° Al concerto, a teatro. Da soli o in compagnia. Per la Stagione Concertistica o per quella Sinfonica. Ma anche per la Prosa, il Cinema, la Danza. Col biglietto strappato o con l’abbonamento in tasca. Perché per emozionarsi bisogna
MusiCare 2015 - ANNO XIII - Numero 4 - Mensile in A.P. 70% C.P.O. Vicenza
#esserci!
SETTEMBRE-OTTOBRE 2015
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I
vilde frang, VIOLINISTA
lunedì 26 ottobre 2015
BENEDETTO LUPO pianoforte lunedì 2 novembre
QUARTETTO HERMÈS archi
lunedì 16 novembre
I SOLISTI FILARMONICI ITALIANI archi Jolanda Violante pianoforte
lunedì 21 dicembre
I PICCOLI MUSICI coro di voci bianche Mario Mora direttore sabato 9 gennaio 2016
INTEGRALE DEI TRII DI BEETHOVEN secondo concerto
HèSPEROS PIANO TRIO lunedì 25 gennaio
“Weill & Porter’s songs”
Tributo ai capolavori del teatro musicale da Berlino a Broadway
I FIATI ASSOCIATI CRISTINA ZAVALLONI voce
lunedì 7 marzo
INTEGRALE DELLE SONATE DI BEETHOVEN secondo concerto
FILIPPO GAMBA pianoforte lunedì 14 marzo
Enrico Dindo violoncello Pietro De Maria pianoforte
lunedì 21 marzo
ORCHESTRA DA CAMERA DI MANTOVA Fiati solisti dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Alessio Allegrini corno Carlo Fabiano violino concertatore
lunedì 11 aprile
ORCHESTRA DA CAMERA ITALIANA Salvatore Accardo direttore e violino solista Laura Gorna violino solista
lunedì 18 aprile
LONDON BRASS fiati
lunedì 15 febbraio
QUARTETTO PANOCHA archi LOUIS LORTIE pianoforte
lunedì 22 febbraio
Matthias Goerne baritono Alexander Schmalcz pianoforte
In copertina Federico Maria Sardelli, 52 anni, livornese, artista eclettico: musicista, pittore e autore satirico. Sarà a Vicenza alla guida dell’Orchestra del Teatro Olimpico il 10 febbraio 2016.
©Alessandro Lamuraglia, 2014.
Anno XVII - Numero 4 Settembre-Ottobre 2015
coordinamento editoriale Giovanni Costantini collaboratori Marco Bellano Filippo Lovato Paolo Meneghini Andrea Scarapari Alberto Schiavo impaginazione Alessandra Melison per le foto l’Editore è a disposizione di quanti provassero diritti di Copyright
Periodico di cultura, musica e spettacolo della Società del Quartetto di Vicenza Direttore Resp.: Matteo Salin Editore: Società del Quartetto di Vicenza Redazione: vicolo cieco Retrone, 24 Vicenza Tel. 0444/543729 Fax 0444/543546 web www.quartettovicenza.org e-mail info@quartettovicenza.org Periodico iscritto al registro Stampa del Tribunale di Vicenza n. 977 Stampa: Tipolitografia Pavan snc su carta Passion 13 da 100 g/mq Tiratura 3000 copie
Giovanni Costantini
venerdì 5 febbraio
MURRAY PERAHIA pianoforte
taliani e stranieri – o meglio, europei e non europei. Giovanissimi e anziani, alla soglia di quella pensione che la musica sembra non far conoscere a chi vive di lei. Di passaggio a Vicenza, fra Torino e Venezia, Bari e Monaco, Lubiana e Marsiglia. Il tempo di una prova, un caffè e un concerto. Oppure per una settimana all’ombra del Palladio, sempre con quel piccolo bagaglio di suoni appresso, a forma ora di chitarra (ma si scoprirà essere un violoncello) ora di violino (o forse di sassofono). Ci sarà anche qualcuno a mani vuote, se non con qualche spartito consumato da anni di girate: lo strumento è già in palcoscenico o è celato sotto un foulard di Cartier, vedere alla voce pianisti e cantanti. Le stagioni musicali in arrivo al Teatro Comunale di Vicenza spaziano nei colori della vita come un albero caducifoglie che le vede passare, dal verde tenero dei ragazzi dell’Orchestra del Teatro Olimpico alla corteccia temprata di grandi maestri sul podio di quest’ultima o in palcoscenico per la Società del Quartetto. Insieme agli artisti d’oggi giungeranno quelli di ieri, ciascuno con le proprie storie da raccontare attraverso la voce dei loro interpreti. Ecco la Scozia con gli occhi di Mendelssohn, la primavera sui monti Appalachi nelle sonorità di Copland e un viaggio d’inverno con Schubert, le antiche melodie inglesi rievocate da Britten, il tributo ai capolavori del teatro musicale da Berlino a Broadway, le danze tedesche, slave, ungheresi e transilvane, le fantasie bucoliche di Debussy e il racconto della morte di Isotta nelle pagine di Wagner. MusiCare cercherà come sempre di preparare il pubblico fidelizzato al viaggio musicale che l’attende, di far conoscere gli artisti e un po’ della loro arte a chi ancora non ha scoperto il piacere di una serata a teatro, di accogliere con calore e riconoscenza i viandanti musicali di passaggio a Vicenza, oltre a raccontare qualche “dietro le quinte”, suggerire un ascolto e accogliere un commento. Questo anche grazie alle penne di nuovi collaboratori, musicisti professionisti, a cui diamo il benvenuto in queste pagine rinnovate nella grafica. ●
NUOVI ABBONAMENTI dal 22 settembre
biglietti
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITà rasotto pubblicità Borgo Santa Lucia, 51 36100 Vicenza
dal 29 settembre Società del Quartetto di Vicenza tel. 0444 543729 info@quartettovicenza.org / www.quartettovicenza.org 2
