Dimensione Pulito - Speciale Dimensione Green - Ottobre 2023

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OTTOBRE 2023

ISSN 2612-4068

AMBIENTE

Come sta

cambiando il clima

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16 Cleaning e risparmio idrico a cura di Simone Ciapparelli

SOMMARIO ANNO 32 SUPPLEMENTO A DIMENSIONE PULITO N.8 16 30

IMBALLAGGI

IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER CHI OPERA NEL CAMPO DELLA PULIZIA INDUSTRIALE, SANIFICAZIONE E FACILITY MANAGEMENT

www.pulizia-industriale.it DA 50 ANNI LA VOCE AUTOREVOLE DEL CLEANING

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30 L’attenzione all’ambiente parte dal packaging

Giacomo Torrenzi

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HANNO COLLABORATO
Adriano Paolo Bacchetta, Cristina Cardinali, Simone Ciapparelli, Elena Consonni, Graziano Dassi, Liliana Frusteri, Francesca Leone, Paolo Lumaca, Maurizio Pedrini, Giacomo Torrenzi, Loredana Vitulano
12 Cambiamenti climatici e riscaldamento globale Simone Ciapparelli
INDAGINE
24 Economia circolare, a che punto è l’Italia? a cura di Simone Ciapparelli

SOMMARIO

GESTIONE RIFIUTI

34 Rifiuti speciali in Italia a cura di Simone Ciapparelli

CITTÀ ECOSOSTENIBILI

38 Api negli ambienti urbani

Cristina Cardinali

CERTIFICAZIONI

44 Verso un modello integrato di sostenibilità

Paolo Lumaca

IGIENE URBANA

MACCHINE

54 Spazzatrice stradale: istruzioni per l’uso

Maurizio Pedrini

NORMATIVA

60 Riforma “Pacchetto Rifiuti” a cura di Francesca Leone

SISTEMI

64 Spazzamento stradale tra nuove esigenze e tecnologie

Elena Consonni

CARTA

68 Raccolta carta e imballaggi a cura di Simone Ciapparelli

PEST MANAGEMENT

74 Aspetti entomologici della raccolta differenziata

Graziano Dassi ANTEPRIMA

SICUREZZA

80 Il processo di gestione della sicurezza

Adriano Paolo Bacchetta

84 Misure protettive

Cristina Cardinali

86 Valutazione dei rischi nell’ottica dei cambiamenti climatici

Liliana Frusteri

88 Cartelli ammonitori: evoluzione e mutamenti nel corso del ‘900

Cristina Cardinali 54

L’impatto delle bonifiche ambientali sul global health

Una pratica cruciale per la salute delle persone e la tutela dell’ambiente, la bonifica dei terreni è stata al centro della discussione durante l’incontro, tenutosi presso la Sala Solesin di Regione Lombardia, Impatto delle bonifiche ambientali sul Global Health . “I principali potenziali impatti positivi delle bonifiche sulla salute globale - ha spiegato Andrea Guerini, Consulente tecnico NCE Ingegneria Ambientale del Sottosuolo - sono: la riduzione dell’esposizione a sostanze nocive, il miglioramento della qualità dell’acqua potabile, la riduzione dell’inquinamento atmosferico e quindi il benessere della comunità”.

Tra i numerosi relatori intervenuti, Danilo Cereda, Dirigente Unità Organizzativa Prevenzione Direzione Generale Welfare Regione Lombardia, ha detto: “In Lombardia a dicembre 2022 i siti attualmente bonificati sono 2.976, in aumento rispetto al 2019 quando erano 2.620. In minor aumento i siti contaminati che arrivano a 1.030 con una netta prevalenza dell’area milanese (425 siti), contro i 914 del 2019. Negli ultimi anni in Lombardia si sta registrando un costante recupero di aree dismesse, di periferie urbane degradate, di spazi di grandi e piccole-medie imprese. Tuttavia la Lom-

bardia rimane una delle regioni che registrano un più elevato consumo di suolo, che si avvicina ai 290 mila ettari, pari a circa il 12% della superficie regionale. È necessario lavorare a un processo di semplificazione. Nella circolazione dei documenti, nella definizione di percorsi standardizzati di analisi, nello sfruttamento della tecnologia per ridurre i tempi morti, nella standardizzazione delle evidenze scientifiche”.

Il problema dei PFAS, le “sostanze eterne”

zione di abbigliamento tecnico, nelle vernici e nei pesticidi, essi sono considerati persistenti, bioaccumulabili e tossici (PBT), possono facilmente migrare nell'aria, nella polvere, negli alimenti, nel suolo e nell'acqua.

I pericoli dei PFAS per l'ambiente sono ben documentati. La loro diffusione nell'ecosistema ha portato a impatti negativi sulla fauna e la flora, alterando gli equilibri ecologici e minacciando la biodiversità. Al momento sono stati applicati dei divieti o delle restrizioni a seconda della tipologia di PFAS, oltre all’inserimento di livelli massimi per alcuni PFAS negli alimenti.

Emersi negli ultimi decenni come una minaccia per l’ambiente e la salute umana, le sostanze polifluoroalchiliche (PFAS) sono un gruppo eterogeneo di sostanze chimiche sintetiche che tendono a non decomporsi e ad accumularsi nel tempo. Utilizzati nella concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione di carta e cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti e nella produ-

Fino a che non verranno definitivamente vietati, è diventato imperativo adottarne una gestione responsabile, promuovendo l'adozione di misure atte a limitarne la diffusione e a prevenire ulteriori danni ambientali e sanitari. I test, condotti dai laboratori pH, possono contribuire a raggiungere questo risultato, verificando ad esempio il tenore di PFAS negli alimenti e nelle acque destinate al consumo umano o determinare il contenuto di PFAS in determinati prodotti tramite analisi target. (Fonte: Comunicato stampa TÜV Italia)

DIMENSIONE PULITO | 08/23 10 GREEN NEWS

La sostenibilità certificata Ecolabel UE

La gamma Magic di TTS si è recentemente arricchita di carrelli certificati Ecolabel UE, garanzia di sostenibilità, sicurezza e qualità. Rilasciata sulla base dell’oggettiva conformità a rigorosi criteri, la prestigiosa etichetta ecologica dell’Unione Europea sancisce il basso impatto ambientale, il rispetto per la salute umana e la qualità nella progettazione e nella realizzazione dei prodotti. Sceglierli significa contribuire alla salvaguardia dell’ambiente e alla tutela della salute, assicurandosi al tempo stesso un ottimo investimento nel tempo: sono infatti sostenibili lungo l’intero ciclo di vita, dalla realizzazione con almeno il 30% di plastica riciclata alla progettazione per

essere facilmente smontabili così da agevolare l’eventuale riparazione e il riciclo a fine vita. Sono inoltre sicuri in quanto prodotti senza l’utilizzo di metalli pesanti pericolosi per gli ecosistemi e dannosi per l’uomo tra cui cadmio, piombo e mercurio. Infine, si caratterizzano per l’elevata qualità e la lunga durata nel tempo: tutti i carrelli certificati hanno superato i test di resistenza, stabilità, durabilità e sicurezza per l’operatore, condotti da un ente indipendente secondo le norme EN 16121 ed EN 14073.

I carrelli Magic certificati vanno ad arricchire la già ampia offerta Ecolabel di TTS composta da mop in cotone con supporto o calotta e panni e ricambi in microfibra conformi ai CAM.

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Cambiamenti climatici e riscaldamento globale

Icambiamenti climatici sono sempre stati parte integrante del pianeta: il passato geologico terrestre è costellato di picchi di alte temperature, anche decisamente più elevate di quelle registrate negli ultimi anni e delle quali tanto si parla. Questo è uno dei principali argomenti impugnati dai “negazionisti” del cambiamento climatico, che sostengono che l’innalzamento della temperatura sulla Terra non abbia nulla a che fare con le attività antropiche (le attività svolte dall’uomo e che hanno un effetto sull’ambiente che lo circonda, ad es. l’attività industriale, la costruzione di edifici, la produzione/smaltimento rifiuti…) ma che sia frutto di cause naturali perché, appunto, dei picchi più elevati di temperatura “si sono sempre verificati”.

Anche se è vero che il clima terrestre

è sempre cambiato, con temperature oggetto di oscillazioni marcate nel corso dei circa 4 miliardi e mezzo di anni di vita del nostro pianeta, ciò che oggi desta preoccupazione è la scala

temporale entro la quale questi cambiamenti avvengono. Per comprendere meglio: come riportato dai dati contenuti nel Climate Change 2023 Synthesis Report dell’IPCC (l'organismo delle Nazioni Unite che si occupa della valutazione scientifica dei cambiamenti climatici), nel periodo com-

DIMENSIONE PULITO | 08/23 12 GREEN AMBIENTE
Variazioni di CO2 negli ultimi 10.000 anni
La responsabilità delle attività antropiche nei fenomeni di innalzamento della temperatura sulla Terra è ormai conclamata.
Ma in che misura il riscaldamento globale è connesso agli eventi meteorologici estremi che si stanno verificando?
Simone Ciapparelli

preso tra gli ultimi 8-10.000 anni, detto Olocene, la Terra ha goduto di un clima molto stabile, che ha consentito alla civiltà umana di svilupparsi e prosperare grazie a delle condizioni ottimali anche per lo sviluppo di attività di sostentamento come l’agricoltura e l’allevamento. Come è cambiata, in questo periodo, la concentrazione di anidride carbonica (CO 2)? Nell’ultimo secolo, dall’inizio del ‘900, siamo passati da una concentrazione di CO 2 intorno ai 300 ppm (Parti per Milione) ad una, registrata nel 2020, di ben 420 ppm. Negli ultimi 800.000 anni, non è mai stato registrato un aumento del genere, e mai così rapido (ci si chiederà chi, 800.000 anni fa, quando l’uomo primitivo vagava sulla Terra, abbia registrato le variazioni di CO 2 . I dati sono stati ricavati dallo studio dei ghiacci polari, che recano tracce dei cambiamenti climatici avvenuti centinaia di migliaia di anni fa).

I dati mostrano come i cambiamenti climatici “naturali” abbiano scale temporali dell’ordine delle decine/ centinaia/milioni di anni. Quelli che, invece, stanno oggi interessando il nostro pianeta, variano ad una scala di decenni/secoli. È evidente quindi di come si stia parlando di scale temporali estremamente diverse tra loro. Ciò cosa significa? Che i cambiamenti climatici attuali non possono assolutamente essere associati ai naturali cicli che hanno caratterizzato la vita del pianeta Terra, ma sono correlati alla crescita delle emissioni di gas serra legate alle attività antropiche.

RELAZIONE

CON GLI EVENTI ESTREMI

Negli ultimi anni si stanno verificando con sempre più frequenza eventi meteorologici estremi che hanno colpito e continuano a colpire anche il nostro Paese come violente grandinate, trombe d’aria, ondate di calore, fortissimi rovesci. Basti pensare all’estate appena trascorsa e a tutti i danni che sono stati provocati da questi eventi.

Su questo argomento le persone sembrano dividersi in base a due linee di pensiero: chi, anche in questo caso, nega apertamente qualsiasi legame tra eventi meteorologici disastrosi e cambiamento climatico, snocciolando alluvioni e tempeste avvenute 200, 300, 400 anni fa, e chi invece imputa al surriscaldamento in atto ogni singolo evento.

Per capire in che misura gli eventi estremi sono attribuibili al cambiamento climatico ci vengono in aiuto gli studi di attribuzione, il cui scopo è confrontare la probabilità che uno specifico evento si verifichi nel clima attuale con la probabilità che lo stesso evento avrebbe avuto in assenza delle emissioni di gas serra causate dalle attività umane a partire dal 1900, basandosi sia sui modelli climatici che su osservazioni storiche. Secondo gli studi pubblicati dai ricercatori del World Weather Attribution, l’ondata di calore che quest'estate si è abbattuta sull’Italia sarebbe stata causata proprio dal cambiamento climatico. Le temperature registrate, combinando i dati basati sull’osservazione con i modelli climatici, sono infatti considerate fuori scala e associabili a un quadro di surriscaldamento globale di natura antropica. I modelli analizzati mostrano anche che nel corso degli anni questi eventi potrebbero aumentare di frequenza.

Gli studi sembrano invece scagionare il cambiamento climatico per quanto riguarda l’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna a maggio di quest’anno: secondo i trend osservati nella zona del disastro, tali eventi non sono stati scatenati da un aumento delle temperature medie o delle precipitazioni medie. L’alluvione si sarebbe quindi dovuta verificare in ogni caso, a prescindere dalle modificazioni climatiche dovute all’attività antropica.

Queste conclusioni ci fanno capire come sia sbagliato dare per scontato che il verificarsi di eventi meteorologici estremi sia da imputare al cambia-

I CICLI DI MILANKOVIĆ

Essi sono gli effetti collettivi delle variazioni cicliche dei parametri orbitali della Terra sul suo clima, e prendono il loro nome dall'ingegnere e matematico serbo Milutin Milanković. Questi cicli orbitali influenzano la quantità di radiazione solare che arriva sul pianeta modificandone quindi il clima. Essi hanno una periodicità di 10.000 e 41.000 anni e provocano un’alternanza di periodi glaciali e interglaciali (caldi). Nell’arco degli ultimi 800.000 anni è stato possibile individuare otto periodi glaciali e otto periodi interglaciali. Sul modificarsi del clima sulla Terra e sul verificarsi di catastrofi ambientali avvenute nell’arco dei millenni intervengono quindi anche fattori astronomici sui quali è impossibile operare. Naturalmente, queste considerazioni non devono distogliere l’attenzione dalla oggettiva responsabilità umana relativa al modificarsi del clima per via dell’immissione di gas serra.

mento climatico. Saper discriminare la natura dei diversi eventi e capire da quali cause scaturiscono è importante non solo per mera conoscenza o per fare corretta informazione, ma anche per prendere, laddove necessario, misure preventive utili a ridurre le ripercussioni che questi fenomeni meteorologici possono avere sull’uomo e sugli ambienti in cui vive.

Link agli studi citati:

https://www.worldweatherattribution. org/high-temperatures-exacerbated-byclimate-change-made-2022-northernhemisphere-droughts-more-likely/

https://www.worldweatherattribution. org/limited-net-role-for-climate-changein-heavy-spring-rainfall-in-emiliaromagna/

DIMENSIONE PULITO | 08/23 13

PAREDES, rinnovamenti e attenzione all’ambiente

Paredes da sempre sostiene la strada green. Proprio in questa ottica le azioni messe in atto dall’azienda sono diverse. Oltre ai vantaggi consolidati della linea di dispenser a cui si aggiunge il nuovo nottolino, oggi in 100% cellulosa, ci sono innovative collaborazioni già note e due nuovi progetti. In ambito collaborazioni, con Decitex siamo nel campo delle microfibre con un innovativo sistema di pulizia senza additivi chimici che grazie alla struttura dei tessuti con la sola acqua garantiscono igiene profonda anche in

ambienti difficili come ospedali e strutture dedite alla cura della persona. Ma come anticipato vi sono anche due importanti novità. Paredes ha inaugurato il suo centro dedicato all'economia circolare con la realizzazione di un laboratorio di riciclo e ricondizionamento dei dispenser di asciugamani (Paredes Renew) e l'installazione del generatore di acqua ozonizzata Paredes Blue Lab

Per Paredes Blue Lab si tratta della produzione di macchine che, in loco e su richiesta del cliente, producono una soluzione ad azio-

ne disinfettante a base di ozono mentre per Paredes Renew parliamo di attività di riciclo e ricondizionamento dei dispenser che verranno appunto ricondizionati e reinstallati presso i clienti dell’azienda. Un pilastro fondamentale dell'economia circolare Paredes. I locali in cui avvengono queste attività sono in Francia a ulteriore conferma dell’accorciamento della loro supply chain, sempre più Europea. Ma Paredes non si ferma, infatti tramite il suo piano di sviluppo CAPNo1 ha già fissato importanti obiettivi da

raggiungere entro il 2026 quali un piano di riduzione CO2 ambizioso e una certificazione Ecovadis Platino.

PAREDES E ORAPI

Se in ambito green e ambientale ci sono state decisive azioni, il 2023 vede però anche un importante traguardo che ha avuto luogo in Francia con l’acquisizione di Orapi, un matrimonio da oltre 400 milioni di euro che porterà importanti cambiamenti a livello internazionale. È un progetto che crea valore per i clienti Paredes ma allo stesso tempo anche per i suoi dipendenti. Queste alcune delle parole del CEO  Francois Thuilleur: “Un vero progetto industriale quello che riguarda questa acquisizione. La fusione di due società della stessa dimensione consentirà di garantire uno sviluppo di un certo tipo oltre che di accelerare la transizione ecologica e digitale di Paredes”. Il progetto Groupe Paredes Orapi sta facendo passi da gigante dopo l'accordo con il fondatore di Orapi e l'impegno a contribuire con il fondo di riferimento, ovvero un totale del 65% delle quote. Questo gruppo familiare diventerà presto il numero 1 sul mercato francese e punterà quindi alla posizione di leader in Europa.

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Cleaning e risparmio idrico

Il settore della pulizia professionale è indissolubilmente legato all'acqua, la componente più basilare dell'igiene e dei servizi igienici.

Tecnologie intelligenti, prodotti innovativi e strategie avanzate di risparmio idrico possono preservare questa preziosa risorsa a cura di Simone Ciapparelli

DIMENSIONE PULITO | 08/23 16 GREEN SOSTENIBILITÀ

L’impatto del cambiamento climatico rende essenziale una risposta efficace alla scarsità d'acqua. Secondo le Nazioni Unite, la poca disponibilità di questo fondamentale elemento interessa più del 40% della popolazione mondiale. E se l'attuale tendenza continua a questo ritmo allarmante, la domanda di acqua supererà l'offerta del 40% nel 2030.

L'acqua pulita, insieme ai servizi igienici, è il sesto degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.

Le pulizie professionali comportano spesso un grande utilizzo di acqua. I prodotti chimici per la pulizia richiedono grandi quantità d'acqua, per questo motivo le aziende dovrebbero costantemente ripensare le loro priorità e i loro processi. Per quanto riguarda le lavatrici per lavanderie commerciali, invece, si stima che utilizzino in media

157.931 litri di acqua e fino a 910 kWh di elettricità all'anno.

In tutti i settori, compreso quello delle pulizie commerciali, le aziende stanno rispondendo alla crisi idrica adottando strategie innovative per la conservazione dell'acqua. Tra queste, i programmi di riduzione del consumo di acqua, l'utilizzo di attrezzature efficienti per il risparmio idrico, il riutilizzo e il riciclo dell'acqua e la gestione dei sistemi di trattamento delle acque reflue. Come spiegato in Smart solutions for reducing water consumption in the cleaning industry, un documento pubblicato da Interclean, sono diverse le soluzioni per ridurre i consumi idrici nell'industria della pulizia che comprendono una serie di nuovi prodotti, dispositivi e processi innovativi che possono essere utilizzati sia dai privati che dalle imprese per garantire eleva-

ti standard di pulizia e igiene, oltre a mantenere un consumo controllato ed efficiente di acqua. Va inoltre aggiunto che essere sostenibili e risparmiare acqua non solo riduce il nostro impatto sull'ambiente, ma spesso riduce i costi e aiuta ad aumentare i profitti. Il settore delle pulizie commerciali sta vivendo una nuova ondata di pratiche di sostenibilità, motivata da una generazione di clienti più attenti all'etica e all'ecologia e dalla loro crescente richiesta di una maggiore responsabilità sociale, di una gamma versatile di prodotti ecologici e di un impegno per la sostenibilità. Ciò significa che, se le imprese di pulizia vogliono avere successo e rimanere redditizie, non solo devono offrire qualità, ma devono anche soddisfare le nuove aspettative "verdi" del mercato, abbracciando questa nuova ondata di soluzioni di pulizia sostenibili.

DIMENSIONE PULITO | 08/23 17

RIPENSARE LE OPERAZIONI DI PULIZIA

Mentre in passato i programmi di pulizia si basavano su abitudini radicate piuttosto che su una valutazione più flessibile, intuitiva e accurata del grado di pulizia (profonda/media/leggera) necessario e della frequenza, i recenti progressi della tecnologia intelligente consentono un monitoraggio molto più efficiente delle operazioni svolte. Grazie a questo approccio reattivo basato sui dati, le aziende non devono più affidarsi a processi manuali di pulizia dei pavimenti che richiedono molto tempo. Questo nuovo approccio allo sfruttamento del potenziale delle macchine con capacità tecnologiche avanzate non solo migliora la produttività, ma riduce anche l'impatto ambientale. Ad esempio, le lavapavimenti automatiche

possono pulire spazi molto più ampi in modo molto più rapido ed efficiente grazie alle loro maggiori dimensioni e capacità. Questo non solo fa risparmiare tempo ed energia, ma le lavapavimenti automatiche richiedono anche meno acqua e prodotti chimici. Inoltre, il corretto funzionamento da parte di personale operativo addestrato, unitamente a un'adeguata manutenzione preventiva programmata, garantirà che le attrezzature continuino a funzionare al meglio, evitando perdite, fuoriuscite e altre forme di infiltrazione o scarico dell'acqua, oltre a ridurre al minimo il potenziale di guasti di emergenza.

L’IMPORTANZA DEL GIUSTO EQUIPAGGIAMENTO

La scelta di apparecchiature che migliorano la conservazione dell'acqua è

un modo per gestirne l’uso e può offrire ulteriori vantaggi. Una lavasciuga o una spazzatrice efficienti che utilizzano meno acqua per eseguire la pulizia di routine possono anche funzionare più a lungo senza fermarsi per scaricare e riempire i serbatoi, dando un impulso alla produttività e conservando l'acqua.

Alcune caratteristiche chiave da considerare nella scelta delle attrezzature di pulizia sono:

• Funzioni pre-programmate per un dosaggio più uniforme dell'acqua e della soluzione detergente per ottimizzare i consumi e ridurre gli sprechi;

• Meccanismi di riciclo dell'acqua integrati o a bordo che riducono il consumo di acqua e consentono alla macchina di lavorare fino al 50% in più;

• Tecnologie "Solution Saver" che con-

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SOSTENIBILITÀ

sentono il dosaggio indipendente dell'acqua e dei detergenti per la pulizia, per ridurre i consumi complessivi.

ROBOTICA, IA E INTERNET OF THINGS

Le nuove tecnologie possono aiutare le imprese di pulizia a offrire ai loro clienti ottimi risultati, con l'ulteriore vantaggio di aiutarle a far parte di un sistema produttivo più consapevole delle esigenze dell’ambiente.

Per le imprese di pulizia che desiderano ridurre i costi e aumentare l'efficienza, l'applicazione dell'IA potrebbe essere un'ottima opzione. Con l'avvento degli strumenti di intelligenza artificiale, i software delle imprese possono portare a termine vari processi di pulizia con un input umano minimo, il che significa meno possibilità di errore e massima efficienza. Molte di queste applicazioni possono anche portare a un significativo risparmio di acqua, grazie alla loro maggiore efficienza.

L'Internet delle cose (IoT) può anche consentire il monitoraggio autonomo degli spazi che necessitano di pulizia periodica. Tracciando le sostanze chimiche, come la polvere nei sistemi HVAC e i livelli di limpidezza dell'acqua, le imprese di pulizia possono essere sempre al passo con i tempi. I programmi di pulizia possono essere stabiliti in base ai dati raccolti da sensori intelligenti. Ad esempio, l'uso di sensori può aiutare a monitorare la qualità dell'acqua, dagli impianti di trattamento fino alle tubature. Possono anche monitorare le prestazioni operative dell'impianto, controllando il rapporto tra l'acqua in entrata e il liquido del prodotto finito.

L'uso di macchine per la pulizia robotizzate adeguate può non solo ridurre gli sprechi di acqua e di prodotti chimici, ma anche aumentare la produttività grazie alla pianificazione strategica e in anticipo dei percorsi di pulizia. Questi robot di pulizia possono anche es-

sere programmati per viaggiare lungo il percorso pianificato, rilevando e reagendo agli ostacoli lungo il cammino. Gli addetti alle pulizie possono essere reimpiegati per svolgere altre attività di pulizia e riqualificati per svolgere compiti più qualificati, mentre i robot si occupano delle attività di pulizia di routine su larga scala che in genere richiedono molte ore di lavoro manuale. Sul mercato sono disponibili anche applicazioni per dispositivi intelligenti che possono aiutare il personale delle imprese di pulizia a migliorare la raccolta dati in loco. Oltre a ridurre gli errori nel rilevamento dati, queste applicazioni garantiscono anche una maggiore efficienza ed economicità delle operazioni di pulizia. I dipendenti possono segnalare i tempi di inizio e di completamento del lavoro. Anche i supervisori possono monitorare i progressi delle attività. Questi controlli contribuiranno a migliorare le prestazioni dell’impresa di pulizia e la qualità del suo operato. Ciò ha una correlazione diretta con la quantità di acqua e di altre risorse utilizzate: una routine di pulizia più razionale equivale a un minore spreco di acqua.

RICICLARE L’ACQUA

Le acque reflue possono essere convertite in acqua da utilizzare per applicazioni alternative. La tecnologia connessa viene utilizzata anche per il trattamento delle acque reflue. L'otti-

mizzazione delle operazioni dell'impianto può aiutare a ridurre i costi (compreso l'uso di energia e di sostanze chimiche per la pulizia dell'acqua) mantenendo la qualità dell'acqua scaricata per soddisfare i requisiti di conformità. Un esempio di utilizzo di questo tipo di innovazione nel riciclo dell'acqua è rappresentato da alcune macchine lavapavimenti dotate di sistemi di riciclo a bordo. Queste macchine di nuova generazione consumano meno acqua e detergenti per ogni pulizia.

