Musicare 1/2017

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GENNAIO-FEBBRAIO 2017

MusiCare 2017 - ANNO XIX - Numero 1 - Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza

DIE SCHÖNE MÜLLERIN No, non è lei La bella mugnaia dei Lieder di Schubert, in programma a Vicenza per la voce di Matthias Goerne. Lei è SOL GABETTA, la brava violoncellista dal nome musicale che stupirà la platea del Teatro Comunale nella Sonata di Chopin. La musica è bravura esteriore e bellezza interiore.

L’ALTRA VIA AL PIANOFORTE Dal virtuosismo alla poesia, Radu Lupu a Vicenza per una delle sue due date italiane 2017

MA QUALE MUSICA D’éLITE? Nostra intervista ai musicisti del Quartetto di Cremona sul futuro della musica colta in Italia 1

SE NON CAPISCI, NON AMI

Lo sguardo lucido e disincantato del maestro Bepi De Marzi sul rapporto tra musica e società


La libreria Musica Musica è un punto di riferimento per tutti coloro che suonano uno strumento, che insegnano, studiano, cantano, amano e coltivano la musica: dal ragazzino che sfoglia per la prima volta un pentagramma al musicista professionista, dal coro amatoriale all’orchestra sinfonica, dall’ensemble barocco alla band pop-rock. La libreria abbraccia tutti i generi e tutte le epoche. Nell’agosto 2015 il negozio è divenuto proprietà di Musica Variabile srl, unipersonale della Società del Quartetto di Vicenza con l’obiettivo di sostenerne l’attività. I NOSTRI SERVIZI – spedizioni nazionali ed internazionali; – ricerca e consulenza; – ordinazione su richiesta di titoli non presenti in catalogo reperibili da tutto il mondo; – valutazione e stima del materiale librario musicale: usato, raro, fuori catalogo o da collezione. Promozioni – convenzione speciale riservata ai Conservatori, alle Accademie e alle Scuole di Musica; – spedizione gratuita per ordini superiori ad 80 €; – sconto del 40%, sul prezzo di copertina, di “Dieci studi sul trillo per pianoforte” di Silvio Omizzolo. 18APP E CARTA DEL DOCENTE Musica Musica aderisce al bonus cultura di 500 € promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’iniziativa è rivolta ai ragazzi nati nel 1998 e ai docenti di ruolo.

musica musica vicenza — orario di apertura: martedì – sabato 9 – 13 / 15 – 19

vicolo cieco retrone, 20 0444 327719 www.musicamusicavicenza.it info@musicamusicavicenza.it fb: musicamusicavicenza 2


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n’amica che vive in provincia mi ha raccontato che sua nipote, brava e appassionata allo studio, dopo una prima esperienza di un periodo, ha scelto di rimanere a studiare all’Università di Catania, perché – a detta della ragazza - “lì hanno ritmi più tranquilli”. E non si riferiva ai ritmi d’insegnamento o di studio dell’ateneo, bensì a quelli della città e della gente che la vive; meno stress, più tempo per le relazioni, meno frenesia rispetto all’operoso Veneto che le ha dato i natali. Il racconto si presta a strumentalizzazioni e sorrisini dai quali mi sottraggo immediatamente: il punto non è confrontare il PIL delle due regioni o la qualità degli atenei. A questo ci pensano già le statistiche. Quello che le statistiche non ci dicono è la notizia insita nella storia: pur amando la crescita personale e, probabilmente, anche una carriera futura, una teenager sceglie “altri ritmi”, più lenti. Come quantità e qualità non vanno spesso d’accordo, nemmeno velocità e profondità si sposano facilmente. Il concetto di ritmo, componente identitaria nella musica, ha una sua declinazione nel quotidiano di ciascuno: ecco perché prendersi una pausa – almeno ogni tanto – fa bene. E nell’era della fibra super-veloce la pausa è qualcosa che si “ruba”. Altro termine musicale, il rubato. Ecco allora gli smart-box dai titoli accattivanti: “Week-end benessere”, “Serata per due”, “Fuga romantica”. Sfogliati attentamente, sia quelli cartacei che nel web. Niente da fare: non c’entrano né le fughe di Bach né la musica romantica di Fauré, la serata per due non è a concerto e nel “Week-end benessere” c’è di tutto, ma mai un teatro. L’unica “suite romantica” in offerta è una camera d’albergo. Allora, o gli smart-box sono stati inventati per far prendere una pausa dal lavoro ai musicisti o ci stiamo perdendo qualcosa, e non è detto che la colpa non sia anche delle Fondazioni teatrali e delle associazioni concertistiche, incapaci di inserirsi in molti nuovi contesti, attraenti o meno. Ma sul fatto che la musica e che una serata a teatro diano benessere, relax e “respiro umano” non dovrebbero esservi dubbi. Ce lo dice anche il Quartetto di Cremona nell’intervista pubblicata in questo numero: «Attenti ragazzi, persone “ignoranti”: la musica è emozione ed è un dono per tutti, non lasciatevi sfuggire qualcosa di bello, di grande!». Proprio per tutti o per una élite? I musicisti del Quartetto di Cremona danno la loro simpatica risposta. Ma potrebbe valere anche quella che ci riporta l’amico Bepi De Marzi, citando Rigoni Stern: si ama ciò che si capisce. Se non lo prevedono ancora i pacchi-vacanza, facciamolo noi: regaliamo benessere sotto forma di musica, facciamo capire e amare l’arte. Faremmo scoprire che la bellezza di un concerto è contagiosa, dà energia e “ritmo”. Come ebbe a dire Oscar Levant all’agente che gli contestava un eccesso di velocità: «È impossibile ascoltare l’ultimo tempo della settima sinfonia di Beethoven e andare piano!». ● Giovanni Costantini di Gabriele Scotolati

cartaCanta

LA VITA, UN VIAGGIO DEDICATO ALLA MUSICA F. SCHUBERT DIE SCHÖNE MÜLLERIN OP. 25 D795 20 Lieder per voce bassa e pianoforte su Testi di Wilhelm Müller (composizione 1823-1824) BÄRENREITER URTEXT (Urtext of the New Schubert Editions) Edito da W. Durr Publication 6.07.2010 disponibile presso la libreria Musica Musica

IN COPERTINA Sol Gabetta pluripremiata violoncellista argentina, nata nel 1981 da genitori italo-francorussi. Con il suo Guadagnini del 1759 e Bertrand Chamayou al pianoforte, sarà al Teatro Comunale di Vicenza sabato 11 febbraio. Anno XIX - Numero 1 Gennaio-Febbraio 2017

coordinamento editoriale Giovanni Costantini collaboratori Marco Bellano Filippo Lovato Paolo Meneghini Alberto Schiavo impaginazione Alessandra Melison per le foto l’Editore è a disposizione di quanti provassero diritti di Copyright

Periodico di cultura, musica e spettacolo di Società del Quartetto di Vicenza e Orchestra del Teatro Olimpico Direttore Resp.: Matteo Salin Editore: Società del Quartetto di Vicenza Redazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546 web www.quartettovicenza.org e-mail info@quartettovicenza.org Periodico iscritto al registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 977 Stampa: Tipolitografia Pavan snc su carta Passion 13 da 100 g/mq Tiratura 3000 copie

la carta di questa pubblicazione è gentilmente offerta da

L’opera sarà interpretata da Matthias Goerne e Alexander Schmalcz mercoledì 22 febbraio 2017 al Teatro Comunale di Vicenza.

