Industry Design #TIME #3 OTTOBRE 2019
M A N U FA C T U R I N G | I N D U S T R I A L I T | A U T O M AT I O N | M E C H AT R O N I C S
4.0
magazine
EVENTI
CIBUS TEC PARMA L’ECCELLENZA MECCANOALIMENTARE
SENSITIVE NETWORKING
PUNTO E VIRGOLA
IL PERSONAL COMPUTER ENTRA IN FABBRICA
VIDEOREPORTAGE SPS IPC DRIVES PARMA 2019
Sostituzione
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Editoriale
di Franco Canna
INDUSTRIA 4.0: IL VALORE NON MONETARIO DEGLI INCENTIVI Che cosa ne sarà nel 2020 del piano Industria 4.0 poi ribattezzato Impresa 4.0? Nella legge di bilancio per il 2019 abbiamo visto come, dopo un iniziale tentennamento e la sostanziale interruzione del dialogo con le parti sociali, la politica sia tornata sui propri passi riconfermando grosso modo tutti gli strumenti principali di incentivo: rifinanziata la Nuova Sabatini, prorogato con i nuovi scaglioni l’iperammortamento, prorogato il credito d’imposta per la Formazione 4.0, introdotto il voucher per l’Innovation Manager. All’appello delle misure confermate andrebbe aggiunto il credito d’imposta per la ricerca e sviluppo, che però è stato pesantemente ridimensionato, mentre manca il superammortamento, l’incentivo “piccolo e per tutti” che si è ritenuto di non voler rinnovare. Una scelta poco illuminata sulla quale c’è poi stato un tardivo dietrofront con il Decreto Crescita, che lo ha reintrodotto a partire dal 1 aprile 2019. Nel frattempo, complici le gravi incertezze sui mercati internazionali e una domanda interna a cui sembra mancare il fiato, dopo una corsa durata 5 anni, investimenti (e soprattutto ordini) sono nuovamente in contrazione. Secondo i tecnici del Ministero dello Sviluppo Economico esiste un nesso di causa-effetto tra un piano di incentivi che avrebbe esaurito la
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sua funzione di “shock” positivo sulla domanda di beni strumentali e la riduzione degli investimenti privati. Che sia vero o meno questo nesso, di qui nasce l’idea positiva di ripensare il piano di incentivi superandone alcuni limiti e rendendolo strutturale e strutturato. L’idea, in estrema sintesi, è ampliare il bacino delle imprese che possano fruire degli incentivi, coinvolgendo maggiormente micro e piccole imprese e le aziende del Sud; evitare gli abusi (anche involontari) che si stanno registrando su alcuni strumenti; cercare di spostarsi da una logica di macchina a una logica di impianto se non di filiera; dare supporto alla formazione delle competenze; passare da una logica di interventi straordinari a una logica strutturata, su un orizzonte di almeno 2-3 anni, per consentire alle imprese di pianificare gli investimenti. Intervenire in una logica strutturale significa invece lavorare a rafforzare alcune “basi” che ancora sono deboli: le infrastrutture (banda larga, per esempio), il sistema del trasferimento
tecnologico (Competence Center e Digital Innovation Hub), la formazione e le competenze. Fin qui le intenzioni. Ma come si tradurranno in pratica? Al momento è impossibile dirlo. Appare chiaro che il vero arbitro della situazione saranno le casse dello Stato, sulle quali già grava la necessità di sterilizzare l’aumento dell’IVA e sostenere altre spese inderogabili. Le risorse, insomma, non saranno certamente tali da consentire di “aumentare” il peso complessivo degli incentivi, portandoli per giunta su un orizzonte temporale più lungo. E poi c’è un altro nodo da sciogliere: preferire misure il più possibile chirurgiche, in grado di affrontare i nodi emersi (ma di conseguenza complesse), o misure più semplici e automatiche? A nostro avviso il successo del superammortamento e dell’iperammortamento – le due misure che, insieme alla Sabatini, hanno oggettivamente dato una marcia in più alla ripresa degli investimenti privati – sta proprio nel meccanismo di fruizione automatico (o quasi). Non bisogna dimenticare che gli incentivi hanno un’efficacia che va al di là del loro effettivo valore monetario. Con l’iperammortamento, che comunque nel solo 2017 ha movimentato 13,3 miliardi di investimenti, è passato il messaggio che siamo entrati nella quarta rivoluzione industriale, anche se non tutti gli “aventi diritto” hanno poi effettivamente sfruttato l’incentivo. I vantaggi economici di avere in casa macchinari flessibili, moderni e interconnessi si sentiranno quando sarà il momento di vincere la prossima commessa. Il credito d’imposta per la Formazione 4.0 doveva avere lo stesso scopo sul versante delle competenze e il Voucher per l’innovation manager, che a distanza di 9 mesi dalla sua introduzione non è ancora operativo, la stessa missione sull’organizzazione aziendale. Vedremo se ci riusciranno.
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Contenuti
Industry4.0 Design
OTTOB R E 2019/ N U M E RO #3
Industry 4.0 Design #TIME #3 SETTEMBRE 2019
M A N U FA C T U R I N G | I N D U S T R I A L I T | A U T O M AT I O N | M E C H AT R O N I C S
magazine
magazine
EVENTI
CIBUS TEC PARMA L’ECCELLENZA MECCANOALIMENTARE
SENSITIVE NETWORKING
DIRETTORE RESPONSABILE
Marco Zani
PUBLISHER
PUNTO E VIRGOLA
Marco Tenaglia
IL PERSONAL COMPUTER ENTRA IN FABBRICA
DIRETTORE TECNICO
Franco Canna REDAZIONE
Cristina Gualdoni (coordinamento) - cristina.gualdoni@quine.it Eleonora Panzeri - redazione.b2b@quine.it
VIDEOREPORTAGE
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO
SPS IPC DRIVES PARMA 2019
Franco Canna, Silvano Corridolo, Beatrice Eleardini, Renzo Zonin RESPONSABILE PRODUZIONE
Walter Castilglione
EVENTI Redazione
EDITORIALE 5 Industria 4.0: il valore non monetario degli incentivi Franco Canna
PUNTO E VIRGOLA 8 Il personal computer entra in fabbrica: nuovo scenario dell’automazione Carlo Marchisio TIME SENSITIVE NETWORKING 10 Il sacro graal della comunicazione industriale Renzo Zonin TELECONTROLLO 16 Il telecontrollo sbarca a Firenze Silvano Corridolo ROBOTICA 20 Robot, l’Italia cresce ancora a doppia cifra Beatrice Eleardini 22 L’open source conquista la robotica Francio Canna 24 Elmo quartet entra in lista Silvano Corridolo
Fabio Castiglioni
DIREZIONE PUBBLICITÀ
30 Tecnologia e innovazione protagoniste di SPS IPC Drives 2019
Stefano Busconi - dircom@quine.it UFFICIO TRAFFICO
32 Videoreportage 38 A Cibus Tec in mostra l’eccellenza meccano-alimentare
Donatella Tardini (Responsabile) - d.tardini@lswr.it Stefania Bruno - s.bruno@lswr.it
42 Cogenerazione e efficienza energetica FOOD & BEVERAGE 44 L’efficienza nei dettagli: una soluzione Leister per il settore dolciario RTLS 46 Localizzazione in tempo reale Renzo Zonin DIGITAL TRANSFORMATION 52 Nella fabbrica del futuro il processo è più importante della tecnologia
Direzione, Redazione Quine S.r.l. - Via Spadolini 7, 20141 Milano Tel.: +39 02 864105 Fax: +39 02 72016740
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PRODUCT NEWS 58 Beckoff xplanar Silvano Corridolo 59 Un laser scanner per l’outdoor da Sick 60 Google glass enterprise edition 2
SMART VISION FORUM 26 La seconda Giovinezza della visione artificiale Silvano Corridolo 6
REALIZZAZIONE GRAFICA
INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE | 3/2019
© 2018 QUINE S.r.l. via Spadolini, 7 - 20141 Milano Iscrizione al R.O.C. n. 12191 del 29/10/2005 Tutti gli articoli pubblicati su Industry 4.0 Design magazine sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La pubblicazione o la ristampa degli articoli deve essere autorizzata per iscritto dall’Editore. Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs. 196/03, i dati di tutti i lettori saranno trattati sia manualmente sia con strumenti informatici e saranno utilizzati per l’invio di questa e di altre pubblicazioni e di materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dall’art. 11 D.Lgs. 196/03. I dati potrebbero essere comunicati a soggetti con i quali Quine S.r.l. intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Quine S.r.l. - via Spadolini, 7 - 20141 Milano Tel +39 02 864105 Fax +39 02 72016740, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione di cui all’art. 7 D.Lgs. 196/03. RESPONSABILE DATI PERSONALI QUINE S.r.l. - via Spadolini, 7 - 20141 Milano Tel. +39 0249756990 - Fax+39 02 70057190 Per i diritti di cui all’articolo 7 del Decreto Legislativo n. 196/03, è possibile consultare, modificare o cancellare i dati personali ed esercitare tutti i diritti riconosciuti inviando una lettera raccomandata a: QUINE S.r.l. - via Spadolini, 7 - 20141 Milano
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Punto e virgola di Carlo Marchisio,
