48 PAGINE DEDICATE AL TRATTAMENTO DELLE SUPERFICI
SPECIALE TRATTAMENTI M12 APPROFONDIMENTI
Pavimenti a confronto M16 COTTO
Interventi: gli errori da evitare M22 PARQUET
Villa Borromeo. Pavimento antico, come intervenire M28 PARQUET
L’attacco dei tarli. Cosa fare? M32 CANTINE
Il valore della pulizia nella produzione del vino
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M12 APPROFONDIMENTI Pavimenti a confronto Angelo Dominicis M16 PAVIMENTI NATURALI Nuova vita al cotto Costantino Zanatta
M22 PARQUET A Villa Borromeo il legno è protagonista Mauro Errico
M16 M22
M28 Se il parquet è tarlato? Mauro Errico
M28 04/2019 | DIMENSIONE PULITO
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Speciale Trattamenti SOMMARIO
M40
M32 pubblicità GSA115x150.pdf
M38 C
M32 CANTINE Pulizia profonda per vini d’eccellenza Alessandra Mecca M36 ATTREZZATURE Una macchina tante funzioni Domenico Demuro
M38 MANUTENZIONE I “difetti” delle cere metallizzate M40 MARMO Nuova luce a Singapore Alessandra Mecca
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Speciale Trattamenti APPROFONDIMENTI
Pavimenti a confronto PARQUET, CERAMICA, MOQUETTE, PVC, MARMI E GRANITI E ALTRI ANCORA. OGNI PAVIMENTO HA CARATTERISTICHE PARTICOLARI CHE RICHIEDONO UN APPROCCIO SPECIFICO
Parquet di legno massiccio
Parquet stratificato
Laminato
Linoleum
Vinile
Gomma
Marmi
Piastrelle
Cotto
Moquette
di Angelo De Dominicis
M12
DIMENSIONE PULITO | 04/2019
pavi
Trattamento
Avvertenze
Parquet di legno massiccio naturale
Non importa che si tratti di un pavimento di legno per un rustico cottage o per una fredda struttura in calcestruzzo: il vero legno naturale sta bene in tutti i tipi di ambienti di vita.
Parquet, tavole e liste di legno massiccio naturale hanno una lunga durabilità, sia che vengano incollati che saldamente inchiodati. Rinverdirli è semplice perché si possono levigare più volte e, se opportunamente trattati, resistono anche a usi esterni. Un tocco di olio, cera o vernice, inoltre, può farli ritornare come nuovi.
Se bello e robusto, nei formati medio-grandi, il legno massiccio non è sempre il materiale più economico. Evitare di lavare con abbondante acqua; evitare tempi di contatto prolungati con le soluzioni detergenti; utilizzare sistemi di scopatura a umido e lavaggio con frange o mop appena inumidite.
Parquet stratificato
È conosciuto con il termine prefinito e si differenzia dai naturali perché è composto da uno strato superiore di legno nobile di spessore minimo 2,5 mm, con il rimanente spessore minimo di 8 mm costituito da un qualsiasi tipo di pannello ligneo, preferibilmente idrofugo, oppure da segati o tavolette.
Nella maggior parte dei casi è prelevigato e verniciato quindi non è necessario far altro che posarlo.
A differenza del parquet e pavimento di legno naturale, lo stratificato può essere levigato meno volte.
Laminato e nobilitato
I pavimenti di laminato plastico hanno un ampio mercato e si caratterizzano dal fatto che la superficie di calpestio non è rivestita da legno ma da una speciale carta melaminica su cui si è fotografato il tipo di texture desiderata: simile al legno, alla ceramica o a una qualunque altra trama. Una variante è il nobilitato, che solitamente ha il decorativo di spessore inferiore.
Rispetto ad altri tipi di pavimenti, il laminato necessita di meno cure. Presenta una superficie particolarmente liscia per cui basta poco per pulirla. Utilizzare la scopatura a umido e lavaggio con detergente neutro.
Il pavimento si presenta spesso liscio, duro, scivoloso e rumoroso (isolamento anticalpestio limitato). Non utilizzare prodotti detergenti contenenti ammoniaca; evitare l’uso di abbondante acqua. Non necessita di trattamenti protettivi.
imenti Gomma
Termine che indica genericamente un gruppo di sostanze, naturali o sintetiche, elastiche, impermeabili e isolanti. E’ adatta per i luoghi di grande traffico. Il rivestimento può essere fabbricato sia con gomma naturale (lattice estratto dalla corteccia di piante tropicali), sia con gomma sintetica (di origine petrolifera).
La flessibilità della gomma non consente la protezione con emulsioni (ceranti) troppo rigide. Le gomme nuove, spesso trattate con paraffina, devono essere lavate, prima della ceratura, con opportuni detergenti sgrassanti.
La gomma teme i prodotti alcalini come la soda o la varechina, in quanto la induriscono. Teme anche i prodotti a base solvente, perché la sciolgono.
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M13
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Speciale Trattamenti APPROFONDIMENTI
Trattamento
Avvertenze
Linoleum
È un pavimento che nel passato ha avuto un grande lustro, ma che ora è quasi dimenticato, seppure il mercato lo offra in tantissime versioni che mettono in risalto gli illimitati colori.
È un rivestimento naturale con superficie gradevole che non richiede cure particolari. Per permettere la durata nel tempo e una facile pulizia va protetto con emulsioni polimeriche e/o poliuretaniche.
Teme i prodotti chimici molto alcalini come la soda, la varechina e la saponaria, che lo decolorano e lo essiccano. Effettuare le decerature con prodotti specifici. Non teme i prodotti a base solvente.
Vinile
Il policloruro di vinile (PVC) è uno dei rivestimenti più pratici ed economici. E’ un derivato del petrolio al quale si aggiungono sostanze plastificanti, riempitivi inerti e pigmenti colorati.
Richiede poche cure ed è molto resistente. Si pulisce senza problemi e non restano macchie. Inoltre è molto elastico. Va protetto con con emulsioni polimeriche e/o poliuretaniche.
È bene informarsi sulla composizione del polimero che lo costituisce perché potrebbe comportare alcuni rischi per la salute. Qualora sia presente un substrato di paraffina, effetuare un lavaggio con detersolvente prima di incerare.
Moquette
Fino a pochi decenni fa risultava il tipo di rivestimento più adottato per rivestire ambienti di vita privata e pubblica, anche perché nessun altro materiale si posa così facilmente.
La parte superficiale, il velour, può essere costituito da fibre naturali o artificiali. Le moquette di fibra naturale si lavano con prodotti dedicati; per la smacchiatura si utilizza la shamponatura a secco. Le moquette in fibra artificiale sono resistenti all’usura; possono essere lavate con il metodo a iniezione/estrazione e con la shamponatura a secco.
Non è assolutamente adatta per ambienti umidi. Le moquette di fibra naturale temono l’acqua calda che ne provoca l’infeltrimento; temono i detergenti alcalini, l’ammoniaca, la candeggina. Le moquette in fibra artificiale sono molto sensibili a tutti i coloranti in soluzione alcolica; accumulano l’elettricità statica.
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Piastrelle, Gres, Klinker
Sotto il generico nome “piastrelle” rientra la vastissima gamma che il mercato offre. Tutte però hanno in comune l’utilizzo in bagni e cucine. Il motivo è la grande resistenza all’acqua che non le danneggia grazie ai trattamenti particolari e le smaltature a cui le superfici sono sottoposte.
nti
Trattamento
Avvertenze
Pavimenti molto resistenti, necessitano di poche cure e resistono anche in caso di acqua stagnante, purché le fughe siano eseguite a regola d’arte.
Prima di ogni lavaggio, effettuare una prova di resistenza al detergente. Data la loro struttura compatta i grès presentano difficoltà di ancoraggio dei film protettivi.
Marmi e graniti
Possono avere un’infinità di disegni e colorazioni, ma, essenzialmente, presentano venature con colori contrastanti e tipici per questi materiali che ne facilitano l’individuazione. Altra particolarità che li caratterizza è la presenza, totale o parziale, soprattutto per i marmi, del carbonato di calcio.
La naturalezza dei disegni e la lucentezza delle superfici, accompagnata dalle più che diversificate sfumature, rendono il pavimento sempre signorile ed elegante. La finitura può essere effettuata con tre tipi di trattamento: piombatura, cristallizzazione, inceratura.
Il lavaggio con detergenti acidi provoca corrosione. Se il granito è grezzo, tollera lavaggi di natura acida e alcalina se piombato, evitareil lavaggio con detergenti acidi.