«Povero Schubert… Di quali ricchezze, di quali tesori nascosti ci ha defraudato la sua morte! Nella mia mente sono sicuro che lo stato di eccitazione nel quale ha composto la maggior parte dei suoi Lieder (...) ha contribuito alla sua morte precoce».. Josef von Spaun

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Programma dei concerti

Corso di Formazione Orchestrale 2017

domenica 26 febbraio 2017 ore 16,30 Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari Gustav Mahler (1860-1911) Adagietto per archi e arpa dalla Sinfonia n. 5 Luwig van Beethoven (1770-1827) Grande Fuga in si bemolle maggiore op. 133 Antonín Dvořák (1841-1904) Serenata per archi op. 22

VI edizione

con Leon Spierer, archi e Davide Sanson, fiati

domenica 26 marzo 2017 ore 16,30 Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) Ouverture e Arie Scelte “Don Giovanni” Fryderyk Chopin (1810-1849) / Jean Françaix (1912-1997) Trois Ecossaises Emmanuel Chabrier (1841-1894) / Jean Françaix Huit pièces pittoresques

Vicenza, febbraio-maggio 2017

domenica 21 maggio 2017 ore 16,30 Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari (cortile) Gioachino Rossini (1792-1868) Ouverture “Il signor Bruschino” Maurice Ravel (1875-1937) Pavane pour une infante défunte Joseph Haydn (1732-1809) Sinfonia n. 85 in si bemolle maggiore “La Reine” Davide Sanson (1974) Divertissement pour Soli et Orchestra (prima esecuzione assoluta)

La partecipazione ai concerti è riservata ai visitatori delle Gallerie. Il biglietto d’ingresso alle esposizioni permanenti (intero € 5,00 - ridotto € 3,00) consente di assistere ad uno dei concerti programmati. Per informazioni e prenotazioni: Gallerie d’Italia - Palazzo Leoni Montanari, Vicenza Contra’ Santa Corona 25 - tel. 800.578875 (da martedì a domenica dalle 10 alle 18)

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Indice

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La stecca «Preferisco suonare “Chiquita Banana” e avere la piscina che suonare Bach e morire di fame. » (Xavier Cugat, musicista ispano-cubano-statunitense, 1900-1990)

notEventi

DALL’EROISMO ALLA POESIA, L’ALTRA VIA AL PIANOFORTE di Filippo Lovato

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ilConcertoNONèMorto

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frasi&accordi

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registri&note

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musicaMese

NEMMENO UN BUDINO SE NON C’è AMORE... di Bepi De Marzi

IL CONCERTO NON è MORTO PERCHé L’UOMO NON è MORTO di Giovanni Costantini

PER LE NUOVE GENERAZIONI DI PUBBLICO E DI MUSICISTI di Paolo Meneghini

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musicaMese

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musicaMese

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musicaMese

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tracce

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LADIES AND GENTLEMEN, L’INGEGNER STEFANO BELISARI di Paolo Meneghini

UN SORRISO ED UNA PERLA RARA: SOL GABETTA DEBUTTA A VICENZA di Alberto Schiavo

QUANDO LA MUSICA è SOLO RICORDO, ROMANTICA VITA AMMANTATA DI NOTE di Marco Bellano

IN VIAGGIO CON SCHUBERT, DALL’AMORE AD UN RUSCELLO CHE SUSSURRA PAROLE... di Marco Bellano

ALLA RI-SCOPERTA DI SAINT-SAËNS CON IL QUARTETTO DI CREMONA di Filippo Lovato

audioVisivi

SOL GABETTA ED IL SUO GUADAGNINI SOTTO UN’ALTRA LUCE: COLORATA di Marco Bellano

d’altro ouverture canto C’è un bravo – e navigato – direttore d’orchestra italiano che concepisce il programma di un concerto come il menù di una cena: antipasto, primo, secondo, dessert. Il tutto con eleganza, misura e qualità delle portate. E, soprattutto, gusto, buongusto. Anche il Natale del 2016 ha riproposto abbuffate musicali, concerti senza sapore, minestre riscaldate e “concerti tradizionali” senza un minimo di indicazione geografica (e storica) tipica. Dalla recita della scuola materna del paese al gran concerto di Natale della Camera dei Deputati non è mancato l’Hallelujah di Leonard Cohen. Musica indubbiamente d’effetto, testo da conoscere. Lo dice anche la stessa nota di traduzione presente sul sito del grande cantautore canadese: “La canzone è, naturalmente, intrisa di riferimenti biblici, ma non meno importanti sono le allusioni erotiche e – in genere – i sentimenti contrastanti di ribellione e sottomissione che permeano la canzone, caratterizzata da una violenza – non solo interiore – continua”. A far da contraltare, immancabile, un altro Hallelujah, quello di Händel, magari “scondito” dell’orchestra e accompagnato con una bella tastiera, oppure un po’ “asciutto” perché il coro non riusciva a cantare a quattro voci, oppure, ancora, leggermente “insipido”, in Do maggiore anziché in Re, la sua regale tonalità. Del resto, questo c’era in offerta (anche) quest’anno al supermercato dove fanno la spesa gli chef che non hanno finito l’alberghiero. ●

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ouverture notEventi

di Filippo Lovato

DALL’EROISMO ALLA POESIA, L’ALTRA VIA AL PIANOFORTE Radu Lupu, il geniale pianista rumeno, sarà al Comunale di Vicenza il 18 gennaio per una delle due sole tappe della sua tournée italiana. Nessun esibizionismo, solo tanta profondità: nel tocco, nel suono, nella poetica. Da anni il grande pianista ha scelto la sua strada sulla tastiera e gli autori che porta al pubblico la rispecchiano: Schubert, Schumann, Tchaikovsky, fra tecnicismi e sfumature.