ELIMINARE LE SOSTANZE PERICOLOSE

Uno dei tanti modi in cui le imprese di pulizia che aspirano a lavorare in maniera sostenibile possono cambiare abitudini potenzialmente dannose è quello di ridurre o eliminare i prodotti chimici pericolosi. Molti solventi per la pulizia commerciale sono in gran parte derivati dal petrolio. Lo smaltimento di questi composti organici volatili, o VOC, può essere molto dannoso sia per l'ambiente che per la salute. Inoltre, inquinano le falde acquifere, riducono l'ozono e possono causare problemi di salute duraturi. Passando a prodotti che utilizzano ingredienti ecologici, le imprese possono migliorare significativamente il benessere dell'ambiente, eliminando il trasferimento di sostanze chimiche nocive nel sistema delle acque reflue e salvaguardando la salute della loro forza lavoro e dei loro clienti finali. Molte di queste innovazioni rappresentano dei sostituti a prezzi accessibili e possono essere introdotte gradualmente per sostituire le loro controparti meno sostenibili, consentendo alle imprese di pulizia di effettuare la transizione verso pratiche più sostenibili al proprio ritmo e nel rispetto dei propri vincoli di bilancio.

Fonte: Interclean, Smart solutions to reduce water consumption in the cleaning industry

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Le nuove tecnologie possono aiutare le imprese di pulizia a offrire ai loro clienti ottimi risultati, con l'ulteriore vantaggio di aiutarle a far parte di un sistema produttivo più consapevole delle esigenze dell’ambiente

Prodotti Chimici Ecolabel: cambiamo le regole del gioco della pulizia professionale

Nel contesto della green economy, l'adozione di prodotti chimici ecologici sta diventando una pratica sempre più importante. Questi prodotti offrono una soluzione efficace per la pulizia senza gli effetti dannosi associati ai prodotti chimici tradizionali. Questo articolo esplorerà i benefici dei prodotti chimici per la pulizia ecologica.

I prodotti chimici per la pulizia ecologica sono formulati per essere biodegradabili e privi di sostanze chimiche nocive come fosfati, ammoniaca e cloro. Ciò significa che hanno un impatto ambientale ridotto rispetto ai prodotti tradizionali. Questi prodotti non inquinano le acque sotterranee o superficiali

e non danneggiano la fauna e la flora locali.

I prodotti chimici ecologici per la pulizia spesso contengono meno o nessun componente volatile organico (VOC), che sono noti per contribuire all'inquinamento dell'aria indoor e outdoor.

Utilizzare prodotti a basso VOC nelle operazioni di pulizia migliora la qualità dell'aria, riducendo il rischio di problemi respiratori per i lavoratori e i cittadini.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questi prodotti chimici non sacrificano l'efficacia. Molti di essi sono progettati per rimuovere sporco, macchie e detriti in modo altrettanto efficace dei loro omologhi tradizio-

nali utilizzando formulazioni avanzate e ingredienti naturali per ottenere formule concentrate con risultati eccellenti senza compromettere la salute dell'ambiente.

L'adozione di prodotti chimici con certificazione ecologica promuove l'industria dei prodotti verdi, contribuendo così all'impiego locale e allo sviluppo sostenibile. Le aziende che producono tali prodotti spesso seguono pratiche aziendali sostenibili e cercano di ridurre l'impatto ambientale dell'intera catena di approvvigionamento.

L'igiene sta abbracciando la green economy attraverso l'adozione di prodotti chimici per la pulizia ecologica. Questi prodotti offrono una

soluzione vincente per la pulizia di tutte le infrastrutture, garantendo risultati efficaci mentre proteggono l'ambiente, la salute pubblica e contribuiscono allo sviluppo sostenibile. La transizione verso prodotti chimici per la pulizia ecologica rappresenta un passo importante nell'assicurare città più pulite, più verdi e più salutari per le generazioni future.

Per avere dei prodotti chimici ecologici non basta che lo sia il loro contenuto, ma ogni fase del ciclo di vita dei prodotti deve essere pensata nel rispetto dell’ambiente.

In Christeyns riconosciamo cinque fasi cruciali nel ciclo di vita dei nostri prodotti, ognuna delle quali rappre-

informazione pubblicitaria

senta un'opportunità per noi di avere un impatto positivo. Fase di ideazione o progettazione, seguita da vicino fase di produzione. Durante queste fasi, consideriamo diligentemente le conseguenze ambientali delle nostre operazioni, assicurando che la sostenibilità rimanga in primo piano. Poniamo poi grande enfasi sulla fase di distribuzione, dove valutiamo gli aspetti logistici della nostra attività. Cerchiamo attivamente di ridurre al minimo le emissioni di CO2 e di ottimizzare l'efficienza del trasporto dei nostri prodotti. Inoltre, consideriamo la fase del consumo, cercando di capire come possiamo influenzare positivamente le operazioni dei nostri clienti, in particolare in termini di risparmio idrico ed energetico.

Tuttavia, il nostro impegno per l'ambiente non finisce qui. Per completare il ciclo di vita del prodotto, diamo priorità anche alla fase finale: il riciclo o il riutilizzo.

Abbracciamo il concetto di circolarità, esplorando modi innovativi per riutilizzare e recuperare i materiali, riducendo così i rifiuti e promuovendo un futuro più sostenibile.

Già nella concezione e nella progettazione dei nostri prodotti chimici e delle nostre attrezzature, cerchiamo di trovare il giusto equilibrio tra qualità, efficienza e sostenibilità.

Offriamo oltre 100 prodotti con una delle etichette ecologiche: Ecolabel UE, Nordic Swan e/o Ecocert. Il 12% della nostra produzione totale è certificata ecologicamente.

Nell'ottobre 2022 Christeyns

ha ricevuto un premio come "licenziatario con il maggior numero di licenze Ecolabel UE". Christeyns si impegna molto nelle registrazioni, al fine di avere un'alternativa ecologica per ogni applicazione.

Il nostro pianeta, con le sue vibranti tonalità verdi e blu, rispecchia il logo aziendale di Christeyns come costante

promemoria del nostro profondo impegno verso la responsabilità ambientale. Durante l'intero ciclo di vita dei nostri prodotti, ci sforziamo di rispettare il nostro pianeta.

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FALPI, per un FUTURO sempre più GREEN e sostenibile

73 carrelli Falpi già certificati EPD delle linee Kubi, Microrapid, Microtech, Smart e Specialist, hanno ricevuto la certificazione sull’impronta climatica secondo la norma UNI EN ISO 14067 (CFP). La CFP si basa sulla quantificazione di tutte le emissioni di gas serra (GHG – Greenhouse gases) legate all’intero ciclo di vita di un prodotto.

La ISO 14067:2018 è lo standard ISO che si propone di migliorare la chiarezza e la coerenza delle attività di quantificazione, reporting e comunicazione della Carbon Footprint di prodotto (CFP).

Con l’attività di audit di terza parte effettuato dal RiNa è stato certificato che l’analisi CFP, e la relativa comunicazione sono conformi allo standard ISO 14067.

PERCHÈ LA CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO

Il cambiamento climatico derivante dall’attività antropica è stato riconosciuto come una delle più grandi sfide che interessano il mondo e che nei prossimi decenni continueranno a colpire le aziende e i cittadini.

La carbon footprint è intesa

come la somma delle emissioni che genera un prodotto lungo il suo ciclo di vita.

Lo studio della CFP (CFP study) consente di quantificare in termini di CO2 equivalente l’impronta carbonica.

La metodologia che sta alla base della Carbon Footprint di Prodotto si fonda sul principio della responsabilità nei confronti dell’ambiente e trasparenza nella comunicazione dei risultati. Per questo motivo Falpi ha deciso di mettere a disposizione di tutti gli Stakeholders i valori di emissione dei carrelli cer-

tificati EPD e intraprendere un percorso che porterà a un futuro sempre più green e sostenibile.

Come un nostro piede lascia un’impronta sul terreno, così ogni processo e prodotto lascia un’impronta sull’ambiente. Risulta dunque doveroso quantificarne la portata e valutare i potenziali impatti sui cambiamenti che interessano il nostro Pianeta.

IL CALCOLATORE CARBON FOOTPRINT DI FALPI Con i nuovi configuratori KubiPro, Kubi Fun e Soli presenti sul sito dell'Azienda, in costante aggiornamento, il Cliente potrà "creare" i carrelli che meglio si adattano alle proprie esigenze, aggiungendo o escludendo accessori e componenti, e sviluppando in real-time il modello 3D. Inoltre collegato al configuratore è stato sviluppato il calcolatore della Carbon FootPrint in grado di fornire i dati necessari al calcolo dell'impatto di CO2 del carrello appena configurato, e per potervi accedere bisogna essere in possesso di un account "pro" (info@ falpi.com).

Tra Azienda e Cliente ci sarà sempre la massima trasparenza, grazie all’intelligente utilizzo delle nuove tecnologie.

informazione pubblicitaria falpi.it
DO SOMETHING GREEN EVERY DAY...
CERTIFICATI CFP ISO 14067:2018
CARRELLI FALPI

Economia circolare A che punto è l’Italia?

Il nostro Paese registra una crescita per quanto riguarda la tendenza ad adottare modelli di consumo più circolari, così come crescono la percentuale di riciclo dei rifiuti e la consapevolezza dell’importanza della riduzione degli sprechi

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anche noleggiare un prodotto (64%), ricorrere allo sharing (52%) e al leasing (55%). Ci si rivolgerà ai servizi di noleggio, di sharing e

l’usato verrà scelto di più per l‘abbigliamento e gli accessori e l’usato rigenerato per prodotti tecnologici.

Utilizzo negli ultimi tre anni di qualcuno dei servizi e propensione a utilizzarli nel futuro (%)

NEGLI ULTIMI TRE ANNI HA UTILIZZATO... IN FUTURO INTENDE UTILIZZARE...

Anche se sette italiani su dieci ritengono che l’acquisto di un prodotto usato ricondizionato o rigenerato comporti benefici ambientali con minor consumo di risorse e minore produzione di rifiuti, è rilevante la quota di quanti considerano tali prodotti meno facili da trovare (31%), meno affidabili (36%) e meno duraturi (46%). Anche la gamma dei pregiudizi nei confronti dei prodotti usati

vello europeo e nazionale, insieme a un focus sulla circolarità dei consumi e a un approfondimento sulle materie prime strategiche.

LE SCELTE DEI CONSUMATORI

RILEVANTE RISULTA L’ATTENZIONE

AGLI IMBALLAGGI

Accelerare la transizione all’economia circolare per contribuire sensibilmente a migliorare le condizioni del pianeta. Questa è una delle sfide più importanti e delicate dell’era contemporanea, una sfida che è necessario vincere per arrivare ad una equilibrata convivenza tra l’uomo, la Terra e i suoi ecosistemi. Al momento, infatti, il quadro generale è abbastanza preoccupante: nel 2023 solo il 7,2% dell’economia mondiale è circolare, mentre cinque anni fa era il 9,1%. Il consumo dell’economia globale è pari a 100 miliardi di tonnellate di materiali all’anno. Quantità destinate, secondo le stime, a crescere fino a raddoppiare entro il 2050 rispetto ai livelli del 2015. È perciò sempre più evidente l’importanza di promuovere la circolarità delle nostre economie, non solo per ragioni di carattere ambientale ma anche economiche e geopolitiche. Il Rapporto 2023 sull’economia circolare in Italia, a cura del Circular Economy Network ed Enea, offre un quadro aggiornato delle performance del nostro Paese e delle politiche adottate a li-

ricondizionati o rigenerati è piuttosto ampia e diffusa: viviamo in una società non abituata al riuso (32%), le persone preferiscono avere sempre l’ultimo modello uscito sul mercato (28%), molti prodotti sono fatti per durare poco (25%), la possibilità di acquistare prodotti rigenerati o ricondizionati è poco conosciuta (25%), l’acquisto di prodotti usati è associato a un basso status sociale (24%).

Rispetto al nuovo, il prodotto usato rigenerato o ricondizionato è più o meno facile da trovare, affidabile o duraturo

Fonte:

Nonostante noleggio, sharing e leasing siano al momento servizi utilizzati da una minoranza della popolazione, la propensione verso modelli di consumo più circolari è in consistente aumento, considerando quanti in futuro intendono acquistare un prodotto usato (82%), ma anche noleggiare un prodotto (64%), ricorrere allo sharing (52%) e al leasing (55%).

Anche se sette italiani su dieci ritengono che l’acquisto di un prodotto usato ricondizionato o rigenerato comporti benefici ambientali con minor consumo di risorse e minore produzione di rifiuti, è rilevante la quota di quanti considerano tali prodotti meno facili da trovare (31%), meno affidabili (36%) e meno duraturi (46%).

Fra le difficoltà ad acquistare un prodotto usato, è elevato il timore di essere truffati dal venditore (49%).

Nel venderlo, uno degli ostacoli dichiarati è,

Servono quindi iniziative per incentivare scelte circolari, per le quali gli stessi intervistati esprimono ampio consenso (83-86%), su: riduzione di prezzo, sconti e promozioni; maggiori informazioni sull’affidabilità; incentivi economici; diffusione delle vendite online; campagne informative; ado -

Con percentuali che vanno dall’82 all’85% gli italiani ritengono che l’imballaggio, se realizzato con materiale riciclato, debba garantire sicurezza se a contatto con alimenti; che debba essere realizzato con materiale riciclabile e proveniente dal riciclo e che, se realizzato con materiali riutilizzabili, sia riusato più volte e sia ridotto al minimo indispensabile. Gli italiani risultano altamente consapevoli (71%) della scarsità delle risorse naturali e quindi sulla necessità di ottimizzarne l’uso per ridurre lo spreco.

per esempio, il tempo richiesto per gestire la vendita (31%), al punto che il 38% degli intervistati preferisce donare i prodotti usati ad amici e conoscenti.

Quando un prodotto smette di funzionare, gli italiani cercano di ripararlo in percentuali più elevate per quanto riguarda auto e moto (50%), grandi elettrodomestici (43%), bici e monopattini (41%). Le percentuali sono un po’ più basse per quanto riguarda prodotti tech (39%), arredamento (33%) e abbigliamento (27%). Se il prodotto non è riparabile, il ricorso alla raccolta differenziata per avviarlo al riciclo è una scelta ormai consolidata (69%), ma anche la disponibilità di avviarlo al riutilizzo è rilevante (52%).

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zione di sistemi di certificazione.
4
Fonte: IPSOS 25 15 15 21 26 36 45 Nessuno di questi Leasing di un prodotto Sharing di un prodotto Acquisto di prodotti nuovi difettati Noleggio di un prodotto Acquisto di un prodotto rigenerato o ricondizionato Acquisto di un prodotto usato 7 55 52 60 64 77 82 Nessuno di questi Leasing di un prodotto Sharing di un prodotto Acquisto di prodotti nuovi difettati Noleggio di un prodotto Acquisto di un prodotto rigenerato o ricondizionato Acquisto di un prodotto usato 25 15 15 21 26 36 45 Nessuno di questi Leasing di un prodotto Sharing di un prodotto Acquisto di prodotti nuovi difettati Noleggio di un prodotto Acquisto di un prodotto rigenerato o ricondizionato Acquisto di un prodotto usato 7 55 52 60 64 77 82 Nessuno di questi Leasing di un prodotto Sharing di un prodotto Acquisto di prodotti nuovi difettati Noleggio di un prodotto Acquisto di un prodotto rigenerato o ricondizionato Acquisto di un prodotto usato
(%) 12 12 24 43 52 45 46 36 31 Duraturo Facile da trovare Di più Uguale Di
meno
IPSOS
Tabella 1 - Utilizzo negli ultimi tre anni di qualcuno dei servizi e propensione a utilizzarli nel futuro (%)

è molto distante dai recenti obiettivi europei. Infatti, In Europa le prestazioni migliori sono di Svezia con il 60,1% di rinnovabili, Finlandia con il 43,8% e Lettonia con il 42,1%.

POLITICHE PER L’ECONOMIA CIRCOLARE

ITALIA LEADER NELLA CIRCOLARITÀ

La classifica complessiva di circolarità nelle principali cinque economie dell’Unione europea (Francia, Germania, Italia, Polonia, Spagna) è basata su sette indicatori: tasso di riciclo dei rifiuti; tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo; produttività delle risorse; rapporto fra la produzione dei rifiuti e il consumo di materiali; quota di energia da fonti rinnovabili sul consumo totale lordo di energia; riparazione; consumo di suolo. È l’Italia a guidare la classifica, con 20 punti. Seguono Spagna, Francia e, decisamente più staccata, la Germania.

TASSO DI RICICLO DEI RIFIUTI

La percentuale di riciclo dei rifiuti nel 2020 è stata del 53% in Europa e del 72% in Italia, che fa registrare uno dei tassi di riciclo più elevati nell’UE. Rispetto alle altre principali quattro economie europee, l’Italia nel 2020 ha consolidato il suo primato, superando di circa 17 punti percentuali la Germania, seconda in classifica. Vale la pena sottolineare il tasso di crescita in questi dieci anni: invariato per l’UE, è salito di +8% in Italia e +3% in Spagna. Prestazioni negative, invece, per Polonia e Francia. In termini quantitativi, nel 2020, è la Germania ad avviare più rifiuti a riciclo, con poco più di 76 Mt, seguita dall’Italia con 57 Mt e dalla Francia con 42 Mt. Per quanto riguarda i valori pro capite, è prima l’Italia con ben 969 kg/ab*anno avviati a riciclo. Meno positivo, per il nostro Paese, l’an-

damento del tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo, definito come il rapporto tra l’uso circolare di materia e l’uso complessivo (cioè da materie prime vergini + materie riciclate). L’Italia, che storicamente ha sempre raggiunto ottime performance, nel 2021 ha subito un importante calo, attestandosi al 18,4% (ben 2,2% in meno rispetto all’anno precedente). Ha inoltre perso il primato tra le cinque principali economie europee, superata dalla Francia, in testa con 1,4 punti percentuali in più. Sul dato dell’Italia può aver influito la forte crescita, legata agli incentivi per le ristrutturazioni edilizie, del settore delle costruzioni, che presenta un basso utilizzo circolare dei materiali. Per quanto riguarda la quota di energia rinnovabile utilizzata sul consumo totale lordo di energia, si osserva mediamente in Europa un trend crescente del +7,5% tra il 2011 e il 2020. L’Italia (con il 20,4%), come diversi altri Paesi,

Le difficoltà per il consumatore nel Vendere/Acquistare un prodotto usato (%)

VENDERE un prodotto usato: difficoltà ACQUISTARE un prodotto usato: difficoltà

L'idea che vendere prodotti usati produca un'immagine negativa

Servono quindi iniziative per incentivare scelte circolari, per le quali gli stessi intervistati esprimono ampio consenso (83-86%), su: riduzione di prezzo, sconti e promozioni; maggiori informazioni sull’affidabilità; incentivi economici; diffusione delle vendite online; campagne informative; adozione di sistemi di certificazione.

Rilevante risulta l’attenzione agli imballaggi: con percentuali che vanno dall’82 all’85% gli italiani ritengono che l’imballaggio, se realizzato con materiale riciclato, debba garantire sicurezza se a contatto con alimenti; che deb-

L'idea che acquistare prodotti usati

ba essere realizzato con materiale riciclabile e proveniente dal riciclo e che, se realizzato con materiali riutilizzabili, sia riusato più volte e sia ridotto al minimo indispensabile.

Nel corso del 2022 le politiche per l’economia circolare hanno avuto una ulteriore importante evoluzione, sia a livello europeo che nazionale. L'Italia ha adottato due importanti documenti di carattere strategico e programmatico, essenziali per contribuire ad accelerare la transizione all’economia circolare. Di grande importanza è la Strategia nazionale per l‘economia circolare, cui va ora data piena ed efficace attuazione, adottando le misure previste e rispettando il cronoprogramma. Nel corso del 2022 è stato varato anche il Programma nazionale per la gestione dei rifiuti, che costituisce un valido quadro di riferimento per le pianificazioni regionali e per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva quadro sui rifiuti. Tra la fine del 2022 e i primi mesi di quest’anno sono state inoltre pubblicate le graduatorie e assegnati i finanziamenti del PNRR (1,5 miliardi di euro per impianti di riciclo dei rifiuti e potenziamento della raccolta differenziata, 600 milioni di euro per “progetti faro” di economia circolare) a progetti da concludere entro il 2026.

Fonte: Rapporto 2023 sull'economia circolare in Italia, Circular Economy Network e Enea

Elevata risulta la consapevolezza (71%) degli italiani sulla scarsità delle risorse naturali e quindi sulla necessità di avere una maggiore cura per usarle meglio e più a lungo, riducendo gli sprechi. Una percentuale ancora più elevata (81%) ritiene che vi sia l’abitudine di collegare il benessere alla quantità di nuovi beni acquisiti, anziché alla maggiore cura dei beni che utilizziamo.

DIMENSIONE PULITO | 08/23 26 GREEN INDAGINE
5
9 17 21 26 28 29 31 Non saprei
vendita dell'usato
mercato
La scarsa conoscenza dei canali di vendita dell'usato compratore Il tempo e l'impegno richiesti per gestire la vendita 7 15 15 18 23 29 49 Non saprei acquisto dell'usato
La scarsa conoscenza del
e dei prezzi di vendita
produca un'immagine negativa
scarsa conoscenza dei canali di acquisto dell'usato
tempo e l'impegno richiesti per cercare il prodotto La scarsa conoscenza del mercato e dei prezzi
IPSOS
La
Il
Fonte:
7 22 71
La scarsità di risorse naturali rappresenta un incentivo ad avere una maggiore cura dei prodotti (%) Non vedo un collegamento fra la scarsità delle risorse e la cura dei prodotti E' esagerato parlare di scarsità di risorse naturali Una maggiore cura dei prodotti che usiamo è necessaria per usarli meglio e più a lungo, riducendo gli sprechi Fonte: IPSOS Tabella 2 - Scarsità risorse naturali è un incentivo ad avere maggiore cura dei prodotti (%)

Carbon footprint: un altro traguardo raggiunto

Quante emissioni comporta la vita di un carrello? Questa domanda ha guidato Filmop nello sviluppo di un sistema per quantificare la CO2 legata a ogni fase del ciclo di vita, dall’approvvigionamento delle materie prime allo smaltimento finale. Il lavoro svolto è stato riconosciuto da un ente di verifica indipendente che ha certificato il Carbon Footprint Systematic Approach realizzato in conformità alla norma UNI EN ISO 14067:2018. Grazie al sistema certificato, Filmop può calcolare l’impronta climatica dell’intera gamma di carrelli, dai secchi e carrelli strizzatori ai carrelli multiu-

so, inclusi i carrelli di servizio. Il traguardo raggiunto si aggiunge agli altri risultati ottenuti dall’azienda sul fronte della sostenibilità, tra cui il conseguimento delle certificazioni Plastica Seconda Vita ed Ecolabel UE. Nel pieno spirito Filmop, vuole essere un altro passo nel percorso verso l’eco-sostenibilità, propedeutico alla messa a punto di azioni mirate al contenimento delle emissioni. A tal proposito, da oltre un decennio l’azienda produce e utilizza energia solare, evitando il rilascio di svariate tonnellate di CO2 all’anno. Quantificare la carbon footprint dei carrelli è il

passo successivo compiuto da Filmop nell’ottica di porre le basi per l’implementazione di nuove azioni ancora più mirate che consentano di diminuire ulteriormente l’impatto sull’ambiente.

Il Green è un classico intramontabile per noi.

E anche per i nostri carrelli: grazie al sistema certificato Carbon Footprint Systematic Approach possiamo quantificare la CO 2e legata a ogni fase del loro ciclo di vita.

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Megamini E-Control: performance superiore ed efficienza ricaricabile, nel rispetto dell’ambiente

Nei bagni professionali l’igiene è un aspetto imprescindibile per la sicurezza degli utenti e per la reputazione del locale. La presenza di dispenser che erogano prodotti monouso in carta è una garanzia di tutela dell’utente. Laddove poi il traffico di persone sia molto

elevato, non sono da trascurare aspetti quali la continuità di servizio del dispensato, affinché non manchi mai, seppur stando attenti al controllo di consumi generati. Quest’ultimo aspetto è oggetto di attenzioni sempre maggiori da parte dei gestori, sempre più sen-

sibili a soluzioni in grado di ridurre l’impatto economico e ambientale.

Per soddisfare tutte queste necessità, Celtex ha ideato Megamini E-Control, il sistema elettronico dalla tecnologia no-touch che concretizza un perfetto equilibrio tra continuità di servizio,

controllo dei consumi e rispetto per l’ambiente, sempre all’insegna della massima igiene. E-Control Towel eroga asciugamani in carta attraverso il semplice passaggio della mano in prossimità della scocca, senza che vi sia alcun contatto con la superficie, per un’e-

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sperienza ancora più igienica dell’area bagno. L’erogazione foglio a foglio, inoltre, garantisce un efficace controllo dei consumi, particolarmente rilevante nei bagni ad elevata affluenza, dove la presenza di carta è essenziale.

E-Control Towel è dotato anche di un sistema “stubroll”, un doppio scomparto interno consente, infatti, di alloggiare il rotolo da portare in esaurimento, così da non sprecare nemmeno uno strappo di carta, prima che il nuovo rotolo entri in fun-

zione. Una volta terminato il primo rotolo asciugamani, il secondo si attiva automaticamente assicurando così una perfetta continuità di servizio, in risposta alle necessità di affluenza di molti locali.

La tecnologia di E-Control consente, inoltre, di regolare la dimensione del foglio e la distanza di tempo di erogazione tra uno strappo e l’altro, per un servizio personalizzato sulle esigenze del gestore del locale.

Nella linea E-Control troviamo anche il sistema Foam

Soap, il cui dispenser, sempre con l’attivazione del sensore con il passaggio della mano, erilascia morbida schiuma al profumo di limone. E-Control Foam eroga solo quanto necessario al lavaggio, razionalizzando i consumi e garantendo allo stesso tempo un lavaggio ottimale delle mani, nel pieno rispetto della pelle.

I sistemi E-Control alloggiano carta e sapone certificati Ecolabel, a conferma del rispetto per l’ambiente.

Megamini E-Control rappresenta la sintesi delle eccellenze: tecnologia Made in Germany e design Made in Italy, perfetta soluzione per l’igiene delle mani.

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SISTEMA ELETTRONICO

DALL’ANIMO SOSTENIBILE

Grazie all’alimentazione con batterie ricaricabili a litio, i sistemi E-Control consentono di ridurre sensibilmente i costi di servizio e le quantità di rifiuti generati. Una batteria E-Control, infatti, a fine vita genera solo 0,4 kg di rifiuti rispetto ai 540 Kg delle normali pile alcaline che occorrerebbero nel pari periodo. Il ciclo di vita di 1 batteria E-Control equivale, infatti, a quello di 4000 pile alcaline. Una soluzione

attenta all’ambiente, che fin dalla produzione consente di risparmiare circa 1.600 Kg di CO2 in atmosfera (per singola batteria).