tel. 0444 301628 info@ras8.it www.ras8.it
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Indice
La stecca «Coloro che amano la musica sono assurdamente irragionevoli: ci vorrebbero perfettamente muti proprio quando si desidererebbe essere assolutamente sordi.» (Oscar Wilde, 1854-1900, scrittore e poeta irlandese)
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Per ricordare bisogna #esserci di Filippo Lovato
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notEventi
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concertistica
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ouverture
Dal Mediterraneo all’India, dialogo e spiritualità in musica a cura della redazione
Concertistica “Made in Italy”: ecco le nostre eccellenze musicali di Paolo Meneghini
Ambiziona ed emozionante, è la nuova Stagione Sinfonica di Paolo Meneghini
Preludio alla Stagione di Marco Bellano
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musicaMese
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tracce
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sinfonica
musicaMese
Questo piccolo grande quartetto di Giovanni Costantini
Freschezza, maturità ed equilibrio: meraviglia Hermès in Schumann di Filippo Lovato
titoli di coda
Musica per film, la lezione del grande Nino Rota di Marco Bellano
ouverture d’altro canto
A
h, i critici musicali! Prima dell’inizio è tutto un conversare alato, sospeso sulle correnti ascensionali dei bon mots, dei riferimenti edottissimi, di risatine. Ma alla prima scossa della bacchetta occorre che si trattenga il respiro. Quando parla Mozart si tacciano le altre favelle. I colpi di tosse poi, flagello del concerto, paventano di smerigliare una semiminima e il tripode di una terzina rischia di perdere una gambina. E magari passa l’ambulanza. Il fondamentalista fremente, alla successiva pausa, sbotta: «Qui è un casino». Forse errò chi scrisse che “il vero critico è quello che arriva al concerto con la recensione già pronta in tasca”. Ma come pretendere di ascoltare un concerto quasi si fosse in asettico laboratorio? E quell’unico attacco sporco, o due o tre tremolanti intonazioni, rilevate su carta, dicono più della vanità dell’estensore o del suo buon orecchio? Il pubblico poi, pensate forse che sia a teatro solo per ascoltare la musica? ●
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ouverture ouverture
di Filippo Lovato
PER RICORDARE BISOGNA
#ESSERCI
Mi ricordo sempre di raffreddare il cappuccino al bar del Comunale. Per non arrivare tardi alla seconda parte. #grazieperillattefreddo
Non mi ricordo il mio primo concerto ed è un peccato. Perché deve essere successo qualcosa quel giorno, in qualche posto, a qualche ora, con qualcuno. Ma non me lo ricordo.
Mi ricordo la voce profonda di Jan Lisiecki. Che parli o che suoni sembra sempre più maturo della sua età. #efebopropriono
Mi ricordo quando ho cominciato ad andare ai concerti e non capivo quando applaudire. #aspettaglialtri Mi ricordo che ho sempre paura di perdere i talloncini con i numeri per recuperare il cappotto al guardaroba. #ossessioni
ouverture notEventi
Dal Mediterraneo all’India, dialogo e spiritualità in musica Torna il festival Musica delle Tradizioni, con 30 artisti di 8 nazionalità per scoprire il vero valore dei Paesi vicini: dalla Grecia all’India, passando per la Tunisia e la Turchia, il patrimonio musicale ci parla di dialogo, fratellanza e spiritualità. Dal 17 al 20 settembre, tre concerti al Teatro Comunale, preceduti da altrettanti aperitivi musicali, e una performance multietnica in Piazza delle Erbe.
Mi ricordo Philipp von Steinaecker raccontare che, all’inizio del Novecento, si preparavano riduzioni di partiture come la Quarta di Mahler per le orchestre delle località di villeggiatura. #altritempi
Mi ricordo i cartelli che istruiscono il pubblico sulla durata dello spettacolo. #takeiteasy
Mi ricordo com’era vestita Victoria Mullova e vorrei non ricordarmene. #Yujapensacitu
Mi ricordo la voce registrata di Marianna che mi dà il benvenuto al Teatro Comunale Città di Vicenza. #signoreesignori
Mi ricordo di avere incontrato una mia compagna di classe delle elementari a un concerto di Savall. Erano anni che non la vedevo. #Jordifanclub
Mi ricordo i musicisti che aprono le parti sul leggio e qualche foglio che volteggia per terra. #musicanellaria
Mi ricordo quando Zimerman ha strappato dal pianoforte una corda che si era rotta. La teneva nel pugno come Giove con i fulmini. #Krisseiundio
Mi ricordo il lungo applauso per i giovani strumentisti della OTO che si sono schierati sul palco del Comunale per la prima volta. #forzaragazzi
Mi ricordo András Schiff che richiama degli spettatori chiacchieroni facendo ssschhh mentre continua a suonare il pianoforte. #sssschhhhiiiiffff
Mi ricordo un telefonino che trilla proprio quando Leon Spierer aveva detto ai suoi colleghi di cominciare a suonare quando si fosse fatto completo silenzio. #spegneteli!