Radu Lupu

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’è anche un’altra via al pianoforte, diversa e complementare all’esibizione di sorprendenti doti tecniche. L’ampio repertorio cui hanno accesso i maestri della tastiera consente di attingere a ogni estremo. Sempre più spesso i giovani pianisti conquistano il loro posto al sole competendo in abilità digitale, quando non sono l’aspetto fisico, un abito appariscente o un contegno irriverente a facilitarne il successo. C’è anche chi, magari in gioventù, ha sfogato i suoi ardori da virtuoso e con il benemerito passare del tempo ha trovato un’altra strada su cui incamminarsi. Allora non è più il gesto a emergere, ma il suono, levigato con implacabile dedizione, distillato con consapevolezza, ricreato in sublimi sfumature. Sono cambiate anche le scelte dei brani in programma: le scroscianti cascate di note si prosciugano in un misurato sgocciolio di essenze, come parole che, diradandosi, acquisiscono peso. E prende forma una bellezza più intensa ma, di primo acchito, meno evidente. Radu Lupu, il geniale pianista rumeno che sarà al Comunale mercoledì 18 gennaio alle 20.45 in una delle sole due tappe del suo tour in Italia, incarna l’altra via al pianoforte. Non ne sono rimasti tanti come lui, ma le nuove agguerrite generazioni, cui fa premio la giovane età, non possono dire quello che il settantunenne musicista di Galati riesce a dire. L’esperienza ha un valore. Anche Lupu, appena ventenne, dopo gli studi al conservatorio di Mosca, fresco vincitore di prestigiosi concorsi come il Van Cliburn nel 1966, l’Enescu nel 1967 e il Leeds nel 1969, ha praticato il repertorio dei virtuosi. Poi i suoi programmi sono cambiati: Prokof’ev ha lasciato il posto a Mozart, a Beethoven, a Brahms, a Schumann e, soprattutto, al prediletto Schubert. A contatto con questi autori il pianista rumeno cresce in consapevolezza e senso di responsabilità: lo scavo della partitura si fa profondo,

ogni nota viene pronunciata con cura, l’interpretazione si riempie di colori, il tocco scandisce l’indicibile. Nello sforzo per la costruzione di un suono, Lupu si fa ascetico, finanche nel fisico: la lunga barba da pope ortodosso tradisce il suo distacco. Però chi lo conosce, pur non negandone il riserbo (mai un’intervista) lo descrive ricco di humour. Il programma del concerto vicentino pare fatto apposta per esaltare le doti di questo pianista schivo e visionario. La prima parte si apre con l’Andante e variazioni in Fa minore Hob. XVII: 6 di Haydn, il brano con cui è iniziato anche lo splendido recital che Murray Perahia, un altro poeta della tastiera, ha tenuto al Comunale nel febbraio del 2016, sempre su invito della Società del Quartetto. In seconda posizione la Fantasia in Do maggiore op. 17 di Schumann, forse il brano tecnicamente più impegnativo di tutta la scaletta, che inizia eroica e si sublima nel poetico lento finale. Tutta la seconda parte è dedicata a Le stagioni op. 37b di Čajkovskij, dodici schizzi che evocano ciascuno una scena di vita pertinente a un mese dell’anno. Gennaio ha come sottotitolo “Accanto al fuoco”, febbraio “Carnevale”, marzo “Canto dell’allodola” e così via. A Radu Lupu il compito di colorare ciascun mese con la sua propria tinta, una sfumatura che deve accordarsi con la scena descritta e con l’intensità della luce in un particolare momento dell’anno. ●

mercoledì 18 gennaio ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

RADU LUPU pianoforte

musiche di Haydn, Schumann e Tchaikovsky

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ilConcertoNONèMorto ouverture

di Bepi De Marzi

NEMMENO UN BUDINO SE NON C’è AMORE... Il premio per il primo concerto in famiglia, i sedicenti operisti dell’800 che allontanavano il pubblico dai grandi teatri, il mercato musicale autoreferenziale, la musica a scuola che non c’è, i ragazzi italiani che vanno all’estero. E la lezione di Mario Rigoni Stern. Il maestro Bepi De Marzi ci fa dono dei suoi ricordi e del suo sguardo lucido e disincantato nel leggere l’attuale rapporto tra musica e società.

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o Mi-Do Sol Sol (ribattuto) Do Mi-Do Sol Sol (in ottava)... Per la Sonatina di Clementi imparata a memoria mia mamma ha fatto il budino: “A Beppino non piacciono i dolci: mangia solo il budino dallo stampo”. Stavano seduti sull’ottomana in tinello, dove c’era il pianoforte Maltarello, mia mamma e mio papà con i miei fratelli sulle ginocchia, mia sorella sulla seggioletta dei giochi. Il mio primo concerto. Quando in Conservatorio c’era l’esame di Storia della musica, si poteva sorteggiare anche il temuto argomento “Minori dell’Ottocento”. Alcuni manuali recitavano quasi aggressivamente che “soprattutto intorno a Verdi si agitavano senza autentiche ispirazioni e soprattutto senza profonda preparazione, decine di sedicenti operisti…”. Secondo i Quaderni per gli esami, questi musicisti “contribuivano a creare sconcerto nel pubblico, abbandoni delle presenze nei Grandi Teatri con disappunto degli impresari, molti dei quali senza scrupoli nello sfruttare le ambizioni degli aspiranti compositori che pagavano anche i fantasiosi e costosi allestimenti”. Ricordo un incontro asiaghese di Mario Rigoni Stern con i lavoratori pensionati iscritti alla CGIL, il “suo” Sindacato. Era una mattina di domenica a mezza estate e il grande narratore lasciò stupefatti i moltissimi ascoltatori dicendo: “Leggete, leggete, ma leggete per capire e per amare. Scambiatevi pareri, esperienze, emozioni. E lasciate che a scrivere sia chi conosce bene la lingua, chi ha qualcosa di nuovo da dire, da proporre, anche da

ricordare”. E ripeteva sconsolatamente: “Ora che tutti scrivono e pubblicano in proprio, quasi nessuno legge”. Così nella musica oggi. Si premono pochi tasti del computer e il “programma” elabora “composizioni” che poi la stessa macchina riproduce immediatamente anche per “farle girare” in Rete. Con Mario Rigoni Stern si potrebbe dire: “Ora che tutti inventano musica, pochi sono disponibili all’ascolto”. Il mercato dei dischi è in crisi da tempo, ma si continuano a produrre in proprio CD e DVD che nessuno ascolta, che nessuno guarda. Nei Conservatori si propongono i Corsi Accademici dove si impara un poco di tutto. Nella Scuola Media si continua a tormentare la generazione degli adolescenti con il micidiale flauto dolce. Nelle Scuole Materne si canta in inglese “seguendo il disco” a tutto volume. Nella Scuola Primaria e nella Scuola Superiore, tranne in qualche Istituto a Indirizzo Musicale, la musica è totalmente assente. E avrebbe bisogno soprattutto di ascoltatori preparati, “per capire e amare”. Poi, come per una dichiarazione tra innamorati, proseguire nelle emozioni e nella felicità. Far suonare stabilmente, in complessi e in orchestre istituzionalizzate, i diplomati di Conservatorio. Che sono tanti e tanto bravi. Che fanno immensi sacrifici. Che sono costretti a lasciare l’Italia anche per fare mestieri umilianti. Perché l’Italia non sostiene, non ringrazia queste generazioni di ottimi musicisti nemmeno con un budino. ●

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ouverture notEventi frasi&accordi

di Giovanni Paolo Meneghini di Costantini

IL CONCERTO NON è MORTO PERCHé L’UOMO NON è MORTO Nostra intervista al Quartetto di Cremona sul tema delle prospettive della musica colta in Italia. Ecco le loro “stecche” al sistema Italia ed i loro “acuti” sul valore dell’arte, aspettando di ascoltarli in concerto a Vicenza.

