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COLOMBIA, birra craft in fermento

Il nostro viaggio alla ricerca delle birre artigianali presenti sul globo ci porta in Colombia, paese con una biodiversità unica: foreste pluviali, alte montagne andine, piantagioni di caffè, spiagge paradisiache e città coloniali tra le più belle al mondo. Certo non mancano le mille sfaccettature e contraddizioni, conseguenze della storia violenta del paese che lo aveva reso tra i più pericolosi al mondo. Dalle nostre ricerche sembra che la scena della birra artigia- nale sia in pieno sviluppo e quindi vogliamo verificare se questo paese saprà placare adeguatamente la nostra sete.

Fin dai tempi antichi in sud-America erano disponibili bevande ottenute dalla fermentazione del mais e di altri cereali, ma anche da frutta o dalla manioca. Un esempio è la chicha che potete trovate in tutto il paese. Pare che i primi semi d’orzo giunsero in Colombia nel 1539 e che il primo birrificio venne fondato a Bogotà nel 1826. Alla fine del 1800 il numero dei produttori incominciò a crescere ma fu l’industrializzazione del ventesimo secolo che permise la creazione di molti altri birrifici, anche a opera di immigrati tedeschi e olandesi. Oggi, il mercato birrario di largo consumo è dominato da poche birre, tra cui Aguila, una pale ale, e Club Colombia, disponibile in diversi stili, prodotte dalla Bavaria. A essere sinceri, anche se queste non sono birre artigianali non mostrano quel sapore metallico e maltato di altri prodotti industriali. La scena artigianale nasce all’inizio degli anni 2000 e attualmente si contano più di 250 birrifici sul territorio colombiano. La Bogotà Beer Company (BBC) fu il primo birrificio artigianale, aperto nel 2002 ma nel 2015 è stato acquisito dal colosso AbInbev; propone una decina di referenze e ha locali e punti di vendita in tutto il paese. Oggi il consumo di birra in Colombia è tra i più alti dell’America latina e il trend cresce anno dopo anno. L’amore per la birra ha permesso la nascita della competizione “Copa de Cervezas del Caribe” in cui, dal 2015, birrifici e homebrewer possono proporre le loro birre.

Bogotà, la Mecca della birra artigianale

Il nostro viaggio inizia a Bogotà, la capitale da sette milioni di abitanti situata in una valle a 2640 metri di altitudine. Il giorno del nostro arrivo era previsto l’insediamento del nuovo presidente (primo presidente di sinistra dopo quarantadue presidenti di destra) e passiamo la giornata girovagando tra le strade della città con gente in festa, i riti tradizionali eseguiti dai diversi gruppi etnici arrivati per l’evento e la visione della proclamazione dai maxischermi presenti in città. Possiamo considerare Bogotà la Mecca della birra artigianale colombiana, dato che si trovano davvero tanti birrifici e locali. Il nostro albergo si trova nel quartiere di El Chapinero e iniziamo la nostra esperienza dal moderno pub del birrificio El Mono

Bandito che propone principalmente birre proprie con qualche birrificio ospite. Proviamo la Pils da 4,5% con leggere note citriche e la Hoppy Red, una birra dal corpo medio con una presenza di malto coprente che faceva sparire il luppolo. Nonostante la buona impressione iniziale, le birre non ci entusiasmano e ci spostiamo nel vicino Hanna Hops, uno dei migliori birrifici trovati in viaggio.

Il locale è moderno con molte luci al neon e un bel bancone con spine a parete, tra le quali scegliamo la AutentIPA, una IPA da 5,8% davvero ottima con aromi di pompelmo, ananas e lychee con un piacevole amaro finale. La Eureka è una hazy IPA da 6,5% con sentori di frutta tropicale ma anche con un vegetale che rovinava un po’ la bevuta. Infine, la Amazon sour del birrificio ospite Ramonas Beer, una fruit gose da 5% prodotta con arazá e gua- yaba agria, due frutti locali agrumati, e durazno santandereano, una tipologia di pesca. Una piacevole scoperta rinfrescante e ben eseguita. Il giorno successivo girovaghiamo per la città vecchia dove visitiamo il museo di Botero in una tipica casa coloniale e il Museo de Oro dove ammiriamo una grande collezione di manufatti e monili d’oro di epoca pre-colombiana.