Cotto
Il cotto non è altro che argilla cotta e formattata in mattonelle. È un materiale facilmente riconoscibile e si presenta in genere di colore rossastro. Lo si usa da secoli, per cui ci si può imbattere facilmente in pavimenti anche molto vecchi, spesso antichi.
È un materiale naturale assorbente con qualità eccezionali. La sua porosità fa si che abbia bisogno di essere “protetto” con prodotti naturali adeguati che ne mantengono inalterata la naturalità e che ne assicurano l’idrorepellenza e l’oleorepellenza.
Se il trattamento di protezione non è ben condotto si macchia e rimane irregolare, inoltre la superficie diventa fragile e friabile se il processo di cottura e fabbricazione non è adeguato.
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Speciale Trattamenti
cotto
PAV I M E N T I N AT U R A L I
Nuova vita
al cotto
PROCEDURE DA SEGUIRE PER LA DECERATURA DEI MATERIALI ASSORBENTI: COTTO, TERRECOTTE, PIETRE Costantino Zanatta
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perare il ripristino di un vecchio trattamento protettivo degradato sulle superfici in materiali naturali è cosa completamente diversa che decerare una superficie in pvc, in linoleum, una graniglia o un marmo levigato lucido. Su tali superfici si agisce con uno specifico decerante e si riesce a togliere il vecchio trattamento in tempi tecnici brevi perché i materiali non assorbono i liquidi e si riesce a riportare a nudo le superfici senza complicazioni. Cosa completamente diversa è operare su materiali assorbenti e sui quali le aziende produttrici si sono sbizzarrite nel tempo a proporre imbrattamenti di tutti i tipi, compresi quelli che potevano sembrare eterni e senza usura o invecchiamento. In questo panorama vi sono: cere cremose in pasta, cere liquide rilucidabili, cere metallizzate, emulsioni acriliche o polimeriche, resine all’acqua, resine al solvente, olio di lino crudo o cotto, vernici o resine poliuretaniche ed epossidiche, ecc… Come si possono conciliare allora le lavorazioni e i prodotti per l’asporto radicale dei prodotti invecchiati? Per prima cosa bisognerebbe capire su quali materiali si opera e di quale natura è il vecchio trattamento, ma molte volte questo è difficile anche a causa delle manutenzioni assenti o eccessive e con prodotti sconosciuti che vengono presentati come miracolosi nella grande distribuzione. Nel passato è successo che, pensando di poter asportare un qualche tipo di prodotto applicato ci si fosse affidati ai comuni deceranti alcalini usati anche molto concentrati, con il risultato finale che si M16
DIMENSIONE PULITO | 04/2019
approssimava sempre al 60-70% di asporto del prodotto. Esaminando le componenti dei costi delle opere, vediamo che emerge sempre per primo il costo della mano d’opera e quindi è giocoforza scegliere i prodotti più idonei per poter effettuare le lavorazioni nel minor tempo possibile, anche se questi costano a volte molto di più. IL TRATTAMENTO Fatta questa analisi, siamo sul cantiere, abbiamo una superficie in materiale naturale e abbiamo un vecchio trattamento da asportare per poterne applicare uno nuovo e magari con un risultato che porti le superfici più vicino possibile alle tinte originali del materiale stesso. La scelta del prodotto dissolutore del vecchio trattamento, escluso il campo delle resine epossidiche e poliuretaniche per le quali vi è una sola soluzione drastica, si sposta sempre su specifiche miscele solvente con tensioattivi valide per quasi tutti i tipi di cere ed emulsioni presenti sul mercato. Tale dissolutore si può applicare anche un giorno prima, naturalmente compatibilmente con la situazione di cantiere. In questo caso è il prodotto che lavora per noi, facendoci risparmiare tempo con gli eventuali inutili ripetuti passaggi con la macchina monospazzola e con l’uso di un banale decerante alcalino (foto 1). La mattina successiva si passa alla monospazzola e all’asporto di quanto il prodotto sia riuscito a sciogliere nel tempo in cui ha potuto agire (foto 2). Per quanto il prodotto abbia potuto agire e per quanto si sia accorti e curati nelle lavorazioni, è matematicamente sicuro che rimarrà sempre un po’ di residuo del vecchio trattamento e qualche nostra impronta involontaria di prodotto sciolto, calpestato e portato nelle zone già lavorate (foto 3 e foto 4). A questo punto, dopo il primo passaggio su tutta la superficie, si procederà a un
Una volta individuate le zone del pavimento maggiormente danneggiate, si è proceduto allo smontaggio dei singoli quadri.
1Vecchio
trattamento asportato
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Speciale Trattamenti PAV I M E N T I N AT U R A L I
secondo passaggio partendo dai bordi delle stanze. Dato il tipo di prodotto utilizzato, è opportuno prendere le dovute precauzioni come guanti, mascherine e protezione per gli occhi e locali ben aerati oltre naturalmente a paraspruzzi per la monospazzola e le dovute protezioni per muri, arredi e porte. Il secondo passaggio, si inizierà applicando per piccole porzioni lungo i bordi e angoli delle stanze il prodotto dissolutore e con il classico tampone marron si andrà a togliere quello che è stato sciolto e diventato asportabile. Si agisce per piccole porzioni sulle superfici per creare una situazione di lavorazione omogenea e con gli stessi tempi sia per i bordi stanza che per la porzione di superficie ( mai tutta una stanza…) sulla quale agiremo poi con la monospazzola e disco marron, di modo che non vi siano zone su cui il prodotto dissolutore agisce pochi minuti ed altre su cui persiste molto più tempo (foto 5). Naturalmente in questa fase è molto importante non tornare a calpestare la zona lavorata con i piedi sporchi, altrimenti si dovranno ripetere ancora altri passaggi. E CON CHE COSA ALLUNGHIAMO IL PRODOTTO PER POTERLO ASPIRARE? Con della semplice acqua, poiché il detergente decerante è già presente nel dissolutore applicato, quindi nel serbatoio della macchina va messa sola acqua e nessuna altra soluzione detergente: è molto utile comunque qualche ulteriore risciacquo per ogni zona lavorata. Poiché operiamo su superfici assorbenti, se dovesse capitare la classica telefonata lunga o la pausa pranzo, non bisogna dimenticare la macchina ferma e disco intriso di soluzione detergente sulla superficie (foto 6) e prendere nel caso alcune precauzioni quali, un cartone e pulire bene cavi, macchine, dischi e attrezzature con acqua aspirando bene il tutto (foto 7). LE FUGHE DELLE SUPERFICI Una particolare attenzione va data alle fughe delle superfici in quanto essendo molto più porose dei materiali assorbono molto più sporco nel tempo e una parte dei prodotti sciolti durante le fasi della deceratura (foto 8). E’ molto importante passarle tutte con una spazzola di acciaio a mano sciacquando poi bene con acqua dopo il lavaggio acido per poterle uniformare e portarle allo stato originale: non possiamo consegnare una superficie con le mattonelle in ordine e le fughe ancora mezze sporche, non è professionale… Se siamo stati accorti nelle fasi precedenti e il lavoro si è concluso anche con il lavaggio con una soluzione acida leggera e relativo risciacquo, abbiamo completato il ciclo della deceratura: non è necessario in queste fasi utilizzare detergenti acidi strani o forti e in concentrazioni elevate, ma è sufficiente eseguire un piccolo lavaggio acido ed i risciacqui accurati solo per togliere piccoli residui di detergente alcalino eventualmente rimasti sulle superfici. A questo punto vorrei battere forte sul tamburo per far capire a quelle aziende, che formulano prodotti che alcuni detergenti deceranti non sono idonei par lavorare su superfici assorbenti e lasciano a volte nei materiali tracce di prodotto difficilmente asportabili (foto 9). Questo sistema di lavoro non ha mai lasciato sulle superfici residui consistenti del vecchio trattamento: si può accettare che possa esserci ancora una percentuale dello 0,5% che non va assolutamente a inficiare il nuovo trattamento. Per la mia personale esperienza posso affermare che qualche volta è stato un po’ più difficoltoso, ma che alla fine il risultato si è sempre ottenuto combinando nella giusta maniera prodotti ad azione manuale e meccanica con la ferma volontà di consegnare sempre comunque un lavoro eseguito a regola M18
2 Residui
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3 Impronta
con residuo di prodotto
4 Bordi e
superficie dopo secondo passaggio
5 Disco
monospazzola
