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Anno 28 n. 7 settembre 2019
IL M O N D O D E L C L E A NING PENSA VERDE
CERTIFICAZIONI
Sostenibilità ambientale e detergenza profumata
REPORT WWF
Imparare a gestire i rifiuti plastici PRODUZIONE
Le imprese italiane puntano sempre più su un’offerta green PEST CONTROL
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S Speciale green
Sommario
AMBIENTE X Un mare di plastica Cristina Cardinali
AZIENDE XX Il cleaning in chiave sostenibile Alessandra Mecca
REPORT XIV Acqua, una risorsa fondamentale Silvia Martellosio
CERTIFICAZIONI XXXII Profumi Ecolabel Luca Ilorini
Nuovi prodotti ecologici MAC
CONFORMI ai Criteri Ambientali Minimi (D.M. 24/05/2012) per una maggiore sostenibilità ambientale CERTIFICATI da laboratorio accreditato ISO 17025 EFFICACI sulle superfici al pari dei prodotti di qualità tradizionali COMPETITIVI per costi in uso realmente contenuti
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Sommario
LX I capisaldi della lotta integrata Graziano Dassi
RUBRICA L Prodotti in sintonia con l’ambiente PEST CONTROL LVI Zanzare, virus, statistica geografica e HACCP Chiara Dassi
LXII I trucchi del mestiere Chiara e Graziano Dassi
XXXVI
LXII
LVI
Linea generalista per operatori professionali
Linea specialistica per le imprese di pulizia
S Speciale green
TENDENZE XXXVI Sostenibilità ambientale e detergenza profumata Luca Ilorini
Linea tematica a basso impatto ambientale
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Speciale Green
Ambiente
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Un mare di plastica La gestione inadeguata della plastica produce danni all’ambiente e all’economia. Il nuovo report del WWF denuncia inefficienza nella gestione dei rifiuti plastici da parte di tutti i Paesi del Mediterraneo Cristina Cardinali
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gni anno 570 mila tonnellate di plastica finiscono nelle acque del Mediterraneo. L’inquinamento da plastica sta continuando a crescere e si prevede che entro il 2050 l’inquinamento nell’area mediterranea quadruplichi. Discariche e inceneritori sono ancora i principali metodi per la gestione dello smaltimento rifiuti. Nel report il WWF definisce un piano di azioni politiche e iniziative che si devono sviluppare per X
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raggiungere un’economia sostenibile e circolare che riduca a zero la produzione di rifiuti dal sistema di gestione della plastica. I 22 paesi e territori che compongono la regione mediterranea producono il 10% di tutti i beni di plastica, rendendolo il quarto produttore di plastica al mondo. Le imprese del Mediterraneo mettono sul mercato 38 milioni di tonnellate di manufatti in plastica ogni anno, ma non coprono i costi di gestione dei rifiuti eccessivi che contribuiscono a generare. Inoltre, dato il basso costo della plastica vergine, le aziende non stanno
investendo nella progettazione di nuovi prodotti che riutilizzino, riducano e sostituiscano la plastica. TRATTAMENTO INADEGUATO DEI RIFIUTI
La produzione di plastica provoca anche l’emissione di 194 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno. Solo il 72% dei rifiuti di plastica viene gestito attraverso un trattamento controllato, con alcuni paesi che si comportano meglio di altri. I costi operativi per il riciclaggio rischiano di restare proibitivi a
causa dei costi di raccolta e di separazione dei rifiuti, delle costose tecnologie, e della limitata fornitura di plastica riciclabile. Pochi paesi nella regione hanno raggiunto tassi significativi di raccolta differenziata per la plastica, che garantirebbero uno stabile approvvigionamento per il riciclaggio. L’Italia ha implementato la catena di raccolta differenziata, raccogliendo il 38% dei suoi rifiuti di plastica. In Grecia, Turchia e Tunisia si stima che il 50% dei rifiuti raccolti per il riciclaggio è contaminato e non riciclabile e dunque non recuperabile. I paesi meridionali riciclano
“
Tutti i Paesi dovrebbero rivedere la catena del ciclo di vita della plastica, ridurre drasticamente la produzione e il consumo e investire in sistemi innovativi di riciclo e riutilizzo
”
Donatella Bianchi, Presidente WWF Italia
meno del 10% dei loro rifiuti. Il nostro Paese da un lato subisce gli impatti pesanti dovuti all’inquinamento da plastica avendo la maggiore estensione costiera nel Mediterraneo, dall’altro contribuisce all’inquinamento essendo il maggiore produttore di manufatti di plastica della regione e il secondo più grande produttore di rifiuti plastici. C’è un’incapacità diffusa dei paesi del Mediterraneo di gestire i propri rifiuti di plastica e questo si traduce in livelli record di inquinamento nel Mare Nostrum provocando costi enormi all’economia regionale, dell’ordine di centinaia di milioni 07/2019 | DIMENSIONE PULITO
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Ambiente
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di euro ogni anno. La presidente del WWF Italia Donatella Bianchi ha dichiarato: “Il meccanismo di gestione della plastica è decisamente guasto: i paesi del Mediterraneo ancora non riescono a raccogliere tutti i propri rifiuti e sono lontani dal trattarli con una modalità efficiente di economia circolare.” RIFIUTI PLASTICI MARINI
Le attività costiere contribuiscono alla metà della plastica che
entra nel Mar Mediterraneo e il 30% arriva dalla terra attraverso i fiumi. Ogni giorno, su ogni chilometro di costa si accumulano in media oltre 5 kg di plastica che è dispersa nel mare e il turismo estivo incrementa del 30% la produzione di rifiuti plastici. L’80% dell’inquinamento marino plastico nel Mediterraneo ritorna a terra entro un decennio, inquinando le spiagge e le coste. Oltre la metà dei prodotti in plastica finisce nella spazzatura in meno
di un anno dalla sua produzione. Inoltre, molto spesso cittadini e turisti non suddividono i rifiuti in modo corretto, danneggiando così il sistema di riciclaggio. In Italia i rifiuti plastici marini impattano su turismo, pesca e tutti i settori marittimi, con un danno complessivo che si aggira attorno ai 641 milioni di euro ogni anno in tutto il bacino mediterraneo. Giuseppe di Carlo, Direttore della Mediterranean Marine Initiative del WWF afferma: “Alcune inizia-
I numeri della plastica - L’effetto negativo della plastica in natura colpisce tutta la Blue Economy: quella italiana è la terza più grande d’Europa ma l’inquinamento, secondo il report WWF, le fa perdere circa 67 milioni di euro l’anno. I settori più colpiti sono proprio il turismo (30,3 milioni di euro) ma anche la pesca (8,7 milioni di euro), il commercio marittimo (28,4 milioni di euro) e bonifiche e pulizia (16,6 milioni di euro). - L’Italia ogni anno riversa in natura 0,5 milioni di tonnellate di rifiuti plastici e produce 4 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui l’80% proviene dall’industria degli imballaggi. - La raccolta dei rifiuti rimane un problema in diversi paesi del Mediterraneo, lasciando ogni anno 3,6 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica non raccolti. - 6,6 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica sono mal gestiti ogni anno. Quasi la metà di questo è rappresentato dall’Egitto, seguito da Turchia, Italia, Algeria e Marocco. - Il turismo perde fino a 268 milioni di euro all’anno per l’inquinamento plastico.
tive e alcune politiche ambiziose sono state intraprese dai diversi Paesi: queste dovrebbero essere condivise e sviluppate per diventare davvero efficaci. I Paesi del Mar Mediterraneo, le aziende e i cittadini dovrebbero assumersi
ciascuno le proprie responsabilità e insieme contribuire a un sistema di gestione circolare della plastica senza più scarti e rifiuti”. Il WWF, sulla base delle ricerche, incoraggia i governi del Mediterraneo a stringere un Accordo
Globale per eliminare la plastica in natura entro il 2030 e supportarsi l’un l’altro per raggiungere gli obiettivi. Le autorità pubbliche, le imprese e i cittadini devono unire le forze per costruire un sistema efficace di gestione della plastica.
Speciale Green
Report
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Acqua, una risorsa fondamentale Nel quadriennio 2016-2019 sono stati stanziati 12,7 miliardi in ambito civile, ma solo il 35% è stato speso. Completato il 5% dei progetti Silvia Martellosio
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a corretta ed efficiente gestione delle risorse idriche è uno dei temi principalmente discussi nelle politiche ambientali. Un bene prezioso, ma insufficiente, se si tiene conto degli ultimi cambiamenti climatici. Secondo gli scienziati della NASA, quello trascorso è stato il quarto anno più caldo mai registrato sulla Terra dal 1880; XIV
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inoltre, intensi eventi meteorologici – uniti a uno sviluppo urbano sregolato – continuano a incidere sulle reali politiche di water management. Occorre però rivedere anche le personali routine quotidiane nell’evitare gli sprechi d’acqua, garantendo così scelte più sostenibili e consumi ridotti. È necessario investire in infrastrutture e processi che riducano al minimo gli sprechi, preservino e monitorino le caratteristiche e la qualità dell’acqua che viene impie-
gata giornalmente nel mondo. In Italia è giunto alla sua 2° Edizione il Water Management Report, redatto dall’Energy & Strategy Group – School of Management del Politecnico di Milano. Benché nel 2018 siano stati messi in piano 3,5 miliardi di fondi da investire per il water management (+10% rispetto al 2017), anche per il 2019 si è cercato di mantenere lo stesso finanziamento: tuttavia, al momento, è stato speso solo il 35% (circa 800 milioni di euro) rispetto ai 12,7 miliardi di euro previsti nel quadriennio 2016-2019. Ancora non si concretizza una sensibilità verso i problemi della preservazione delle acque, soprattutto se si guarda allo stato dei progetti avviati e realizzati in Italia (grafico 1). I ritardi provocano una reazione a catena delle principali problematiche: l’eccessiva estensione dei tempi per l’efficientamento della rete idrica incide sulla risoluzione dei problemi legati al water management, nonché dilata il ritorno degli investimenti in infrastrutture, rendendo più difficile il
mantenimento degli stessi. Un altro punto da non sottovalutare è l’incertezza normativa (vedasi la Proposta di Legge 52, tuttora in discussione). GESTORI DEL SERVIZIO IDRICO: UN PANORAMA COMPLESSO
Tante le questioni ancora aperte: prima di tutto la normativa di settore, specie quello civile (con un probabile ritorno al controllo statale); la necessità di un monitoraggio dell’impiego del ciclo dell’acqua così come gas ed elettricità, ma soprattutto l’incapacità di trovare un giusto rapporto tra spese e investimenti da parte delle aziende, e quindi dell’impiego dei fondi nelle giuste tempistiche per soluzioni efficienti. In questo senso la domanda posta dal Report 2018 è chiara: qual è la propensione all’investimento nel water management da parte degli operatori del servizio idrico? Ossia coloro che gestiscono l’acqua per usi civili? Nel survey realizzato in Italia si evince una chiara dispersione media delle reti di acquedotto a causa di infrastrutture ancora troppo arretrate: si oscilla dal 10-15% per i gestori che servono meno di 50 mila abitanti a picchi del 40% per quelli che servono più di 1 milione di abitanti. Fanno sperare, invece, gli investimenti effettuati nel 2017 (grafico 2), così ripartiti: - il 70% del totale dei gestori si è concentrato sull’introduzione di sistemi di misura e monitoraggio, di cui il 90% è dedicato al monitoraggio della distribuzione; il 68% alla valutazione dello stato di conservazione delle reti e/o manutenzione preventiva; - l’80% degli stessi gestori che hanno realizzato investimenti nel 2017 ha intenzione di continuare anche nel 2019: il 61% continuando ad aumentare la spesa degli investimenti, il 25% a spesa costante, il 14% a spese ridotte. Grazie al confronto con i dati messi a disposizione da ARERA (Autorità di Regolazione per Energia e Reti Ambiente), si nota una certa uniformità di investimenti nella Penisola
Grafico 1 - STATO DI AVANZAMENTO DEI PROGETTI. Sono pochissimi i progetti messi in piano e poi completati nel quadriennio 2016-2019. Il Trentino-Alto Adige risulta la regione con la più alta percentuale di progetti conclusi (67%). In tutta Italia quasi il 50% dei progetti non è stato avviato: il quadro più critico è in Toscana, Lazio e soprattutto in Sicilia, regione che si colloca all’ultimo posto con quasi il 90% di lavori non ancora avviati. I ritardi riscontrati sono legati soprattutto a interventi territoriali invasivi da parte di stakeholder per i progetti di efficientamento idrico, oltre alla difficoltà di avere un effettivo ritorno economico.
Water management report
La 2° Edizione del Water Management Report, che – come la prima – si focalizza sugli utilizzi civili e industriali della risorsa idrica, compie un significativo passo avanti nella comprensione della reale “dimensione” del water management in Italia sia dal punto di vista degli investimenti, sia da quello degli operatori che se ne occupano. Particolare attenzione è stata dedicata all’indagine empirica e alla raccolta di informazioni “alla sorgente”, relativamente ai temi della gestione della risorsa idrica. Il Report mappa le principali tecnologie per la gestione dell’acqua, tenendo conto nel suo intero ciclo anche dei sistemi di controllo e misura (captazione, depurazione pre-impiego, impiego al trattamento delle acque reflue, reimmissione in ambiente). Dopo questa indagine iniziale, si è passati al confronto con le tecnologie alternative presenti sul mercato e il loro possibile impiego in ambito civile e industriale: sono quattro i raggruppamenti principali individuati: componentistica di base, trattamenti, componentistica elettrica ed elettro-pneumatica, sistemi di controllo e misure. Lo studio si basa su un campione di oltre 450 imprese per un totale di 65.000 addetti con un fatturato stimato di 22 miliardi di euro.
SCHEMA 1 - QUATTRO CLUSTER TECNOLOGICI FONDAMENTALI. • Componentistica di base: infrastrutture per il passaggio dell’acqua, meno soggette ai cambiamenti tecnologici; • Trattamenti: soluzioni per rendere l’acqua pulite per ottenere le caratteristiche base del suo utilizzo finale (elementi strutturali, elementi caratterizzanti, elementi chimici); • Componentistica elettrica ed elettro-pneumatica: sistemi con componenti elettriche integrate (pompe,motori, elettrovalvole); • Controllo e misura: soluzioni di monitoraggio per qualità, quantità, infrastruttura.
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Report
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Grafico 2 - SURVEY, INVESTIMENTI REALIZZATI NEL 2017. L’80% delle aziende intervistate ha effettuato investimenti nel corso del 2017, per una media di 90 milioni di euro, con una cifra media pro-capite che aumenta all’aumentare delle dimensioni del gestore.
Grafico 3 - INVESTIMENTI NEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO. Si può notare una forte crescita di investimenti dal 2016 grazie alla possibilità di porre investimenti con ricadute sulle cosiddette “tariffe”.
se non si considera la spesa annua pro-capite. In questo caso i maggiori investimenti risultano nel Nord-Ovest con 40 ¤/ab., segue il Centro con quasi 60 ¤/ab. Una situazione più critica, visto il bisogno di interventi urgenti, si riscontra nel NordEst, nel Sud e nelle Isole con quasi 50-55 ¤/ab. A tal proposito, dunque – come sopraccennato – nel 2018 sono stati investiti circa 3,5 miliardi di euro e altri 3,4 miliardi verranno spesi quest’anno, di cui solo il 20-25% coperti dai finanziamenti pubblici (grafico 3). Infatti, la Proposta di Legge 52 (“Disposizioni in materia di gestione pubblica e partecipativa del ciclo integrale delle acque”) – ancora in fase di esame in Commissione – propone un ritorno al controllo pubblico delle acque da parte di “aziende speciali”, eliminando di fatto la gestione delle XVI
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aziende private, nonché delle società per azioni (anche pubbliche) che attualmente costituiscono il 95%. Una percentuale importante che, chiaramente, qualora venisse approvata la Proposta di Legge, porte-
rebbe a significativi cambiamenti, a partire proprio dal passaggio di consegne per la stessa gestione. “Questo ritorno alla gestione pubblica – commenta Vittorio Chiesa, direttore dell’Energy & Strategy Group – è giudicato come non privo di rischi da parte degli operatori, sia perché questo significherebbe perdere l’autonomia gestionale degli investimenti e l’ottica industriale con cui si sono affrontati nell’ultimo periodo, sia perché verrebbero meno in larga misura gli aspetti di aggregazione, e quindi scala, che l’evoluzione dei gestori di ATO (Ambito Territoriale Ottimale) ha garantito”. Ciò comporterebbe prima di tutto una perdita sul ritorno economico dell’investimento, e soprattutto si rischia di perdere la rete creata dai gestori stessi all’interno del nostro Paese: vi è, infatti, la possibilità che i comuni al di sotto dei 5 mila abitanti possano non essere affidati ad alcun gestore tornando indietro nel tempo, prima dell’ATO, eliminando forme di integrazione. UTILIZZATORI INDUSTRIALI
L’indagine prosegue poi con gli utilizzatori industriali (151 operatori dei 4 settori – gomma e plastica, carta, tessile e alimentare). È stato stimato un consumo medio annuo pari a 155 Mm3. Nello specifico: le perdite idriche (che nel 20% dei
Grafico 4 - FIGURA PREDISPOSTA ALLA GESTIONE DELLA RISORSA IDRICA. Tra le PMI prese In esame (42%), solo il 36% dichiara di avere una figura predisposta alla gestione della risorsa idrica; diverso per le grandi imprese (58%) che per il 60% hanno una figura predisposta.
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Grafico 5 - GESTIONE DELLA RISORSA IDRICA NELLE GRANDI AZIENDE
casi superano anche il 10%) sono inferiori nel settore alimentare con il 2,6%, rispetto agli altri tre settori (5,5 - 6,5%). Inoltre, meno del 20% delle aziende dichiara di riutilizzare l’acqua in ingresso; dà speranza invece il 29% che dichiara riutilizzi superiori all’80%. Interessante la domanda posta dal survey “c’è una persona predisposta alla gestione della risorsa idrica?” (grafico 4 e 5): in generale solo il 16% delle imprese dichiara di avere una figura specializzata ad hoc; un Hydro Manager, lavoro che in altri casi viene eseguito dal Plant Manager (36%), dall’Energy Manager (32%) e dal Facility Manager (12%). Per quanto riguarda l’aspetto “investimenti” solo il 33% ha effettuato investimenti nel 2018 (grafico 6). Come detto, il settore alimentare è quello in cui si investe di più nella
Grafico 7 - INVESTIMENTI QUADRIENNIO 2020-2023. Occorre tenere conto sia dell’incremento degli investimenti, ma anche dell’effettiva realizzazione degli stessi.
risorsa idrica (57%), a seguire il settore della carta (45%). Il settore tessile e gomma e plastica si mantengono al 20%. “LOW E HIGH”, ESISTE DAVVERO UN POTENZIALE DI MERCATO?
Certamente fanno sperare bene gli investimenti – quasi il doppio rispetto agli anni precedenti – messi in piano nel settore civile per il biennio 2018-19, 3,5 miliardi l’anno. Ma definire un potenziale di mercato per il water management in Italia è ancora difficile per tutti i fattori prima indicati (incertezza normativa e incertezza del ritorno degli investimenti). Inoltre, benché in aumento, gli investimenti in Italia non riescono a raggiungere la distanza necessaria per arrivare agli standard europei; sarebbero infatti indispensabili quasi 5 miliardi di euro annui
Grafico 6 - INVESTIMENTI. Si nota una diversa sensibilità tra il settore civile e gli utilizzatori industriali. Il 67% infatti non ha ritenuto importante effettuare investimenti. Tra le principali cause, risalta subito il 33% che li considera “non necessari” – presumibilmente in conseguenza dei costi ridotti della risorsa d’acqua ai fini industriali. A seguire, da non sottovalutare il 24% che ha dichiarato “scarsa sostenibilità degli interventi”, e il 21% “interazione critica con il processo produttivo”.
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per i prossimi 20 anni. Nel Report sono stati ipotizzati due scenari, Low e High, che indicano quanto l’incertezza normativa – nel primo caso – e un quadro normativo stabile – nel secondo caso – influenzeranno gli investimenti futuri in Italia, tenendo conto anche del “fattore di realizzazione” (grafico 7). - Scenario Low, incertezza normativa: diminuzione degli investimenti dal 2020 al 2023 (-18% rispetto al 2016-2019); - Scenario High, stabilità normativa: aumento ulteriore degli investimenti dal 2020 al 2023 (+30% rispetto al 2016-2019, investimenti superiori del 35% rispetto al Low). Come mai la crescita è ancora lenta? Vista l’economicità dell’acqua non sempre si riesce a garantire una sufficiente convivenza tra gli interventi. Ciononostante, vi sono dei segni di crescita, un segnale positivo che evidenzia la sensibilità verso il tema del water management. Chiaramente, è necessario garantire anche una stabilità normativa. Sarà compito del Legislatore, dunque, trovare un giusto equilibrio tra la stabilità legislativa e un’equa remunerazione per sostenere gli investimenti (controllandone anche l’effettiva realizzazione) e, così come è già stato fatto per l’efficienza energetica, promuovere e attivare il mercato per gli investimenti del comparto industriale. Solo così, forse, si riuscirà ad attivare un potenziale mercato competitivo con il resto dell’Europa.
