) consente di assistere ad uno dei concerti programmati. Per informazioni e prenotazioni: Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari, Vicenza Contra’ Santa Corona 25 - tel. 800.578875 (da martedì a domenica dalle 10 alle 18)
2
BIGLIETTI: Intero euro 70 / Ridotto over65 euro 60 / Ridotto under30 euro 30 Prevendita a partire da martedì 26 gennaio 2016 presso la sede della Società del Quartetto di Vicenza: Vicolo Cieco Retrone, 24 / aperta con orario 9:00-12:30 e 15:00-17:30 / tel. 0444 543729 / info@quartettovicenza.org www.quartettovicenza.org
L
a prima Sinfonia di Beethoven, la “Tragica” e il Winterreise di Schubert, il Quintetto di Brahms e quello di Dvořák. Già solo stando sul celebrato binomio autore-opera, e pescando qualche esempio, è notevole il calendario che delineano i cartelloni di Società del Quartetto di Vicenza e Orchestra del Teatro Olimpico per i primi due mesi del 2016. Se poi, ancor più mondanamente, vogliamo andare a vedere gli interpreti, sul red carpet del Teatro Comunale di Vicenza scorreranno Murray Perahia, Federico Maria Sardelli, Louis Lortie, Cristina Zavalloni, Matthias Goerne. Sempre per citare i più noti al grande pubblico. È il volto di questi ultimi, non neghiamolo, l’immagine stessa dei concerti, lo strumento privilegiato dalla comunicazione odierna. Anche noi di Musicare preferiamo mettere in copertina il volto fotogenico e “foto-grafato” di un interprete piuttosto che un’immagine sbiadita ritratta in una stampa del ‘800. Ma nessuno dovrebbe perdere di vista una distinzione fondamentale all’interno di quella quanto mai generica categoria che sono gli artisti: ci sono coloro che creano e coloro che interpretano. E poi c’è chi ascolta. Chi esegue un concerto trasporta un concetto da una mente ad un’altra mente, traducendolo, rendendolo sensibile. Ha ragione chi dice che la paura – che sia del terrorismo o di altre forme di male – non deve farci rimanere a casa: andare a teatro è esprimere la propria libertà, come leggere un libro o declamare una frase. È altrettanto importante comprendere il senso di ciò che si fa e si ascolta in quel teatro. Esattamente come si cerca di capire quel che si legge e come si pensa prima di parlare. ● Giovanni Costantini
In copertina Louis Lortie pianista classe 1959, primo premio al concorso Busoni del 1984. Di origine francocanadese, risiede a Berlino, insegna all’Accademia di Imola e si è esibito nella gran parte dei Paesi del mondo.
Anno XVIII - Numero 1 Gennaio-Febbraio 2016
coordinamento editoriale Giovanni Costantini collaboratori Marco Bellano Filippo Lovato Paolo Meneghini Andrea Scarapari Alberto Schiavo
ouverture disegnOpposto
di Gabriele Scotolati
impaginazione Alessandra Melison per le foto l’Editore è a disposizione di quanti provassero diritti di Copyright
Periodico di cultura, musica e spettacolo di Società del Quartetto di Vicenza e Orchestra del Teatro Olimpico Direttore Resp.: Matteo Salin Editore: Società del Quartetto di Vicenza Redazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546 web www.quartettovicenza.org e-mail info@quartettovicenza.org Periodico iscritto al registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 977 Stampa: Tipolitografia Pavan snc su carta Passion 13 da 100 g/mq Tiratura 3000 copie
3
FARMACIA ERBORISTERIA PATUZZI Dott. BENEDETTO
Della Farmacia Della Dieta Dell’ Educazione Alimentare Composizione a 4 mani dr. Benedetto Patuzzi dr.ssa Lisa Peron Molti associano la parola “dieta” ad un regime alimentare di restrizione, alla privazione, ad uno schema rigido da seguire per un periodo più o meno lungo. Insomma, tutte associazioni e definizioni negative. Il termine “dieta” deriva dal latino diaeta, a sua volta dal greco dìaita e significa “modo di vivere”, soprattutto nei riguardi del cibo che introduciamo con la nostra alimentazione. Alimentazione che segue le abitudini di ognuno (singolo e/o famiglia), le mode, le preferenze alimentari e, non per ultime, le esigenze. Non sempre, però, tutte queste motivazioni sono volte a mantenere davvero in salute il nostro corpo e la nostra mente. Meglio perciò parlare di “educazione alimentare” quando si tratta il tema della dieta. I punti cardine dell’educazione nutrizionale sono la piramide alimentare per comprendere qualità e frequenza, la promozione dell’attività fisica per migliorare lo stato di salute fisico e mentale, e capire alcuni meccanismi e bisogni sociali legati al cibo. L’educazione alimentare veicolata da esperti (come il dietista) può essere utile per capire cosa e come mangiare per mantenere o ritrovare un buono stato di salute. La dieta non è quindi forzatamente rinuncia o sacrificio, ma entra a far parte di uno stile di vita che comprende anche altre attività quali le pratiche sportiva e sociale. Imparare a gestire la nostra alimentazione al meglio aiuta, insieme a tutte le altre azioni, a mettere la salute al centro della nostra vita.