La composizione di litio e fosfato, inoltre, rende le batterie ricaricabili E-Control più durevoli poiché, non avendo effetto-memoria, conservano integre le proprie capacità di ricarica, tornando in breve tempo a una performance del 100%. Il tutto moltiplicabile per gli oltre 2.000 cicli di ricarica garantiti, che abbinati al dispenser E-Control Towel, consentono fino a 25.000 erogazioni di carta e al dispenser E-Control Foam Soap addirittura fino a 75.000 erogazioni.

Megamini E-Control: mega performance, mini consumo, maxi igiene, super ricarica.

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Megamini Foam Soap, l’igiene delle mani in morbida schiuma

L’attenzione all’ambiente parte dal packaging

La progettazione di imballaggi sostenibili è diventata sempre più importante negli ultimi anni, a causa della maggiore consapevolezza acquisita oggi dal mercato e dalle persone in tema di salvaguardia del pianeta. Uno degli obiettivi del Green Deal europeo è un'economia circolare efficiente dal punto di vista delle risorse. Gli imballaggi giocano un ruolo importante in questo contesto e il settore della detergenza si sta impegnando per contribuire ad aumentare la sostenibilità di questi prodotti. I produttori infatti, in risposta alla crescente domanda, sono sempre più stimolati a confezionare i loro prodotti con packaging sostenibile.

Ma come è possibile definire un imballaggio come tale? Questo obiettivo può essere raggiunto attraverso la creazione di imballaggi riutilizzabili, l'uso

di materiali riciclati al 100% e la scelta di processi produttivi che riducano l'impronta di carbonio del produttore. Gli imballaggi sostenibili per la pulizia devono essere riciclabili, sicuri per le persone e per l'ambiente e utili a ridurre il nostro impatto ambientale. Perché un prodotto possa essere presentato come confezionato in modo sostenibile, deve soddisfare determinati criteri per poterlo affermare. Esistono metodi riconosciuti per garantire che i cosiddetti imballaggi sostenibili rispettino rigorosi standard ambientali. Uno di questi controlli sugli imballaggi, utilizzato in tutto il mondo, è la certificazione Cradle to Cradle.

CRADLE TO CRADLE

Questa certificazione, il cui nome significa “dalla culla alla culla”, consiste in un rigoroso processo di audit intra-

preso attraverso cinque categorie di prestazioni critiche. La certificazione prevede controlli per garantire il rispetto degli standard di imballaggio in cinque diverse aree, che sono:

• Salubrità dei materiali;

• Riutilizzo dei materiali;

• Valutazione dell’energia necessaria per la produzione (per il 50% deve necessariamente basarsi su quella rinnovabile);

• Gestione delle risorse idriche e qualità di scarico;

• Responsabilità sociale, che valuta se le pratiche di lavoro sono eque e socialmente sostenibili.

A seconda delle credenziali sostenibili del prodotto secondo la valutazione Cradle to Cradle, gli viene assegnato un livello di realizzazione Basic, Bronze, Silver, Gold e Platinum per ciascu-

DIMENSIONE PULITO | 08/23 30 GREEN IMBALLAGGI
In un mondo in cui la produzione sostenibile è diventata un bisogno globale, anche il settore della pulizia e dell’igiene deve ripensare il modo di confezionare i prodotti
Giacomo Torrenzi

na delle cinque categorie di performance. Questa rigorosa verifica degli standard degli imballaggi consente di conoscere immediatamente il loro livello di sostenibilità. Dagli anni ‘90, quando è stata introdotta, questa valutazione è stata adottata in tutto il mondo come standard industriale per la certificazione ambientale e sostenibile degli imballaggi. Le aziende che utilizzano la certificazione Cradle to Cradle possono comunicarlo ai loro clienti, segnalandolo sui loro prodotti o altrove. Il modello lineare dei prodotti “Cradle to Grave" (Dalla Culla alla Tomba) può essere gradualmente sostituito con l’adozione di sistemi più circolari, più rigenerativi, com’è appunto il Cradle to Cradle. Infatti quello che manca al processo “Cradle to Grave” sono le fasi di raccolta e riciclo degli scarti. Al fine di sopperire a questa mancanza, l’Unione Europea dal 2014 ha validato una serie di proposte per trasformare la maggior parte dei

sistemi Cradle to Grave in processi circolari, chiamato: “Verso un'economia circolare, un programma a zero rifiuti per l’Europa”. A questo proposito sono stati effettuati controlli più serrati nella gestione dei rifiuti e le aziende che non hanno rispettato questi parametri sono state multate.

RIDUZIONE DELL'IMPRONTA DI CARBONIO

Un altro modo per produrre in maniera ambientalmente sostenibile consiste nel lavorare per ridurre la propria impronta di carbonio. Oggi le spedizioni sono aumentate esponenzialmente rispetto al passato e sono destinate ad aumentare sempre di più, e la logica conseguenza di ciò è una maggiore quantità di imballaggi prodotti e da smaltire. L’impronta di carbonio indica la quantità di gas a effetto serra generata durante la produzione di un prodotto o servizio. La contabilità inizia dalle fasi di approv-

vigionamento e trattamento delle materie prime, continua poi con la lavorazione e produzione del prodotto, i trasporti, l’utilizzo e, infine, lo smaltimento del prodotto. Per calcolare l’impronta di carbonio, è necessario conoscere la quantità di gas serra che una determinata attività produce e la durata nel tempo di questa attività, o la distanza, nel caso dei trasporti. Moltiplicando la quantità di gas serra emessi in un determinato intervallo di tempo per il tempo dell'attività, si ottiene l'impronta di carbonio. Va però considerato che il materiale a più basso contenuto di carbonio non sempre ha il più alto potenziale di riciclo o di utilizzo di materiali riciclati. È quindi necessario decidere a quali aspetti della sostenibilità dell'imballaggio dare la priorità.

CIRCOLARITÀ DEL PACKAGING

L'imballaggio circolare non comporta l'esaurimento delle risorse, evitando

DIMENSIONE PULITO | 08/23 31

IL GREEN DEAL EUROPEO

È un insieme di iniziative politiche proposte dalla Commissione europea con l'obiettivo generale di raggiungere la neutralità climatica in Europa entro il 2050. Sarà inoltre presentato un piano

circolare, sulla ristrutturazione degli edifici, sulla biodiversità, sull'agricoltura e sull'innovazione. Rispetto al pacchetto di incentivi Green New Deal proposto dagli Stati

il 2050. Gli obiettivi si estendono a molti diversi settori, tra cui l'edilizia, la biodiversità, l'energia, i trasporti e il cibo. Per raggiungere i propri obiettivi climatici, l'UE dovrà intervenire anche con l'introduzione di una politica di economia circolare a livello industriale. Nel marzo 2020, l'UE ha annunciato la sua strategia industriale avente come scopo quello di "responsabilizzare i cittadini, rivitalizzare le regioni e disporre delle migliori tecnologie".

di valutazione d'impatto per innalzare ad almeno il 50% l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra dell'Unione europea entro il 2030 e verso il 55% rispetto ai livelli del 1990. L'intenzione è quella di rivedere ogni legge vigente in materia di clima e di introdurre nuove leggi sull'economia

l'uso di materiali vergini e impiegando materiali riciclati o riutilizzati. Esistono due opzioni per realizzare una catena di imballaggio circolare. La prima prevede il riutilizzo degli imballaggi. Tuttavia, a volte questa non è una buona opzione a causa di problemi di igiene o di sicurezza. Un'altra opzione è il riciclo a ciclo chiuso degli imballaggi. Ciò significa che si ricicla l'imballaggio in modo tale che il materiale riciclato ottenuto sia di qualità sufficiente per essere nuovamente utilizzato. In alcuni casi, il riciclaggio a circuito chiuso può essere un'opzione

Uniti, il tasso di decarbonizzazione dell'economia previsto è più basso, in quanto l'Unione europea punta ad arrivare a emissioni nette zero in tre decenni anziché uno. L'obiettivo generale del Patto Verde europeo è rendere l'Unione europea il primo "blocco climaticamente neutro" entro

Tra i punti fondamentali di questo settore politico vi è il potenziamento degli aspetti moderni delle industrie, grazie a un intervento sull'esplorazione e la creazione di mercati dei beni a favore dell'economia circolare e climaticamente neutri. Ciò comporta, inoltre, la "decarbonizzazione e modernizzazione delle industrie ad alta intensità energetica come quella dell'acciaio e del cemento". È prevista anche l'introduzione di una "Politica dei prodotti sostenibili" che si concentrerà sulla riduzione dello spreco di materiali. Ciò mira a garantire il riutilizzo dei prodotti e a rafforzare i processi di riciclo. Tra questi materiali vi sono, in particolare: "tessuti, materiali per l'edilizia, componenti elettronici e materie plastiche".

migliore e più sostenibile del riutilizzo. Tuttavia, per ottenere la massima sostenibilità degli imballaggi, entrambe le opzioni dovrebbero essere prese in considerazione in una catena di fornitura di imballaggi circolare.

PACKAGING SECONDARIO E TERZIARIO

L'imballaggio secondario si riferisce alle scatole e ai contenitori che contengono lo specifico imballaggio primario, il quale è a contatto indiretto con i prodotti, mentre l'imballaggio terziario comprende i pallet e altri im-

ballaggi più grandi per il trasporto, come ad esempio i grandi container per le spedizioni. È più semplice ra gionare sull’incremento della sosteni bilità degli imballaggi secondari e ter ziari, perché questi tipi di imballaggi non sono a contatto diretto con il pro dotto e quindi insorgono meno com plicazione in termini di igiene e sicu rezza. Inoltre, quando si tratta di packaging secondario e terziario è più semplice ridurre la quantità di materiale di imballaggio e ragionare sulle possibilità di riutilizzo.

Fonte: Interclean

DIMENSIONE PULITO | 08/23 32 GREEN
IMBALLAGGI

Rifiuti speciali in Italia I dati

La ripresa delle attività economiche dopo la pandemia ha portato ad un incremento dei rifiuti derivanti dalle attività industriali. Crescono del 12,5% i rifiuti non pericolosi, mentre aumentano dell’8,3% quelli pericolosi a cura di Simone Ciapparelli

DIMENSIONE PULITO | 08/23 34 GREEN GESTIONE RIFIUTI

Secondo i dati del Rapporto Ispra 2023, la produzione nazionale dei rifiuti speciali (generati quindi dal sistema produttivo nazionale: (attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, ma anche di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale) si attesta a 165 milioni di tonnellate nel 2021, facendo registrare un significativo aumento rispetto al 2020 (+12,2%, corrispondente a quasi 18 milioni di tonnellate). Leggendo questi dati si deve però tenere conto

econdo i dati del Rapporto Ispra 2023, la produzione nazionale dei rifiuti speciali (generati quindi dal sistema produttivo nazionale: attività industriali, commerciali, artigianali, di servizi, ma anche di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale) si attesta a 165 milioni di tonnellate nel 2021, facendo registrare un significativo aumento rispetto al 2020 (+12,2%, corrispondente a quasi 18 milioni di tonnellate). Leggendo questi dati si deve però tenere conto dell’emergen-

attività

za sanitaria che nel 2020 ha avuto gravi ripercussioni sul sistema produttivo nazionale e sui consumi. Un confronto più rappresentativo può essere fatto con il 2019, anno pre-pandemia, con un incremento rilevato che risulta più moderato, pari al 7,1% (+11 milioni di tonnellate).

dell’emergenza sanitaria che nel 2020 ha avuto gravi ripercussioni sul sistema produttivo nazionale e sui consumi. Un confronto più rappresentativo può essere fatto con il 2019, anno pre-pandemia, con un incremento rilevato che risulta più moderato, pari al 7,1% (+11 milioni di tonnellate).

I rifiuti non pericolosi, che rappresentano il 93,5% del totale dei rifiuti prodotti, presentano un aumento di 17,1 milioni di tonnellate (+12,5%), quelli pericolosi di circa 820 mila tonnellate (+8,3%).

Nel dettaglio, la produzione dei rifiuti non pericolosi, desunta dalle elaborazioni MUD, risulta pari a circa 73,4 milioni di tonnellate cui vanno aggiunti circa 3,2 milioni di tonnellate relativi alle stime effettuate per il settore manifatturiero e per quello sanitario, circa 492 mila tonnellate relative agli pneumatici fuori uso e 77,2 milioni di tonnellate di rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione afferenti al capitolo 17 della decisione 2000/532/ CE, per una produzione totale di rifiu-

sanitaria da Covid-19.

tire ancora degli effetti dovuti alla crisi sanitaria da Covid-19.

PRODUZIONE PER MACROAREA

razioni MUD, risulta pari a circa 73,4 milioni di tonnellate cui vanno aggiunti circa 3,2 milioni di tonnellate relativi alle stime effettuate per il settore manifatturiero e per quello sanitario, circa 492 mila tonnellate relative agli pneumatici fuori uso e 77,2 milioni di tonnellate di rifiuti delle operazioni di costruzione e demolizione afferenti al capitolo 17 della decisione 2000/532/ CE, per una produzione totale di rifiuti speciali non pericolosi pari a circa 154,3 milioni di tonnellate. Sono inclu-

I quantitativi dei rifiuti non pericolosi stimati da ISPRA a partire dalla produzione industriale, afferenti a specifici comparti produttivi caratterizzati da un’elevata presenza di piccole imprese, per i quali si registra una lieve ripresa (+3,6%), sembrerebbero risentire ancora degli effetti dovuti alla crisi sanitaria da Covid-19.

*Inclusiiquantitatividirifiutispecialiprovenientidaltrattamentodeirifiutiurbani.

ti speciali non pericolosi pari a circa 154,3 milioni di tonnellate. Sono incluse circa 8.600 tonnellate di rifiuti con attività ISTAT non determinata.

se circa 8.600 tonnellate di rifiuti con attività ISTAT non determinata. Tra il 2020 e il 2021, l’incremento registrato nella produzione dei rifiuti speciali non pericolosi è imputabile, infatti, principalmente all’aumento del quantitativo dei rifiuti da costruzione e demolizione, che passa da 64,8 milioni di tonnellate a 77,2 milioni di tonnellate (+19,2%, corrispondente a 12,4 milioni di tonnellate).

Tra il 2020 e il 2021, l’incremento registrato nella produzione dei rifiuti speciali non pericolosi è imputabile, infatti, principalmente all’aumento del quantitativo dei rifiuti da costruzione e demolizione, che passa da 64,8 milioni di tonnellate a 77,2 milioni di tonnellate (+19,2%, corrispondente a 12,4 milioni di tonnellate).

PRODUZIONE PER MACROAREA

La produzione di rifiuti speciali pericolosi, nel 2021, si attesta a circa 10,7 milioni di tonnellate (di cui 1,5 milioni di tonnellate di veicoli fuori uso, pari al 14,4% del dato complessivo). Il quantitativo di rifiuti con attività ISTAT non determinata risulta pari a circa 1.500 tonnellate.

I rifiuti non pericolosi, che rappresentano il 93,5% del totale dei rifiuti prodotti, presentano un aumento di 17,1 milioni di tonnellate (+12,5%), quelli pericolosi di circa 820 mila tonnellate (+8,3%).

Nel dettaglio, la produzione dei rifiuti non pericolosi, desunta dalle elabo-

I quantitativi dei rifiuti non pericolosi stimati da ISPRA a partire dalla produzione industriale, afferenti a specifici comparti produttivi caratterizzati da un’elevata presenza di piccole imprese, per i quali si registra una lieve ripresa (+3,6%), sembrerebbero risentire ancora degli effetti dovuti alla crisi

I quantitativi dei rifiuti non pericolosi stimati da ISPRA a partire dalla produzione industriale, afferenti a specifici comparti produttivi caratterizzati da un’elevata presenza di piccole imprese, per i quali si registra una lieve ripresa (+3,6%), sembrerebbero risen-

Nel 2021, i maggiori valori di produzione totale dei rifiuti speciali, tenuto conto delle dimensioni territoriali e del tessuto industriale, si concentrano nel nord Italia con quasi 96,4 milioni di tonnellate (pari, in termini percentuali, al 58,4% del dato complessivo nazionale). La produzione del Centro si attesta a 27,2 milioni di tonnellate (16,5% del totale nazionale), mentre quella del

Nel 2021, i maggiori valori di produzione totale dei rifiuti speciali, tenuto conto delle dimensioni territoriali e del tessuto industriale, si concentrano nel nord Italia con quasi 96,4 milioni di tonnellate (pari, in termini percentuali, al 58,4% del dato complessivo nazionale). La produzione del Centro si attesta a 27,2 milioni di tonnellate

(16,5% del totale nazionale), mentre quella del Sud a 41,3 milioni di tonnellate.

Sud a 41,3 milioni di tonnellate.

Al Nord, si rileva, tra il 2020 ed il 2021, un significativo incremento della produzione totale dei rifiuti speciali pari a circa 12,7 milioni di tonnellate (+15,2%), imputabile quasi interamente ai rifiuti non pericolosi. Tale tendenza riguarda, in particolare, la produzione di rifiuti da operazioni di costruzione e demolizione (+21,6%, 8,1 milioni di tonnellate in più rispetto al 2020, mentre le altre tipologie di rifiuti da MUD mostrano un aumento di 4,1 milioni di tonnellate (+11). I rifiuti pericolosi aumentano di 446 mila tonnellate (+6,5%).

Al Nord, si rileva, tra il 2020 ed il 2021, un significativo incremento della produzione totale dei rifiuti speciali pari a circa 12,7 milioni di tonnellate (+15,2%), imputabile quasi interamente ai rifiuti non pericolosi. Tale tendenza riguarda, in particolare, la produzione di rifiuti da operazioni di costruzione e demolizione (+21,6%, 8,1 milioni di tonnellate in più rispetto al 2020, mentre le altre tipologie di rifiuti da MUD mostrano un aumento di 4,1 milioni di tonnellate (+11). I rifiuti pericolosi aumentano di 446 mila tonnellate (+6,5%).

Al Centro, nel biennio in esame, la produzione totale denota un incremento di 2,5 milioni di tonnellate (+10,1%),

Al Centro, nel biennio in esame, la produzione totale denota un incremento di 2,5 milioni di tonnellate (+10,1%), quasi interamente ascrivibile ai rifiuti

DIMENSIONE PULITO | 08/23 35S•
Tabella 1 – Produzione nazionale di rifiuti speciali, anni 2019 – 2021
Tipologia Quantitativo annuale (t) 2019 2020 2021 Rifiuti speciali non pericolosi esclusi i rifiuti stimati (dati MUD) 71.161.966 68.795.685 73.355.695 Rifiuti speciali non pericolosi esclusi i rifiuti stimati da costruzione e demolizione (dati stimati) 4.317.844 3.545.434 3.671.909 Rifiuti speciali non pericolosi da costruzione e demolizione C&D (Capitolo EER 17 dati stimati) 68.334.771 64.793.200 77.217.926 Rifiuti speciali non pericolosi con attività ISTAT non determinata (dati MUD) 5.096 1.201 8.628 Totale non pericolosi (RS NP) 143.819.677 137.135.520 154.254.158 Rifiuti speciali pericolosi (dati MUD) 8.615.959 8.381.249 9.128.714 Veicoli fuori uso 1.538.046 1.466.693 1.537.681 Rifiuti speciali pericolosi con attività ISTAT non determinata (dati MUD) 642 274 1.491 Totale pericolosi (RS P) 10.154.647 9.848.216 10.667.886 Totale rifiuti speciali 153.974.324* 146.983.736* 164.922.044*
Tabella 1.1 – Produzione nazionale di rifiuti speciali, anni 2019 – 2021
Fonte:ISPRA
Figura 1.1 – Produzione nazionale di rifiuti speciali, anni 2019 – 2021

quasi interamente ascrivibile ai rifiuti non pericolosi, sia da operazioni di costruzione e demolizione (+14,5%) sia rappresentati dalle altre tipologie di rifiuti (+6,1%). Relativamente ai rifiuti pericolosi, si registra un aumento del 12%, corrispondente a circa 147 mila tonnellate.

non pericolosi, sia da operazioni di costruzione e demolizione (+14,5%) sia rappresentati dalle altre tipologie di rifiuti (+6,1%). Relativamente ai rifiuti pericolosi, si registra un aumento del 12%, corrispondente a circa 147 mila tonnellate.

Al Sud, si rileva una crescita complessiva di quasi 2,8 milioni di tonnellate (+7,1%), dovuta ai rifiuti da costruzione e demolizione il cui quantitativo aumenta di oltre 2,7 milioni di tonnellate (+16,8%). La produzione dei rifiuti pericolosi mostra un aumento di circa 227 mila tonnellate (+12,6%). Con riferimento all’andamento della produzione di rifiuti pericolosi, si registra un calo dei quantitativi di veicoli fuori uso di 31 mila tonnellate (-4,2%) nelle regioni settentrionali, mentre quelle meridionali e centrali mostrano aumenti pari, rispettivamente, a 91 mila tonnellate (+19,8%) e 11 mila tonnellate (+4,1%).

Al Sud, si rileva una crescita complessiva di quasi 2,8 milioni di tonnellate (+7,1%), dovuta ai rifiuti da costruzione e demolizione il cui quantitativo aumenta di oltre 2,7 milioni di tonnellate (+16,8%). La produzione dei rifiuti pericolosi mostra un aumento di circa 227 mila tonnellate (+12,6%). Con riferimento all’andamento della produzione di rifiuti pericolosi, si registra un calo dei quantitativi di veicoli fuori uso di 31 mila tonnellate (-4,2%) nelle regioni settentrionali, mentre quelle meridionali e centrali mostrano aumenti pari, rispettivamente, a 91 mila tonnellate (+19,8%) e 11 mila tonnellate (+4,1%).

Dall’analisi dei dati a livello regionale si può rilevare come, nel 2021, la Lombardia, con 37,4 milioni di tonnellate, produca il 38,8% del totale dei rifiuti speciali generati dal nord Italia (circa

Dall’analisi dei dati a livello regionale si può rilevare come, nel 2021, la Lombardia, con 37,4 milioni di tonnellate, produca il 38,8% del totale dei rifiuti speciali generati dal nord Italia (circa

96,4 milioni di tonnellate), seguita dal Veneto con poco più di 18 milioni di tonnellate. Tra le regioni del Centro, a fronte di un quantitativo complessivo di rifiuti speciali prodotti pari a 27,2 milioni di tonnellate, i maggiori valori di produzione si riscontrano per il Lazio con 10,2 milioni di tonnellate (37,4% della produzione del centro Italia) e per la Toscana, il cui quantitativo, pari a quasi 10 milioni di tonnellate, rappresenta il 36,6% della produzione dell’intera macroarea.

96,4 milioni di tonnellate), seguita dal Veneto con poco più di 18 milioni di tonnellate. Tra le regioni del Centro, a fronte di un quantitativo complessivo di rifiuti speciali prodotti pari a 27,2 milioni di tonnellate, i maggiori valori di produzione si riscontrano per il Lazio con 10,2 milioni di tonnellate (37,4% della produzione del centro Italia) e per la Toscana, il cui quantitativo, pari a quasi 10 milioni di tonnellate, rappresenta il 36,6% della produzione dell’intera macroarea.

Al Sud la Puglia, con una produzione di circa 11,4 milioni di tonnellate, copre il 27,6% del totale della macroarea geografica (circa 41,3 milioni di tonnellate), seguita dalla Sicilia con 9,3 milioni di tonnellate (22,5%) e dalla Campania con 9,1 milioni di tonnellate, pari al 22% dell’intera macro area.

Al Sud la Puglia, con una produzione di circa 11,4 milioni di tonnellate, copre il 27,6% del totale della macroarea geografica (circa 41,3 milioni di tonnellate), seguita dalla Sicilia con 9,3 milioni di tonnellate (22,5%) e dalla Campania con 9,1 milioni di tonnellate, pari al 22% dell’intera macro area.

Anche per i rifiuti pericolosi, la regione che produce i maggiori quantitativi è la Lombardia, con 3,3 milioni di tonnellate, corrispondenti all’8,8% del totale di rifiuti speciali prodotti a livello regionale, ed al 45,5% dei rifiuti speciali pericolosi del Nord. Al Sud la Campania, la Puglia e la Sicilia sono le regioni che presentano i valori mag-

Anche per i rifiuti pericolosi, la regione che produce i maggiori quantitativi è la Lombardia, con 3,3 milioni di tonnellate, corrispondenti all’8,8% del totale di rifiuti speciali prodotti a livello regionale, ed al 45,5% dei rifiuti speciali pericolosi del Nord. Al Sud la Campania, la Puglia e la Sicilia sono le regioni che

giori di produzione dei rifiuti pericolosi, prossimi alle 400 mila tonnellate per le prime due regioni e a 350 mila tonnellate per la Sicilia, con valori percentuali pari, rispettivamente, al 20%, 19,4% e 17,6% del totale prodotto da questa macroarea.

presentano i valori maggiori di produzione dei rifiuti pericolosi, prossimi alle 400 mila tonnellate per le prime due regioni e a 350 mila tonnellate per la Sicilia, con valori percentuali pari, rispettivamente, al 20%, 19,4% e 17,6% del totale prodotto da questa macroarea.

GESTIONE NAZIONALE

I rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia, nel 2021, sono pari a circa 178,1 milioni di tonnellate, di cui 168 milioni di tonnellate (94,4% del totale gestito) non pericolosi e i restanti 10 milioni di tonnellate (5,6% del totale gestito) pericolosi.

GESTIONE NAZIONALE

I rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia, nel 2021, sono pari a circa 178,1 milioni di tonnellate, di cui 168 milioni di tonnellate (94,4% del totale gestito) non pericolosi e i restanti 10 milioni di tonnellate (5,6% del totale gestito) pericolosi.

I rifiuti avviati a forme di recupero risultano pari a 147,8 milioni di tonnellate (83% del totale gestito), mentre quelli avviati alle operazioni di smaltimento sono pari a 30,2 milioni di tonnellate (17% del totale gestito).