d’arte. Partendo dal concetto che i materiali naturali hanno le loro diverse caratteristiche, che non esistono situazioni sempre uguali, che non vi sono prodotti miracolosi in grado di risolvere in tempi rapidi tutte le problematiche, affermo che se si deve ripristinare una vecchia superficie e darle nuova vita, bisogna operare con la dovuta attenzione, con prodotti specifici e nel rispetto dei materiali su cui si opera poiché anche le vecchie superfici ci insegnano che con un nuovo vestito il loro fascino persiste nel tempo. Voglio sfidare chiunque mi voglia proporre una superficie moderna che abbia lo stesso fascino e lo stesso calore di un materiale naturale, sia esso cotto o terracotta, marmo o pietra naturale, graniglia o palladiana che con un nuovo vestito ringiovanisce come avesse ancora l’età di un bambino: potessimo anche noi ringiovanire con così poco…
6 Pausa pranzo 7 Residui nelle fughe
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Speciale Trattamenti PA R Q U E T
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A Villa Borromeo il legno è protagonista GLI INTERVENTI SUI PARQUET “ANTICHI” SONO MOLTO PARTICOLARI, UNICI, E QUASI SEMPRE È VIETATO SBAGLIARE, ANCHE PERCHÉ NON È POSSIBILE REPERIRE CON FACILITÀ NUOVO MATERIALE O RIPRODURRE I VARI DISEGNI CON SEMPLICITÀ Mauro Errico
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ituata nella cittadina di Arcore, in Brianza, Villa Borromeo d’Adda è uno splendido complesso residenziale risalente al 1550/1600 circondato da un enorme parco aperto in gran parte al pubblico. Al suo interno, sono presenti varie pavimentazioni in legno risalenti alla metà dell’800 e ai primi del ‘900, già oggetto nel corso degli anni di alcuni interventi di riparazione e costituite da ben nove specie legnose. L’immobile è stato purtroppo abbandonato a se stesso per alcuni decenni, tanto che alcuni tratti del tetto erano crollati. Di conseguenza, numerose erano le infiltrazioni di acqua che si sono riversate all’interno di alcuni vani. Questo ha richiesto un significativo intervento di ristrutturazione edile, durato quasi 3 anni, che ha interessato in pratica tutto l’immobile – dalle fondamenta al tetto – con un dispendio di energie e un investimento economico alquanto notevole. Nel 1980 le proprietà della Famiglia Borromeo d’Adda, a eccezione della sola Cappella Vela, sono state acquistate dal Comune di Arcore. Soltanto nel 2016 è stato possibile iniziare i lavori di restauro della villa nel suo complesso. L’intervento rigenerativo è stato condotto dalla S.E.A. srls (servizi di eccellenza artigiana) in sinergia con la Rangoni Basilio S.r.l., storica struttura fiorentina di falegnameria specializzata nel ripristino di arredi e infissi. Per intervenire su pavimenti in legno che hanno decine di anni di vita – se non qualche secolo – serve personale dotato di una vera esperienza manuale; molte sono le nozioni che si devono conoscere come, per esempio, quelle relative alle varie specie di legno e alla composizione dei prodotti che si intendono utilizzare nel contesto. PAVIMENTAZIONI IN LEGNO Le pavimentazioni in legno, posizionate quasi interamente al piano terra, ovvero nel salone centrale chiamato anche “giardino d’inverno”, erano costituite da piastrelle rotonde in rovere intersecate da quadrati in acacia, con una fascia di rigiro in noce nazionale e un bindello di padouk. Vi era poi un disimpegno di passaggio dal salone a un’altra sala in marmo, dove il pavimento era costituito da assi con disegno geometrico in legno di rovere con fascia di ciliegio. Nella cosiddetta “sala della biblioteca”, la pavimentazione era rappresentata da piastrelle in noce nazionale, sagomate geometricamente con una fascia perimetrale alle medesime in legno di acero; in altri due grandi ingressi e corridoi di accesso alla sala da pranzo, il pavimento era costituito da piastrelle rettangolari in mogano intersecate tra di loro, con fascia di rigiro sempre in mogano e bindello di acero. Nella “sala da pranzo” la pavimentazione era posizionata con disegno geometrico e costituita da assi di ciliegio con una fascia perimetrale e bindello in noce nazionale; per finire, al primo piano esistevano due vani in quadri di larice sagomati con fasce perimetrali per ognuno in rovere e quadretto angolare in noce e fascia perimetrale in rovere. Anche la scala centrale era costituita da singoli gradini con alzata e pedata in noce nazionale, così come i due pianerottoli presenti, sia quello centrale sia quello di sbarco al primo piano. RESTAURO Il degrado causato dal passare del tempo e diversi crolli di parti di tetto avevano danneggiato seriamente porzioni di pavimento in legno. Diverse zone erano praticamente rovinate in maniera irrecuperabile, altre del tutto scomparse sotto residui di detriti e resti di materiale inorganico. Gli interventi di lavoro programmati e concordati con la Direzione Architettonica del Restauro, sono iniziati con la rimozione manuale dei depositi incoerenti e dei detriti presenti e con la pulizia delle zone interessate. Successivamente, si è passati alla verifica dello stato di degrado del legno, eliminando ogni porzione ormai marcita
Prove di pulizia
Stato della superficie prima dell’inizio lavori
Stesura cera liquida
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Speciale Trattamenti PA R Q U E T
Lucidatura cera
e/o distrutta dalla presenza di funghi e muffe, fino a ritrovare, come si dice, il buono. Si è poi contabilizzato quanto materiale nuovo ci fosse da recuperare dalla lavorazione di specie legnose simili, per poi reinserirle dove erano mancanti. PULIZIA Una volta reintegrate le porzioni di legno mancante, si è passati alla fase di pulizia generale delle superfici in legno con detergenti neutri attraverso l’impiego di stracci in microfibra inumiditi con soluzioni specifiche di prodotti. In pratica si è pulita la superficie delle pavimentazioni intervenendo per rimuovere depositi organici come anche residui di adesivi e depositi inorganici come sabbia, terra e quant’altro rimasto nel corso degli anni inglobato sul legno. TRATTAMENTI Le varie parti di legno mancanti venivano “rincollate” al proprio posto con adesivi specifici, in maniera tale da ricomporre il disegno originale, rispettando quindi fedelmente le dimensioni di ogni singolo
Particolare della Sala da Pranzo con lucidatura finale
Stesura insetticida
Stesura prodotto in pasta
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DIMENSIONE PULITO | 04/2019
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Tonalizzazione porzioni nuove legno
pezzo mancante; terminata l’opera di ricucitura delle superficie e rieseguita una nuova pulizia, sempre non meccanica ma con stracci e spugne, si è passati alla stesura di un trattamento preservante. Il trattamento preservante è stato condotto con prodotto a base di permetrina, in almeno due successive volte con pennello e vaporizzatore; un intervento atto a prevenire l’insorgere di eventuali insetti nel legno, il quale sia pure oramai centenario, non può permettersi di essere eventualmente attaccato da qualche tarlo specifico. Terminata l’opera di ripristino ed eseguita nuovamente un’altra passata di pulizia con i detergenti, si è passati all’intervento di tonalizzazione di ogni singolo legno nuovo inserito nel contesto già presente, al fine di uniformare al meglio la visione d’insieme delle superficie pavimentate. Anche se i legni reintrodotti erano della medesima specie, chiaramente non potevano avere la stessa tonalità di colore data dal passare del tempo e quindi si rendeva necessario intervenire con prodotti specifici per colorare i pezzi nuovi per avvicinarli a quelli esistenti. Finito il lungo lavoro di coloritura, una nuova fase di pulizia della superficie è stata condotta con stracci di tessuto in vetro imbevuti di acqua demineralizzata; è seguita poi la fase di aspirazione e stesura del trattamento prescelto dal team di responsabili della Sovrintendenza alle Belle Arti di Milano.Per il trattamento finale protettivo era necessario usare prodotti che lasciassero quanto più naturale la superficie lignea, ma al contempo fossero anche di facile manutenzione e non richiedessero interventi di levigatura meccanica, dato che non si poteva e non si potrà “consumare” lo spessore del legno meccanicamente. Escluse quindi fin da subito le vernici, anche quelle naturalizzanti, ecco che la scelta dei responsabili tecnici si è indirizzata verso prodotti a base di olio naturale e soluzioni di cere liquide vegetali e minerali in solventi alifatici. Il trattamento prescelto ha donato grande lucentezza e capacità di idrorepellenza a tutta la superficie trattata. Dopo decenni di abbandono, l’antico fascino dei pavimenti in legno è riemerso in tutto il suo splendore. M26
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Trattamento scala
Ultima passata di cera liquida
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Speciale Trattamenti PA R Q U E T
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Se il legno è tarlato?