Consultant Automation Industry-Supply Chain
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IL PERSONAL COMPUTER ENTRA IN FABBRICA NUOVO SCENARIO DELL’AUTOMAZIONE Prosegue con questo editoriale la storia della mia esperienza di 40 anni di automazione. All’inizio degli anni 90 ho vissuto lo sviluppo e l’utilizzo del Personal Computer con il suo impiego sempre più importante nel contesto dei sistemi di automazione della fabbrica. L’incontro tra l’automazione basata sul PLC e l’Information Technology ha determinato una nuova evoluzione nelle attività di progettazione, realizzazione, applicazione, installazione e sviluppo software per l’automazione industriale. Possiamo considerarla una scelta per molti
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aspetti innovativa, poiché delineava una svolta rispetto ai controlli utilizzati sino a quel periodo. Tali scelte comportarono anche l’utilizzo di software dedicati e specifici, limitati da una scarsa portabilità e dal fatto che richiedevano un’estrema preparazione degli sviluppatori. Questa situazione era in contrasto con le esigenze di una ricerca di
soluzioni sempre più flessibili ed economiche utilizzabili in fabbrica. In questo contesto, che non gradiva l’impiego di soluzioni sviluppate per gli uffici, l’utilizzo di soluzioni basate su PC trovò numerosi ostacoli, dovuti anche alle caratteristiche di poca affidabilità di queste apparecchiature. Ho vissuto questo momento con alcune difficoltà in quanto alcuni competitor dell’azienda multinazionale dove lavoravo si erano già avvantaggiati con soluzioni innovative che proponevano alle industrie. All’utilizzo dei PC in ambito industriale hanno contribuito parecchi fattori: la gestione integrata del ciclo produttivo, a cui si è progressivamente aggiunta (più tardi) la web automation. Anche i fornitori di automazione hanno rivisto la propria strategia commerciale, fornendo al mercato i PC in versione industriale. Apparecchiature che, pur condividendo l’architettura hardware e la semplicità di utilizzo tipica delle soluzioni office, erano progettate per operare all’interno di un ambiente di fabbrica, spesso aggressivo per polveri, vibrazioni, temperature elevate e in grado di danneggiare un’apparecchiatura di tipo tradizionale. I responsabili tecnici delle fabbriche sia di produzione che di manutenzione mi ponevano spesso molte domande sull’affidabilità dei prodotti utilizzati in ambiti ostili. Mi sono trovato spesso in dif-
ficoltà a rispondere alle loro richieste ed era fondamentale avere delle referenze di progetti funzionanti da segnalare con possibilità di visionare l’applicazione. Un’ottima opportunità commerciale mi venne offerta dalla mia azienda Allen-Bradley (ora Rockwell Automation). Nel 1988 con la collaborazione con DEC (Digital Equipment Corporation) si attivò il lancio mondiale del Pyramid Integrator, un sistema
modulare di hardware, software e prodotti di comunicazione: le due aziende avevano combinato all’interno di un’unica apparecchiatura i rispettivi controlli e tecnologie informatiche (PLC+DEC) per fornire soluzioni di produzione integrate e capacità di gestire i dati di processo. Una soluzione veramente innovativa che all’inizio trovò molti clienti interessati: ricordo un’imponente applicazione in un famoso e
strategico magazzino automatico (settore abbigliamento) a Castrette di Villorba (Treviso). I tempi forse in Europa ed anche in USA non erano ancora maturi per l’innovativo sistema e si spense l’interesse negli anni successivi. Ho sempre però il ricordo della targa inviata dalla casa madre USA alla mia sede Italiana: sono stato il primo in Europa a vendere il mitico Pyramid Integrator!
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ime Sensitive Networking di Renzo Zonin
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Una situazione ovviamente non ottimale, se non altro perché costituisce una forte limitazione alla libertà delle aziende di creare linee di produzione attingendo alle tecnologie di diversi produttori. Ma da qualche tempo, l’industria sembra avviata a superare il problema. A fare il miracolo di mettere d’accordo tutti, e convincere i produttori ad abbracciare uno standard comune, è una sigla: TSN, Time Sensitive Networking. Per sapere cosa c’è dietro, abbiamo intervistato Federico Tramarin, ricercatore dell’Università di Padova e specialista del tema.
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TSN, IL SACRO GRAAL DELLA COMUNICAZIONE INDUSTRIALE
Infrastruttura e componenti
Per capire da dove arriva TSN bisogna fare un passo indietro nel tempo. Tutto è nato dalla necessità di definire alcune funzionalità che non esistevano nello standard 802.1 su cui si basa Ethernet. “È importante notare che stiamo parlando di modifiche legate prevalentemente alla ridefinizione dell’infrastruttura di una rete locale, e sono in specifici casi collegate strettamente al singolo dispositivo Ethernet, quello per intenderci che abbiamo nel PC”, spiega Tramarin. La maggior parte degli interventi è stata messa in atto sulla parte di infrastruttura di rete, potremmo dire a livello di switch. Lo si nota dal nome degli standard citati negli “emendamenti”, perché Ethernet è composta da due famiglie di standard: l’IEEE 802.1 definisce come è fatta l’infrastruttura di rete (gli switch per esempio) e le relative funzionalità. L’IEEE 802.3 invece specifica propriamente Ethernet, come è fatto il segnale sul cavo, qual è la struttura del frame, come deve essere fatta la scheda sul computer, ma dal punto di vista dell’infrastruttura tratta l’endpoint.
Reti industriali, fino a oggi
Gli ultimi 15 anni sono stati caratterizzati da una vera e propria “guerra dei bus”, dovuta al fatto che ogni produttore di macchinari ha deciso di sviluppare e spingere, attraverso un consorzio, un proprio standard di comunicazione per il mondo OT.
Vediamo cosa si è sempre fatto con le reti industriali. I protocolli industriali che vogliono usare Ethernet come mezzo di connessione hanno bisogno di poter gestire in modo accurato le diverse priorità del traffico industriale – dire cioè alla rete quali messaggi devono obbligatoriamente arrivare prima e non essere disturbati – e questo non può essere garantito dallo standard Ethernet così com’è. “Poiché le aziende che si occupano di comunicazione industriale non possono ovviamente cambiare autonomamente lo standard Ethernet – spiega Tramarin – devono usarlo così com’è e cercare di creare all’interno dei singoli componenti, PLC o switch, degli ‘accrocchi protocollari’ per sfruttare opportunamente o talvolta bypassare le cose non ideali che Ethernet impone di fare”. Quando poi si vogliono spingere le performance, ottenendo tempi di reazione molto bassi e determinismo, ben oltre quelle permesse da Ethernet classico, i produttori si sono creati i propri componenti. Essi agiscono normalmente come com3/2019 | INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE
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ime Sensitive Networking ponenti Ethernet standard, ma quando devono far passare traffico industriale real-time attivano alcuni loro servizi particolari, che non sono compresi nello standard Ethernet. Le varie soluzioni sul mercato sono molto simili fra loro, usano principi analoghi. Altri bus hanno adottato soluzioni ancora più radicali, modificando profondamente il protocollo Ethernet, a un punto tale che non potrebbe essere trasportato sul nuovo Ethernet definito da TSN.
Le origini con AVB e AVNU
La situazione è cambiata quando è entrata in gioco la IEEE, l’istituto che stabilisce gli standard per le reti locali, come Ethernet e Wi-Fi. “E’ una svolta perché, se chi ha in mano lo standard propone di cambiarlo per farlo andare come ci serve, allora non servono più soluzioni ‘raffazzonate’ sul vecchio standard, ma si potrà ragionare su uno standard nativamente migliore”, commenta Tramarin. In realtà, la prima forte spinta al cambiamento di Ethernet è venuta dal mondo dell’audio video professionale. Il settore audio video si era reso conto delle potenzialità di Ethernet come media per trasportare il segnale e sincronizzarlo. Così è nato AVB, Audio Video Bridging, spinto dal mondo audio video e dall’automotive. Conseguentemente è nata la AVNU Alliance, che si occupa fra l’altro della certificazione dei componenti. Lo standard AVB era composto da 4 documenti (emendamenti) che andavano a modificare gli standard 802.1.