I rifiuti avviati a forme di recupero risultano pari a 147,8 milioni di tonnellate (83% del totale gestito), mentre quelli avviati alle operazioni di smaltimento sono pari a 30,2 milioni di tonnellate (17% del totale gestito).

Rispetto al 2020 (159,8 milioni di tonnellate) si assiste a un aumento dei rifiuti complessivamente gestiti pari all’11,4% (+18,3 milioni di tonnellate). Tale andamento appare coerente con quello rilevato nello stesso periodo di osservazione per la produzione dei rifiuti speciali che nel biennio fa registrare un incremento del 12,2%, attestandosi, nel 2021, a 164,9 milioni di tonnellate.

Rispetto al 2020 (159,8 milioni di tonnellate) si assiste a un aumento dei rifiuti complessivamente gestiti pari all’11,4% (+18,3 milioni di tonnellate). Tale andamento appare coerente con quello rilevato nello stesso periodo di osservazione per la produzione dei rifiuti speciali che nel biennio fa registrare un incremento del 12,2%, attestandosi, nel 2021, a 164,9 milioni di tonnellate.

In particolare, le quantità avviate a operazioni di recupero (da R1 a R13) aumentano del 12,6% (+16,6 milioni di tonnellate) e quelle avviate a smaltimento (da D1 a D15) del 6% (+1,7 milioni di tonnellate).

In particolare, le quantità avviate a operazioni di recupero (da R1 a R13) aumentano del 12,6% (+16,6 milioni di tonnellate) e quelle avviate a smaltimento (da D1 a D15) del 6% (+1,7 milioni di tonnellate).

Rispetto al totale gestito, il recupero di materia costituisce la quota predominante, pari al 72,1% (128,3 milioni di tonnellate), seguono con il 10% (17,9 milioni di tonnellate) le operazioni di smaltimento e, con il 5,7% (10,2 milioni di tonnellate) lo smaltimento in discarica.

Rispetto al totale gestito, il recupero di materia costituisce la quota predominante, pari al 72,1% (128,3 milioni di tonnellate), seguono con il 10% (17,9 milioni di tonnellate) le operazioni di smaltimento e, con il 5,7% (10,2 milioni di tonnellate) lo smaltimento in discarica.

Risultano contenute, rispettivamente con l’1% e con lo 0,6%, le quantità avviate al coincenerimento (1,9 milioni di tonnellate) e all’incenerimento (1,1

Risultano contenute, rispettivamente con l’1% e con lo 0,6%, le quantità avviate al coincenerimento (1,9 milioni di tonnellate) e all’incenerimento (1,1 milioni di tonnellate). Permangono in

GREEN DIMENSIONE PULITO | 08/23 36 DIMENSIONE PULITO | 08/23 S•44 GREEN GESTIONE RIFIUTI
35 Figura 1.23 –
dei RS
2020 – 2021 Fonte:ISPRA 31.790 16.191 13.092 11.011 12.312 9.117 9.534 7.214 8.396 4.641 3.940 3.132 2.959 2.779 2.770 2.757 2.379 2.155 572 242 37.430 18.034 14.584 12.964 11.390 10.192 9.957 9.303 9.111 5.362 4.637 3.765 3.327 3.196 3.112 3.026 2.481 2.089 648 312 0 5.000 10.000 15.000 20.000 25.000 30.000 35.000 40.000 Lombardia Veneto Emilia Romagna Piemonte Puglia Lazio Toscana Sicilia Campania Trentino Alto Adige Friuli Venezia Giulia Marche Umbria Abruzzo Sardegna Liguria Basilicata Calabria Molise Valle d'Aosta Produzione RS (1.000*t) 2020 2021
Figura 1 - Produzione totale dei RS a livello regionale, anni 2020 - 2021
Produzione totale
a livello regionale, anni
GESTIONE RIFIUTI
Figura 1 - Produzione totale dei rifuiti speciali a livello regionale (2020-2021)

Api negli ambienti urbani

Il paesaggio urbano presenta una maggiore biodiversità rispetto alle aree rurali, dove l’agricoltura ha cambiato radicalmente il paesaggio. La necessità di coltivare derrate alimentari (spesso per l’alimentazione animale) ed energia così detta “verde”, ha favorito l’utilizzo di molecole chimiche altamente pericolose per la salute e per la vita degli altri esseri viventi che sono la vera ricchezza del nostro pianeta.

La città diventa quindi un rifugio per molte specie animali e vegetali che possono trovare un ambiente meno ostile per la loro sopravvivenza e le api, in particolare, rimangono meno esposte a tutti quegli agenti chimici utilizzati in agricoltura (diserbanti, insetticidi e concimi chimici).

Molte città hanno abbracciato sempre più una politica ecologica seminando di proposito fiori e piante adatte per le api, facendo sfalci meno frequenti e

vietando l’uso di pesticidi sia nei giardini pubblici che nei terrazzi e balconi. Girando per la città, si possono notare api che bottinano su tipiche piante ornamentali urbane come acero, cedro, pini, robinie e pruni, oppure su alberi di tiglio e ippocastano che solitamente costeggiano i viali. Sempre più spesso, le aiuole e le aree spartitraffico vengono abbellite da specie mellifere come la facelia, la borragine, il fiordaliso o l’astro alpino. Luoghi perfetti per le api.

Il Museo delle Scienze di Trento, in collaborazione con il Comune di Trento e il patrocinio della Provincia autonoma di Trento, presenta la mostra “Città a misura d’ape. Alla ricerca di possibili equilibri”. Presso il Giardino del MUSE, dal 2 al 15 ottobre (ingresso libero), le fotografie di Luca Mazzocchi e Nicola Orempuller e gli approfondimenti proposti dal MUSE

invitano alla scoperta del fragile mondo delle api nei contesti urbani e delle azioni eco-sostenibili che possono rendere le città più piacevoli non solo per noi, ma anche per gli impollinatori. Grazie a un approccio più consapevole, infatti, tante città e metropoli del mondo stanno adottando misure urbanistiche sostenibili e creando habitat idonei alle api e agli

altri impollinatori che giocano un ruolo vitale all’interno degli ecosistemi. Un primo focus è dedicato all’importanza del verde urbano: nel capoluogo trentino il verde pubblico occupa una superficie di circa 400 ettari e comprende 112 ettari di parchi e giardini; 18.400 sono gli alberi presenti; 173.984 i metri quadrati ricoperti da arbusti, isolati, in macchie o siepi.

DIMENSIONE PULITO | 08/23 38 GREEN CITTÀ ECO-SOSTENIBILI
Le città sono habitat possibili per le api in quanto offrono loro un pascolo diversificato di nettari e pollini grazie alla variabilità di specie botaniche presenti nei parchi, nei viali ma anche semplicemente sui balconi o nei terrazzi
Cristina Cardinali
“CITTÀ A MISURA D’APE. ALLA RICERCA DI POSSIBILI EQUILIBRI”

APICOLTORI URBANI

In questo contesto è possibile prendersi cura di famiglie di api che sono sempre di più alla ricerca di fiori e fonti nettarifere: essere apicoltore urbano significa dare un contributo personale a sostenere le api, favorire la biodiversità della città e di conseguenza a migliorare l’ambiente circostante.

Le api urbane sono poi protette dai forti venti grazie a barriere fatte da palazzi e grattacieli, inoltre gli sbalzi termici risultano più graduali in città e le temperature più miti rispetto ad altri ambienti. Caratteristiche queste che permettono alle api di bottinare sulle fioriture e rientrare nell’alveare senza disorientamenti. Il miele che si andrà a

Si passa poi al processo dell’impollinazione e agli insetti protagonisti di questo vero e proprio “miracolo evolutivo”. Si stima che circa il 75% delle piante sulla terra si avvalga infatti dell’impollinazione entomofila, ad opera cioè di una vasta gamma di insetti, tra cui lepidotteri (10%), coleotteri (15%), ditteri (27%) e, soprattutto, imenotteri (48%). A quest’ultima categoria appartengono le api: la mostra affronta abitudini e peculiarità delle api sociali e della loro incredibile

produrre sarà un miele totalmente cittadino o il miele del quartiere e le sue proprietà organolettiche e sensoriali saranno lo specchio delle specie botaniche presenti in quel pezzo di città.

MONITORAGGIO DELLA QUALITÀ AMBIENTALE

Grazie alla loro capacità di monitorare

capacità organizzativa collettiva ma anche delle loro cugine, le api solitarie, meno conosciute ma fondamentali per la tutela della biodiversità. Spazio anche alle modalità di raccolta e trasporto del polline e alle sfide per la sopravvivenza che api e altri insetti devono affrontare: cambiamenti climatici, nuovi predatori e parassiti e l’attività antropica, responsabile della diffusione di sostanze inquinanti e perdita di habitat, sono le principali minacce.

Da qui l’importanza di favorire e tutelare

DIMENSIONE PULITO | 08/23 39

IL RUOLO DEGLI IMPOLLINATORI NEGLI AMBIENTI URBANI

Presidente di World Biodiversity Association e Ricercatore presso Fondazione

Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN)

Un preciso percorso evolutivo, iniziato all’incirca 100 milioni di anni fa, ha legato gli organismi impollinatori (insetti, uccelli, mammiferi etc.) al gruppo più evoluto di piante, le Angiosperme (o Magnoliophyta). Le molte specie di impollinatori si sono legate a poche o molte specie vegetali che a loro volta si sono evolute per favorire questi organismi e garantirsi una efficiente impollinazione incrociata. I biologi parlano in questi casi di coevoluzione. Tra gli impollinatori i più specializzati, numerosi e diffusi sulla Terra, sono gli insetti e tra questi i più efficienti sono le api, che comprendono le ben note api da miele, i bombi e moltissime altre specie. Il legame di questi insetti con i fiori è totale perché tutte le fasi della loro vita, compreso l’allevamento della prole, dipende dalle risorse alimentari messe a loro disposizione dai fiori in cambio dell’impollinazione. Nel mondo si conoscono circa 20.000 specie di api, circa 2.000 sono segnalate per l’Europa e circa 1.000 per l’Italia. Questi insetti vivono quindi ovunque ci siano piante a fiore che necessitino di essere impollinate, ed anche per quanto riguarda l’agricoltura, oggi sappiamo che almeno un terzo del cibo che l’uomo consuma deriva dall’impollinazione, in genere garantita dalle api. Negli ultimi decenni, basti pensare ai numerosi scritti in merito di Giorgio Celli, alle api è stato riconosciuto anche l’importante ruolo di bioindicatori, cioè di organismi in grado di attestare la salubrità o meno di un dato ambiente grazie alla loro presenza o meno. Le città, i paesi ed anche le aree industriali non sono affatto ambienti inospitali per la flora e infatti un indice di qualità ambientale per gli ambienti urbani è dato dalla presenza di giardini e parchi. Se fino a poco tempo fa in questi giardini venivano considerate solo le piante, ma nemmeno tutte (pensiamo alle cosiddette “erbacce”), oggi si pone grande rilievo alla presenza in questi spazi verdi, piccoli o grandi, privati o pubblici che siano, anche di un adeguato grado di biodiversità. Gli impollinatori, quindi, svolgono nelle aree urbane (e ovviamente in ogni ambiente) non solo il ruolo di impollinatori, ma anche di bioindicatori. Per questo motivo prestare particolare attenzione alla tutela di questi organismi ha una assoluta ricaduta su tutta la biodiversità dell’ambiente considerato.

fedelmente il territorio, sono utilizzate come bioindicatori ambientali in quanto possono fornire complesse informazioni riguardanti la qualità dell’ambiente in cui vivono. Le api coprono un raggio di oltre 3 km dal proprio alveare, raggiungendo una vasta area di campionamento.

Attraverso la verifica della mortalità delle api in città, dalla loro analisi e dai prelievi di miele fresco è possibile verificare la presenza di oltre 10 metalli pesanti nell’ambiente e di 400 pesticidi. Queste osservazioni sono fondamentali per valutare lo stato di salute dell’ambiente e possibili rimedi nel breve e nel lungo termine.

Fonti: www.beeit.it - www.equotube.itwww.apicolturaurbana.it

Credits fotografie Luca Mazzocchi e Nicola Orempuller

questi piccoli animali. La mostra vuole essere anche uno stimolo per adottare buone pratiche per una nuova coesistenza.

Trento è una delle città amiche delle api, la rete di Comuni che ha avviato una serie di iniziative a protezione delle api e di tutti gli altri impollinatori minacciati, ma ciascuno di noi può fare la propria parte. Tante le azioni utili per aumentare la biodiversità presente nei nostri orti, giardini e terrazze: inserire piante e fiori diversificati per tipologia e periodo di

fioritura, effettuare tagli del prato mirati con l’intento di lasciare piccole aree incolte, posizionare uno o più “hotel per insetti”, strutture capaci di fornire aree di riposo e nidificazione per molti di loro.

L'ultima sezione della mostra è dedicata ai progetti di Citizen Science a cui tutta la cittadinanza può partecipare e al progetto sperimentale “BeeTrento”, promosso da MUSE, Comune di Trento, Libera Università di Bolzano, Garden Club Trento, Federazione Trentina del

Biologico e del Biodinamico e alcuni apicoltori urbani. La collaborazione ha lo scopo di mappare la qualità dell’aria e la biodiversità botanica della città di Trento attraverso l’analisi dei pollini raccolti dalle api mellifiche (Apis mellifera), o api da miele, all’interno dell’area urbana. I risultati del monitoraggio permetteranno di raccogliere i primi dati sulla qualità ambientale di Trento e di fornire informazioni all’amministrazione comunale utili per indirizzare le future politiche ambientali.

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CITTÀ ECO-SOSTENIBILI

BIODÉ, linea di fragranze biodegradibili

LR Industries SpA

è costantemente impegnata nella ricerca e nello sviluppo di nuovi prodotti innovativi e di alta qualità. Una delle loro ultime proposte è la linea di fragranze Biodé, che si distingue per innovazione e biodegradabilità.

Biodé è una linea di fragranze che racchiude tutte le famiglie olfattive, dalle più fresche alle più intense, abbracciando note agrumate, floreali e muschiate. Questa linea di fragranze è realizzata con

ingredienti accuratamente selezionati, scelti con la massima cura per garantire la massima qualità, efficacia e rispetto per l'ambiente. Le fragranze sono formulate con estratti di fiori e piante, oli essenziali puri e altre sostanze. La linea di fragranze Biodé promette un'esperienza unica e indimenticabile, un mondo di profumi e sensazioni accattivanti. Con le sue formulazioni esclusive e la biodegradabilità, Biodé è la scelta perfetta per chi desidera prendersi cura dell'ambiente. Biodé non solo offre una ricercata esperienza sensoriale, ma dà anche la priorità

alla sostenibilità. La natura biodegradabile di queste fragranze assicura che non lascino un impatto duraturo sull'ambiente. Biodé, per supportare pratiche eco-compatibili senza compromettere la qualità o lo stile. Oltre al loro impegno per l'ambiente, LR Industries SpA pone anche una forte enfasi sull'efficacia del prodotto e sulla soddisfazione del cliente. Ogni fragranza della linea Biodé viene sottoposta a rigorosi test per garantirne la longevità e l'effetto a lunga durata. Una scelta consapevole per l'ambiente senza rinunciare alla qualità.

Produttori di Fragranze e Aromi, dal 1998. Eleganza, profumo, creatività e innovazione. Creare fragranze innovative significa trovare l’essenza di ogni elemento. L.R. Industries crea fragranze di qualità, raffinate e uniche che nascono dalla voglia di innovare e dalla ricerca di soluzioni sempre originali, per donare ricordi olfattivi indimenticabili.

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L.R. FLAVOURS & FRAGRANCES INDUSTRIES S.p.A. info@lrindustries.it | www.lrindustries.it

Attivatori biologici. Che cosa sono?

elimina la fonte del cattivo odore e allontana insetti molesti. Sono disponibili in diversi formati,  polvere in sacchi da 3 kg, sacchetti idrosolubili, compresse e capsule, per meglio adattarsi alle esigenze dell’utilizzatore. Efficaci per il trattamento d’urto in caso di intasamenti e incrostazioni e per la manutenzione ordinaria degli scarichi e della fossa biologica.

Un’ampia gamma di prodotti ITALSAN è costituita da Ceppi batterici accuratamente selezionati, non patogeni, non geneticamente modificati ed enzimi cellulari naturali (lipasi, amilasi, proteasi), prodotti specifici per la degradazione biochimica e la trasformazione delle sostanze organiche in H2O, CO2, e composti semplici.

Sciolgono le incrostazioni e i depositi residui, fluidificano i liquami, riducono i volumi e aumentano la produzione di biogas.

ATTIVITÀ

• sciolgono le incrostazioni e i depositi residui

• puliscono i condotti fognari

• bonificano le fosse biologiche

• degradano specifici inquinanti

• degradano i composti ammoniacali

• decontaminano suolo e acque

• attivano i processi di depurazione negli impianti di trattamento acque

• trattano e riducono i reflui

• fluidificano i liquami

• accelerano e favoriscono il compostaggio.

PRODOTTI PER SCARICHI

DOMESTICI E INDUSTRIALI

I prodotti bioenzimatici ITALSAN sono composti da un formulato batterico-enzimatico che degrada le sostanze organiche, soprattutto urea, ammoniaca, oli, grassi animali e vegetali e svolge un’azione fluidificante sulla gran parte dei reflui,

Per un trattamento localizzato di sifoni e pilette doccia, ItalSink a lento dissolvimento è la soluzione perfetta. È costituito da ingredienti 100% di origine naturale. Degrada completamente i residui presenti nel sifone. riduce gli interventi di manutenzione per la pulizia delle tubazioni e rimozione delle ostruzioni ed elimina le esalazioni maleodoranti che fuoriescono dalle pilette.

BIODUST. IL CAVALLO DI BATTAGLIA

Da tempo, progettato, brevettato e realizzato da Ital-

san, BIODUST permette la fluidificazione di tutte quelle sostanze che si aggregano e formano le incrostazioni all'interno degli impianti di scarico a partire dal primo sifone e giù sino ad arrivare alla fossa biologica. L’erogazione di polvere bio-enzimatica nel sito voluto avviene per la quantità necessaria e negli orari prescelti, inoltre, oltre a sciogliere le sostanze organiche come grassi, amidi, saponi, previene l'azione di aggregati calcari che incrostano tubature, pareti di serbatoi, pompe a immersione e tutto ciò che viene a contatto con i reflui di scarico. In breve, l'utilizzo di BIODUST preserva la funzionalità degli impianti di scarico, previene la formazione dei cattivi odori e la colonizzazione di insetti (blatte, moschini, zanzare) oltre a ridurre nettamente il costo degli spurghi. Con un semplice collegamento, BIODUST, può essere installata in mense, alberghi, ristoranti, ospedali, circoli, centri sportivi, comuni, scuole e università, convitti.

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#opensustainability Verso un modello integrato di sostenibilità

Dall’utilizzo integrato, sinergico e capillarmente diffuso delle certificazioni dipende l’attuazione di una strategia di sviluppo sostenibile complessiva che coinvolga aziende, territorio, cittadini. Proprio per questo, negli ultimi progetti e per il futuro, ICEA punta sulla Open Sustainability, processo in cui un’azienda interagisce con i partner oltre i confini dell’organizzazione, ma anche con il consumatore, al fine di raggiungere in maniera ottimale i propri obiettivi di sostenibilità, quelli della sua rete diretta e quelli più ampi, sia a breve che a lungo termine. Quante volte, in svariati contesti, abbiamo sentito parlare di sostenibilità? E soprattutto, in quanti hanno un’idea corretta, chiara e completa del perimetro che delimita la definizione di questa parola sempre più determinante nella scelta di investimenti, produzione, acquisto e consumo?

Nel rapporto finale della Commissione mondiale sull'Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite, "Our Common Future" - conosciuto anche come rapporto Brundtland, pubblicato nel 1987 - troviamo la definizione di sviluppo sostenibile inteso come "...uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri". Questo rapporto, è tuttora considerato un riferimento per le riflessioni legate alle questioni ambientali. Attualmente assistiamo ad

un uso reiterato della parola "sostenibilità" - spesso inflazionata - soprattutto in campo pubblicitario dove, il più delle volte, la si utilizza per il suo appeal comunicativo, associata ad altri termini come green e naturale,

DIMENSIONE PULITO | 08/23 44 GREEN CERTIFICAZIONI
Da poco presentato, questo modello di Open Sustainability si basa sull’interazione di un’azienda con partner e consumatori per raggiungere al meglio i propri obiettivi di sostenibilità, sia a breve che a lungo termine

correndo il rischio di sfociare in quello che è definito greenwashing

UNA CORRETTA CULTURA DEL TEMA

In questo contesto risulta estremamente necessario diffondere nel modo esatto queste tematiche, ed è in questa direzione che si muove ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale). Anche in occasione del Sana - Salone Internazionale del Biologico e del Naturale - tenutosi a Bologna, è finito sotto la lente d’ingrandimento il tema della sostenibilità, con uno sguardo analitico all’approccio che l'Istituto ha verso questo concetto. Per comprenderlo appieno, è fondamentale fare un passo indietro e risalire alle sue origini, riconducibili ai primi movimenti dell’agricoltura biologica - ICEA, infatti, nasce dall’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (AIAB) - in cui è possibile ravvisare già un’apertura alla sostenibilità che contraddistingue la sua storia. È importante sottolineare che i requisiti dell’agricoltura biologica aiu-

tano a perseguire anche gli obiettivi di sostenibilità. Un’apertura, dunque, nata nel biologico nel mondo Food, ed evolutasi verso altri settori. Da qui, lo sviluppo di un modello integrato di sostenibilità che trova la sua sintesi nel claim Open Sustainability, coniato nel 2022, e che riafferma i valori identitari di ICEA.

All’interno del programma ‘Open Sustainability’, troviamo riuniti il mondo del Food e quello del No food: dal tessile alla bioedilizia, fino alla biocosmesi. Si tratta di un sistema bidirezionale concreto, di dialogo tra due mondi in termini di processi, che si alimentano a vicenda. Ma in che modo? Per far comprendere questa interazione, facciamo alcuni esempi concreti: dalla ginestra - una pianta spontanea che attecchisce facilmente su ogni tipo di terreno - è possibile ricavare filati utilizzabili nel settore tessile; e ancora, dalle bucce di mela e dai semi di pompelmo, è stata realizzata una pellicola protettiva per alimenti commestibile e biodegradabile, inodore e antimuffa. Un packaging sostenibile, risultato

PER UN MONDO SOSTENIBILE

ICEA è un consorzio senza fini di lucro al quale partecipano enti, associazioni, imprese e organizzazioni della società civile che da oltre vent’anni hanno contribuito al dialogo e generato la spinta e lo sviluppo dell’agricoltura biologica nel territorio italiano ancor prima che questa venisse normata. ICEA controlla e certifica diverse migliaia di aziende che svolgono la propria attività nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente, tutelando la dignità dei lavoratori e i diritti dei consumatori. ICEA fonda la sua idea di sviluppo sostenibile

su competenza, valori etici condivisi e su coloro che, credendo nella centralità dell’uomo, ogni giorno perseguono la via della sostenibilità per un futuro sicuro per il pianeta e l’umanità intera. Sin dalla sua costituzione, il lavoro di ICEA è orientato alla più ampia diffusione delle buone pratiche sostenibili e per farlo, mette a disposizione il suo più grande patrimonio: il suo personale qualificato, con le sue competenze, per offrire i propri servizi certificativi ai prodotti delle aziende che applicano gli schemi proposti dall’Istituto.

di una ricerca messa a punto dall’Enea insieme all’Università di Salerno. Un ulteriore esempio di applicazione del processo di integrazione è individuabile nel mondo dei biodistretti, che perseguono lo sviluppo di un’agricoltura biologica sostenibile e promuovono lo sviluppo della filiera agro tessile. Tra l’altro, quello del tessile - è bene ricordarlo - è il settore tra i più impattanti a livello di inquinamento globale, in cui ICEA agisce attraverso l’offerta di servizi di certificazione volontari.

PROMOZIONE DEL MODELLO ‘OPEN SUSTAINABILITY’

In primis, la promozione può avvenire attraverso l’integrazione degli schemi di certificazione, ma anche attraverso lo sviluppo di nuovi servizi e l’integrazione di competenze. Questo modello, inoltre, permette di cogliere le esigenze progettuali orientate all’economia circolare e la necessità di creare nuovo valore aggiunto da parte delle imprese. È in grado di concretizzare l’approccio sostenibile come modello produttivo.

Quando parliamo di sostenibilità non possiamo tralasciare il concetto di economia circolare, uno strumento strategico per ridurre l’estrazione e il consumo di materie prime naturali. Un modello non solo di produzione ma anche di consumo che ha, tra le sue finalità, quella di allungare il ciclo di vita dei prodotti e ridurre al minimo gli scarti. Per ICEA la sostenibilità è un percorso integrato in continua evoluzione, che riguarda le aziende di ogni settore e di ogni dimensione, ed è per questo che vuole tracciare una direzione ben precisa da seguire, affinché i processi di produzione siano orientati a un’economia etica. Quello di ICEA è un impegno quotidiano per migliorare sì il presente, ma con lo sguardo rivolto ad un futuro sempre più sostenibile. E la certificazione è la dimostrazione di questo impegno, nel pieno rispetto dell’ambiente e dell’uomo.

DIMENSIONE PULITO | 08/23 45

Mira Ergo. Più agile, più pratica, più sostenibile

4CleanPro è sempre alla continua ricerca di innovazioni al fine di adattarsi a un mercato sempre più esigente ed in continua evoluzione. È per questo motivo che dedica molte energie alla realizzazione di nuovi prodotti o al loro aggiornamento tecnologico, cercando di soddisfare le richieste ecologiche nel rispetto delle attuali problematiche ambientali.