- Dermocosmesi - Misurazione pressione - Test Glicemia-Colesterolo - Alimenti per celiaci - Prodotti prima infanzia
- Prodotti di veterinaria - Prodotti naturali - Servizi Cup (Prenotazioni Visite specialistiche) - Referti online
Via Lamarmora 104, Vicenza - Tel. 0444.923375 - Fax 0444.927242 - info@farmaciapatuzzi.it www.farmaciapatuzzi.it 4
Indice
La stecca «Chiedo scusa alla favola antica se non mi piace l’avara formica. Io sto dalla parte della cicala che il più bel canto non vende, regala.» (Gianni Rodari, 1920-1980, scrittore, giornalista, poeta e pedagogista italiano)
6
ouverture
Beethoven, un giorno qualunque di Giovanni Costantini
7
primAssoluta
8
notEventi
9
musicaMese
Maggiore e minore: Altstaedt debutta in Do di Alberto Schiavo
Il pianista che ha vissuto due volte di Paolo Meneghini
10
registri&note
11
musicaMese
12
frasi&accordi
15
Un curriculum variegato come un pittorino all’amarena di Giovanni Costantini
La buona scuola all’opera? di Manuela Peruffo
Una voce nel vento, un viaggio nel tempo di Marco Bellano
Un’impresa culturale per un presidente manager di Filippo Lovato
echi
Musica Musica, una bella storia che continua a Vicenza a cura della redazione
d’altro ouverture canto
S
e n’era accorta anche Edith Wharton: “Gli Americani vogliono andarsene dagli svaghi, anche più in fretta di quanto non vogliano raggiungerli” (L’età dell’innocenza, cap. I). I vicentini frequentatori del Comunale ne condividono l’indole, tanto che qualcuno pensò di avvertire dall’altoparlante: si aspetta seduti fino alla fine dei bis. Un richiamo di bon ton, di voce suadente, che rammenta le raccomandazioni della mamma: sta’ dritto sulla sedia, mastica a bocca chiusa, fa’ silenzio. Ma il galateo non è dato per appreso? Nei ristoranti non si legge “i tortellini in brodo si mangiano col cucchiaio”. Però la questione è anche altra dal rispetto degli artisti. Se su di un piatto della bilancia si mettono quei pochi minuti in più di musica, spremuti alla disponibilità dei musicisti a suon di applausi, e sull’altro l’agio di trovare libero il bancone del guardaroba, libero l’atrio per sbracciarsi a vestire cappotti, libero l’ingresso, disabitato il parcheggio, il che agevola rapide manovre ed evita la successiva congestione, la scelta pare inevitabile, con buona pace del monsignor Della Casa: si sgattaiola via, complice il buio, nella falsa convinzione di non essere visti. Eppure il bis, quando l’artista è rilassato e, magari, soddisfatto della sua prova, può rivelare un piccolo lampo di grazia, un momento di gratuita e inaspettata bellezza. E chi è uscito può allungare il triste elenco delle occasioni perdute. ●
5
ouverture ouverture
di Giovanni Costantini
BEETHOVEN, UN GIORNO QUALUNQUE Secondo appuntamento con le “integrali” dei Trii e delle Sonate. Non sarà una ripetizione: non solo perché il programma cambia (ovvio). Perché sarà un altro giorno, sotto un altro cielo, con altre domande.
IL BIGLIETTO DA VISITA E L’ARCIDUCA Dall’op. 1, il “biglietto da visita” col quale Beethoven si presentò - venticinquenne - all’esigente pubblico viennese, al capolavoro dell’Arciduca, eseguito per la prima volta nell’aprile del 1814 con lo stesso autore (già quasi sordo) al pianoforte. Continua sabato 9 gennaio l’affascinante viaggio nelle composizioni cameristiche del genio di Bonn attraverso i trii per violino, violoncello e pianoforte che abbracciano gran parte della sua fortunata carriera. Una serata di grande musica da camera affidata all’Hèsperos piano trio firmato Lama, Guarino e Zadra. (pm)
“
E se chiedessimo a Beethoven?!”. S’intitolavano così le conversazioni-concerto che, qualche anno fa, il pianista Filippo Faes intavolava sul piano armonico del grancoda, col pubblico delle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari. Si trattava di un progetto di didattica musicale promosso da Società del Quartetto e Intesa Sanpaolo, con programma - che spaziava oltre Beethoven - e calendario precisi, certo. Ma erano anche “giorni qualunque”, mattinate d’inverno in cui il cielo di Vicenza assomigliava a quello di Londra ed era legittimo porsi certi interrogativi: è più inquinata l’aria che respiro a Vicenza o che respirerei a Londra?...è meglio imboccare di corsa contrà Porti o scendere dalla metro a St. James’s Park?... Giornate del ventunesimo secolo in cui nulla poteva sembrare più diametralmente opposto dei fatti narrati in una pagina del quotidiano del giorno e la pioggia di note in una Sonata di Beethoven. Fatto salvo forse un aggettivo, “patetico”, comune ad entrambe le categorie, seppur con accezione ben diversa. Poi - non sempre, ma spesso - accadeva la “fusione”. Nel salone d’Apollo, la musica sembrava risvegliare le coscienze, che in essa trovavano, se non le risposte ai quesiti dell’oggi, la capacità di porsi e porre domande su quell’oggi, partendo dalla bellezza di ieri, fosse firmata Chopin, Botticelli o Goethe. Qualcuno potrà semplificare dicendo che non si faceva altro che svolgere il compito stesso della cultura: creare connessioni, porre domande. A ben vedere, per gli antichi greci, la musica aveva la capacità di agire, per l’appunto, sul pathos, sugli affetti estremi, opposti. Se poi vi è un compositore, nella storia della musica, nelle cui pagine è lecito - e, forse, oggi necessario - andare
Hèsperos piano trio
a ricercare un senso estetico che vada oltre “il bello musicale”, questo è Beethoven. Ecco perché un’integrale dei suoi Trii e delle sue Sonate per pianoforte nel cartellone 2016 della Società del Quartetto sono una buona notizia. Perché significa avere davanti a sé almeno due serate in cui mettersi in discussione, ascoltare pensando e pensare ascoltando: c’è chi parla con Dio in chiesa, chi in camera e chi in sala da concerto. E non sarà la prima volta. Hèsperos Piano Trio e Filippo Gamba sono entrambi al secondo appuntamento sul palcoscenico del Comunale con le rispettive “integrali beethoveniane”. Ma non sarà una ripetizione: non solo perché il programma cambia (ovvio). Perché sarà un altro giorno, sotto un altro cielo, con altre domande. ●
IL “NUOVO TESTAMENTO” DEL PIANOFORTE Seconda tappa, lunedì 7 marzo, del lungo viaggio in compagnia del pianista veronese Filippo Gamba attraverso il ciclo delle 32 Sonate di Ludwig van Beethoven, il “Nuovo Testamento” del pianoforte. Si inizia con la “Grande Sonata” in Mi bemolle maggiore, composta negli anni in cui Ludwig si era già imposto all’attenzione dell’esigente élite culturale viennese. Poi le prime due delle tre Sonate dall’opus 10, che anticipa di poco - siamo proprio alla fine del secolo - la svolta che sarà data dalla “Patetica”. (pm)
Filippo Gamba
6
primAssoluta
di Alberto Schiavo
MAGGIORE E MINORE: ALTSTAEDT DEBUTTA IN DO Dal Concerto in Do maggiore di Haydn, in cui sarà solista, alla Sinfonia “Tragica” in Do minore di Schubert, che lo vedrà direttore: Nicolas Altstaedt, affascinante e tenebroso violoncellista franco-tedesco, debutta con la OTO.
