NOVEMBRE-DICEMBRE 2015
MusiCare 2015 - ANNO XIII - Numero 5 - Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza
E se stasera...
andassi ad ascoltare un concerto? Mi rilasso, mi arricchisco e mi diverto. E poi magari trovo anche...
la PIAZZA DEI TAMBORI
TRA UN’OPERA E L’ALTRA
VITA DA ORCHESTRALE
La matita di Scotolati musica Vicenza sulle pagine di MusiCare
Aspettando la prima esecuzione Pierangelo Valtinoni parla del suo Ottetto Concertante 1
L’Orchestra del Teatro Olimpico vista dal leggio della violinista Agnese Balestracci
DAL 26 OTTOBRE 2015 AL 18 APRILE 2016
tutti i concerti hanno inizio alle ore 20:45 BIGLIETTI: INTERO euro 20 – RIDOTTO OVER65 euro 15 – RIDOTTO UNDER30 euro 10,60 // MURRAY PERAHIA (5 febbraio 2016) INTERO euro 30 – RIDOTTO OVER65 euro 25 – RIDOTTO UNDER30 euro 15 Punti vendita: Biglietteria Teatro Comunale (Viale Mazzini, 39) tel. 0444 324442 - biglietteria@tcvi.it / Società del Quartetto di Vicenza (Vicolo Cieco Retrone, 24) tel. 0444 543729 info@quartettovicenza.org - www.quartettovicenza.org / filiali della Banca Popolare di Vicenza / online nel sito www.tcvi.it LA 106a STAGIONE CONCERTISTICA DELLA SOCIETÀ DEL QUARTETTO È REALIZZATA GRAZIE AL SOSTEGNO DI: PARTNER
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ENTI ISTITUZIONALI
2 Per le attività culturali
Stiftung pro Cappella Andrea Barca
Freunde und Förderer der Cappella Andrea Barca e.V.
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e con l’avvicinarsi del Natale si riproporranno le forzature ed i contrasti di un clima festaiolo in piena crisi di riferimenti, economici e valoriali, stessa sorte sembra toccare in destino alla Musica, intesa come espressione artistica, quando calata in un contesto estraneo alla stessa. Nel regno del “tutto e subito” e del “mordi e fuggi”, della fibra ottica super-veloce e delle relazioni virtuali lampo, fermarsi a leggere o ascoltare per capire e, quindi, crescere, ampliare e godere, non è in voga quanto il passare una serata a teatro, giusto per... Eppure la Musica è fatta proprio di questi due momenti intrinsecamente legati dal suono: la lettura e l’ascolto. Meglio se circondati dal silenzio. Chi dice che “il concerto è morto” ha ragione proprio nel momento in cui chi esegue (infelice espressione) un concerto, e il pubblico che vi assiste, non è “vivo” e non vivifica le partiture declinandole al passato, presente e futuro dell’umanità. Eterni replicanti per eterni presenzialisti non fanno un teatro vivo e, dunque, non fanno una comunità identitaria e consapevole. Dopo la “settimana della lettura” e la “giornata della musica”, toccherà creare la “serata dell’ascolto” e poi, chissà, la “mezzora della comprensione”?... Siamo convinti non sia con nuovi ghetti che si riscoprirà quanto possa dirci e darci quella vibrazione che - se abbracciata - diventa il brivido di una serata con la Musica. Dal vivo. ● Giovanni Costantini
In copertina Vilde Frang, classe brillante, per anno di nascita e spirito: nata a Oslo nel 1986 sarà a Vicenza, col suo violino Villaume, il 2 dicembre.
Anno XVII - Numero 5 Novembre-Dicembre 2015
coordinamento editoriale Giovanni Costantini collaboratori Marco Bellano Filippo Lovato Paolo Meneghini Andrea Scarapari Alberto Schiavo
ouverture disegnOpposto
impaginazione Alessandra Melison
di Gabriele Scotolati
per le foto l’Editore è a disposizione di quanti provassero diritti di Copyright
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITà RASOTTO PUBBLICITà Borgo Santa Lucia, 51 36100 Vicenza tel. 0444 301628 info@ras8.it www.ras8.it
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Periodico di cultura, musica e spettacolo di Società del Quartetto di Vicenza e Orchestra del Teatro Olimpico Direttore Resp.: Matteo Salin Editore: Società del Quartetto di Vicenza Redazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546 web www.quartettovicenza.org e-mail info@quartettovicenza.org Periodico iscritto al registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 977 Stampa: Tipolitografia Pavan snc su carta Passion 13 da 100 g/mq Tiratura 3000 copie
progetto grafico: M. Galluzzo, E. Meneghini, I. Roglieri
9ª stagione di concerti Teatro Comunale di Vicenza
lunedì 18 gennaio 2016
Altstaedt
mercoledì 27 aprile 2016 direttore e violoncello Haydn Concerto per violoncello e orchestra n. 1 in do magg. · Veress
4 Danze transilvane per orchestra d’archi · Schubert Sinfonia n. 4 in do min. “Tragica”
Lonquich Lucchesini
mercoledì 10 febbraio 2016 direttore e pianoforte Prokof’ev Sinfonia n. 1 in re magg. “Classica” · Strauss Burleske per pianoforte e orchestra in re min. · Mendelssohn Sinfonia n. 3
Sardelli
in la min. “Scozzese”
sabato 19 dicembre 2015
Lonquich
giovedì 31 dicembre 2015 · fuori abbonamento direttore C. Ph. E. Bach Sinfonia in si min. · Kraus Sinfonia in do min. · Beethoven Sinfonia n. 1
in do magg.
Concerto di San Silvestro Janiczeck direttore e violino
musiche di Mozart · Schubert · Bizet · Strauss jr · Strauss · Dvorˇák · Brahms
lunedì 4 aprile 2016 direttore Copland Appalachian Spring · Bruckner Sinfonia n. 1 in do min.