È nata così la nuova Mira Ergo: si presenta completamente rivisitata nella parte superiore dove sono concentrate tutte le novità. Il design offre un nuovo manico che supporta il serbatoio di recupero. Il cruscotto invece dell’ingombrante manico in rotazionale, è stato sostituito dal tradizionale manico tubolare di 32 mm di diametro in acciaio inox AISI 304. Il

cruscotto con l’impugnatura è invece un doppio guscio con la presa del manico del tipo monospazzola, e offre un maggior braccio di leva rendendo così più leggera la guida della macchina. Nella parte inferiore del manico si trova il serbatoio di recupero di ben 5 litri facile e sicuro da sganciare e svuotare. Il sistema di filtro e galleggiante è la tradizionale gabbia di retina d’acciaio con delle palline che andranno poi tappare il tubo d’aspirazione quando l’acqua arriva al livello massimo. La parte inferiore della macchina invece è invariata e monta esattamente gli stessi componenti della versione precedente. Il risultato è dunque una macchina più leggere alla guida dovuto all’abbassamento del baricentro del gruppo manico, più ergonomica (dove il nome ERGO) con l’impugnatura a monospazzola , più affidabile con il nuovo serbatoio di 5 litri di capacità dell'acqua di recupero e soprattutto il collegamento diretto dei tubo del sistema d’aspirazione

direttamente inserito nel serbatoio quindi senza guarnizione e senza gancio di chiusura come anche il nuovo sistema di galleggiante a gabbia di rete con palline. L’efficienza rimane di ottimo livello anche perché le batterie e i motori sono gli stessi del modello precedente e con un motore d’aspirazione 330 watt e 2 motori spazzole di 120 watt ciascuno. Importantissimo sottolineare che tutti i ricambi principali sono gli stessi della versione precedente e quindi i nostri distributori e centri assistenza non devono rifornirsi di nuovi ricambi dato che tutti i motori e le schede elettroniche sono identiche, come anche tutta la gamma di accessori rimane invariata. Insieme alla Mira Ergo nel catalogo 4CleanPro potete trovare Mira 40, Mira Hepa, Amica, Leila e Gaia: un intera gamma in grado, grazie alle specifiche caratteristiche di ognuna di esse, di risolvere tutte le problematiche legate alla pulizia e alla meccanizzazione delle operazioni di lavaggio e sanificazione dei più svariati settori: civile, commercio, imprese di pulizia, industria, sanità e trasporti.

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Kemika tra tradizione e innovazione: “Insieme per vivere in un mondo migliore”

Da sempre, l'obiettivo in Kemika è di valorizzare l’educazione ambientale, ponendo grande attenzione agli aspetti etici, sociali, economici dei processi produttivi. Non a caso due Centrali Termiche, alimentate da sfridi vegetali, quali gusci di nocciola, cippato e Pellets, riscalda tutta l’azienda, consentendo un risparmio annuo equivalente a 40.000 litri di gasolio.

Posizionati sui tetti dello stabilimento, 2.000 metri quadri di pannelli fotovoltaici,

garantiscono la produzione di tutta l’energia necessaria al funzionamento degli impianti di produzione e degli impianti di illuminazione: tutti rigorosamente a led.

La strada che in Kemika si è deciso di percorrere è di crescere secondo i principi di uno sviluppo sostenibile, di credere fermamente nella missione di creare cultura del pulito, nel totale rispetto dell’ambiente.

A questo proposito, l’Azienda di Ovada, si propone al mercato italiano con una

gamma completa di 15 prodotti professionali certificati Ecolabel, conformi alla Norma UNI EN ISO 14024, Etichettatura ambientale di tipo 1, di cui quattro certificati BIO C.E.Q, che attesta i formulati prodotti con materie prime di origine vegetale provenienti da fonti rinnovabili. La gamma dei prodotti “Eco - Friend” si completa con 36 formulati certificati CAM ai sensi del D.M. 29.01.201, di cui 12 Presidi Medici Chirurgici (PMC), 9 formulati Super Concentrati, 8 prodotti di pulizia periodica e / o straordinaria.

La scelta e gli investimenti sulle confezioni hanno consentito a Kemika di presentarsi al mercato con gli imballi degli articoli fabbricati con il 50% di polietilene ricavato dalla raccolta differenziata certificata plastica seconda vita e per il restante 50% con polietilene ad alta purezza che permette di non produrre composti tossici.

Kemika è certificata:

• ISO 9001: attesta il sistema di gestione della qualità nel processo produttivo e nell’organizzazione aziendale.

• ISO 14001: identifica la normazione sui sistemi di gestione ambientale dell’Azienda.

• SA 8000: identifica aspetti della gestione aziendale

attinenti alla responsabilità sociale d’impresa, tra cui il rispetto dei diritti umani e il rispetto del diritto al lavoro.

• ISO 45001: si fa garante delle politiche di prevenzione e protezione dei lavoratori che vengono attuate all’interno dell’Azienda.

• ISO 14067 attestato conosciuto come Carbon Footprint, che certifica la gestione dei gas serra a livello di organizzazione e di prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita.

Uno degli obiettivi che si è proposta Kemika è di fornire indicazioni eticamente corrette per indirizzare gli utilizzatori finali a individuare soluzioni legate a impiegare prodotti chimici a basso impatto ambientale e a una razionalizzazione dei consumi e degli acquisti.

A questo proposito chiedete supporto al Team Kemika che provvederà ad inviarti tutte le informazioni che vi necessitano: teamkemika@ kemikaspa.com

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Simplify: la prima gamma Carbon Neutral di Papernet

Carbon neutral sono le imprese, i processi e i prodotti le cui emissioni di CO2 calcolate sono state compensate attraverso il supporto di progetti di tutela del clima riconosciuti a livello internazionale.

Dalla continua ricerca di Papernet nasce così la nuova gamma Simplify, la prima linea di prodotti Carbon Neutral nata con l’obiettivo di contribuire in maniera concreta e tangibile alla protezione globale del clima. Insieme a ClimatePartner viene calcolata l’impronta ambientale dei prodotti Simplify, definendo così l’esatto ammontare di CO2 che sarà compensato attraverso un progetto di tutela climatica.

PROGETTO IN AMAZONAS

Papernet ha scelto di pro-

teggere la foresta vergine di Lábrea, nello stato federato brasiliano di Amazonas, che tra il 2008 e il 2020 ha registrato il quarto tasso di disboscamento più alto del Brasile. Gli ecosistemi sono stati danneggiati e si sono verificati dei conflitti sociali a causa dei furti di legname, della costruzione di nuove strade e dell’intensificazione dell’agricoltura e dell’allevamento, che hanno costretto le comunità locali alla migrazione forzata.

Con l’aiuto delle attività di monitoraggio e dei corsi di formazione alla popolazione, il progetto punta a controllare il disboscamento e a salvaguardare la grande varietà di piante e animali della foresta pluviale amazzonica.

Le foreste sono tra i principali assorbitori di CO2 del

pianeta, ospitano un’enorme varietà di specie e sono la fonte di sostentamento per le comunità locali. Le superfici boschive mondiali sono tuttavia fortemente diminuite negli ultimi decenni, a causa dell’aumento degli insediamenti, dello sfruttamento agricolo, del disboscamento illegale e dell’estrazione di materie prime. I soggetti coinvolti nel progetto proteggono l’area dai disboscamenti assieme alla popolazione locale, creando fonti di sostentamento economico alternativo e formazione.

Inoltre, come impegno aggiuntivo, per ogni tonnellata di CO2 compensata piantiamo un albero in Germania, contribuendo così all’adattamento delle nostre foreste ai cambiamenti climatici. Gli ecosistemi europei sono colpiti dai cambiamenti climatici: gli incendi boschivi stanno distruggendo vaste aree

e i parassiti si diffondono con particolare rapidità nelle foreste indebolite. Le specie arboree come l’abete rosso soffrono la siccità e il caldo perché hanno radici superficiali che non raggiungono gli strati più profondi del suolo contenenti riserve d’acqua. Per questo motivo Papernet sostiene l’afforestazione e la conversione delle foreste in foreste miste.

L’impegno di Papernet per la lotta al cambiamento climatico passa anche attraverso una comunicazione credibile e trasparente. L’etichetta ClimatePartner posta sui packaging indica che le emissioni non evitabili del prodotto sono state calcolate e compensate mediante il progetto di protezione della foresta vergine (Lábrea, Brasile), mentre il numero ID univoco consente di tracciare l’esatta quantità di CO2 compensata da Papernet.

sofidel.com | papernet.com informazione pubblicitaria

Aladin, il sistema di dosaggio detergenti a marchio Ecolabel

Il sistema Aladin, progettato e realizzato da AR-CO Chemical Group, permette, attraverso la nuova piattaforma web Aladin, la programmazione preventiva delle diluizioni del prodotto preparate sulla base delle attività da svolgere nel cantiere e in base alle esigenze del cliente.

Terminata la configurazione questa viene inviata alla macchina che, da subito, attraverso una bilancia elettronica gestita da un tablet, eroga prodotto chimico super concentrato e acqua in funzione del contenitore e del dosaggio programmato. La bilancia elettronica permette di ottenere sempre la corretta diluizione del prodotto nel flacone. Il sistema azzera completamente il rischio chimico in quanto le taniche di prodotto super concentrato sono chiuse in un vano posto sotto il sistema di dosaggio non accessibile agli operatori tranne a quelli autorizzati.

L’impresa di servizi che utilizza il sistema Aladin e prodotti Ecolabel, è agevolata nell’intraprendere l’iter di certificazione Ecolabel del servizio di pulizia all’interno di un cantiere specifico.

Aladin è ideale per molteplici settori: sanitario, assistenziale, ospitalità, scolastico, wellness, commerciale, civile e industriale.

Aladin permette, in automatico, di ottenere i dati di consumo di ogni singolo detergente sulla base del periodo selezionato, di averne il report stampabile direttamente dalla piattaforma web.

Il monitoraggio dell’impatto ambientale riguarda imballi di plastica, imballi di cartone, acqua, energia elettrica e CO2 con riduzioni significative fino all’80%. Aladin è la soluzione ideale per il rispetto dell’ambiente.

I

• Programmazione preventiva dei dosaggi

• Gestione e monitoraggio dei consumi

• Azzeramento del rischio chimico

• Riduzione degli stock di magazzino

• Controllo e riduzione dei costi

• Controllo e tracciabilità delle operazioni via remoto

• Report aggiornato in tempo reale del miglioramento dell’impatto ambientale

• Formazione del personale continua

• Linea completa di detergenti con linee personalizzate Food, Hotel, Ecolabel e Probiotici

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vantaggi del sistema Aladin

Linea Enjoy: una scelta intelligente e conveniente

che senza, ed è dotato di dispositivo di sicurezza.

CIRCE SHAMPOO DOCCIA

Prodotto in Italia con ingredienti naturali e olio di oliva, lo shampoo doccia CIRCE è un prodotto che rispetta e nutre l’epidermide partendo dalle proprietà esistenti in natura. Due funzioni in un solo prodotto: shampoo delicato per i capelli, detergente emolliente per il corpo. Non contiene agenti schiumogeni aggressivi.

NINFA SAPONE LIQUIDO

lascia le mani morbide. Prodotto in Italia.

ANXUR BALSAMO KERATINA

ANXUR è un balsamo concentrato con cheratina ed olio di argan da utilizzarsi dopo lo shampoo. Ammorbidisce e districa i capelli lasciandoli morbidi al tatto, e luminosi.

ASTURA CREMA CORPO E MANI

Un design innovativo ed elegante incontra convenienza e sostenibilità in una linea di prodotti che permette la prevenzione di sprechi ed il risparmio.

Grazie alla sua continua ricerca per l’innovazione ed il miglioramento dei prodotti nel settore cleaning B2B, Hygenia ha sviluppato soluzioni d’impatto per settori come quello della ristorazione e dell’ospitalità.

Dai dispenser mani e doccia dal design innovativo, agli shampoo doccia profumati e di qualità, fino al dispenser di balsamo e crema corpo. La Linea Enjoy si distingue per la sua varia gamma di prodotti e garantisce estetica e funzionalità ai propri clienti.

Inoltre, ha come obiettivo

di limitare il consumo della plastica monouso, grazie ad un monitoraggio attento che rilevi e riduca lo spreco. Per questo Hygenia ha sviluppato un software che misura il consumo della plastica, in grado di fare una stima del risparmio ecologico relativo al prodotto.

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Il Dispenser Enjoy mani e doccia, permette l’erogazione della giusta quantità di prodotto, riducendo i costi e gli sprechi e aumentando l’impatto positivo sull’ambiente. La sua ricarica made in Italy e la sua innovativa tecnologia limitano il consumo e l’impatto ambientale. È possibile il suo utilizzo sia con chiave,

Il sapone NINFA ha proprietà emollienti che svolgono un’azione protettiva. Non comporta l’utilizzo di prodotti nocivi per l’ambiente come capita per i comuni detergenti. E’ un sapone di pregiata qualità con olio di oliva e una delicata nota profumata,

Con estratto di aloe e olio di mandorle Astura dona alla pelle un’idratazione intensa e prolungata nel tempo. Si assorbe rapidamente lasciando la pelle morbida, setosa, vellutata e gradevolmente profumata. Con Aloe.

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Passione PER IL TISSUE ma anche per la natura!

stica alla carta.

L’articolo Paperdi AZ.118/ 3000 realizzato con Tissue riciclato 100%, certificato Ecolabel ed FSC® Recycled, packaging in carta riciclabile e compostabile è il prodotto green per eccellenza: zero impatto ambientale, alta qualità. Un prodotto che facilita il processo di ricarica del dispenser e aiuta l’operatore a svolgere il proprio lavoro velocemente, utilizzando un unico contenitore per smaltire i rifiuti. Un prodotto di alta qualità a tutela del consumatore e dell’ambiente.

“Green Economy” significa orientare la nostra azione a comportamenti che consentano il massimo rispetto dell’ambiente, in tutti i settori; un ambiente rispettato garantisce un “suolo etico” e contribuisce più di qualsiasi altra attività alla qualità della vita.

Paperdi è da sempre convinta dell’importanza che rivestono gli aspetti qualitativi e ambientali del merca-

to in cui opera, tanto che è stata tra le prime aziende in Italia a lanciare una propria linea di prodotti ecologici a marchio Ecogreen, realizzati in carta riciclata al 100% e destinati a tutti gli operatori del settore comunità e industria. Il ciclo produttivo a ridotto impatto ambientale, hanno permesso a Paperdi di ottenere il marchio di qualità ecologica Ecolabel.

L’affermazione dei prodotti

monouso in carta ecologica Ecogreen e la costante crescita di richiesta del mercato hanno consentito all’azienda di incrementare la gamma della linea ecologica che comprende bobine, jumbo roll, asciugamani intercalati, asciugamani a rotolo e lenzuoli medici. Il soddisfacente e crescente inserimento dei prodotti Ecogreen nel settore professionale sono la migliore testimonianza che le politiche e le strategie ambientali sono positivamente accolte dal mercato.

La salvaguardia dell’ambiente e il low enviromental impact dei prodotti in gamma trova massima espressione nel progetto All in paper, con la conversione di tutti i packaging degli asciugamani piegati a Z dalla pla-

No touch - No waste

Soavex Professional, un nuovo progetto che sintetizza l’attenzione verso l’ambiente e verso i clienti. Un sistema di dispensazione che garantisce la riduzione degli sprechi e assicura la totale igienicità del servizio al consumatore.

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Olè Ressenza profuma, deodorizza, igienizza, deterge

Rubino Detergenti nasce nel 1960 da un’idea di Antonio Rubino e si evolve con la passione e la professionalità del figlio Luigi (attuale Amministratore Unico) a partire dal 2002, quando la società si trasforma in Rubino Chem

L’azienda ha saputo più volte diversificare l’attività ampliando gli orizzonti e offrendo prodotti di qualità per un uso professionale e industriale. Grazie al duro lavoro di due generazioni che hanno creduto in un progetto imprenditoriale che mirasse all’eccellenza, oggi più che mai la società è viva e lotta in un mercato sempre più complesso.

Rubino Chem dispone di un reparto Ricerca & Sviluppo che coopera direttamente con la facoltà di Chimica dell’Università di Bari. L’efficienza e l’impatto con

l’ambiente è costantemente monitorato al fine di trovare soluzioni ecocompatibili e sicure per gli utilizzatori; per tale motivo, nei processi produttivi vengono impiegate esclusivamente  materie prime di altissima qualità e con certificazioni internazionali.

Tra i numerosi articoli igienizzanti e profumanti della Rubino Chem, il fiore all’occhiello è Olè Ressenza

Olè Ressenza è un formulato, usato dai professionisti del pulito, innovativo ad altissima resa; la formula equilibrata e le speciali materie prime contenute, le conferiscono una lunga persistenza negli ambienti dove si utilizza e grazie alla sua alta concentrazione, lascia nell’ambiente un inebriante profumo che elimina tutti gli odori sgradevoli presenti. Ed è per questo che il suo utilizzo è indicato in luo-

ghi pubblici come hotel, ristoranti, ospedali, RSA. Racchiude tutte le caratteristiche della linea precedente Essenza con l’ulteriore funzione Igienizzante. Grazie alla nuova e sofisticata composizione, ha un alto potere nella Rimozione di Germi e Batteri. Con cinque distinte funzioni: profuma, deodorizza ambienti, igienizza, deterge, spolvera superfici. Le fragranze uniche, originali e di lunga persistenza con bouquet inebrianti, racchiudono la freschezza dei fiori, il sapore delle spezie e tutta la dolcezza dei frutti maturi; contraddistinte dai colori, fatte per dare piacevoli sensazioni di profumo, creano la giusta atmosfera per il benessere negli ambienti vissuti quotidianamente.

Olè Ressenza si può utilizzare su superfici in Marmo, Ceramica, Klinker, Linoleum anche incerato, Resina, Legno e Parquet trattati con cere naturali o sintetiche. Le superfici trattate costantemente ottengono un effetto lucido non scivolante. Olè Ressenza ha un’azione antistatica che dirada la polvere.

Olè Ressenza si articola in ben 23 profumazioni suddi-

vise in tre linee: la Classica, frutto del know-how e maestria dell’eccellenza italiana; l’Ipoallergenica, un mix di fragranze create esclusivamente da materie prime nobili e attentamente selezionate; la Luxury, unica ed esclusiva, mix di essenze preziose e inebrianti ad alta concentrazione.

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Tenax: affidabilità 100% elettrica e tutela dell’ambiente

Tenax International, con sede in provincia di Reggio Emilia, è l’unico player attualmente sul mercato ad essere stato in grado di tradurre la propria vocazione elettrica in una gamma completa di spazzatrici e lavastrade 100% elettriche (non elettrificate) a basso voltaggio (inferiore a 50 volt).

Tutti i prodotti della gamma Tenax, infatti, nascono sin dal loro concepimento per essere completamente ed esclusivamente elettrici.

AFFIDABILITÀ

100% ELETTRICA

Tenax è soprattutto sinonimo di affidabilità 100% elettrica; infatti, grazie all’esperienza ultra ventennale nel settore dello spazzamento stradale elettrico e grazie

alle ben oltre 1000 spazzatrici elettriche vendute a proprio marchio in oltre 42 Paesi, è in grado di garantire elevate performances a tutte le latitudini ed offrire soluzioni su misura studiate per soddisfare le esigenze di ogni cliente. Proprio per questa ragione, oggi Tenax International, vanta una partnership con i principali enti pubblici e privati Europei godendo della fiducia di città tra le quali Parigi, Bruxelles, Napoli, Taipei, Melbourne, Barcellona, Madrid, Londra, Bilbao e molte altre.

Tenax offre un’ampia gamma di spazzatrici e lavastrade di ultima generazione con prestazioni elevate combinate a soluzioni energetiche customizzate.

Le spazzatrici 100% elet-

triche Tenax al contrario delle spazzatrici elettrificate, sono in grado di offrire elevate prestazioni in termini di autonomia di lavoro, e proprio grazie alla vasta gamma di batterie disponibili, Tenax è in grado di offrire soluzioni energetiche su misura, adattandosi così alla perfezione a qualsiasi esigenza sia essa tecnica, economica che di servizio di ogni cliente.

TUTELA DELL’AMBIENTE

Tenax è anche sinonimo di tutela dell’ambiente.

Le spazzatrici e lavastrade 100% elettriche Tenax, grazie all’assenza di circuiti idraulici, annullano il rischio di sversamenti di olii idraulici sulla superficie stradale. (Lo sversamento di olii

idraulici infatti può comportare onerosi interventi di bonifica, costituendo al contempo un pericolo per l’ambiente circostante nonché per la sicurezza e salute dei cittadini.)

E inoltre grazie all’assenza di Emissioni di CO2 e di emissioni acustiche inquinanti contribuiscono a creare un contesto cittadino più confortevole, vivibile e sostenibile.

RITORNO DELL’INVESTIMENTO

Le spazzatrici e lavastrade Tenax garantiscono un rapido ritorno dell’investimento confermato in massimo tre anni, grazie all’assenza di manutenzione e ai ridotti costi di mantenimento. Proprio in quest’ottica si inseriscono tutte le nostre spazzatrici 100% elettriche, caratterizzate da un’elevata affidabilità e da un sistema di funzionamento 100% elettrico di nuovissima generazione, in grado di garantire performances estremamente elevate ed un comfort supremo per l’operatore.

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Spazzatrice stradale Istruzioni per l’uso

Le spazzatrici stradali, preziose alleate dell’uomo per rendere efficaci e veloci le operazioni di pulizia, per la cura dell’ igiene, specie nei centri urbani, in cui  trovano costante impiego, e dei parcheggi, ossia per pulire superfici particolarmente estese. Versatili, maneggevoli, sempre più green: vediamo, dunque, di conoscerne meglio il “biglietto da visita”, occupandoci anche della loro manutenzione e proiettando lo sguardo al presente e all’immediato futuro, che vede i fabbricanti particolarmente impegnati ad affrontare le sfide del risparmio d’energia e di acqua, all’insegna della massima sostenibilità ambientale. Con operatore a bordo o a terra, le spazzatrici stradali risultano particolarmente efficaci e permettono di raccogliere rifiuti di qualsiasi tipologia, siano essi leggeri, come la

carta, o pesanti, come le bottiglie. Questa categoria di macchine, inoltre, si distingue anche per una grande capienza del contenitore riservato ai rifiuti. Tale specifica caratteristica fa sì che non sia necessario accumulare temporaneamente i rifiuti da qualche parte per poi trasportarli altrove in un secondo momento. Il funzionamento delle spazzatrici tradizionali è semplice: grazie all’azione della spazzola rotativa, queste preziose macchine, manovrate dagli addetti, spingono i rifiuti raccolti verso l’apposito contenitore. Nelle spazzatrici aspiranti, invece, i rifiuti, dopo essere stati raccolti, vengono aspirati: ovviamente, per questa specifica prerogativa, queste macchine si rivelano maggiormente efficaci, garantendo una pulizia molto più accurata. Le spazzatrici tradizionali, attraverso l’azione della spazzola

rotativa, spingono i rifiuti verso l’apposito contenitore. La loro forza di aspirazione, inoltre, consente di raccogliere, oltre ai rifiuti solidi, anche quei rifiuti viscosi che non potrebbero essere raccolti tramite semplice spazzatura meccanica. Questi modelli, tuttavia, sono più costosi rispetto alle spazzatrici classiche. In estrema sintesi: possiamo dividere il macro settore delle spazzatrici stradali in due grandi “famiglie”: spazzatrici standard, in cui la spazzola spinge i rifiuti verso l’apposito contenitore; spazzatrici aspiranti, o spazza-aspiratrici, nelle quali la spazzola spinge i rifiuti che vengono poi aspirati.

ELETTRICHE O CON MOTORE A COMBUSTIONE: COME SCEGLIERE?

Le spazzatrici uomo a terra e uomo a bordo possono essere dotate di un

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Qualche consiglio per utilizzarne al meglio le potenzialità, attraverso costanti interventi di controllo e manutenzione. Gli errori da evitare e le accortezze da curare per l’impiego ottimale di questa macchina

motore elettrico alimentato tramite batteria, oppure di un motore a combustione. I modelli elettrici, essendo alimentati da una batteria, hanno un’autonomia ridotta, che varia per l’appunto a seconda della stessa. Nella scelta della macchina, questo limite dei modelli elettrici va tenuto adeguatamente in considerazione perché la spazzatrice dovrà essere in grado di pulire una determinata superficie con un solo ciclo di carica. Viceversa, i motori a combustione garantiscono maggiore autonomia ma poiché producono gas di scappamento trovano impiego esclusivamente nelle spazzatrici adibite ad operazioni di pulizia da effettuare negli ambienti in esterni. Al momento di scegliere quale spazzatrice acquistare, sarà necessario per prima cosa tenere in considerazione il tipo di superficie da pulire e le sue caratteristiche specifiche. Per una scelta ottimale della macchina migliore da impiegare nelle operazioni di pulizia si deve tener conto di due parametri particolarmente importanti:

• la larghezza di lavoro, che dipende generalmente dalle dimensioni della macchina e corrisponde alla larghezza che la macchina pulisce mentre avanza;

• la resa oraria in metri quadri, che dipende dal rapporto tra larghezza di lavoro e rapidità di avanzamento e che corrisponde all’area che teoricamente la macchina può spazzare in un’ora.

La resa oraria, insieme all’autonomia della macchina, permetterà a sua volta di determinare l’area che la spazzatrice è in grado di pulire con un solo ciclo di carica nonché il tempo necessario per realizzare l’operazione. Un altro parametro di cui tenere debitamente conto è il tipo di motore, che può essere elettrico o a combustione. L’uso di motori a combustione è riservato alle operazioni di pulizia in esterni, a causa delle emissioni potenzialmente nocive.

L’IMPORTANZA DEGLI INTERVENTI DI MANUTENZIONE

Qualsiasi spazzatrice può funzionare, o meno correttamente, in base ad un fondamentale fattore: la corretta manutenzione, che va effettuata con la massima cura dopo ogni utilizzo. Anche se le spazzatrici sono macchine che, come abbiamo visto, funzionano in modo relativamente semplice, come tutte le altre macchine per la pulizia necessitano di una manutenzione indispensabile da eseguire dopo ogni impiego. Partiamo dall’ABC: bisogna anzitutto svuotare il cassone dei rifiuti, pulire il filtro e fare un controllo veloce visivo delle spazzole. È pure

necessaria la manutenzione giornaliera della spazzatrice, magari avvalendosi - in caso di necessità - del manuale fornito dalla casa produttrice per conoscere al meglio, dettagliatamente, le modalità delle operazioni da svolgere. Assai consigliata è pure la manutenzione periodica della mac-

china, facendo svolgere un controllo da parte di un tecnico autorizzato, almeno una volta all’anno o dopo duecentocinquanta ore di funzionamento. Il tutto con due fondamentali obiettivi: migliorare le prestazioni e prolungare al massimo la vita e l’impiego della spazzatrice. Il ruolo del tecnico è fondamentale: questo consulente e

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“alleato” potrà consigliare al meglio su varie questioni, ad esempio sull’importanza di utilizzare ricambi originali per la sostituzione dei materiali di consumo della spazzatrice. Questi ultimi, infatti, si integrano al meglio con la spazzatrice, rispondendo ai minimi standard qualitativi e soddisfacendo tutte le complesse normative europee in merito a sicurezza e ambiente.