D
oppio debutto in programma per lunedì 18 gennaio, ore 20.45, al Teatro Comunale di Vicenza. Prima esperienza alla guida della OTO per il violoncellista e direttore franco-tedesco Nicolas Altstaedt e primo concerto dell’anno nuovo per l’orchestra vicentina, che con il 2016 compie il suo terzo anno di vita nel nuovo corso. Classe 1982, vincitore di concorsi internazionali e di prestigiose borse di studio, artista versatile e “in residence” al Musikverein di Graz, Altstaedt proporrà al pubblico del Comunale un raffinato programma che dal celebre Concerto per violoncello e orchestra n. 1 in Do maggiore del compositore austriaco Franz Joseph Haydn (1732-1809) approderà alla quarta Sinfonia, detta “Tragica”, del viennese Franz Schubert (17971828), in Do minore. Ultimata il 27 aprile 1816 è l’unica sinfonia giovanile in modo minore, e la scelta della tonalità fa pensare ad un tentativo di misurarsi col maestro di sempre, Beethoven. Il soprannome di “Tragica” fu attribuito, a posteriori, dallo stesso Schubert. Così profondamente radicato nell’Austria di questi due autori, lo spirito ungherese degli Esterházy – trentennali committenti di Haydn – sembra qui venir rievocato dalla sonorità popolare delle “Quattro danze transilvane” composte dal magiaro Sándor Veress tra il 1943 e il 1949 e non a caso poste al centro del programma. ●
UNA LEGGENDA LUNGA DUE SECOLI Il primo Concerto per violoncello di Haydn: dolcezza e virtuosismo tra storia e mito Bellezza, dolcezza, leggerezza. Ma anche tradizione, virtuosismo e fantasia. Sono molti e unanimemente positivi gli apprezzamenti estetici e i rilievi tecnici che si possono dedicare ai due Concerti per violoncello di Franz Joseph Haydn, compositore noto alla storia non quanto il suo contemporaneo Mozart, ma che alla storia della musica ha forse dato ancor più, in termini di innovazione degli organici e del linguaggio. Se entrambi i concerti brillano nel repertorio violoncellistico come battesimi di fuoco, il primo, quello in Do maggiore, porta con sé anche un po’ di leggenda. Fino al 1961, infatti, solo il secondo, in Re maggiore, era a disposizione di pubblico ed esecutori, quantunque fosse cosa nota che era esistito anche un “numero 1”. Molti violoncellisti della prima metà del ‘900, da Casals a Rostropovic, da Jacqueline du Pré a Pierre Fournier dovevano provare una sorta di prurito alle mani al solo sentir nominare quell’opera mancante. Finch é il musicologo cecoslovacco Oldrich Pulkert, negli Archivi di Stato di Praga, non rinvenne una copia manoscritta del Concerto in Do maggiore, non autografa e non datata. La bellezza ed il notevole virtuosismo del brano, nonché diversi dettagli compositivi discretamente diversi dalla texture del Re maggiore, portarono più di qualcuno a sospettare che qualche violoncellista buontempone se lo fosse fatto scrivere per avere un “pezzo sacro” in più. Gli storici della musica sono concordi nell’archiviare queste ultime come chiacchiere da bar e nell’attribuire con certezza l’opera al suo più che degno autore, Haydn. Con buona pace dei critici, ma con aumentato valore al Concerto: quello della leggenda. (gc)
Nicolas Altstaedt
7
ouverture notEventi notEventi
di di Paolo Meneghini Paolo Meneghini
IL PIANISTA CHE HA VISSUTO DUE VOLTE Nel 1972 stravince il prestigioso concorso “Leeds”, ma nel 1991 un infortunio banale quanto prolungato lo costringe allo stop. Nel 1997 torna sulle scene, facendo titolare al NY Times “Perahia è tornato. E questa volta sembra proprio per davvero”. Il grande Murray, alla soglia dei 70 anni, torna anche a Vicenza, per la Società del Quartetto. Programma “tabù” fino all’ultimo, come da prassi.
Murray Perahia
A
Murray ogni volta riesce a sorprendere il padre canticchiando le arie ascoltate poco prima a teatro. «Mio figlio ha la musica nel sangue» deve aver pensato il signor Perahia e così a quattro anni e mezzo lo affida agli insegnamenti di Janet Haien, che resterà la sua unica insegnante per molti anni. «Mi ha insegnato tutto: il solfeggio, l’armonia, l’analisi, mi ha avviato alla musica da camera, alla composizione e alla direzione d’orchestra» ricorda ancora oggi Perahia «ma soprattutto le sono grato perché mi ha lasciato andare quando si è accorta che non aveva più nulla da insegnarmi».
A 17 anni inizia un cammino di approfondimento da autodidatta fino a quando ha la possibilità di entrare nell’esclusivo Mannes College di New York (dove studia composizione e direzione d’orchestra) e successivamente al Festival di Marlboro, dove conosce Serkin, Casals, Horszowski, ma soprattutto Vladimir Horowitz, con il quale instaura un bel sodalizio. Nel 1972 stravince il “Leeds” (primo artista americano nella storia del prestigioso concorso) ed inizia una carriera concertistica che lo vede protagonista – durante tutti gli anni Ottanta – nei maggiori teatri del mondo sia quando si propone in recital, sia quando suona a fianco di orchestre sinfoniche come i Berliner, la New York Philharmonic, la Israel Philharmonic, il Concertgebouw e l’Academy of St. Martin in the Fields. La tegola dell’infortunio al pollice della mano destra gli arriva proprio all’apice della carriera. Nonostante lo sconforto e la frustrazione, Perahia affronta il lungo distacco dal palcoscenico dedicandosi principalmente allo studio approfondito di Bach (che in gioventù aveva “snobbato”) e all’insegnamento. Finalmente, nel 1997, il gran rientro nei circuiti internazionali – più maturo ed espressivo di prima – con una serie di recital da tutto esaurito e incisioni premiate dalle maggiori riviste specializzate e da due Grammy Awards (nel 1999 e nel 2003). Il “poeta del pianoforte” torna a Vicenza venerdì 5 febbraio, e ancora una volta per la Società del Quartetto. Il programma, come da “prassi”, lo si conoscerà solo all’ultimo momento. Ma tant’è: fidiamoci del critico Giorgio Pestelli, secondo il quale “Perahia è un vero pianista che nelle mani non ha martelli caricati una volta per tutte, ma dita che trasmettono gli impulsi del cervello e del cuore”. ●
nessuno verrebbe in mente di correre al pronto soccorso per una ferita superficiale ad un pollice. Non lo fece neanche Murray Perahia quella mattina del 1991 a Berlino. «Mi toccherà star fermo un paio di giorni» pensò, minimizzando l’accaduto, l’artista newyorkese che in quel periodo stava registrando il “Winterreise” di Schubert con il baritono Fischer-Dieskau. Ed invece qualche giorno più tardi quella piccola ferita al pollice destro s’infetta e lo costringe a rivolgersi al medico, che gli prescrive degli antibiotici. Il nostro ne assume qualche pasticca e poi smette; troppo poco. Un paio di settimane più tardi, infatti, l’infezione ricompare e questa volta in forma molto più seria, tanto che è necessario intervenire chirurgicamente. Saltano concerti e tour. Per almeno un altro paio di volte (e altrettante operazioni) il problema sembra finalmente risolto, ma puntualmente ricompaiono i sintomi di un’infezione che arriva all’osso e le cui cause neanche i vari luminari chiamati a consulto riescono a comprendere. L’incubo, incredibilmente, si prolunga per anni: Perahia rimane di fatto fuori dalle scene fino al 1997 quando il New York Times può finalmente salutare il suo ritorno alla Avery Fisher Hall titolando: “Perahia è tornato. E questa volta sembra proprio per davvero”. Nato nell’aprile del 1947 a New York, Murray Perahia appartiene ad una famiglia ebrea sefardita di Salonicco che nel 1935 emigrò negli States per sfuggire alle persecuzioni razziali. Fin da piccolo la musica è una parte importante della sua educazione perché il padre, ottimo sarto ed autentico melomane, lo porta sempre con sé alle matinée del Metropolitan. E nel cammino di ritorno verso casa,
8
musicaMese
di Alberto Schiavo
VIAGGIO NELLA GENESI DELLA SINFONIA Parola (e titolo) di Federico Maria Sardelli, artista poliedrico e “alternativo” come il programma che propone a Vicenza, alla guida della OTO. Da Carl Philipp Emanuel Bach, secondogenito di Johann Sebastian, alla prima Sinfonia di Beethoven, passando per la Sinfonia in Do minore di Joseph Martin Kraus, “il Mozart di Odenwald”.