Aziende
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Pulizia a basso impatto ambientale
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on esistono processi produttivi che non generino emissioni. È tuttavia possibile compensare l’effetto serra dell’anidride carbonica emessa in questi processi industriali e neutralizzare così gli effetti deleteri di queste attività sull’ambiente. Vale anche nel cleaning. L’assorbimento della CO2 avviene continuamente in natura da miliardi di anni: Kärcher si è ispirata a questo processo, con il programma eco!zero. Come funziona? Con un impegno circoscritto, il cliente potrà compensare le emissioni di CO2 del prodotto acquistato, neutralizzandone l’impatto ambientale. Con l’impegno di Kärcher e la collaborazione del cliente, sarà così possibile finanziare un progetto ecogreen certificato da ClimatePartner e rivolto alla tutela dell’ambiente. Il progetto è articolato su tre step: • Kärcher calcola la “carbon footprint”, ovvero l’impatto ambientale della macchina venduta nel suo ciclo di vita in termini di emissioni di CO2; • ClimatePartner, a sua volta, calcola l’impatto ambientale per ogni macchina durante un intero anno; • Kärcher compenserà le emissioni di CO2 risultanti da questi calcoli, sostenendo progetti di protezione del clima riconosciuti a livello internazionale. Il cliente riceverà un certificato e un’etichetta con il numero ID per ogni macchina come prova dell’adesione al progetto Kärcher eco!zero: inserendo il numero ID, nell’apposito sito web dedicato, potrà constatare in tempo reale il proprio contributo alla
protezione ambientale. Oltre a evidenti vantaggi ambientali, il progetto Kärcher eco!zero garantisce un importante ritorno in termini di immagine, perché attesta l’impegno nei confronti dell’ambiente da parte di quei clienti - enti, imprese, aziende, istituzioni - che decidano di aderirvi. Tale adesione sarà attestata con appositi
certificati, loghi e materiali di visibilità da utilizzare per comunicare il proprio impegno verso l’ambiente alla clientela finale. Il calcolo delle emissioni della macchina o del parco macchine acquistato sarà a carico di Kärcher. Tutto il processo, fino all’attuazione dei processi di compensazione di CO2 è certificato TÜV, per una totale garanzia. www.kaercher.com 07/2019 | DIMENSIONE PULITO
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Produzione
Il cleaning in chiave sostenibile
Le aziende del settore delle pulizie professionali puntano sempre più su un’offerta green, con l’obiettivo di contenere le emissioni di CO2, risparmiare energia e ridurre l’impatto ambientale. Ma c’è ancora molto da fare... Alessandra Mecca
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n quarto delle imprese italiane ha scelto la Green Economy. È questo ciò che emerge da GreenItaly 2018, il nono rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere – promosso in collaborazione con il Conai e Novamont, con il patrocinio del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare – che fornisce le dimensioni di questo tipo di economia nel nostro Paese, scattando una fotografia dell’Italia in chiave sostenibile. In questa direzione, si muovono anche le aziende del cleaning professionale, perchè la Green Economy, per dirla con le parole di Andrea Righi, Direttore Generale di MK, soggetta a direzione e coordinamento di Gruppo Balletta, “non è solo una pratica o una ispirazione, è un vero e proprio modello di sviluppo, che prende le mosse dalla considerazione del valore dell’ impatto ambientale”. Secondo il manager questo modello di economia, considera l’ambiente come investimento: non intende solo rendere le produzioni ecocompatibili
Andrea Righi, MK
ma anche produrre business. L’impegno dell’azienda, è di essere attori di questo cambiamento. Un cuore verde batte nel petto di Falpi già da molti anni, come rivela Andrea Loro Piana, Amministra-
tore Delegato che, in ambito green, sottolinea l’importanza di rigore e trasparenza: “Da quasi vent’anni investiamo una considerevole parte dei risultati aziendali su un capitolo di spesa… abbiamo iniziato questo percorso non per interesse commerciale ma per convinzione personale. Erano anni in cui non si parlava di Ecolabel, EPD, (Dichiarazione Ambientale di Prodotto, ndr) ecc... Oggi purtroppo possiamo osservare come il greenwashing (strategia di comunicazione di alcune società che ha come obiettivo quello di creare un’immagine di sé ingannevolmente
Andrea Loro Piana, Falpi
positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale, ndr) non sia certo una pratica sconosciuta. Noi siamo convinti che l’unico atteggiamento serio che si possa tenere sia quello della trasparenza e del rigore; detto questo posso affermare che, per questa ragione, Falpi proseguirà il proprio cammino utilizzando schemi consolidati e istituzionali quali l’etichettatura ambientale di prodotto EPD ed Ecolabel EU”. In sintonia con l’intervento di Falpi, troviamo quello di Filmop International. ”L’azienda - sono le parole di Jimmy Vardanega, dell’Area Manager Italia - si è distinta fin dai primi anni ’70 per il suo operato nell’am-
Jimmy Vardanega, Filmop International
bito della sostenibilità. Nel corso degli anni abbiamo raggiunto importanti risultati: nel 2011 abbiamo ottenuto la certificazione ambientale UNI EN ISO 14001 mentre nel 2012, la nostra è stata la prima azienda italiana, nel settore delle attrezzature di pulizia, a ricevere la certificazione ”Plastica Seconda Vita” dall’Istituto per la Promozione delle Plastiche da Riciclo. La nostra linea di frange in microfibra Rapido Super ha ottenuto la certificazione Ecolabel UE nel 2015 mentre nel 2017 abbiamo conseguito l’EPD per un carrello Alpha con sistema pre-impregnazione. Inoltre Filmop International soddisfa i requisiti della normativa europea REACH: acquistiamo materie prime non inquinanti e di primissima qualità provenienti da fornitori qualificati. Ci avvaliamo di materie plastiche di origine riciclata per la realizzazione dei nostri prodotti e promuoviamo il recupero totale a fine vita: tutta la gamma in plastica è infatti riciclabile al 100%. Abbiamo sviluppato un’ampia gamma di prodotti e sistemi professionali conformi ai CAM (Criteri Ambientali Minimi), il cui utilizzo permette di ridurre l’impatto sull’ecosistema. Dal 2011 utilizziamo energia solare: il complesso di impianti fotovoltaici installato nella nostra sede ha evitato il rilascio nell’atmosfera di 880 tonnellate di CO2 in 8 anni”. Anche Polychim è impegnata sul fronte della sostenibilità, come si evince dalle parole di Fabio Re, Direttore Generale. “La nostra azienda da diversi anni ha puntato sullo sviluppo
Fabio Re, Polychim
e commercializzazione di prodotti altamente concentrati abbinati a sistemi di dosaggio che consentono agli utilizzatori professionali significative riduzioni dei consumi di prodotto chimico con conseguente riduzione dell’impatto ambientale. Questi prodotti consentono inoltre di ridurre le emissioni di CO2 in fase di produzione e di trasporto, di risparmiare energia e produrre da 3 a 5 volte meno rifiuti da smaltire. Oltre a ciò, si è lavorato sulle formulazioni e sulle materie prime impiegate privilegiando quelle meno impattanti sull’ambiente e conformi ai CAM. In diversi prodotti sono stati eliminati ingredienti come l’acido cloridrico o l’ammoniaca per ridurne la pericolosità nei confronti degli operatori e dell’ambiente. ”Esordiamo - afferma Michele Pagani, consigliere delegato e responsabile commerciale & innovazione di Icefor - dicendo che la nostra azienda,
Michele Pagani, Icefor
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Speciale Green a quel gruppo del 25% di aziende italiane a cui viene fatto riferimento per la Green Economy, si sente iscritta di diritto. Già nel lontano 1987 parlavamo di sostenibilità ambientale per poi proseguire in modo coerente negli anni successivi. Siamo stati i primi a immettere sul mercato prodotti Ecolabel (2002) e i primi a lavorare sul packaging seconda vita originato da raccolta differenziata. Vogliamo essere sinceri: ci consideriamo arruolati nel plotone dei pionieri e non di certo dei follower della Green Economy del mercato I&I. Di sicuro c’è che questa rivendicazione di ruolo non è tanto dettata da un generico “ad honorem”, ma dall’impegno passato, presente e futuro sul versante dell’ecosostenibilità. L’ampiezza e la profondità di gamma della nuova linea Ecolabel secondo i criteri 2018, il lancio di nuovi superconcentrati Ecolabel e un impegno unico sulla plastica seconda vita lo testimoniano fino in fondo”. Anche Lucart è impegnata da anni dal 1953, precisamente - nell’economia del riciclo e oggi è fra le aziende che guidano la transizione verso l’economia circolare. “Se vogliamo che il nostro benessere cresca in modo sostenibile - sono le parole di Francesco Pasquini, Corporate Sales and Marketing Director, Away from Home Division - Lucart Group - dobbiamo coniugare azioni su due piani distinti ma collegati. Da un lato l’industria deve agire collettivamente attraverso la revisione dei propri sistemi produttivi, la scelta delle materie prime e la progettazione. Dall’altro lato è
Francesco Pasquini, Lucart AFH
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indispensabile un’azione individuale dei consumatori nella scelta consapevole dei prodotti acquistati e nella riduzione degli scarti e avviamento al riciclo dei materiali”. VERSO UN MONDO PIÙ SOSTENIBILE
Quella della sostenibilità ambientale è una sfida che Newpharm ha accettato e che si è tradotta nella costruzione di un nuovo headquarter che si autosostiene sfruttando al 100% le energie rinnovabili. “Dal 2017 la nuova sede - interviene Enrico Bagarollo, Business Unit Director Newpharm Agro&Biocides - che ospita tutti gli uffici direzionali del Gruppo Newpharm, punta all’efficienza tecnologica a energia pulita grazie ai sistemi fotovoltaici che hanno consentito il risparmio di
Enrico Bagarollo, Newpharm
emissioni di CO2 di oltre le 50 t da inizio anno. Anche l’ottimizzazione dei processi interni messi in atto dall’azienda, grazie alla tecnologia e agli assetti organizzativo/gestionali e certificati ISO 9001:2015, hanno ridotto l’impatto dell’attività dell’impresa sull’ecosistema e implementato una strategia orientata alla sostenibilità ambientale. Anche TTS crede molto nell’impegno per uno sviluppo più sostenibile, ”per questo - dichiara Denis Scapin, Responsabile Vendite Italia TTS CLEANING - ha sviluppato nel 2018 un sistema per il conteggio automatico delle emissioni di gas serra per ogni fase del ciclo di vita dei prodotti. Il lavoro svolto ha permesso
Denis Scapin, TS Cleaning
di raggiungere importanti traguardi: TTS è la prima azienda in Italia ad aver conseguito la certificazione del CFP Systematic Approach implementato e il carrello Magic Line 120 è il primo prodotto ad aver ottenuto il marchio di Carbon Footprint Italy”. “Non ci fermiamo alla valutazione dell’impronta ambientale - continua Scapin - ma utilizziamo i dati estrapolati per progettare prodotti a basso impatto ambientale, favorire una scelta consapevole e responsabile, comunicando quanto rilevato e attuare programmi di compensazione delle emissioni”. In questo panorama, Industrie Celtex ha scelto il blu: è, infatti, in prima linea nell’attuazione dell’Economia Circolare, letta attraverso i principi della Blue Economy. “Quest’ultima - sono le parole di Attilio Giannasi, Direttore Commerciale Italia - appare come unica alternative alla Red Economy incentrata sul prodotto, ossessionata dai profitti e responsabile della attuale crisi climatica e della Green Economy, che impone costi salati ai consumatori e alle imprese. Il modello di Blue Economy è orientato
Attilio Giannasi, Industrie Celtex
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Speciale Green alle opportunità e genera opzioni per lo sviluppo economico, rispondendo ai bisogni delle persone nel rispetto per l’ambiente”. LA QUALITÀ SPOSA LA SOSTENIBILITÀ
“Unira - interviene Igli Turini, Presidente - si è da sempre impegnata per raggiungere l’obiettivo del minor impatto ambientale non solo dei nostri prodotti, ma di tutta la nostra realtà produttiva. Basti pensare che già nel 2001 il Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica ha collaborato e co-finanziato due nostri importanti progetti; il primo riguarda
Igli Turini, Unira
la messa a punto di un’esclusiva linea di prodotti totalmente eco-compatibili denominata Bio Green Line®, il secondo riguarda la creazione di una Linea Biologica composta da prodotti a base di microrganismi”. Restando sul fronte dei prodotti in ottica green, Orma propone Pyregreen® 5.0, un insetticida liquido concentrato a base di Piretro naturale in formulazione con solventi vegetali biodegradabili, il cui impiego è ideale, per esempio, nelle industrie alimentari e zootecniche, come
Salvatore Mangogna, Orma
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mulini, pastifici, caseifici. Dall’elevata azione abbattente, è efficace sia contro gli insetti volanti sia contro quelli striscianti, come il punteruolo del grano o le tarme della farina. La referenza permette un utilizzo versatile a seconda della tecnica di erogazione scelta: termonebulizzatori, atomizzatori, saturazione a freddo con Ultra Basso Volume (ULV) o pompe a precompressione. Sempre nell’ambito del pest control professionale, Newpharm ha presentato la soluzione FLYREX®, un’esca totalmente ecologica che ha la capacità di attirare diverse specie di mosche da distanze notevoli e la linea Nuvex® a base di piretrine naturali e biologiche privi di PBO, ideali per la disinfestazione in ambito industriale e civile. Newpharm investe anche nello sviluppo di esche attrattive innovative a base di soluzioni naturali prive di sostanze chimiche e inodore come la nuova Vesparex®, di lunga efficacia utilizzata in combinazione con la trappola ecologica, ideale per vespe e calabroni. TECNOLOGIE PER RIDURRE L’IMPATTO AMBIENTALE
Possedere un cuore green, per un’azienda, significa anche investire in tecnologie sempre finalizzate all’abbattimento dell’impatto ambientale. “Industrie Celtex - interviene Giannasi - ha già conseguito presso la propria Cartiera San Lorenzo (Fivizzano - MS) la riduzione delle emissioni in atmosfera di gas inquinanti in ottemperanza alla Roadmap 2050, grazie all’installazione di una turbina di ultima concezione per la produzione di energia elettrica e termica. La turbina consente di ridurre dell’80% le emissioni di gas inquinanti (quali Nox e CO2), del 70% l’energia elettrica prelevata dalla rete e di azzerare l’incremento di combustione di metano. ”Con la turbina racconta Giannasi - abbiamo spento i generatori termici (due bruciatori
nelle cappe e una caldaia), attuando il riciclo dell’energia nel processo termo-elettrico di cartiera. Anche Filmop ha adeguato le sue tecnologie produttive per rispondere al meglio alle nuove esigenze in chiave sostenibile: “Ciò che ci spinge in questa direzione - sono le parole di Jimmy Vardanega - è la forte propensione all’innovazione che da sempre guida la nostra azienda. Abbiamo deciso di investire negli impianti per la produzione di energia pulita che ci consentono di ridurre l’impatto ambientale e nelle linee produttive con tecnologie avanzate per garantire la massima efficienza produttiva e la compatibilità con materie prime eco-sostenibili, valorizzando al tempo stesso le competenze digitali del personale”. Per Werner&Mertz, come ci ha spiegato Karen Fantini, Marketing Manager, l’abbattimento dell’impatto ambientale si traduce anche nella realizzazione del loro nuovo edificio, che andrà a duplicare la capacità produttiva. Anche Polychim (nel periodo 20102012) ha profondamente rinnovato tutto il proprio sito produttivo, creando una struttura moderna e adeguata ad affrontare le esigenze del mercato.