AFFRONTARE CORRETTAMENTE I PROBLEMI

Pochi, semplici accorgimenti possono rivelarsi davvero preziosi per evitare l’insorgere di problemi nell’uso della

arresto. Bisogna ricordarsi sempre l’aspirazione quando si lavora su superfici umide, in modo da non danneggiare il filtro. Di fronte alle problematiche più frequenti, bisogna porsi una serie di domande. Per esempio: se la spazzatrice non funziona e non si accende, la prima azione da compiere è quella di controllare che l’interruttore a chiave o quello generale si trovino nella posizione di accensione. Ovviamente, esistono due tipologie di controllo: se la spazzatrice è a batteria, è necessario verificare che il connettore delle batterie sia collegato all’impianto della spazzatrice, accertandosi pure che

toio del motore o GPL nella bombola, in base alla tipologia di alimentazione della macchina. Non guasta nemmeno un controllo dei filtri del carburante, verificando che non siano intasati.

AUTONOMIA E PRESTAZIONI

Un altro utile suggerimento riguarda un possibile scenario: un’inadeguata autonomia di lavoro della macchina. Come ben sappiamo, le spazzatrici vengono scelte proprio perché consentono di pulire grandi spazi in tempi assai rapidi. Perciò, se l’autonomia di una spazzatrice a batteria risulta molto bassa, vanno tempestivamente in-

spazzatrice. Alcuni consigli: non lavorare, anzitutto, in ambienti all’aperto in cui siano presenti residui quali corde, spaghi, reggette, imballi di nylon di dimensioni tali da avvolgere la spazzola centrale, provocandone il progressivo

le batterie siano cariche. Se invece la spazzatrice è a motore, bisogna controllare che la batteria di avviamento sia carica e collegata all’impianto della macchina. È pure indispensabile verificare che ci sia carburante nel serba-

dividuate le cause del problema, compiendo i seguenti passaggi:

• verificare che il livello di carica sia sufficiente;

• controllare che anche le batterie siano collegate correttamente tra loro

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e che il connettore batterie sia collegato al connettore dell’impianto elettrico;

• assicurarsi che i poli e i morsetti delle batterie non siano ossidati o sporchi. In caso lo risultassero, è bene contattare un tecnico;

• verificare sempre lo stato delle batterie, ricordando che più le batterie sono vecchie, meno mantengono la carica.

Alcuni semplici consigli da tenere presenti nel caso in cui la spazzatrice non pulisca bene sono:

• controllare la regolazione della spazzola centrale;

• controllare lo stato di usura delle spazzole: se sono troppo consumate, le prestazioni di pulizia della spazzatrice si riducono progressivamente e, nei casi più gravi, possono rovinare il pavimento;

• verificare che il tipo di spazzola sia adatto alla tipologia di pavimentazione e allo sporco da pulire. Esistono infatti spazzole speciali con setole morbide, oppure medie, dure, miste e con fili di acciaio per lo sporco più resi-

stente. Le setole di spessore più grosso sono più resistenti e quindi vanno usate su superfici con sporco solido o pesante (ghiaino, lattine, ecc.). Sulle superfici con sporco leggero o polvere è meglio usare setole più morbide;

• controllare lo stato del filtro che, se intasato, va pulito. Se invece la spazzatrice è dotata di scuotifiltro elettrico, è necessario controllarne il corretto funzionamento;

• controllare il cassettone di raccolta. Se è pieno, va tempestivamente svuotato.

UNA MACCHINA AL SERVIZIO DELLA SICUREZZA

Possiamo legittimamente affermare, senza timore di essere smentiti, che la spazzatrice stradale assolve a molteplici e importanti compiti, a tutela della nostra sicurezza. Ne citiamo solo alcuni, tra i più importanti: rimuove lo sporco evitando scivolamenti, consente una migliore visibilità della segnaletica orizzontale, riduce le fonti di inquinamento presenti nell’aria (polveri di veicoli, polveri di gomma, catrami, ecc.) destinate a finire nei

nostri polmoni o nelle acque di scarico. Insomma, pulire e igienizzare le pavimentazioni con le attrezzature professionali, che filtrano l’aria aspirata prima di reimmetterla nell’ambiente, migliora la qualità dell’aria che respiriamo. La spazzatrice ha inoltre la capacità di rimuovere lo sporco libero non aderente (sassi, piccoli detriti solidi, foglie e polveri più o meno fini), grazie all’azione meccanica delle spazzole, senza l’impiego di soluzioni detergenti liquide.

NUOVE FRONTIERE TRA GREEN

CLEANING E INNOVAZIONE 4.0

Oggi più che mai i costruttori di spazzatrici stradali, in primis quelli italiani, sono chiamati ad affrontare grandi sfide per quanto riguarda la dotazione delle macchine, a partire dall’impiego di sistemi intelligenti che consentono di interagire a distanza in modo bidirezionale con il mezzo impiegato negli interventi di pulizia. Programmi che, sfruttando la geolocalizzazione e l’intelligenza artificiale, consentono di controllare la macchina in qualsiasi momento, essendo informati

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direttamente dalla stessa circa il suo stato di salute, la presenza di eventuali anomalie e riuscendo perciò ad intervenire tempestivamente con l’assistenza da remoto, evitando fermi macchina o costosi interventi di manutenzione. Nel processo di digitalizzazione delle informazioni, le nuove applicazioni consentono di impiegare strumenti automotive che, risparmiando energia e ottimizzando i tempi d’intervento per le manutenzioni programmate o accidentali, puntano decisamente all’impiego ottimale della spazzatrice. I fabbricanti sono impegnati anche nella velocizzazione delle attività di aspirazione e su quello dell’ergonomia, per garantire una condizione di minor affaticamento per l’operatore, senza trascurare l’efficacia dei risultati. Ma è sul fronte della filtrazione delle polveri, garantendo

l’abbattimento totale delle nefaste PM10 e delle altre microparticelle presenti nell’aria, con avanzatissimi modelli di macchine spazzatrici stradali a gas metano, completamente elettriche ed ecologiche, dotate di potenti sistemi di filtraggio delle polveri, che i produttori italiani di questa “nicchia” di mercato stanno dando il meglio di sé all’insegna dell’innovazione 4.0, tramite l’impiego di tecnologie dall’elevata qualità e affidabilità, apprezzate in ogni parte del mondo. Attualmente infatti, questi sofisticati ed eccellenti sistemi di controllo mettono in condizione, specialmente le macchine più potenti e robuste con uomo a bordo, di ridurre al minimo indispensabile - ricorrendo al riciclo - o eliminare completamente - operando a secco - il consumo d’acqua. Senza dimenticare la creazione di applicazioni

che hanno il compito di misurare in tempo reale  i dati relativi alla produzione di CO2  consentendo così di poter intervenire con azioni volte alla loro riduzione. E come non parlare, infine, proprio a tale proposito, dei filtri HEPA, cioè di quel particolare sistema di filtrazione ad alta efficienza, ormai universalmente adottato dai produttori anche per le spazzatrici stradali, riconosciuto come standard dall’Unione Europea che oggi permette una straordinaria efficienza di filtrazione, capace di catturare microparticelle fino a 0,3 micron di spessore. Ecco spiegate alcune delle tante ragioni per cui, in definitiva, è giusto riconoscere alla spazzatrice stradale un ruolo di primo piano nel contesto della pulizia meccanizzata, nell’ambizioso obiettivo di creare un futuro migliore per il nostro pianeta.

58 IGIENE URBANA DIMENSIONE PULITO | 08/23 MACCHINE

MP-HT: Gli impegni verso la sostenibilità

L’attenzione per i bisogni delle persone e per le nuove esigenze della società è tra le peculiarità più importanti di MP-HT e accompagna l’azienda in un processo di continua crescita e trasformazione. Negli ultimi anni, l’impegno verso un percorso di sviluppo sostenibile ha acquisito sempre più rilievo, portando l’azienda a scelte e cambiamenti migliorativi a livello di ambiente, persone e prodotti.

AMBIENTE

Ridurre le emissioni, migliorare la gestione delle risorse energetiche e dei

rifiuti prodotti sono le aree su cui MP-HT sta intervenendo nella ristrutturazione dell’edificio che ospiterà la nuova sede aziendale. A conferma dell’impegno verso la sostenibilità, tutte le fasi di costruzione seguono le linee guida richieste dalla certificazione LEED®.

PERSONE

L’organizzazione del lavoro è per MP-HT un momento di fondamentale importanza. L’obiettivo è ridurre le complessità e puntare sulla flessibilità, per processi sempre più sostenibili. Un’altra tra le massime

priorità è la sicurezza dei collaboratori, e anche per questo l’azienda ha deciso di trasferirsi in un nuovo capannone: per assicurare un ambiente di lavoro più sicuro e confortevole.

PRODOTTI

Per garantire spazzatrici affidabili, prestanti ed ecososte-

nibili l’azienda si impegna a:

• scegliere sole materie prime di ultima generazione e di alta qualità certificata;

• elettrificare i macchinari, per ridurre i consumi e le emissioni;

• implementare soluzioni volte a semplificare e rendere più sicuro l’utilizzo della spazzatrice.

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Rifiuti urbani Quattro punti per riformare il settore

a cura di Francesca Leone

Come affermato dal presidente dell'ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) Stefano Besseghini, “L'Autorità ha ritenuto necessario mettere a disposizione del Paese un ampio pacchetto di riforme relativo al settore dei rifiuti, consolidando un quadro regolatorio che va progressivamente definendosi”.

Con questo obiettivo, dunque, ARERA ha varato dei nuovi regolamenti nel settore dei rifiuti urbani, dando seguito alle recenti previsioni normative per il riordino dei servizi pubblici locali, per la tutela della concorrenza, per le operazioni “Salva mare” e per favorire l'economia circolare, tenendo conto del principio comunitario della responsabilità estesa del produttore (EPR).

“La nuova regolazione approvata dall'Autorità - ha proseguito Besseghini - rappresenta un fondamentale

60 IGIENE URBANA DIMENSIONE PULITO | 08/23 NORMATIVA
Il “pacchetto rifiuti” varato da ARERA accompagna la valorizzazione economica dei rifiuti e graduale riduzione delle frazioni di scarto, favorendo lo sviluppo dell’economia circolare

fattore abilitante per il continuo miglioramento delle performance della raccolta differenziata, del recupero e del riciclo, in un quadro evolutivo in cui il monitoraggio e la regolazione devono procedere di pari passo”.

Il pacchetto di riforme si articola in quattro delibere, attraverso le quali l'Autorità ha regolato alcuni elementi molto rilevanti per il funzionamento del sistema di gestione dei rifiuti, accompagnando una transizione che vede i rifiuti sempre più come una risorsa economica da valorizzare attraverso la raccolta differenziata, il riciclo e il recupero e che vede gradualmente ridursi la percentuale di rifiuti da considerare scarto inutilizzabile. Per rendere tangibili i benefici che i cittadini ne possono ricavare, infatti, l’economia circolare necessita di una sempre maggiore efficienza delle attività gestionali e di una crescente qualità del materiale avviato a recupero.

I CONTENUTI DELLE DELIBERE

Con la delibera 385 è stato approvato lo schema tipo di contratto di servizio per la regolazione dei rapporti tra ente affidante e soggetto gestore. Un provvedimento che il settore invocava da molto prima che l'ARERA assumesse, nel 2018, competenze sul settore rifiuti (la previsione era già contenuta nel Testo Unico del 2006). Con questa delibera sono stati disciplinati i contenuti minimi essenziali del contratto di servizio, volti ad assicurare, per tutta la durata dell'affidamento, l'assolvimento degli obblighi di servizio pubblico, nonché l'equilibrio economico-finanziario della gestione secondo criteri di efficienza, promuovendo il progressivo miglioramento dello stato delle infrastrutture e della qualità delle prestazioni erogate.

Con la delibera 387 si introduce il monitoraggio di nuovi indicatori di efficienza delle attività di recupero e smaltimento, secondo un approccio graduale che tiene conto delle condizioni di partenza e dell'eterogeneità

del parco impiantistico disponibile. Da queste condizioni deriva la necessità di riconoscere il giusto valore di un settore industriale caratterizzato da un elevato grado di specializzazione in relazione alle diverse filiere. È stato quindi introdotto un primo set di indicatori che consentirà di monitorare le rese quantitative e qualitative della raccolta differenziata. Questo al fine di promuovere una maggiore efficacia nelle successive attività di riciclaggio del materiale.

Il set di indicatori si completa con altri, legati all'affidabilità e alle performance delle infrastrutture degli impianti di trattamento, prevedendo - dal 1° gennaio 2024 - specifici obblighi di monitoraggio e trasparenza.

Con la delibera 389 sono state definite le regole per l'aggiornamento biennale 2024-2025 delle predisposizioni tariffarie, confermando l'impostazione generale del metodo tariffario rifiuti MTR-2 (delibera 363/21) e adeguandolo anche per ottemperare rapidamente a quanto statuito dal Consiglio di Stato, con la recente sentenza n. 7196/23 relativamente alla trattazione dei costi afferenti alle attività di prepulizia, preselezione o pretrattamento degli imballaggi plastici provenienti dalla raccolta differenziata, in tal modo garantendo l'affidabilità del nuovo quadro regolatorio.

Sono stati quindi introdotti criteri tariffari che preservano un quadro di riferimento stabile, nel rispetto dei principi di recupero dei costi efficienti di investimento ed esercizio e di non discriminazione degli utenti finali. Al

tempo stesso sono state introdotte misure per dare adeguata copertura ai maggiori oneri sostenuti negli anni 2022 e 2023 a causa dell'inflazione, salvaguardando l'equilibrio economico-finanziario delle gestioni e la continuità nell'erogazione del servizio, assicurando comunque la sostenibilità della tariffa all'utenza. Nella medesima delibera si sono infine introdotte misure per il monitoraggio del grado di copertura dei costi efficienti della raccolta differenziata, prevedendo una riclassificazione dei molteplici elementi conoscitivi desumibili dai circa 6.000 PEF approvati. I dettagli operativi saranno esplicitati dall'Autorità nel prossimo in autunno, in concomitanza con la definizione degli applicativi informatici per l'aggiornamento dei citati PEF, che avverrà sulla base degli ultimi dati disponibili facendo quindi riferimento alla annualità 2022.

Con delibera 386, infine, è stato istituito in particolare un meccanismo perequativo dei costi di gestione dei rifiuti accidentalmente pescati e volontariamente raccolti in mare, nei laghi, nei fiumi e nelle lagune. Il meccanismo, in coerenza con quanto stabilito dalla legge 60/22 cosiddetta legge Salva Mare, riguarda anche le campagne di pulizia ed è finalizzato a distribuire sull'intera collettività nazionale i relativi oneri, assicurandone la copertura con una specifica componente, che entrerà a far parte delle voci della tassa sui rifiuti oppure della tariffa corrispettiva.

Fonte: arera.it

61 DIMENSIONE PULITO | 08/23
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Spazzamento stradale tra nuove esigenze e tecnologie

spazzamento stradale è una delle attività che concorrono all’igiene e al decoro delle nostre città, piccole e grandi che siano. Anche in questo ambito si stanno sviluppando soluzioni sempre più ecofriendly, come ad esempio l’utilizzo di acqua depurata

Elena Consonni

Giornalista esperta in Scienze e tecnologie alimentari

Per capire meglio di cosa si tratta e come è organizzato lo spazzamento stradale, abbiamo interpellato Marta Luisa Perego, Ingegnere edile in Lecco.

Cosa si intende per spazzamento stradale e come viene regolato a livello normativo?

L’attività di spazzamento stradale è definita all’art.183 del “Codice dell’ambiente”, ovvero il D.Lgs 3 aprile 20006 n.152 e s.m.i., come “modalità di raccolta dei rifiuti mediante operazione di pulizia delle strade, aree pubbliche e aree private ad uso pubblico escluse le operazioni di sgombero della neve dalla sede stradale e sue pertinenze,

effettuate al solo scopo di garantire la loro fruibilità e la sicurezza del transito”. Il medesimo articolo classifica i rifiuti provenienti dallo spazzamento delle strade tra i “rifiuti urbani”.

La normativa vigente classifica i rifiuti in base alla tipologia e ne regola la gestione indicando le modalità di smaltimento, trattamento e recupero ove possibile. I rifiuti provenienti dallo spazzamento stradale vengono classificati con il codice CER 20.03.03 “Residui della pulizia stradale, ricompresi nella famiglia 20.03 relativa agli altri rifiuti urbani”. L’acronimo CER sta per Codice Europeo Rifiuti. I codici CER sono sequenze numeriche di 6 cifre riunite in coppia che identificano i rifiuti, di norma in base al processo

64 IGIENE URBANA DIMENSIONE PULITO | 08/23 SISTEMI
Lo

produttivo che origina il rifiuto stesso, raggruppandoli per categorie e sottocategorie. Nel caso dei rifiuti da spazzamento stradale, il numero 20 identifica i “rifiuti urbani”, la sottocategoria 20.03 sta per “altri rifiuti urbani” e il codice completo 20.03.03 sta per i “residui della pulizia stradale”.

La progettazione urbana tiene conto anche dello svolgimento delle pulizie stradali? È possibile anche tener conto degli eventi climatici estremi che si manifestano sempre più frequentemente?

Normalmente la progettazione urbana non tiene conto delle operazioni di spazzamento stradale. Al contrario, il servizio di spazzamento viene sempre più progettato e articolato per rispondere alla crescente esigenza di rendere lo spazio urbano vivibile e decoroso. È invece molto importante la progettazione delle reti di raccolta e smaltimento delle acque meteoriche per tener conto sia dell’urbanizzazione di nuove aree, ove consentito dai piani urbanistici, sia degli eventi climatici estremi. Semplificando, la progettazione delle reti di raccolta delle acque meteoriche contempla la realizzazione di vasche a monte della rete di smaltimento urbana, con lo scopo di raccogliere in breve tempo volumi significativi di acqua che viene

poi convogliata alla rete di scarico al termine dell’evento meteorico.

Si stanno inoltre sviluppando sistemi di gestione delle acque meteoriche definiti SuDS, acronimo dall’inglese “Sustainable Drainage Systems”, soluzioni basate sull’idea di riprodurre ciò che accade negli ambienti naturali, favorendo la raccolta, la pulizia delle acque e il loro lento rilascio in ambiente. Tali soluzioni hanno il duplice obiettivo di migliorare il drenaggio urbano aumentando la capacità di deflusso delle acque raccolte dalla sede stradale e mitigare il rischio idraulico riducendo l’afflusso di acque in fognatura durante gli interventi meteorici estremi. Per fare ciò vengono realizzate infrastrutture verdi di accumulo, trattamento e infiltrazione nel terreno delle acque meteoriche, che contribuiscono anche a trasformare una grigia infrastruttura esistente in una nuova infrastruttura verde.

Quali sono le nuove tecnologie disponibili per lo spazzamento delle strade e la gestione del rifiuto raccolto?

A livello operativo vengono integrate modalità di spazzamento meccanico, eseguito sulle superfici accessibili dalle macchine spazzatrici, e manuale, a completamento della pulizia delle aree non accessibili. Le macchine spazzatrici svolgono un’azione di tipo sia meccanico che aspirante provvedendo anche all’umidificazione dell’area su cui intervengono, con il duplice scopo di ottimizzare la pulizia e abbattere le polveri. Al fine di limitare, e ove possibile eliminare, il consumo di acqua potabile per la pulizia stradale, si stanno sviluppando sinergie tra i gestori della raccolta e depurazione delle acque di scarico urbane e i gestori delle attività di spazzamento stradale. Tali progetti congiunti prevedono infatti il riutilizzo delle acque depurate ai fini del lavaggio stradale, grazie all’installazione di colonnine di ricarica dell’acqua delle macchine spazzatrici alimentate dalle acque in

uscita dal depuratore. Il costo di adeguamento e integrazione delle due attività è limitato alla realizzazione delle linee di trasporto delle acque depurate in zone adiacenti al depuratore accessibili alle spazzatrici stradali e al posizionamento delle colonnine di ricarica. È però fondamentale sottolineare che il recupero delle acque depurate per il lavaggio stradale è possibile solo nei casi in cui il ciclo di trattamento delle acque all’interno del depuratore garantisca una qualità degli scarichi idonea al riuso. Affinché gli enti preposti autorizzino il riuso delle acque depurate vengono infatti eseguite analisi e controlli molto rigidi. Si stanno inoltre sviluppando le tecnologie per il recupero delle terre di spazzamento, che consente il riutilizzo di alcuni materiali e la razionalizzazione dei rifiuti da smaltire.

A questo proposito, come vengono smaltiti i rifiuti da spazzamento stradale? È possibile, in una qualche misura, recuperarli?

Normalmente i rifiuti derivanti dallo spazzamento stradale vengono smaltiti in discarica. Negli ultimi anni, però, si sono sviluppati impianti specializzati che ne consentono il recupero per ottenere inerti per l’edilizia, metalli e materiale organico per produrre compost. Viene inoltre ottimizzato il processo di smaltimento in discarica dei residui non recuperabili. Esistono diverse tecniche di recupero, di cui alcune, più avanzate, permettono il massimo recupero dei materiali, mentre altre si limitano a operazioni di vagliatura. Tuttavia, nel caso dei rifiuti da spazzamento stradale, anche se convogliati a impianti di recupero, non si può parlare di raccolta differenziata, poiché si tratta di residui plurimateriale, ovvero stradali in senso stretto (polvere, terriccio, fango e simili), gettati (carta, lattine, bottiglie, plastica, mozziconi) o di altra origine (residui oleosi da autoveicoli, residui prodotti dal traffico, escrementi di animali).

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Marta Luisa Perego, ingegnere edile

Spazzatrici stradali smart e green: il futuro progettato da MACROCLEAN

Il comfort curato nei dettagli, la tecnologia avanzata e la capacità di offrire prestazioni oltre gli standard sotto ogni profilo: efficienza, sicurezza e rispetto dell’ambiente.

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La cabina delle spazzatrici

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spazzatrici MACROCLEAN, senza dover distogliere l’attenzione dalla guida.

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Per evitare distrazioni alla guida, i comandi delle spazzatrici MACROCLEAN sono costituiti da pulsanti fisici in modo tale da essere facilmente riconoscibili e azionabili. Per rendere l’uso della macchina ancora più facile, premendo il pulsante EASY START tutte le funzioni della macchina si attivano automaticamente. Inoltre, grazie a un semplice selettore, è possibile variare i parametri di lavoro in base alle condizioni di pulizia.

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Raccolta carta e imballaggi Stato dell’arte

Eccelle anche nel 2022 l’economia circolare italiana per quanto riguarda la raccolta degli imballaggi a base cellulosica.

La carta recuperata resta la principale fonte di fibra di cellulosa per il settore cartario

a cura di Simone Ciapparelli

68 IGIENE URBANA DIMENSIONE PULITO | 08/23 CARTA

ma ai massimi del 2022 (5,3 milioni di tonnellate) mentre si riduce l’utilizzo interno di macero e torna a crescere l’export.

FIG. 3

RACCOLTA DIFFERENZIATA COMUNALE DI CARTA E CARTONE PRO-CAPITE.

RACCOLTA DIFFERENZIATA COMUNALE

SERIE STORICA 1998-2022 E PREVISIONI 2023.

DI CARTA E CARTONE PRO-CAPITE.

Idati 2022 sono sostanzialmente in linea con quelli raccolti l’anno precedente. L’Italia primeggia nel riciclo degli imballaggi cellulosici con un tasso che si attesta all’81,2%, confermando il superamento dell’obiettivo fissato dall’Unione Europea al 2025 e il progressivo avvicinamento al definitivo sorpasso del traguardo dell’85% previsto per il 2030. I meriti per questo ragguardevole risultato sono da ripartire tra tutti gli attori della filiera, dai cittadini che con coscienza civica si impegnano nella raccolta differenziata fino alle ultime fasi di trasformazione e immissione sul mercato di nuovi prodotti in carta e cartone. La produzione di imballaggi si confer-

SERIE STORICA 1998-2022 E PREVISIONI 2023.

Per migliorare ulteriormente i risultati, raccogliendo di più e meglio, bisogna colmare, come già si è iniziato a fare, il divario tra il Sud e il Centro-Nord del Paese. Oltre il 60% dei fondi del PNRR è destinato allo sviluppo dell’impiantistica legata al riciclo di carta e cartone proprio nel meridione d’Italia. In aggiunta a queste risorse, Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero ed il Riciclo di Imballaggi a base Cellulosica) ha predisposto un piano di aiuti rivolto ai Comuni del Sud Italia con investimenti straordinari per 3,5

milioni di euro. A queste somme si aggiungono gli investimenti già previsti dal comparto per un totale di quasi mezzo miliardo di euro. Investimenti per migliorare l’intercettazione, la qualità, la capacità di trattamento e più in generale l’efficienza lungo la filiera, riducendo i costi medi.

Il processo di miglioramento prevede, tra le altre cose, anche lo sviluppo di raccolta e riciclo dei cartoni per bevande (obiettivo 60% al 2025) unitamente a quello di altri compositi a base cellulosica, lo sviluppo della raccolta differenziata nella ristorazione veloce, nel settore dei sacchi a grande contenuto, nei grandi eventi e, come già detto, il Piano Sud per migliorare

FIG. 3

RACCOLTA DIFFERENZIATA COMUNALE DI CARTA E CARTONE PRO-CAPITE.

SERIE STORICA 1998-2022 E PREVISIONI 2023.