Quartetto di Cremona

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ravi musicisti, cittadini italiani e uomini generosi. In vista del loro concerto a Vicenza, è sorto spontaneo chiedere ai quattro componenti del Quartetto di Cremona di riflettere assieme a noi sulle prospettive dell’arte di cui vivono, nonché della professione che li fa viaggiare in tutto il mondo. Con chi fa loro le domande di quest’intervista, tra l’altro, il Quartetto di Cremona ha già tenuto delle lezioni-concerto a Vicenza e Venezia, dimostrando grande sensibilità sul tema e spirito di collaborazione. Per semplicità di dialogo e in rappresntanza dell’intero quartetto, ecco le voci di Giovanni Scaglione, il violoncellista, e Cristiano Gualco, primo violino. Da artisti in carriera da più di dieci anni, come percepite e giudicate l’andamento della vostra professione in Italia?... Esiste una crisi del settore?

Sì, purtroppo possiamo dire di essere stati testimoni di una crescente crisi globale, economica ma non solo, che ha avuto gravi ripercussioni nel nostro settore, quello culturale, nello specifico quello musicale, e ancor più nello specifico quello della musica da camera. Precisazione dovuta, in quanto la “crisi” dei teatri d’opera, peraltro gravissima e drammatica, non sarà mai tale da causarne la chiusura, per quanto temuta, annunciata e minacciata da più parti. L’opera fa parte del tessuto sociale di una città, a maggior ragione nel nostro Paese, e per questo sopravviverà, così come sopravviveranno gli stadi per i concerti rock...e per fortuna! Come si colloca, secondo voi, l’Italia rispetto agli altri Paesi europei e quali sono - se esistono - le principali differenze che potete aver riscontrato nella gestione e

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promozione dei concerti? La crisi è globale, internazionale, non fenomeno esclusivamente nostrano. Ma sicuramente in Paesi come la Germania non interromperebbero mai l’esecuzione di un’integrale dall’oggi al domani, come invece è successo a noi in Italia e in Spagna! È triste ammetterlo: in tutto il Nord Europa c’è un interesse e un amore per la musica da camera riscontrati soltanto raramente nel nostro Paese. Qui da noi i contributi e le sovvenzioni alle stagioni concertistiche diminuiscono ogni anno: molte associazioni hanno chiuso, e anche le più importanti istituzioni stanno per arrendersi. Dall’”alto” poca sensibilità, scarso interesse nel voler proteggere e salvare un bene così prezioso ma purtroppo per “pochi”: chissà se Beethoven immaginava che i suoi ultimi quartetti sarebbero stati ascoltati e apprezzati da un esiguo pubblico “colto” e non dall’umanità intera... Il problema è che un Quartetto di Beethoven – ossia qualunque musica del passato che porti in sé un’estetica ed un pensiero – ha una valenza culturale solo “storica” e non anche “attuale”?... Ossia, la musica del passato può dire qualcosa all’uomo di oggi? Quello dell’attualità della musica classica è un falso problema. Può in effetti dirci qualcosa la musica scritta da persone che vivevano la vita di un tempo che noi possiamo solo immaginare? Certamente sì. La musica, soprattutto quella strumentale, slegata da un testo, ha natura astratta e quindi non relegata ad una particolare storia o collocazione. Il potere della musica, forse la forma più immediata e più diretta di arte, è proprio quello di trasportarci istantaneamente, senza filtri e senza “preparazione”, in un’epoca, un’estetica, un pensiero. Non è importante conoscere quell’estestica, epoca o pensiero, ma provarne la soggettiva esperienza che la musica ci “impone”. Dovremmo anche chidereci se è più attuale la musica colta contemporanea o la musica composta da Bach, Beethoven o da Saint-Saëns: perché riusciamo a godere della musica scritta duecento anni fa e abbiamo difficoltà a decifrare la musica scritta ai giorni nostri? Cosa può suggerirci, allora, la musica di Saint-Saëns che proporrete a Vicenza? La musica di Saint-Saëns che porteremo a Vicenza, in particolare il quartetto per archi, ha tanto da dire all’uomo di oggi, tanto più per il fatto che è poco eseguita e conosciuta. Noi stessi siamo stati colpiti dalla ricchezza e dalla bellezza di questo lavoro che mostra un Saint-Saëns non più solo compositoregrande pianista - come un po’ si intuisce lui fosse ai tempi della composizione del quintetto, un’opera giovanile - ma grande conoscitore della tradizione a lui precedente e maestro indiscusso della scrittura per archi, che sa sfruttarne i mille colori e il virtuosismo. In particolare siamo sicuri che colpirà moltissimo il

lunedì 6 febbraio ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

QUARTETTO DI CREMONA Cristiano Gualco violino Paolo Andreoli violino Simone Gramaglia viola Giovanni Scaglione violoncello ANDREA LUCCHESINI pianoforte musiche di Saint-Saëns movimento lento del quartetto, forse uno dei più riusciti adagi che abbiamo mai suonato, pieno di lirismo, profondità e intimità alla stregua degli intramontabili adagi beethoveniani, ma con un suono tutt’altro che tedesco. Lang Lang, Cameron Carpenter, Yuja Wang: sono sempre di più i vostri colleghi che aggiungono una componente “spettacolare-estetica” all’evento concerto. Fanno il bene della musica classica o questa scena va a discapito di un’interpretazione autentica? Probabilmente né l’uno né l’altro. Si tratta comunque di spettacolo per un pubblico. A patto di mantenere intatto quel rispetto “sacro” che ogni musicista, ad ogni livello, deve prima di tutto al compositore, poi al pubblico pagante. Certo, può essere che alcuni musicisti attingano a trovate estetiche o show alternativi per reagire ad una crisi del settore, ossia per attirare più pubblico. Se sono “costretti” a farlo e non è semplicemente una cifra stilistica, allora qualcosa che non va, effettivamente, c’è... La musica colta, in Italia, è destinata ad essere un fenomeno d’élite o immaginate/conoscete situazioni in cui è un bene “diffuso” e compreso da una fetta di popolazione più rappresentativa della maggioranza della società?... Eventualmente, ha senso perseguire questo obiettivo e come? La musica è emozione, espressione di sentimenti umani, e per questo è un dono per tutti! Attenti ragazzi, persone “ignoranti”: non lasciatevi sfuggire qualcosa di bello, di grande! Ma quale musica “d’élite”?!...È talmente d’élite che tra poco non sarà più per pochi ma per nessuno! Nostro dovere è portare la musica nelle scuole, nelle piazze, affinché non venga ignorata ma conosciuta. Quando un bambino, ma anche un adulto, viene avvicinato a Mozart, a Bach, anche solo per una volta, la magia è compiuta. E il pubblico della musica d’élite ha conquistato un potenziale alleato! Il concerto non è morto: voi sarete al Teatro Comunale di Vicenza il prossimo 6 febbraio. Ma è destinato a morire?... Il concerto non è morto, perché l’uomo non è morto. ●

«Ma quale musica “d’élite”?!...È talmente d’élite che tra poco non sarà più per pochi ma per nessuno! La musica è emozione, espressione di sentimenti umani, e per questo è un dono per tutti! Attenti ragazzi, persone “ignoranti”: non lasciatevi sfuggire qualcosa di bello, di grande!».