RIDURRE GLI SPRECHI, OTTIMIZZANDO TEMPI E COSTI
Anche nel settore della disinfezione e del pest-control, le più moderne tecnologie permettono di affrontare le nuove sfide. “Questo sforzo d’innovazione - afferma Enrico Bagarollo di Newpharm - è destinato a rivoluzionare l’attuale offerta con nuove soluzioni; il nostro dipartimento di Ricerca&Sviluppo sta lavorando a diversi progetti con applicazioni IoT. Abbiamo sviluppato, per esempio, il sistema Tech San®, un’attrezzatura totalmente automatizzata per l’erogazione di soluzioni insetticida o disinfettanti negli ambienti che, oltre a ottimizzare i tempi e i costi di esercizio, evita gli sprechi di prodotto e preserva gli operatori dall’esposizione agli antiparassitari”. L’intervistato prosegue: “Dall’esperienza trentennale della
Karen Fantini, Werner&Mertz
Newpharm Agro&Biocides, specializzata nel segmento professionale del pest management è nata una nuova Newpharm Home&Garden, che interpreta con il claim “La forza della natura”, il nostro contributo per uno sviluppo sostenibile. Anche nell’offerta Professionale puntiamo sulla riduzione degli sprechi, realizzando prodotti concentrati da diluire, per ridurre in maniera considerevole imballaggi, taniche e costi di trasporto”. IL GREEN NELL’ERA DIGITALE
Tra le peculiarità della Green Economy, vi è quella di essere connessa con l’innovazione in tutte le sue forme, inclusa l’adozione delle tecnologie di Impresa 4.0. “Nel campo delle attrezzature - precisa l’AD di Falpi - è difficile immaginare l’adozione di tecnologie 4.0 se non nelle produzioni interne. Nel nostro stabilimento l’automazione e la digitalizzazione seguono un percorso di innovazione incrementale che ha ridotto considerevolmente gli scarti, i rifiuti e tutte le inefficienze insite per natura in un “sistema fabbrica”. Più interessante e complessa è invece l’interazione che possono avere le nuove tecnologie con lo svolgimento del servizio di pulizia. Su questi temi
abbiamo molto lavorato e, alcuni anni fa, abbiamo sviluppato un sistema di tracciatura indoor molto efficace: “collega.me”. Oggi questo sistema offre alle imprese di pulizia una serie di strumenti molto interessanti: non si tratta di un servizio in vendita, ma di un plus per gli utilizzatori dei nostri carrelli”. TTS crede fermamente nella produzione Made in Italy che deve essere ad alto contenuto tecnologico, per rimanere competitiva. “Per realizzare i nostri prodotti - dice Scapin - utilizziamo tecnologie avanzate come ultrasuoni e robotica e ci avvaliamo di manodopera qualificata, il tutto trainato dalla domanda per ottimizzare risorse e stock in un’ottica lean”. Da due anni, anche MK è impegnata nella modernizzazione e nell’efficientamento che coinvolge tutta l’azienda nei processi di integrazione orizzontale e verticale e nella produzione con l’ausilio di cobot. L’economia circolare, quindi, può e deve beneficiare degli strumenti innovativi della quarta rivoluzione industriale, il cui riferimento italiano più stringente e pragmatico è riconducibile al piano di Impresa 4.0. È questa l’opinione di Michele Pagani, che aggiunge: ”Se è vero che in Icefor alcuni processi di digitalizzazione sono partiti grazie all’utilizzo di nuovi software è altrettanto vero che l’utilizzo in senso stretto della 4.0, che ruota attorno a investimenti produttivi strettamente correlati ai concetti di IOT, robotica e di big data, è una questione strategica che sarà uno degli argomenti principali dei prossimi anni. Un contributo rilevante lo sollecitiamo e ce lo aspettiamo dai nostri partner esterni di filiera produttiva, sia a livello industriale sia a livello di R&D”. IL TRATTAMENTO DEI RIFIUTI
Secondo l’Istituto di ricerche Ambiente Italia, il nostro è il Paese europeo che vanta la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti (urbani, industriali ecc...): con il 79% di rifiuti avviati a riciclo, l’Italia ha un’in07/2019 | DIMENSIONE PULITO
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Speciale Green cidenza più che doppia rispetto alla media europea (38%). Per Andrea Loro Piana, però, queste cifre potrebbero essere un po’ troppo ottimistiche. “Questi dati - sono le sue parole - mi rallegrano e mi confortano ma sarebbero da analizzare meglio. I dati vanno interpretati con molta attenzione e in modo analitico per non rischiare di incorrere in prematuri ottimismi. Se invece, come dice l’Istituto, l’Italia finalmente non è più un fanalino di coda, ne sono felicissimo. Purtroppo credo sia evidente come non tutti i cittadini del nostro Paese abbiano la stessa sensibilità ambientale e come alcune grosse città siano in ritardo epocale su questi temi. Per questo il dato mi pare “un po’ ottimistico”. Per quanto riguarda Falpi, il processo di produzione è normato dalla nostra 14001. Ci diamo ogni anno obiettivi sempre più ambiziosi e stringenti e nulla è lasciato al caso”. E le altre aziende del cleaning professionale? “Lavoriamo su molti aspetti - afferma il Direttore Generale di MK -, dal riuso degli imballi in cartone e di alcuni imballi primari in plastica, passando per l’attenzione negli uffici e nel reparto stampa, per il trattamento degli inchiostri. Come realtà produttiva, cerchiamo di essere sempre un passo avanti, quindi stiamo lavorando sulla qualità e certificazione dei materiali riciclati, a cominciare dalle plastiche”. Per Icefor, il binomio riciclo-riutilizzo si esprime da sempre sotto forma di attenzione alla parte degli imballaggi rigenerati, che quindi utilizzano plastica post consumo o PCR. “Riteniamo - interviene Pagani - che nei prossimi anni si assisterà a un aumento della domanda di PCR e quindi un efficientamento tra dato di raccolta e dato di reimmissione sul mercato. Siamo quindi convinti che si potrà innestare un ciclo virtuoso: più domanda di plastica seconda vita, miglioramento ed efficientamento della raccolta. Quando tutti i produttori, e non parliamo della sola detergenza, decideranno di lasciare DIMENSIONE PULITO | 07/2019
la propria “comfort zone” e investiranno nell’innovazione del packaging seconda vita per i loro prodotti, dovremmo assistere a un miglioramento generale della ecosostenibilità legata alla plastica. Per quanto ci attiene tutta la nostra linea I-Green è in PCR (dal 2017) e ci apprestiamo a lanciare anche le taniche omologate ADR in plastica seconda vita. Stiamo valutando di portare, laddove chimicamente-fisicamente possibile, tutti i nostri prodotti sul versante di packaging riciclato. Dovremo investire in tempo e prove, ma la direzione è quella. Tutti nostri prodotti riportano il marchio “PSV” di IPPR (Istituto per la promozione della plastica da riciclo) in quanto la terzietà di una certificazione garantisce gli utilizzatori più di dichiarazioni autoprodotte. “TTS - risponde Denis Scapin - ha un efficiente sistema interno di differenziazione dei rifiuti e degli scarti di produzione, sia tessili sia plastici, molti dei quali vengono riutilizzati internamente. Per la creazione dei nostri mop in cotone utilizziamo filato di riciclo e il 98,8% dei prodotti venduti viaggia all’interno di imballi in cartone di cui il 91% contiene dall’80% al 100% di carta riciclata. Il cartone è inoltre ecologico perché realizzato con fibre naturali e facilmente riciclabile a fine vita. Solo il 2,2% dei prodotti TTS sono confezionati in sacchetti di plastica”. LA PRODUZIONE È CIRCOLARE
Filosofia simile a quella di TTS, quella di Industrie Celtex, come rivela Giannasi: “Nella produzione verticalmente integrata Industrie Celtex si ispira agli ecosistemi naturali, dove nulla è sprecato e tutto viene riutilizzato in
un processo che trasforma i rifili di un ciclo in materie prime per il ciclo successivo. I ritagli di produzione della pura cellulosa diventano materia prima per un riciclato pulito di qualità (non derivante da rifiuto solido urbano), senza prodotto chimico, senza fanghi e dove il consumo d’acqua è ridotto ai minimi termini. Nella cartiera di Villa Basilica, grazie a un singolare impianto a caldo unico in Europa, nascono due linee di riciclato premium con uno scarto di produzione ridotto e, grazie all’installazione della turbina di cogenerazione, saranno replicati anche qui gli stessi benefici della Cartiera San Lorenzo”. Un altro, ottimo esempio di azienda che ha sposato i valori dell’economia circolare, è Werner&Mertz, che vanta la certificazione Cradle to Cradle. “Questo - spiega Karen Fantini significa: utilizzare il 100% di energia proveniente da fonti rinnovabili; gestire le acque in modo sostenibile, minimizzarne i consumi e purificarle prima di immetterle ancora nell’ambiente. Il nostro water centre, tramite un sistema di osmosi inversa, raccoglie i residui sotto forma di fanghi e li cede a un’azienda che produce mattoni: il nostro scarto di produzione diventa materia prima per un’altra azienda, un vero esempio di produzione circolare. Le nostre formule contengono ingredienti di origine vegetale e sono completamente e velocemente biodegradabili. I nostri flaconi sono composti da plastica riciclata al 100%. Le taniche al 50% ma entro il 2022 utilizzeremo solo plastica riciclata”. La Marketing Manager dell’azienda prosegue, sempre in tema di riciclo e
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Speciale Green di economia circolare: “Siamo stati i pionieri in Europa su questo tema con la “Recyclate Initiative”, che abbiamo portato avanti con il produttore di packaging Alpha e Grüner Punkt e che ci ha portato alla produzione di oltre 260 milioni di flaconi in PET e di flaconi in HDPE riciclati al 100% con un altissimo grado di trasparenza e con la stessa qualità della plastica vergine”. Anche un’ampia gamma di prodotti e sistemi Filmop sono realizzati con plastica derivante da riciclo. “Attualmente - sono le parole di Vardanega - offriamo 7 linee di carrelli strizzatori e multiuso, 5 linee di contenitori e molteplici secchi con componenti a marchio PSV. Il conseguimento della certificazione Plastica Seconda Vita testimonia l’adozione da parte della nostra azienda dell’intero sistema di economia circolare: il polipropilene PSV utilizzato rientra infatti in questo circolo virtuoso di riciclo che prosegue per 5-6 cicli, riducendo notevolmente gli sprechi”. NON SOLO PLASTICA
Oggetto del riciclo, come abbiamo potuto appurare, non è solo la plastica. “Oggi la nostra attenzione - sono le parole di Fabio Re di Polychim - è orientata anche all’impiego di imballaggi prodotti con polimeri riciclati derivanti da post-consumo e da materiali di nuova generazione 100% di origine naturale. Lo stesso vale anche per gli imballaggi in cartone che, dove possibile, sono costituiti da carta riciclata”. Grande attenzione per il riciclo anche in casa Unira, come rivela il Presidente Igli Turini: “La nostra, essendo un’industria di produzione, è orgogliosa di poter dire che sia le nostre emissioni chimiche in
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atmosfera, sia i residui chimici di lavorazione, sono sempre stati misurati ampiamente sotto i parametri di legge. Non a caso infatti fra le nostre certificazioni ne figurano ben due in ambito ambientale, la ISO 14001 e l’EMAS ambientale. Per quel che riguarda i rifiuti veri e propri, tutti i nostri imballi in cartone sono riciclati e riciclabili, così come tutti quelli plastici sono composti per buona parte da plastiche riciclate”. Con il progetto Natural, Lucart ha riciclato in sei anni 4,4 miliardi di cartoni per bevande tipo Tetra Pak, recuperando tutte le loro componenti. “Se quei 4,4 miliardi di cartoni per bevande fossero stati smaltiti in discarica, come avveniva prima che sviluppassimo le nostre tecnologie - specifica il manager dell’azienda - sarebbero state emesse in atmosfera più di 114.500 tonnellate di CO2 e al tempo stesso avremmo avuto bisogno del legno di più di 1,9 milioni di alberi per estrarre la cellulosa da utilizzare per la produzione della carta che usiamo tutti i giorni. Oggi stiamo pensando a fare in modo che i principi dell’economia circolare siano applicati in tutti gli ambiti e da tutte le funzioni aziendali dagli acquisti, alla produzione, alle vendite alla logistica e per questo stiamo attivamente collaborando con la Fondazione Ellen MacArthur, punto di riferimento mondiale, per applicare un programma di formazione efficace e accelerare la nostra transizione verso l’economia circolare”. LA SOSTENIBILITÀ FAVORISCE LA COMPETITIVITÀ?
Per avere un quadro completo, abbiamo chiesto ai nostri intervistati anche se, secondo loro, la sostenibilità
ambientale potesse essere considerata una leva competitiva. La risposta di Andrea Righi di MK non lascia spazio a dubbi. “Le tre direttrici della sostenibilità - economica, ambientale e sociale - sono tra loro strettamente correlate. La sostenibilità ambientale e sociale, incidendo sulla reputazione aziendale e quindi sul brand, diventa una leva competitiva che porta, tra le altre cose, distintività rispetto alla concorrenza con evidenti ritorni sul fatturato e sui margini se messa a sistema, interiorizzata e non gestita come strumento tattico o momento one-shot. Come si fa a non ascoltare il mercato, i consumatori, i clienti? Inoltre, secondo Gfk Eurisko, oltre un terzo degli acquirenti considera la sostenibilità un fattore decisivo almeno quanto qualità e prezzo”. Per Newpharm, il lancio di prodotti con caratteristiche di sostenibilità rappresenta un investimento importante per il futuro dell’azienda, di cui già riconosce i benefici. “La necessità di aumentare la qualità dei prodotti e le performance in termini di efficacia - sottolinea Enrico Bagarollo - contribuisce al miglioramento dell’immagine e della reputazione agli occhi di consumatori, sempre più sensibili all’evoluzione ambientale. I progetti ecosostenibili sono inoltre orientati a intercettare e cogliere delle nuove opportunità di mercato in tutti i settori per noi importanti; Ho.re.ca, agroindustriale, civile, zootecnico, ecc…”. “Se si sviluppa una sensibilità e una cultura per la tutela dell’ambiente dice Fabio Re di Polychim -, chi avrà investito in organizzazioni, prodotti e servizi sostenibili si troverà in posizione di vantaggio. Al momento ci sono ancora ampie aree del mercato nelle quali i temi della salvaguardia ambientale sono ancora troppo poco sentiti e si privilegia l’aspetto economico, senza considerare i costi e i danni che sistemi tradizionali a elevato impatto ambientale producono per tutti”. Non per tutti i nostri intervistati, fare scelte sostenibili significa sempre rendere un’azienda più compe-
titiva. Questo, il parere di Igli Turini: “In Unira riteniamo che, a oggi, i vantaggi competitivi siano molto pochi, ottenibili spesso soltanto a fronte di investimenti importanti che però ricadono quasi interamente sulle aziende, frenando in maniera importante gli investimenti di queste ultime. Anche la mutevolezza normativa talvolta può mettere a rischio la bontà di un investimento, trasformando un vantaggio in uno svantaggio competitivo”. UNA SCELTA RESPONSABILE
Seguire una politica eco-sostenibile, quindi, deve essere una scelta responsabile. “Di per sè, una scelta sostenibile può non portare beneficio all’azienda - interviene l’AD di Falpi -. Anzi, può costare di più (anche se non è scontato). Tuttavia, se l’azienda vuole monetizzare, il suo plus ambientale può rivelarsi una fortissima leva competitiva. Attenzione però alle cadute di stile e al green washing; torno a dire, per noi i percorsi devono essere rigorosi e certificati: il resto sono solo chiacchiere da catalogo”. È d’accordo il Manager di Filmop, che dichiara: “L’ottenimento di certificazioni ambientali, per esempio, comporta indubbiamente un vantaggio competitivo in sede di gare pubbliche, in quanto rappresenta l’unico modo per superare certe barriere procedurali. Tuttavia, non deve ridursi a un mero business; per noi seguire una politica eco-sostenibile è una scelta responsabile che richiede impegno e costanza e che comporta dei costi non indifferenti”. Un parere simile è espresso da Denis Scapin di TTS: “Non è proprio una questione di competitività, essere
sostenibili ha indubbiamente dei costi maggiori rispetto a operare senza salvaguardare le risorse ambientali. Per noi si tratta di essere un partner in sintonia con tutti quei consumatori a cui interessa fare le cose al meglio, senza operare a discapito dell’ambiente. Il mercato del cleaning è da sempre orientato al risparmio: promuovere prodotti di qualità che permettono una riduzione dei consumi e quindi degli impatti ambientali con un conseguente alto ritorno sull’investimento richiede molte energie e tempi lunghi, ma è quello in cui TTS crede”. Michele Pagani di Icefor sottolinea come il mercato sia influenzato dalla consapevolezza che, se non si cambia in fretta, si metterà a rischio il pianeta. “Non è più questione di attendere che la domanda si riscopra orientata alla Green Economy, la domanda sicuramente nei prossimi anni avrà una fortissima caratterizzazione ecosostenibile. Ci sentiamo quindi molto competitivi, sicuri del nostro solido passato e orgogliosi di quanto stiamo progettando per il futuro: componenti di prodotto vegetale, materie prime di origine vegetale non sottratte al consumo umano, packaging riciclato non soltanto sulle linee green, superconcentrati Ecolabel che riducono l’impronta ambientale dell’offerta”. IL GREEN TRA OSTACOLI E PERICOLI
Il Direttore Generale di Polychim individua i tre più grandi ostacoli allo sviluppo di attività orientate alla Green Economy. “Il primo ostacolo - dichiara Fabio Re - è culturale: sembra assurdo ma ci sono ancora tanti operatori del settore e utilizzatori finali che non hanno ancora
capito che la Green Economy rappresenta l’unica strada percorribile per garantire un futuro al pianeta, oppure non danno la giusta importanza al problema. Il secondo è economico: le certificazioni hanno dei costi e impongono un’organizzazione e la gestione di sistemi più complessi. Questi aspetti potrebbero scoraggiare o ritardare una diffusione su larga scala. Inoltre c’è il timore di non riuscire a recuperare gli investimenti e i costi che le certificazioni ambientali comportano. C’è poi un terzo aspetto che, più che un ostacolo, rappresenta un rischio: un modello che spinge tutti gli attori a certificarsi secondo lo stesso protocollo Ecolabel tende di fatto a omogeneizzare i prodotti e i servizi offerti con potenziali ripercussioni sulla pluralità e concorrenza. Dal nostro punto di vista, credo che il legislatore dovrebbe tutelare maggiormente il libero mercato, definendo il contesto con una normativa volta a salvaguardare l’ambiente ma lasciando agli attori la libertà di scegliere come rispettare le norme senza vincolarne l’adesione a un modello predefinito”. Inoltre, come sottolineano Andrea Loro Piana e Jimmy Vardanega, c’è il pericolo greenwashing, che crea grande confusione, tende a banalizzare e a “soffocare” le proposte veramente virtuose. Sull’argomento interviene anche Francesco Pasquini, che afferma: “Le aziende attive nella cosiddetta Green Economy lavorano all’interno di un quadro normativo, soprattutto in Italia, che non favorisce l’ecologia. Duole infatti rilevare come non siano ancora state recepite le normative europee a supporto dell’economia circolare e i cosiddetti decreti “End of Waste”, indispensabili per poter finalmente progettare un futuro realmente sostenibile. Rinnoviamo quindi al mondo politico la nostra richiesta di creare un pacchetto di regole chiare, coerenti, snelle e geograficamente omogenee”. Il cammino verso una produzione sempre più green è ancora lungo e, come abbiamo visto, non è privo di incognite. 07/2019 | DIMENSIONE PULITO
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Profumi Ecolabel Diversi prodotti del mondo della pulizia professionale hanno la certificazione Ecolabel, un insieme di articoli che permettono di pulire in modo efficace, partendo da tecnologie e packaging che hanno un minore impatto sull’ambiente, limitando la quantità degli ingredienti dannosi e dei rifiuti da imballaggio Luca Ilorini
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na parola importante nel mondo della detergenza è Ecolabel, termine che identifica un marchio di qualità ecologica destinato ai servizi e ai prodotti di largo consumo, ai quali fanno eccezione alimenti, oltre al mondo delle bevande e dei medicinali. Profumare ambienti e sanitari in un contesto di prodotti green e certificati è una sfida ardua che molti produttori del settore hanno già affrontato con ottimi risultati. XXXII
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GLI ESORDI PROFUMATI DEL MONDO ECOLABEL
La nascita della certificazione Ecolabel risale al 1999 e le profumazioni per questo universo si caratterizzano sin dal principio per importanti note di testa iniziale e una conseguente ottima diffusività ma una mancanza di persistenza delle stesse legata soprattutto a ragioni di natura tecnica: infatti alcune delle linee guida della certificazione Ecolabel, per quanto concerne la parte di profumazione sono fortemente limitative per l’aspetto della durata della fragranza nel tempo. Secondo il disciplinare
infatti le fragranze da inserire nei prodotti Ecolabel devono essere necessariamente prive di muschi azotati e muschi policiclici, rappresentanti della famiglia di materie prime più importanti per garantire la longevità della profumazione, sostituiti e rimpiazzati adesso da alcuni muschi sintetici di ultime generazione in grado di conferire un effetto long lasting al profumo. Inoltre qualora il prodotto contenga una o più fragranze, riportate nella Decisione della C o m -
missione 2001/523/ CE del 27 Giugno 2001 GUCE L 189, è obbligatorio specificarle chiaramente sull’imballaggio, menzionandone il nome; profumazioni realizzate al 100% con ingredienti fabbricati e/o utilizzati conformemente al codice di buona pratica dell’IFRA, International Fragrance Association. Nei primi anni 2000 non era semplice riuscire a formulare, da parte delle fragrance house, profumazioni conformi al disciplinare Ecolabel, mentre al momento esistono diverse aziende di essenze con veri e propri cataloghi di profumazioni ecolabel, diverse a seconda delle tipologia di applicazione, che possono abbracciare l’universo delle famiglie olfattive presenti nel magico mondo delle essenze, anche grazie all’affermarsi incessante dei prodotti super concentrati con conseguenti profumazioni iper performanti che permettono di ampliare ancora di più l’offerta di soluzioni anche nella gamma Ecolabel. I NITROMUSK E I PROFUMI ECOLABEL
Come annunciato i profumi Ecolabel permettono di raggiungere sensazioni olfattive ricercate e a 360° ma il disciplinare è allo stesso
tempo severo e dettagliato ad indicare le sostanze che non possono assolutamente fare parte di profumazioni che ambiscono ad essere impiegate in prodotti finiti certificati Ecolabel: tra queste materie prime spiccano senza dubbio i muschi azotati e policiclici, il cui utilizzo era ubiquitario soprattutto in passato per donare persistenza e capacità fissante alle varie profumazioni. In quest’ottica sono stati vietati alcuni muschi di grande interesse e capacità diffusiva, limitazione legata per la maggior parte alla sospetta attività cancerogena, mutagena e tossica per la riproduzione degli stessi: Musk xylene, Musk ambrette, Moskene, Musk tibetene e Muschio chetone rientrano nelle principali sostanze che sono state bandite dall’utilizzo nelle profumazioni Ecolabel, a cui si aggiungono due muschi molto utilizzati e diffusi in diversi tipi di profumazione, HHCB (Galaxolide) e AHTN (Tonalide) sospettati soprattutto per le loro capacità di bioaccumularsi. Il passaggio a muschi di nuova generazione, oltre alle limitazioni quantitative sull’impiego percentuale dell’essenza nel prodotto finito, hanno permesso
all’ente certificatore di ottenere delle ottime soluzioni profumate conformi al disciplinare Ecolabel che possono essere utilizzate senza alcun tipo di problema. UNO SGUARDO AL MERCATO EUROPEO
Ecolabel rappresenta la certificazione più diffusa a livello europeo per quanto concerne un approccio sostenibile e rispettoso per l’ambiente nella realizzazione e vendita di detergenti e prodotti per la pulizia professionale. In Italia e in altri paesi europei esistono altri disciplinari che permettono di certificare i prodotti finiti in ambito naturale ed ecologico: certificazioni che spesso presentano limitazioni all’utilizzo della componente profumata, differenti e in alcuni casi più stringenti rispetto alla certificazione Ecolabel stessa con la necessità di dover formulare profumazioni in determinate direzioni e rinunciano in alcuni casi alla possibilità di inserire determinate materie prime di comune utilizzo nel mondo essenziero. A livello europeo una certificazione importante presente in diversi prodotti finiti è quella rilasciata dall’A.I.S.E. Charter che certifica non solo che l’azienda produttrice segue i principi di sostenibilità del ‘discipilinare’ Charter con
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Speciale Green gli aggiornamenti del 2010, ma che gli articoli finiti stessi rispettano lo specifico ‘Advanced Sustainability Profile’ per la determinata categoria come indicato da A.I.S.E. Quest’ultima prevede che i profumi vengano identificati come PBO, ingredienti organici scarsamente biodegradabili e le relazioni che le aziende inviano all’ente per l’ottenimento della certificazione devono comprendere l’indicazione puntuale del quantitativo acquistato in tonnellate, oltre alla definizione del contenuto dello stesso all’interno del prodotto finito che vuole essere qualificato di conseguenza. Prodotti con questo genere di classificazione sono molto diffusi sul suolo europeo soprattutto nel centro Europa, come in Ungheria dove l’associazione del settore cosmetico ed Home Care (KOZMOS) ha spinto diversi produttori del settore detergenza industriale ad investire sulla certificazione AISE Charter e sull’adozione del logo conseguente a livello degli articoli finiti. LIMITAZIONI PROFUMATE NEI DIVERSI SETTORI
Il mondo ecolabel presenta criteri di classificazione diversi nel mondo della detergenza a seconda della tipologia di prodotti finiti: tra i più significativi si possono evidenziare senza dubbio il settore ‘tessuto-carta’, i detersivi per piatti, i detersivi per lavastoviglie automatiche o professionali, i detersivi per bucato ad uso professionale. A seconda della tipologia di settore applicativo finito esistono limitazioni quantitative per le sostanze componenti la frazione profumata, che in alcuni casi possono essere molto specifiche e dettagliate, come nel caso delle fragranze per il mondo del tissue paper, dove le sostanze che sono generalmente classificate come R42 e R43 non possono essere utilizzate nel mondo XXXIV
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tissue paper certificato Ecolabel e durante la fase di applicazione della fragranza è necessaria una dichiarazione di non-utilizzo delle stesse da parte del fabbricante. Come risultato di questa limitazione, solo le sostanze profumanti regolate dalla direttiva europea 2003/15/EC (settima modifica alla direttiva 76/768/EEC allegato III, parte I) che non presentano la classificazione sopra indicata possono essere aggiunte con una concentrazione limite di 0,01% a livello del prodotto finito, soglia comune ad altre categorie di prodotti che ambiscono al riconoscimento o sono già certificate come Ecolabel. ECOLABEL E PROFUMAZIONI PIÙ RICERCATE
Osservando il portfolio prodotti di numerose aziende del settore detergenza professionale si può osservare come tra le note olfattive più utilizzate degli articoli proposti emergano indubbiamente le note fresche, balsamiche e leggermente mentolate: tipologia di profumazioni che non necessitano della presenza di note muschiate di
natura azotata o policiclica nella loro formulazione e che si prestano a claim legati all’ecosostenbilità e a prodotti certificati Ecolabel: una perfetta nota pinacea, con leggeri effluvi ad esempio di rosmarino e salvia, può essere riprodotta senza problemi unendo fra di loro diverse note sintetiche, senza bisogno di ricorrere a materie prime di origine naturale con le problematiche di costi e reperibilità che le stesse portano necessariamente con loro. In questa direzione si inseriscono anche le profumazioni agrumate, spesso ricercate e abbinate a claim igienizzanti, e quelle fiorite ricche con leggere tonalità verdi, dove dominano note al sentore di magnolia e orchidea, ricercate ed estremamente diffusive. Creare nel mondo Ecolabel comporta la capacità da parte dell’essenziere e di chi si occupa del marketing delle società di detergenza professionale di riuscire a fare la scelta migliore coniugando la resa del prodotto alla sua piacevolezza, tenendo presente le limitazioni tecniche che un disciplinare stringente come quello ecolabel porta inevitabilmente con sé.