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Federico Tramarin, ricercatore dell’Università di Padova
Il primo (802.1AS) definisce come si comportano gli switch per consentire le funzionalità di sincronizzazione del tempo fra i diversi componenti – facendo in modo che la rete sia in grado di supportare una sincronizzazione molto spinta, anche ben al di sotto del microsecondo. Il secondo, molto importante (802.1Qat) serve per poter riservare banda. L’Ethernet classico non permette a nessun dispositivo di riservare banda. Può solo creare classi di servizio, come Video o Voice, con priorità più alta di quella Ethernet classica, ma non garantisce la priorità. Quindi AVB ha realizzato lo stream reservation protocol (SRP), per prenotare la banda necessaria a un trasferimento. Il terzo emendamento, 802.1Qav, va a modificare le proprietà della rete e introduce nuovi meccanismi per gestire l’accodamento dei pacchetti. È possibile quindi andare oltre il vecchio modo di dare priorità ai pacchetti, usando nuove tecnologie che permettono accodamenti più sofisticati. Infine, l’ultimo emendamento, siglato 802.1DA, definisce alcuni specifici profili d’uso (per i settori automotive, audiovideo, eccetera).
Da AVB a TSN
A un certo punto il mondo dell’industria ha capito che questa cosa era importante, e ha cominciato a interessarsene.
Il gruppo di lavoro AVB è stato rinominato in Time Sensitive Networking (TSN) Task Group dell’IEEE. Di fatto era sempre il vecchio gruppo Audio Video Bridging, allargato come partecipazione per avere uno scope più ampio e contenere all’interno una definizione più ampia degli obiettivi.
2013 e 2015 hanno corretto alcuni refusi e funzionalità, mentre il suo “erede” 802.1AS-rev è ancora in via di definizione. È uno dei componenti cruciali. È la parte su cui c’è maggior lavoro e fermento.
Le funzionalità: a che punto siamo
Alcuni player hanno già iniziato a introdurre sul mercato apparecchiature basate su TSN, come Cisco, TTTech, Moxa e altri grandi player nel mondo della componentistica industriale. Altri hanno dichiarato il rilascio di componenti nel corso dell’anno, con tutte le funzionalità più avanzate. In generale, tutti fanno affidamento sul fatto che la struttura portante dello standard è ormai definita. Funzionalità più recenti, come quelle previste dall’emendamento AS-rev, saranno supportate anche se non è ancora arrivata l’approvazione ufficiale. “In realtà con ogni probabilità, le apparecchiature saranno commercializzate usando come riferimento il documento AS (quello che già esiste da diversi anni), contando sul fatto che le differenze con AS-rev potranno essere riportate nel prodotto potenzialmente tramite aggiornamenti al firmware degli apparecchi”, dice Tramarin.
Gli emendamenti allo standard Ethernet (e ad AVB) presenti in TSN sono moltissimi. L’802.1AS, che diventerà 802.1ASrev (rivisto), con sincronizzazioni più spinte; poi c’è un emendamento che si chiama 802.1Qbv che offre il supporto per il traffico schedulato real-time. Un altro importantissimo emendamento è l’802.1Qbu che permette la Frame Preemption, una funzionalità simile a quella presente nei sistemi operativi che, se devono fare una cosa più importante, fermano il task in corso e lo fanno aspettare. Nell’802.1Qbu, il traffico critico può interrompere quello meno critico e passargli davanti. Poi c’è 802.1CB, che punta a incrementare l’affidabilità della rete introducendo ridondanza: si manda lo stesso stream di dati su più percorsi disgiunti e poi alla fine vengono eliminati i dati ridondanti pervenuti. Alcuni di questi emendamenti sono già stati pubblicati. Qbu è pubblicato dal 2016 e Qbv è disponibile dal 2015. Nel 2017 è uscito il CB mentre altri, come quello per la sincronizzazione AS-rev, non sono ancora pronti. La versione AS di AVB è stata pubblicata nel 2011, e nel
La situazione sul mercato
Il profilo dedicato alla comunicazione industriale
Una caratteristica interessante di TSN sono i profili. Essi costituiscono, in pratica, dei subset delle opzioni previste
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ime Sensitive Networking e ora siamo al draft 1.0 che è stato appena approvato. In teoria dovremmo essere molto vicini alla versione finale che verrà approvata, ma i lavori non sono ancora completati e non sarà certo una cosa di pochi mesi ”, racconta Tramarin. Nel gruppo di lavoro sono presenti player come Siemens, Bosch, Rockwell, ABB, B&R, Schneider, Nokia Ericsson, e con vari gradi di partecipazione Mitsubishi, Yokogawa, e altri.
Che fine faranno i protocolli attuali?
dallo standard. “TSN è un progetto gigantesco – spiega Tramarin – che subisce pressioni da un numero elevato di player e deve soddisfare le loro richieste. I maggiori player sono aziende del calibro di Intel, Broadcom, Realtek, grossi player che hanno a che fare con il mondo industriale fino a un certo punto. Certo all’interno di questi comitati sono rappresentate le realtà più disparate, ma è chiaro che se il mondo industriale ha bisogno di determinate caratteristiche bisogna decidere dove concentrare gli sforzi. Ecco a cosa serve sviluppare un profilo: decido cosa mi interessa fare all’interno dello standard e decido i settaggi dei parametri che mi servono; in base ai parametri il sistema si adatta meglio a quello che voglio fare. Un profilo quindi non è un protocollo, è solo un insieme di regolazioni e settaggi per ottimizzare i parametri dello standard per un determinato utilizzo”. Il profilo dedicato all’automazione industriale di TSN è noto come TSN IA. “A fine 2017 su proposta di Ludwig Winkel, che al tempo lavorava per Siemens, al meeting canadese dell’IEC (la più importante organizzazione internazionale che si occupa di normazione, e che definisce anche tutti gli standard per i protocolli industriali, ndr) si decide di creare un gruppo di lavoro congiunto fra IEC e IEEE con lo scopo di definire un profilo industriale per TSN. Esso dovrebbe rappresentare la base per tutti i vari protocolli (OPC UA, Profinet ecc.) che vogliono viaggiare sopra TSN”. Questo profilo sarà incorporato in uno standard che si chiamerà IEC/IEEE 60802. “Ma il lavoro richiede tempo – sottolinea Tramarin – perché non c’è solo il lavoro sulle questioni tecniche, ma c’è anche tutta la parte burocratica da mettere a punto: dalle questioni di proprietà intellettuale a quelle sulle royalties, per esempio”. Oltre ovviamente agli equilibri “politici” tra i vari attori in campo. Attualmente lo standard è alla decima iterazione: “Si è partiti dal draft 0, poi ci sono state le release 0.1, 0.2 eccetera, 14
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L’idea dietro all’uso del profilo è che in un futuro non troppo remoto i componenti non avranno più bisogno dei vari protocolli industriali oggi in uso per il trasporto dei dati: si andrà tutti su TSN e si userà a livello industriale questo profilo di configurazione. “Per arrivare a questo – spiega Tramarin – si sono individuati i casi d’uso significativi e, sulla base delle caratteristiche richieste, si sta cercando di trovare l’equilibrio per produrre un documento che specifichi in modo unitario le caratteristiche che deve avere il profilo industriale. Sarà proprio questa caratteristica che, quando finalmente TSN sarà completo in tutte le sue parti, permetterà di superare la guerra dei fieldbus. Perché TSN sarà di fatto un protocollo superiore a tutti quelli che lo hanno preceduto, in quanto è un’implementazione nuova e nativa di Ethernet, ottimizzata fin dalla base. Chi vorrà caricare su TSN uno dei vecchi protocolli proprietari di fatto non avrà vantaggi tecnici, aggiungerà solo overhead inutile, in quanto TSN integra già tutte le funzionalità di trasporto che prima costringevano a usare protocolli proprietari, ma facendolo nativamente ottiene anche prestazioni migliori”. Le motivazioni per continuare a usare protocolli proprietari saranno quindi altre, per esempio garantire la immediata compatibilità nello scambio dati con macchine e applicazioni “legacy”, o far parlare fra loro controller diversi ma per esempio entrambi compatibili OPC UA. Naturalmente, il trasporto del dato grezzo non è tutto, perché il dato va “vestito”. “Oggi i vari protocolli di fatto inscatolano i dati come delle matrioske. Con TSN ci saranno meno scatole una dentro l’altra. Ora, anche OPC UA su TSN richiederà tempo per essere completato, e nel periodo di interregno molti produttori presenteranno versioni ‘TSN ready’ dei loro bus e protocolli, in attesa del completamento dello standard di base che permetterà di superare definitivamente le implementazioni proprietarie”. Diversi consorzi infatti si stanno proprio muovendo in questo modo. Profibus International sta per pubblicare le procedure di test per certificare i componenti Profinet/TSN ed esiste già CC-Link IE TSN.
Un ingegnere chimico entra in un bar...