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ouverture notEventi registri&note

di di Paolo Meneghini Paolo Meneghini

PER LE NUOVE GENERAZIONI, DI PUBBLICO E DI MUSICISTI Anche nel nuovo anno, in stretta collaborazione con Teatro Comunale di Vicenza e Gallerie d’Italia di Palazzo Leoni Montanari, Società del Quartetto e OTO si impegnano sul fronte giovani. Ecco le iniziative.

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ell’anno che è appena iniziato, Orchestra del ragazzi potranno assistere alle prove del concerto in Teatro Olimpico, Società del Quartetto, Teatro programma la sera, nella sala grande del Teatro. Comunale di Vicenza e Gallerie d’Italia di PaIl programma si presta particolarmente all’ascolto lazzo Leoni Montanari (sede museale di Intesa Sangiovanile, dal momento che la scaletta prevede due paolo) collaboreranno in stretta sinergia per realizzare note fiabe musicate da Francis Poulenc (Histoire de una serie di specifiche iniziative dedicate alle nuove Babar) e Sergej Prokof’ev (Pierino e il Lupo) e due generazioni: di pubblico, ma anche di musicisti. Suite per piccola orchestra di Stravinskij, ispirate Se è vero che nel campo dell’educazione musicaanch’esse al magico mondo dei ragazzi. le l’Italia è agli ultimi posti in Europa, nonostante possegga un patrimonio storico fatto di compositori, Restando sul fronte dei giovani – ma questa volta interpreti e scuole di alta formazione che in passato già formati musicalmente nei Conservatori italiani – tutti ci invidiavano, tocca oggi sono aperte da poco le iscrizioni alle associazioni private cercaall’edizione 2017 di “Progetto re di colmare una lacuna che Orchestra”, corso di formazione la gestione pubblica ha inspieorchestrale promosso da Società gabilmente creato negli ultimi del Quartetto in collaborazione decenni e che si traduce in una con Intesa Sanpaolo. Le tre setdiffusa ignoranza musicale delle timane di approfondimento con i nuove generazioni. maestri Leon Spierer per gli arSull’argomento viene in mente chi e Davide Sanson per i fiati . quanto Salvatore Accardo va risi terranno da febbraio a maggio petendo con amarezza da molti (Salvatore Accardo) con i consueti concerti concluanni: «in Italia ci si avvicina alla sivi ospitati nella splendida corMusica o perché qualcuno della tua famiglia te l’ha nice del Salone d’Apollo di Palazzo Leoni Montanari. fatta scoprire portandoti a vedere dei concerti, oppure per “ispirazione divina”». A marzo parte una nuova iniziativa dal titolo “Un, due, tre, tocca a me!” realizzata da Società del Quartetto Tra le tante iniziative che partiranno nelle prossime e Teatro Comunale di Vicenza e dedicata a bambini settimane c’è il progetto “AporteAperte” della OTO, e genitori. Si tratta di tre spettacoli che mettono incon il quale l’Orchestra del Teatro Olimpico offre a sieme narrazione e musica curati da Ensemble Ludus bambini e ragazzi delle scuole vicentine l’opportuniMusicae di Elena Fattambrini. Si va in scena dometà di seguire da vicino le fasi finali di messa a punto nica 12 marzo (“Topo Federico”), domenica 26 mardei suoi concerti. Il primo appuntamento è fissato zo (“Rospi, pesci e...felicità”) e domenica 9 aprile per lunedì 23 gennaio quando – a partire dalle 10,30 (“La principessa dei pavoni”), sempre con inizio alle e con un’introduzione affidata ad un musicologo – i ore 17. ●

«In Italia ci si avvicina alla Musica o perché qualcuno della tua famiglia te l’ha fatta scoprire portandoti a vedere dei concerti, oppure per “ispirazione divina”»

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musicaMese ouverture

di Paolo Meneghini

LADIES AND GENTLEMEN, L’INGEGNER STEFANO BELISARI Arriva a Vicenza Elio, ma senza le sue Storie Tese. Viene infatti per raccontare altre storie, quella di Pierino e il Lupo, firmata Prokof’ev, e l’Histoire de Babar, musicata da Poulenc. Grande attesa tra i giovani maestri d’orchestra della OTO, reduci dal successo del Gran Concerto di San Silvestro, dove hanno confermato qualità e versatilità.

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opo il successo del Gran Concerto di San Silvestro, fra i giovani maestri d’orchestra della OTO c’è molta emozione e curiosità per l’arrivo di un’ospite famoso che sarà co-protagonista nella nuova produzione in scena al Teatro Comunale di Vicenza lunedì 23 gennaio, sotto la direzione di Alexander Lonquich. L’ospite in questione si chiama Stefano Belisari, un nome che detto così non dice molto; ma se specifichiamo che il suo nome d’arte è Elio e che si tratta proprio del leader delle Storie Tese, allora tutto cambia. A fianco della OTO Elio è chiamato ad interpretare la parte della voce narrante in due celebri favole come “Histoire de Babar” e “Pierino e il Lupo”, musicate rispettivamente da Francis Poulenc e Sergej Prokof’ev. Un ruolo non nuovo, per l’istrionico artista milanese, che peraltro spesso lascia a casa il suo gruppo per affrontare in beata solitudine varie avventure in televisione (come giurato del talent show “X Factor”, ospite fisso di importanti trasmissioni o protagonista di spot pubblicitari), al cinema (dove ha prestato la sua voce in vari doppiaggi), in teatro (“L’opera da tre soldi” di Brecht, “Storia di amore e anarchia” di Lina Wertmüller e ultimamente il musical “La Famiglia Addams”, a fianco di Geppi Cucciari) e nelle sale da concerto, con decine di interpretazioni del “Pierino e il Lupo” (l’ultima delle quali con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Zubin Mehta), che ha recentemente registrato per la prestigiosa etichetta Deutsche Grammophon. Nato a Milano nel 1961, Stefano Belisari fa il suo esordio nel mondo della musica a soli 7 anni partecipando al concorso canoro per bambini “Ambrogino d’Oro”. Successivamente si diploma in flauto al Conservatorio “Giuseppe Verdi” e si cala nei panni di Elio nel 1979, quando fonda il gruppo rock-demenziale con il quale partecipa a tre edizioni del Festival di Sanremo. Nonostante abbia fatto di tutto, finora, per disorientare i suoi tanti estimatori, l’ing. Stefano Belisari – laurea in ingegneria elettronica conseguita al Politecnico di Milano nel 2002 – in realtà è un signor musicista che vanta un solido bagaglio di studi e una profonda conoscenza del repertorio “classico” con una sviscerata passione per il genere operistico, nel quale – naturalmente – si è già cimentato con un certo successo. Proprio in questi giorni è in uscita nelle edicole una collana del Gruppo L’Espresso nella quale Elio racconta, a modo suo, i capolavori dell’opera italiana. Il programma della serata sarà completato dalle due Suite per piccola orchestra che Stravinskij orchestrò negli anni Venti del Novecento partendo da altrettanti Studi per pianoforte composti qualche anno prima. Al termine del programma ufficiale della serata è molto probabile che Elio regali al pubblico del Comunale un “suo” bis... ●