Mi ricordo i colpi di tosse in platea che si fanno eco l’uno all’altro. #mucolitico
Mi ricordo quando ho visto Cameron Carpenter fare le flessioni prima di entrare in scena. #civuoleunfisicobestiale
Mi ricordo quando sono contento di applaudire. #graziedavvero
Mi ricordo che non ho mai visto sorridere Radu Lupu. E mi dispiace. Per lui. #Lupusolitario
Mi ricordo quando ho saputo che Sandro era ammalato. Stavano applaudendo e non avevo capito il nome della malattia. #tuttiamanoSandroPupillo
Mi ricordo i tacchi di Yuja Wang: ma come fa a tenere il piede in equilibrio sullo stiletto e gestire il pedale senza che il tacco si spezzi? #steelheel
Mi ricordo quelli che hanno fretta di uscire alla fine del concerto: per non fare la coda al guardaroba, all’ingresso o al parcheggio. #saperaspettare
Mi ricordo il pugno di Mauro Pedrotti, che guida il coro della SAT con pochissimi gesti. #telepatiacorale
Mi ricordo l’indefinibile silenzio prima dell’ultimo applauso e mi chiedo chi ha il coraggio di romperlo. #magicmoment
Mi ricordo Bruno Canino raccontare che il quartetto di Budapest si è sciolto per litigi al tavolo del bridge. #jeudecartes
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a giovedì 17 a domenica 20 settembre il Teatro Comunale di Vicenza ospita l’edizione 2015 del festival “Musica delle Tradizioni”, rassegna incentrata su suoni, antiche melodie, ritmi e strumenti musicali popolari di Paesi vicini e lontani. Organizzato dalla Società del Quartetto - in collaborazione con Comune di Vicenza e Teatro Comunale - e curato da Ilaria Fantin, il festival quest’anno è incentrato su popoli, culture e Paesi del bacino mediterraneo che sono di estrema attualità dal punto di vista geopolitico - Grecia, Tunisia e Turchia - con una parentesi anche sulla lontana India, nazione che invece appartiene agli emergenti “BRICS”. Se le cronache di queste ultime settimane ci hanno raccontato di una Grecia che è stata lì lì per tornare alla dracma, di una Tunisia messa in ginocchio dagli attacchi terroristici e di una Turchia alle prese con frontiere difficili (Siria e Iraq), l’edizione 2015 del Festival vuole offrire un’immagine poco conosciuta di questi tre grandi Paesi, attraverso il linguaggio del loro ricco patrimonio musicale che parla soprattutto di dialogo, fratellanza e spiritua-
Adesso e qui
Mi ricordo Angela Hewitt, dopo un concerto, firmare CD e programmi di sala con un pennarello color oro. #goldfingers
Mi ricordo quasi sempre troppo tardi che non è bene muovere le mani come se fossi io il direttore d’orchestra. #provaastarfermo
Mi ricordo molti sorrisi al termine di molti concerti. #joy
Mi ricordo che a un concerto un signore si girò verso di me per chiedermi qual era il “canone inverso” di Bach. Io non sapevo la risposta e ancora non la so. #saperdinonsapere
Mi ricordo quattro chiacchiere con amici in mezzo al parcheggio che si svuota. #lamusicaèfinita Mi ricordo che per ricordare bisogna esserci. #esserci (con mille scuse a Joe Brainard) @filippolovato
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lità. Un messaggio universale di pacifica convivenza di cui saranno portatori i 30 artisti di 8 diverse nazionalità che si avvicenderanno sul palco del Teatro Comunale di Vicenza. La formula e la “filosofia” del Festival rimangono invariate rispetto a quelle sperimentate con successo nella precedente edizione. I tre eventi principali delle ore 21 sono preceduti da altrettanti aperitivi-musicali nel grande foyer del teatro (alle 19,30) con musiche, canti e danze dei Paesi ospiti e la possibilità di degustare, inclusi nel biglietto d’ingresso, piatti tipici delle varie tradizioni culinarie. Confermata anche la performance finale all’aperto - in Piazza delle Erbe, domenica 20 settembre alle ore 16 - di una ventina di ragazzini di varie nazionalità che durante la settimana del Festival seguiranno il laboratorio musicale multietnico. Invariati rispetto allo scorso anno anche i prezzi delle tre serate, che sono decisamente contenuti: solo concerto Euro 10,60; concerto più aperitivo-musicale Euro 16,50, con spettacolo, piatto a tema e drink inclusi. ●
Malika Ayane
Malika Ayane in concerto a Vicenza con una superband per l’album Naif
Non tutti sanno che ha studiato al Conservatorio “Verdi” di Milano, che per diversi anni ha lavorato come cantante al Teatro La Scala di Milano e che è stata addirittura scelta dal maestro Riccardo Muti quale solista per il Macbeth nella serata d’inaugurazione della stagione d’opera del 1997, a soli 13 anni. Accade spesso così: Sanremo, tormentoni estivi e spot pubblicitari portano alla fama, ma cancellano dalla comunicazione anni e anni di studi “classici”. Stiamo parlando della cantautrice italiana Malika Ayane, in scena sul palcoscenico del Teatro Comunale di Vicenza il prossimo 7 novembre. Accompagnata da una “superband” di undici elementi, Malika Ayane – che ha aperto il suo 2015 conquistando il Disco d’oro con l’album “Naif” e il Premio della Critica al 65esimo Festival di Sanremo con il brano “Adesso e qui (Nostalgico presente)” – porterà in scena le novità dell’ultimo lavoro discografico insieme alle sue canzoni più amate dal pubblico, e non mancheranno alcune sorprese pescate dal suo personale bagaglio 7 musicale, rivisitate con lo stile unico e raffinato di Malika.