Q
forse non solo per la coincidenza quasi assoluta sul piano anagrafico. Dalla raffinata Sinfonia in Do minore di questo autore si passerà infine a quell’accordo di settima di dominante che apre la prima delle nove composizioni che hanno rivoluzionato il mondo della musica strumentale: la Sinfonia n. 1 in Do maggiore di Ludwig van Beethoven (1770-1827). L’opera tutta, composta tra il 1799 e il 1800, rivela uno stile in bilico tra classicismo e nuove tendenze romantiche, e sarà interessante ascoltarne l’interpretazione di un musicista noto sopratutto per i suoi studi nel barocco e nel primo classicismo. ●
uanto mai affascinante il viaggio alternativo nella genesi della Sinfonia proposto dal poliedrico artista livornese Federico Maria Sardelli: direttore d’orchestra, compositore, flautista e disegnatore italiano, guiderà la OTO mercoledì 10 febbraio 2016 al Teatro Comunale. Un viaggio che, salpando dal porto tedesco di Carl Philipp Emanuel Bach (1714-1788), secondogenito del più celebre Johann Sebastian e autore in questo caso della Sinfonia per archi in Si minore, approderà dapprima nella troppo poco nota isola abitata dal compositore tedesco Joseph Martin Kraus (1756-1792), denominato “il Mozart di Odenwald”
UN CURRICULUM VARIEGATO COME UN PIROTTINO ALL’AMARENA Nato a Livorno nel ’63, magro e alto m. 1,90, considera delle mezzeseghe tutti quelli che son più bassi di lui: è Federico Maria Sardelli. Un genio, o forse un mostro. Di bravura e simpatia.
Federico Maria Sardelli
“Federico Maria (Boria) Sardelli può essere annoverato tra le persone più odiose e supponenti che vi siano in giro. Si dedica a questo e a quell’altro con eguale alterigia, credendo di primeggiare in ogni disciplina escluso il rally.” Si apre all’insegna dell’(auto)ironia uno dei cv del maestro Sardelli disponibili nel mare magno della rete e, senza abbandonarla, prosegue confessando una verità dura da accettare per gli esseri umani normo-dotati. “Il suo curriculum è multiforme e variegato come un Pirottino all’Amarena: dopo gli inutili studî di filosofia, è diventato direttore dell’orchestra barocca Modo Antiquo da lui fondata, flautista di strumenti storici, compositore, pittore, incisore, vignettista, direttore del Dipartimento di musica antica dell’Accademia Musicale di Firenze ove tiene cattedra di flauto traversiere e flauto dolce, musicologo e ricercatore, autore di libri ora serî (“La Musica per Flauto di Antonio Vivaldi”, ed. Olschki, “Quaderni vivaldiani” XI, Fondazione G. Cini) ora umoristici , illustratore di libri (editi da Salani, Ponte alle Grazie, Akademos).” Al fine di non deludere le concorrenziali aspettative dei più noiosi colleghi, il cv del maestro Sardelli sventaglia anche un paragrafo su CD e concerti, senza però dilungarsi in elenchi di sale, città e orchestre. “La sua produzione discografica conta più di venti CD, tra cui numerose prime assolute di lavori di Vivaldi; nel 1997 e nel 2000 ha ricevuto la nomination ai Grammy Awards per i dischi “Antonio Vivaldi, Concerti per molti istromenti” e “Arcangelo Corelli, Concerti Grossi op. VI”, da lui diretti. La sua attività concertistica è intensa e viene regolarmente invitato nei più prestigiosi festivals europei di musica antica.” Curiosando sulla sua pagina facebook si noterà come, quasi ogni mattina, il maestro Sardelli condivida uno “schizzo”, un disegno, un bozzetto, indegno biglietto da visita di una produzione pittorica davvero notevole e figlia di un padre artista. Anche in cucina, per quel che ci è noto, il maestro non si nega piaceri, sperimentazioni e soddisfazioni, giustificando il tutto in rossiniana maniera: “...durante la vita ci è dato in sorte un numero limitato di pasti ed è nostro compito cercare di averne di più buoni possibile.” La domanda a questo punto è lecita: come riuscire in tutto questo in una sola vita? E, anche in questo caso, la risposta è pronta: “Ai numerosi babbei che gli domandano come faccia a conciliare attività così varie e dissimili non risponde nemmeno ma spara un raudo serpentone ai loro piedi.” “È nato a Livorno nel ’63, è magro e alto m. 1,90 e considera delle mezzeseghe tutti quelli che son più bassi di lui. Collabora al Vernacoliere da quand’era ragazzino.” E dal sito del Vernacoliere - terzo risultato Google dopo Wikipedia ed il sito ufficiale di Sardelli - questa provvisoria, quanto leggermente datata biografia, è tratta. Certi che una battuta dica molto più di pedanti elenchi, soprattutto in musica. (gc)
9
ouverture musicaMese
di Giovanni Costantini
INCONTRI ARTISTICI Lo storico Quartetto Panocha – nato più di mezzo secolo fa nel Conservatorio di Praga – e il raffinato Louis Lortie, pianista franco-canadese, insieme in Italia nel segno della grande musica da camera: il romanticismo di Brahms e l’eredità popolare del “discepolo” Dvořák.