Tornando verso il nostro alloggio ci fermiamo al birrificio Statua Rota. Il locale si presenta abbastanza minimale e moderno ma accogliente, le birre presenti al momento sono, stranamente per la Colombia, dal grado alcolico importante. Iniziamo con la Piernas de fuego, una double red IPA da 8%, prodotta con infusione di peperoncini affumicati e maturata con fiori di ibisco, dal carattere dolce e speziato ma senza eccessi. Passiamo poi alla Datura, una Belgian strong Ale da 8,5%, prodotta con miele e zenzero, una buona reinterpretazione dello stile. Pur preferendo generalmente birre più leggere e di facile beva, siamo rimasti piacevolmente stupiti data la pulizia e la qualità generale dei prodotti.

Il deserto del Tatacoa e la foresta di San Agustin

Ci spostiamo verso sud e passiamo qualche giorno letteralmente nel bel mezzo del nulla: alloggiamo infatti all’interno del deserto del Tatacoa, in realtà una foresta semi-arida divisa in due zone (rossa e grigia) dove resistono solo lucertole, cactus e piante urticanti. Non essendoci inquinamento luminoso, questa zona è perfetta per ammirare il cielo e le sue meraviglie e decidiamo di visitare l’osservatorio vicino al nostro alloggio. Sotto un cielo carico di stelle assistiamo alla lezione di astronomia di un professore locale che con un laser mostra le diverse costellazioni visibili solo nell’emisfero sud. Sono disponibili anche diversi altri telescopi per ammirare i crateri della luna e altri pianeti: davvero un’esperienza interessante. Nella polverosa cittadina di Villavieja, a qualche chilometro di distanza dal deserto, si trova il brewpub del birrificio La Planta. Un locale enorme che è più un club con piscina dai murales colorati, diverse zone dove sedersi e un palco dove si esibiscono band. Le birre francamente non sono affatto apprezzabili e sinceramente non capiamo che tipo di aspettativa abbiano i turisti nei confronti di questo posto, davvero stonato nel contesto. Lasciamo il deserto per spostarci ancora più a sud fino a San Agustin, un piccolo paese tra le montagne dove si trova un importante parco archeologico con statue e tombe pre-colombiane sparse nella foresta di cui gli archeologi sanno ancora poco. Nelle zone intorno a questa piacevole cittadina si possono vedere altre statue particolari e cascate raggiungibili con una bella passeggiata a cavallo.

La zona cafetera

Ci muoviamo verso la zona cafetera, dal bellissimo paesaggio dominato dalle piantagioni di caffè, e soggiorniamo nella cittadina di Salento dove le basse casette dai mille colori rendono il passeggiare tra le strade acciottolate un’esperienza davvero piacevole. Qui è possibile vivere una tipica esperienza colombiana giocando a Tejo, sport nazionale di origine indigena, che consiste nel colpire un bersaglio contenente polvere da sparo con un disco metallico. Ci sediamo in un dei bar nella piazza principale che serve birre della BBC, che purtroppo si conferma essere un birrificio di livello appena sufficiente. Proviamo anche alcune birre artigianali in bottiglia disponibili nei chioschi come la Pale Ale di Continental Cerveceria, una APA da 2,89% prodotta con le 3C (Cascade, Centennial e Chinook), luppolo in dosi omeopatiche per una birra sufficiente. Salento è il miglior punto di partenza per la scoperta della Valle del Cocora nel Parco Nazionale di Los Nevados. Qui si possono trovare le palme di Cera,

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