È necessaria una miscelazione vigorosa per mescolare due diverse fasi fino al punto di ottenere l’estrazione dei soluti da una fase all’altra. Per infondere sapore dal grasso all’alcol spesso si utilizza un processo chiamato estrazione liquido-liquido. Lo stesso fenomeno viene applicato in processi su scala industriale come la decaffeinizzazione, il recupero di vitamine e la separazione tra gusto e aroma. Per comprendere il flusso bifase disperso che avviene dietro le quinte, i tecnici possono affidarsi alla modellazione CFD. Il software COMSOL Multiphysics® permette di simulare progetti, dispositivi e processi in ogni ambito tecnologico, dall’industria alla ricerca. Scopri quali vantaggi può portare alla modellazione dei processi chimici. comsol.blog/fat-washing
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elecontrollo di Silvano Corridolo
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Sedici edizioni dal 1997 a oggi, ma il Forum del Telecontrollo non accenna a invecchiare, anzi: al di là dei cambiamenti riguardanti il format della manifestazione, che quest’anno si svolge in una sola giornata, le novità più importanti riguardano i temi trattati e l’organizzazione di questi ultimi. La mostra-convegno di quest’anno, promossa dal Gruppo Telecontrollo Supervisione e Automazione delle Reti di ANIE Automazione e organizzata da Messe Frankfurt Italia, affronterà il tema della trasformazione digitale delle reti di pubblica utilità, partendo da un binomio chiave -quello dell’innovazione e del cambiamento - per confrontarsi su nuovi modelli di business destinati alla semplificazione dei processi e al potenziamento della produttività. Pur nella continuità con i temi trattati nell’edizione 2017, tenutasi a Verona, nella quale pure la trasformazione digitale era al centro della scena, quest’anno si andranno a esaminare diversi altri aspetti della questione. Se infatti il programma convegnistico del forum è stato organizzato su quattro aree tematiche principali, denominate Acqua, Energia, Industria e Città, gli argomenti emergenti saranno in qualche modo trasversali a tutte le quattro aree, e potrebbero diventare la parte più interessante e innovativa del Forum. Così si parlerà, fra l’altro, di sostenibilità delle risorse ambientali, di efficienza di gestione, dell’adozione dei sistemi e paradigmi dell’IOT, di cyber-security, e di come valorizzare le competenze. Marco Vecchio, Segretario di ANIE Automazione, ha infatti dichiarato che “Cambia il format, ma non l’attenzione verso le eccellenze, in termini di applicazioni ed esperienze, che caratterizzano il Paese. Anche in questa edizione ampio spazio sarà dato alla presentazione di memorie e casi pratici a cura dei più importanti fornitori di tecnologie del telecontrollo e dedicati a temi d’attualità ed interesse quali l’efficienza delle reti, la mobilità sostenibile e le città intelligenti, ma anche cloud, intelligenza artificiale, realtà aumentata e virtuale, 5G e protocolli di comunicazione, sicurezza informatica”. La partecipazione al Forum Telecontrollo è gratuita, ma è consigliabile registrarsi anticipatamente usando l’apposita pagina di Registrazione sul sito dedicato all’evento (www. forumtelecontrollo.it). È previsto il riconoscimento di 5 crediti formativi professionali da parte dell’Ordine dei periti industriali e dei periti industriali laureati della provincia di Firenze. Sempre sul sito troverete anche le informazioni logistiche per raggiungere la Fortezza Da Basso, che si trova a brevissima distanza dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella.
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IL TELECONTROLLO SBARCA A FIRENZE Il convegno organizzato dall’ANIE, in collaborazione con Messe Frankfurt, è arrivato alla sedicesima edizione, che si terrà il 23 ottobre alla Fortezza Da Basso di Firenze. Il titolo di quest’anno è “Telecontrollo Made in Italy. Trasformazione Digitale: modelli di business e competenze”.
Le incertezze sull’andamento del settore
Che nel settore automazione non siano tutte rose e fiori è abbastanza noto. La crisi economica che si sta facendo sentire in Europa ha impattato negativamente anche in Italia, 3/2019 | INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE
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elecontrollo dove il mercato aveva appena cominciato a riprendersi grazie a una serie di incentivi governativi (dal super e iper ammortamento alla nuova Sabatini). Incentivi che non sembrano essere al centro dell’attenzione del governo entrato in carica nel 2018. La Legge di Bilancio 2019 ha infatti prorogato le principali misure, ma le ha rimodulate e rese, di fatto, meno efficaci. Eppure, nonostante tutto, il settore Telecontrollo sembra abbia retto il colpo, almeno nella prima parte del 2019. Antonio De Bellis, Presidente del Gruppo Telecontrollo, Supervisione e Automazione delle Reti di ANIE, ha dichiarato che “le aziende del comparto Telecontrollo registrano un inizio 2019 caratterizzato da un mercato con un buon livello di opportunità e ordini. Si avvertono i segnali di incertezza e preoccupazione per la condizione di recessione tecnica venutasi a creare, i cui eventuali effetti sul business potranno risentirsi solo nella seconda parte dell’anno o a partire dal 2020. Pertanto, le previsioni per il 2019 sono di tenuta dei volumi di investimento rispetto al 2018. Già nel 2019 potrebbe concretizzarsi una crescita, se il mercato perseguisse le azioni e iniziasse la realizzazione delle infrastrutture e opere sottese al Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima (PNIEC). L’applicazione del Piano sarebbe fondamentale per molteplici motivi. In primo luogo per la revisione del mix energetico a sostegno della domanda del Paese; poi per la spinta verso soluzioni di mobilità sostenibile per merci e persone; per ridurre inoltre drasticamente sprechi e fattori inquinanti, con evidenti benefici sulla qualità della vita dei cittadini; per sostenere la rivoluzione dell’Industria 4.0 aumentando la competitività e produttività delle eccellenze imprenditoriali, ai fini di rilanciare la domanda interna e aumentare l’esportazione; e contemporaneamente per sostenere la trasformazione della logistica, che deve confrontarsi con nuovi corridoi di comunicazione con l’estero (vedi TAV) e con nuove modalità di consumo, con la crescita esponenziale dell’e-commerce. Infine, il Piano contribuirebbe a normalizzare il livello qualitativo dei servizi di pubblica utilità, portando gli stan-
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dard di qualità livello di quelli europei o mondiali di riferimento, oltre a permettere la realizzazione di infrastrutture di pubblica utilità capaci di fornire continuità di servizio, alta resilienza, e garanzie di sicurezza e affidabilità. Caratteristiche queste ultime da interpretarsi in senso allargato, per esempio comprendendo l’aspetto della Cybersecurity: chi ha seguito i numerosi casi di public utility statunitensi colpite da attacchi ransomware negli ultimi mesi, e costrette a pagare il riscatto per tornare operative (o a spendere milioni per tornare on-line per quelle che si sono rifiutate) sa di cosa stiamo parlando. Naturalmente, nell’attuale situazione politica che stiamo attraversando, le possibilità che si inizino a concretizzare le indicazioni del Piano prima del 2020 sono pressoché nulle, e già una partenza durante il prossimo anno sarebbe un buon risultato. Sempre De Bellis, nell’Osservatorio dell’Industria Italiana dell’Automazione, ha scritto che “Senza energia, acqua, trasporti e comunicazioni all’altezza di un Paese moderno e sostenibile, gli sforzi di innovazione e trasformazione intrapresi dalle aziende di processo, manufatturiere e di servizi sarebbero pesantemente penalizzati e in molti casi anche vani. Specfici interventi a sostegno di chi investe e produce sono importanti e si cofida che possano avere continuità ed efficacia nella loro implementazione per i prossimi anni, modulati secondo le reali necessità. Rimane però aperta la questione di avere una orchestrazione di interventi e azioni che com-
prendano olisticamente anche infrastrutture e mercati”. E se per la parte infrastrutturale valgono le considerazioni riportate più sopra parlando del PNIEC, per quanto riguarda i mercati sarà importante il ruolo del contesto regolatorio e normativo. Si tratterà di trovare il giusto bilanciamento fra vari aspetti, fra i quali per esempio la semplificazione dei processi a carico dei player sul mercato, l’apertura a nuovi modelli di business, per far sì che nuovi attori portino valore aggiunto, e la salvaguardia degli investimenti effettuati, in particolare in tema di competenze.