Quartetto Panocha
Louis Lortie
I
n quattro arriveranno da Praga, con le custodie sulle spalle. Uno partirà da Berlino, a mani vuote, o al massimo con dei libri. I primi sono i componenti dello storico Quartetto Panocha, plasmato quasi mezzo secolo fa dai sapienti docenti del Conservatorio di Praga, e rispondono al nome di Jiri Panocha, Pavel Zejfart, Miroslav Sehnoutka e Jaroslav Kulhan. L’uomo “solo”, dal nome più semplice, è Louis Lortie, pianista francocanadese di casa in Germania, ormai da molti anni. Si troveranno in Italia per dare vita ad un incontro musicale nel segno della grande musica da camera che è, di per sé stessa, occasione di incontro e confronto per gli artisti esecutori. La sera del 14 febbraio si potrà ascoltarli al Teatro della Pergola di Firenze, la sera successiva al Comunale di Vicenza, per la Stagione in corso della Società del Quartetto. Il Quartetto Panocha e Louis Lortie, in quanto a palmarès, se la giocano bene: nel 1975, l’ensemble d’ar-
chi ha vinto il primo premio al Prague International String Quartet Competition, e l’anno successivo sono Medaglia d’oro a Bordeaux. Il pianista, più giovane di una decina d’anni, nel 1984 vince il primo premio al Concorso Busoni e, nello stesso anno, è tra i premiati della prestigiosa competition di Leeds. Anche la formazione di entrambi i soggetti in palcoscenico è da fuoriclasse: il Quartetto Panocha porta in sé i cromosomi del Quartetto Smetana; Lortie ha come ascendente il leggendario Alfred Cortot. Il raffinato programma, infine, è degno delle grandi occasioni, anche perché soddisfa tanto i palati degli intenditori quanto di quelli che hanno piacere di dedicarsi una semplice serata di buona musica. Gli elementi romantici di un giovane Johannes Brahms, incontrano la musica popolare di un Antonín Dvořák, maturo e pienamente consapevole del magistero compositivo dell’altro autore in programma. ●
ouverture registri&note
di Manuela Peruffo
LA BUONA SCUOLA ALL’OPERA? Avviata la prima fase di un progetto triennale di alternanza scuola-lavoro: la collaborazione tra Liceo Fogazzaro e Società del Quartetto all’insegna di reciprocità e alla ricerca di risultati.
C
he ci fa una scolaresca di 3^ superiore ammassata nell’ufficio della Società del Quartetto? Sta mettendo in pratica una delle nuove norme di legge in vigore nella “buona scuola” a partire dal 2015/16: l’Alternanza Scuola Lavoro. Da quest’anno scolastico, infatti, tutte le classi del triennio degli istituti superiori di secondo grado devono prendere contatto con il mondo del lavoro e con le sue problematiche per un totale di duecento ore (all’interno del triennio). La scuola in questione è il Liceo Fogazzaro che ha scelto la Società del Quartetto come partner per questa sfida che si prolungherà per ben tre anni. Tutti i soggetti interessati sono ben consapevoli dell’impegno che questo progetto comporta. Sono previste tre fasi del lavoro: la prima prevede una
conoscenza dell’associazione, le iniziative che promuove, le figure professionali interessate, il ruolo all’interno della cultura cittadina e i rapporti con altre associazioni musicali; la seconda fase vedrà gli studenti all’opera dietro le quinte del teatro, ad accogliere gli artisti, nell’organizzazione dei concerti e in sala per il pubblico; nella terza fase si cercherà di fornire all’associazione una finestra sul mondo giovanile, sul consumo musicale degli adolescenti e sensibilizzare maggiormente i giovani verso una cultura musicale classica. Noi tutti soggetti coinvolti - docenti, studenti, partner esterni - ci auguriamo che tale collaborazione porti risultati tangibili e sia di grande interesse per i partecipanti. Ci accostiamo al progetto con grande entusiasmo e con un senso di fiducia e reciproco coinvolgimento. ●
10
musicaMese ouverture
di Marco Bellano
UNA VOCE NEL VENTO, UN VIAGGIO NEL TEMPO È lo strumento musicale più antico di tutti, eppure lo sentiamo “suonare” ancora oggi con la stessa forza e passione di un tempo. Due viaggi musicali guidati dalla voce umana: dalla Berlino di Kurt Weill e Bertolt Brecht alla Broadway di Cole Porter, e da un amore di maggio ad un gelido inverno coi Lieder di Schubert.
È
Cristina Zavalloni
lo strumento musicale più antico di tutti, eppure lo sentiamo “suonare” ancora oggi con la stessa forza e passione di un tempo. Ha inoltre un’altra virtù: nonostante sia “vecchio” di secoli, per ascoltarlo non occorre recarsi in speciali sale da concerto. Anzi, non serve nemmeno uscire di casa. È infatti l’unico strumento che viene al mondo con noi e che, a meno di sfortunati imprevisti, è posseduto da chiunque. Si tratta, ovviamente, della voce umana. È normale dimenticarsi delle possibilità straordinarie del nostro apparato fonatorio. Non è male, allora, cercare ogni tanto di ricordare quanti diversi utilizzi abbia questo strumento, e quanto sterminato sia il repertorio sonoro a cui ha dato vita. Basti pensare che, a detta di alcuni, linguaggio e musica nacquero come una cosa sola. Le prime lingue storicamente attestate risalgono a oltre cinquemila anni fa: si può solo immaginare quante altre parole siano state trasportate via dal vento, prima dell’invenzione della scrittura; e quanta musica, destinata purtroppo a non essere mai più ascoltata, sia scaturita dalle labbra dei nostri antenati. Con queste premesse, quello vocale diventa davvero un repertorio sterminato: un campo dall’orizzonte millenario, dove “viaggiare” potrebbe diventare quasi immediatamente sinonimo di “perdersi”. Una guida, tuttavia, rimarrebbe sempre presente, capace di segnare il nostro personale percorso: la curiosità, altra qualità profondamente umana. È questa filosofia, da “viaggiatori curiosi” pronti a inoltrarsi nella straordinaria ricchezza della musica vocale di ogni tempo, che accomuna i concerti del 25 gennaio e del 22 febbraio 2016 nel cartellone della Società del Quartetto di Vicenza. La prima “tappa” non teme di accostare la tormentata Berlino di Kurt Weill e Bertolt Brecht con gli scintillanti palcoscenici di Broadway, dove trionfavano i musical di Cole Porter. Questo insolito incontro, tuttavia, non avviene a sproposito. La modernità di cui cantano i
brani in programma, infatti, è la stessa; diverse sono solo le sponde dell’Oceano Atlantico. A dar voce a questo contrasto di bellezze sarà Cristina Zavalloni, studi in belcanto ma anima jazz, accompagnata da cinque fiati – di estrazione decisamente classica – che sono ciò che di meglio del panorama italiano dei nostri giorni che si possa ospitare sul palcoscenico del Teatro Comunale di Vicenza. Nel concerto successivo, la destinazione è… un altro viaggio: il ciclo Winterreise di Schubert, ovvero quel “viaggio d’inverno” che costituì l’estremo capolavoro del musicista: la correzione delle sue bozze di stampa fu l’ultimo impegno lavorativo a cui Schubert attese. Il baritono – per l’occasione il meraviglioso Matthias Goerne –, accompagnato dal pianoforte – Alexander Schmalcz –, intona ventiquattro poesie di Wilhelm Müller, dove si racconta di un uomo errante che, nel gelo invernale, piange un perduto amore di maggio. Fortuiti, simbolici incontri segnano il percorso: un tiglio, un corvo, il suono di un corno… Fino a trovare un ultimo, inaspettato compagno di viaggio in un derelitto suonatore d’organetto, chiamato ad accompagnare il canto del viandante. Il testamento musicale di Schubert non è privo di tristezza; tuttavia, al termine della musica, nonostante le avversità, il viaggio continua. Proprio come quello della voce umana. ●
Matthias Goerne
11
ouverture frasi&accordi
di Filippo Lovato
UN’IMPRESA CULTURALE PER UN PRESIDENTE MANAGER Il nuovo presidente dell’Orchestra del Teatro Olimpico si presenta ai lettori di Musicare: «Il primo obiettivo che mi sono dato è quello di far sentire ai giovani orchestrali che sono loro vicino». Pragmatico e dotato di grande forza di volontà, all’alba dei settant’anni Franco Scanagatta sembra davvero “il più giovane in campo”. E le idee, chiare, non mancano.