Più forza, più potenza, più innovazione. E’ questo che, giorno dopo giorno, forgia il nuovo brand Lavor e che si concretizza nei nostri prodotti, ambasciatori della nostra filosofia mediante caratteristiche tecniche e qualitative all’avanguardia. Perché lo facciamo? Vogliamo essere al vostro fianco sempre di più. Semplicemente.
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Tendenze
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Speciale Green
Sostenibilità ambientale e detergenza profumata
La parola sostenibilità è di grande attualità e rientra nei discorsi di telegiornali, carta stampata e attori della filiera: coinvolgendo produttori, stakeholders di varia natura e i mondi della GDO e della pulizia industriale Luca Ilorini
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ssere e pensare in modo sostenibile è una necessità del nostro tempo che ha coinvolto in maniera significativa il settore del professionale, una ‘battaglia intellettuale’ che coinvolge scelte imprenditoriali dei produttori dando sempre più spazio alle materie prime che costituiscono i prodotti finiti in modo che gli articoli siano al 100% sostenibili: in questo contesto la profumazione riveste un ruolo fondamentale molte volte, riuscendo a combinarsi in maniera perfetta con prodotti certificati o che vantano claim di sostenibilità e rispetto dell’ambiente, costituendo in diversi casi il driving fondamentale di scelta del gruppo di consumatori legati al concetto naturale e green. Profumazioni ecosostenibili e certificabili esistono e sono sul mercato da tempo, anche se fino a qualche anno fa la mancanza di lungimiranza da parte di alcune fragrance house ha fatto si che la gamma di proposte profumate in quella direzione fosse sempre molto limitata
a poche referenze, contrariamente alla situazione attuale dove il portafoglio di proposte essenziere che possono essere considerate ‘sostenibili’ è ben più ampio e abbraccia famiglie olfattive di diversa natura. LA SOSTENIBILITÀ AL CENTRO DEL BUSINESS
L’approccio dell’innovazione sostenibile è un lavoro enorme che implica l’adozione di un approccio green da parte dei vari attori di un progetto che riguarda il mondo della detergenza professionale, partendo da alcuni principali criteri come l’impatto ambientale, soprattutto per quanto concerne il mondo degli scarichi delle acque, eco-design del packaging e soprattutto un approvvigionamento delle materie prime responsabili, dando grande importanza alla componente profumante. Le essenze incidono in maniera importante sul prodotto finito, sia dal punto di vista dell’impatto olfattivo che dal lato economico,
PRONTI A SALVARE MIGLIAIA DI ALBERI? e per questo motivo è importante trovare profumazioni che possano essere il più possibile ‘sostenibili’ per giustificare il posizionamento prezzo dei prodotti finiti, dal momento che generalmente prodotti che vantano un claim molto green portano con sé una premiumizzazione dell’articolo finito. Sostenibilità e naturale sono due termini spesso usati a braccetto e talvolta inappropiatamente confusi, nell’universo del profumo un’essenza sostenibile deve essere per forza di derivazione naturale ma una profumazione naturale non è necessariamente rispettante i criteri di sostenibilità: un trend in rapida diffusione è quello delle profumazioni derivanti da scarti, soprattutto di natura alimentare come per esempio bucce di pomodoro e chicchi di caffè, fragranze che permettono ai produttori di detergenti per la pulizia professionale, ad esempio, di poter vantare un aggiuntivo claim di sostenibilità a livello del prodotto finito, oltre a quello già legato alla presenza di un’eventuale certificazione del prodotto finito o ad un’azione marketing mirata a livello del packaging del prodotto finito. PROFUMI CAM E LA DIREZIONE DEL BIO
La certificazione più diffusa che riguarda il mondo della sostenibilità è quella Ecolabel, con valenza a livello europeo, ma ad essa si stanno affiancando altre importanti possibilità di certificare l’impegno verso la sostenibilità da parte di una società, passando dal terreno del biologico e abbinandolo al concetto di sostenibilità o avvicinandosi al mondo dei criteri e dei prodotti CAM, anche dal punto di vista essenziero, per riportare l’ambiente al primo posto. I CAM rappresentano un insieme di requisiti minimi ambientali, adottati con un DM del 2012, allo scopo di ridurre l’uso di sostanze pericolose e la produzione di rifiuti con indicazioni e limitazioni precise per quanto concerne i diversi ingredienti presenti
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Tendenze
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Speciale Green all’interno dei prodotti finiti. I profumi, secondo il disciplinare CAM, per esempio devono rispettare maggiormente l’ambiente e la salute degli utilizzatori a valle: per questo motivo non sono ammesse alcune materie prime classificate con determinate frasi di rischio e il contenuto di VOC (Volatile Organic Compound) deve essere il più basso possibile, soprattutto per quanto riguarda le profumazioni destinate a prodotti per la pulizia professionale dei pavimenti, a causa della loro forte capacità di evaporazione e diffusività nello spazio. Le profumazioni CAM non permettono di esagerare con le note di testa troppo volatili e in genere abbracciano l’universo delle note aromatiche e fresche, con alcune aperture sporadiche al mondo floreale e leggermente agrumato, un universo di profumazioni che può essere esplorato senza eccessive limitazioni dal punto di vista tecnico che portano al rischio di una ridotta percezione dell’attività del prodotto finito stesso. NANOTECNOLOGIE E PROFUMI BOOSTER
La tecnologia, più precisamente la biotecnologia, arriva in soccorso alla necessità di utilizzare profumazioni sostenibili e rispettose dell’ambiente attraverso due soluzioni all’avanguardia: la prima, più diffusa, è quella dei profumi booster mentre l’altra esplora il mondo affascinate e parzialmente inesplorato delle nanotecnologie. La biotecnologia industriale permette di ridurre notevolmente gli scarti inquinanti dei processi di produzione e i prodotti finiti ottenuti, considerati sostenibili ed ecologici possono riuscire a conquistare una schiera sempre più elevata di clienti finali educandoli opportunamente: le nanotecnologie rappresentano la sfida del futuro, soprattutto nel mondo della detergenza industriale nel mondo americano dove alcune spin off hanno già realizzato prototipi di prodotti finiti dove la fragranza è ‘incapsulata’ in dimensioni nanometriche all’interno di strutture nanodimensionali, un approccio molto simile al mondo delle microcapsule salvo per quanto concerne le dimensioni ridotte dell’involucro
esterno. La criticità è rappresentata dal processo di scale up e dalla durata nel tempo delle stesse dal momento che il parametro persistenza, ricercato da diversi clienti finali, difficilmente può essere garantito a livelli soddisfacenti ma l’applicazione nel mondo nano può essere senza dubbio una futura direzione vincente, non escludendo se possibile di inserire nella struttura nanometrica oltre alla fragranza anche qualche materia prima ad azione detergente con un saving importante sia a livello di utilizzo di materie prime sia a livello di packaging finale con una ridotta generazione di rifiuti, in un’ottica che guarda all’ambiente. I profumi booster sono invece una soluzione già presente e vincente nel settore della detergenza industriale, in mercati come il settore della pulizia delle grandi superfici e nel mondo della carta professionale, dove le fragranze sono realizzate ‘super-concentrate’ e con al loro interno una o più molecole booster in grado di enfatizzare la resa olfattiva delle altre materie prime: la possibilità di utilizzare nel prodotto finito un’essenza ad una percentuale dieci volte inferiore a quella tradizionale, per esempio 0,1% al posto di 1%, rappresenta un valore aggiunto straordinario e facilmente spendibile a livello di claim per le aziende che credono e investono con decisione nel mercato dei prodotti sostenbili. PROFUMI DA FONTI SOSTENIBILI
Il mondo sta cambiando, le nuove generazioni, i cosiddetti millennials, hanno priorità diverse, spinte da una grande consapevolezza del bisogno di sostenibilità. Una fragranza naturale ha bisogno di un aspetto naturale: utilizzare materiali semplici e sostenibili consente di vestire un prodotto in modo attraente, in modo che sia contemporaneamente ecosostenibile e in grado di trasmettere il messaggio ecologico. Le fonti per ricavare fragranze ‘green’ sono presenti sia in natura, con svariati oli essenziali che si possono ricavare dalle diverse parti di una pianta grazie a processi estrattivi che coinvolgono radici, fiori, frutti o corteccia, oltre alla possibilità di ricavarle anche da materie prime di scarto, soprattutto dal mondo alimentare e da quello delle biomasse. Nei diversi settori della detergenza industriale la possibilità di utilizzare una fragranza sostenibile ecologicamente in prodotti finiti che vogliono posizionarsi in questa fetta di mercato sempre più importante diventa un valore aggiunto, soprattutto in virtù della demonizzazione collettiva che molto spesso accompagna le fragranze di natura sintetica per i possibili problemi di salute che possono causare a persone molto sensibili a manifestazioni dermiche di natura allergica.
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Speciale Green
Prodotti certificati
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Linee ecologiche
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a vocazione ecologica del Gruppo KEMIKA si arricchisce ora di una nuova gamma, la Linea SOLE. Comprende 4 prodotti registrati con il prestigioso marchio Bio C.E.Q. I componenti organici presenti nei formulati quali solventi, coadiuvanti, tensioattivi ecc. sono tutti ricavati da fonti rinnovabili. Il sole, attraverso la funzione clorofilliana, permette la crescita dei vegetali dai quali si estraggono i componenti utilizzati. I quattro formulati sono i seguenti: STAR, detergente per sanitari SPACE, detergente per pavimenti SKY, pulitore rapido neutro SUN, detergente sgrassante È in programma la certificazione di questi prodotti anche a marchio Ecolabel. L’obiettivo è quello di conferire a questi prodotti le caratteri-
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stiche richieste dalla norma Ecolabel, che riguardano soprattutto la tossicità acquatica, la biodegradabilità, l’assenza di componenti indesiderati e di allergeni e le caratteristiche richieste da Bio C.E.Q. che riguardano la provenienza totalmente da fonti rinnovabili dei componenti organici. Quest’ultima caratteristica significa che la CO2 (anidride carbonica) prodotta nella fase di biodegradazione, non aumenta quella già presente nell’aria, ma viene poi ritrasformata dal sole di nuovo nel prodotto organico utilizzato. Per i prodotti superconcentrati rispondenti alla norma CAM, è da considerare che anche la concentrazione del prodotto limita fortemente le emissioni di CO2 derivanti dai trasporti e l’emissione di plastica nell’ambiente. Fra l’altro è da sottolineare il fatto che i flaconi e le taniche utilizzate da
KEMIKA sono costituite da plastica parzialmente recuperata da post consumo. Tutti i prodotti della KEMIKA sono confezionati in contenitori fabbricati con granuli di politene ad alta densità riciclati per almeno il 50%. Oltre a quanto sopra, la vocazione ecologica del Gruppo KEMIKA si realizza anche nel processo produttivo che usa caldaie speciali per il riscaldamento e la formazione di vapore per la produzione utilizzando scarti vegetali (gusci di nocciole e/o cippato).
Linea Ecolabel
La CO2 emessa viene recuperata dai vegetali senza incremento complessivo nell’ambiente. Entro fine anno l’azienda si doterà di un sistema di pannelli fotovoltaici sul tetto dello stabilimento e sostituirà tutte le attuali plafoniere con luci a led in tutti i locali dello stabilimento e degli uffici. Tale investimento permetterà di produrre da fonti rinnovabili (energia solare) più energia di quella di cui l’azienda ha bisogno per il funzionamento della fabbrica e degli uffici rendendola completamente autonoma dalle fonti petrolifere. www.kemikaspa.com
Kemika è presente sul mercato con prodotti che rispondono a una serie di criteri ecologici Otto sono i prodotti conformi alla norma Ecolabel con relativa registrazione: GRIT ECO, detergente sgrassante multiuso TOC ECO, detergente per pavimenti e superfici DART ECO, pulitore multiuso SANDET ECO, detergente disincrostante LIQUIMAC ECO, detergente per macchine lavastoviglie SIRIO ECO, brillantante per macchine lavastoviglie OROPIATTI ECO, detergente per il lavaggio a mano delle stoviglie NEUTROMANI ECO, detergente lavamani 77 i prodotti conformi ai CAM (Criteri Ambientali Minimi, D.M. 24 Maggio 2012 e D.M. 18 Ottobre 2016), certificati da laboratorio accreditato ISO 17025. Tra questi formulati 33 sono prodotti superconcentrati, 6 disinfettanti, 30 detergenti per pulizie straordinarie, 8 prodotti Ecolabel.
Linea Sole
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I T R I TA C A R T O N I
La seconda vita del cartone
Trasformare un materiale di scarto che occupa i magazzini in un prodotto specifico per l’imballaggio è possibile grazie alla Linea Edward della società Klindex
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ibra elastica, strisce e coriandoli: sono queste le nuove dimensioni che può assumere il cartone grazie alle potenzialità delle nuove Tritacartoni industriali Edward di Klindex che permettono di trasformare un prodotto di scarto e che occupa i magazzini in un materiale dalle mille potenzialità. Grazie ai tre modelli di taglio (maglia elastica, strisce o coriandoli), la gamma Edward ecologica, compatta ed economica, permette di ottenere tre tipologie di imballaggio per usi specifici. La maglia di cartone elastica è utile per avvolgere prodotti e come riempimento a sostituzione del pluribolle; i coriandoli salvaspazio possono sostituire polistirolo e similari mentre le strisce – tipo distruggi documenti – possono essere impiegate per imballaggi particolari. MODELLI E VANTAGGI TECNICI
Progettata per un uso gravoso la Tritacartoni Edward utilizza lame da 88 mm, albero e cinghia rinforzati e cuscinetti a rulli, e sono
ottimali per abbattere i costi di smaltimento di rifiuti e imballi trasformando i cartoni usati in prezioso materiale da utilizzare nelle spedizioni. Si rivelano ideali – anche per la loro robusta struttura carter di lamiera d’acciaio – all’impiego intenso nei reparti di spedizione merci. Edward Tritacartoni è disponibile in 4 modelli differenti in funzione della larghezza della bocca di taglio e della tipologia di motore impiegato. Ci sono infatti: i modelli Edward 300 e 400 Monofase e Trifase e i modelli 500 e 700 entrambi trifase. Numerosi sono i vantaggi che queste macchine offrono. Le lame, per esempio, sono rinforzate e resistono anche al passaggio di piccoli pezzi metallici; inoltre, si possono utilizzare cartoni con larghezza superiore a 1 metro perché Edward effettua il rifilo automatico, con un secondo passaggio. L’utilizzo è semplice e pratico grazie a un interruttore a due
Tre differenti tagli: rete elastica, strisce, coriandoli
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posizioni (on/off ), tutti i modelli sono trasportabili su ruote e dotati di collegamento per impianti di aspirazione delle polveri, oltre a essere conformi a tutte le norme di sicurezza nazionali e internazionali. Il motore, sovra-dimensionato, garantisce un’ottima affidabilità. LE CARATTERISTICHE
Per ottenere i migliori risultati e fornire agli operatori un’elevata qualità i Tritacartoni Edward mettono in campo caratteristiche specifiche come ingranaggi speciali per cicli di lavoro pesante; alta velocità di taglio (12m/min); cuscinetti per carichi radiali alti; grandi ruote con freno di stazionamento; aspiratore Hepa per la raccolta del pulviscolo. Altre caratteristiche che rendono questa gamma alte prestazioni sono: l’oblò per l’ispezione delle lame, la verniciatura a polvere antigraffio e i trattamenti antiusura. I Tritacartoni possono anche essere utilizzati per distruggere CD, floppy, carte di credito e cartoni graffettati. Tutti i 4 modelli garantiscono, infine, una capacità di lavoro continuativo per 8 ore.
Edward Office Distruggi Documenti professionale norme per la distruzione di supporti cartacei, cd SIM ecc. su cui si trovano dati personali. I documenti che contengono dati personali e/o sensibili non possono essere solamente cestinati,devono essere distrutti quindi resi illeggibili.
grandi quantità di documenti in maniera rapida, continuativa e in assenza di rumore. dispositivo anti-imbrigliamento cravatte, sciarpe e capelli, in modo da evitare danni accidentali dovuti da un cattivo utilizzo. Caratteristiche principali: • Grande bocca di taglio (330mm - formato A3) . • Conforme alle normative sicurezza CE. • Nuovo sistema di sicurezza anti-imbrigliamento. • Trita fogli, CD, graffette, Sim, Cd, Dvd, Carte di credito. • Robusto telaio in acciaio. • Grande capacità del contenitore (120 Lt). • 100% Made in Italy. *Optional aspiratore HEPA13 per la riduzione del pulviscolo
Inversione taglio
Pulsante ON/OFF
Leva di sicurezza per emergenza.
Motore
Voltaggio (V / Hz)
1 HP
230V 50 Hz 110V 60 Hz
Grande capacità di taglio. Adatto anche a fogli A3 con punti metallici, dvd, cd e carte dicredito.
Larghezza bocca di taglio
330 mm
DATI TECNICI Altezza bocca di taglio
6 mm
robusta.