(vers. 1877)
main sponsor
pianoforte Mendelssohn Sinfonia n. 4 in
la magg. “Italiana” (vers. 1834) · Brahms Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in re min.
lunedì 23 novembre 2015
Lonquich
direttore
enti istituzionali
OGI Lonquich
Orchestra Giovanile Italiana info OTO 0444 326598 segreteria@orchestraolimpico.it www.orchestraolimpicovicenza.it
direttore Wagner Preludio e Morte di Isotta · Strauss Don Juan, poema sinfonico per grande orchestra · Debussy Prélude à l’après-midi d’un faune · Ravel La Valse
sponsor
media partner
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partner
Indice
La stecca «Voi sapete che in quasi tutte le arti sono stati i tedeschi ad eccellere di più. Ma dove hanno trovato la loro fortuna? In Germania, certamente no!» (Wolfgang Amadé Mozart, 1756-1791, compositore austriaco)
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primAssoluta
Quando la musica è nel nome di Giovanni Costantini
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notEventi
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musicaMese
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musicaMese
Bianca come la neve di Matteo Valbusa
Quello sguardo che unisce la storia di Alberto Schiavo
Fuochi d’artificio musicali a cura della redazione
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backStage
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registri&note
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tracce
Il maestro tra le righe di Marco Bellano
granFinale
Un punto di incontro unico a Lonigo e in palcoscenico di Agnese Balestracci
Scuola e formazione: al via i progetti 2015/2016 di Paolo Meneghini
Il canto della terra nel suono di Vilde Frang di Filippo Lovato
d’altro ouverture canto
C
i saranno quelli promossi dal Comune, quelli organizzati dalla Parrocchia, quelli offerti dalla Fondazione di turno e – per i più votati alla causa – quelli “messi su” dalla Circoscrizione, con tenacia e abnegazione. E poi i saggi della scuola, le tournée negli ospedali e nelle case di riposo, i canti “della stella”, campanello per campanello. C’è chi punterà sulla parola pace e chi, più prosaicamente, sulla raccolta fondi. Ci saranno i canti tradizionali e quelli convenzionali (sono i “futuri tradizionali”), i cori di bambini e quelli gospel, le chitarre impercettibili e quelle amplificate. La stessa sera si potrà spaziare da Bach a Lennon senza tema di incoerenza. Anche in tempi di spending-review, i “concerti di Natale” restano un must difficilmente rinunciabile. Ci sarà un sacco di gente plaudente. Ma ci sarà la Musica? ●
ph Gelmino Veronese
dal
1979
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ouverture primAssoluta
di Giovanni Costantini
QUANDO LA MUSICA è NEL NOME Duecento anni separano il celebre Ottetto per archi di Mendelssohn da quello del compositore contemporaneo Pierangelo Valtinoni, per la medesima formazione. I Solisti Filarmonici Italiani chiamati ad esibire la “pietra di paragone” e a meritare la dedica di Valtinoni.
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COME I GRANDI MAESTRI DEL PASSATO
i sono musiche che risuonano fin dalla parola che le descrive. È il caso dell’Ottetto concertante di Pierangelo Valtinoni, e delle indicazioni di andamento riportate dall’autore. Chi scrive ha avuto la possibilità di sfogliare il “manoscritto” dei ventitré minuti di suoni in questione appena sfornato dal maestro, quando alle palline e stanghette della grafica di Finale (programma di videoscrittura musicale) si sovrapponevano le più affascinanti strisciate di una matita d’autore, chiamata a correggere, puntualizzare ed eliminare. Era il luglio del 2014, e questa musica c’era già. Quanto tempo sarà dunque passato dal cosiddetto concept alla prima onda sonora che investirà i presenti alla prima esecuzione del prossimo 16 novembre al Teatro Comunale di Vicenza?... Mesi, anzi anni. Eppure, l’incipit dell’opera è ancora ben impresso nella testa di chi ha sfogliato quelle pagine in anteprima, più di un anno fa. Perché in quella irruenza iniziale c’era già tutta la musica che si poteva desiderare da uno spartito che facesse sintesi del linguaggio contemporaneo e di una tradizione che portava fin dal nome. Se ad un musicista dici «Ottetto», questi risponderà «Mendelssohn», come una sorta di riflesso incondizionato (a meno che non sia un clarinettista, un fagottista o un cornista, che allora risponderà «Schubert», pensando ad una composizione che contempli anche il suo strumento). Anche il noto motore di ricerca del web, Google, vive dello stesso riflesso incondizionato: «Ottetto... Mendelssohn». Ecco quindi la pietra di paragone, nonché l’altro grande protagonista del concerto del 16 novembre, l’Ottetto in Mi bemolle maggiore op. 20. Composto ben più di qualche anno fa – era il 1825 – il capolavoro di un giovanissimo Felix Mendelssohn-Bartholdy dovette aspettare ben cinque anni per essere dato alle stampe da Breitkopf & Härtel e due ulteriori per avere la prima esecuzione presso la prestigiosa Salle de Concert du Conservatoire Nationale de Musique di Parigi. Prima dei due Ottetti, il 16 novembre, in programma un’altra pagina del compositore romantico che ha riportato in auge il Classicismo, il Sestetto in Re maggiore op. 110. Non più solo archi, peril giovane Mendelssohn – non inganni il numero d’opera, la composizione è del 1824 – ma il pianoforte e, senza alcuna simmetria apparente, un violino, due viole, un violoncello e il contrabbasso. Equilibri tra le parti diversi, colori timbrici diversi. Gli esecutori chiamati alla prova sono I Solisti Filarmonici Italiani. Anche nel loro nome c’è molta musicalità. Ma soprattutto c’è un curriculum ricco di nomi altisonanti e c’è una dedica da corrispondere: “Ai Solisti Filarmonici Italiani”. Firmato Pierangelo Valtinoni. ●
La ricerca di una musica che piaccia agli esecutori e al pubblico. Pierangelo Valtinoni ci anticipa qualcosa del suo Ottetto concertante Tra un’opera e l’altra...una pausa di riflessione. Mi piace ogni tanto avere a che fare solamente con il suono ed essere libero di costruire un edificio musicale senza alcun legame con la parola. E mi piace anche iniziare un nuovo lavoro non partendo da un progetto prestabilito, così da gestirne la forma mano a mano che i problemi si presentano. L’Ottetto concertante nasce proprio con questo spirito. Perché non scrivere un Ottetto per archi come i grandi maestri del passato? Buttiamo giù le mani sulla tastiera del pianoforte e proviamoci! Ne è scaturito questo omaggio alla tradizione classica, verso la quale mi sento fortemente debitore, che ho voluto dedicare, non senza un po’ di timore reverenziale, ai prestigiosi Solisti Filarmonici Italiani, i quali saranno protagonisti della sua prima esecuzione. Non amo invece parlare dal punto di vista estetico della mia musica. Preferisco lasciare ad altri, se ne avranno voglia, il compito di farlo. Per cui mi limiterò solo a dare qualche informazione tecnica. Si tratta di una composizione della durata di circa ventitré minuti, divisa in più parti collegate tra loro. In essa sono evidenti quattro nuclei principali corrispondenti alla successione dei movimenti AllegroAdagio-Scherzo-Rondò di derivazione classica. Il materiale musicale è sviluppato in modo ciclico per cui la struttura poggia su un continuo gioco di ritorni tematici e nuove invenzioni. L’aggettivo “concertante” indica che le tre prime parti, il primo violino, la prima viola e il primo violoncello, si trovano spesso a dialogare con il resto dell’ensemble. Mi auguro che questa nuova composizione incontri il favore degli esecutori e del pubblico, cosa a cui io tengo in modo particolare, contrariamente a quanto accade spesso nel mondo della musica contemporanea, dove l’autoreferenzialità costringe la maggior parte dei compositori a svalutare l’aspetto comunicativo, se non addirittura a cancellarlo in toto, quasi fosse un peccato mortale. Pierangelo Valtinoni
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notEventi
di Matteo Valbusa
BIANCA COME LA NEVE È la voce dei bambini, personificazione del canto angelico natalizio. A Vicenza, I Piccoli Musici, il coro di voci bianche più famoso d’Italia e una delle compagini più interessanti del panorama corale internazionale. Un concerto imperdibile, fra tradizione culturale e folcloristica.