ouverture concertistica
di Paolo Meneghini
Concertistica “Made in Italy”: ecco le nostre eccellenze musicali La Società del Quartetto di Vicenza punta sugli artisti italiani, con recital solistici, orchestre, voci e formazioni da camera. Quindici serate di grande musica, dal 26 ottobre al 18 aprile 2016, in collaborazione con il Teatro Comunale di Vicenza.
Un pezzo d’Europa in palcoscenico
quello conclusivo della stagione, quando saliranno sul palco del Comunale i mitici London Brass: quattro trombe, quattro tromboni, un corno ed una tuba che hanno stupito il mondo con arrangiamenti che riescono a mettere insieme Vivaldi e Duke Ellington. Infine, il baritono-star tedesco Matthias Goerne voce schubertiana per eccellenza, acclamata nei teatri di tutto il mondo - ci porterà, accompagnato da Alexander Schmalcz al pianoforte, nel magico mondo del ciclo liederistico “Winterreise” di Schubert.
Anche Francia, Germania, Inghilterra, Austria e Repubblica Ceca rappresentate da grande musicisti, a Vicenza per una sera Quattro le formazioni cameristiche che arrivano al Teatro Comunale di Vicenza da varie parti d’Europa: dalla Francia il giovane, ma già pluripremiato Quartetto Hermés; il quartetto “Lockenhaus on tour” dal festival dell’omonima cittadina austriaca, ed il Quartetto Panocha, formatosi al Conservatorio di Praga, con il pianista francese Louis Lortie in veste di ospite. Per gli amanti degli ottoni, il concerto da non perdere è
London Brass Pietro De Maria
Alessio Allegrini
Enrico Dindo
Myriam Dal Don
Cristina Zavalloni
Mario Mora
I
n pieno “clima Expo” e sull’onda di un “made in Italy” che finalmente sembra dare incoraggianti segnali di ripresa, il leitmotiv della stagione 2015/16 della Società del Quartetto di Vicenza - la numero 106, in programma dal 26 ottobre al 18 aprile - sta nella massiccia presenza di eccellenze musicali italiane, protagoniste di ben nove dei quindici appuntamenti in cartellone. Si tratta di musicisti talvolta non sufficientemente conosciuti e valorizzati dal pubblico di casa nostra (anche a causa di un certo, opinabile, trend esterofilo) ma che, al contrario, a livello internazionale godono di un’altissima reputazione portando alto il prestigio della rinomata scuola interpretativa italiana.
Non a caso, allora, il concerto inaugurale è affidato ad un pianista barese - Benedetto Lupo - che da noi non gode della fama che lo accompagna invece nel resto d’Europa e nel mondo, dove suona regolarmente al Lincoln Center di New York, alla Salle Pleyel di Parigi, alla Wigmore Hall di Londra e alla Philharmonie di Berlino in recital o come solista a fianco di formazioni come la London Philharmonic, la Gewandhaus di Lipsia, la Chicago Symphony e molte altre.