Il ruolo del gruppo Telecontrollo
Il Gruppo Telecontrollo di ANIE si sta appunto muovendo su tutte queste tematiche, entrando in ambiti che superano la sfera prettamente tecnologica e industriale, suo terreno operativo d’elezione. L’edizione 2019 del Forum Telecontrollo, che si svolgerà a Firenze il 23 Ottobre, raccoglie le s de sopra descritte radunando validi contributi, fornendo concretezza e stimoli alla crescita del Paese. “Il Forum di Firenze coprirà con carattere rigorosamente tecnico-formativo le aree tematiche: Acqua, Energia, Industria, Città - scrive ancora De Bellis - Sarà anche un momento di incontro e confronto tra stakeholder, decisori a vari livelli e industria, durante il quale arricchire il comune percorso condividendo e sostenendo esperienze e idee. Nelle aziende del comparto Telecontrollo le parole chiave 5G, realtà virtuale, blockchain, intelligenza artificiale, sono coniugate con la competenza e la conoscenza dei processi industriali di interesse. Le nostre aziende sono in prima linea rispetto alle innovazioni tecnologiche, sperimentandole e filtrando i limiti della loro immaturità. Il distillato che se ne ricava, consente di rendere disponibili sul mercato soluzioni e servizi da considerare in alcune istanze come “casi pilota” e in altre come casi operativi, la cui efficacia e utilità sono immediate”. Appuntamento per tutti a Firenze, dunque, dove si potrà contare su Messe Frankfurt per tutti gli aspetti organizzativi. “A fianco di ANIE Automazione nell’organizzazione di Forum Telecontrollo, lavoriamo con soddisfazione a un evento che ha scelto di rinnovarsi per rispondere a nuove esigenze e offrire i contenuti necessari richiesti dalla trasformazione digitale. Vi diamo appuntamento a Firenze per presentarvi le molte novità di questa edizione.” ha dichiarato Donald Wich, Amministratore Delegato di Messe Frankfurt Italia.
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Robotica
di Beatrice Eleardini
Il +11,5% registrato nel 2018 dalle vendite di robot in Italia, a fronte del +7% in Europa e del ben più magro +1% a livello globale, è un dato estremamente positivo che dice molto sugli sforzi che l’industria italiana sta facendo per ammodernare la sua struttura produttiva.
ROBOT, L’ITALIA CRESCE ANCORA A DOPPIA CIFRA Certo, una parte del merito va senz’altro attribuita agli incentivi previsti dal piano Industria 4.0. Ma, come è noto, gli incentivi sono un catalizzatore che non funziona se non si innesta su un terreno fertile e ricettivo. Ma vediamo con ordine tutti i dati che sono stati presentati oggi nel corso della fiera Lamiera dal Centro Studi Ucimu, da SIRI (Associazione Italiana di Robotica) e dall’IFR (International Federation of Robotics).
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In Italia nel 2018 9.237 nuovi robot
Dando un sguardo ai numeri, balza immediatamente agli occhi il balzo in avanti che l’Italia ha saputo compiere rispetto al resto del mondo. Nel 2018 sono stati prodotti 3.460 robot, in crescita del 28,7% rispetto al 2017, di cui oltre il 39% venduti all’estero. Complessivamente il consumo di robot ha registrato un incremento a doppia cifra: +11,5% rispetto al 2017, passando dalle 8.283 unità vendute nel 2017 alle 9.237 vendute nel 2018. La previsione per il 2019 di robot installati in Italia vede un +5%: si passerà da 9.237 a 9.700 unità. “L’Italia rimane sempre la seconda potenza manifatturiera europea, abbiamo un’industria reale molto forte“, spiega Domenico Appendino, presidente di SIRI. “I dati positivi della robotica si inseriscono perfettamente in questo scenario. I numeri presentati oggi parlano di un aumento a due cifre, frutto certamente delle politiche industriali italiane dello scorso anno scorso, ma anche e soprattutto di un Paese che economicamente è popolato da aziende in salute. Il sentiment dei costruttori e importatori di robot si conferma posi20
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tivo anche per quest’anno. Dal canto nostro per l’immediato futuro, ci aspettiamo ancora un tasso di crescita tra il 5 e 10 %, chiaramente si tratta di un sentiment. Dopo anni di crescita così importante anche un +5% sarebbe un buon risultato. Il nostro approccio all’immediato futuro dunque, è fiducioso”. Da un’analisi sul lungo periodo, emerge un andamento differente per i costruttori italiani di robot rispetto agli importatori. Nell’arco di 11 anni, i robot importati sono passati dalle 2.709 unità nel 2008 alle 7.819 nel 2018 (+11,2% l’incremento medio annuo). Dopo la crisi del 2009, il trend è sempre stato positivo per gli importatori, fatta eccezione per un lieve calo nel 2012. Al contrario per i produttori nazionali il trend è stato altalenante, passando dalle 2.864 unità nel 2008 alle 3.460 unità nel 2018 (+1,9%). Dopo il picco registrato nel 2015 (3.676 unità), il 2016 ha registrato un forte calo (-25,1% rispetto all’anno precedente). Negativo anche il 2017 e solo il 2018
tra competenze italiane ed opportunità offerte dal tessuto industriale locale. Sarà importate, per mantenere queste Aziende leader in Italia, una politica industriale incentivante e premiante verso l’innovazione tecnologica; in caso contrario vedremo in futuro dei dati in controtendenza rispetto a quelli degli ultimi anni”. Duilio Amico, Marketing Director and Network Development – Comau Robotics and Automation Products, rileva: “La crescita della Robotica industriale nel mercato italiano nel 2018 è confermata anche dalla nostra esperienza. In particolare, dal nostro punto di vista è importante sottolineare l’incremento nel segmento della General Industry, dove Comau ha registrato tra il 2017 e il 2018 un aumento del 15%, quasi doppio rispetto a quello di mercato (attestatosi a circa il 9%). Riguardo il 2019, siamo fiduciosi di confermare questo andamento positivo, sia con riferimento alla gamma robot ‘tradizionale’, che ai nuovi prodotti, come l’AGV Agile1500 e il nostro nuovo esoscheletro MATE. Con particolare riferimento a MATE, che abbiamo lanciato sul mercato all’inizio del 2019, registriamo una forte richiesta da parte di aziende con cui già collaboriamo e nuovi clienti”.
Mercato mondiale cresce di poco
La situazione a livello globale, come accennato in apertura, è decisamente differente rispetto allo scenario italiano: nel mondo i robot venduti nel 2018 sono stati 384 mila, pari a un +1%. A farsi sentire è in particolare la diminuzione del mercato cinese, mentre l’Europa registra una crescita del 7%. Complessivamente il valore del mercato è pari a circa 50 miliardi di dollari. Nel triennio 2016/2018, a livello mondiale si tratteggia dunque un quadro disomogeneo in cui America ed Europa continuano a crescere, rispettivamente con un +6% e un +7%, mentre l’Asia è sostanzialmente in stallo (-1%).
I Cobot crescono ma non ‘sfondano’
ha visto una ripresa delle unità prodotte (+28,7%). Non solo, buona parte della produzione è stata venduta sui mercati esteri, pertanto possiamo dedurre che la maggior parte dei robot installati in Italia provengono da fornitori stranieri. Ma qual è il principale campo di applicazione dei robot? Si conferma la Manipolazione (l’82,4% dei robot destinati alla manipolazione sono di tipo articolato, cioè antropomorfi), con una valore quasi invariato rispetto all’anno precedente: si passa dal 77% al 76% sul totale consumo. In crescita la saldatura che passa dall’8,1% al 10%, e supera l’assiemaggio, che scivola dal 9,4% all’8,8%. “Anche nel 2018 il mercato italiano dei robot ha avuto una crescita superiore alla media europea“, commenta Alberto Pellero di Kuka. “Questo grazie alle tante società esperte in automazione che abbiamo in Italia e che sviluppano però gran parte del loro business all’estero. Questo dato deve far riflettere soprattutto sullo sbilancio
Infine c’è un mercato che registra un deciso sviluppo, quello della robotica collaborativa: vanta tassi di crescita pari al 50%. Nonostante la crescita importante, si tratta però ancora di un settore di nicchia, che si discosta dalla robotica tradizionale offrendo applicazioni che possono affiancare gli operatori nelle linee di assemblaggio. Le installazioni di cobot in applicazioni collaborative sono state circa 400, meno del 5% del mercato totale. Secondo le stime per il 2019, la crescita dovrebbe confermarsi per arrivare a 600-650 applicazioni, anche grazie all’apporto delle Pmi.
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Robotica
di Franco Canna
Il +11,5% registrato nel 2018 dalle vendite di robot in Italia, a fronte del +7% in Europa e del ben più magro +1% a livello globale, è un dato estremamente positivo che dice molto sugli sforzi che l’industria italiana sta facendo per ammodernare la sua struttura produttiva.