Velocità
Capacità di taglio
Peso
6m/min
30 fogli 80gr. 297x420mm (A3)
45 Kg
• Robusta, performante e adatta ad un uso intesivo • Permette il rispetto del codice della privacy distruggendo documenti riservati (conforme alla norma DIN 32757-1 Livello 2). • Ecologica, salvaspazio ed economica. KLINDEX s.r.l. • S.S. 5 Tiburtina Valeria, Km209+200 • 65024 Manoppello (PE) • tel: +39 085 859 546 • fax: +39 085 859 9224 web: www.tritacartone.com • mail: info@klindex.it
Speciale Green
Carrelli
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Ecological Unbreakable Beauty
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ggi “sostenibilità ambientale” è un mantra che accompagna ogni comunicazione aziendale, per questo il motto di Falpi è “Ecological Unbreakable Beauty”. Non ci sono aziende manifatturiere o imprese di servizi che non esaltino comportamenti virtuosi nei confronti dell’ambiente o non evidenzino il carattere “green” della propria produzione. Si insegue l’obiettivo dell’economia circolare, nuovo traguardo da raggiungere, per quanto non a tutti sia chiaro il percorso da intraprendere e a volte si equivochi: adottare politiche di riduzione dei rifiuti, di abbattimento dei livelli di inquinamento, di incremento della durata dei prodotti, sono solo piccoli passi a volte solo degli alibi. È indispensabile esibire una patente ecologica, perché gli allarmi sulle condizioni del pianeta non sono più solo allarmismi, ma evidenze di un male che rischia di diventare incurabile. Aumentare la sensibilità dell’utenza; l’Europa deve imporre un ripensamento delle politiche produttive e commerciali degli stati membri, in direzione di una nuova cultura, che deve imporsi, ma
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che non si può improvvisare. Occorre operare un cambiamento radicale, il che comporta non poche difficoltà. POLITICA VERDE Innovazione tecnologica, valorizzazione della produzione italiana, qualità senza compromessi e compatibilità ambientale certificata sono i valori e la filosofia che l’azienda biellese porta avanti da oltre 30 anni.Falpi è nata ecologista, perché il rispetto per l’ambiente è inscritto da sempre nel suo dna e, da sempre, da quando è sorta, ha perseguito una poli-
tica verde, coniugata con un profondo rispetto sociale, che significa trasparenza di comportamenti e ricerca costante di una innovazione che fosse anche arricchimento culturale per tutto il settore. Da tempi non sospetti, quando parlare di qualità, di ambiente, di ecologia era considerato per lo meno eccentrico, Falpi ha intrapreso percorsi pionieristici, con tenacia, determinazione, convinzione, certificando processi, prodotti, sistemi, in un continuum di attenzione per l’uomo e per l’ambiente, che non ha mai avuto battute d’arresto, e che continua ancora oggi, con immutato entusiasmo. Non solo, in un mondo dove si cerca sempre più di delocalizzare la produzione in Paesi a basso costo di manodopera, Falpi ha scelto di essere fedele alla qualità del vero Made in Italy, difendendo il valore della produzione italiana perché la filosofia dell’azienda è approntata a un’etica da perseguire in ogni fase, dal progetto alla realizzazione, al post-vendita. PRODUZIONE Falpi vanta una produzione largamente eco-friendly grazie a 160 referenze Ecolabel e numerosi carrelli certificati EPD (Environmental Product Declaration). Tra quest’ultimi, i nuovi modelli dei carrelli Kubi, progettati per soddisfare le esigenze di chi vuole un carrello dal design “tutto chiuso”, ove non è necessario, quindi, il presidio dell’operatore. Ora anche scuole, studi medici, uffici e centri commerciali hanno il carrello pensato per loro. www.falpi.com
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Accessori
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Dalla Green alla Blue Economy
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er contribuire alla costruzione di un futuro etico e sostenibile, secondo Industrie Celtex, occorre creare un modello di business ispirato ai principi della Blue Economy, che possa garantire riduzione dello spreco, riciclo, recupero e soprattutto condivisione. Il 9 luglio nella cornice di Palazzo Reale a Milano il Comitato Scientifico dell’Ethical Food Design ha selezionato e valutato tra i migliori progetti candidati la nuova linea Infibra Mother Earth e Celtex
Omnia Labor, riconoscendo a quest’ultimo la menzione di onore per essere uno strumento di design in grado di ridurre sensibilmente lo spreco di carta in cucina rispetto all’uso dei convenzionali rotoloni. Un meritato riconoscimento al Presidente-Inventore, Andrea Bernacchi, che, mosso dall’obiettivo di ridurre il consumo eccessivo di tissue in ambito professionale, ha tradotto l’idea in ingegnerizzazione di prodotto nel rispetto dei bisogni sociali, ambientali e valoriali. Il sistema Omnia Labor, che dispensa carta pulitutto foglio
a foglio, ha già raggiunto molte cucine e consentito a cuochi virtuosi di iniziare a ridurre inutili sprechi. Altro progetto degno di nota, Infibra Mother Earth, la gamma completa di tovaglie e tovaglioli in riciclato premium in armonia con la natura. Una vera e propria missione quella della linea Madre Terra che, alimentata da solidi valori, aspira a portare innovazione nel settore Ho.Re.Ca. per chi sceglie di rispettare l’ambiente anche attraverso la tavola. www.industrieceltex.com
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Speciale Green
Attrezzature
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Lavasciuga pavimenti iper tecnologica e sostenibile
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rede di una grande tradizione e di uno storico modello che ha decretato il successo internazionale di Comac, la versione rinnovata della lavasciuga pavimenti uomo a bordo C85-100 rappresenta oggi uno degli orgogli della vasta gamma offerta al mercato dall’azienda capitanata da Giancarlo Ruffo. “Quando, diversi anni orsono, progettammo la C85 - afferma Giancarlo Ruffo, AD di Comac - puntammo a dare un inequivocabile messaggio di forza e potenza, che venne perfettamente veicolato e colto dalla nostra clientela. Ora, con il nuovo modello, a questa idea guida si è felicemente abbinata quella di ‘intelligenza’ e sostenibilità”. “Siamo stati in grado - continua Ruffo - di costruire una macchina assai perXLVI
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formante, a 36 V e da 180-225 litri, caratterizzata da un’accattivante linea estetica e da soluzioni tecnologiche particolarmente avanzate. Basti pensare che la versione più accessoriata è proposta al mercato del professional cleaning con display touchscreen, telecamera posteriore, sensore anticollisione posteriore, light pack, pistola per la pulizia dei serbatoi e lancia di aspirazione”. Dal modello del passato la nuova versione eredita la robustezza, che traspare anzitutto dal design. “Siamo convinti - continua Ruffo - che C85/100 possa innovare profondamente la tradizionale idea di pulito. Un punto cardine che ne ha guidato la progettazione”, prosegue, “è stato quello di rendere l’operatore sempre più protagonista nel processo di interazione con la macchina, capace di sfruttarne al
meglio le molteplici funzioni, in una prospettiva di ottimizzazione sia dei tempi di intervento che dei costi. Pensando sempre all’addetto, ci siamo preoccupati del suo comfort, creando una posizione di guida ispirata a quella automobilistica, con l’obiettivo di permettergli di lavorare in condizioni particolarmente comode e confortevoli, potendo contare su un’ottima visibilità”. Un altro elemento che il signor Ruffo sottolinea è la sicurezza. “La nuova C85-100 - afferma - coniuga al meglio ottime prestazioni e massima sicurezza garantita all’operatore. In questo percorso di tutela rivolto alla figura professionale cardine del processo di pulizia meccanizzata, Comac può contare infatti su un know how di assoluto valore”. Ulteriore fattore da valorizzare è l’estrema versatilità: “C85/100 - spiega Ruffo - è una macchina adatta a lavorare in grandi spazi, capace di affrontare qualsiasi condizione di sporco, anche la più difficile e pesante, per risolverla brillantemente. Il suo impiego è ottimale in luoghi dove le superfici da pulire sono impegnative: penso a magazzini, reparti di produzione, centri commerciali, supermercati e centri logistici”. Ultimo, non meno rilevante plus di C85/100, l’adattabilità alle specifiche esigenze poste dagli utilizzatori finali: “le configurazioni, gli optional e gli accessori disponibili - prosegue Ruffo - offrono la possibilità di proporre la macchina con la massima flessibilità, rendendola aderente alle diverse necessità di pulizia”. La macchina è configurata in due versioni: Essential con una veste essenziale, indispensabile per gli interventi di pulizia incentrati su elevate prestazioni e Bright, con una veste più ricca, capace di offrire elevate prestazioni unite ad alti livelli di tecnologia. Per la lavasciuga pavimenti C85 l’azienda ha inoltre sviluppato una soluzione tecnologica che permette di riciclare l’acqua utilizzata per il lavaggio dei pavimenti, riducendo così l’impatto ambientale delle operazioni di pulizia. L’acqua passa attraverso tre fasi: nella prima, viene utilizzata normalmente e raccolta mediante l’aspirazione; nella seconda fase, viene filtrata e purificata; nella terza fase, l’acqua è nuovamente disponibile all’uso. www.comac.it
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Speciale Green
Macchine
Potenza in formato extra large
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a nuova lavasciuga pavimenti uomo a terra MxL è stata concepita per uniformarsi allo stile di pulizia rappresentato dalle macchine di nuova generazione Fimap, ovvero macchine evolute, che aiutano, raccolgono dati e comunicano, che supportano l’attività, per migliorare l’efficienza degli interventi. Controllo delle prestazioni. MxL fa molto più che pulire, permette di controllare il pulito. Con un maggiore controllo si possono ottenere prestazioni migliori, diminuire i consumi, risparmiare risorse, ridurre i tempi di intervento e i costi. Questo è possibile a partire da una semplice interfaccia digitale, intuitiva quanto un qualsiasi smartphone o tablet, attraverso la quale si possono memorizzare, programmi di pulizia specifici per le aree da pulire, così da ritrovarli ogni volta che serve e non rischiare di utilizzare più risorse di quelle necessarie. Acqua, detergente e pressione sulle spazzole possono essere diversamente regolate per ogni zona memorizzata, così ad ogni nuovo utilizzo basterà selezionare la zona che si deve pulire per iniziare subito con il settaggio corretto. A queste si aggiungono due configurazioni base, Eco mode e Power mode: la prima utilizza tutte le funzioni al minimo, per risparmiare acqua e detergente, la seconda le porta al massimo, per avere più forza lavante solo quando serve. Che effettivamente vengano rispettati i consumi previsti lo si può verificare da remoto attraverso il sistema di telemetria FFM - Fimap Fleet Management, che fornisce tramite l’app My.Machine la possibilità di controllare in ogni momento sul proprio smartphone le informazioni più importanti, quali m2 puliti, impatto ambientale, posizione e condizioni delle batterie. Con questi dati alla mano, reali e aggiornati, è possibile fare una valutazione oggettiva delle azioni da intraprendere per perfezionare le prestazioni e rendere l’intero processo
più efficiente, sia dal punto di vista economico che ambientale. Gestione dei tempi. MxL mette nelle mani dell’operatore tutto ciò che gli serve per potenziare il suo lavoro, per non fermarsi e svolgere con sicurezza e senza incertezze l’intervento. Si può aspirare lo sporco accumulato in un angolo non raggiungibile con la macchina con l’apposita lancia di aspirazione, senza necessità di interrompere l’intervento per cercare altri strumenti di pulizia. Al termine del turno MxL fornisce le istruzioni indispensabili per eseguire correttamente la manutenzione ordinaria, essenziale per garantire prestazioni costanti. Le parti da pulire sono colorate di giallo e in caso di dubbio, si possono guardare direttamente dal display di MxL appositi video tutorial che mostrano come realizzare la manutenzione ordinaria e straordinaria, evitando incertezze, perdite di tempo e il rischio che venga svolta nel modo scorretto.
MxL diventa quasi un assistente, che fornisce all’utilizzatore tutti gli strumenti che gli servono quando gli servono, che lo aiuta e lo forma durante gli interventi.Se al termine del turno l’operatore non ha a disposizione un rubinetto nelle vicinanze può utilizzare la pistola spray per risciacquare i serbatoi e concludere la manutenzione, senza doversi spostare o peggio rischiare di non portarla a termine. Vestita di tutti gli upgrade che distinguono la generazione di lavasciuga pavimenti #thisisfimap, MxL offre la possibilità concreta di mettere in atto una gestione razionale del pulito. Tempo, risorse e costi sono i fattori chiave di ogni intervento, avere strumenti che consentono di monitorarli e quindi di usarli in modo più consapevole, è la strategia per valorizzarli. Così MxL diventa complice di un sistema di pulizia che rispetta l’ambiente, che aumenta la produttività e riduce il costo per m2 pulito. www.fimap.com
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Superfici
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I “plus” della tecnologia orbitale
“I privilegi della tecnologia orbitale, rispetto a quella tradizionale - spiega Giampaolo Ruffo,amministratore delegato di TMB - si possono riassumere nella facilità di utilizzo, risparmio di tempo, ed un minor consumo di acqua ed energia elettrica. Per facilità di utilizzo intendiamo che qualsiasi operatore è in grado di usare una orbitale TMB perché contrariamente alle monospazzole tradizionali, la tecnologia orbitale non necessita di particolare forza fisica. Il movimento orbitale infatti non risente delle condizioni di attrito generate dai diversi accessori e permette a chiunque di effettuare anche i trattamenti più impegnativi. Inoltre, il movimento orbitale aiuta a mantenere l’acqua all’interno del disco, evitando dispersioni e quindi riducendone notevolmente il consumo. Infine, il consumo di energia elettrica è inferiore del 60% rispetto ai modelli tradizionali e rimane pressoché costante nelle diverse applicazioni”.
Nuova frontiera delle monospazzole orbitali
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a qualche anno TMB sta portando avanti un impegnativo piano industriale, con consistenti investimenti di risorse per la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie, con l’obiettivo di ampliare la gamma delle monospazzole con produzioni innovative. Rispetto alla tecnologia tradizionale il movimento orbitale risulta più semplice da manovrare, riduce i tempi di
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intervento e i consumi di risorse. Tutto ha avuto inizio con il fortunato lancio di TOR43, la capostipite delle versioni orbitali. TMB ha sviluppato un modello in grado di sostituire le diverse versioni oggi disponibili sul mercato. Ne è scaturita una monospazzola con caratteristiche particolarmente apprezzate nelle applicazioni pesanti, con possibilità di utilizzo di numerosi accessori per le più diverse applicazioni su tutti i tipi di superficie, quali: gres, marmo, legno, gra-
nito, moquette, cemento. La macchina ha così attirato l’attenzione dei professionisti specializzati nei trattamenti delle diverse superfici. Successivamente a TOR43 è nata TPO43, una macchina più leggera – sempre con tecnologia orbitale – dedicata al settore del cleaning professionale. Su questa versione sono state adeguate le caratteristiche di potenza e comfort, pensando specificamente alle applicazioni più comuni per gli operatori professionali. TPO43 è coperta da alcuni brevetti, in quanto ha introdotto soluzioni tecniche innovative rispetto alla tecnologia esistente. Infine, nel 2018 è stata introdotta TFO43, che si pone a metà strada fra le due precedenti. Grazie ai sistemi adottati, TFO43 è molto versatile ed in grado di utilizzare l’ampia gamma di accessori a disposizione per tutti i modelli orbitali marchiati TMB. Ne è stata realizzata anche una versione a doppia velocità, per migliorare prestazioni e finitura su superfici in granito e legno. www.tmbvacuum.com
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Speciale Green
Detergenti
Un cleaning ecosostenibile
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RCO Chimica propone tre linee di detergenti e profumazioni: Deofly Linea Isole, con undici fragranze, Pavifly Linea Isole, composta da detergenti per la manutenzione di pavimenti a effetto lucido e Naturally, la nuova linea di detergenti professionali a impatto zero. L’azienda modenese punta in particolare su queste tre nuove linee destinate a rafforzare la mission votata all’ambiente che da sempre ne caratterizza l’identità. “Abbiamo formulato - afferma l’Amministratore Delegato di ARCO, Luca Cocconi - ben undici fragranze di Deofly Linea Isole. Si tratta di una nuova famiglia di deodoranti per ambienti da 750 ml a lunga persistenza, ovvero di profumatori professionali per ambienti a base di essenze purissime, che sprigionano fragranze delicate, intensamente profumate, ideali per rendere l’aria più piacevole”. Questo prodotto, vaporizzato nell’ambiente, rilascia gradualmente la sua fragranza consentendone, in relazione all’aerazione, una prolungata durata. L’azione combinata deodorante e igienizzante permette di bloccare eventuali fermentazioni causa di cattivi odori,
Luca Cocconi
risaltando l’effetto del profumo. Deofly è un deodorante innovativo, a elevata resa, idoneo in qualunque ambiente: palestre, case di riposo, ospedali, hotel e alberghi, resort, negozi, centri commerciali, uffici, scuole, condomini e abitazioni, centri sportivi. Pavifly Linea Isole è invece composta da detergenti per la manutenzione dei pavimenti a effetto lucido. “In questo caso - aggiunge Cocconi abbiamo messo a punto una gamma di prodotti in grado di lucidare, nutrire e proteggere ogni tipo di pavimentazione, rimuovendo rapidamente lo sporco e lasciando una persistente profumazione nell’ambiente; il tutto senza aloni né residui”. La linea è composta da tre prodotti – Stromboli, Aloe Vera, Ginostra, Fiori di Cotone, Giardini di Sicilia, Agrumi, proposti sia in tanica da 5 kg sia come Super Concentrato da 1 l. La gamma INTEGRA Pavifly si avvale degli stessi nomi: “Per aumentare la profumazione del detergente pavimenti”, precisa Cocconi, “abbiamo formulato tre tipologie di profumi da 100 ml. Ottenuti per estrazione da materie aromatiche, sono ricchi di “essenze” naturali derivanti da terre che vivono di fragranze persistenti e di carat-
tere. Questi prodotti, di ultima generazione, vanno aggiunti direttamente nel secchio e nel lavaggio meccanizzato. Va precisato che la combinazione di Deofly, Pavifly e integra Pavifly è da considerare una vera innovazione nell’ambito della detergenza giornaliera ad elevata profumazione”. Infine, Naturally, è la nuova linea di detergenti professionali a impatto zero. Siamo di fronte a una Linea di detergenti per l’igiene professionale formulati per essere naturalmente efficaci e sicuri sia per l’uomo che per l’ecosistema, capaci senz’altro di assicurare elevate prestazioni, preservando le superfici, l’ambiente e le persone. In particolare, Naturally Multiuso è indicato per la pulizia giornaliera di vetri, specchi e di tutte le superfici lavabili; Naturally Anticalcare Bagni agisce efficacemente contro sporco e calcare lasciando le superfici brillanti; Naturally Manutenzione Pavimenti è un detergente universale per pavimenti e per la loro manutenzione giornaliera. I detergenti Naturally sono confezionati in taniche e flaconi riciclati al 100%. “Tra l’altro”, conclude Cocconi, “visto il successo di questi prodotti, abbiamo ampliato la gamma Naturally in formato monodose, che presenteremo per la prima volta proprio a Pulire 2019. Tutti i formati sono certificati CAM”. www.arcochimica.it 07/2019 | DIMENSIONE PULITO
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Speciale Green
Cristina Cardinali
Prodotti in sintonia con l’ambiente D A L M O N D O D E L C L E A N I N G U N A S E L E Z I O N E D E L L E O F F E R T E P I Ù I N N O VAT I V E
Consumatori e aziende sono attenti ai cambiamenti sociali, tecnologici ed economici. Il modello di riferimento è quello dell’economia circolare che non produce scarti o rifiuti non necessari, ma che cerca di riutilizzare costantemente le risorse, senza sfruttarne di nuove. La crescente rilevanza delle tematiche ambientali sta cambiando i processi di acquisto e, di conseguenza, i processi dell’industria
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Linea Ecolabel per il lavaggio meccanico stoviglie
Sono tre i detergenti liquidi Ecolabel di Icefor per il lavaggio meccanico delle stoviglie e sono caratterizzati dalla tripla azione alcalinizzante, sequestrante e disperdente. Sono stati sviluppati appositamente per garantire risultati professionali e basso impatto ambientale a ogni ciclo di lavaggio. Rimuovono unto e sporco organico in presenza di acque con concentrazioni di carbonati e sali insolubili moderate (Eco Icedet), alte (Eco Icedet SL) ed altissime (Eco Icedet SL Ultra – fino a 90° F). Eco Icedet SL Ultra contiene anche un agente protettivo per la detersione del vetro. Sono prodotti che evitano la formazione di incrostazioni calcaree preservando le parti metalliche della macchina. Disponibili in packaging trasparente PCR (plastica seconda vita) in un range tra il 50% ed i 70%, con taniche omologate ADR. www.icefor.com
Puliprofumatori per ambienti
Con la loro formulazione concentrata bifasica, i puliprofumatori Fresh Osaka e Fresh Tokio della linea Tecnet di Bettari sono sia profumatori concentrati per ambienti sia detergenti per superfici. Utilizzati come profumatori sono adatti per l’utilizzo anche su tessuti, garantendo un effetto deodorizzante senza rovinare i colori. Utilizzati come detergenti hanno potere autoasciugante e sono formulati per non generare schiuma, permettendo l’utilizzo senza risciacquo e con macchine lavasciuga. Studiati per ogni superficie lavabile come linoleum, pavimenti, piastrelle, cucine, sanitari e pattumiere, eliminano odori sgradevoli, rilasciando un intenso profumo di fior di loto e felce nell’ambiente. www.bettari.it
Detergenti per macchine lavasciuga
Per garantire prodotti di detersione efficaci senza dimenticare il rispetto per l’ambiente Itidet ha realizzato la linea di detergenti a bassa schiuma per macchine lavasciuga suddivisa in prodotti per specifiche esigenze: F2, F3, F41. Itidet F2 è un detergente a schiuma frenata gradevolmente profumato agli agrumi per la pulizia giornaliera di tutti i tipi di pavimenti. Dalla grande efficacia, rimuove facilmente ogni tipo di sporco. Iidet F3, invece, è un detergente alcalino per la pulizia di fondo di pavimenti e superfici dure. Ideale per rimozione di grassi di tipo animale, vegetale, minerale e sporco organico da pavimenti in gres, ceramica e cemento. La linea è completata da Itidet F41, un potente sgrassatore che garantisce un’elevata rimozione dello sporco ostinato di qualsiasi natura in ambienti come officine, industrie e garage. www.itidet.it
Sgrassatore ecologico multiuso
Nuovo pulitore pronto all’uso a base esclusivamente di ingredienti naturali non pericoloso per gli operatori, per le superfici e rispettoso dell’ambiente. Mac Plus è ideale per la pulizia di tutte le superfici dure lavabili, pareti, macchinari, attrezzature, arredi, nelle cucine, bagni, uffici, industrie, comunità. Contiene particelle nano-tecnologiche che agiscono rompendo le molecole di olio, grasso, sporchi e polvere e rimuovendole a fondo dalle superfici, che risultano pulite e igieniche. Idoneo anche per piani d’igiene HACCP. Lo sgrassatore è disponibile in cartone da 6 x 750 ml + 2 trigger e in versione concentrata in cartone da 2 x 5 l. www.polychim.it
Linea di prodotti ecologici
Werner & Mertz Professional, l’azienda tedesca pioniera della sostenibilità lancia la linea di prodotti ecologici BIOBACT. La nuova gamma si fonda sull’innovativa frontiera delle biotecnologie e si compone di due prodotti: BIOBACT Clean e BIOBACT Scent. BIOBACT Clean, prodotto certificato Ecolabel, è un detergente multiuso con biotecnologie che, grazie all’azione degli agenti microbiologici, pulisce e rimuove i cattivi odori in un’unica soluzione. BIOBACT Scent è uno spray con biotecnologie abbattitore di odori. Indicato per trattamenti localizzati delle superfici e dei materiali tessili. L’utilizzo costante previene l’accumulo di sporco organico e risolve definitivamente il problema dei cattivi odori. www.wmprof.com
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Speciale Green Attenzione all’ambiente
Paperdi e la salvaguardia dell’ambiente: questa è la missione che ha caratterizzato, sin dalla sua costituzione nel 1989, l’azienda cartotecnica con sede a Caserta, specializzata nella produzione di articoli in carta tissue. La gamma si compone, infatti, di piegati a “V” con imballo ermetico che oltre a migliorarne l’igienicità né permette la vendita a scaffale. I piegati a V Paperdi riducono gli sprechi senza abbassare il livello di servizio. Una confezione ermetica che migliora l’igiene e l’uso. www.paperdi.it
Generatore di vapore
Kolumbo è un generatore di vapore a gasolio e va ad implementare la già ampia gamma dei generatori di vapore serie GV di Lavor. Il plus di questo prodotto è la possibilità di svolgere attività di pulizia di automezzi in zone come i parcheggi dei supermercati o pulizia di strade e marciapiedi: il consumo elettrico è limitato a 350W ed è quindi possibile, in caso di necessità, farlo funzionare anche con un piccolo generatore di corrente. Essendo dotato di serbatoio acqua da 25 litri risulta una macchina adatta per pulizie “portatili”, “dove vuoi – quando vuoi”. Kolumbo consente un notevole risparmio idrico rispetto alla classica pulizia dell’auto attraverso i comuni sistemi ad acqua ad alta pressione, con Kolumbo è possibile effettuare un “lavaggio dell’auto senza acqua”. www.lavorwash.com
Linea di detergenti
MK, azienda chimica di Rho (MI) che opera nel settore dei detergenti professionali dal 1963 con il brand Marka, presenta Marka Eco, una linea di detergenti a basso impatto ambientale che coniuga qualità e sostenibilità. Grazie ai prodotti CAM e Concentrati Giusta Dose, la linea Eco offre una gamma completa, capace di soddisfare tutte le principali esigenze di pulizia, garantendo la massima salvaguardia dell’ambiente. La riduzione del prodotto impiegato, il minore utilizzo di carta e plastica, l’alta biodegradabilità e l’utilizzo di materie prime e profumi ecologici sono alcuni dei plus che rendono Marka Eco un valido alleato per garantire alte performance di pulizia e rispettare l’ambiente. www.marka.biz
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Linea di dispenser
Hygenia propone la linea di dispenser Enjoy, elegante e raffinata, per doccia e lavabo. La sua ricarica made in Italy e la sua innovativa tecnologia limitano il consumo e l’impatto ambientale. Enjoy permette infatti l’erogazione della giusta quantità di prodotto, riducendo i costi e gli sprechi e aumentando l’impatto positivo sull’ambiente. Un flacone eroga fino a 280 dosi di prodotto. Utilizzando il dispenser Enjoy si può accedere a un software che misura il risparmio ottenuto, sia in termini economici che ecologici, in base alla quantità di prodotto utilizzato. www.hygenia.it
Nebulizzatori elettrostatici
Quando si parla di disinfestazione, l’azienda Martignani è sicuramente un punto di riferimento in Italia e non solo. I nebulizzatori elettrostatici proposti dall’azienda romagnola offrono una serie di vantaggi in efficienza ed eco-sostenibilità e consistenti risparmi di gestione dovuti alla produttività oraria e all’utilizzo di considerevoli minori quantità di acqua e di agrofarmaco utilizzati, nell’ottica di quella che è la mission aziendale: soluzioni intelligenti per un’igiene ambientale moderna ed eco-sostenibile. Soluzioni contro la Piralide del Mais. La piralide è uno dei principali nemici delle coltivazioni di mais, ma non solo, altre tipologie di graminacee e specie orticole come pomodoro, fagiolo, peperone, asparago, melanzana o bietola, ad esempio, possono essere colpite fortemente da questo insetto. Inoltre, la piralide del mais non disprezza di attaccare le piante erbacee né quelle da frutto. La piralide attacca le colture con due generazioni (in primavera e in estate) e danneggia foglie e stocchi in fase di crescita prima, e le spighe dopo. In questo modo si apre la via anche a una successiva proliferazione di micotossine nella fase di pre-raccolta. Anche se ad oggi i problemi causati dalla piralide sono più limitati ed è stata registrata una riduzione dell’infestazione dell’insetto, la problematica continua ad essere diffusa principalmente nella zona cen-
tro-settentrionale del nostro paese ed è per questo che Martignani continua a proporre un trattamento efficace e sostenibile per la lotta contro la piralide del mais. Nebulizzatori sistema Martignani Electrostatic Spray System serie Whirlwind o Phantom. La Martignani, dal 1958, produce e commercializza i suoi Nebulizzatori a Basso Volume in oltre 70 paesi del mondo. Adeguatamente equipaggiati con le relative testate, (il Whirlwind M612 ha un diffusore a cannone orientabile montato su colonna variabile che consente di coprire gittate di oltre 40 metri senza calpestare i campi di mais) i nebulizzatori sistema Martignani Electrostatic Spray System sono efficienti anche nei trattamenti a grande gittata per il controllo della piralide del mais a partire da 50 l/ ha, garantendo massima efficacia e uniformità di copertura e penetrazione (anche nella zona dove l’insetto deposita le uova), con notevole azione anti-deriva, ma anche anti-residui chimici su tutte le coltivazioni oltre a garantire un’ottima performance anche per quanto riguarda la produttività oraria. Ieri come oggi, la tecnologia Martignani è la protagonista assoluta per l’uso sostenibile degli agrofarmaci con la tecnica del basso e bassissimo volume in accoppiamento con il sistema elettrostatico, anche nella lotta contro la piralide del mais. www.martignani.com
LA PRIMA LINEA DI CARRELLI A ZERO EMISSIONI DI CO2 TTS ha compensato tutte le emissioni del 2018 della Linea Magic con la riforestazione di 55.5 ettari di foresta Alpina
SICURO: ideale per il trasporto di attrezzatura in totale sicurezza
MODULARE: configurabile con ripiani e cassetti per la massima flessibilità
IGIENICO: le superfici lisce con angoli arrotondati consentono una facile pulizia
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www.ttsystem.com | TTS Cleaning S.R.L. - E-mail: info@ttsystem.com
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Speciale Green La carta sostenibile…confezionata in carta!