Appartengono al filone delle eccellenze nazionali anche I Solisti Filarmonici Italiani, con un programma dedicato a Mendelssohn. Ma il clou di questa serata autunnale sarà la prima esecuzione assoluta dell’Ottetto concertante per archi di Pierangelo Valtinoni, compositore vicentino le cui opere per ragazzi sono regolarmente rappresentate nei teatri di mezza Europa. Passando dagli archi ai fiati, incontriamo i cinque magnifici Fiati associati, ovvero le cosiddette “prime
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parti” di flauto, oboe, clarinetto, fagotto e corno in alcune fra le principali orchestre italiane. Con la voce di Cristina Zavalloni, daranno vita ad una serata incentrata nella prima parte sul teatro musicale tedesco (Kurt Weil/Bertold Brecht) e nella seconda sui Musical di Cole Porter. Se di belle storie di eccellenza musicale italiana stiamo parlando, I Piccoli Musici di Mario Mora, che provengono da un paesino bergamasco della Val Cavallina, non hanno nulla da invidiare ai rinomati cori di voci bianche della tradizione di lingua tedesca. Ambasciatori musicali dell’Unione Europea e protagonisti dei concerti di Natale di Assisi trasmessi ogni anno in Eurovisione dalla RAI, i Piccoli Musici del maestro Mora vantano anche un’intensa attività concertistica e discografica (per Sony e Decca). Il loro concerto di Natale promette intense suggestioni. Proseguendo in questo filone orgogliosamente italiano, che potremmo definire “a chilometro zero”, fra marzo ed aprile arrivano due formazioni cameristiche che sono il frutto della passione e del talento dei loro fondatori. Si tratta dell’Orchestra da Camera di Mantova di Carlo Fabiano - che torna a Vicenza in formazione allargata, con i Fiati solisti dell’Orchestra di Santa Cecilia guidati dal cornista Alessio Allegrini per un concerto tutto mozartiano - e dell’Orchestra da Camera Italiana di Salvatore Accardo, emanazione dei corsi di alto perfezionamento in strumenti ad arco che il violinista napoletano creò in quel di Cremona negli anni Ottanta. La carrellata degli interpreti “made in Italy” comprende inoltre l’accoppiata violoncello-pianoforte di Enrico Dindo e Pietro De Maria, l’Hèsperos Piano Trio di Filippo Lama, Stefano Guarino e Riccardo Zadra, che prosegue la proposta dei Trii di Beethoven, ed infine il pianista Filippo Gamba, impegnato nel “viaggio” integrale all’interno delle 32 Sonate beethoveniane. ●
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Non manca l’astro del pianoforte Grande attesa per il ritorno di Murray Perahia, il pianista newyorkese da “tutto esaurito” L’evento più atteso dell’intera stagione è senza alcun dubbio il ritorno a Vicenza di Murray Perahia, astro del pianoforte la cui carriera è stata fortemente condizionata da un serio malanno alla mano con il quale il pianista newyorkese combatte da anni. Nonostante ciò, Perahia - alla soglia dei 70 anni - siede ancora nel ristretto “Olimpo” degli immensi pianisti dei nostri giorni ed i suoi recital si trasformano sempre in eventi unici, da “tutto esaurito”.
Murray Perahia
ouverture sinfonica
di Paolo Meneghini
Ambiziosa ed emozionante, è la nuova Stagione Sinfonica Programma impegnativo per l’Orchestra del Teatro Olimpico, protagonista assoluta della Sinfonica al Teatro Comunale di Vicenza. Sei concerti in abbonamento, Alexander Lonquich sul podio in 4 occasioni. Federico Maria Sardelli e Nicolas Altstaedt artisti ospiti.
Un colpo d’occhio eccellente 80 orchestrali sul palco, insieme alla Giovanile Italiana Il concerto-evento della stagione è senza alcun dubbio quello in cartellone il 4 aprile, quando salirà sul palco del Teatro Comunale di Vicenza una grande orchestra sinfonica frutto dell’inedita fusione OTO con l’Orchestra Giovanile Italiana di Fiesole (OGI). La serata è particolarmente attesa non solo per il “colpo d’occhio” degli oltre 80 orchestrali sul palco, per l’impatto sonoro di un grande complesso sinfonico e per l’intenso programma pensato da Alexander Lonquich per la specialissima occasione (Wagner, Strauss, Heuberger, Debussy e Ravel), ma soprattutto perché segna l’incontro con una realtà consolidata - quella della OGI, fondata 30 anni or sono da Piero Farulli - che rappresenta l’eccellenza italiana ed un punto di riferimento nel campo dell’alta formazione orchestrale e del perfezionamento.