I Piccoli Musici
A
partire dal canto gregoriano, la musica corale è sempre stata il veicolo più efficace per l’espressione della fede orante comunitaria. Le note rivestono le parole come un abito di seta, riflettono il significato di ciascuna frase, esplicano e approfondiscono ogni concetto teologico grazie alla sapienza dei grandi compositori. La voce dei bambini, poi, è la personificazione del canto angelico, grazie alla purezza del suono e al timbro particolarmente chiaro e leggero. Il coro di voci bianche è uno strumento del tutto particolare, che affonda radici in una grande tradizione storica europea. Il concerto di lunedì 21 dicembre, al Teatro Comunale di Vicenza, porta nel capoluogo berico - terra di grande tradizione corale - il coro di voci bianche più famoso d’Italia e sicuramente una delle compagini più interessanti del panorama corale internazionale: I Piccoli Musici, diretti dal maestro Mario Mora. Un esempio di altissima professionalità ma anche uno dei frutti più belli della didattica corale infantile. Il programma proposto darà la possibilità di ascoltare due delle raccolte più celebri e fondamentali nel repertorio per voci bianche: A Ceremony of Carols di Benjamin Britten e i Tre mottetti latini dell’op. 39 di Felix Mendelssohn. A Ceremony of Carols è una ghirlanda di undici brani scritti da Britten per il Natale del 1942, durante una traversata oceanica in nave, in cui il cullare delle onde ispirò il compositore nell’ideazione di alcuni numeri di carattere notturno. I testi sono tratti da The English Galaxy of Shorter Poems, una raccolta di poesie in inglese antico edite
all’inizio del Novecento. La raccolta, dalla perfetta architettura circolare, inizia con una Procession e termina con una Recession ispirate al canto gregoriano. Lo stile utilizzato da Britten è estremamente originale e vario, grazie all’accostamento di moduli ritmici irregolari, citazioni del canto sacro antico e della musica popolare. Tutti i brani sono suonati anche dall’arpa, con figure ricche e armonie spesso inusuali, così da farle assumere un ruolo non di mero accompagnamento del canto, ma di vera protagonista di questa liturgia musicale. A fare da spartiacque nel programma, ma soprattutto per svelare la provenienza culturale delle prestigiose raccolte presentate, il coro proporrà un tuffo in un passato senza tempo, con quattro brani antichi del repertorio “sacro tradizionale”: Angelus ad Virginem, Coventry Carol, Personent hodie, What child is this. Canti che risalgono al secolo XVI, ma che affondano le loro radici nella tradizione della musica sacra popolare medievale. Felix Mendelssohn, più famoso per le sue sinfonie ed i suoi oratori, ha dato un contributo copioso ed essenziale al repertorio corale: i suoi brani ancora oggi sono eseguiti frequentemente dai cori di tutto il mondo. Tra questi, i Tre mottetti latini op. 39 sono uno dei tanti tesori lasciati in eredità all’umanità dal compositore tedesco: brani che uniscono il magistero di Bach e Händel all’espressività del nascente Romanticismo, in un perfetto equilibrio stilistico in cui il significato teologico dei testi si chiarifica e potenzia fino a rifulgere nel suo pieno splendore. ●
UN BEL REGALO DI NATALE
voci bianche, sono stati Vienna, Londra, Salisburgo; si guardava con ammirazione alle formazioni russe e ungheresi. Ecco, da una ventina d’anni il nostro Paese può guardare con orgoglio ai Piccoli Musici e vedere in loro un modello per tutti coloro che vogliono intraprendere il difficile lavoro corale con le voci bianche. E anche l’ASAC - Associazione per lo Sviluppo delle Attività Corali del Veneto - non perde occasione per beneficiare della preziosa collaborazione del maestro Mora nel campo della didattica e in quello del giudizio di qualità dei cori. Ringraziamo la Società del Quartetto di Vicenza che ha voluto offrirci questa splendida opportunità. È proprio un bel regalo di Natale. Nicola Ardolino Presidente ASAC-Veneto
Il saluto del presidente dei cori del Veneto alla prestigiosa formazione di voci bianche È con vivo piacere che mi appresto a dare il benvenuto nella nostra Regione al coro I Piccoli Musici di Casazza e al loro direttore, il maestro Mario Mora. I Piccoli Cantori sono una delle più belle realtà della coralità infantile e adolescenziale d’Italia. Chi ha avuto modo di incontrare questi ragazzi e ragazze e il loro maestro è stato sempre toccato da un’esperienza esaltante, sia dal punto di vista tecnico che interpretativo. La puntualità e la pulizia esecutiva caratterizzano sempre i loro concerti. Per molto tempo i nostri riferimenti, relativamente ai cori di
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ouverture musicaMese
di Alberto Schiavo
ARRIVI E PARTENZE Nella sua crescita fisiologica, la OTO si appresta periodicamente a salutare giovani musicisti che spiccano il volo e ad accoglierne di nuovi È passato poco più di un anno da quando ha iniziato a concretizzarsi il nuovo progetto artistico della OTO, con le audizioni a Villa San Fermo dalle quali è nato il nuovo organico dell’orchestra. Oltre al talento e alle capacità tecniche, ai “ragazzi” è stato esplicitamente chiesto di condividere il progetto con dedizione, impegno e serietà. La OTO è, di fatto, una sorta di “incubatore”, un’esperienza formativa e artistica – per ciò stesso limitata nel tempo – che ha come scopo principale quello di favorire l’ingresso dei suoi giovani orchestrali nella piena occupazione lavorativa, in Italia o all’estero, ben sapendo che la professione di musicista professionista è una delle più difficili e selettive che ci siano. Nelle ultime settimane Ermanno Niro (viola) e Riccardo Mazzoni (contrabbasso) hanno comunicato la decisione di “spiccare il volo” all’estero per due importantissime chances di crescita artistica: Ermanno andrà a studiare in Germania, mentre Riccardo ed il suo contrabbasso da Livorno prenderanno il volo per Londra con in tasca una borsa di studio per il prestigioso Royal College of Music. A malincuore, ma estremamente soddisfatti per loro, un grande “in bocca al lupo” ad entrambi.