La gamma EcoNatural di Lucart Professional aggiunge un ulteriore elemento di sostenibilità per rafforzare il posizionamento del brand e per rispondere alle crescenti sfide del mercato. La nuova gamma di prodotti premium realizzati in Fiberpack e confezionati con un imballo di carta riciclata e riciclabile è una gamma che non solo non taglia gli alberi per la produzione di carta ma previene anche l’inquinamento dei mari, evitando l’utilizzo di plastiche nel confezionamento. Albert, la storica mascotte Lucart delle carte ecologiche, si rende promotore della gamma con il confezionamento in carta quasi a sugellare questo doppio traguardo ambientale, fibre riciclate dai cartoni per bevande per la produzione di carta tissue e rispetto per i mari con il confezionamento in carta. Lucart Professional EcoNatural concretizza i valori del brand, Results, attraverso prodotti premium e Respect attraverso il costante percorso verso una sostenibilità completa. www.lucartgroup.com
Carbon footprint: un altro passo verso un futuro più pulito
TTS è la prima azienda in Italia ad aver conseguito la certificazione del CFP Systematic Approach, un sistema per il conteggio automatico delle emissioni di gas a effetto serra per ogni fase del ciclo di vita dei prodotti. TTS ha scelto di compensare le emissioni sostenendo la riforestazione di Natura 7, una foresta secolare dell’Alto Adige: un gesto concreto che permette l’assorbimento di 500 tonnellate di CO2 all’anno. L’impegno di TTS è stato riconosciuto dalla Regione Veneto che ha conferito all’azienda il Premio CompraVerde 2019 per essersi distinta nell’ambito dello sviluppo sostenibile e del rispetto ambientale. www.ttsystem.com
Termonebbiogeno
Il termonebbiogeno FOGGY ST75 di Spray Team adatto per la disinfestazione contro gli acari e per i trattamenti antilarvali, viene normalmente utilizzato per disinfestazioni in ambienti chiusi come magazzini, stabilimenti, depositi di archivi cartacei e reti fognarie ed è in grado di emettere una nebbia molto fine, leggera e secca, simile al fumo di una sigaretta. Grazie al suo tubo flessibile, consente la disinfestazione anche negli angoli che sono difficilmente raggiungibili con i sistemi tradizionali. È un’unità autonoma a carrello piccola ma potente con una grande praticità d’impiego. Il motore, monocilindrico a due tempi, ha una cilindrata di 60 cc a 6000 rpm. L’avviamento avviene con fune autoavvolgente, l’accensione è elettronica. Il serbatoio in acciaio inox ha una capacità di 9 litri ed è indipendente dal gruppo, facilmente estraibile per essere utilizzato come pompa a pressione a spalla. www.sprayteam.it LIV
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Generatore di vapore
Comby 3500 è un macchinario completo ideale per ogni tipo di pulizia. Grazie al suo vapore a 180°C, può eliminare in pochi secondi il 99% di batteri e con il potente motore di aspirazione riesce ad asciugare qualsiasi superficie. Ha un corpo compatto in acciaio inossidabile e una potente caldaia a 8 bar. È possibile affrontare qualsiasi tipo di pulizia, anche quelle lunghe e difficili, dal momento che Comby 3500 ha una caldaia a ricarica automatica. Inoltre ha due nuove funzioni chiamate “idrogetto” e “detergente” che si rivelano due preziose alleate in caso di superfici particolarmente complicate. Comby 3500 rende più facile, veloce e conveniente il modo di pulire. www.stindustry.it
Insetticida a base di piretro naturale
Pyregreen® 5.0 è un insetticida liquido concentrato a base di piretro naturale in formulazione con solventi vegetali biodegradabili sviluppato da Orma srl. Ideale per l’impiego nelle industrie alimentari e zootecniche, come mulini, pastifici, caseifici e dentro ai ricoveri per animali, canili e maneggi. Dall’elevata azione abbattente, è efficace sia contro gli insetti volanti sia contro quelli striscianti, come il punteruolo del grano o le tarme della farina. Permette un utilizzo versatile a seconda della tecnica di erogazione scelta: termonebulizzatori, atomizzatori, saturazione a freddo con Ultra Basso Volume (ULV) o pompe a precompressione. www.ormatorino.com
Soluzioni green e innovative
Pulizia a prova di CAM
Filmop è costantemente impegnata nella realizzazione di attrezzature sostenibili per la pulizia professionale, particolarmente indicate per il settore sanitario in quanto conformi ai relativi CAM. L’ampia gamma di microfibre offerte assicurano la massima efficacia nella rimozione di sporco, germi e batteri, consentendo un notevole risparmio di soluzione detergente grazie all’elevata assorbenza. Il dosatore Equodose permette di impregnarle al momento e direttamente sul carrello, regolando il dosaggio da 50 a 350 ml. Infine, i carrelli sono dotati di secchi con colorazioni differenti, realizzati con percentuali idonee di plastica riciclata PSV. www.filmop.com
Newpharm investe in percorsi di sostenibilità ambientale e lancia nuove soluzioni green e innovative: l’esca Flyrex® e la linea Piretro. Dai laboratori di Ricerca&Sviluppo nasce una soluzione totalmente ecologica per la lotta contro mosche e mosconi: l’esca Flyrex®. Il sistema Flyrex® prevede l’utilizzo dell’esca attrattiva vera e propria, i Flyrex® Granuli, da usare in combinazione con la Flyrex® Trappola disponibile in due taglie M ed L, che garantiscono rispettivamente una copertura di 100-150 mq e di 200-300 mq. Flyrex® Granuli grazie alla speciale formulazione naturale in comode bustine idrosolubili, ha la capacità di attirare diverse specie di mosche da distanze notevoli. La trappola rimane attiva fino a 60 giorni ed è ideale per gli ambienti civili (industrie alimentari, campeggi, discariche, agriturismi, villaggi turistici, ecc.) e zootecnici (stalle, scuderie e ricoveri di animali in genere). La linea Piretro Newpharm a base di piretrine naturali ideali per la disinfestazione in ambito industriale e civile. In particolare, Nuvex® No-PBO rappresenta la punta di diamante dell’intera gamma. Esclusivamente a base di piretro naturale, è il prodotto ideale per bonifiche di ambienti infestati da insetti volanti e striscianti in ambito alimentare (ristoranti, pastifici, molini, cantine, reparti stagionatura salumi, ecc). Successivamente all’applica-
zione del Nuvex No-PBO, effettuata al termine della lavorazione degli alimenti, è consigliata una sanificazione delle superfici e degli impianti. Nuvex® EC – Insetticida concentrato emulsionabile a base di piretro naturale e PBO, sinergizzante è in grado di accelerare gli effetti letali sugli insetti oltre che potenziare l’effetto “snidante” del piretro naturale. Indicato anche per la disinfestazione in ambiente esterno, risulta attivo contro tutti gli insetti domestici e particolarmente contro zanzare e scarafaggi. Nuvex® Granuli in microgranuli bagnabili si conferma la novità assoluta. Completamente inodore, risulta immediatamente attivo dopo l’applicazione tal quale, manifestando un effetto abbattente immediato soprattutto se ad essere trattati sono i nidi di insetti striscianti e i formicai. Nuvex® Aerosol è una soluzione pronta all’impiego specifica per i locali interni. Applicato come un tradizionale spray, Nuvex Aerosol sprigiona tutte le proprietà abbattenti del piretro naturale con un effetto istantaneo sulle entomofaune infestanti. Particolarmente risolutivo nei trattamenti perimetrali, per esempio lungo i battiscopa, ad effetto snidante su formiche e scarafaggi. www.newpharm.it Linea Piretro Newpharm
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Zanzare, virus, statistica geografica e HACCP
Il metodo statistico applicato al mondo della disinfestazione porta alla raccolta di dati che consentono di formulare delle previsioni in modo quali-quantitativo. La statistica tuttavia è una scienza inesatta Chiara Dassi
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arra una leggenda che Confucio (filosofo cinese del VI-V secolo a.C.) camminando lungo le sponde del fiume Giallo accompagnato da alcuni discepoli chiese loro: “Credete voi che io sia un sapiente perché dedico molte ore allo studio?”. Gli allievi un poco sorpresi dalla domanda risposero: “Si, maestro Kong, noi pensiamo che tu sia saggio perché passi lunghe ore sui libri a studiare”. “Sbagliate la mia conoscenza deriva dal fatto che ho un metodo per osservare e riflettere”. Spesso i filosofi amano mettere in difficoltà i discepoli con domande apparentemente semplici. Per inciso Confucio era coevo di Pitagora e Socrate. IL METODO COME OBIETTIVO
Chissà se qualche zanzara ha punto
i nostri antichi filosofi? Se è accaduto non ne hanno fatto menzione, ma il messaggio che “un metodo” ci deve accompagnare nelle nostre osservazioni e riflessioni vale anche nei programmi di lotta alle zanzare, in particolare se si vuole approcciarli per mezzo della tecnica dell’insetto sterile (Sterile Insect Technique, SIT). In tutto ciò di grande aiuto è sicuramente la statistica, specie quella geografica e il Sistema HACCP. ZANZARE E VIRUS
Appare con sempre maggior frequenza nella cronaca le segnalazioni di casi di infezioni da virus trasmessi dai nostri ronzanti vampiri. Valga come esempio il Dengue, la Chikungunya (virus veicolati dalla zanzara tigre, ma non solo), la West Nile Virus (dalle zanzare del genere Culex). Come si vede lo scenario è tutt’altro che semplice e si complica ulteriormente dalle ultime segnala-
zioni dalla presenza nel territorio nazionale di specie esotiche: Aedes koreicus, A. japonicus e la ricomparsa dell’A. aegypti. Per completare il quadro vorrei porre l’attenzione anche all’aumento delle Aedes caspius (surclassata come notorietà dalla Aedes albopictus, ma che meriterebbe a mio avviso maggior attenzione) senza dimenticare le malarigene Anopheles che approfittando del miglioramento delle nostre acque (per la meritoria maggior attenzione all’ambiente) stanno riguadagnando il terreno perduto a causa della loro non resistenza agli inquinanti. STATISTICA E STATISTICA GEOGRAFICA
Tutti noi agiamo secondo input che nascono da valutazioni statisticamente intuitive: usciamo la mattina cercando di anticipare il traffico, perché abbiamo imparato che anche un ritardo di pochi minuti significa lottare con una miriade di automobili. È un esempio fra i tanti. Persino nei siti di alcuni supermercati compare un istogramma che indica la previsione di presenze in determinate ore. Il che ci porta a una classificazione dei vari criteri con cui la statistica può essere suddivisa. Per quanto ci riguarda faccio riferimento a quella
descrittiva, alla inferenziale, alla gestione dell’informazione, alla previsionale e a quella “geografica” che ben si presta a determinare i calendari dei trattamenti sia che si tratti di realizzare la lotta agli insetti delle derrate alimentari sia che si organizzi un piano di lotta alle zanzare in un contesto urbano. Per quanto attiene al mondo della disinfestazione possiamo utilizzare i metodi della statistica per raccogliere una serie di dati in modo che si possa ricavare quali insetti siano presenti in un dato habitat (biotopo), valutare il fluttuare delle presenze in funzione dell’andamento climatico ordinando i dati raccolti (gestione delle informazioni) con lo scopo di formulare delle previsioni in modo quali-quantitativo. Il che presuppone un metodo di raccolta dati ordinata per formalizzare nel miglior modo possibile i dati raccolti. Un esempio assai pertinente per quanto riguarda la lotta alla zanzara tigre con il lancio di “zanzari” tigre maschi sterilizzati basandosi su dati raccolti e a tale scopo elaborati affinché sia determinato il periodo ottimale del primo lancio e i luoghi ove effettuarlo. Il primo lancio dovrebbe essere fatto in concomitanza dello sviluppo delle prime generazioni di femmine vergini e la scelta dei luoghi essere effettuata dove la zanzara tigre è presente in modo massiccio e dove il rischio di contaminazione dall’esterno di femmine fecondate da maschi sessualmente attivi sia minimo. Da qui si evince che il trinomio entomologo-disinfestatore-committente deve
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integrarsi in modo eccellente. E in questa fase emergono già i primi punti di contatto con il sistema HACCP applicato al territorio. Ognuno di noi aprendo un Atlante ha visto quelle cartine pluviometriche che con un codice colore indica i mm di pioggia che cadono in una determinata area geografica. Negli atlanti completi tali cartine fanno riferimento a ogni mese dell’anno. Oppure in certe pubblicazioni merceologiche sono evidenziate le varie aree di produzioni agricole. Parimenti i nostri elaborati statistici dovrebbero riportare in scala opportuna la cartina del territorio (o la planimetria dell’area) dove si intende operare riportando le specie censite, la stima numerica di quanti esemplari vi sono e la loro variabilità stagionale. L’obiettivo è determinare un calendario dei trattamenti il più attendibile possibile; naturalmente tale calendario dovrà essere poi cali-
brato in tempo reale, con le specifiche catture affinché le previsioni si adattino alla realtà. IL SISTEMA HACCP
Dando per noti i sette punti del sistema HACCP (che in fondo possiamo identificare con il “metodo” a cui Confucio fa riferimento) evidenziamo alcuni aspetti operativi. Una volta scelto il criterio di lotta: tradizionale, biologica o integrata la sua realizzazione dovrà essere strutturata in modo da superare i punti critici insiti nei vari criteri. Ho anticipato che per il lancio dei maschi sterili importante è il momento del primo lancio. Un altro punto critico, dato l’assoluta specificità del metodo SIT, è la scelta del territorio in cui, se vi è una presenza di altre specie di rilevanza sanitaria, dovrà comportare l’integrazione con altri metodi di lotta quali la lotta larvicida sia nei
biotopi tipici della “tigre” (tombini e caditoie) sia nei micro-habitat di altre specie (biotopi permanenti e temporanei: fognature, grondaie, fossati a lento deflusso per il genere Culex; biotopi in genere permanenti: ristagni di acque pulite per le Anopheles spp e, biotopi temporanei, risaie e acque saline per l’Aedes caspius e A.detritus). Faccio rimarcare che l’identificazione dei biotopi è frutto di sopralluoghi e monitoraggi ambientali, e l’elaborazione dei dati diventa assai preziosa sia in fase di progettazione sia per la valutazione dei risultati (monitoraggi di controllo). CONCLUSIONI
Si potrebbe condividere la citazione dei fratelli Goncourt Edmond e Jules (scrittori francesi del XIX secolo) in quanto affermavano che l’informazione precisa è sufficiente a rappresentare la verità, ma aggiungendo che la statistica è la prima delle scienze inesatte. Pur nella massima libertà intellettuale resta il fatto che più i protocolli di lotta introdurranno il lancio di insetti sterili più sarà necessario conoscere il territorio (nel senso più ampio del termine), e per farlo l’unico mezzo razionale sia per impostare i piani di lotta sia per misurare i risultati si dovranno basare su criteri statistici rigorosi.