Elio

Orchestra del Teatro Olimpico

lunedì 23 gennaio ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

ORCHESTRA DEL TEATRO OLIMPICO ALEXANDER LONQUICH direttore ELIO voce recitante musiche di Stravinskij, Poulenc e Prokof’ev

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ouverture musicaMese

di Alberto Schiavo

UN SORRISO ED UNA PERLA RARA: SOL GABETTA DEBUTTA A VICENZA In duo con l’altrettanto talentuoso pianista francese Bertrand Chamayou, la giovane e pluripremiata violoncellista argentina esordisce a Vicenza con la poco eseguita Sonata di Chopin. Completano il programma i Cinque pezzi in stile popolare di Schumann e la prima Sonata di Beethoven. Un sabato sera imperdibile.

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embra averle proprio tutte questa ragazza bionda che solca con sorriso sicuro i più importanti palcoscenici del mondo: brava, bella, e pure simpatica. Di cognome fa Gabetta - tradendo origini italiane - e per nome ha una delle sette note della scala musicale: Sol. Violoncellista di origine argentina, nata a Villa María nel 1981, Sol Gabetta è già stata vincitrice del Premio Natalia Gutman al concorso Tchaikovsky di Mosca, nominata al Grammy Award e ha ricevuto, nel 2010, il premio Gramophone Young Artist of the Year. Le sue esibizioni sono state apprezzate ai festival di Verbier, Schwetzingen e Lucerna e ha collaborato in qualità di solista con i Berliner Philharmoniker e Sir Simon Rattle, la London Philharmonic Orchestra e Vladimir Jurowski, i Münchner Philharmoniker e Lorin Maazel, i Wiener Philharmoniker e Valery Gergiev. Una fuoriclasse, insomma. Il suo volto e la sua silhouette, elegante come lo strumento che suona, hanno dato vivacità e bellezza alle copertine delle più importanti riviste di “classica”, contribuendo non poco a svecchiare il settore. Non solo: una rapida ricerca nel web può svelare immediatamente il lato estroverso e finanche scherzoso della grande artista, almeno apparentemente tutt’altro che abbruttita da una vita di solo studio. Conviviale coi professori d’orchestra, curiosa e affascinata dalle bellezze delle altre arti, brillante ed espressiva al fianco di un istrione come Stefano Bollani: anche questa è Sol Gabetta. Artista dedita con passione anche al repertorio cameristico, Sol Gabetta ha duettato in particolare con i pianisti Hélène Grimaud e Bertrand Chamayou (Chevalier of the Order of Arts and Letters nel 2015, con il quale ha inciso un CD per SONY dedicato a Chopin). Avverrà proprio al fianco di Chamayou il debutto vicentino dell’artista in programma al Teatro Comunale sabato 11 febbraio. Attraverso il suono del suo pregiato Guadagnini del 1759, la violoncellista argentina proporrà i Fünf Stücke im Volkston op. 102 di Robert Schumann (composti nel 1849 da un Schumann trentanovenne), la giovanile Sonata op. 5 n. 1 in Fa Maggiore di Ludwig van Beethoven (risalente al 1796) e la Sonata per pianoforte e violoncello in Sol Minore op. 65 che Fryderyk Chopin dedicò, tra il 1845 e il 1846, al grande amico e violoncellista Auguste Franchomme; con lui il genio polacco tenne il suo ultimo concerto a Parigi il 16 febbraio 1848. Perla rara, considerata la produzione pressoché solo pianistica di Chopin, la Sonata per violoncello non è spesso impaginata nei programmi di sala. Sol Gabetta stupisce anche qui. ●

Sol Gabetta e Bertrand Chamayou

sabato 11 febbraio ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

SOL GABETTA violoncello BERTRAND CHAMAYOU pianoforte musiche di Schumann, Beethoven, Chopin

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musicaMese ouverture

di Marco Bellano

QUANDO LA MUSICA è SOLO RICORDO, ROMANTICA VITA AMMANTATA DI NOTE Il 19 febbraio il giovane direttore del sistema musicale venezuelano Dietrich Paredes conduce l’Orchestra del Teatro Olimpico tra i tumulti dell’epoca romantica: le onde della Grotta di Fingal nella scrittura di Mendelssohn, gli amori delusi di Chopin che diventano un Adagio di Concerto, la grandiosità del duomo di Colonia che ispira la terza sinfonia di Schumann. Madrina ospite della serata la solista Chloe Mun, giovane pianista coreana vincitrice del Busoni e a Ginevra.

Dietrich Paredes

Chloe Mun

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embrano tre imponenti lavori sinfonici, ma sono anche tre ricordi: Le Ebridi di Mendelssohn, il Concerto Op. 21 di Chopin e la Sinfonia “Renana” Op. 97 di Schumann devono la loro esistenza ad altrettante nostalgie intense. Per Mendelssohn, il ricordo retrostante è chiaro sin dal titolo: l’Ouverture Le Ebridi, del 1829, è conosciuta anche con il nome di La grotta di Fingal. Nel tema che la apre rivivono le tumultuose onde che, in quel luogo, molto emozionarono il giovane compositore durante il suo grand tour, tipico “rito di passaggio” con cui i giovani artisti del tempo s’immergevano nello spirito del Romanticismo. Allo stesso periodo appartiene anche il secondo Concerto per pianoforte e orchestra Op. 21 in Fa minore di Chopin, leggermente meno celebre dell’Op. 11, il primo, in Mi minore; peraltro, il secondo Concerto fu in realtà il primo ad essere composto, nel 1829, ed è forse meno “imperioso” e d’impatto perché reca il segno di una languida ferita. Uno scritto di pugno di Chopin può essere d’aiuto a comprendere di cosa si tratta. «Io - forse per mia sfortuna - ho già trovato il mio ideale, che venero con fedeltà e sincerità», confessava il compositore all’amico Titus Wojciechowski. «Sei mesi sono trascorsi, e non ho ancora scambiato neppure una sillaba con colei che sogno ogni notte, la creatura che avevo in mente allorché composi l’Adagio del mio Concerto». Chopin lo chiama Adagio, ma si sta riferendo al Larghetto: opera che dunque conserva traccia di questa ragazza, chiamata Konstancja Glandowska, allieva di canto al conservatorio di Varsavia, dove Chopin aveva portato a termine la sua formazione musicale. Konstancja non venne a sa-