QUELLO SGUARDO CHE UNISCE LA STORIA Dalle sonorità americane di Copland al cuore austriaco di Bruckner, dalla “Classica” di Prokof’ev alla “Scozzese” di Mendelssohn: al via la nuova Stagione della OTO che farà volgere lo sguardo al passato per riscoprire il futuro.
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olgere lo sguardo al passato per ri-scoprire il futuro. Il celebre monito verdiano sembra essere anche l’implicito invito offerto dalla nuova Stagione di concerti dell’Orchestra del Teatro Olimpico. Nel primo appuntamento, in programma per lunedì 23 novembre al Teatro Comunale, Alexander Lonquich, nella duplice veste di solista e direttore, guiderà i giovani professori della OTO attraverso un percorso a ritroso che dalla Russia di Sergej Sergeevič Prokof’ev (1891-1953) condurrà alla Germania di Richard Strauss (1864-1949) e Felix Mendelssohn Bartholdy (1809-1847). Dal compositore più recente a quello più lontano nel tempo. Dal 1917 - anno di composizione della Sinfonia n. 1 detta “La Classica” di Prokof’ev, brano d’apertura del concerto - al 1842, annata che diede i natali al pezzo conclusivo di questo primo appuntamento stagionale, la terza sinfonia di Mendelssohn. “Preferisco che la mia musica sia descritta con le tre
parole che descrivono i vari gradi dello Scherzo: capricciosità, ilarità, beffa”. Con queste parole, tratte dall’autobiografia di Sergej Prokof’ev, è possibile anticipare perfettamente “La Classica”, opera completata all’età di ventisei anni ma che già prefigura soluzioni timbriche e melodiche del Prokof’ev maturo, inquadrandole nella struttura classica in quattro movimenti tipica del genere sinfonico. Struttura quadripartita anche per la Sinfonia n. 3 “Scozzese” di Felix Mendelssohn Bartholdy, in realtà quinta e ultima opera sinfonica di questo autore per ordine cronologico di composizione: furono le complesse vicende editoriali a portare ad un ordine di pubblicazione diverso da quello di stesura, nonché la conseguente numerazione svincolata dalla cronologia. Al centro del programma la Burleske per pianoforte e orchestra, opera di un Richard Strauss ventunenne; composizione che, considerata fin da subito “lisztiana” e “ineseguibile”, potrà essere l’ulteriore occasione
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UNO E TRINO Ironico, disinvolto e sereno: è Alexander Lonquich quando sale in palcoscenico, ora per dirigere, ora per suonare. Ritratto di un musicista completo, comunicativo e “leggero”. Che fortuna avere Alexander Lonquich a Vicenza. Tedesco di Treviri, cinquantacinque anni lo scorso agosto, vive in Italia ed è stato capace di fondere il meglio delle due auguste tradizioni musicali. Nel 1977, ancora sedicenne, vince il concorso Casagrande di Terni che gli schiude una carriera internazionale. Pianista, camerista e direttore. Un musicista completo dotato di un’inedita capacità di comunicare. Con il pubblico e con i giovani musicisti. C’era Lonquich sul palco, quasi una ventina d’anni fa, per applauditi concerti conferenze, quando il racconto della musica classica ai non addetti ai lavori non era prassi diffusa. È Lonquich il direttore artistico della rifondata Orchestra del Teatro Olimpico, una palestra di giovani strumentisti che imparano a fare squadra. Dei suoi molteplici talenti i concerti di Quartetto e OTO di questi due mesi daranno puntuale riscontro. Eccolo suonare in piccolo ensemble da camera il 2 dicembre con Vilde Frang (violino), James Boyd (viola), Nicolas Altstaedt (violoncello). Solista, affronterà l’impervia Burleske di Strauss il 23 novembre con l’OTO, serata che lo vedrà nel contempo dirigere i giovani orchestrali che ha iniziato a istruire nel 2014. E tornerà di fronte a loro il 19 dicembre, solo con la bacchetta. La sua maestria fonde un’articolazione nitida del suono che forse gli viene dall’insegnamento di BaduraSkoda, un impeccabile buon gusto che lo tiene alla larga da ogni retorica, una leggerezza di gesto e di tocco che definisce con precisione ogni sfumatura. Lo completano quel look dégagé, la disinvoltura, l’ironia, la serenità con cui entra sul palco pretendendo da sé e chiedendo agli altri il meglio, eppur convinto che il concerto non è un rito austero, ma un’intensa e fugace relazione che coinvolge per intero interpreti e pubblico, colpi di tosse compresi. Filippo Lovato
Al Comunale ci vado in pulmino Avete più di 70 anni? Abitate a Vicenza? Vi piacerebbe vivere l’emozione di 6 entusiasmanti concerti sinfonici dal vivo ma… preferite non usare l’auto di sera, avete delle difficoltà a muovervi autonomamente, non avete la patente e nemmeno un gruppo di amici ai quali aggregarvi? Per la stagione 2015/16 l’Orchestra del Teatro Olimpico ha pensato proprio a Voi, istituendo un comodissimo servizio di “navetta” che verrà a prendervi sotto casa, vi lascerà a 10 metri dall’ingresso del Teatro Comunale ed infine vi riporterà a destinazione dopo lo spettacolo. Il servizio, condiviso con altri spettatori, è riservato agli abbonati “over 70” residenti in città ed è realizzato dalla OTO in collaborazione con la ditta Ambrosini.