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Speciale Green Nel parlare di zanzare e di programmi di lotta antiparassitaria in genere, entriamo nella logica ineluttabile del trinomio costo/ rischio/beneficio o in maniera più pertinente beneficio/rischio/costo Graziano Dassi
I capisaldi della lotta integrata
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ià all’epoca dell’invenzione della stampa introdotta dal tedesco Johannes Gutenberg nel 1455 molti “eruditi” espressero il timore che la diffusione dei libri avrebbe creato fraintendimenti e strumentalizzazioni. Chissà quali anatemi avrebbero lanciato nei confronti di internet/web? In effetti la volgarizzazione dell’informazione comporta qualche rischio di notizie false o inesatte oppure vere ma solo in parte. Per cui un certo spirito critico deve o dovrebbe accompagnare il nostro navigare nel mondo dei social. A tal proposito vale la promessa di Ermes (Mercurio) a Zeus (Giove): “… io non dirò mai bugie, benché non possa promettere di dire sempre tutta la verità”. Non per niente era il patrono dei giocatori d’azzardo e dei ladri, ma anche dei viaggiatori, dei commercianti, non per niente era anche il Dio dell’eloquenza inventore dell’alfabeto, della matematica e promotore delle arti, delle scienze e maestro di magica sapienza. (vedi la finestra “avviso ai naviganti”). LX
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A parer mio la velocità delle notizie (vere, false, incomplete, fantasiose, truffaldine) è inarrestabile, la censura sarebbe peggiore dei rischi dell’informazione, per cui è compito di colui che legge di farlo con spirito critico. LO STATO DELL’ARTE
Le specie di zanzare censite fino a pochi anni fa in Italia erano più di 60 (alcuni testi arrivano a indicarne una settantina), di cui più di venti succhiatrici di sangue in special modo umano. A cui dobbiamo aggiungere qualche specie aliena fa cui la famigerata zanzara tigre (Aedes albopictus) ormai acclimatata e diffusa su quasi l’intero territorio nazionale e di cui do per nota la biologia e i rischi sanitari connessi. A cui aggiungere sia la zanzara coreana Aedes koreicus di origine asiatica segnalata per la prima volta in Italia nel 2011, in provincia di Belluno potenziale vettore di Arbovirus e della filariosi canina sia la zanzara giapponese (Aedes japonicus); specie molto invasiva e resistente al freddo. Può trasmettere il virus del Nilo occidentale (virus WNV) e più recentemente il virus Dengue ed il virus Chikungunya. Anche per questa specie la
sua importazione sembra collegata al commercio di pneumatici. Ma al di là di queste specie non dobbiamo dimenticare le altre fra cui il genere Culex (fra cui troneggia la C. molestus) che pur sempre rappresenta la specie più diffusa. Alcune considerazioni sono doverose, la prima è che visto l’affacciarsi di nuovi ospiti indesiderati nulla osta sospettare che in un angolo del nostro territorio si nasconda qualche altra specie esotica che cerchi di acclimatarsi e diffondersi al di sotto dei nostri radar; la seconda prende spunto dal fatto che gli adulti di Aedes japonicus assomiglino molto agli adulti di Aedes aegypti, A. albopictus e A. koreicus. Ne deriva che i monitoraggi dovranno essere sempre più attenti e andare di pari passo ai piani di lotta e che le identificazioni entomologiche siano corredate da documentazioni fotografiche che dimostrino la correttezza della diagnosi. PIANI DI LOTTA
Vero è che da un lato i rischi sanitari connessi alla presenza e sempre maggior diffusione di alcune specie di zanzare vadano aumentando e
Avviso ai naviganti
che la volontà di realizzare programmi di difesa ecologicamente sostenibili richiedano che il “cerchio dell’efficacia” debba rispettare ogni aspetto del problema: dalle ispezioni territoriali a progetti mirati e poi a programmi di lotta guidati, da attenti monitoraggi di controllo e integrati a piani di divulgazione di altissimo livello che dovranno essere semplici, esaustivi e coinvolgenti: semplici perché devono rivolgersi a un vasto pubblico, esaustivi per non incappare nel vizio semplicistico e perché devono contrastare la cattiva informazione che è ormai un rumor di fondo che incombe in tutti i settori, e coinvolgenti poiché la collaborazione dei cittadini è condizione senza la quale non si possono ottenere dei risultati statisticamente significativi. Lo schema generale si può schematizzare in alcuni sottosistemi. Il primo è la conoscenza del contesto in cui si opera sia topografico sia naturalistico (le specie presenti, la stima del loro numero e dove sono localizzate). Il secondo è la realizzazione di piani di lotta (adulticida, larvicida, biologica, lotta integrata e interventi complementari di manutenzioni e bonifiche). Visto gli allarmi sanitari nessuno strumento può e deve essere trascurato e di ogni protocollo di intervento scelto è necessario conoscerne ed esplicitarne i punti di forza e soprattutto i punti critici. Valga l’esempio che il lancio dei maschi sterili richiede di tener conto delle specie presenti ed è una lotta, per quanto mi è dato sapere, mono specifica mentre la lotta adulticida, in modo diametralmente opposto è
indiscriminata se mal eseguita. In entrambi i casi la competenza tecnica e scientifica è conditio sine qua non per superare i punti critici connessi ad entrambe le tecniche. A livello metodologico ricordo che nella produzione agricola “biologica” è contemplato l’uso di fitofarmaci regolamentati secondo precisi e circostanziati protocolli. GENERALIZZAZIONI
Passando da programmi di lotta territoriali insiti per la maggior parte dei casi nella lotta alle zanzare si possono vicariare gli stessi concetti sia pure su scale differenti ai programmi di lotta, ad esempio: nella filiera alimentare o nel variegato mondo del HO.RE.CA. in tutti i casi la conoscenza [A] di chi sono di quanti sono e di dove sono è fondamentale. Bisogna aggiungere a tale conoscenza [B] una storicità per poter organizzare i calendari dei trattamenti (indispensabili sul piano organizzativo) da integrare con i monitoraggi e le relative soglie di intervento. Naturalmente [C] la verifica dei risultati è lo strumento che giustifica o meno il nostro operato. Altrettanto ovvio [D] è il coinvolgimento di maestranze affinché gli addetti ai lavori ottimizzino il loro lavoro e, da non trascurare, ad ogni ciclo di interventi deve o dovrebbe corrispondere [E] una serie di interventi di pest-proofing e di miglioramenti dei servizi di manutenzione e di pulizia. Si potrebbe concludere che per quanto lungo e arduo sia un percorso è pur vero che comincia sempre con il primo passo che la mia esperienza identifica con Contratti e Capitolati degni di tale nome, definendone gli obiettivi, i mezzi, i modi, i controlli e stabilendone le risorse economiche.
Alla nascita Ermes (Mercurio per i romani), come tutti i neonati” fu avvolto nelle fasce e deposto in una culla, ma egli non era un bimbo qualsiasi, non per niente era figlio di Zeus (Giove per i romani) per cui subito si trasformò in un ragazzino e partì alla scoperta del mondo. La prima sua avventura si concretizzò nel furto della splendida mandria di Apollo. L’abigeato fu perpetrato con astuzia: agli zoccoli degli animali applicò delle babbucce per impedire che la mandria venisse rintracciata per mezzo delle orme lasciate dagli zoccoli. Infatti, il legittimo proprietario non riuscì nella sua ricerca per cui offrì una ricompensa a chi gli consegnasse il ladro. La cosa sortì l’effetto sperato e nonostante Ermes si fosse ritrasformato in un infante e fingesse di dormire nella culla fu condotto a forza nel luogo in cui erano nascosti gli animali, ma l’astuto fanciullo, fingendosi pentito, si mise a suonare la sua lira (ottenuta con il guscio di una tartaruga) e lo fece così bene che Apollo cedette il bestiame rubato in cambio dello strumento musicale. Lo scaltro ladruncolo avendo compreso la passione di Apollo per la musica subito costruì uno zufolo da pastore e ne trasse una magnifica melodia. Fu così che ricavò dal deliziato Apollo sia il bastone dorato con il quale era possibile governare il bestiame (diventando così il dio dei mandriani) sia di essere istruito all’arte divinatoria per mezzo del lancio di sassolini. Insomma, da un furto nacque un’amicizia fra le due divinità, che fra l’altro erano fratellastri, entrambi figli di Zeus. Quest’ultimo venuto a conoscenza dei fatti convocò Ermes invitandolo a rispettare le proprietà altrui e a non dire spudorate bugie aggiungendo: “mi pare che tu sia un piccolo dio molto ingegnoso, eloquente e persuasivo”. Il birbantello subito replicò: “e allora fai di me il tuo araldo, io custodirò i beni divini e non dirò mai bugie, benché non possa promettere di dire tutta la verità”. Pare che il capo di tutti gli dei ridendo rispose: “da te non me lo potrei certamente aspettare, ma bada che avrai anche la responsabilità di presiedere alla stipulazione dei trattati e di proteggere i viaggiatori “. Ermes accettò, ma da abile contrattatore ottenne la verga da araldo degli dei, un berretto magico che lo avrebbe difeso dalle intemperie e aurei sandali alati che gli avrebbero consentito di spostarsi con la rapidità del vento. Chiara Dassi
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Speciale Green
Consigli e raccomandazioni al pest control operator per muoversi fra le numerose attrezzature e i corsi di formazione professionale per usare bene le risorse che vengono messe a loro disposizione e le relative procedure applicative nel rispetto dell’ambiente Chiara e Graziano Dassi
I trucchi del mestiere
P
er illustrare la vasta gamma delle attrezzature che il pest control operator (PCO) utilizza nei servizi di disinfestazione ci sembra utile fare un esempio che riteniamo assai pertinente anche se, a prima vista, può sembrare non pertinente, e precisamente l’inquinamento da plastica nei mari. È nostra convinzione che la plastica non sia per nulla colpevole. Gli esseri umani la gettano in ogni dove in modo indiscriminato e se poi finisce in mare la plastica ci sembra essere un soggetto del tutto passivo del reato ascrittole. Il discorso vale anche per la chimica: i nostri prodotti se ben usati risolvono i problemi non li creano. I POSSIBILI ERRORI
Escludendo, per limiti espositivi, gli errori statisticamente meno frequenti restano: l’errore di percentuale d’uso e l’errata distribuzione; infatti, la scelta del PMC è LXII
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responsabilità del servizio tecnico e il calendario dei trattamenti così come i luoghi in cui intervenire sono definiti nel contratto (che si spera in funzione di attenti monitoraggi). Ora la preparazione della soluzione-sospensione d’uso per i PMC-Biocidi che la richiedono si esegue al momento e richiede attenzione ma per un tempo piuttosto breve e le istruzioni all’operatore sono abbastanza semplici (g o ml per litro). Per la corretta o errata distribuzione il discorso si fa più ampio e ci porta verso le attrezzature.
acqua o aria). L’addestramento (delegato ai corsi di formazione professionale) deve attivare delle manualità quasi automatiche al PCO affinché possa operare in modo corretto e contemporaneamente osservare l’ambiente in cui il lavoro di disinfestazione viene svolto (opera che richiede sempre parecchio tempo). L’analogia con la guida di un’automobile ci sembra pertinente: l’uso del cambio, del volante e della pedaliera è automatico, ma la nostra attenzione deve essere sempre rivolta anche al traffico.
INFORMAZIONE, FORMAZIONE E ADDESTRAMENTO
LE IRRORATRICI
L’obiettivo che ci prefissiamo è di dare un’informazione sui principali tipi di attrezzature e di fare un accenno a come la formazione deve convincere (motivare) sull’importanza che il corretto uso di una attrezzatura deve garantire l’esatto dosaggio unitario (ml per unità di misura: mq o mc) mirato alle aree da trattare (superfici, fogliame,
Sono le attrezzature costituite da un serbatoio in cui un liquido messo in pressione viene sminuzzato facendolo passare attraverso degli ugelli. Le irroratrici consentono di mirare con la massima precisione la soluzione-sospensione d’uso contenuta nei luoghi da trattare. Si possono classificare come manuali o a motore. La distinzione è intuitiva. In quelle a
motore la pompa può essere fatta funzionare da un motore a scoppio e da un motore elettrico (a corrente alternata o a batteria). La quantità di liquido erogato varia dall’alto al basso volume. Per intenderci nella lotta agli insetti striscianti l’alto volume è mediamente di 100 ml/mq (su una superficie verticale siamo al limite dello sgocciolamento), il medio volume è invece di 50 ml/mq; in alcuni casi queste attrezzature se dotate di ugelli a turbolenza possono essere utilizzate anche nella disinfezione con dosaggi medi di 0,1 ppm (100 ml/mc) che con micro-gocce di 20 micron di diametro possono arrivare ad una disinfezione aria ambiente e avere un certo effetto anche sulle superfici allorquando le microgocce si depositano sulle superfici. I motori in genere variano da 1 a 20-30 CV e le pompe hanno portate che variano da 1 l/m’ a ben oltre i 100 l/h. Pericolo di derive: nullo per gli ugelli a spillo, basso per gli altri tipi di ugelli.
GLI ATOMIZZATORI/NEBULIZZATORI
In queste attrezzature a motore la soluzione-sospensione è la combinazione fra la micronizzazione di un liquido in pressione che incontra un flusso d’aria a bassa pressione, ma ad alta velocità. Anche in questo caso il motore può essere
a scoppio o elettrico (anche a batteria). Il campo di azione varia dalla disinfestazione, alla disinfezione, alla difesa fitosanitaria. I volumi d’esercizio variano dal medio volume al basso volume. Nella lotta alle zanzare adulte si dovrebbero utilizzare volumi di circa 50 l/Ha in funzione del prodotto utilizzato, dell’ambiente in cui si opera (parchi o vie cittadine, campeggi), della velocità di avanzamento e della concentrazione del formulato. A puro titolo di esempio un atomizzatore di media potenza riesce a trattare 200.000 mc in un’ora di lavoro (la proiezione a terra equivale a circa 8 Ha che richiederebbero circa 400 l di sospensione-soluzione d’uso. Le potenze dei motori variano da frazioni di CV a oltre 100 CV. È quindi una categoria merceologica molto ampia. Pericolo di derive: nullo medio basso negli ambienti chiusi, alto all’aperto per cui ci sentiamo di raccomandare l’uso dei dispositivi elettrostatici che aumentano l’efficacia riducendo il pericolo di derive indesiderate.
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CONCLUSIONI
Più che conclusioni potremmo parlare di raccomandazioni. La prima è che i pericoli di derive aumentano con la potenza dell’attrezzatura utilizzata e con il diminuire del diametro delle micro-gocce erogate. In ogni caso nei Corsi di formazione professionale dei tecnici operatori (PCO) l’addestramento è il punto di eccellenza.
LA PLASTICA
GLI ULV (ULTRA-BASSO VOLUME)
Non entriamo più di tanto in questa categoria che presuppone competenze professionali di alto livello e uso di prodotti specificatamente registrati. Ci limitiamo a ripor-
tarne la definizione classica: 5 l/ha con l’uso di prodotti concentrati e le micro-gocce dovrebbero avere diametri di 5 micron. Campo di applicazione elettivo: alta disinfezione, disinfestazione in ambienti confinati e trattamenti nelle serre. Pericolo di derive: dato che si possono usare solo in ambienti confinati non si può parlare di derive, ma è stato calcolato, in tempi in cui tale pratica era utilizzata, che potessero arrivare a superare i 10 km. I TERMONEBBIOGENI
Anche in questo caso ci limitiamo a darne una descrizione sommaria. Sono attrezzature in grado di produrre nebbie calde. Ciò conferisce loro una capacità di penetrazione assai elevata il che le rende idonee a trattamenti in cui vi siano numerosi ostacoli (magazzini) oppure in canalizzazioni (rete fognaria). In genere sono utilizzati immettendo prodotti termostabili in flussi d’aria caldi. Pericolo di derive: elevato se usati all’esterno. LXIV
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In effetti precisione di linguaggio vorrebbe che si utilizzasse il termine “materie plastiche” vista la grande varietà di polimeri che sono indicati con tale termine. Chimicamente in natura l’ambra, il guscio delle tartarughe e le corna di certi ungolati sono “plastica” essendo polimeri naturali. I primi studi cominciano nella seconda metà del XIX secolo sui nitrati di cellulosa. Nel 1870 si hanno le prime palle di bigliardo sintetiche e i dentisti cominciano ad usare i polimeri per le impronte dei denti. Nel 1910 viene brevettata la Bakelite. Nel 1912 si ottiene il primo PVC. Nel 1913 uno svizzero “inventa il Cellophane. Nel 1935 è il momento del nylon e il petrolio diventa la prima materia delle fibre sintetiche. Nel 1941 è l’avvento del PET (quello che usiamo per le bottiglie dell’acqua minerale). Nel ’50 è il momento della formica. Oggi è l’epoca dei tecnopolimeri come il polimetilpentene (o TPX) utilissimo nella produzione di articoli per i laboratori clinici, sterilizzabili e perfettamente trasparenti e le poliimmidi, resine termoindurenti che non si alterano se sottoposte per periodi anche molto lunghi a temperature che possono arrivare fino a 300°C. Oggi le tute spaziali sono quasi totalmente costituite da materie plastiche così come i caschi per le moto e i nostri DPI (maschere e guanti da disinfestatore, scarpe anti infortunistica e via dicendo… ) che devono essere smaltiti correttamente per non ritrovarli nei fiumi o nel Mare nostrum, come a ragion veduta gli antichi romani chiamavano il Mediterraneo.
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Aspirapolvere/liquidi il mercato è in crescita Sono aumentate le vendite nel segmento degli aspiratori solidi/liquidi, macchine che rispondono in maniera sempre più esaustiva a criteri di efficacia, affidabilità e sicurezza Alessandra Mecca
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el comparto delle macchine e, che hanno animato il mercato”. nello specifico, nel segmento A confermare ottime performance nel segdegli aspirapolvere/liquidi, si mento degli aspiratori solidi/liquidi, è anche respira ottimismo. A conferNico Trotta, Marketing Manager di Kärcher marlo, i più recenti dati AfiItalia, che aggiunge: “Queste referenze hanno dampFAB: stando al report, il guadagnato ulteriore spazio soprattutto nei setcomparto delle macchine rappresenta il 33% tori automotive ed edilizia: in quest’ultimo caso dell’universo del cleaning professionale. Ha e per quanto ci riguarda, i risultati positivi del realizzato, nel 2018, 584.146.367 ¤ di fattu- Luca Pedrotti, Ghibli&Wirbel 2018 sono attribuibili agli aspiratori Kärcher rato (+6% rispetto al 2017). Il totale di pezzi NT, caratterizzati da filtri prodotti nell’anno è pari a 909.960, con una preponderanza in grado di trattenere le polveri edili, di aspirapolvere/liquidi (circa 500.000 pezzi prodotti). Il anche quelle più fini, particolarmente fatturato, in Italia, passa da 25.931.086 euro nel 2017 a nocive per la salute di operai, carpentieri 28.264.574 euro nel 2018 (+9% rispetto all’anno scorso). A e lavoratori”. confermare il positivo andamento del settore, ci sono alcune Soddisfazione anche in casa Diversey, tra le aziende più importanti, molte di esse con numeri in come si può capire dalle parole di Aleslinea con quelli dichiarati da AfidampFAB. sandro Nava, FCM & CLT Portfolio “Ghibli&Wirbel - afferma Luca Pedrotti, Sales and MarMarketing Manager: “Il mercato è sano keting Director - può vantare un incremento che rispecchia e questo è un dato positivo per tutti. I Alessandro Nava, Diversey i numeri resi noti dall’Associazione. L’aumento delle vendite clienti cominciano nuovamente a inveè giustificato da una serie di fattori: tra questi, una maggiore stire in pulizia perché si rendono conto attenzione nel rinnovare il parco macchine e nuovi appalti, del valore che essa può portare. Diversey ha lanciato da quasi due anni una gamma di aspirapolverI, le TASKI AERO, che stanno performando molto bene. L’anno scorso abbiamo avuto un incremento di vendite superiore al 25%”. Segno più, per quanto riguarda le vendite, anche per Lavor, Elsea e Klindex. Quest’ultima, produce e offre una gamma di apparecchi aspirapolvere destinati a un mercato altamente esigente per aspirare grandi quantità di polvere in seguito alla levigatura dei pavimenti. Per quanto riguarda questo campo di azione, i risultati dell’azienda sono decisamente buoni. “ Il trend di apparecchi destinati a uso altamente professionale - sono le parole di Ercole Bibiano, Direttore Commerciale Klindex - è molto positivo. La crescita del nostro fatturato relativamente a tali Ercole Bibiano, Klindex apparecchi si può considerare nell’or-
dine superiore al 10%, con vendite fatte prevalentemente all’estero. I nostri mercati più interessanti per questo prodotto sono i paesi dell’Est Europeo e quelli dell’Asia, con esclusione della Cina, dove è quasi impossibile lavorare, se non si produce in loco”. L’INCIDENZA DELL’EXPORT
E proprio quello dell’export, è il campo in cui generalmente si vincono le battaglie più interessanti. “Per quello che concerne le vendite all’estero - interviene Dante Rossetti, Responsabile Marketing di Lavor siamo cresciuti più del mercato, quindi ci riteniamo soddisfatti. Per Lavor, sono Maurizio Calianno, Elsea andate bene le aree BRICS unitamente ai nostri mercati storici dell’Europa e del Middle East”.Buone notizie giungono anche da Elsea: “Ovviamente - dice Maurizio Calianno, Amministratore - ci affermiamo sul mercato estero anche quest’anno, riscuotendo successo grazie a macchine industriali e aspiratori per carwash”. Risultati ancora migliori di quelli ottenuti in Italia, sono collezionati all’estero da Ghibli&Wirbel: Europa, Francia, Germania e Russia sono i mercati che Pedrotti reputa tra i più interessanti. VERSO IL PRODOTTO IDEALE
Prendendo in considerazione gli interventi dei nostri intervistati, possiamo affermare che affidabilità, maneggevolezza, ergonomia, sicurezza, basso consumo di energia, flessibilità, rapporto qualità/prezzo e bassa rumorosità sono le caratteristiche di prodotto sempre più richieste dal mercato. Importante è anche il ruolo ricoperto dai sistemi di filtrazione. “In Ghibli&Wirbel - afferma Luca Pedrotti - ci concentriamo molto su questo aspetto, fondamentale anche per la certificazione delle macchine.