Franco Scanagatta
U
n manager prestato alla cultura, un uomo pragmatico che, all’alba dei suoi settant’anni, ha accettato di spendersi in prima persona per un progetto in cui crede, in un momento non certo facile. Dall’ottobre dell’anno scorso il vicentino Franco Scanagatta è il nuovo presidente dell’Orchestra del Teatro Olimpico. Dopo una vita in azienda in ruoli apicali, ora è presidente di Sonus Faber, l’azienda di Arcugnano che produce casse e diffusori acustici, membro del Consiglio di indirizzo della Fondazione San Bortolo e del consiglio direttivo della Società del Quartetto. In passato ha fatto parte dell’associazione Amici della Fenice. Scanagatta ha sostituito il vicesindaco Jacopo Bulgarini d’Elci che aveva ricoperto il ruolo per il tempo necessario a consentire la riorganizzazione dell’orchestra e che rimane nel consiglio direttivo. Con questa intervista si presenta ai lettori di Musicare. Presidente Scanagatta, perché ha accettato e che obiettivi si è dato? «Il primo obiettivo che mi sono dato è quello di far sentire ai giovani orchestrali che sono loro vicino, accompagnando l’orchestra ai vari concerti. Ho accettato con spirito di servizio: con la ritirata del settore pubblico da molti ambiti della vita culturale, se non sopperisce il
privato, crolla tutto. Entro in carica all’indomani del taglio da parte della Regione Veneto dei contributi per il 2015: centodiecimila euro in meno sui centocinquantamila che ci erano stati erogati nel 2014. Eppure la nostra è una gestione virtuosa: abbiamo ereditato un deficit di novantamila euro che siamo riusciti a ridurre della metà e abbiamo pagato tutte le pendenze. Ma il taglio è stato trasversale e la Regione non ne ha tenuto conto. Così un altro dei miei obiettivi è cercare di coinvolgere di più i privati nel sostegno dell’OTO».
L’intervento pubblico si porta sempre dietro il rischio di una strumentalizzazione politica, cosa che noi non vogliamo. Anche nell’ambito culturale occorre tornare ai valori che hanno mosso i vicentini a spalare il fango dopo l’alluvione.
CRESCITA UMANA E PROFESSIONALE Convivialità e desiderio di fare musica insieme alla base dell’esperienza OTO: parola di Filippo Lama, prestigioso violinista, tutor dell’orchestra. “A Villa San Fermo, i musicisti under 30 che definiscono oggi l’organico della OTO e i loro tutor - dei quali sono lieto e onorato di far parte - lavorano sodo, si confrontano, dibattono, sperimentano, condividono momenti di convivialità e sessioni cameristiche serali che, non previste dal piano di lavoro, nascono spontanee dal desiderio di fare musica insieme. Tutto ciò concorre, credo, a creare e cementare l’amalgama orchestrale, offrendo a tutti noi - sì, anche a noi tutor - una speciale occasione di crescita artistico-professionale, ma anche umana”. Filippo Lama 12
Secondo lei esiste un dovere dell’impresa a sostenere la vita culturale del territorio in cui opera? «Sì, ritengo che questo dovere esista. Il tessuto industriale vicentino è una leggenda, è grandioso, abbiamo dei capolavori di creatività. Quando si parla di sostegno alla cultura però, molti imprenditori vicentini latitano. Eppure non esiste impresa se non c’è cultura. Posso capire, d’altra parte, che alcuni imprenditori, assediati in questi anni da mille difficoltà, si siano in qualche modo inariditi. Mai come ora il lavoro imprenditoriale si è fatto complicato. Certe volte spero che tra i capi d’azienda in provincia di Vicenza, che lo potrebbero fare, ne troviamo uno che dica “D’accordo, provvedo io ai centomila euro che servono per sostenere l’orchestra”. Ci vorrebbe un colpo di fortuna. Più probabilmente chiederemo piccoli contributi a tante aziende diverse: vuoi vedere che non ne troviamo venti che adottano ciascuna un musicista a duemilacinquecento euro all’anno?».
tante persone che, per senso civico, si spenderanno per il teatro. È in situazioni come queste che si vede la volontà di una comunità di risolvere i propri problemi, al di là dei campanilismi».