TAPPA DOPO TAPPA, IL RESTAURO DI UN VECCHIO PAVIMENTO COMPOSTO DA QUADRI DI ROVERE E NOCE, DANNEGGIATO DALL’ATTACCO DEI TARLI di Mauro Errico
L’
intervento di restauro di un vecchio parquet, mi fornisce l’occasione per affrontare il problema dei tarli, quei piccoli animaletti, quasi invisibili, che tanto danno arrecano al legno. Partirò cercando di spiegare, in sintesi, cos’è un tarlo e cos’è un fungo del legno. In effetti, un’impresa che fosse chiamata al ripristino di un pavimento in legno degradato, dovrebbe in primo luogo tentare di identificare se le cause del degrado sono da attribuire agli insetti o ai funghi. GLI INSETTI CHE ATTACCANO IL LEGNO Iniziamo col dire che per la maggior parte degli insetti il ciclo vitale si suddivide in quattro fasi: uovo, larva, crisalide, insetto. Gli insetti causano i maggiori danni al legno nel momento della fase larvale ovvero quando la larva si trova proprio all’interno del legno. Il ciclo vitale dell’insetto varia, chiaramente, a seconda della specie di appartenenza. Gli insetti lignivori più diffusi sono: • Anobium Punctatum o comune tarlo dei mobili: è il più diffuso e di norma è attivo nel legno posto in opera da 20/30 anni; • Xestobium Rufovillosum e Hylotrupes Bajulus (conosciuto anche come tarlo dalle lunghe corna): possono causare danni molto rapidamente a causa delle dimensioni della larva e della capacità di scavare gallerie di ampio diametro nel legno; • Hyctus Brunneus; M28
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• Ernobius Mollis; • Europhrum Confine. Il legno che rimane infestato da insetti si riconosce da alcuni elementi oggettivi: perdita di peso, presenza di fori di uscita delle larve, presenza di polvere del legno medesimo, friabilità e tendenza allo sbriciolamento. È bene ricordare che la presenza di insetti nel legno non è un fatto che ricorre facilmente, inoltre, il legno stesso non è ugualmente predisposto all’insorgere e alla proliferazione di insetti. Esistono infatti due parti ben distinte nel legno: una interna, denominata “durame”, e l’altra esterna, denominata “alburno”; la prima parte è generalmente molto più resistente al degrado rispetto alla seconda. Sostanzialmente ciò avviene perché nel durame, legno morto, si accumulano i prodotti di rifiuto dell’albero, risultando così tossico per molti organismi; l’alburno, che rappresenta tutta la porzione del tronco predisposta al trasporto della linfa grezza, nonché al deposito delle riserve nutritive, proprio per questo motivo diviene spesso oggetto di attacchi e proliferazione di microrganismi come insetti. I FUNGHI Per quanto riguarda i funghi, questi sono capaci di rapide proliferazioni, arrecando non pochi danni al legno. I funghi hanno la capacità di nutrirsi di materiale organico, alcune specie in particolare, se lasciate proliferare all’interno di strutture portanti (travi), sono causa diretta di degrado profondo delle medesime strutture. Per quanto attiene il settore delle costruzioni, i più diffusi sono: • Serpula Lacrymans; • Poria Vaillantii; • Coniophora Puteans;
quet Una volta individuate le zone del pavimento maggiormente danneggiate, si è proceduto allo smontaggio dei singoli quadri.
• Lentinus Lepideus. Il Coniophora Puteans è quello più diffuso, ma allo stesso tempo il meno pericoloso, in quanto è molto sensibile alle variazioni della percentuale di umidità, che ne condiziona la sopravvivenza. Al fine di proliferare, i funghi hanno necessità di ambienti con presenza di sostanze nutritive (materiale organico) e con temperatura e percentuali di umidità relativa costanti, in simbiosi con substrati umidi. Ci sono funghi che, per proliferare, necessitano di ambienti con umidità costante del 60-70%: per eliminarli basta sopprimere la fonte dell’umidità, impedendo così la loro riproduzione. Il legno che viene infestato da questa tipologia di funghi appare di colore bruno scuro, nelle travi appaiono crepe longitudinali e anche cavità a forma cubica. Esistono anche dei funghi che possono proliferare in ambienti moderatamente umidi (30-40%) e possono apportare gravi e consistenti danni al legno; sono in grado di diffondersi anche attraverso materiali non lignei, alla ricerca di legno ancora sano. Pensiamo, per esempio, al classico tubo di scarico dell’acqua rotto: in prossimità della perdita il legno rimane ovviamente danneggiato e, con il passare del tempo (solitamente in un’abitazione non accade), in prossimità della zona colpita i funghi possono proliferare, aggiungendo altri danni al legno stesso, sia nella porzione interessata che nelle immediate vicinanze. Stiamo descrivendo naturalmente condizioni “estreme”, molto particolari, che male si accompagnano a un ambiente indoor, ove viene inserita una pavimentazione di legno, ecco perché, quasi sempre, le segnalazioni di presunte presenze di funghi nei pavimenti di legno si rivelano un falso allarme.
Inizio della ripulitura dei quadri danneggiati in laboratorio.
IL RESTAURO DEL PARQUET A QUADRI Dopo questa doverosa premessa, cercherò di descrivere un intervento recentemente condotto su una pavimentazione di legno non eccessivamente vecchia: un parquet degli anni ‘50, di ottima fattura strutturale, inserito nel contesto di un appartamento di pregio, situato lungo i viali della città di Firenze. Si tratta di una pavimentazione lignea costituita da singoli quadri di 3 cm di spessore, composti da due specie legnose: Rovere per la cornice e Noce per il campo centrale. La quasi totalità dei quadri che componevano il pavimento presentava la chiara e manifesta azione dell’attacco del tarlo: sia sul Rovere che sul Noce i segni del passaggio degli insetti erano inequivocabili. Una soluzione semplice ed efficace sarebbe stata l’asportazione del pavimento e la relativa sostituzione, la proprietà, però, non voleva assolutamente privarsi della pavimentazione. 04/2019 | DIMENSIONE PULITO
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Speciale Trattamenti PA R Q U E T
Sostituzione del riquadro centrale in Noce direttamente in cantiere.
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Il pavimento come si presentava dopo il ripristino di tutte le parti danneggiate.
Vero è che non sussisteva traccia di “operatività” di insetti, non vi era infatti presenza di polvere di legno o altri segnali che potessero far pensare a un’attività ancora in corso. Certo, non mi era possibile dare alcuna garanzia: sappiamo benissimo che basta la presenza di un solo insetto per compromettere un lavoro. Comunque, di comune accordo con la direzione lavori e la committenza, si è optato per un intervento di “risanamento localizzato”. LE OPERAZIONI DI “RISANAMENTO LOCALIZZATO” Prima si è proceduto a una ripulitura meccanica della superficie lignea, per portare alla luce il reale stato della superficie dei quadri. Dopo una ricognizione, una volta individuate le zone del pavimento dove risultavano maggiori i danni nei singoli quadri, si è proceduto al loro smontaggio, asportandoli con cura, in modo da non danneggiarli ulteriormente. I quadri sono stati portati in un laboratorio, dove si è proceduto a una sorta di “autopsia” (se mi consentite di prendere in prestito il termine dal mondo medico-legale): dopo aver ripulito singolarmente i quadri, le parti di Rovere o Noce danneggiate dalla presenza degli insetti sono state asportate. Successivamente, sono state riposizionate le nuove parti asportate, chiaramente della stessa specie legnosa, ottenendo un primo risultato abbastanza soddisfacente.