Innovativi sistemi di filtrazione facilitano il lavoro anche in ambienti difficili e rappresentano una tutela maggiore per la salute degli utilizzatori”. ”I clienti - interviene Bibiano - Nico Trotta, Kärcher Italia sempre più richiedono apparecchi con sistema di pulizia filtri automatico o almeno semiautomatico. Nessuno vuole più scuotere manualmente i filtri e tanto meno smontarli per poi procedere con le operazioni di pulizia”. Sulla pulizia del filtro, interviene anche Nico Trotta: “Kärcher, per esempio, con la funzione TACT consente una efficace pulizia del filtro durante il lavoro e senza entrare in contatto con lo sporco: un’operazione facile e veloce, attuabile tramite la pressione di un pulsante, che garantisce regolarità di aspirazione e massima efficienza”. LARGO ALLA TECNOLOGIA
Nell’era dell’industria 4.0, si parla sempre più spesso di servitizzazione: un prodotto non viene più proposto o venduto da solo, ma erogato in combinazione con un servizio. Aspiratori industriali intelligenti diventano così protagonisti di un modello di business orientato al servizio su misura. “Diversey - afferma Alessandro Nava - da sempre segue questa direzione. Per noi non è una novità. I nostri prodotti sono top di gamma anche e soprattutto per il servizio di consulenza e il supporto al cliente che viene fornito insieme al prodotto. “Siamo da sempre al fianco del cliente - sottolinea Nico Trotta - per offrire, assieme alla migliore tecnologia nel cleaning, anche assistenza, prossimità e formazione. Un approccio che Kärcher attua prima, durante e dopo la vendita su tutta la propria offerta, dunque anche rispetto al segmento dell’aspirazione. In questo senso i nostri Kärcher Center/Store costituiscono veri e propri centri di competenza sul territorio, per sup-
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375.963 64.403.507
171
499.743
90.334.593 181
71
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372.848 66.004.832
177
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94.269.407 190
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portare la clientela con una consulenza di valore rispetto alle principali problematiche del cleaning”. Anche in casa Lavor si lavora su questo fronte, come rivela Dante Rossetti: “Per quanto riguarda la famiglia di prodotti industriali, ci stiamo organizzando per poter offrire un servizio di gestione e risoluzione del problema a 360 gradi, all’interno del quale effettivamente il prodotto e la vendita vengono a essere parte di un sistema molto più completo”. Elsea, in un’ottica di industria 4.0, sta attuando operazioni di digitalizzazione su macchine per quanto riguarda il controllo remoto. “Il monitoraggio senza la necessità di operatore in loco - aggiunge Calianno - consente di controllare i flussi di lavoro in modo più semplice”. IL FUTURO DEL SEGMENTO
Abbiamo chiesto agli intervistati anche di dare uno sguardo alla sfera di cristallo e rivelarci cosa vedono nel futuro degli aspirapolvere/liquidi. “Come abbiamo visto - afferma il manager di Lavor - è un mercato molto ricco in termini di valore e con crescite ancora importanti. È anche un mercato maturo con prodotti storici e affidabili. Penso che assisteremo a un miglioramento delle performance e del design, oltre che a uno sviluppo tecnologico che porti a ottimizzare e migliorare ulteriormente il rapporto qualità/prezzo”. Mentre, per Elsea, in futuro verrà sempre più riconosciuto il
valore del Made in Italy, Diversey pensa che, anche nel BtoB, si arriverà alla robotizzazione delle macchine aspiratrici, una volta che si avrà la possibilità di una maggiore autonomia. Ghibli&Wirbel, in un’ottica futura di continuo miglioramento, sta sviluppando degli aspirapolvere con livelli di filtrazione sempre più restrittivi e che prevedono sistemi di pulizia automatica del filtro stesso. Anche Kärcher mette il focus sui filtri, pensando alla salute dell’utilizzatore. ”Negli ultimi anni - sottolinea Trotta - sono stati effettuati grandi investimenti sul versante del risparmio energetico e soprattutto della sicurezza di chi lavora. Gli aspiratori Kärcher della serie NT sono equipaggiati da filtri specifici - per esempio HEPA, PTFE, PES - per trattenere ogni categoria di polvere pericolosa da M+L ad H: dunque, polvere di legno e fibra, amianto, piombo, nichel e altre polveri metalliche, minerali, esplosive, fino alle convenzionali polveri domestiche. I vantaggi per la salute del cliente sono immediati e tangibili considerando che il tasso di separazione garantito dai nostri filtri è del 99,9%. È per questo che lo slogan utilizzato nella nostra “Dust Campaign” recitava: ‘Non lasciare che i tuoi polmoni facciano da filtro’. La clientela ha risposto positivamente; dal canto nostro, continueremo a investire sulla strada della sicurezza, in tutti i nostri segmenti di prodotto”.
Sacchetti aspirapolvere, quali scegliere? In carta o in microfibra, originali o compatibili: scegliere in maniera intelligente e oculata i sacchetti aspirapolvere, districandosi in una giungla di dubbi, non è facile ma è di fondamentale importanza. Il sacchetto idoneo, infatti, rende la macchina più efficiente, contribuisce a migliorare la durata del motore e garantisce una pulizia più profonda. Per orientarci in maniera corretta nell’universo della ricambistica, abbiamo interpellato Sara Pitorri, Amministratore di Gecasa, azienda che si occupa della produzione e distribuzione di sacchetti per aspirapolvere in carta e microfibra, compatibili con i maggiori marchi presenti sul mercato. “Prima ancora di consigliare i sacchetti sono le sue parole - suggerisco ai clienti l’acquisto di un aspirapolvere con sacco: questo, perchè la presenza del sacchetto aiuta a non compromettere filtri e prestazioni, garantendo elevate performance e 90
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influenzando positivamente la durata del motore”. Per ciò che concerne la tipologia dei sacchetti da scegliere, l’intervistata non ha dubbi: “Quelli in microfibra. Rispetto a quelli di carta, sono più sicuri in caso di allergie, in quanto trattengono una maggiore quantità di particelle di polvere. Rispetto alla carta, inoltre, il sacchetto microfibra dura più a lungo e si può riempire maggiormente”. Sara Pitorri dona un importante suggerimento anche per quello che riguarda la materia prima, “...che deve essere europea, supportata da valide certificazioni, a tutela della salute dell’utilizzatore”. La microfibra Gecasa risponde a questo importante criterio. Di grande qualità, il materiale usato dall’azienda, classificato come F9, consente di ottenere una filtrazione del 95% di tutte le particelle, che, come afferma Sara Pitorri, “è pratica-
mente il massimo valore ottenibile per un sacchetto”. Le referenze Gecasa sono caratterizzate dalla cucitura a ultrasuoni, che garantisce una migliore tenuta rispetto a quella che si può ottenere con la saldatura a lama calda. La cucitura, così, è impossibile da aprire. Peculiarità dei sacchetti dell’azienda, è anche la flangia in plastica del sacco, che può essere personalizzata e saldata con ultrasuoni, a prova di sbuffo.
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Far leva sul principio di scarsità creando urgenza negli utenti può contribuire ad accrescere le vendite, riducendo le indecisioni della clientela Fabrizio Pirovano Marco Monti
Ora o mai più!
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vete mai sentito la frase: “Ora o mai più!” con l’enfasi di un cavaliere medioevale che vi lancia una sfida quasi esistenziale? Se sì, avete un problema: i cavalieri non ci sono più, almeno quelli con l’armatura, ma esiste ancora l’efficacia persuasiva di una frase del genere. Scopriamo insieme di cosa stiamo parlando. PRINCIPIO DI SCARSITÀ
“Le opportunità ci appaiono più desiderabili quando la loro disponibilità è limitata”. La logica che soggiace a tale principio è legata all’uomo primitivo, che per molto tempo ha dovuto lottare per assicurarsi risorse scarse e insufficienti al fine di soddisfare i bisogni di tutti. In generale, oggi si può affermare che – nell’ambito dei processi decisionali – il timore di una perdita potenziale abbia un peso maggiore rispetto alla prospettiva di un guadagno ulteriore. Esempi evidenti dell’applicazione di questo principio si possono individuare nella
vita quotidiana in numerosi e svariati contesti. Oltre a “Ora o mai più” pensiamo sia noto a tutti anche il detto “In amor vince chi fugge”. Banalmente, anche questa espressione è basata sul principio di scarsità: quando avvertiamo il rischio di perdere l’oggetto del nostro amore, il desiderio e la passione diventano maggiori e incontrollati, tanto quanto l’occasione si fa ancor più desiderabile – ora o mai più – nel momento in cui abbiamo timore di perderla. Anche il fenomeno del collezionismo è fondamentalmente basato sul principio della scarsità: più un pezzo è raro e difficilmente accessibile, più diventa prezioso e ricercato. Un altro contesto di applicazione costante del principio in questione è quello commerciale: è un classico trovare nei negozi e nei grandi magazzini scritte del tipo “offerta valida solo per pochi giorni” o “sconti fino a esaurimento scorte”, oppure “prodotto in tiratura limitata, numerato”. In questo modo un prodotto diventa
desiderabile anche se, probabilmente, in condizioni normali lo sarebbe stato in misura minore. L’associazione automatica di termini in questo caso è: raro → buono → di valore → da acquistare. ESEMPIO PRATICO: NELLA VITA REALE
La forza persuasiva del principio di scarsità nasce anche dalla tendenza umana a prendere decisioni sulla base di automatismi, stereotipi e scorciatoie intellettuali che consentono un risparmio di energia. Il principio della scarsità è tenuto in grande considerazione da una particolare categoria di venditori: gli agenti immobiliari. Ecco un’esperienza assai emblematica in cui la scarsità è stata utilizzata in maniera consapevole come leva persuasiva. Attratta dall’annuncio di vendita di un immobile, la potenziale acquirente fissa un appuntamento per vederlo. Giovedì pomeriggio alle 15.30 ad attendere l’agente immobiliare per vedere l’immobile insieme a lei c’erano altre quattro persone. Anche se in ritardo rispetto alle aspettative, la cliente vede l’appar-
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tamento e, entusiasta, propone all’agente immobiliare di tornare a vederlo il giorno successivo con suo marito. Il giorno seguente riesce a vedere l’immobile con una puntualità estrema e, ancor prima di entrare in casa, l’agente immobiliare la informa che un altro cliente era molto interessato all’appartamento e che avrebbe certamente fatto una proposta di acquisto. Questo episodio mette in luce l’astuzia del venditore nell’utilizzo del principio di scarsità. Vediamo insieme la strategia di azione. Il primo passo è stato quello di convocare contemporaneamente più potenziali compratori, al fine di creare una situazione di concorrenza attorno a una risorsa limitata, in modo tale da accrescere il desiderio. Successivamente, visto l’interesse dimostrato per l’im-
mobile, la tattica adottata per rendere più veloce il processo decisionale è stata proprio quella di informare la cliente della presenza di un concorrente interessato allo stesso immobile. In situazioni di questo genere, molto spesso, non riuscendo a riconoscere il meccanismo di scarsità, la risorsa diventa più desiderabile e acquisisce caratteristiche positive che prima non aveva o aveva solo in parte. IL PRINCIPIO DEL SOTTOVOCE
Strettamente correlato al principio della scarsità troviamo il principio del “sottovoce”, altresì detto “scarsità di informazioni”. Offrendo un’informazione segnalata come confidenziale o a conoscenza di pochi, il potere persuasivo diventa maggiore. La frase: “… non dovrei dirglielo, ma a breve questo
prodotto sarà soggetto a un aumento del prezzo: se i miei superiori sapessero della confidenza che le sto facendo mi farebbero una bella lavata di testa!”, rappresenta un esempio tipico di utilizzo del principio del sottovoce. In questo modo il potenziale cliente sarà più invogliato ad acquistare i prodotti in tempo per trarre vantaggio dal prezzo più basso (scarsità) e per il fatto di essere stato informato in via riservata (sottovoce). Mettere a disposizione informazioni riservate, oltre a essere un’ottima arma persuasiva, crea anche un clima comunicativo improntato a fiducia e a intimità. Questo è tutto, ma il viaggio non è ancora terminato. Al prossimo appuntamento per scoprire un altro principio della persuasione.
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I rischi dell’Internet of
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ensori che monitorano l’usura dei macchinari, segnalandone guasti e programmandone la manutenzione; dispositivi di tracciamento per la logistica; sistemi di distribuzione di contenuti multimediali su migliaia di schermi sparsi per il pianeta; e ancora, dispositivi che raccolgono ed elaborano ogni tipo di dato per migliorare prestazioni, ridurre i consumi, fornire analisi predittive. L’Internet of Things (IoT) ha innumerevoli applicazioni ed è ormai realtà nel campo industriale, anche in Italia, e lo sarà sempre di più.
Gli esperti avvertono: in tema di security siamo indietro, soprattutto nelle PMI. Che cosa fare per tutelarsi? La sicurezza parte dalle aziende Roberto Corti
passano da dispositivo a dispositivo ed è necessaria meno potenza di elaborazione; 2) architetture di tipo Cloud, dove i nodi sono connessi a internet tramite Wi-Fi o cavo Ethernet, a monte: in questo caso, è stata costruita una rete in grado di gestire una grande mole di dati. Quest’ultimo scenario è quello che al momento viene proposto dai maggiori vendor, grazie alle possibilità oggi offerte dal Cloud, dal 4G e, in futuro, anche dal 5G.
of Management del Politecnico di Milano, relativi al 2017, evidenziano che solo l’8% delle imprese dichiara di non sapere nulla di questo tema (contro il 25% dell’anno precedente), che un terzo circa ha partecipato a eventi sul tema e che il 28% prevede d’intraprendere azioni in questo ambito.“L’Internet of Things è una tecnologia che cambierà il nostro modo di vivere e che porterà sotto i riflettori il tema della sicurezza informatica, sul quale nel nostro Paese siamo drammaticamente indietro”, spiega Nicola Bosello, Presidente di Securbee, società che si occupa di consulenza e servizi nell’ambito information & cyber security.“Dobbiamo partire dalla consapevolezza che i dati sono un valore e un asset fondamentale per qualsiasi azienda, e vanno protetti con un approccio di “security by design”, cioè progettando sistemi, prodotti e servizi nell’ottica di garantire la sicurezza, la privacy e la protezione dai rischi”.
security
COME FUNZIONA L’INTERNET OF THINGS
Due sono le tendenze prevalenti al momento nel mondo Internet of Things: 1) architetture “Point-To-Point” (P2P), dove i singoli nodi comunicano tra di loro: in questo caso, le informazioni
LA SITUAZIONE DELLE AZIENDE IN ITALIA
I dati dell’Osservatorio IoT della School
sioni per essere operativi subito e non si percepisce la gravità del rischio. In realtà, essere superficiali sulla sicurezza vuol dire trovarsi in futuro a rifare, riscrivere, aggiungere, eccetera”. Chi opta per un modello P2P deve prepararsi a gestire la sicurezza su ogni dispositivo, mentre per i servizi in Cloud oggi la security è “by design”, cioè i sistemi sono progettati fin dall’i-
Things “ QUALI LE SOLUZIONI POSSIBILI
Quali sono i punti da presidiare con più attenzione quando si parla di IoT in azienda? “Innanzi tutto occorre considerare l’architettura e i protocolli utilizzati”, precisa Mattia Parise, collaboratore di Securbee specializzato in sicurezza delle reti IoT. La scelta del modello su cui costruire una rete IoT aziendale dipende da diversi fattori: budget (alto per le soluzioni dei vendor, più basso se si opta per l’open source), dislocamento fisico dei dispositivi, copertura tecnica della rete, esigenze specifiche di personalizzazione. E ciascuna opzione presenta specifici problemi di sicurezza, che vanno valutati attentamente assieme al proprio provider di servizi. “L’importante è che questo sia fatto fin dall’inizio”, prosegue Parise. “Non è raro, quando un’azienda decide di implementare un progetto IoT, che la sicurezza sia lasciata per ultima, perché ci sono pres-
In tema di sicurezza il nostro Paese è ancora indietro, soprattutto nelle PMI
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nizio con l’obiettivo di proteggere dai rischi, centralizzando la sicurezza in applicazioni che gestiscono da remoto i dispositivi e li escludono se risultano compromessi (rendendo di fatto inutile, per chi attacca, “bucare” un singolo dispositivo). Ciò non toglie che bisogna sempre porre attenzione ad accessi, criptazione dei dati e aggiornamenti per ridurre al minimo i rischi. “Sono tutti argomenti su cui c’è ancora poca consapevolezza, soprattutto nelle PMI, che sono poi l’ambito dove oggi, e ancora di più nel prossimo futuro, l’introduzione dell’IoT può fare la differenza in termini di competitività”, sottolinea con forza Bosello. “Si parla molto di Smart Factory e di Industria 4.0 ed è determinante per le piccole e
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medie imprese italiane entrare in questo mondo, ma per coglierne i vantaggi è fondamentale cominciare con l’approccio giusto, quello che riconosce il valore del dato e l’importanza della sua protezione”. I RISCHI
I rischi, non dimentichiamolo, possono essere consistenti: non è un caso che alcuni degli attacchi informatici più gravi del recente passato abbiano sfruttato proprio dispositivi IoT, come nel caso del DDoS record lanciato nell’agosto 2016 dalla botnet Mirai, che interessò 2,5 milioni di dispositivi connessi e rese Internet irraggiungibile per alcune ore negli Stati Uniti. Un danno da milioni di dollari che ebbe, però, il merito di far balzare il tema security fra le priorità. Nonostante il generale accordo sul fatto che il futuro dell’IT enterprise sarà basato sul Multicloud e sul Cloud ibrido vi sono meno certezze sulla capacità di garantire un’efficace cybersecurity per questi nuovi ambienti. Molti responsabili IT, ad esempio, nella loro infrastruttura “Cloud enabled” dovranno gestire un gran numero di dispositivi 96
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Essere superfciali sulla sicurezza vuol dire trovarsi in futuro esposti a rischi che possono essere consistenti
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IoT, ma molti potrebbero non disporre di funzioni di sicurezza appropriate per contrastare il maggiore potenziale di rischio. “La rete è la chiave per la difesa delle risorse critiche dalla maggiore esposizione alle minacce dovuta alla proliferazione dei dispositivi IoT”, spiega Laurence Pitt, Global Security Strategy Director di Juniper Networks. “Quando si accingono a potenziare il livello di sicurezza della propria organizzazione, i responsabili IoT dovrebbero dare la priorità agli investimenti in soluzioni ATP (Advanced Threat Protection) con funzionalità analitiche, con cui affrontare la sfida dell’individuazione di minacce sconosciute”. UN APPROCCIO OLISTICO ALLA SICUREZZA
Per le organizzazioni che si preparano
a passare da progetti IoT pilota a un ambiente di produzione, è importante iniziare a pensare alla sicurezza in modo olistico: ciò significa partire dalla rete. Concentrarsi esclusivamente sulla sicurezza degli endpoint non è certo una soluzione a prova di bomba. I responsabili IT dovrebbero considerare seriamente come affrontare la complessità del Multicloud, specialmente in termini di connettività, sicurezza e di operatività. Poiché sembra che non passi settimana senza che si abbia notizia di nuove violazioni, se i responsabili IT vogliono evitare di entrare in tristi statistiche devono avere una visibilità totale. Gli operatori IoT devono pensare oltre la sicurezza dell’endpoint e garantire l’identificazione delle minacce in tutta la rete per realizzare un’implementazione veramente sicura. In questo senso, le soluzioni di sicurezza trasformano l’intera rete in un sistema di cyberdifesa dotato di funzioni di analisi e di machine learning per la difesa dalle minacce IoT in qualsiasi ambiente. In altre parole, se un’applicazione sulla rete è compromessa, essa può essere rapidamente isolata per interrompere la diffusione dell’infezione.
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ne attraverso appositi filtri che evitano l’emissione nell’aria di 2,1 mio. di tonnellate di CO2 che verrebbero prodotti con l’impiego di legna da ardere. Responsabilità nei confronti della comunità e dell’ambiente in cui viviamo, ecco l’impegno di Kärcher, adesso e per il futuro.