Alexander Lonquich
Raffinata e danzante, torna la “grande notte”
Orchestra del Teatro Olimpico
L
a Sinfonia “Classica” di Prokof’ev, il “Don Juan” di Strauss, la prima Sinfonia di Bruckner, il poema sinfonico che Debussy dedicò al “Pomeriggio di un Fauno”, “Appalachian Spring” di Aaron Copland, il Wagner del “Preludio e Morte di Isotta”, oltre alle sempre verdi Sinfonie “Scozzese” e “Italiana” di Mendelssohn, alla Sinfonia “del Fuoco” di Haydn, all’ouverture dal “Don Giovanni” di Mozart. Il programma della nuova Stagione dell’Orchestra del Teatro Olimpico è ambizioso e decisamente più impegnativo rispetto a quello dello scorso anno. Per il nono anno consecutivo la OTO è protagonista assoluta della stagione sinfonica, con sei appuntamenti in abbonamento ai quali si aggiunge il tradizionale concerto di San Silvestro. A beneficiarne sarà in primis il pubblico del teatro Comunale, che avrà modo di ascoltare brani di forte impatto emotivo, alcuni dei quali proposti per la prima volta a Vicenza. Il direttore principale Lonquich dirigerà l’orchestra in quattro dei sei concerti in stagione ed in uno di questi - quello inaugurale del 23 novembre - siederà contemporaneamente al pianoforte per l’interpretazione della “Burleske” di Strauss. Nel secondo appuntamento, in programma sabato 19 dicembre, Lonquich guiderà la OTO in due suggestive pagine fra Otto e Novecento:
“Appalachian Spring” di Aaron Copland, lavoro che nel 1945 valse al compositore newyorkese un “Pulitzer” per la musica, e la prima Sinfonia di Bruckner. Tre sono gli artisti-ospiti della stagione, tutti di grande caratura internazionale. Il 18 gennaio tocca al violoncellista franco-tedesco Nicolas Altstaedt, classe 1982, che con il suo violoncello italiano del 1770 cesellerà il primo Concerto di Haydn e, dal podio, guiderà poi la OTO nelle Danze transilvane di Veress e nella “Tragica” di Schubert. Il 10 febbraio sarà Federico Maria Sardelli ad impugnare la bacchetta della OTO in un programma che l’istrionico artista livornese, figura pressoché unica nel panorama musicale e culturale italiano, ha costruito appositamente per l’Orchestra del Teatro Olimpico: un viaggio “alternativo” che parte da C. P. E. Bach ed arriva alla prima Sinfonia di Beethoven, con in mezzo la Sinfonia in Do minore di Joseph Martin Kraus. Toscano è pure il terzo ospite della stagione, il cinquantenne pianista pistoiese Andrea Lucchesini, che nel concerto conclusivo del 27 aprile affronterà il primo Concerto in Re minore di Brahms, preceduto dalla Sinfonia “Italiana” di Mendelssohn, proposta nella poco nota versione del 1834. ●
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Il 31 dicembre, con Alexander Janiczeck violinista e direttore Come ormai da tradizione, la OTO sarà protagonista del Concerto della notte di San Silvestro (fuori abbonamento) al Teatro Comunale. A fare da “conduttore della grande notte”, il 31 dicembre a partire dalle ore 22, sarà il violinista e direttore salisburghese Alexander Janiczeck, già primo violino della Camerata Salzburg. Il raffinato programma pensato per l’occasione comprende celebri ouvertures - “Le Nozze di Figaro”, “Il pipistrello” -, le Danze slave ed ungheresi di Brahms e Dvořák, le Tre Danze tedesche di Mozart, il Valzer dell’Imperatore di Strauss e molto altro ancora.
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Alexander Janiczeck
ouverture musicaMese
di Marco Bellano
musicaMese ouverture
Preludio alla Stagione
Questo piccolo grande quartetto
Il 26 ottobre 2015, il pianista Benedetto Lupo porta il culmine ed il tramonto del romanticismo musicale al Teatro Comunale di Vicenza.
«
Rovine, penne d’aquila, tutto disposto selvaggiamente e alla rinfusa». Sembra un’allegoria del tardo Romanticismo; sono invece le parole che Robert Schumann usò per i Preludi di Fryderyk Chopin. Del resto, alla fin de siècle Schumann non arrivò; ma la sua opera ispirò altri, sulla strada verso il ventesimo secolo. Il 26 ottobre 2015, il concerto di Benedetto Lupo parlerà di culmine e tramonto del Romanticismo; a fare da guida, la musica di Schumann e di Aleksandr Skrjabin. I due condivisero un’inquietudine morbosa, che portò Schumann alla follia e Skrjabin a un misticismo apocalittico, che vedeva rapporti tra colori e suoni. Schumann, però, cercava speranza: «I dolori della vita sono come le dissonanze nella musica», scrisse nel 1828; «hanno un grande fascino, ma se ne desidera la risoluzione». Skrjabin invece si proiettava verso la catastrofe: la sua musica presagiva le sofferenze senza tonalità del Novecento. Si inizierà dunque con Schumann, desideroso di conciliare il passato con la musica romantica. Nel Blumenstück e nelle Tre Romanze l’espressività conta più delle strutture rigorose; la Sonata n. 2 ha un titolo classico, ma nella sostanza scioglie la sua forma nel fluire della fantasia. Seguiranno i Preludi op. 11 di Skrjabin. Di nuovo si potrebbe parlare di «rovine» e «penne d’aquila»; la ricchezza della musica è pari a quella che, in Chopin, ispirò a Schumann affascinanti panorami. Stavolta, però, l’inventiva abbondante annuncia il frantumarsi delle direzioni dell’arte. Rovine dunque, davvero: rovine del Romanticismo, e consapevoli di essere tali. Chopin intese il preludio come miniatura autonoma, che di fatto non prelude a nulla; in Skrjabin quel che manca dopo il preludio non è più solo licenza poetica ma, col senno di poi, sottinteso vuoto esistenziale. ●
«Troppo difficile», disse Clara. E Robert cambiò il finale. So rasch wie möglich; schneller; noch schneller, ovvero: “Il più veloce possibile; più veloce; ancora più veloce”. Così Robert Schumann mette alla prova gli esecutori della sua Sonata n. 2 op. 22: ma il paradosso di queste indicazioni, dal primo movimento, è solo apparente. La scrittura della musica rende sensata l’accelerazione; in ogni caso, la Sonata suona spesso come un moto perpetuo mozzafiato. Eppure, la sua versione attuale non sarebbe nemmeno la più ardua. Nel 1836 vi era un finale differente, che non convinse la moglie del compositore. «Troppo difficile», giudicò Clara Wieck; e così, nel 1838, nacque il finale definitivo. È per questo che la seconda Sonata ha il numero di op. 22, mentre la terza è la op. 14: quest’ultima venne composta prima del nuovo finale.