IL LAVORO IN CANTIERE Questa è stata solo la prima fase, in effetti anche direttamente in cantiere sono state eseguite delle sostituzioni di parti danneggiate, soprattutto per quanto riguarda i riquadri centrali in Noce. Dopo avere prelevato il materiale da quadri provenienti da zone soggette a modifiche strutturali (inserimento di armadi a muro e conseguente asportazione di quadri sottostanti), con l’aiuto di un pantografo si è proceduto ad asportare la parte centrale dei quadri individuati, incidendo per il solo spessore che di volta in volta veniva deciso. In questo modo si è potuta mantenere la stessa tonalità del manufatto originario. Una volta creato l’alloggio per il nuovo quadro centrale di Noce, lo stesso è stato accuratamente ripulito con utensili manuali, fino a permettere un assemblaggio mediante incollatura. LA FINITURA Terminato l’intervento di ricerca e sostituzione delle zone danneggiate, è stata la volta del trattamento di finitura protettiva, eseguito prima su un campione di legno. Per il “tocco finale” si è optato per un prodotto a basso impatto ambientale, steso su tutto il pavimento. Il risultato? Un pavimento come nuovo. Soddisfatti noi che lo abbiamo riportato all’antico splendore, soddisfatti i proprietari, ormai quasi rassegnati a dover distruggere una pavimentazione che, affettivamente, aveva per loro un valore incalcolabile.
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La parte interna del legno, denominata durame, generalmente è più resistente al degrado
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Prove di finitura.
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Speciale Trattamenti
vini CANTI N E
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Pulizia profonda per
vini d’eccellenza NEL VIGNETO TOSCANO LA BRACCESCA, LE UVE DEI VINI ROSSI DI ALTA QUALITÀ MATURANO SOTTO IL CALDO SOLE TOSCANO. PER LA PULIZIA DI BOTTI E CANTINE È STATA SCELTA LA TECNOLOGIA KARCHER Alessandra Mecca
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a Braccesca è un pittoresco vigneto che si trova nel sud della Toscana in una delle migliori regioni vinicole d’Italia, a mezz’ora di distanza dalle città medievali di Montepulciano e Cortona. Il vino è coltivato fin dal Medioevo in questo luogo magico: La Braccesca è unica poiché l’azienda produce vini di qualità in due regioni di provenienza designate che, nonostante siano così vicine, sono completamente diverse. L’ex area centrale della tenuta si estende per oltre un centinaio di ettari a Montepulciano. I pendii toscani producono il Vino Nobile di Montepulciano dal tradizionale vitigno Sangiovese, che si fregia dell’ambita classificazione DOCG. Nella zona di Cortona, si coltiva invece il Syrah, una varietà aromatica non originaria di questa zona. Piantando vitigni internazionali sulle colline italiane, La Braccesca è in grado di produrre un vino pregiato dalla qualità unica. UN PROCESSO DELICATO Ad aprire la porta della cantina, è l’enologo Fiamma Cecchieri, l’eM32
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sperta che ha guadagnato rapidamente la stima nel settore della viticoltura in cui lavorano prevalentemente uomini. Infatti, i suoi colleghi la chiamano scherzosamente “la Regina delle cantine”. Fiamma trascorre la maggior parte del tempo nelle cantine con le grandi vasche di acciaio inox o nella “barriccaia”, la cantina dei barrique dove i vini pregiati maturano in botti di rovere. Per prima cosa al mattino, controlla le condizioni dei vini più giovani, testa ogni campione, fa le sue valutazioni e decide come procedere. Quando le uve fresche vengono scaricate, le operazioni diventano frenetiche. Le prime ore sono estremamente importanti e influenzano tutti i processi successivi. Le botti speciali di rovere, barriques e tonneaux svolgono un ruolo fondamentale. La Braccesca, che appartiene alla famiglia Antinori - una delle più antiche famiglie enoiche del mondo - da quasi 30 anni, utilizza botti di rovere francese per il Syrah e rovere ungherese per il Sangiovese. Oltre all’origine, le dimensioni e l’età delle botti influenzano anche lo stile e il gusto dei vini. Soprattutto, la quercia deve essere accuratamente pulita per evitare che i microrganismi nocivi possano interrompere il processo di maturazione dei vini.
Fiamma Cecchieri, “la Regina delle cantine” La Braccesca.
LA PULIZIA DELLE BOTTI... La pulizia gioca un ruolo importante nella produzione del vino. Tutti i contenitori di trasporto e i serbatoi che entrano in contatto con le uve o
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Speciale Trattamenti CANTI N E
Ogni botte viene pulita prima del periodo di invecchiamento. Il dispositivo BC 14/12 a spruzzo è indicato per la pulizia di recipienti con cocchiume realizzati a norma DIN, nonché di altri contenitori e fusti, soprattutto botti in rovere con una capacità compresa tra 225 e 600 litri.
L’area di accoglienza del vigneto viene utilizzata per accogliere i clienti e ospitare degustazioni di vini. Lo staff utilizza una lavasciuga Kärcher per garantirne un aspetto ordinato e pulito.
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il vino devono essere assolutamente privi di particelle e residui. A La Braccesca, questo è assicurato dall’uso di macchine e dispositivi Kärcher, come le idropulitrici ad acqua calda e fredda dotate di accessori speciali, come il pulitore per botti BC 14/12. Quest’ultimo è uno speciale dispositivo ad alta pressione che viene quindi inserito nel foro della botte. Una testina rotante pulisce l’interno della botte in modo uniforme e completo. Il dispositivo, a spruzzo è indicato per la pulizia di recipienti con cocchiume realizzati a norma DIN, nonché di altri contenitori e fusti, soprattutto botti in rovere con una capacità compresa tra 225 e 600 litri. La testa di pulizia viene posizionata nel serbatoio attraverso un’apertura di diametro minimo corrispondente. Una pompa ad alta pressione separata viene collegata al dispositivo per pulizia interna tramite un flessibile per alta pressione. L’acqua viene quindi estratta dalla botte tramite l’idropulitrice a caldo e motore raffreddato ad acqua di Kärcher HDS 9/18-4 M. La macchina ha prestazioni di pulizia altamente efficienti, garantite dalla tecnologia brevettata degli ugelli, pistoni in ceramica, turbocompressore e maggiore efficienza della pompa. L’esclusiva modalità eco!efficiency, la progettazione ottimizzata del bruciatore e altre caratteristiche come l’interruttore per la regolazione della durezza dell’acqua garantiscono il giusto equilibrio tra le prestazioni di pulizia richieste e la massima protezione ambientale. Il pannello di controllo è intuitivo ed ergonomico, proprio come i vani porta accessori. HDS 9/18-4 M risulta anche comoda da utilizzare: la pistola ad alta pressione EASY!Force, grazie a una speciale tecnilogia, minimizza gli sforzi dell’operatore attenuando gli effetti del contraccolpo dovuto all’alta pressione, mentre i raccordi a sgancio rapido EASY!Lock agevolano i collegamenti velocizzandoli di cinque volte rispetto ai tradizionali sistemi a vite.
… E QUELLA DELL’AREA ACCOGLIENZA Nell’area di accoglienza del vigneto nella quale si accolgono i clienti e si ospitano degustazioni di vini -, lo staff utilizza invece una lavasciuga Kärcher per garantirne un aspetto ordinato e pulito. La referenza è una delle Lavasciuga Pavimenti Compatte BD 50/50 C Bp Classic. Si tratta di una lavasciuga a batteria, senza trazione, con spazzola a disco. Il serbatoio acqua sporca -di grande capacità, con galleggiante di chiusura aspirazione a serbatoio pieno- ha il tubo di svuotamento controllato e risulta facile da pulire. Il Serbatoio acqua pulita è nel corpo macchina: questo garantisce stabilità anche a inizio lavoro. La lavasciuga presenta chassis fonoassorbente, potente turbina per un’ottima aspirazione, barra d’aspirazione con inclinazione regolabile e sostituzione labbra senza attrezzi. Il pannello di comando è semplice e intuitivo, così come l’operazione di riempimento dell’acqua pulita, che avviene sul fronte macchina.