L’OPEN SOURCE CONQUISTA LA ROBOTICA Il Robot Operating System (ROS) è un framework open-source flessibile e collaborativo per la realizzazione di sistemi operativi per la robotica. ROS, la cui adozione continua a crescere, mira a diventare lo standard industriale per il middleware della robotica. Secondo un’analisi di ABI Research, una società di consulenza market-foresight che fornisce una guida strategica sulle tecnologie di trasformazione più interessanti, quasi il 55% del totale dei robot commerciali consegnati nel 2024, oltre 915.000 unità, sarà ROS-enabled. Lo sviluppo di un sistema operativo per robot richiede una conoscenza approfondita delle tecniche di ingegneria dei sistemi, la conoscenza degli obiettivi di progettazione e il rispetto di un rigoroso processo di sviluppo. Per questo è sempre stato difficile sviluppare sistemi robotici senza l’investimento e il supporto di grandi entità accademiche o aziendali. Le cose sono cambiate con l’avvento dei progetti di robotica open-source, che ha permesso agli sviluppatori e agli implementatori di sviluppare sistemi proprietari basati su competenze interne e middleware, simulatori, librerie e toolkit di robotica pubblicamente disponibili. “Il successo del ROS è dovuto alla sua ampia interoperabilità e compatibilità con altri progetti open-source. ROS 1.0 sfrutta Orocos per la comunicazione in tempo reale e OpenCV per i modelli di visione artificiale”,
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spiega Lian Jye Su, Principal Analyst di ABI Research. Rispondendo alle esigenze dell’industria della robotica, Open Robotics ha lanciato recentemente ROS 2.0, il successore di ROS 1.0, aggiungendo il supporto per sistemi multi-robot, capacità di comunicazione in tempo reale e aumentandone la capacità di calcolo. Questo rende ROS 2.0 non solo più facile da usare, robusto e veloce, ma lo rende anche più adatto ad essere accettato come standard industriale. “Un esempio chiave è il lancio del Robotics Middleware Framework (RMF) per la sanità da parte del governo di Singapore in collaborazione con Open Robotics”, dice Su. “Utilizzando il ROS come piattaforma comune, le istituzioni sanitarie di Singapore sono state in grado di integrare e integrare diversi sistemi robotici basati sullo stesso framework, estendendo così l’interoperabilità a sistemi e protocolli proprietari”. L’adozione del ROS non significa la fine dei sistemi di robotica proprietari. “Ci sarà la coesistenza di sistemi robotica sia open-source che chiusi. A parte i sistemi di nicchia che possono essere meglio serviti da sistemi proprietari, il ROS sarà però il tassello fondamentale per l’interoperabilità, con la personalizzazione e il miglioramento introdotti su di esso da diversi fornitori di sistemi robotici”, ha aggiunto Su. Il successo di ROS ha anche guidato ulteriori investimenti in progetti di robotica open-source correlati all’hardware. Negli ultimi anni, i principali operatori del settore come Comau e NVIDIA hanno lanciato piattaforme hardware di robotica open-source basate su ROS. Anche se tali piattaforme hanno principalmente finalità di ricerca e didattiche, il coinvolgimento delle principali aziende porterà certamente a una maggiore attenzione alla comunità open-source, coinvolgendo un maggior numero di sviluppatori e utenti finali. 3/2019 | INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE
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igital Trasformation di Renzo Zonin
“NELLA FABBRICA DEL FUTURO IL PROCESSO È PIÙ IMPORTANTE DELLA TECNOLOGIA” Così Marino Crippa di Bosch Rexroth intende la rivoluzine
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La rivoluzione dell’Industry 4.0 è iniziata da qualche anno, ma per molte aziende italiane si tratta ancora di una novità, se non addirittura di un’idea da prendere in considerazione per un futuro più o meno prossimo. E anche chi ha già cominciato a implementare progetti 4.0 nelle sue aziende spesso è partito con un approccio non ottimale. Spesso, infatti, si è sfruttata la leva fiscale – in particolare l’iperammortamento – per rinnovare il parco macchine aziendale, e ci si è fermati lì, in attesa di capire quale dovesse essere il secondo passo. Ne abbiamo parlato, insieme ad altri argomenti, con Marino Crippa, Direttore Marketing di Bosch Rexroth. Il gruppo Bosch è impegnato sul fronte industria 4.0 fin dall’inizio, ed è fra le poche aziende che possono vantare un “doppio ruolo” di produttore e cliente di sé stessa. “Diciamo subito che Bosch è socio fondatore del consorzio tedesco per l’industria 4.0, nato nel 2011 – conferma Crippa – quindi sono circa 8 anni che Bosch lavora attivamente su progetti di digitalizzazione e digital trasformation, in un contesto che è particolare. Da un lato ci sono 270 stabilimenti che hanno necessità di continuo miglioramento, e dall’altra divisioni prodotto, come la Rexroth, che sono fornitori di tecnologia. Per cui questa dualità, questo essere contemporaneamente user e provider, per noi è un volano per il miglioramento continuo dei nostri prodotti e processi, e ci permette di sfruttare il know-how tecnico e di processo acquisito internamente per portare le nostre soluzioni sul mercato”. Come vede Bosch Rexroth l’innovazione e il rapporto tra aggiornamento tecnologico e innovazione di processo? “Nella nostra idea di fabbrica del futuro, la tecnologia è, diciamo così, un collateral: è un qualcosa di subordinato alla robustezza del processo. Noi siamo un’azienda maniacalmente orientata alla lean production, per cui
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per noi Industry 4.0 è uno strumento per abilitare un continuo miglioramento dei processi stessi, un elemento di trasparenza dei processi per continuare a migliorarli e conseguentemente aumentare la produttività, far scendere il costo unitario per prodotto generato eccetera. È un percorso logico che ci porta dal processo alla raccolta dei dati, adesso possibile in modo efficiente attraverso la tecnologia digitale, l’analisi dei dati e soprattutto la generazione di decisioni in un tempo infinitamente inferiore rispetto alla raccolta dei dati manuale. Usiamo la tecnologia 4.0 perché ci permette di prendere decisioni sul processo, per migliorarlo in tempi sempre più brevi”. E come fa tutto questo? “Lo facciamo attraverso gli use case. Uno dei claim che usiamo è think big, start small, ovvero pensare all’azienda digitale ma cominciare con progetti circoscritti e limitati. Il manuale dell’industria 4.0 non esiste, va costruito progetto dopo progetto, per cui definire lo use case in maniera precisa, circoscritta con degli indicatori di business, con la tecnologia necessaria e soprattutto le persone che devono governare questo nuovo processo in evoluzione lo diventa importante. Quindi nello use case allineiamo processo, obiettivi di business, tecnologie abilitanti ma soprattutto formazione e profili professionali abilitanti all’evoluzione del processo”. È vero che la tecnologia è il mezzo e non il fine di una trasformazione dell’azienda in chiave digitale, ma i trend tecnologici hanno sicuramente un loro peso nel plasmare l’evoluzione. Quali sono i trendsignificativi secondo Bosch Rexroth? “Parlando di tecnologia, quelli che vediamo come trend tecnologici nel breve sono il TSN, come bus di campo a livello di network di macchina, e il 5G a livello network di fabbrica. Di conseguenza l’estensione del volume di dati metterà in primo piano il tema della cybersecurity. Da tenere anche presente il ruolo che l’intelligenza Artificiale, avrà a medio termine a supporto dei processi decisionali”.
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igital Trasformation
I trend del futuro quindi sono abbastanza definiti, ma cosa sta succedendo adesso nelle fabbriche italiane? “In Bosch Rexroth abbiamo un claim, che è Now, Next, Beyond, che va a identificare il livello di maturità che ci aspettiamo nelle aziende. Quello di cui abbiamo parlato finora è un Next avanzato. Girando spesso per le fabbriche quasi quotidianamente vedo parecchio potenziale di sviluppo per il Now. Troppe volte trovo ancora chi pensa che cybersecurity significhi mettere l’antivirus sul computer. Su questi argomenti ci sarà da ragionare e diffondere competenza. Ma prima di arrivare lì, le aziende devono cominciare a irrobustire i processi. Di lean production se ne parla da 10 anni, ma c’è ancora strada da fare, andando oltre all’impulso dato dall’iperammortamento”. Intende dire che non si è intervenuti a ridisegnare i processi per sfruttare le potenzialità delle nuove macchine? “Grazie al piano Impresa 4.0, 26
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l’industria ha doverosamente rinnovato il parco macchine, mediamente vecchio di 17 anni, ma a volte in maniera non sincrona all’ottimizzazione di processo, che la nuova tecnologia potrebbe abilitare. Bisogna lavorare anche sul valore dei dati forniti dalla macchina, ed è anche una questione di mindset; questa macchina mi dà dei dati, per esempio, sul comportamento del motore: cosa faccio con questi dati? Abilito un processo di manutenzione predittiva? Abilito un monitoraggio di disponibilità di macchina per capire se posso migliorare i costi di produzione? Quello che vedo come Now è ancora molto legato all’evoluzione culturale che permetta di avere la consapevolezza del valore dei dati che queste macchine adesso possono fornire, e dei miglioramenti che possono portare ai processi”.