Ricordando il marchese “Boso” Roi Mecenate, presidente, amico Il marchese Giuseppe “Boso” Roi (1924-2009) è un grande mecenate della cultura vicentina. Nobile d’animo, nel più alto significato del termine, fu appassionato cultore del bello in tutte le sue espressioni e alla bellezza dedicò fin dalla giovane età il suo instancabile impegno. Fra i tanti e prestigiosi incarichi ricoperti nel corso della sua lunga vita sono da ricordare la presidenza dell’Ente Provinciale per il Turismo, dell’Ente per le Ville Venete, del Rotary Club cittadino e della sezione vicentina di Italia Nostra. Fra i suoi alti meriti spicca l’impresa dell’inserimento di Vicenza nel prestigioso “club” del World Heritage List dell’Unesco. Boso Roi amava molto la musica, senza distinzioni di generi, una passione ed una competenza che ebbe modo di mettere al servizio della Società del Quartetto di Vicenza (associazione fondata nel 1910 dal bisnonno Antonio Fogazzaro) della quale fu Presidente, Consigliere e generoso sostenitore. Un sostegno che continua fino ai nostri giorni attraverso la Fondazione che porta il suo nome. (P. M.)
di Giovanni Costantini
Il giovane Quartetto Hermès debutta a Vicenza il prossimo 2 novembre con due autori squisitamente francesi: Lalo e Fauré. “Sentiremo molto parlare, in futuro, di questo quartetto francese con gli occhi a mandorla”. Parola di Alfred Brendel.
L
oro non sono un “grande quartetto”, loro hanno studiato - e ancora studiano - coi grandi quartetti: Artemis Quartet e Ysaÿe Quartet, per fare solo due nomi. Loro sono il Quartetto Hermès: Omer Bouchez e Elise Liu violino, Yung-Hsin Lou Chang viola, Anthony Kondo violoncello. I loro cognomi dicono poco delle loro “origini” francesi, ma la formazione fa base a Parigi e Alfred Brendel ebbe a dire che “sentiremo molto parlare, in futuro, di questo quartetto francese con gli occhi a mandorla”. Riuniti in quartetto nel 2008 al Conservatorio di Lione, nel 2009 primi al Concorso di Lione, nel 2011 primi al
registri&note ouverture Per una svista, nell’ultimo numero di MusiCare (Maggio-Luglio 2015) abbiamo omesso di pubblicare il testo corretto con cui il Presidente di Veneto Banca presenta l’impegno dell’istituto nell’ambito del progetto “Scrivi che ti canto”. Poniamo rimedio, scusandoci con lettori e diretto interessato.
Educare alla bellezza Invento e canto. Il contributo del presidente di Veneto Banca Veneto Banca sostiene da sempre le iniziative che va-
È un graditissimo ritorno, quello di Benedetto Lupo alla Società del Quartetto. Lo avevamo lasciato nove anni fa alle prese con il temibile “Rach 3”: se la cavò benissimo. Era già un signor musicista allora. Oggi il pianista barese è considerato, a livello internazionale, uno dei talenti più completi 12 della sua generazione.