pere dell’amore di Chopin, se non molti anni dopo la morte del compositore. La cosa, a quanto pare, non la impressionò particolarmente. La Terza di Schumann, infine, fu l’ultima Sinfonia scritta dal compositore ex novo, essendo la Quarta un’opera del 1841 revisionata dieci anni dopo. In confronto, la gestazione dell’Op. 97 fu fulminea: una fervida ispirazione fece compiere il lavoro sinfonico tra il 2 novembre e il 9 dicembre 1850. Schumann era felice: in quell’anno, la città di Düsseldorf lo nominò direttore generale delle attività musicali. Si stava inaugurando un periodo lieto, l’ultimo nella vita del compositore, che presto avrebbe dovuto affrontare la malattia mentale. La regione della Renania si presentava dunque come un asilo pacifico, anche per via della piacevolezza del suo paesaggio rurale. Alla radice della Sinfonia sta però anche un viaggio a Colonia compiuto dalla coppia SchumannWieck il 29 settembre 1850, durante la quale fu memorabile, come ricordò Clara, «la visione del duomo grandioso che superò le nostre aspettative anche quando lo visitammo più da vicino». Tali influssi concorrenti contribuirono a dare alla Terza un sapore unico, dove solennità e rusticità si manifestano assieme e si completano a vicenda. ●

domenica 19 febbraio ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

ORCHESTRA DEL TEATRO OLIMPICO DIETRICH PAREDES direttore CHLOE MUN pianoforte musiche di Mendelssohn, Chopin e Schumann

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ouverture musicaMese

di Marco Bellano

IN VIAGGIO CON SCHUBERT, DALL’AMORE AD UN RUSCELLO CHE SUSSURRA PAROLE... «...è una gran sorte quella di cadere nuovamente in balia del potere incomprensibile che ha la terra di generare nuove vite». Schubert morì giovane, ma le sue parole ci dicono che non considerava la morte un nemico o un destino orribile. Anche il viaggiatore dei Lieder raccolti in Die Schöne Müllerin approda ad una morte consolatrice: è l’acqua di un ruscello che canta. Torna a Vicenza Matthias Goerne, una delle migliori voci schubertiane dei nostri tempi.

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as Wandern, s’intitola il primo dei venti Lied che costituiscono Die Schöne Müllerin: “Il viaggiare”. In viaggio si mette il biondo garzone, protagonista delle malinconiche vicende narrate dalle poesie di Wilhelm Müller; si incammina anche Schubert, che in questo ciclo raggiunge uno dei vertici del genere e distilla alcune delle sue intuizioni musicali più profonde; e viaggia anche l’ascoltatore, trasportato da canto e pianoforte tra le rime di una storia ricca di presagi, tesi verso una meta fatale. Schubert morì giovane, nel 1828, e ciò accadde, secondo la leggenda, forse anche per il febbrile impegno artistico degli ultimi anni. Così scrisse, nel 1858, l’amico di Schubert Josef von Spaun: «Povero Schubert, così giovane e all’inizio di una luminosa carriera! Di quali ricchezze, di quali tesori nascosti ci ha defraudato la sua morte! Nella mia mente sono sicuro che lo stato di eccitazione nel quale ha composto la maggior parte dei suoi Lieder, e specialmente la Winterreise, ha contribuito alla sua morte precoce». Die Schöne Müllerin, che controbilancia l’inverno della Winterreise con una melanconica primavera, è però opera certo tarda, ma non finale: venne scritta nel 1823, a seguito dell’incontro tra il musicista e una raccolta del già citato Müller, dal titolo estremamente romantico: Settantasette poesie dalle carte postume di un suonatore di corno itinerante. Da questa, Schubert estrasse il racconto del travaglio d’amore di un giovane, ammaliato dalla bella mugnaia del titolo e poi straziato dal concedersi di questa a un rivale, un cacciatore. Senza più nulla, il protagonista ascolterà un ruscello sussurrare della morte consolatrice. Schubert non poteva sapere che, a quel punto della sua carriera, gli sarebbero rimasti solo pochi anni di vita: la riflessione sulla morte, tuttavia, già pervadeva tutta la sua musica. Eppure, come canta il ruscello di Die Schöne Müllerin, la morte non è un nemico o un destino orribile; viene invece incontro come porto radioso, d’incomprensibile serenità. «Se egli – scrisse una volta Schubert riferendosi al fratello Ferdinand – potesse dare anche un solo sguardo a queste divine montagne e a questi laghi meravigliosi, col loro aspetto a volte minaccioso che sembra sovrastarci e divorarci, non sarebbe così attaccato a questa vita meschina e capirebbe che è una gran sorte quella di cadere nuovamente in balia del potere incomprensibile che ha la terra di generare nuove vite». Per il Schubert viaggiatore non esistono mete, ma solo tappe: è sempre tempo, stagione dopo stagione, di riprendere il cammino. ●

Matthias Goerne

Alexander Schmalcz

mercoledì 22 febbraio ore 20:45 Teatro Comunale di Vicenza

MATTHIAS GOERNE baritono ALEXANDER SCHMALCZ pianoforte musiche di Schubert

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ouverture tracce

di Filippo Lovato

NON MANCA LA FIRMA VENETA NELLA LETTURA BAROCCA DI VIVALDI DI SOL GABETTA

ALLA RI-SCOPERTA DI SAINT-SAËNS COL QUARTETTO DI CREMONA

autore A. Vivaldi titolo CD Il Progetto Vivaldi interpreti Sol Gabetta (violoncello), Sonatori de la Gioiosa Marca etichetta CD RCA Red Seal, 88697131692, DDD, 2007

autore C. Saint-Saëns titolo CD Piano Quintet, String Quartet n. 1 interpreti Andrea Lucchesini (piano), Quartetto di Cremona etichetta CD Audite 97.728, DDD, 2016