Oleodinamica 4.0
“Le faccio un esempio relativo a un nostro nuovo prodotto, Cytro-
Box”, spiega Crippa. “È una centrale oleodinamica, come dire tecnologia percepita come matura. Ma CytroBox trasforma il paradigma di generazione della potenza idraulica, perché grazie alla digitalizzazione, occupa un quarto di spazio in meno, e quindi supponendo di avere 10 centrali oleodinamiche in una piccola azienda che fa stampaggio della plastica, fa risparmiare metri quadri che ampliano lo spazio produttivo. Avendo risparmiato spazio sulla centrale, posso mettere una macchina da stampaggio in più, e aumento la produttività per metro quadro del mio capannone”. E poi c’è il risparmio energetico, un altro grande trend che sarà da affrontare nei prossimi anni. “CytroBox risparmia l’80% in termini di energia e di risorse in generale, perché tra l’altro usa un quarto dell’olio utilizzato da centrali di concezione tradizionale. Quindi immaginiamo la riduzione di impatto ambientale, dovendo smal-
tire il 75% dell’olio che gestivo prima. Altro tema è il rumore. CytroBox riduce del 30% il rumore della centrale, quindi le condizioni di lavoro migliorano, l’ambiente di lavoro e la relazione uomo-macchina migliorano, è un altro tema che possiamo incominciare a trattare nello stesso contesto dell’oleodinamica industriale. Ecco come una tecnologia matura, magari poco sexy mostra tutto il suo potenziale di sviluppo nella digital trasformation”. Anche questo è un elemento di trend che è da sottolineare, e a SPS Italia Bosch Rexroth andrà a sottolinearlo, perché porterà CytroBox per presentarlo nell’ottica del brand e di che cosa abilita la tecnologia digitale in un prodotto “tradizionale”. “Il messaggio che porteremo in SPS – dice Crippa – non è il prodotto in sé, ma come il prodotto possa abilitare il percorso di trasformazione digitale sia per chi costruisce mac-
chine sia per chi utilizza. E non portiamo solo prodotti, portiamo una macchina di un cliente, una stampante 3D – è un trend anche questo, uno dei prodotti è una moto elettrica completamente stampata con la stampante 3D -, e presentiamo i vantaggi che una macchina costruita con le tecnologie che Bosch Rexroth ha sviluppato porta ai costruttori:
riduzione del time to market nella costruzione della macchina, utilizzo di tecnologie per andare a recuperare macchine che adesso non sono intelligenti ma continuano a fare il loro lavoro, aggiungendo intelligenza. Significa che il costruttore di macchine può andare ad allungare il ciclo di vita delle macchine esistenti aumentando i guadagni, avviando una manutenzione predittiva al posto di quella lasciata in carico all’end user. Un altro tema è quello della servitizzazione delle macchine. Se lavoro in mercati sufficientemente maturi, posso cominciare a non vendere più la macchina, e vendere la funzione della macchina. Uno dei modelli di business che stiamo studiando per la CytroBox è vendere non il prodottto ma la potenza erogata. Perché alla fine un costruttore di macchine non ha bisogno della fisicità della centrale, ha bisogno della portata e della pressione che vengono prodotte dalla macchina”. 3/2019 | INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE
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igital Trasformation Dal piccolo progetto al quadro complessivo
Verso la servitizzazione
Questo trend si è affermato da anni nell’IT. IBM vendeva i mainframe con il massimo di CPU installate, ma il cliente pagava per le CPU che usava effettivamente, e se serviva più potenza, venivano sbloccate (e pagate) più CPU. Le stampanti aziendali ormai non si vendono, si noleggiano a lungo termine con contratti basati su numero di pagine stampate e costo/pagina concordato. E i servizi in cloud sono l’apoteosi del concetto: non compro più il centro di calcolo, ne affitto uno e lo pago per quanto lo uso. Nell’OT dell’Industry 4.0 Bosch prevede quindi una dinamica simile? “I trend sono questi, e porteranno a cambiare la prospettiva del go-tomarket di un prodotto. Certo vendere la centrale, vendere la componentistica è ancora il core business di Bosch Rexroth, ma cominciare a pensare a lavorare a quattro mani con il costruttore, per andare dal suo cliente e dirgli che, a fronte di questi vantaggi, non si deve più parlare di prezzo, ma cominciare a parlare di total cost of ownership, di return on investment, non tanto del singolo componente ma dato da tutta la macchina. Alla fine a un’azienda che produce contenitori per cucina non interessa quanto paga la macchina, gli interessa quanto gli costa ogni scatola che produrrà. E se riusciamo a spostare il capitale inve28
stito, anche in iperammortamento, da capex a costi operativi, probabilmente riusciamo a cambiargli anche le dinamiche di cassa, e magari riusciremo ad avere un approccio – ma questo è molto, molto Beyond – e un modello di business che permetterà di abilitare macchine diverse e tecnologie diverse che saranno disponibili al momento o tra 2 o 3 anni, come il 5G”. Ma anche senza lanciarci avanti verso i futuri modelli di business legati alla servitizzazione, già oggi ci sono argomenti concreti per ricorrere a soluzioni di questo tipo. “La centrale CytroBox costa di più di una tradizionale, però risparmia l’80% di energia. Potremmo anche pensare di dare la centrale allo stesso costo di quella tradizionale e recuperare il delta con il risparmio energetico del mio cliente. Non perché siamo generosi, ma perché il nostro prodotto gestisce un numero tale di dati che saremo noi a presentargli la bolletta. Cambia la prospettiva. La tecnologia è disponibile, se non adesso fra tre mesi o tre anni. Il tema impatta sull’intera architettura aziendale dalla progettazione del prodotto al gestione che per supportare la servitizzazione io devo avere un sistema gestionale, un Erp, che oltre gestire la vendita di un codice prodotto deve prevedere la vendita di servizi o addirittura basare la remunerazione sulla produzione del cliente”.
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Il dubbio, a questo punto, è sul come si sposa il fatto di avere una visione complessiva e contemporaneamente partire con piccoli progetti. Non si rischia di trovarsi con tanti standard che non parlano fra loro? “Due punti importanti: il primo è che Bosch crede fermamente negli standard aperti, OPC UA, TSN, per esempio, e tutti quegli elementi costitutivi dell’architettura HW/SW che ci contraddistinguono rispetto a chi sceglie protocolli proprietari. Questo è un tema che ci permette di entrare in un’azienda, dove tipicamente si trovano scenari disomogenei, e uniformarli attraverso sistemi HW/SW, così che i sistemi informativi possano vedere la fabbrica o la linea di produzione secondo standard aperti. È importante riuscire in futuro a uscire dalla numerosità degli standard dei bus di campo che abbiamo a bordo delle singole macchine, e spero che il TSN ci aiuterà a fare questo. Nel frattempo noi ci appoggiamo a standard di fatto come OPC UA – Bosch Rexroth ha l’OPC UA tra i più sviluppati sul mercato – e riusciamo a essere veramente precisi sui dati necessari da raccogliere rispetto alla macchina. Abbiamo i nostri gateway che sono nativamente configurabili rispetto a standard di fatto come Mysql, ad Azure, ad AWS”. La battaglia fra standard proprietari, e standard aperti è un deja-vu per chi arriva dall’IT. Ma Bosch partecipa a iniziative di standardizzazione in qualche modo? “Ovviamente sì, il gruppo Bosch è presente nei consorzi di standardizzazione di Industry 4.0, siamo nei consorzi di OPC UA e TSN, nel consorzio per l’embedded software, siamo parte integrante di quei comitati di standardizzazione che afferiscono agli standard aperti. Abbiamo fatto questa scelta di lavorare su standard aperti molti anni fa, perché per noi saranno fondamentali e garanzia di soluzione a prova di futuro. Pensi alle aziende che sono di fronte a una sfida evolutiva di integrazione delle macchine, dove non c’è una chiara direzione. Qual è quell’architettura che può essere futureproof? Solo quella aperta, perché mi permette di adattare la mia architettura di fabbrica all’evoluzione più opportuna. Se io mi blindo rispetto a una piattaforma, mi devo affidare che sia il meglio possibile rispetto al mio fabbisogno, invece di lavorare sfruttare la flessibilità di standard condivisi”. Quindi si tratta non di una scelta di campo, ma di una scelta di vantaggi competitivi che magari nel presente non si vedono, ma che in prospettiva diventano evidenti. “Siamo in una fase in cui sono partite diverse iniziative, e chi sopravvivrà è ancora da vedere: il tema della standardizzazione è complesso. Il TSN è sulla buona strada e siamo nel consorzio come lo siamo in quelli che offrono maggiore garanzia in termini di prospettiva. Estendendo il concetto, siamo anche attivi nel mondo blockchain. Ma l’uso della blockchain nell’automazione va, al momento per quanto riguarda l’automazione, oltre il beyond…”.