Dopo la raccolta, sembra di essere sulla cima di una montagna dove puoi fermarti un attimo e goderti la magnifica vista
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COSÌ, NASCE UN VINO PREGIATO L’interno della spaziosa cantina Barriccaia è fresco e l’umidità viene regolata automaticamente. Il Vino Nobile trascorre la maggior parte del tempo nelle botti di legno. Viene solo decantato in bottiglie dopo un anno, dopo di che invecchia per altri dodici mesi in cantina. La variante più lunga, etichettata con il suffisso “Riserva”, viene lasciata invecchiare per almeno 24 mesi. La scelta della quercia è molto importante per mantenere il carattere toscano dei vini: “dovrebbe parlare da sé” dice Fiamma. “Rosso rubino ed equilibrato, i vini pregiati dell’ultima vendemmia conserveranno solo una leggera nota di quercia quando saranno gustati tra circa due o tre anni, una volta maturati nella tranquillità della cantina.” 04/2019 | DIMENSIONE PULITO
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Speciale Trattamenti AT T R E Z Z AT U R E
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SFRUTTANDO IL PRINCIPIO DELLE OSCILLAZIONI AD ALTA FREQUENZA, LA MONOSPAZZOLA ORBITALE DI TMB È IN GRADO DI AFFRONTARE ANCHE I LAVORI PIÙ GRAVOSI Domenico Demuro
Una macchina, tante funzioni
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a prima dotazione di una nuova impresa di pulizia è sempre stata caratterizzata da carrello, mop, aspiratore e monospazzola. Quest’ultima, è una macchina che può vantare una lunga storia; nasce come lucidatrice ma si trasforma rapidamente in una macchina capace di lavare - anche a fondo -, decerare, lucidare, cristallizzare, pulire la moquette e rifinire il parquet. Per costruzione e apparente semplicità, la monospazzola dura negli anni ma da’ poco spazio alla fantasia nel campo delle possibili invenzioni migliorative. Come fare, quindi, per introdurre sul mercato una macchina innovativa, che si distingua dalle altre? A fornire una valida risposta a questo quesito, è TMB, con la nuova monospazzola TOR43, caratterizzata dal movimento roto-orbitale, che ne amplifica la resa. UN’UNICA SOLUZIONE A DIVERSI PROBLEMI L’azienda, nella fase progettuale, ha lavorato sui limiti delle macchine tradizionali, cercando di eliminarli. Per fare questo, ha analizzato alcuni punti critici, ponendosi alcune domande: di quante macchine ci si deve servire, se per ogni applicazione sono necessari un diverso peso, numero di giri e potenza? Quanto è difficile mantenere la macchina stabile? I cavi elettrici si aggrovigliano sulla spazzola e sul mozzo del motore? Quante volte capita di incorrere in un sovraccarico di corrente? A ogni problema, una soluzione: per rendere molto più semplice, praM36
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tico e veloce il trattamento di qualsiasi tipo di pavimentazione, l’azienda ha introdotto la monospazzo la roto-orbitaleTOR43. DUE MOVIMENTI IN UNO Contemporaneamente al movimento rotatorio naturale del disco, che può variare da 0 a 90 giri al minuto, il sistema genera un’orbita costante che permette di passare tante volte sullo stesso punto molto rapidamente. Su pavimenti duri, resilienti, in legno, resine e moquette, crea movimenti rotatori di circa 1 centimetro, con1400 passaggi al minuto. Questo garantisce una performance straordinaria e rapida in tutti i trattamenti, che si tratti di lavare, lucidare o cristallizzare, e una pulizia intensa e delicata. Inoltre l’area di lavoro è sempre costante e la spazzola o il disco rimangono sempre in piano rispetto alla superficie, aderendovi perfettamente.
MINOR CONSUMO E GRANDE VERSATILITÀ Il movimento orbitale trattiene all’interno del disco l’acqua utilizzata, che non viene spinta verso l’esterno, quindi non schizza. Grazie a questa tecnologia si riducono drasticamente i consumi di acqua e di detergente. Il sistema roto-orbitale permette di effettuare diverse tipologie di interventi su varie superfici, grazie alla sua versatilità e alla disponibilità di specifici accessori che rendono la macchina polivalente. RISPARMIO ENERGETICO Grazie all’innovativo movimento, la monospazzola orbitale lavora assorbendo poca energia, solo 3 A, anche sottosforzo. Questa caratteristica le permette di operare contemporaneamente a grossi
o medi aspiratori, senza causare lo stacco del fatidico contatore. Inoltre se dovesse entrare in contatto con la spazzola, il cavo non viene attratto, ma spinto verso l’esterno, aumentando la sicurezza in uso. GRANDE SEMPLICITÀ D’USO La straordinaria semplicità d’uso salta subito all’occhio. Operatori poco esperti o addirittura al primo impiego, anche senza formazione specifica, sono in grado di utilizzare al meglio una monospazzola orbitale, senza fatica. L’insieme di queste caratteristiche innovative, permette un guadagno nei consumi dell’acqua e dei detergenti, dell’energia, della manodopera e di conseguenza portano a un maggior guadagno economico. 04/2019 | DIMENSIONE PULITO
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Speciale Trattamenti RESILIENTI
I “difetti”
effettuare la scopatura antistatica con prodotti in base solvente. Questi residui possono non essere stati rimossi lavando i pavimenti con un normale decerante. c) Quando si usano cere metallizzate concentrate o, in generale, cere metallizzate con un elevato contenuto di sostanze attive, si può verificare che il pavimento “risucchi” rapidamente la poca acqua presente nella formulazione. Ciò determina una perdita di fluidità alla cera, che ha difficoltà ad autolivellarsi, mostrando righe di stendibilità. Quando si applica questo tipo di cera, nel caso di pavimenti porosi, è necessario preinumidire la superficie prima della stesura. Questo fenomeno si può manifestare su linoleum porosi o graniglie porose, nonché sul cotto e sul cemento. Normalmente questo problema non si verifica su PVC omogenei in buone condizioni, su PVC eterogenei, o su graniti.
delle cere metallizzate IMPROBABILI, MA POSSIBILI, SONO PER LO PIÙ DOVUTI A UNA SCORRETTA APPLICAZIONE. QUALI SONO E COME ELIMINARLI?
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in collaborazione con Kemika e cere metallizzate di alta gamma sono formulate perché assicurino un elevato grado di lucido, la massima resistenza e durata, si adeguino facilmente alla macchina ad alta velocità, siano facilmente rimovibili con il decerante, resistano allo sporco, ai segni neri dei tacchi eccetera. Rispondano, insomma, alle aspettative dei clienti più esigenti. Se non si ottengono queste performance, è più probabile che le cause siano da ricercarsi nelle modalità di applicazione piuttosto che in errori di produzione o nel deterioramento del prodotto. Caso, quest’ultimo, che si può verificare a fronte di uno stoccaggio prolungato a temperature sotto zero. Allora si riscontrerebbe una sensibile diminuzione del grado di lucentezza o una formazione di piccoli grumi. Se, invece, il prodotto non fosse stato applicato correttamente, o in presenza di particolari situazioni ambientali, si potrebbero riscontrare particolari difetti, che ora vedremo nel dettaglio spiegandone anche le cause. 1. SCARSA STENDIBILITÀ a) La cera è stata applicata su pavimenti con residui di decerante, che non sono stati rimossi con un buon risciacquo. b) La cera è stata applicata su pavimenti che hanno residui di cera al solvente, o altri residui di natura idrofobica come, per esempio, oli di paraffina o siliconici utilizzati per spolverare i mobili o per M38
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2. OPACIZZAZIONE DELLA SECONDA MANO a) La cera è stata applicata su pavimenti con residui di decerante, che non sono stati rimossi con un buon risciacquo. b) Il fenomeno si verifica nel caso in cui la seconda mano sia stata applicata troppo presto, quando la prima mano non è ancora completamente filmata. I problemi possono sorgere su pavimenti con difficoltà di ancoraggio, come marmi o graniti compatti. La seconda mano va applicata almeno un’ora dopo l’applicazione della prima. Nel caso di graniti, la seconda mano va stesa almeno tre ore dopo la prima, quando risulti ben asciutta.