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COMIECO 1998 2021 2022 Δ 2021/2022 Δ 1998/2022 kg/ab-anno kg/ab-anno kg/ab-anno kg/ab-anno kg/ab-anno % Nord 28,3 65,7 66,8 1,1 38,5 136,2 Centro 17,1 73,0 73,1 0,1 56,0 327,4 Sud 2,4 46,9 47,3 0,4 44,9 1.871,0 Italia 17,0 60,8 61,5 0,7 44,5 261,9 0 10 20 30 40 50 60 70 80 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2016 2017 2018 2019 2020 2015 prev 2023 2021 2022 73,6 48,4 kg/ab-anno 67,2 62,1 NORD CENTRO SUD ITALIA 28°
28
FONTE:
RAPPORTO COMIECO
FONTE: COMIECO 0 10 20 30 40 50 60 70 80 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2016 2017 2018 2019 2020 2015 prev 2023 2021 2022 73,6 48,4 kg/ab-anno 67,2 62,1 NORD CENTRO SUD ITALIA
28° RAPPORTO COMIECO 28 FIG. 3
FONTE: COMIECO 1998 2021 2022 Δ 2021/2022 Δ 1998/2022 kg/ab-anno kg/ab-anno kg/ab-anno kg/ab-anno kg/ab-anno % Nord 28,3 65,7 66,8 1,1 38,5 136,2 Centro 17,1 73,0 73,1 0,1 56,0 327,4 Sud 2,4 46,9 47,3 0,4 44,9 1.871,0 Italia 17,0 60,8 61,5 0,7 44,5 261,9 0 10 20 30 40 50 60 70 80 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2016 2017 2018 2019 2020 2015 prev 2023 2021 2022 73,6 48,4 kg/ab-anno 67,2 62,1 NORD CENTRO SUD ITALIA
Raccolta
e
storica 1998-2022
previsioni 2023 Fonte tabella: Comieco
28° RAPPORTO COMIECO 28
differenziata comunale di carta
cartone pro-capite. Serie
e

le performance quali-quantitative.

RICICLARE DI PIÙ

L’obiettivo principale consiste nell’intercettare quelle tonnellate di carta e cartone che finiscono ancora in discarica: non meno di 800 mila, viene calcolato, di cui 440 mila al Sud. Intercettare e riciclare quelle tonnellate è essenziale per superare l’obiettivo UE dell’85% di tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici fissato al 2030.

La raccolta differenziata comunale di carta e cartone è di poco sopra l’asticella dei 3,6 milioni di tonnellate, con un incremento limitato (+0,6%) ma positivo rispetto al 2021.

Inquadrato nel più ampio contesto della gestione dei rifiuti urbani, questo risultato è ancora più apprezzabile: si stima infatti una riduzione dei volumi complessivi di rifiuti urbani per circa 1 milione di tonnellate (-3,5%). Sul totale dei rifiuti urbani, il tasso di

intercettazione medio di carta e cartone sul totale dei rifiuti urbani si attesta al 12,7% a livello nazionale.

RACCOLTA: I DATI REGIONALI

Per dieci regioni che migliorano ce ne sono altrettante che indietreggiano. Per incrementi e cali più consistenti in termini di tonnellate complessive, si distingue positivamente la Lombardia (+10,5 mila tonnellate) mentre in negativo spicca invece il Piemonte (-5mila tonnellate). Al Nord (+0,4%) Valle d’Aosta, Lombardia ed Emilia-Romagna compensano i minori volumi di Piemonte, Veneto e Trentino-Alto Adige; Friuli-Venezia Giulia e Liguria hanno dati stabili. Al Centro (+0,5%) sono Toscana e Umbria a riequilibrare quanto perso in Lazio e nelle Marche. Sul Lazio (-3 mila) pesa in modo evidente l’inerzia, ormai cronica, del servizio di raccolta nella città di Roma. Tra le tre macroaree (Nord, Centro e

Sud) è sempre al Meridione (+0,8%) dove si apprezza l’incremento medio annuo più alto. Sardegna, Abruzzo e Campania perdono complessivamente quasi duemila tonnellate mentre le altre regioni proseguono nel loro progressivo percorso di sviluppo dei servizi, anche se con tassi di crescita abbastanza contenuti (tutti sotto il 4%). Il risultato in assoluto non può essere considerato soddisfacente, ma è in prospettiva incoraggiante. L’intercettazione media di carta e cartone si colloca oggi al 12,7% del totale dei rifiuti urbani. Facendo la proporzione di questo tasso sugli scostamenti 2022 su 2021, con un decremento di 1 milione di tonnellate dei rifiuti totali prodotti, ci si aspetterebbe per la carta una diminuzione di 100 mila tonnellate, mentre le 20 mila tonnellate raccolte in più confermano i livelli del 2021 e sostengono di fatto il processo virtuoso che porta al recupero di

70 IGIENE URBANA DIMENSIONE PULITO | 08/23 CARTA

preziose materie prime seconde contribuendo a far crescere le percentuali di raccolta differenziata complessiva sui rifiuti totali.

Utilizzando questo parametro per la definizione di target progressivi, Comieco ipotizza un percorso di crescita e di sviluppo del potenziale ancora inespresso. Un orizzonte di breve periodo può traguardare il 14% di RD carta/RU totali. In volumi si tratta di 350 mila tonnellate annue che porterebbero a sfiorare la soglia dei 4 milioni. Spostando l’asticella un po’ più su (15-16%) su tempi medio-lunghi ci porteremmo alla soglia dei 4,5 milioni annui con un incremento di 800 mila tonnellate almeno, di cui oltre la metà disponibili nel meridione e nei centri urbani più grandi. Dopo la recente riconversione (da produzione di carta grafica a carta da imballaggio) di tre cartiere, in grado da sole di trasformare in nuova materia prima seconda circa 1,2 milioni di tonnellate di carta da riciclo all’anno, entro il 2024 è atteso l’avvio di un ulteriore impianto che - al pari degli altri - potrà lavorare a regime circa 400 mila tonnellate/anno.

CARTA E CARTONE NEL PNRR

Potenziamento e ammodernamento dell’impiantistica esistente, incremento della capacità di trattamento dei rifiuti cellulosici con conseguenti benefici per l’ambiente, il territorio e l’occupazione italiana: saranno questi gli obiettivi essenziali e principali dei 70 progetti della filiera cartaria finanziati dal PNRR.

Con il PNRR si aggiungeranno, oltre agli investimenti previsti dalla filiera cartaria, più di 128 milioni di euro, per un totale di oltre 466 milioni, con un notevole apporto in termini di ammodernamento, rafforzamento e implementazione di nuove strutture.

Suddivisi tra 25 strutture nel Nord Italia, 18 nel Centro e 27 nel Sud Italia i progetti hanno lo scopo di ridurre il divario infrastrutturale tra il Nord e il Centro-Sud del Paese, aree più arre -

trate e lente sul fronte della raccolta differenziata e del riciclo. Grazie agli investimenti sugli impianti di trattamento dei rifiuti cartacei, lo studio stima un incremento della capacità di trattamento della filiera di oltre 700.000 tonnellate di carta e cartone. Sommato all’aumento della capacità produttiva delle cartiere, questa evoluzione consentirà di gestire i maggiori volumi di raccolta differenziata, che i Comuni italiani intercetteranno nei prossimi anni e migliorare la qualità della carta recuperata.

IN SINTESI

Il contesto economico nel 2022 è stato caratterizzato da un calo nei consumi con conseguente minore produzione di rifiuti urbani. I cittadini e le

imprese hanno continuato a gestire i propri rifiuti in modo consapevole, ma non si può dimenticare l’obiettivo di migliorare i livelli attuali per erodere quello zoccolo di 800 mila tonnellate di carta e cartone che anche nel 2022 sono ancora sfuggite ai circuiti di raccolta differenziata e che hanno visto, ancora una volta, il loro destino concludersi nello smaltimento in discarica. Per l’anno in corso si stima che sarà confermata la lieve crescita registrata nel 2022, in particolare al Sud dove è atteso un ulteriore passo verso l’obiettivo (simbolico) di superare la soglia di 1 milione di tonnellate raccolte.

Fonte: 28o rapporto raccolta, riciclo e recupero di carta e cartone, Comieco (2023)

RACCOLTA RIFIUTI NELLE GRANDI CITTÀ

La gestione dei servizi di igiene urbana di queste realtà è caratteristica di sistemi complessi per l’eterogeneità di territorio, tessuto urbanistico e fattori antropici ed economici come la densità abitativa o i flussi turistici. Ognuno di questi fattori contribuisce ad accrescere le difficoltà di organizzazione dei servizi. Comieco effettua un periodicamente un monitoraggio puntuale dei dati di Torino, Milano, Firenze, Genova, Roma, Napoli e Palermo, rappresentative delle tre macroaree italiane. La produzione pro-capite di rifiuti totali è superiore a quella nazionale del 20%. Fatta eccezione per Milano (+1,2%) e Firenze (+1,6%), la produzione totale dei rifiuti si riduce, soprattutto a Genova (-2,9%), specchio di una contrazione dei consumi, più che una maggior consapevolezza degli stessi. Cresce il valore aggregato delle raccolte differenziate che spunta un +0,7%. Crescono in modo

evidente Genova (+5,4%), Firenze (+5,1%) e Palermo (+3,9%), mentre sono stabili Milano (+0,5%) e Torino (+0,3%). In calo invece Napoli (-1,5%) e Roma (-0,3%). L’effetto contrario viene rilevato sulla quota di rifiuti residuali (indifferenziato) che si riduce di oltre 32 mila tonnellate (-1,5%), con oscillazioni che vanno dal -8,5% di Genova al +5,8% di Palermo.

È tuttavia in grandi centri urbani – Roma e Napoli su tutti – che si nasconde un potenziale di raccolta valutabile in non meno del 15% rispetto all’attuale. Analizzando la media si notano però performance disomogenee, come se la “macrocittà” fosse divisa in sette quartieri con standard di servizio e performance molto diversi tra loro. Le città in cui si è determinato il decremento più significativo sono Napoli (-5,8%) Firenze (-4,9%) e Torino (-3,6%), meglio invece Milano (-1,2%), Palermo (-1,4%) e Roma (-1,0%).

71 DIMENSIONE PULITO | 08/23

Dulevo: una nuova visione

grazie al gas metano. Tutta la tecnologia di D6, la rivoluzionaria macchina presentata tre anni fa, si è sposata con una delle più diffuse alimentazioni sostenibili presenti sul mercato.

La D6, nelle sue motorizzazioni CNG o Diesel di ultimissima generazione, garantisce straordinarie prestazioni di pulizia avendo sempre cura dell'ambiente che la circonda.

NEW D.ZERO2

100% ELECTRIC

Dulevo nasce nel 1976 come produttore di spazzatrici dedicate all'industria. Il suo primo modello, la Dulevo 120 è, seppur continuamente innovata, ancora presente nel loro listino ed è diventata una pietra miliare del design e della progettazione delle spazzatrici.

Le sue soluzioni innovative, come la meccanica-aspirante-filtrante che consente uno spazzamento completamente senz'acqua e una filtrazione delle polveri pressoché assoluta, sono state la base di tutte le spazzatrici Dulevo che ben conosciamo oggi. L'evoluzione Dulevo, avvenuta anche grazie ai diversi investimenti e cambiamenti che l'azienda ha fatto negli anni, è arrivata pochi anni fa ad un punto di svolta:

l'ingresso nel Gruppo Fayat, infatti, ha determinato una nuova fase per il futuro di Dulevo. Il Gruppo, leader nel settore in Europa e nel mondo, ha dato all'azienda un nuovo impulso per continuare il suo percorso di innovazione tecnologica.

La nuova strategia dell'azienda mira a sfruttare le risorse tecnologiche, le competenze e il know-how Dulevo ampliate e rafforzate dalla presenza nel gruppo. L'obiettivo è continuare a offrire ai clienti un'ampia gamma di macchine di altissima qualità che possano rispondere alle loro esigenze specifiche.

ALIMENTAZIONI SOSTENIBILI

Dulevo continua a porre il

rispetto dell’ambiente al centro della progettazione dei suoi modelli: è da poco arrivata sul mercato la terza versione della sua spazzatrice 2m3 elettrica D.Zero2, oggi rinnovata interamente. Non solo elettrico, però: la spazzatrice D6 Blue, fiore all'occhiello della casa nella sua versione alimentata a gas naturale, permette di affrontare i lavori più gravosi con emissioni bassissime

La transizione ecologica avanza e Dulevo, dopo aver lanciato la sua prima spazzatrice elettrica nel 2017, ha lavorato in questi anni migliorando la sua D.Zero2, che oggi riscuote un grande successo, sia in versione spazzatrice che lavastrade. A Sal. Ve – Ecomondo 2023 è mostrata nella sua nuovissima terza serie, ricca di novità e aggiornamenti: dalle batterie di ultima generazione, che garantiscono una migliorata autonomia, al tubo maggiorato e alla bocca di aspirazione ridisegnata che offrono performance strabilianti.

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Aspetti entomologici della raccolta differenziata

L’intervento contro un’infestazione da mosche qui raccontato fa riflettere sul fatto che il sistema HACCP, ovvero l’analisi dei punti critici e il loro controllo, può essere valido anche al di fuori della filiera alimentare

74 IGIENE URBANA DIMENSIONE PULITO | 08/23 PEST
MANAGEMENT

Ifatti risalgono a qualche anno fa, ma da quella interessante esperienza emergono delle considerazioni tuttora valide e ben riassunte: “La cosa più strana della vita e la totale mancanza di accordo fra teoria e pratica”. La teoria si basa sui principi positivi della raccolta differenziata, la pratica è come, in alcuni casi, essa si realizza. L’autore di questa affermazione, scritta nei suoi Diari, è Ralph Waldo Emerson (1803-1882), filosofo, scrittore, saggista e poeta statunitense del XIX secolo. Siamo ormai nel XXI e il suo pragmatismo potrebbe esserci ancora d’aiuto.

Dall’esperienza di quei lontani giorni emerge anche il fatto che il sistema HACCP, ovvero l’analisi dei punti critici e il loro controllo è valido anche al di fuori della filiera alimentare. Nelle conclusioni mi sembra che potrebbe emergere sia una nuova figura professionale sia un nuovo criterio di formalizzare alcuni aspetti igienico-sanitari del territorio urbano. Ma procediamo con ordine.

I FATTI

In una cittadina lombarda del milanese (vedi tabella riassuntiva) in un quartiere residenziale periferico costituito per l’80% da villette mono e bifamiliari con giardino vi fu un’esplosione di mosche del tutto eccezionale tanto che una trattoria aveva difficoltà a servire piatti caldi ai tavoli all’esterno.

Naturalmente le lamentele, prima isolate, diventarono una sorta di vox populi che le Autorità comunali dovettero affrontare. E, come accade in questi casi, le ipotesi sull’origine dell’infestazione e la ricerca dei colpevoli erano la dimostrazione della fantasia umana.

Il primo provvedimento fu di richiedere trattamenti di disinfestazione agli allevamenti zootecnici presenti sul territorio. Ma la loro posizione era abbastanza lontana e non sembrava esserci una causa-effetto che potesse essere la spiegazione dell’esplosione muscina. Inoltre il territorio urbano era ben gestito nella raccolta dei rifiuti e non vi

erano discariche abusive degne di nota.

COME SI È PROCEDUTO

Tutto sommato le cose si sono svolte con buon senso: un sopralluogo a volo radente delle aree in cui il fenomeno si era palesato, ma soprattutto nelle vie in cui le lamentazioni erano state manifestate con più decisione e, in alcuni casi, con clamore. Nel sopralluogo effettuato con una automobile del Comune (guidata da un geometra) che può essere riassunto in un’ora di lavoro e una percorrenza di poco meno di 4 km. Praticamente senza alcun risultato se non nel prendere visione dei luoghi. Visto che non era stato possibile formulare ipotesi, neanche la più vaga, si è deciso di effettuare delle interviste a campione e altre interrogando le persone che avevano formalizzato le lamentele per iscritto. Non fu una cosa facile perché ogni intervistato esponeva i fatti a modo suo e ciascuno aveva una visione degli accadimenti assai personale. Pur tuttavia alcune costanti emersero:

• La presenza più elevata delle mosche coincideva con la raccolta dell’umido-organico;

• Anche l’assenza di vento rendeva più fastidiosa la presenza delle mosche;

• Le mosche tendevano a entrare nelle abitazioni con maggior insistenza nelle ore che precedevano le piogge;

• Da qualche tempo vi era un aumento

significativo di mosconi;

• Il ristoratore sottolinea che la presenza delle mosche, a suo parere, coincide in massima parte nella pausa pranzo (h 12-15) presso i tavoli dove sono serviti piatti caldi (in particolare minestre e minestroni).

Illuminante fu constatare che un buon 30% dei contenitori dell’organico erano in cattivo stato di conservazione; in particolare alcuni coperchi erano fuori dai cardini e la chiusura assai precaria e/o presentavano larghe fessurazioni negli spigoli.

PRIME CONSIDERAZIONI

Era necessario valutare se la causa principale della proliferazione delle mosche e dei mosconi potesse essere ascritta al cattivo stato dei contenitori dell’organico e/o della gestione dei rifiuti da parte di alcuni cittadini.

I servizi tecnici comunali e l’assessore in particolare sollevarono il rischio di palesare tale ipotesi che avrebbe suscitato del malumore nella cittadinanza (gira e rigira è sempre colpa nostra…). Comunque la decisione fu di approfondire le ispezioni, ma con tatto e discrezione (senza fare foto). Inizialmente la cosa mi lasciò stupito, ma nel corso degli approfondimenti mi resi conto che alcuni cittadini erano talmente irritati e irritanti da giustificare ampiamente le remore dei funzionari comunali.

75 DIMENSIONE PULITO | 08/23

DATI CARATTERIZZANTI L’AREA PRESA IN ESAME

Abitanti ≥ 7.000

Altitudine ± 200 m

Superficie comunale ≈ 5 km²

Classe sismica zona 3 (sismicità bassa)

Temperature Min. 0° gennaio - Max 30° C luglio

Nuvolosità mensile Min. 25% settembre 55% novembre

Giorni di neve nell’arco dell’anno ± 30 gg

Altezza media delle nevicate ≈ 30 mm

Mese con maggior n° di gg di pioggia Ottobre (≥ 105 mm)

Mese con minor n° di gg di pioggia Gennaio (≤ 40 mm)

N° di h fra il sorgere e il calare del sole Min ≈ 9 h - 22 dic. Max ≈ 16 h 21 giu.

Velocità del vento Min. 6,4 km/h lug. Max. 8,6 apr.

Periodo più umido e afoso Da metà giugno ai primi di settembre

Mese più afoso con il max disagio Luglio (10 gg al limite della tollerabilità)

LA CONFERMA

Nei sopralluoghi che seguirono ebbi modo di stimare che:

• Il 30% dei contenitori dell’umido erano in cattivo stato di conservazione;

• Una parte significativa dei contenitori (≈ 40%) non erano lavati periodicamente;

• Di questa quota parte ho rilevato sia la presenza sia di percolato sia di larve (cagnotti);

Trattandosi di contenitori di piccole dimensioni, gli addetti alla raccolta li maneggiavano frettolosamente e non sempre in modo adeguato (vero era che spesso i sacchetti biodegradabili erano rotti e nel maneggiarli non era raro che vi fossero degli sfridi lasciati là dove cadevano). Certamente l’origine dell’infestazione non aveva una sola causa, ma che i fatti riscontrati ne indicavano una concausa statisticamente significativa

era, a mio giudizio, ampiamente vera.

I RISULTATI ENTOMOLOGICI

Non vi furono catture per cui i dati esposti sono molto approssimativi, ma possono dare una idea che potrebbe dare inizio ad una indagine più circostanziata.

A quanto esposto nella tabella bisogna aggiungere la presenza generalizzata di moscerini non identificati forse (ma molto forse) dei Ceratopogonidi, o più probabilmente delle Drosophila melanogaster

SVILUPPI E RISULTATI

La decisione fu di promuovere la sostituzione dei contenitori dell’organico, di incaricare la ditta che gestiva la derattizzazione e i trattamenti contro le zanzare di rendersi disponibile a fare degli interventi localizzati presso chi ne facesse richiesta e di tenere un incontro serale di divulgazione e informazione condotta e gestita dal responsabile tecnico della ditta di servizi.

Il risultato immediato fu una diminuzione delle lamentele e mi fu detto che negli anni successivi la presenza muscina risultò più contenuta.

CONCLUSIONI

E PROIEZIONI FUTURIBILI

La miglior gestione della raccolta differenziata per quanto riguarda la parte organica ha dato i suoi frutti, ma non si può escludere che eventi climatici sfavorevoli alle mosche abbiano contribuito alla diminuzione del problema, chi può negarlo!

Ai tempi dell’intervento qui raccontato, il sistema HACCP cominciava appena ad essere applicato nella filiera alimentare e ricordo che avanzai l’ipotesi che i Comuni potessero dare a un tecnico il compito di realizzare un documento simile a quello che i titolari delle aziende alimentari sono tenuti a redigere e a tenere aggiornato. L’idea non venne scartata, ma non ho notizie che abbia sortito nulla di concreto.

76 IGIENE URBANA DIMENSIONE PULITO | 08/23 PULITO | PEST MANAGEMENT
SPECIE STIMA IN % DELLE PRESENZE % DEL TERRITORIO IN CUI LE SPECIE SONO STATE RISCONTRATE Musca domestica ≥ 90% 100% Ophira sp ≤ 1% Solo nei pressi della trattoria Sarcofaga haemorrhoidalis Mosca carnaria ≈ 5% 100% Calliphora vicina Moscone blu Lucilia sericata Moscone verde ≤ 4% 50% Stomoxis calcitrans Stranamente non riscontrata //

Pulizia outdoor, le soluzioni Comac adatte a ogni situazione

Sicurezza e pulizia sono due requisiti fondamentali per tutte le zone all’aperto: una corretta manutenzione delle aree urbane permette infatti di far sentire i cittadini a proprio agio con l’ambiente che li circonda e sereni durante gli spostamenti. Garantire una valida igiene urbana non è però semplice in quanto bisogna tenere in considerazione diversi fattori quali ad esempio le stagioni che comportano diverse esigenze, l’orario in cui svolgere le operazioni di pulizia e l’affollamento delle zone da pulire.

Per far fronte a tutte queste richieste, Comac in quasi 50 anni di progettazione propone nella sua gamma una vasta scelta di macchine per la pulizia professionale delle aree esterne, in particolare:

• C130, la potente lavasciuga pavimenti che lava e spazza contemporaneamente per prestazioni straordinarie in un solo passaggio. Grazie alla struttura robusta e al design funzionale C130 rap-

presenta una macchina affidabile e duratura, disponibile nella versione a batteria, diesel o bifuel, riesce a pulire spazi fino a 25000 m2. C130 a batteria è disponibile anche nella versione omologata stradale, particolarmente indicata per un utilizzo in gallerie e in tutti gli ambienti esterni che richiedono prestazioni costanti per periodi prolungati. Dotata di grandi serbatoi consente di lavorare a lungo riducendo le soste e grazie al gruppo lavante con 4 spazzole a disco è possibile ottenere risultati eccellenti in qualsiasi situazione di sporco. C130 è fornita di motoruota antiskid e antitraccia capace di garantire una perfetta aderenza su qualsiasi tipo di pavimento e manovrabilità anche in zone congestionate. Grazie al basamento lavante traslante, che fuoriesce a destra è possibile raggiungere anche lo sporco depositato a filo muro o negli angoli.

Equipaggiata con le più so-

fisticate tecnologie Comac come il comodo display touch screen che consente di rendere ancora più semplice l’utilizzo della lavasciuga da parte dell’operatore, CDSComac Dosing System per gestire separatamente acqua e soluzione detergente e CFC – Comac Fleet Care per tenere sempre sotto controllo le macchine che compongono la flotta, se sono in uso e da chi in modo tale da intervenire tempestivamente in caso di bisogno.

• HP6000, la spazzatrice stradale capace di combinare in una sola macchina le prestazioni di due. Pensata per la pulizia di aree urbane e industriali HP6000 è dotata del sistema Twin action, unico sul mercato, capace di combinare la forza dell’azione meccanica per raccogliere i residui consistenti con l’efficacia dell’azione aspirante per le polveri più fini ottenendo un risultato eccellente con una sola macchina.

L’innovativo sistema Twin Action, unito ad un utilizzo

mirato dell’acqua in forma nebulizzata per controllare le polveri, consente inoltre di risparmiare più di 150.000 litri di acqua all’anno.

Il sistema sterzante integrale sulle quattro ruote consente alla macchina di muoversi agevolmente anche a ridosso di pereti e recinzioni e con l’aggiunta della terza spazzola brandeggiante è possibile raccogliere anche lo sporco depositato nelle zone più lontane per pulire le strade su tutta la lunghezza con un solo passaggio.

L’ampio cassone di raccolta consente di lavorare per numerose ore consecutive e la cabina confortevole e spaziosa è comoda nella guida e molto luminosa grazie alle ampie vetrate, che garantiscono la massima visibilità dello spazio circostante. Comac con le sue macchine contribuisce quindi a garantire elevati livelli di pulizia migliorando allo stesso tempo notevolmente la qualità dell’aria nel rispetto dell’ambiente e delle sue risorse.

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IGIENE, SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

La sicurezza e il benessere dei lavoratori sui luoghi di lavoro e aperti al pubblico sono ormai obiettivi di massima priorità che è possibile raggiungere  solo attraverso l'adozione di apposite misure preventive e protettive, in modo da evitare o ridurre al minimo possibile l'esposizione ai rischi connessi all'attività lavorativa, riducendo o eliminando gli infortuni e le malattie professionali. In base alle leggi più generali, i datori di lavoro hanno il dovere di prendersi ragionevolmente cura della sicurezza dei loro dipendenti. Normative specifiche di solito aggiungono poi altri doveri specifici e creano testi con il potere di regolare le varie problematiche di sicurezza: i dettagli variano da nazione a nazione. L’emergenza sanitaria ha inoltre fatto emergere una priorità da parte di tutte le organizzazioni pubbliche e private rispetto alla necessità di garantire al mercato e agli stakeholder di riferimento, l’igiene e la sicurezza degli ambienti. Il nuovo paradigma diventa subordinato alla necessità di trovare nuovi metodi e approcci verso queste problematiche partendo dalle basi, che portano allo sviluppo di una “nuova cultura” e metodologia che va oltre gli abituali concetti di prevenzione e sicurezza igienico-sanitaria degli ambienti. Tutto ciò esige la creazione di nuovi strumenti, servizi, formazione, certificazioni, innovazioni di prodotto e competenze professionali in grado di gestire la complessità di fattori che devono essere presi in considerazione.