Info e adesioni: 0444 32 65 98 – segreteria@orchestraolimpico.it
per gustare il talento artistico di Lonquich. Altro percorso volto a riavvolgere il filo rosso della storia della musica, sempre per la conduzione del maestro Lonquich, si preannuncia il programma del secondo concerto OTO in cartellone. Sabato 19 dicembre, sempre al Teatro Comunale con inizio alle 20.45, il secondo appuntamento stagionale si aprirà nel segno delle sonorità americane di Appalachian Spring, balletto dal carattere squisitamente ottimistico e sereno composto da Aaron Copland (1900-1990) in quel 1944 insanguinato dal dramma della seconda guerra mondiale. Il linguaggio musicale utilizzato, alternando tratti marcatamente ritmici a momenti meditativi, riesce a trasmettere quei valori di positività e di fiducia nel futuro che assicurarono a Copland, in clima di guerra, il Premio Pulitzer per la musica dell’anno seguente (1945). Protagonista della seconda parte del concerto sarà invece il compositore austriaco Anton Bruckner (1824-
Alexander Lonquich
1896) di cui sarà proposta la Sinfonia n. 1 in Do minore. Nonostante spesso si metta in luce quanto quest’opera, composta tra il 1865 e il 1866, sia debitrice al venerato Beethoven (Bruckner numerò come decima la sua nona e ultima sinfonia per non competere con l’opera omonima del genio di Bonn), la partitura presenta già in modo chiaro e preciso elementi tipici dello stile proprio del compositore austriaco, preannunciando addirittura fin dalle sue battute iniziali il drammatico esordio della sesta sinfonia di Gustav Mahler (1860-1911). Attraverso la lente del centenario del diretto coinvolgimento italiano nella grande guerra (1915), il messaggio di questo secondo appuntamento vogliamo così interpretarlo: la musica può unire, persino due autori apparentemente tanto lontani come Copland, spavaldo prototipo americano, e Bruckner, devoto austriaco di provincia, altrimenti assai di rado accostati nei programmi di sala musicali. ●
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ouverture musicaMese
di Marco Bellano
IL MAESTRO TRA LE RIGHE È Brahms il grande assente della serata del 2 dicembre: gli autori in programma, Dvořák e Strauss, gli sono debitori ma non imitatori. Gli artisti del Festival internazionale di Lockenhaus protagonisti di un programma fitto di confronti, citazioni e rivalse, senza mai perdere di originalità.
Vilde Frang
James Boyd
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’è un nome segreto, nascosto nel programma che gli artisti del Festival di Lockenhaus porteranno “in tour” a Vicenza il prossimo 2 dicembre. È quello di un “nume tutelare” senza il quale il Trio di Antonín Dvořák o il Quartetto di Richard Strauss non avrebbero mai visto la luce: Johannes Brahms. Per cominciare, fu Brahms a far “decollare” la carriera di Dvořák, conferendogli una borsa di studio del governo austriaco. La stima fu reciproca e sincera. L’austero Brahms arrivò ad ammettere: «Sarei felice se una volta mi venisse in mente un tema principale pari a quelli che Dvořák sa cogliere di sfuggita». L’altro, da parte sua, apprese profondamente la lezione del maestro: il Trio del 1883 ha un vigore drammatico degno del Quintetto op. 34 di Brahms. E al medesimo Quintetto pare riferirsi anche il Quartetto del ventenne Strauss, che nel 1884 non era ancora un vulcanico creatore di opere liriche e poemi sinfonici, destinato a rinverdire la “nuova musica” tedesca di Franz Liszt e Richard Wagner. Quest’ultimo, anzi, era sostanzialmente inviso al giovane Strauss; “colpa” anche dei trascorsi di suo padre, cornista che suonò sotto la bacchetta di Wagner, detestando cordialmente la sua musica. Il Quartetto op. 13 trabocca dunque di ammirazione per Brahms, l’anti-Wagner e il più classico dei romantici. Si trattava di mera emulazione? No: perché il Trio di Dvořák mescola l’impronta di Brahms con un personale gusto per la melodia e il folclore (il finale, ad esempio, introduce una vivace danza boema detta Furiant); e il Quartetto di Strauss rielabora i propri temi con un piglio fantastico che annuncia le conquiste del musicista maturo. Il Trio per archi di Sándor Veress, pur appartenendo a un’altra epoca (1954), parla a sua volta della relazione di un musicista con i suoi mentori, Béla Bartok e Zoltán Kodály: due capiscuola ungheresi che parteciparono direttamente alla formazione di Veress. Di nuovo, però, non siamo di fronte al lavoro di un imitatore, ma di un artista che cerca di analizzare, capire e tramandare il linguaggio di chi lo ha preceduto, con la modestia che sempre si accompagna alla vera maestria. ●
Nicolas Altstaedt
BURBERO SINO AL PARADOSSALE Johannes Brahms non era famoso per i suoi incoraggiamenti ai giovani compositori, che anzi vivevano il suo giudizio con terrore paranoico. Ecco due aneddoti... Il sostegno che Brahms offrì a Dvořák fu davvero straordinario: non solo per aver portato al successo un musicista di altissimo livello, ma anche perché Brahms non era affatto famoso per i suoi incoraggiamenti nei confronti dei giovani. Diversi aneddoti ci parlano anzi di un maestro burbero sino al paradossale. I compositori Hugo Wolf e Hans Rott svilupparono una sorta di terrore paranoico nei confronti dei giudizi di Brahms. Rott, in particolare, si convinse che Brahms fosse intenzionato a piazzare una bomba sotto la sua carrozza. Un’altra storia parla della visita di Brahms a un compositore poco noto, che tuttavia all’ora convenuta si fece trovare intento a giocare con i suoi bambini. La moglie del musicista si scusò: dopo tante ore di lavoro incessante, il marito era finalmente riuscito a prendersi una pausa dalla musica! «Grazie a Dio, - commentò Brahms - dovrebbe accadere più spesso».
Johannes Brahms
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granFinale
a cura della redazione
FUOCHI D’ARTIFICIO MUSICALI L’Orchestra del Teatro Olimpico ancora protagonista della notte di San Silvestro. Il “pirotecnico” violino di Alexander Janiczek condurrà la serata in un programma squisitamente leggero nella forma e sostanzioso nel contenuto: celebri ouvertures, danze e pezzi virtuosistici.