La cultura non dev’essere elitaria ma a disposizione di tutti. L’OTO dovrebbe andare a suonare per tutti, facendo tra l’altro leva sulla giovane età dei suoi membri. Un po’ come l’orchestra Simon Bolivar. Esiste una “via culturale” allo sviluppo del Paese? «Per me la cultura è un requisito fondamentale per lo sviluppo dell’Italia. Mi è rimasta impressa una frase lanciata dal vicesindaco Bulgarini d’Elci: “Decidete se volete più strade asfaltate e meno cultura o viceversa”. Io sono del parere che tutto sommato possiamo lasciare qualche buca e spendere di più in cultura. Ma la cultura non deve essere elitaria, deve essere a disposizione di tutti. L’OTO dovrebbe andare a suonare per tutti, facendo tra l’altro leva sulla giovane età dei suoi membri. Un po’ come l’orchestra Simon Bolivar. Inoltre ci siamo impegnati e ci impegneremo anche nella divulgazione musicale nelle scuole, invitando le scolaresche alle prove. In questo ambito c’è molto lavoro da fare». Si risponde alla minaccia terroristica anche facendo concerti? «Se mettessimo in dubbio che è giusto continuare a fare concerti dopo i fatti di Parigi, significherebbe che per il mondo non c’è più speranza. Se c’è un posto dove gli stati d’animo vengono stemperati è la sala da concerti dove si ascolta musica. Perché niente come la musica supera qualsiasi barriera». ●
Malgrado il taglio della Regione, l’orchestra sta facendo fronte ai suoi impegni, anche grazie alla generosità del direttore principale Alexander Lonquich e alla dedizione dei tutor e dei ragazzi. E cosa dovrebbe fare il settore pubblico? «L’intervento pubblico si porta sempre dietro il rischio di una strumentalizzazione politica, cosa che noi non vogliamo. E d’altra parte mi domando se sia giusto in questa fase storica mantenere una pioggia di contributi da Stato o Regione. Forse si dovrebbe valutare meglio la qualità dei progetti. Ma credo di più al senso civico, al senso di patria, che in Italia mancano. Anche nell’ambito culturale occorre tornare ai valori che hanno mosso i vicentini a spalare il fango dopo l’alluvione. Occorre tornare al volontariato. Mi piace ricordare che, malgrado il taglio della Regione, l’orchestra sta facendo fronte ai suoi impegni, anche grazie alla generosità del direttore principale Alexander Lonquich, che viene a Vicenza per un cachet molto ridotto (quasi a rimborso spese) perché crede nel progetto, e alla dedizione dei tutor e dei ragazzi, che ricevono pagamenti quasi simbolici». La Fondazione del Comunale che ospita la stagione sinfonica dell’OTO non sta passando un momento facile. L’Associazione Industriali è uscita, la Regione ha tagliato i contributi anche al teatro di viale Mazzini e la Banca Popolare di Vicenza ha annunciato che se ne andrà dal 2017. Quali sono, a suo parere, le vie del rilancio? «Anche nella gestione del teatro deve entrare del volontariato puro. Dobbiamo ritornare al privato, a livello molto pionieristico. Abbiamo un teatro che molti, credo, ci invidiano e che dovremmo gestire in modo spartano, con più buon senso e strutture organizzative flessibili. Non possiamo preoccuparci di salvare la Fondazione, perché poi chi affitta la sala deve pagare costi elevati determinati dall’incompatibilità economica dell’attuale assetto organizzativo. Forse è anche meglio che gli enti pubblici stiano sullo sfondo: in questo modo i privati non avranno remore a partecipare, specie se percepiscono l’impegno di
13
ouverture tracce
di Filippo Lovato
I TEDESCHI CHE BEN INTONANO L’ELEGANZA DEL FRANCESE
IL BAROCCO DI SARDELLI, INATTUALE E INCANTEVOLE
autore AA.VV. titolo CD French Cello Sonatas interpreti Nicolas Altstaedt (cello), José Gallardo (piano) etichetta CD Naxos, 8.572105, DDD, 2010
autore Federico Maria Sardelli titolo CD Baroque concertos, Psalm, Chamber music interpreti Modo Antiquo, Federico Maria Sardelli (dir.) et al. etichetta CD Brilliant Classics, 94749, DDD, 2013
Egregia antologia di musica in stile francese, composta tra fine Ottocento e inizio Novecento. Ci sono l’irrinunciabile eleganza, il contegno venato di disincanto, le malinconie fluide, una scrittura trasparente, nostalgie del riverito passato. Sfilano Pierné con la sonata in Fa diesis minore op. 46 per violoncello e piano, che denuncia un debito allo stile di César Franck, e con i briosi Expansion op. 21 e Caprice op. 16, poi Nadia Boulanger, che la storia della musica ricorda più come infallibile didatta, specie di compositori americani, con gli efficaci Trois pièces per cello e piano, infine l’aristocratico Vincent d’Indy, allievo di Franck, con il Lied op. 19, di aggraziata cantabilità, e la Sonata per violoncello e pianoforte op. 84, quattro tempi che tradiscono l’ammirazione dell’autore per il barocco. Altstaedt è tedesco e Gallardo argentino di formazione tedesca. Eppure appaiono intonati alle richieste della musica francese. Il violoncellista si impegna in una cavata nitida, calibrata con gusto, mai forzata nel vibrato. Il pianista si distingue per leggerezza di tocco, articolazione dettagliata, e sottile differenziazione della dinamica. Un bel CD. ●
«Io non compongo musica “neo-barocca”, ma musica barocca», precisa Sardelli. Il direttore livornese festeggia i cinquant’anni incidendo la sua musica scritta, in stile vivaldiano, tra il 2008 e il 2013. Fine studioso del Prete Rosso, Sardelli è fratello del Pierre Menard di Borges che “non volle comporre un altro Chisciotte – ciò che è facile – ma il Chisciotte”. Il CD raccoglie un primo assaggio del ricercato talento del livornese: un mottetto “Domine ad adjuvandum me” esaltato dal soprano Roberta Mameli, tre Concerti solistici, per oboe, violino e cello affidati ai solisti Paolo Pollastri, Anton Martynov e Vittorio Ceccanti, tre brillanti Fughe a quattro, due tempi di un Concerto per archi e una Suite di Pièces pour le clavecin che guardano a François Couperin e beneficiano del tocco di Giulia Nuti. L’impeto di Sardelli e dell’ensemble Modo Antiquo magnificano una registrazione di opere tanto gradevoli quanto stupefacenti nella loro perfetta inattualità. Rimane il mistero del perché manchi il terzo tempo del concerto per archi e del perché non si sia arricchita la suite di altri brani: il CD poteva ospitare almeno altri dieci minuti di bella musica e di incantevoli trômpe d’oreille. ●
ouverture audioVisivi
di Marco Bellano
LA TELECAMERA S’INNALZA, LORTIE RESTA ALL’ALTEZZA Il primo degli Studi op. 10 di Fryderyk Chopin ha molto da dire anche all’occhio. Il problema di tecnica pianistica che affronta crea infatti un suggestivo “ostinato” mimico. La mano destra dell’interprete si estende in veloci arpeggi, ma l’esplorazione della tastiera ha la calma regolarità di un pendolo: le dita salgono verso l’acuto e, raggiunto un culmine, procedono a ritroso, per poi invertire di nuovo il loro moto. La sinistra, invece, fa tranquille tappe su lunghe note gravi. Louis Lortie ha interpretato questo Studio per un video prodotto da Plushmusic.tv. Il nostro “occhio” osserva qui Lortie da posizioni impraticabili nella realtà. Non si tratta di virtuosismo gratuito; il linguaggio visivo ci invita anzi a distogliere l’attenzione dalla dimensione mimica, per capire meglio la musica e la sua interpretazione. La chiave di tutto sta nelle angolazioni di ripresa e nel montaggio. Un’inquadratura verticale guarda a piombo la tastiera e le mani: l’esordio dello Studio rivela dunque con implacabile nitidezza ogni dettaglio dell’ardua serie di arpeggi. L’esecuzione di Lortie è all’altezza dell’impegnativo punto di vista, e anzi ne è forse il motivo, vista la pulizia cristallina della trama sonora. Quando inizia la seconda frase dello Studio, l’inquadratura cambia. La camera si avvicina da destra, per andare a selezionare le mani e il loro atletico dinamismo. Si celebra dunque il tipico “moto perpetuo” al quale gli spettatori dello Studio sono abituati. Lo spettacolo ci viene però presto sottratto: a rimarcare forse che non è l’esibizione esteriore a dar senso a questa musica, ci si sposta sopra la cordiera, con un punto di vista mobile che però ci nasconde completamente le mani. Il passaggio alla nuova angolazione avviene con uno stacco di montaggio in sintonia con la struttura del pensiero di Chopin; il “taglio”, avvedutamente, non è in pedante sincronia con l’inizio di una nuova sezione della musica. La sottolineatura, tuttavia, è avvertibile, e viene confermata nel seguito del video, che difatti, quando lo Studio giunge alla ripresa, propone ancora la ripresa dall’alto di tastiera e mani. Nel finale, la macchina da presa si allontana morbidamente da Lortie, innalzandosi: ciò crea un rallentamento del ritmo visivo, che quasi “duetta” con la placida regolarità armonica nascosta sotto la scintillante superficie di arpeggi. ● https://www.youtube.com/watch?v=tH6za0Cp4RA
14
echi
a cura della redazione
MUSICA MUSICA, UNA BELLA STORIA CHE CONTINUA, A VICENZA Non chiude i battenti ma si trasferisce a Vicenza la storica libreria musicale di Padova, MUSICA MUSICA. L’eredità dello storico proprietario, Renato Beghin, raccolta dalla nuova gestione, con un ambizioso e innovativo progetto di autofinanziamento nel nome della cultura musicale.