Il processo di gestione della sicurezza

La gestione della sicurezza sul lavoro nell’ambito delle organizzazioni, quale che sia la loro struttura e il settore merceologico, dovrebbe poter mettere contemporaneamente sotto controllo tutte le componenti che fanno parte del “sistema” aziendale, tra cui ambienti, macchine, sostanze e anche il fattore umano

DIMENSIONE PULITO | 08/23 80 SICUREZZA
SISTEMA AZIENDA

Ogni realtà che desideri realmente applicare quanto previsto dalla vigente normativa in tema di salute e sicurezza sul lavoro, dovrebbe adottare un approccio innovativo e manageriale alla gestione della sicurezza che, soprattutto, consenta la verifica oggettiva dei risultati ottenuti.

Se analizzassimo in modo esaustivo, facendo riferimento alla più ampia platea possibile di realtà organizzative, la dinamica dei singoli eventi incidentali occorsi negli anni applicando i principi della root causes analysis (albero delle cause), quello che troveremmo è che nella stragrande maggioranza dei casi la causa effettiva dell’infortunio è l’interazione lavoratore / attrezzatura / ciclo di lavoro.

Qualsiasi processo di gestione, quindi, non può prescindere dalla necessità di garantire un ambiente di lavoro sicuro e adeguate condizioni operative ma, nello stesso tempo, deve adoperarsi affinché ogni lavoratore sia attore protagonista del sistema sicurezza aziendale. Infatti, se da una parte appare evidente che, al fine di ridurre il ripetersi degli eventi incidentali, è necessario agire sulla sicurezza di macchine, ambienti di lavoro e organizzazione dei processi produttivi, dall’altra è fondamentale realizzare interventi che tendano a neutralizzare o a ridurre al minimo il verificarsi di comportamenti caratterizzati da inosservanza di norme operative o regolamentari, o dal porre in essere comportamenti non conformi alle comuni pratiche di sicurezza. Promuovere comportamenti sicuri sul luogo di lavoro, rappresenta una parte critica della gestione della salute e della sicurezza, perché è il comportamento che trasforma in realtà, attuandoli, sistemi e procedure. Ma questo può avere successo solo in contesti che non presentino condizioni di “errori latenti” che, prima o poi, potrebbero mandare in crisi il sistema.

BEHAVIOR-BASED SAFETY E LA BEHAVIORAL SAFETY 2.0 (H.O.P.)

Negli ultimi anni si è molto accentuata la sensibilità delle organizzazioni verso il Fattore Umano. Oltre agli ambiti classici dell’ergonomia (intesa nell’accezione più generale, dallo studio della postazione e dei processi lavorativi alla valutazione e progettazione

del benessere e delle performance in tutti i campi dell’attività umana), una particolare attenzione è stata rivolta al ruolo centrale degli operatori nella promozione e consolidamento della tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In particolare, uno degli ambiti caratterizzati dal maggiore interesse, è stata la Behavioral Safety o

DIMENSIONE PULITO | 08/23 81

Behavior-Based Safety (B-BS).

Nella dinamica attuale, si sta sviluppando una modalità diversa di concepire la sicurezza, una sorta di Safety 2.0 che, dal settore aeronautico in cui è stata sviluppata ed è attualmente applicata, si sta via via estendendo anche a diverse realtà industriali che hanno compreso l’efficacia di questa modalità di gestione della sicurezza, denominata Human and Organisational Performance (HOP).

CLASSIFICAZIONE DELL'ERRORE UMANO

Todd Conklin, Sidney Dekker, James Reason ed altri, hanno in epoca recente rivisitato i presupposti delle teorie basate sul “fattore umano” quale origine degli incidenti, partendo dal presupposto che tutti (anche i migliori) possono sbagliare e, quindi, il

diagramma di ripartizione delle cause, si modifica evidenziando come sia il prevalentemente il “sistema” a indurre in errore nella maggior parte dei casi. Da notare, infatti, che il “fattore umano” comprende anche i comportamenti dovuti a condizioni psico-fisiche e ambientali negative.

Per quanto esistano diverse classificazioni dei differenti tipi di errore umano e delle cause che li determinano, l’eziologia di un comportamento errato è riconducibile generalmente a disattenzione, eccessiva disinvoltura, inadeguata preparazione, condizioni psico-fisiche negativamente predisponenti (stress fisico, psicologico ecc.), pressioni esterne contrarie al corretto comportamento, condizioni ambientali sfavorevoli. L’errore attivo (ovvero quello compiuto dall’uomo), è subi -

to individuabile perché se ne percepiscono immediatamente gli effetti. Questo comportamento, tuttavia, può essere il risultato di errori individuabili in una sfera diversa da quella direttamente operativa. Infatti, potrebbero essere errori manageriali, regolamentari oppure organizzativi. Per questo tipo di errori, la potenzialità di produrre un incidente rimane generalmente “latente” nel contesto organizzativo dell’attività produttiva, fino a quando altri fattori concomitanti e contemporanei non ne provocano l’attivazione e propagazione all’interno della catena di gestione, superando le barriere di sicurezza. Attraverso l’applicazione dei principi della Root Causes Analysis, è possibile individuare le cause profonde che possono portare all’errore umano/organizzativo.

DIMENSIONE PULITO | 08/23 82
SICUREZZA SISTEMA AZIENDA

LO SWISS-CHEASE MODEL

Sul perché accadono gli incidenti ed i disastri nelle organizzazioni, sono stati sviluppati diversi modelli esplicativi ed elaborate molte teorie differenti.

Secondo la teoria comportamentista proposta con la B-BS, l’applicazione di specifiche tecniche di coinvolgimento e inclusione partecipativa dei lavoratori, consente di condizionarne i comportamenti di sicurezza sul lavoro, al fine di ridurre l’influenza della

che, a loro volta sono dovuti a particolari condizioni ambientali e psicologiche che, in linea di principio, si trovano sotto il diretto controllo della gestione aziendale e quindi risolvibili con precise indicazioni o suggerimenti. L’organizzazione della filiera produttiva, costituita da settori che operano in concatenazione successiva, viene immaginata come una serie di fette di formaggio svizzero in ognuna delle quali possono

to di tutte le difese e quindi portare all’incidente.

componente legata all’errore umano nella dinamica della maggior parte degli eventi incidentali.

L’Human and Organizational Performance, invece, parte dal presupposto che gli incidenti non accadono soltanto per i motivi già esposti o per la violazione delle norme e delle procedure esistenti in un’organizzazione, ma, talvolta, derivano proprio dalle stesse norme e procedure operative che, se ambigue o inadatte, possono favorire la generazione di errori e incidenti in un contesto caratterizzato da una gestione organizzativa non efficace.

Per definire le modalità attraverso le quali si genera un incidente, Reason ne ha proposto una rappresentazione curiosa, nota come “Swiss Cheese Model”. Gli incidenti, secondo il modello dell’errore organizzativo, sono causati da precise motivazioni, aspettative, piani e modalità di ragionamento, che insieme costituiscono i precursori degli accadimenti

essere presenti i caratteristici buchi che rappresentano le condizioni di errore attivo o latente. Le condizioni di errore attivo sono rappresentate come buchi fluttuanti nella fetta: essi appaiono e scompaiono, spesso non producono nessuna conseguenza, altre volte conducono all’incidente mancato (near-miss accident). In alcuni casi, il contemporaneo verificarsi di specifiche condizioni avverse a livello di sistema organizzativo complessivo, può causare il fallimen -

È dunque ai fattori latenti di natura organizzativa che, insieme al comunque necessario intervento per il coinvolgimento e sensibilizzazione delle maestranze sull’adozione di comportamenti sicuri, occorre guardare per comprendere la genesi di un incidente e per migliorare la resilienza di un sistema. Più un sistema contiene fattori critici latenti, maggiore è la possibilità che un errore umano attivi un evento incidentale. Gli individui sono soltanto gli eredi dei difetti del sistema e la sola azione sul radicamento di comportamenti di sicurezza non è sufficiente a evitare gli incidenti. Infatti, considerati i problemi insiti all’interno dell’organizzazione, nessuno può avere una performance di sicurezza migliore di quella che l’organizzazione di cui è parte gli consente di avere. Applicare l’HOP, significa accettare che gli incidenti non sono (soltanto) generati da cause e fallimenti tecnici o umani, ma dalla interazione di più componenti: tecnologiche, umane, organizzative, in relazione tra loro e interconnesse anche con l’ambiente in cui si opera.

Se lo scopo è quello di migliorare le condizioni di sicurezza e ridurre le situazioni di rischio, occorre rimuovere sia i fattori latenti sia le criticità presenti a ogni livello dell’organizzazione, sia attivare iniziative efficaci al fine di ottenere l’adozione spontanea di comportamenti sicuri da parte di tutti membri dell’organizzazione, elevando la sicurezza a valore condiviso e riconosciuto come presupposto fondamentale per una corretta gestione operativa.

L’azione mirata vero il solo Fattore Umano, di fatto, non elimina le condizioni di pericolo derivanti dagli errori latenti e, quindi, non assicura che un evento occorso non possa ripetersi in futuro.

Fonte: www.safetymanagement.online

DIMENSIONE PULITO | 08/23 83
Analizzando la dinamica dei singoli eventi incidentali occorsi negli anni, la causa effettiva dell'infortunio è l'interazione lavoratoreattrezzatura-ciclo di lavoro

Misure protettive

Il settore dei servizi di pulizia si caratterizza per ritmi di lavoro intensi e attività svolte spesso in spazi limitati, con un’attenzione non sempre sufficiente nei confronti delle misure di prevenzione, dalla valutazione dei rischi, alla formazione partecipata dei lavoratori fino all’uso di dispositivi di protezione, tutti aspetti che contribuiscono a compromettere la sicurezza degli operatori coinvolti.

La sicurezza sul lavoro va intesa come un “sistema integrato”, in cui si deve adottare ogni mezzo e ogni informazione – e la diffusione delle stesse - per tutelare la sicurezza del lavoratore.

Quando si pongono situazioni che di per sé non garantiscono un’adeguata sicurezza, è necessario provvedere scegliendo attrezzature che possano garantire condizioni di lavoro sicure: la priorità viene data alle misure di protezione collettiva rispetto a quelle di protezione individuale, se poi queste risultano insufficienti, subentra l’obbligo di ricorrere ai dispositivi di protezione individuale.

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI

Per dispositivo di protezione individuale (DPI) si intende qualsiasi attrezzatura destinata a essere indossata e tenuta dal lavoratore per proteggerlo contro i rischi presenti nell’attività lavorativa, suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.

Non sono, invece, dispositivi di protezione individuale gli indumenti di lavoro ordinari e le uniformi non specificamente destinati a proteggere la sicurezza e la salute del lavoratore.

I DPI svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione degli infortuni e devono essere usati in modo appropriato, dato che rappresentano l’ultimo baluardo protettivo rispetto al rischio residuale, dopo l’applicazione dei sistemi di protezione collettiva. Sono necessari per evitare o ridurre i danni conseguenti a eventi accidentali o per tutelare l’operatore dall’azione nociva di agenti dannosi presenti

nell’attività lavorativa.

I dispositivi di protezione individuale devono:

• essere conformi alle norme previste nel D.Lgs 4 dicembre 1992 n. 475; possedere le certificazioni previste e la marcatura CE;

• essere accompagnati da chiare istruzioni di impiego in lingua italiana;

• essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un rischio maggiore;

• essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;

• tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore;

• poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità.

SCEGLIERE I DPI

Parlando di dispositivi di protezione individuale, c’è da fare qualche considerazione: non possono garantire una sicurezza totale, limitano alquanto mobilità, visibilità e, spesso, possono anche, magari per il loro peso, provocare affaticamento. È quindi determinante

DIMENSIONE PULITO | 08/23 84 SICUREZZA PREVENZIONE
La conoscenza dei luoghi e delle procedure di lavoro, così come il rispetto degli obblighi normativi, sono indispensabili per fare prevenzione
Cristina Cardinali

scegliere un dispositivo che abbia i requisiti per ridurre al minimo i disagi e offrire un’adeguata protezione.

PROTEZIONE DELLE MANI

I guanti professionali monouso sono realizzati in diversi materiali per soddisfare sia le diverse esigenze dell’operatore sia le diverse tipologie di lavoro. Presentano caratteristiche e prezzi differenti, è quindi opportuna una valutazione costo-beneficio. Il minor costo è quello del guanto in lattice naturale lubrificato, poi quello in lattice naturale senza polvere e quindi il nitrile. Il guanto in lattice di gomma naturale senza polvere, che è un guanto di derivazione medicale, a ridotto contenuto proteico, ovvero a basso contenuto di allergeni per il processo di alogenazione a cui viene sottoposto, è consigliabile ai soggetti sensibili alle irritazioni, nelle situazioni di lavoro in cui la presenza della polvere lubrificante è problematica o sconsigliata. Il guanto si caratterizza per l’ottima sensibilità tattile ed è molto confortevole, in quanto l’uniformità dello spessore sulle dita e la superficie esterna microruvida permettono una manipolazione sicura in ambiente bagnato. Nel settore delle pulizie industriali, fra le diverse tipologie di guanti, il guanto riutilizzabile realizzato in lattice di gomma naturale con doppia immersione e felpato internamente si caratterizza per l’elevato comfort dato dalla felpatura interna, e l’alta resistenza a detergenti e detersivi anche concentrati, dovuta al doppio strato di lattice di gomma naturale. Il doppio strato di lattice conferisce inoltre un buon isolamento termico da fonti fredde e una buona resistenza all’usura. La finitura esterna a nido d’ape in rilievo consente poi un’ottima presa.

PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

Nell’ambito della difesa da polveri, nebbie, fumi, gas e vapori la protezione delle vie respiratorie, prevede

versioni di maschere usa e getta e riutilizzabili.

Una corretta adesione riduce la probabilità di perdite verso l’interno, mentre l’introduzione nei respiratori usa e getta della valvola di espirazione, comporta la riduzione della resistenza respiratoria e un aumento del comfort da parte dell’utilizzatore (riduzione di calore, umidità e CO 2 espirata).

ABBIGLIAMENTO

Particolarmente indicati per l’utilizzo nelle pulizie industriali sono gli indumenti in tessuto non tessuto, capi d’abbigliamento usa e getta ideati e creati per proteggere da sostanze chimiche.

Per la protezione generica sono disponibili la tuta intera, il camice o lo spezzato giubbetto più pantalone.

Per una protezione ancora maggiore, in presenza di polveri pericolose ul trafini o contro spruzzi o acidi, sono disponibili invece le tute con cerniera centrale ricoperta, cappuccio ed elastici in vita, ai polsi e alle caviglie, che garantiscono una tenuta ermetica. Differente può essere il rivestimento esterno, polimerico, con speciale film protettivo, a seconda delle esigenze e del tipo di utilizzo.

ABBATTERE LA CONTAMINAZIONE MICROBICA

Il lavaggio delle mani con il sapone è una delle misure più efficaci e meno costose per prevenire malattie infettive trasmissibili. Avere le mani pulite significa limitare la diffusione di microrganismi patogeni come virus e batteri. Le mani sono un ricettacolo di germi, di cui il 20% sono microrganismi non patogeni, che risiedono normalmente sulla cute senza provocare danni. Ma a questi germi possono aggiungersi virus e batteri che sono nell’aria o con cui si viene in contatto toccando le diverse superfici. Trovando un ambiente favorevole, i germi si annidano e proliferano e possono trasmettersi da un soggetto all’altro.

DIMENSIONE PULITO | 08/23 85

La valutazione dei rischi nell’ottica dei cambiamenti climatici

contenuto in Dati Inail 2023 n. 7 - Andamento degli Infortuni sul Lavoro e delle Malattie Professionali

Effetti dovuti a caldo estremo, radiazioni ultraviolette, piogge violente, inondazioni, dissesto idrogeologico, siccità e incendi, rappresentano già un grave problema in Italia. A ciò va aggiunto che l’aumento globale delle temperature e le modifiche nell’uso del territorio (come ad esempio l’urbanizzazione di aree rurali) favoriscono l’introduzione di nuovi vettori biologici e agenti infettivi, con rischio di infezioni e focolai epidemici in zone prima indenni.

La complessiva valutazione dei rischi ai sensi dell’art. 17 del d.lgs.81/08

dovrebbe dunque prendere in considerazione gli eventuali impatti del cambiamento climatico sull’organizzazione, operando un’accurata analisi e mettendo a punto specifiche misure di prevenzione e protezione: identificazione di ambienti di lavoro, attività e mansioni più esposte, determinazione dei lavoratori più vulnerabili, presenza di fattori aggravanti quali lo sforzo fisico (per esempio in cantiere o nei campi), predisposizione di procedure di lavoro ordinario o di emergenza, attuazione di misure sia di tipo strutturale e tecnico, sia di tipo organizzativo

e individuale. Gli scenari e gli effetti possono essere estremamente variegati sulla base delle diverse situazioni (temperature estreme, eventi atmosferici violenti, ecc.), nonché dei diversi luoghi di lavoro (chiusi e all’aperto), per cui si riportano a titolo esemplificativo solo alcune misure:

• predisposizione di procedure da seguire in ogni possibile scenario influenzato dalle condizioni meteorologiche, sia in condizioni di lavoro ordinario che di emergenza;

• rimodulazione degli orari e dei turni di lavoro in modo da evitare o ridurre

DIMENSIONE PULITO | 08/23 86 SICUREZZA CLIMA
È ormai evidente che il cambiamento climatico può avere conseguenze dirette e indirette sulla salute e sicurezza dei lavoratori, soprattutto per coloro che operano all’aperto, aggravando rischi professionali esistenti e facendone emergere di nuovi

l’esposizione nelle ore più calde;

• installazione di ripari per creare ombra nelle aree di lavoro all'aperto e consentire le giuste pause e un adeguato ristoro nelle ore più calde;

• installazione di punti di fornitura d'acqua in più siti;

• impiego di veicoli da lavoro dotati di cabine chiuse con aria condizionata;

• fornitura di protezioni e indumenti adatti a caldo e a radiazioni ultraviolette (cappello/casco a tesa larga, creme solari protettive; indumenti di raffreddamento come gilet, magliette e berretti refrigeranti);

• fornitura di indumenti e Dpi anche per ridurre il rischio di eventuali contagi da agenti infettivi (come ad esempio stivali o guanti);

• ausili per ridurre lo sforzo fisico da movimentazione dei carichi;

• installazione di aree/impianti di raffreddamento nei luoghi di lavoro interni;

• piani di evacuazione in caso di eventi estremi e gestione del ripristino dei luoghi di lavoro in sicurezza;

• investimenti in infrastrutture per la protezione da catastrofi naturali, come ad esempio la costruzione di protezioni dalle inondazioni;

• formazione e informazione dei la-

voratori sulle misure di prevenzione e protezione.

Per quanto riguarda il problema degli effetti delle temperature estremamente elevate sui lavoratori, vi è una particolare attenzione da parte dei Soggetti istituzionali e degli esperti in materia. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, alla luce degli scenari di cambiamento climatico, considera la protezione dei lavoratori dai rischi di infortunio connessi alle temperature, come una priorità e ha di recente pubblicato un vademecum. Anche l’Ispettorato nazionale del lavoro, con la Nota n. 5056 del 13 luglio 2023, richiama l’attenzione sulle misure da attuare in caso di temperature molto elevate che rendono difficile o pericoloso il lavoro svolto. Sempre nell’ottica della tutela dei lavoratori rientra la nota dell’Inps n. 2999 del 28 luglio 2022, nella quale viene messa in evidenza l’opportunità di concedere la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria per lavori che espongano a temperature superiori a 35°C: il datore di lavoro può sospendere o ridurre lavorazioni in corso per cause legate ai rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori.

In tale ambito, particolarmente si -

gnificativo è il progetto Worklimate che vede impegnati il Consiglio nazionale delle ricerche (Istituto per la BioEconomia), Inail (Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro ed ambientale) e altri partner; tra le varie attività, è stata messa a punto una piattaforma a disposizione di singoli lavoratori, autorità di sanità pubblica e operatori della prevenzione per valutare, monitorare e contrastare l’esposizione occupazionale ad alte temperature. Informazioni su questa tipologia di rischi sono anche rilevabili sul portale Inail nelle pagine di “Conoscere il rischio” al link Conoscere il rischio Stress termico.

Infine, va segnalata l’opportunità da parte delle aziende con “ambienti severi caldi (UNI EN ISO 7243, UNI EN ISO 7933) di poter beneficiare di una riduzione del premio Inail per prevenzione, attraverso lo strumento dell’OT23. L’Inail, nell’apposito modulo, riconosce la finalità prevenzionale dei seguenti interventi:

• installazione di sistemi di condizionamento per il controllo dei parametri microclimatici (temperatura e umidità);

• realizzazione di barriere e protezioni di tipo e materiali diversi per l’isolamento delle sorgenti radianti;

• acquisto di capi di vestiario con proprietà riflettenti rispetto alle sorgenti radianti.

Quanto riportato molto sinteticamente, indica che la gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ormai non può più prescindere da un’attenta valutazione dei rischi anche nell’ottica dell’evoluzione delle condizioni climatiche e dei suoi impatti sulla salute e la sicurezza dei lavoratori, sicuramente a partire dagli effetti delle alte temperature, ma ampliando il campo a tutta la vasta e variegata gamma di scenari collegati direttamente o indirettamente ai cambiamenti del clima e del territorio.

DIMENSIONE PULITO | 08/23 87

Cartelli ammonitori Evoluzione e mutamenti nel corso del Novecento

L’Inail ha pubblicato un accurato racconto per immagini della storia della prevenzione e della sicurezza sul lavoro. Dalla percezione del lavoratore singolo come soggetto da ammonire, all’investimento di responsabilità del datore di lavoro fino allo sviluppo di un vero e proprio sistema prevenzionale in cui la tutela della salute e sicurezza sul lavoro non sono più considerate un dovere imposto dall’esterno, ma un diritto da difendere

Cristina Cardinali

L’Inail, con la pubblicazione “Comunicazione e iconografia in tema di salute e sicurezza sul lavoro: evoluzioni e mutamenti nel corso del Novecento” a cura di A. Pagliara, S. Manca, P. Dionisi, E. Cannone, M. Petyx e S. Iavicoli, racconta l’evoluzione di una tipologia di comunicazione visiva, quella dei cartelli ammonitori, che molto ci racconta di come sia cambiata nel corso degli anni la cultura della prevenzione e della sicurezza sul lavoro.

Lo studio del mezzo espressivo, con la ricognizione e l’analisi di materiali iconografici prodotti in Europa e in Russia a partire dagli anni ‘20 fino ad oggi, rivela i mutamenti sociali intercorsi negli anni, inserendo il lavoro in una prospettiva più ampia, assumen-

do una valenza di un’indagine sociologica prima ancora che storiografica. Come spiegato nell’introduzione, infatti, questa tipologia di comunicazione visiva, i cui imperativi sono l’immediatezza e l’essenzialità, rappresenta una fonte preziosa di informazioni. È la stessa metodologia comunicativa ed espressiva che, in base alle proprie peculiarità, rivela di volta in volta lo specifico orizzonte di pensiero che la sottende e la genera, facendosi luogo di sedimentazione di tutta una serie di informazioni rilevanti, se non emblematiche, in senso politico, sociale e culturale.

Per lo studio è stato selezionato un campione rappresentativo di manifesti, cartoline e affini, di cui riportiamo alcuni esempi, e i materiali prodotti

fino agli anni ‘70/’80 sono stati messi a confronto con i rispettivi materiali informativi e pubblicitari della contemporaneità.

Si passa da un approccio drammatico e paternalistico, largamente diffuso fino agli anni ‘50 a toni più concilianti tesi a fornire informazioni: l’utente passa dall’essere considerato un soggetto che è lecito colpevolizzare o intimorire a soggetto che è doveroso informare e tutelare. Inoltre la responsabilità della salute sul lavoro, con l’evolversi della società, non riguarda più soltanto il singolo lavoratore, ma investe soprattutto il datore di lavoro. La pubblicazione, di cui riportiamo alcune immagini con la loro relativa descrizione, è scaricabile gratuitamente dal sito www.inail.it.

DIMENSIONE PULITO | 08/23 88 SICUREZZA COMUNICAZIONE E ICONOGRAFIA

Negli esempi iconografici dei primi decenni del Novecento l’approccio comunicativo punta a coinvolgere l’utenza su un piano essenzialmente emotivo. Non c’è invito alla riflessione distaccata, ma - al contrario - volontà di impressionare, scuotere, allertare attraverso immagini cariche, vivide e talvolta angosciose.

Anni Cinquanta

Si fa leva sul senso di pericolo e sul timore delle conseguenze di comportamenti scorretti e rischiosi attraverso una tipologia di comunicazione che vuole esprimere urgenza, pathos, intensità.

Il lavoratore è considerato ancora un soggetto da educare e ammonire più che da informare e tutelare.

DIMENSIONE PULITO | 08/23 89
Anni Venti Anni Quaranta Dagli anni Cinquanta agli anni Sessanta

Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta

Non c’è intenzione di esprimere e imporre un obbligo, ma piuttosto si vuole spingere chi osserva a considerare e analizzare uno stato di cose in maniera ponderata e misurata.

La contemporaneità

La cartellonistica informativa è ormai solo una parte di un più ampio e complesso sistema di comunicazione volto alla prevenzione, strutturato e differenziato a seconda dei contesti e dei diversi canali comunicativi (video, tv, internet). Non si tende più a enfatizzare le conseguenze negative derivanti dalla mancata prevenzione e dal non rispetto delle norme di sicurezza, ma si punta a illustrare i benefici e i vantaggi individuali e collettivi che si ottengono attraverso un comportamento corretto.

All’opposto di quanto avveniva nella prima metà del ‘900, si preferiscono toni concilianti e rassicuranti, che fanno leva su messaggi più ottimistici, capaci di esprimere fiducia e solidarietà.

SICUREZZA COMUNICAZIONE E ICONOGRAFIA DIMENSIONE PULITO | 08/23 90

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