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e non avete ancora fatto programmi per la “notte dell’ultimo”, tenete presente che quest’anno, a Vicenza, potreste passarla in compagnia di Alexander. E chi è Alexander?… Un tipo “avvincente” (The Guardian), “davvero sbalorditivo” (The Herald). Austriaco di Salisburgo, nato da una famiglia di musicisti di discendenza polacca e ceca, Alexander Janiczek è un violinista dalle capacità e dal curriculum difficilmente eguagliabili. Il suo spessore intellettuale e musicale è stato applaudito nei più grandi teatri del mondo e recensito dalle più prestigiose testate internazionali. Non male per un capodanno targato Vicenza. Anche il più talentuoso “giocoliere” delle sette note, tuttavia, non può reggere da solo il palcoscenico di una notte tanto attesa come quella dell’ultimo. E poi c’è la tradizione, dei programmi e del colpo d’occhio. Ecco quindi l’orchestra. Seguendo una prassi già proposta e consolidata, la sera del 31 dicembre l’Orchestra del Teatro Olimpico si presenterà puntuale (alle ore 22) davanti la platea del Comunale per “sparare” i fuochi d’artificio musicali nel primo cielo del 2016. E se i cenoni dell’ultimo non sono noti esattamente per la leggerezza, il menù musicale sarà squisitamente leggero nella forma ma sostanzioso nel contenuto: le celebri ouvertures da Le nozze di Figaro di Mozart e da Il pipistrello di Strauss jr; ancora Mozart con le Tre danze tedesche e - proseguendo il sodalizio musica e ballo - le Danze slave di Dvořak, quelle Ungheresi di Brahms e una Polka Mazur di Strauss Josef. Prima del gran finale con l’immancabile Keiservalzer di Johann Strauss, c’è ancora spazio per la romantica eppur giocosa Polonaise per violino solo e orchestra di Schubert e - sempre per un virtuoso violino solista - le Variazioni sui temi della Carmen di Bizet. Un brindisi coi musicisti e qualche bis chiuderanno la serata. E apriranno l’anno. ●
INEDITO GALUPPI IN TOURNéE Un manoscritto del compositore veneziano impreziosisce l’esperienza della OTO con Schola San Rocco, Georg Egger e Francesco Erle. Tre concerti in Veneto per conto della Fondazione Cariverona. Da giovedì 10 dicembre a lunedì 14 i musicisti della OTO saranno impegnati anche in una piccola tournée promossa e sostenuta della Fondazione Cariverona: due giorni di prova e concerti a seguire (Bassano del Grappa, Vicenza, Belluno). Per l’occasione la giovane compagine avrà la possibilità di lavorare col violinista Georg Egger nel ruolo di spalla; la direzione è affidata a Francesco Erle, maestro del coro impegnato nella tournée assieme alla OTO, la Schola San Rocco. La particolarità della produzione risiede in un programma non tipicamente natalizio ma anzi arricchito da uno spartito di recente ritrovamento. Si tratta dell’orchestrazione di Baldassare Galuppi (1706-1785) dei Vespri Solenni per San Pietro Orseolo per doppio coro e orchestra di vari autori della Scuola Marciana. L’opera è tratta dal manoscritto In Festo Sancti Petri Urseoli Ducis Venetiarum, Ad Vesperas, e si tratta di un inedito conservato presso la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia. Completano il programma il Kyrie in Sol minore Rv 587, per doppio coro e orchestra di Antonio Vivaldi (16781741) e la Sinfonia in Sol minore per orchestra di Antonio Rosetti (1750-1792).
UN PRESIDENTE CORAGGIOSO è Franco Scanagatta il nuovo presidente dell’Orchestra del Teatro Olimpico. Classe 1945, noto professionista vicentino del management aziendale con esperienze presso blasonate ditte come Campagnolo, Dainese e Sonus Faber, Scanagatta segue alla “presidenza ponte” di Jacopo Bulgarini d’Elci. In un quadro economico sempre più difficile - aggravato dai pesanti tagli previsti dalla Regione Veneto - Scanagatta prende il timone confermando di essere uomo del fare, con coraggio. © Angelo Nicoletti
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ouverture backStage
di Agnese Balestracci
UN PUNTO D’INCONTRO UNICO: A LONIGO E IN PALCOSCENICO L’Orchestra del Teatro Olimpico raccontata da chi la “vive” dietro al leggio, nelle sale di prova e a contatto con tutte le anime che la compongono. Agnese Balestracci, violinista, ci riporta impressioni ed emozioni di un anno di OTO, mentre la nuova Stagione è alle porte...
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arlare della vita nell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza ed esprimere pienamente tutti i suoi significati non è semplice. Spesso, quando colleghi di altri ambienti mi chiedono al riguardo, non riesco a centrare appieno con le parole il motivo per il quale io tengo così tanto agli appuntamenti vicentini. C’è molta emozione dentro di me: l’OTO ha qualcosa di più e tante sono le cose da dire. Ciò che più mi ha colpito di questa realtà è l’entità di unione che si è sviluppata così rapidamente in questo primo anno, sia dal punto di vista musicale che relazionale. Siamo una quarantina di giovani provenienti da tutte le parti d’Italia e con varie e anche importanti esperienze alla spalle, arrivati a Lonigo la prima volta conoscendo solamente pochi altri compagni di avventura. In pochissimo tempo siamo diventati un grande gruppo di amici, felici di ritrovarsi per ogni appuntamento a Villa San Fermo, volenterosi sia di lavorare insieme, ma soprattutto di condividere emozioni e vita. Addirittura vita? Sì, perché uno dei migliori stimoli alla crescita di questa compagine è stato proprio il trovare, da parte dell’organizzazione, un luogo unico da abitare, dove vivere le prove ma anche dove spartire e condividere spazi e momenti comuni. Durante i giorni di preparazione dei concerti, l’OTO “vive” letteralmente insieme. E così forte è il legame che si è creato che in realtà non ci si separa mai; anche tra un concerto e l’altro siamo tutti in contatto tramite una grande chat che continua a tenerci uniti, seppur virtualmente. Questo forte legame si riversa positivamente sul risultato musicale dell’orchestra. Stare bene insieme porta a suonare meglio insieme; conoscere a fondo il proprio compagno di leggio o di sezione vuol dire anche co-
noscere il “suo” modo di suonare e questo facilita la ricerca di un punto di incontro per suonare bene non più solo individualmente, ma insieme, amalgamati e indistinti, creando il “nostro” suono. Una particolarità che tanto mi piace è che all’interno di ogni sezione degli archi c’è una continua rotazione dei leggii, ovvero ad ogni prova cambiano i posti all’interno della fila. Questo semplice gesto, oltre che permettere di conoscersi meglio, porta con sé una positiva responsabilizzazione del singolo: tutti valiamo allo stesso modo, tutti siamo importanti e tutti partecipiamo al risultato complessivo nella stessa maniera. Determinate nel miglioramento della qualità dell’ensemble è stata sicuramente la presenza dei maestri di altissimo livello con i quali abbiamo la possibilità e la fortuna di entrare in contatto, sia i tutor preparatori - che ci seguono nelle prove a sezione e che suonano con noi - sia i solisti e direttori che ci hanno guidati nei meandri di partiture a volte anche molto ardue, tra stili ed epoche molto diverse tra loro. Tutti ci hanno dato un input e ci hanno trasmesso un chiaro messaggio che ha reso possibile la nostra crescita professionale. Dopo un’estate di musica da camera con i Notturni Palladiani, siamo alle porte di una nuova intensa e vivace stagione concertistica. Non vediamo l’ora di ripresentarci sul palco di Vicenza e speriamo che il pubblico, sempre così numeroso e caloroso, continui a seguirci con la stessa attenzione e con lo stesso affetto. Confidiamo nel fatto che questo progetto possa crescere nel tempo per diventare una realtà professionale stabile e di riferimento. Volendo credere che non sia un’utopia, l’obiettivo è che questa realtà possa crescere fino a diventare un nostro lavoro stabile. ●
SCUOLE ALLA PROVA Con l’iniziativa “AporteAperte” la OTO riprende ad avvicinare le nuove generazioni alla “casa dell’arte” Come nasce il concerto di un’orchestra? Quali sono gli ultimi “ordini” che impartisce, le ultime raccomandazioni che il direttore fa ai suoi orchestrali? Come funzionano le gerarchie all’interno di un complesso orchestrale? Perché, quando entra in scena, il direttore stringe la mano al primo violino? ... re alle nuove generazioni la “casa dell’arte”. È richiesta una quota di partecipazione per alunno di 3 Euro, mentre gli insegnanti accompagnatori non pagano. Il calendario degli incontri è disponibile sul sito www.orchestraolimpicovicenza.it. La segreteria della OTO è a disposizione per ulteriori informazioni al numero 0444 326598 oppure all’indirizzo di posta elettronica segreteria@orchestraolimpico.it.