Concorso di Ginevra, nel 2012 primi alle Young Concert Artist Auditions di New York. Il Quartetto Hermès debutta a Vicenza il 2 novembre con un programma totalmente francese, in perfetto stile patrio e quasi a non voler lasciare dubbi sulla provenienza: la grande inventiva melodica di Édouard Lalo, col Quartetto per archi op. 45, e l’ultimo Gabriel Faurè, quello del Quartetto d’archi datato 1924. Come spesso accade, è proprio grazie ai giovani che si viene a conoscenza di repertori meno noti perché meno eseguiti, non meno apprezzabili. Scelta intelligente: i “grandi Quartetti” possono attendere. ●
portanza di dedicare l’iniziativa ai più giovani perché non è mai troppo presto per apprendere, riconoscere e apprezzare la bellezza che ci circonda, in tutte le sue forme artistiche. Educare alla bellezza mediante il linguaggio universale della musica. Quella stessa bellezza che fa parte della nostra identità, del nostro gusto e della nostra creatività. Il progetto “scrivi che ti canto” va in questa precisa direzione. Francesco Favotto Presidente Veneto Banca
lorizzano il territorio e le sue migliori espressioni culturali, associative, formative o sportive. Creare valore per i territori in cui operiamo è, infatti, parte integrante della mission di una Banca Popolare. Il progetto “Scrivi che ti canto”, realizzato dalla Società del Quartetto di Vicenza, nato da un’idea di Mario Lanaro e reso possibile con il sostegno di Veneto Banca, rappresenta un bell’esempio di dialogo appassionato tra ragazzi, insegnanti e artisti. Abbiamo da subito condiviso con gli organizzatori l’im-
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ouverture tracce
di Filippo Lovato
Freschezza, maturità ed equilibrio: meraviglia Hermès in Schumann
autore Robert Schumann titolo CD Quartetti per archi op. 41 interpreti Quatour Hermès etichetta CD ladolcevolta, LDV17, DDD, 2014 con la massima carica di energia”. Che sarebbe poco, perché di tempi stretti, del fraseggiare secco è piena la recente discografia. In realtà, ad affascinare è la consapevolezza degli Hermès: la scansione puntualissima di ogni battuta, i dettagli cesellati, il giusto equilibrio di suono, le trame in rilievo, la sorprendente capacità di evidenziare il carattere proprio di ogni tempo. Ci vogliono una sensibilità allenata e una sviluppata consuetudine al fare musica assieme, prerogative tutt’altro che scontate nelle giovani formazioni. Il quartetto francese ricerca la personalità di ciascuna delle tre partiture, che, pur scritte nel breve volgere di due mesi (dal 4 giugno al 22 luglio del 1842), sono tutt’altro che affini. Perché all’inizio è il sublime conversare dei quattro archi, modellato sugli esempi di Haydn e Beethoven, a domare lo stile di Schumann, ma alla fine è Schumann a piegare il quartetto al fecondo proliferare della sua fantasia. ●
Questa interpretazione dei tre quartetti per archi di Schumann, tutti raccolti nell’opera 41, impostati nelle tonalità di La minore, Fa maggiore e La maggiore, si segnala tra le più eminenti. Il giovane Quartetto Hermès (Omer Bouchez ed Elise Liu, violini; YungHsin Lou Chang, viola; Anthony Kondo, violoncello) costituitosi nel 2008 al conservatorio di Lione ha idee ben chiare. Nel libretto (che, disgraziatamente, è incollato alla custodia del CD) i quattro dichiarano di aver ricercato uno stile “fresco, un nuovo approccio
ouverture titoli di coda
di Marco Bellano
Musica per film, la lezione del grande Nino Rota
regia Luchino Visconti titolo FILM Il Gattopardo soggetto Giuseppe Tomasi di Lampedusa musiche Nino Rota produzione Titanus, 1963 del 1943, mai portata a termine e già confluita in altre pellicole. Novità completa, eppure ancora omaggio a tradizioni illustri, è il brillante Valzer che apre la serie di danze: orchestrazione di un inedito per pianoforte di Giuseppe Verdi, rintracciato fortunosamente da amici di Visconti tra la merce di una bancarella. Ma la musica di Rota non si esaurisce certo in un mero bricolage di citazioni; anche perché, nel caso del cinema, conta anche la maniera in cui la musica viene abbinata alle immagini. Il musicologo Ennio Simeon scrisse che i temi di Rota, nei film, sono come personaggi: vivono e si trasformano assieme a storie ed emozioni. E se nei ballabili per Il Gattopardo vi fossero ritratti i protagonisti del film? Ecco allora che il valzer verdiano potrebbe parlare del Principe Fabrizio: nostalgico rappresentante di un’epoca tramontata, che però - come Verdi - lascerà un’indelebile eredità ai posteri. La cadenzata Mazurka, intercalata da un gentile Trio, è forse ben abbinata a Don Calogero, diviso tra popolaresco arrivismo e affetto paterno. Nel Balletto si ritrova la timidezza malinconica di Concetta, poi destinata alle attenzioni dell’allegro Conte Cavriaghi (ritratto nella baldanzosa Polka). Nella Quadriglia, e specialmente nell’episodio dominato dal clarinetto, si specchia forse la figura grottesca di Padre Pirrone; mentre nella coppia di danze finale, un esuberante Galop e un seducente Valzer del commiato, risuona la risata vivace e sensuale dei due giovani innamorati, Tancredi e Angelica. Provare - a vedere ed ascoltare - per credere. ●
«Bisogna che tutto cambi, perché tutto resti come prima», diceva Don Fabrizio/Burt Lancaster in Il Gattopardo di Luchino Visconti (1963); «Bisogna che tutto resti come prima, perché tutto cambi», sembrava invece affermare Nino Rota nello stesso film, mediante la musica. Mentre Rota fu in vita, non tutti seppero accorgersi che l’apparente “orecchiabilità” delle sue creazioni celava una sapienza tutt’altro che arretrata. Solo recentemente il suo lascito artistico ha cominciato a essere eseguito e studiato in maniera degna; e dietro a questo revival sta anche la migliore comprensione che oggi abbiamo nei confronti della musica per film “per”, e non, spregiativamente, “da film”. In Il Gattopardo Rota lavora sull’idea di “recupero” del passato a più riprese, partendo da se stesso: la prima parte del film gode di una riscrittura della sua Terza Sinfonia (Sinfonia sopra una canzone d’amore)
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NEW OPENING IN VENICE 2015
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