3. EFFETTO A PELLE DI ELEFANTE utilizzati per altri usi e mal risciacquati. L’applicazione va fatta a) La cera è stata applicata su pavimenti che hanno residui di cera con gli appositi spandicera, versando il prodotto direttamente dalla al solvente, o altri residui di natura idrofobica come, per esempio, tanica. Quando si utilizza un secchiello nel quale si mette la cera oli di paraffina o siliconici utilizzati per spolverare i mobili o per e la si va a prelevare con lo spandicera o mop si possono avere dei effettuare la scopatura antistatica con prodotti in base solvente. problemi, perché è possibile siano rimaste nel secchiello tracce di Questi residui possono non essere stati rimossi lavando i pavimenti sporco che, accumulandosi, determinano incerte zone delle impucon un normale decerante. rezze nel film, come peli, puntini, granuli eccetera. b) Nel caso di lavaggi di fondo effettuati con detersolventi, se il risciacquo non è stato ben 6. SCARSO GRADO DI LUCIDO eseguito e se non si è attesa l’evaporazione Il fenomeno si verifica nel caso in cui la seconda dei solventi (2-3 ore), si può avere un effetto mano sia stata applicata troppo presto, quando la di repulsione della cerase questa è applicata prima mano non sia completamente filmata. I prosubito dopo la deceratura. Kemika sviluppa, produce e distri- blemi possono sorgere su pavimenti con difficoltà di ancoraggio, come marmi o graniti compatti. La buisce specialità chimiche per le pulizie professionali, per il mer4. SCARSA RESISTENZA AL LAVAGGIO seconda mano va applicata almeno un’ora dopo l’apcato delle imprese di servizi, delle plicazione della prima. Nel caso di graniti, la seconda DURANTE LA MANUTENZIONE, CON convivenze e del settore Ho.Re. OPACIZZAZIONE DELLA CERA, SCARSA mano va stesa almeno tre ore dopo la prima, quando Ca. L’azienda è particolarmente RESISTENZA AL TRAFFICO risulti ben asciutta. specializzata nel trattamento dei a) La cera è stata applicata su pavimenti pavimenti nonché nei prodotti per con residui di decerante, che non sono stati l’igiene delle cucine, degli ospe7. DIFFICOLTÀ DI DECERABILITÀ dali, delle case di riposo, e con rimossi con un buon risciacquo. Una scarsa decerabilità può essere dovuta b) L’applicazione di cere metallizzate diret- la consociata all’uso di un decerante non idoneo, ma, Controlchemi tamente su pavimenti in cemento o graniglie delle piscine. soprattutto, è legata al fatto che i sigilpuò provocare una sensibilizzazione del film La protezione lanti acrilici non metallizzati non possono quando viene successivamente lavato. Questo di tutti i tipi di essere rimossi con i normali deceranti per perché la calce presente nell’impasto sensibi- pavimenti quali cere metallizzate. È necessario usare i lizza il film della cera metallizzata. E’ necessa- cotti, cementi, detersolventi. PVC, linorio applicare prima un sigillante acrilico. leum, gomma, c) La durata delle cere metallizzate per effetto parquet, marmi, 8. SCARSO RISULTATO CON LA MACCHINA del traffico e una scarsa resistenza al lavaggio graniglie, graAD ALTA VELOCITÀ. NON SI OTTIENE sono fattori legati soprattutto all’ancoraggio. niti, è effettuata L’EFFETTO BAGNATO In particolare si verifica sui pavimenti in gres. con formulati Dipende dalla qualità della cera. I ad alto livello In questo caso è necessario applicare un sigil- tecnologico migliori prodotti in commercio hanno lante acrilico che è più compatibile con il gres. risultato di una capacità di risposta alla lucidatura cinquant’anni con macchine ad alta velocità (800-1500 di esperienza 5. PUNTINI, TRACCE DI SPORCO, ALONI, giri) mediante spray buffing, mentre nel settore. Tra RIGHE cere di basso valore non riescono a ragi prodotti più famosi si ricorda la Una cattiva riuscita dell’applicazione può cera metallizzata con struttura giungere gli stessi livelli di lucido. Anche l’uso del essere dovuta alla stesura con stracci o mop polimerica a doppia reticolazione disco non adatto al sistema ad alta velocità può Mega, leader nel trattamento essere causa di uno scarso risultato. Usare dischi dei pavimenti resilienti (PVC, specifici per alta velocità, quali il disco crema e il linoleum, e gomme dure) nonché disco in fibra naturale. I fornitori possono consii cristallizzatori per marmo e gragliare il disco più adatto. niglia della gamma Magic Suelo,
Kemika: Prodotti Chimici e Sistemi di Pulizia
la vernice all’acqua per parquet Country, le resine epossidiche bicomponenti per la protezione dei cementi Eposil e Prepox, gli antimacchia a effetto naturale per cotti e pietre Oleo-Idro. Sono circa un migliaio i formulati disponibili per coprire tutte le esigenze delle pulizie professionali per superfici, tessuti, disinfezione, deodorazione ambientale, trattamenti acque e piscine.
9. LA CERA DURA POCO La durata delle cere metallizzate per effetto del traffico e una scarsa resistenza al lavaggio sono fattori legati soprattutto all’ancoraggio. In particolare si verifica sui pavimenti in gres. In questo caso è necessario applicare un sigillante acrilico che è più compatibile con il gres.
10. LA CERA È SCIVOLOSA I problemi di scivolosità delle cere possono essere dovuti a più cause. Una è l’uso di prodotti a base di silicone e oli per la pulizia e lucidatura dei mobili, che può provocare, specie se usati in versione aerosol, la caduta sul pavimento di questi prodotti. Altro problema può essere la polvere e, in particolari situazioni, abbinata ad ambienti molto secchi. In molti casi, poi, la cera viene “rasata” dal traffico. Oppure la quantità applicata è stata molto scarsa. In questi ultimi casi una mano di cera in più può risolvere il problema. 04/2019 | DIMENSIONE PULITO
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Speciale Trattamenti PAV I M E N T I N AT U R A L I
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Nuova luce a Singapore IL CASINÒ RESORT MARINA BAY SANDS DI SINGAPORE, MERAVIGLIA ARCHITETTONICA E INGEGNERISTICA, SCEGLIE KLINDEX STONE CARE SYSTEM PER IL RIPRISTINO E LA MANUTENZIONE DEI PAVIMENTI DEL SUO CENTRO COMMERCIALE
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estinazione imperdibile in Asia, Marina Bay Sands di Singapore è uno dei più grandi, lussuosi e affollati casinò resort al mondo. Situato sul lungomare della Baia che gli dona il nome, il Marina Bay Sands presenta tre torri di hotel a cascata ed è sormontato da una piattaforma sospesa a forma di nave denominata “SkyPark”, di 340 metri. Padiglioni di cristallo “galleggianti”, un museo, negozi al dettaglio con marchi di lusso internazionali, ristoranti alla moda, teatri, night club e un casinò in stile M40
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Las Vegas. All’altezza di 200 m, si trova poi una piscina “a sfioro”, la più alta del mondo, lunga 150 m. Il raffinato complesso ospita anche The SHOPPES at MARINA BAY SANDS, imponente centro commerciale: con i suoi 120000 mq di pavimenti in marmo, travertini e limestone, offre una raffinata selezione di marchi di lusso provenienti da tutto il mondo e centinaia di negozi, ristoranti esclusivi, caffè, bar e attrazioni. Il ripristino e la manutenzione dei pavimentiA causa dell’elevato traffico di visitatori, le pavimentazioni del centro commerciale inaugurato solo nel 2010 - necessitavano di un ringiovanimento e ripristino, oltre che di un programma di manutenzione idoneo
e specifico. Per questo intervento, il management dell’ housekeeping si è rivolto a Klindex, azienda nota a livello internazionale per la qualità di prodotti e trattamenti, per ricevere una consulenza e individuare la soluzione ideale per i pavimenti. IL SOPRALLUOGO Il responsabile tecnico Klindex si è recato a Singapore per valutare insieme ai responsabili delle manutenzioni del Mall lo stato dei pavimenti e per capire quali sistemi avessero utilizzato fino a quel momento. Il sopralluogo ha evidenziato lo stato di usura delle pavimentazioni, che erano anche prive di lucido. Inoltre apparivano come se fossero “plastificate” e ingiallite:
armo questo, probabilmente, a causa dell’uso di cere e cristallizzanti applicati in più mani - una sopra l’altra - negli anni passati che ormai avevano cambiato del tutto l’aspetto del pavimento, complicando anche le operazioni di pulizia.Inoltre i cristallizzanti, nel tempo, avevano creato un rivestimento che non permetteva più al pavimento di “respirare”, trattenendo di contro l’umidità all’interno del materiale, nel quale si erano già manifestati i primi accenni di spalling . La spalling ( rottura del materiale e/o apertura delle venature) può verificarsi per diversi motivi. Di solito si crea quando l’umidità rimane intrappolata sotto la superficie. Cercando di evaporare, crea una pressione idrostatica, dal basso verso l’alto: è proprio questa pressione che provoca la rottura o l’apertura delle venature nei marmi. A causare questo fenomeno, sono spesso cere o cristallizzanti per marmo che non consentono alla pietra di far evaporare l’umidità dalla superficie. Inoltre l’umidità stessa può contenere minerali disciolti che, quando raggiungono la superficie della pietra, cristallizzano oppure formano un’efflorescenza che si espande e crea una spaccatura.