Con l’iniziativa “AporteAperte” la OTO offre a bambini e ragazzi delle scuole vicentine - dalle primarie alle secondarie di secondo livello - l’opportunità di seguire da vicino le fasi finali di messa a punto dei concerti, che di solito si svolgono rigorosamente “a porte chiuse”. Gli incontri musicali, resi possibili grazie alla disponibilità dei maestri e dei professori d’orchestra, si svolgeranno tutti nella sala maggiore del Teatro Comunale di Vicenza, al fine di far conoscere e rendere famiglia-
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registri&note ouverture
di Paolo Meneghini
SCUOLA E FORMAZIONE: AL VIA I PROGETTI 2015/2016 La Stagione Concertistica al Teatro Comunale di Vicenza ed il Festival “Omaggio a Palladio” al Teatro Olimpico con András Schiff e la Cappella Andrea Barca sono gli eventi-clou, quelli più noti e seguiti dal grande pubblico. Tuttavia uno dei motivi per cui la Società del Quartetto di Vicenza è considerata fra le associazioni musicali più vivaci a livello nazionale è l’ampio spettro delle sue proposte, che sovente abbracciano il mondo della scuola e della formazione. I due, oramai storici, progetti-cardine di queste iniziative si chiamano “Progetto Orchestra” e “Scrivi che ti canto”, entrambi al via nella stagione 2015/16 con una nuova edizione.
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Progetto Orchestra” è un corso di formazione orchestrale per strumenti ad arco tenuto da Leon Spierer e realizzato in partnership con Intesa Sanpaolo. Giunto alla quinta edizione, il progetto ha come obiettivo principale quello di favorire la crescita artistica delle nuove generazioni di professori d’orchestra e dunque può essere considerato un vero e proprio corso di avviamento professionale. Spierer, che sta avvicinandosi gagliardamente al traguardo dei 90 anni di età, è stato per un trentennio “spalla” dei mitici Berliner Philharmoniker. Una volta raggiunta la pensione (è ormai passato quasi un quarto di secolo) il violinista berlinese ha iniziato una seconda vita – come dice lui – dedicandola alle nuove generazioni di musicisti. In questa nuova veste professionale Spierer ha diretto prestigiose orchestre in mezza Europa, ma – soprattutto – viene regolarmente chiamato a tenere corsi e masterclass in giro per il mondo, dal Giappone al Sud America. Fra le tante tappe di questo suo impegno a favore delle nuove generazioni di musicisti ci sono anche le Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari dove, per quattro settimane, da gennaio ad aprile, tiene le lezioni di “Progetto Orchestra” a 14 archi “under 30” provenienti da tutta Italia. Nell’edizione 2016 di Progetto Orchestra, Spierer dividerà il suo impegno con Giancarlo Andretta - docente di direzione d’orchestra al Conservatorio di Vicenza, nonché stimata “bacchetta” italiana - e con due fra i migliori allievi di quest’ultimo, Matteo Valbusa e Riccardo Fiscato. Come nelle passate edizioni, le quattro sessioni di lavoro si concluderanno con un concerto pubblico, nel Salone d’Apollo di Palazzo Leoni Montanari. ●
Scrivi che ti canto
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Progetto Orchestra 2014
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ato alla fine degli anni ‘90 (da un’idea di Mario Lanaro) come un concorso di poesia per la musica, con il passare degli anni il progetto “Scrivi che ti canto” si è trasformato in un contenitore molto più ampio all’interno del quale sono confluite varie iniziative per la scuola dell’obbligo e gli insegnanti. Fra queste meritano di essere ricordate le istruzioni per “Fare un bel coro”, quindici brevi video-lezioni sulla coralità nelle scuole, pubblicate sul canale YouTube della Società del Quartetto, e “Invento e Canto”, lezione-spettacolo dal vivo che svela a bambini e ragazzi il magico mondo dell’orchestra e della coralità. Nella stagione 2015/16 il progetto “Scrivi che ti canto” prevede una nuova edizione del concorso e un laboratorio del maestro Lanaro incentrato sul tema della coralità nella Grande Guerra. La settima edizione del concorso, il cui bando è già disponibile sul sito internet del Quartetto, è dedicata agli allievi dei Conservatori del Veneto (e degli altri Istituti musicali convenzionati) i quali sono chiamati a presentare delle elaborazioni/ orchestrazioni ad uso dei complessi musicali delle scuole ad indirizzo musicale. Le tre lezioni-laboratorio del maestro Lanaro dal titolo “Tapum, guerra e pace” si tengono – a frequenza gratuita – giovedì 12, 19 e 26 novembre presso l’Istituto Comprensivo “Fusinato” di Schio e prendono in esame quattro canti della Grande Guerra rielaborati per essere eseguiti in classe e, più in generale, da cori di voci bianche. Il progetto “Scrivi che ti canto” è reso possibile grazie all’intervento di Veneto Banca che, grazie a questo, ha ricevuto una menzione speciale all’edizione 2015 del “Premio AIFIn” (Associazione Italiana Financial Innovation) sulla Responsabilità Sociale d’Impresa nel settore bancario. ●
ouverture tracce
di Filippo Lovato
Il canto della Terra nel suono di Vilde Frang
Piccoli grandi professionisti per un’idea comunitaria della musica
autore P. I. Tchaikovsky, C. Nielsen titolo CD Concerti per violino interpreti Vilde Frang (vl), Danish National Symphony Orchestra, Eivind Gullberg Jensen (dir.) etichetta CD EMI Classics, DDD, 2012
autore F. Mendelssohn Bartholdy, B. Britten titolo CD Tre mottetti, A ceremony of carols, Missa brevis interpreti I Piccoli Musici et al., dir. Mario Mora etichetta CD Carrara Dischi, CDEC – 110, DDD, 2011