Il talento di Sol Gabetta si squaderna in un’ampia discografia che sorvola il classicismo, il romanticismo e il Novecento. Le incursioni nel barocco e nella filologia sono documentate dal Progetto Vivaldi, in tutto tre CD dedicati principalmente ai concerti per violoncello del Prete Rosso. Non un’esecuzione integrale, perché dei 27 lavori rimasti non ne vengono affrontati che una decina. Il primo disco del Progetto coinvolge i Sonatori de la Gioiosa Marca che Gabetta, nel booklet, ringrazia per averla guidata in un nuovo mondo fatto di corde di budello, archetto barocco e fraseggio limpido. Il bel suono ambrato del Guadagnini del 1759 imbracciato dalla violoncellista fa il resto. La tracklist raccoglie cinque concerti con violoncello solista (RV410, 418, 424, 413 e 401) e due concerti originariamente per violino (RV 356 e l’Inverno dalle Quattro Stagioni) trascritti da Walter Vestidello per cello solista. I Sonatori e Sol Gabetta, tecnicamente impeccabili, articolano con gusto, e filano brillanti nei passaggi di bravura. Ma non ne viene sacrificata la cantabilità del violoncello, correttamente dosata per non affondare in cavate anacronistiche. Una bella registrazione, di colori fascinosamente bruniti. ●

Camille Saint-Saëns fu un bambino prodigio e un musicista estremamente dotato. Di lui Berlioz disse che l’unica esperienza che gli mancava era il fallimento. Eppure di tanto talento non è rimasto neppur tanto in repertorio. Ben venga quindi il recente ciclo di concerti del Centre de Musique romantique française di Palazzetto Bru Zane a Venezia che ha proposto un ragionato approfondimento dell’opera di Saint-Saëns. Nell’ambito dell’iniziativa rientra anche questo CD che accoppia un lavoro della giovinezza come il Quintetto con pianoforte in La minore op. 14 e uno della maturità come il primo Quartetto per archi in Mi minore op. 112. Se la prima partitura è più brillante e appassionata, la seconda è più meditativa e complessa e, in alcuni passaggi, contraddice il pregiudizio che vuole il francese devoto a un immobile conservatorismo. L’interpretazione di Lucchesini e del Quartetto di Cremona (Cristiano Gualco, Paolo Andreoli, violini; Simone Gramaglia, viola; Giovanni Scaglione, violoncello) è di alto livello. Andrea Lumachi al contrabbasso li affianca nel Presto del Quintetto. Lettura tesissima e nitida, di dinamiche attentamente controllate, molto equilibrata, con il piano ben integrato nell’ispirata conversazione degli archi. ●

ouverture audioVisivi

di Marco Bellano

SOL GABETTA ED IL SUO GUADAGNINI SOTTO UN’ALTRA LUCE: COLORATA https://www.youtube.com/watch?v=qWUDu1FpSIU Il violoncello di Sol Gabetta, un Guadagnini del 1759, per una volta attira l’attenzione non solo per la maestria dell’esecutrice, o per il suo più prosaico valore materiale (oltre 1,5 milioni di euro): in un video prodotto dai BBC Proms, lo strumento fa anche le veci di un inedito schermo, sul quale vengono proiettate colorate geometrie di luce, intese a visualizzare ciò che la Sol Gabetta musica dovrebbe esprimere. Si tratta di un esperimento che non ha certo ambizione di imporsi come nuova consuetudine nelle sale da concerto, visto il complicato armamentario tecnologico che pretende. Le forme, le trame, i pulviscoli di luce che appaiono sullo strumento catturano ipnoticamente l’occhio e, vista la loro carica di novità, lo sviano dall’interprete. In sé, comunque, l’idea della visualizzazione della musica non è affatto rivoluzionaria; anche senza chiamare in causa i casi celebri di Fantasia (1940) o di Allegro non troppo (1977) di Bruno Bozzetto, si potrebbe partire sin dal clavier à lumières di Skrjabin, passando per le avanguardie storiche tedesche e arrivando infine agli algoritmi che, nelle interfacce di certi lettori di file musicali, trasformano le frequenze sonore in disegni mobili. Fatto sta che si tratta di un desiderio antico, realizzatosi già molte volte. Forse però, in questo caso, non si tratta tanto di “vedere la musica”, ma di farla vedere; se in sala da concerto un simile ritrovato avrebbe poco senso di essere, dato che le proiezioni sarebbero apprezzabili solo dalle prime file, nel mondo di internet l’espediente diventa sicura “calamita” ottica per contatti e visualizzazioni. E allora, comunque sia, si tratta di un’idea vincente: la curiosità dell’occhio può infatti attirare a sé anche le orecchie di chi, altrimenti, non avrebbe mai conosciuto il Concerto per violoncello e orchestra di Sir Edward Elgar. ●

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Sir András Schiff

Cappella Andrea Barca Festival Omaggio a Palladio xx edizione

27-30 aprile 2017

Teatro Olimpico Basilica dei Ss. Felice e Fortunato Giovedì 27 Aprile Teatro Olimpico ore 20:30

Sabato 29 Aprile Teatro Olimpico ore 20:30

Sir András Schiff pianoforte Werner Güra, Jan Petryka, Angelo Pollak, David Jagodic tenori Robert Holl, Georg Klimbacher, Clemens Kölbl, Yves Brühwiler bassi

Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore e pianoforte

Mozart Serenata per fiati n. 11 in mi bem. magg. KV375 Bach Cantata “Ich habe genug” BWV 82 Schubert Lieder / Ständchen op. 135 D920 “Gesang der Geister über den Wassern“ D 714 Venerdì 28 Aprile Basilica dei Ss. Felice e Fortunato ore 20:30 Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore Schola San Rocco coro Francesco Erle maestro del coro Ruth Ziesak soprano Britta Schwarz contralto Werner Güra tenore Robert Holl basso

Bach Ouverture in stile francese in si min. BWV 831 Mozart Sinfonia n. 39 in mi bem. magg. K 543 Schubert Sinfonia n. 8 in si min. D. 759 “Incompiuta”

Domenica 30 Aprile Teatro Olimpico ore 20:30 Cappella Andrea Barca Sir András Schiff direttore e clavicembalo Bach Concerto Brandeburghese n. 1 in fa magg. BWV 1046 Concerto Brandeburghese n. 3 in sol magg. BWV 1048 Concerto Brandeburghese n. 4 in sol magg. BWV 1049 Concerto Brandeburghese n. 5 in re magg. BWV 1050 Concerto Brandeburghese n. 6 in si bem. magg. BWV 1051 Concerto Brandeburghese n. 2 in fa magg. BWV 1047

Bach Magnificat in re magg. BWV 243 Mozart Ave verum corpus KV 618 Schubert “Intende voci“ D 963 biglietti in vendita presso la sede della Società del Quartetto di Vicenza a partire da martedì 7 febbraio (Vicolo Cieco Retrone, 24 / lun.-ven. dalle 9 alle 12:30 e dalle 14:30 alle 17:30 / tel. 0444 543729 / info@quartettovicenza.org) 16 concertistica euro 60 /ridotto under30 euro 30 intero euro 70 / ridotto over65 e abbonati stagione


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