I PROBLEMI DA RISOLVERE Si rendeva necessario trovare una soluzione per ripristinare il pavimento ormai graffiato, usurato e ricoperto da vari strati di cere. Questo, tenendo in conto il grande lavoro da svolgere, il tempo necessario, il costo al mq e il fatto che questo lavoro potesse essere fatto solo per poche ore di notte e solo per zone delimitate e che tale lavoro sarebbe stato fatto da personale con poca esperienza. Si sareb-
Nell’immagine, HERCULES 601 VS e TRIPLE K, usate nel trattamento
bero potute usare solo macchine 220V - da collegare alla rete elettrica normale -, caratterizzate da silenziosità ma rendimento elevato. Si rendeva necessario anche impiegare il il numero minore possibile di operatori e un sistema ecologico ed economico, con solo uso di acqua. Bisognava puntare su un trattamento innovativo ed ecologico, che potesse anche garantire la manutenzione dei pavimenti e che avesse il più basso impatto ambientale possibile, senza ricorrere a prodotti chimici, cere e cristallizzanti. LA SOLUZIONE ADOTTATA Grazie alla grande esperienza accumulata negli anni, Klindex è stata in grado di proporre un piano adeguato per il ripristino del lucido naturale dei pavimenti e per la loro conservazione e mantenimento, KLINDEX Stone Care system. Per prima cosa si è reso necessario levigare nuovamente il pavimento
in modo da eliminare sia gli strati di cera applicati negli anni sia i graffi e le irregolarità presenti a causa dell’usura elevata e della non corretta manutenzione passata. Si è optato per la levigatura con Hercules 601 VS munita di ELICA Diamond PAD nelle grane 0 e 2. Gli Abrasivi diamantati ELICA, grazie al design e al supporto flessibile che segue la pavimentazione, permettono di di levigare e lucidare velocemente le superfici lasciando una finitura omogenea,, senza nessun effetto “Orange Peel”, e di lavorare con molta meno acqua rispetto ai normali dischi diamantati, quindi creando meno sporco e velocizzando il lavoro. Grazie alle elevate performance della Hercules, si sono potuti levigare fino a 40 mq per ora e, considerando l’utilizzo di 3 macchine, si sono potuti trattare oltre 1000 mq per notte. Passati gli ELIKA pad con la HERCULES, il lavoro ha previsto la finitura del pavimento con l’utilizzo della TRIPLE
La levigatura è stata effettuata con Hercules 601 VS munita di ELICA Diamond PAD nelle grane 0 e 2
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Speciale Trattamenti PAV I M E N T I N AT U R A L I
I protagonisti dell’intervento HERCULES 601 VS: levigatrice planetaria monofase. Grazie al DCS “Double Cutting System” , innovazione KLINDEX , con il semplice inserimento di un perno è possibile bloccare la rotazione del piatto e permettere la sola rotazione dei Diamanti. Ecco che la nuova Hercules si trasforma da una levigatrice planetaria contro-rotante ideale per la levigatura e la lucidatura a una performante macchina per la rimozione di resine o preparazione di pavimenti industriali. TRIPLE K: monospazzola a 3 teste, mac-
china monofase a velocità variabile. Grazie all’estrema maneggevolezza, è una soluzione adatta anche all’uso di un operatore inesperto, la cui produttività è triplicata grazie alle 3 teste oscillanti. Soluzione ideale per lucidare grandi superfici, la Nuova Triple K esegue una levigatura al diamante e una lucidatura con polish. Montando ruote regolabili che poggiano a terra la cristallizzazione è eseguita senza sforzo, mentre spostare la macchina da un ambiente all’altro è semplice. Infatti, è ripiegabile e attraversa le normali porte di case e uffici.
ELICA: Diamond PAD per la levigatura dei pavimenti in marmo. SuperShine Soft: pad diamantati per la rifinitura. Spongelux PAD: disco brevettato per la lucidatura a specchio dei marmi e per la manutenzione ordinaria dei pavimenti in marmo lucidati. STONE SOAP: speciale manutentore per pavimenti lucidi che lava, protegge e impermeabilizza contemporaneamente.
Il lavoro ha previsto la finitura del pavimento con l’utilizzo della TRIPLE K e i SUPERSHINE SOFT nelle grane 4 e 5
K e i SUPERSHINE SOFT nelle grane 4 e 5. Supershine pad SOFT con supporto morbido tipo “floor pads” contiene una elevata quantità di “abrasivo diamantato” che garantisce efficacia, rapidità e durata, oltre a un eccezionale risultato e a una brillantezza dei pavimenti, perchè rimuove anche i micro graffi. Questi passaggi rendono le pavimentazioni già molto lucide ma quello finale, con la TRIPLE K e i dischi SPONGELUX, è quello che regala alla pavimentazione il classico effetto a specchio naturale. Il M42
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disco SPONGELUX è il risultato di anni di ricerca KLINDEX: è uno speciale disco lucidante, molto simile a una spugna che, grazie alla sua composizione, permette di svolgere in un solo passaggio sia un’azione pulente sia un’azione lucidante, solo con l’aggiunta di acqua e senza prodotti chimici o lucidanti in polvere. Inoltre SPONGELUX si è rivelato la soluzione ideale per la manutenzione ordinaria di tutte le superfici lucidate. Il suo uso, insieme a quello di STONE SOAP garantisce risultati sorprendenti, mantiene
i pavimenti incredibilmente brillanti, protetti e impermeabilizzati. I vantaggi legati al trattamento effettuato al The Shoppes sono molteplici: è stata usata solo acqua, i costi dovuti al consumo di abrasivi sono stati minimi e la pavimentazione è diventata facilissima da tenere pulita e brillante. Di conseguenza, si sono ridotti i costi e le ore di lavoro necessarie alla manutenzione. Da circa 2 anni, grazie a Klindex, i marmi risplendono di una naturale lucentezza, senza cere e cristallizzanti.
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Speciale Trattamenti AT T R E Z Z AT U R E
La pulizia
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meccanizzata
COMAC PRESENTA LA NUOVA LAVASCIUGA PAVIMENTI UOMO A BORDO IPER TECNOLOGICA C85-100
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rede di una grande tradizione e di uno storico modello che ha decretato il successo internazionale di Comac, la versione rinnovata della lavasciuga C85-100 rappresenta oggi uno degli orgogli della vasta gamma offerta al mercato dall’azienda capitanata da Giancarlo Ruffo. “Quando, diversi anni orsono, progettammo la C85”, afferma Ruffo, AD di Comac, “puntammo a dare un inequivocabile messaggio di forza e potenza, che venne perfettamente veicolato e colto dalla nostra clientela. Ora, con il nuovo modello, a questa idea guida si è felicemente abbinata quella di ‘intelligenza’”. Si tratta di una macchina performante a 36 V e da 160-170 litri, caratterizzata da una piacevole linea estetica e da soluzioni tecnologiche particolarmente avanzate. La versione più accessoriata è proposta al mercato del professional cleaning con display touchscreen, telecamera posteriore, sensore anticollisione posteriore, light pack, pistola per la pulizia dei serbatoi e lancia di aspirazione. Un punto cardine che ne ha guidato la progettazione è stato quello di rendere l’operatore sempre più protagonista nel processo di interazione con la macchina, capace di sfruttarne al meglio le molM44
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teplici funzioni, in una prospettiva di ottimizzazione sia dei tempi di intervento che dei costi. Pensando all’addetto e al suo comfort è stata creata una posizione di guida ispirata a quella automobilistica, con l’obiettivo di permettergli di lavorare in condizioni comode e confortevoli, potendo contare su un’ottima visibilità. Un altro elemento è l’attenzione alla sicurezza. VERSIONI La lavasciuga C85/100 è realizzata in due versioni: Essential e Bright. La prima con una veste essenziale, indispensabile per gli interventi di pulizia incentrati su ottime prestazioni, mentre la seconda con una veste più ricca, capace di offrire ottime prestazioni unite a elevati livelli di tecnologia. VERSATILITÀ D’USO C85/100 è una macchina adatta a lavorare in grandi spazi, capace di affrontare qualsiasi condizione di sporco, anche la più difficile e pesante. Il suo impiego è ottimale in luoghi dove le superfici da pulire sono impegnative, come magazzini, reparti di produzione, centri commerciali, supermercati e centri logistici. La nuova lavasciuga, inoltre, si adatta alle specifiche esigenze poste dagli utilizzatori finali: le configurazioni, gli optional e gli accessori disponibili offrono la possibilità di proporre la macchina con la massima flessibilità, rendendola aderente alle diverse necessità di pulizia.
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