Il violino della norvegese Vilde Frang si prova con due partiture solo apparentemente lontane. Spiccano il suono corposo, il controllo sopraffino, la cavata lucida e passionale, nel gran concerto romantico di Tchaikovsky, in Re maggiore op. 35. E l’orchestra danese diretta da Gullberg Jensen la asseconda, impostando un’interpretazione tesa e nitida, delineata con gusto, ben bilanciata. La musica del russo riacquista la sua freschezza, gioia e tristezza di canti popolari della sua terra. Anche Nielsen, altrove più contratto, si lascia andare al gusto melodico nel tentativo, riuscito, di scrivere un “brano popolare e ad effetto, che non sia superficiale”. Così Vilde Frang percorre il Concerto op. 33 del danese con sentita consapevolezza, cantando i lunghi orizzonti delle sue terre, rilevando i dettagli senza smarrire il disegno complessivo, un ricamo di agilità e finezza. La Danish National Symphony Orchestra si muove nel suo e ne esce un’interpretazione fascinosa che allude, talora, alla malinconia e si fa amare per questo ancora di più. ●
Grandi professionisti questi Piccoli Musici, disciplinatissimo coro di bambini e bambine preparato con grande cura da Mario Mora. Compatti nei ranghi, intonati, intessono le loro voci cristalline nei contrappunti di Mendelssohn e affrontano duttili tutti gli squisiti effetti delle miniature di Britten. Un CD da raccomandare e non solo per la perizia dell’esecuzione che si avvale anche degli interventi di Mario Valsecchi (organo) e Valeria Madini Moretti (arpa). Ma anche perché ospita opere di ascolto infrequente. I Tre mottetti in lingua latina op. 39 di Mendelssohn in uno stile anticato, appaiono di una dolcezza e di un’eleganza encomiabili. Poi la splendida A cerimony of carols op. 28 di Britten, dodici canti, per lo più in inglese medievale, con un interludio per arpa. E la Missa brevis in Re maggiore op. 63, sempre dell’inglese, più austera. Stile volutamente semplice, quello scelto da Britten, ma ricco di trovate brillanti: tutti devono poter partecipare. Perché, come scrive Giovanni Acciai nel booklet, «Britten rimase fedele tutta la vita a un’idea collettiva e comunitaria della musica». ●
ouverture audioVisivi
di Marco Bellano
AUSTERO MA APPASSIONATO: ALTSTAEDT è L’INTERPRETE La “leggerezza” tecnologica dell’audiovisivo moderno permette oggi di avvicinarci all’interprete in modi prima impensabili. Esplorando YouTube, proviamo a guardare un video che mostra Nicolas Altstaedt alle prese con l’Allemanda e la Corrente dalla Suite per violoncello solo n. 5 BWV 1011 di Johann Sebastian Bach. Il filmato è prodotto dall’emittente di Monaco Bayerische Rundfunk. L’esecuzione è austera ma appassionata: l’emozione passa attraverso un fraseggio complesso e una pronuncia chiarissima, quasi solenne, di ogni nota. Le immagini integrano questo messaggio artistico. Altstaedt è ripreso da due sole angolazioni alternate. La prima camera sta all’altezza del ponticello, ed è mobile: ruota sui suoi assi. L’altra camera, fissa, guarda invece da sopra la spalla sinistra del musicista. La prima camera esplora: si sofferma sulle mani, risale lungo la tastiera e rivela il viso dell’interprete. Il punto di vista, dal basso verso l’alto, suggerisce un’autorevolezza confermata dall’illuminazione, che crea un pensoso chiaroscuro. La camera verticale, invece, restando fissa, racconta più palesemente del movimento dell’artista, che con
lo strumento asseconda fisicamente le idee musicali. In questo “contrappunto” visivo, una parte importante la fa anche la distanza dal soggetto. Altstaedt non è mai inquadrato totalmente, ma con l’intimità consentita dalla “portabilità” del digitale (la prima camera usa peraltro lo zoom). Solo al debutto della Corrente, reagendo al rinnovato vigore della musica, l’inquadratura si allarga, “pennellando” lo spazio. Il ritmo di montaggio si fa più serrato: rimane però uno sguardo avido di dettagli, confidenziale e indagatore. Del resto, tale estetica visiva del “frammento” è congeniale alle piccole dimensioni dell’interfaccia di YouTube. Forse, tuttavia, c’è dell’altro. In questo racconto per immagini, che ci lascia scrutare così indiscretamente l’artista, pare celarsi il desiderio di giungere alla fonte della musica e identificarsi con essa. “Essere” l’interprete, più che ascoltarlo, dunque; un segno di tempi affamati d’identità virtuali, che non stupisce scoprire, declinato con intelligenza, anche in questo contesto. ● https://www.youtube.com/watch?v=5W94W52UQj4
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FARMACIA ERBORISTERIA PATUZZI Dott. BENEDETTO
DELLA FARMACIA DELL’ ANZIANO E DELLA SODDISFAZIONE Dal 2005 la farmacia PATUZZI ha avviato un progetto, che tuttora sta proseguendo, dal titolo “L’anziano e la soddisfazione” che si propone di andare “oltre il farmaco” ritenendo che il luogo “farmacia” sia sempre più frequentato da persone anziane desiderose di trovare anche qualche possibilità di rapporto. Questa osservazione ha consentito a coloro che vi operano di pensare la farmacia stessa quale ambito privilegiato per un cambiamento di rotta rispetto al “curarsi” comunemente inteso. Il nuovo orientamento è pertanto quello del “prendersi cura” della persona passando di fatto dalla prospettiva della malattia a quella della salute e del benessere. La farmacia PATUZZI quindi, con l’intento di approfondire tale consapevolezza, ha avviato un ciclo di incontri, avvalendosi della collaborazione di un “pool” di psicologi esperti in materia. Attualmente questa tipologia di incontri, iniziata in un locale appositamente designato sopra la farmacia, sta proseguendo anche presso altre sedi istituzionali quali parrocchie, case di riposo, Confcommercio di Vicenza. Il percorso in tal modo iniziato sta realizzando la possibilità di prendere sempre più le distanze dalla prospettiva sociologica di “ghettizzare” la persona anziana, come pure andando “oltre il farmaco”, consente di mettere in prima linea la dimensione del “prendersi cura”, tassello fondamentale per la “soddisfazione” nella vita di relazione.
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