C
ompetenza e passione. Senza questi due indispensabili requisiti non c’è attività – qualsiasi tipo di attività – che possa avere successo e durare nel tempo. Quando, nel 1992, Renato Beghin decise di aprire nella sua Padova il negozio “Musica Musica”, di competenze ne aveva accumulate parecchie, vista la lunga esperienza professionale alle spalle maturata lavorando per una delle più antiche case editrici musicali italiane. Quanto alla passione, poi, solo una persona animata da tanto entusiasmo avrebbe potuto abbandonare un’occupazione sicura per iniziare un’avventura in proprio, con tutte le incognite del caso. Musica Musica in breve tempo diventò un punto di riferimento per tutti coloro che suonano uno strumento, insegnano, studiano, cantano, amano e coltivano la passione per la musica: dal ragazzino che si avvicina per la prima volta al pentagramma, al musicista professionista. Ancora tanta passione – per Renato Beghin l’impegno lavorativo è sempre andato ben oltre l’orario di apertura del negozio – e ancora tante competenze in più, accumulate anno dopo anno incontrando quotidianamente i musicisti, dai direttori d’orchestra ai coristi, docenti di Conservatorio e semplici appassionati. L’anno scorso, però, la decisione, meditata quanto sofferta, di dover cessare l’attività per motivi di carattere personale. Nell’ambiente musicale la voce si sparge velocemente e arriva fino a Vicenza, dove i responsabili di Musica Variabile, una società commerciale che fa capo alla Società del Quartetto, decidono di andare a parlare con Beghin. L’obbiettivo è di non gettare al vento un ventennio di esperienza, una clientela così affezionata e un importante punto di riferimento per tanti musicisti, professionisti e non. Così, a poco a poco, si matura l’idea di rilevare l’attività di Musica Musica e farla rivivere nel centro di Vicenza, in vicolo Cieco Retrone, proprio a
fianco della sede della Società del Quartetto. In realtà il progetto ha anche un’altra finalità - innovativa quanto ambiziosa -, perché tutti gli eventuali utili di Musica Musica andranno a finanziare una parte, seppur piccola, delle attività istituzionali del Quartetto. A questo punto restava da individuare a chi affidare la conduzione del negozio; chi, cioè, avrebbe sostituito Renato Beghin e sua figlia Susanna dietro il bancone di Musica Musica. La scelta è caduta su Stefano Cau e Christian Maddalena: giovani (28 e 27 anni) e con tanta voglia di lanciarsi in un’avventura professionale che, fra l’altro, è strettamente collegata ai loro studi e alla loro formazione culturale: Stefano è laureato in pianoforte, Christian si è laureato al DAMS in discipline delle Arti della Musica e dello Spettacolo. Così, da sette mesi a questa parte Stefano e Christian hanno vissuto giorno per giorno con Renato Beghin l’attività di Musica Musica a Padova impadronendosi di tutte le competenze necessarie per portare avanti l’attività in completa autonomia. Se fosse un romanzo, questo non sarebbe che il prologo. Il primo capitolo di “Musica Musica Vicenza” è ancora tutto da scrivere, ma sappiamo che inizia il 7 gennaio, con l’apertura del negozio al civico 20 di Vicolo Cieco Retrone. Un avvenimento, per la città di Vicenza, perché dopo tanti anni di vuoto riapre nella città del Palladio una vera libreria musicale che offre spartiti e partiture dal Medioevo ai giorni nostri, trattati musicali, manuali per professionisti e amatori, riduzioni, raccolte di arie d’opera e opere complete, saggi di tecnica vocale, trasposizioni per cori, repertorio liturgico, partiture complete per orchestre da camera e sinfoniche... e molto altro ancora. Le porte di Musica Musica sono aperte a tutti, dal martedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19. ●
Renato e Susanna Beghin
15
DAL 7 GENNAIO RIAPRE NEL CUORE DI VICENZA UNA LIBRERIA MUSICALE Dalla venticinquennale esperienza maturata a Padova, è nata a Vicenza MUSICA MUSICA, una nuova libreria musicale dedicata a tutti coloro che suonano, insegnano, studiano, amano o semplicemente coltivano la passione per la musica. Da MUSICA MUSICA troverete spartiti e partiture dal Medioevo ai giorni nostri, trattati musicali, manuali per professionisti e amatori, riduzioni per canto e piano, raccolte di arie d’opera e opere complete, saggi di tecnica vocale, trasposizioni per cori, partiture e parti complete per orchestre da camera e sinfoniche, repertorio conforme ai programmi ministeriali per Conservatori e Accademie di Musica… e molto altro ancora.
musica musica vicenza — vicolo cieco retrone, 20 www.musicamusicavicenza.it fb: musicamusicavicenza
orario di apertura: martedì – sabato 9 – 13 / 15 – 19
16
progetto grafico: Elena Meneghini
Venite a trovarci, fateci le vostre richieste per telefono 0444 327719 o e-mail info@musicamusicavicenza.it