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who’s who]
w Il volto delle imprese
who’s who] della meccanica e dell’automazione
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della meccanica e dell’automazione
Robotica
di Silvano Corridolo
Davide Fuoco, Managing Director per l’Italia di Elmo, mostra un prototipo di Quartetto
Il piccolissimo sistema di controllo del movimento a 4 assi è stato selezionato per la “Lista RBR50 di Robotics Business Review 2019”.
ELMO QUARTET ENTRA IN LISTA Chi ha avuto modo di passare allo stand Elmo all’ultimo SPS di Parma avrà probabilmente potuto dare un’occhiata da vicino al prototipo di Quartet, un sistema di controllo del movimento in miniatura a 4 assi con controllo multiasse avanzato, potenti servoazionamenti integrati 4 x 5kW, con sicurezza avanzata e funzionalità di rete. In miniatura non è detto così per dire: il prototipo che ci ha mostrato in SPS Davide Fuoco, Managing Director per l’Italia di Elmo, stava tranquillamente nel palmo della sua mano. Quartet è stato anche l’argomento principale della presentazione tenuta da Elmo nella parte convegnistica dell’SPS, e si inserisce nella sua linea di prodotti che realizzano la vision di Elmo del “controllo centralizzato/distribuito” - un apparente ossimoro, che però si concretizza per esempio in apparecchiature in grado di lavorare sotto controllo centralizzato ma dotate anche di intelligenza locale per poter agire autonomamente se richiesto. Il Quartet è gestito da un semplice ambiente di programmazione fatto per implementazioni veloci, intelligenti e facili di qualsiasi applicazione a 4 assi. Il modulo a 4 assi può funzionare come unità autonoma, nonché come nodo EtherCAT standard all’interno di una rete. L’efficienza degli azionamenti e la stretta integrazione di tutti i componenti si traducono in una soluzione di controllo multiasse completa con un ingombro di pochi centimetri quadrati – una superficie inferiore, appunto, a quella del palmo di
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una mano. Parlando dei punti di forza, il modulo Quartet porta a risparmi in termini di costi e di spazio, minima dissipazione di calore, cablaggi minori e semplificati, minori costi di sicurezza e una semplicità generale che porta a creare prodotti con tempi di immissione sul mercato più brevi. Inoltre, grazie alle sue dimensioni minime, questo modulo può essere montato all’interno del sistema come parte integrante, invece che in un armadio esterno tradizionale. Infine, è abbastanza potente da coordinare il movimento multiasse di SCARA, Delta, Gantry e altre cinematiche robotiche che operano ad alta velocità e precisione.
Seconda volta in lista
Come l’anno scorso, anche quest’anno Elmo Motion Control è stata inserita nell’elenco RBR50 del 2019 delle migliori aziende di robotica, e proprio per la presentazione del Quartet. L’elenco RBR50 2019 è pubblicato da Robotics Business Review per riconoscere le aziende che rappresentano i principali leader nel panorama della robotica, ed è l’elenco più completo delle aziende di robotica da seguire. Quest’anno il team editoriale di Robotics Business Review ha collaborato con la società di analisi globale IDC per scegliere i vincitori fra centinaia di aziende, puntando su quelle che realizzano prodotti veramente innovativi, che hanno raggiunto il successo commerciale e che hanno trasformato i loro mercati verticali. Le aziende selezionate per la lista del 2019 si occupano di robotica commerciale e industriale, e comprendono produttori di componenti, robotica collaborativa, robot mobili autonomi, intelligenza artificiale, robotica sanitaria e di servizio e altro ancora. “Siamo entusiasti di essere stati nuovamente selezionati per la RBR50 2019”, ha dichiarato Haim Monhait, CEO di Elmo. “Questo riconoscimento è stato ottenuto grazie al nostro team di Elmo e alla nostra dedizione allo sviluppo di soluzioni di movimento rivoluzionarie per l’industria robotica”.
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S M A R T V I S I O N F O R U M / D i S i lva n o C o r r i d o l o
LA SECONDA GIOVINEZZA DELLA VISIONE ARTIFICIALE Lo SmartVision Forum organizzato a Bologna da ANIE e AidAM, è stata l’occasione di esplicitare le tante opportunità aperte all’industria dall’utilizzo delle tecnologie di visione artificiale, soprattutto se combinate con quelle dell’intelligenza artificiale.
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Fra le tante tecnologie abilitanti, quella della visione artificiale sta assumendo negli ultimi tempi un ruolo sempre più centrale nell’industria, perché consente di espandere in modo netto le potenzialità dei macchinari – in primo luogo robot e AGV, ma anche linee di produzione, sistemi di logistica e mille altri oggetti e impianti. La machine vision ha alle spalle ormai diversi decenni di sviluppo ed è quindi una tecnologia matura, ma sta vivendo una seconda giovinezza, grazie soprattutto all’introduzione di elementi di intelligenza artificiale e machine learning. Non stupisce quindi che la prima edizione dello SmartVision Forum, tenutasi martedì 25 giugno al Palazzo dei Congressi di Bologna, sia stata un successo, sia in termini di aziende partecipanti che di pubblico. A credere nel progetto del Forum, nato un paio di anni fa, due importanti associazioni di categoria, AidAM – associazione italiana di automazione meccatronica, che rappresenta 70 aziende con oltre 600 milioni di fatturato e 2000 dipendenti – e ANIE Automazione, che raggruppa 120 aziende per un fatturato complessivo di 5 miliardi di euro. Possiamo dire che ANIE porta il 32
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punto di vista dei fornitori di componentistica, mentre AidAM dà voce ai distributori, agli integratori e alle applicazioni. Le due associazioni hanno coinvolto nel progetto Messe Frankfurt, di cui sono note le capacità organizzative e la conoscenza approfondita del settore industriale. A dare un’ulteriore connotazione sovranazionale la collaborazione con la VDMA tedesca, associazione di robotica e automazione, che ha mandato il direttore del suo Machine Vision Group, Anne Wendel, a tenere uno speech alla sessione plenaria, durante il quale ha mostrato alcuni dati sul
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SMART VISION FORUM/
I trend tecnologici: visione 3D e deep learning Il Forum comprendeva anche una sala espositiva con gli stand di 21 aziende attive nella machine vision. Molte di queste aziende hanno partecipato attivamente al programma convegnistico, consentendo agli organizzatori di schedulare un nutrito programma di presentazioni, organizzate su due percorsi paralleli dedicati rispettivamente alle tecnologie e alle applicazioni. Tutte le presentazioni sono disponibili in formato PDF e scaricabili sul sito del forum, all’indirizzo www. smartvisionforum.it. Fra le presentazioni che abbiamo potuto seguire, citiamo quella di Serena Monti di Sick, che verte sull’analisi delle differenze fra le tre principali tecnologie di visione
3D, tempo di volo, triangolazione laser e stereoscopia. Lorenzo Benassi ha parlato della tecnologia della videocamera time of flight di IFM, capace di coprire 20 metri quadri da 5 metri di altezza senza utilizzare illuminatori supplementari. Matteo Melli di Cognex ha mostrato l’uso combinato di tecnologie di deep learning e di visione tridimensionale per semplificare il controllo e ottenere il massimo risultato. Alessandro Colombi, di Wenglor, racconta di un’applicazione della visione 3D alla pallettizzazione robotizzata. La presentazione ha vinto il premio del Comitato Scientifico per la categoria Applicazioni.
Un momento della premiazione
mercato mondiale della robotica e in particolare della visione artificiale. Nelle intenzioni degli organizzatori, il Forum dovrebbe diventare un momento annuale di confronto sulle tematiche della Machine Vision e già si parla, per le prossime edizioni, di un evento itinerante, con sede ogni anno diversa, e di possibili sviluppi transnazionali.
Dalla tecnologia alle applicazioni
Il Forum si è inaugurato con una sessione plenaria durante la quale hanno portato il loro saluto i responsabili delle varie associazioni e organizzazioni coinvolte. A 34
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Visione e automazione Ricordiamo poi Marco Raymo di B&R, che nella sua esposizione spiega i vantaggi del sistema di visione integrato con l’automazione realizzato in house da B&R, il quale consente un perfetto controllo della luce, prestazioni eccellenti e facile inserimento nel sistema di automazione. Mahmood Talouzi di Beckhoff presenta invece una tecnologia che permette di realizzare applicazioni di visione elaborando in real-time le immagini direttamente all’interno del PLC. Visione per il Food & Beverage Federico Brioschi di Omron nella sua presentazione parla di serializzazione e
partire da Donald Wich, AD di Messe Frankfurt Italia, che ha fatto presente come la crescita di un Paese dipenda dalla produttività e che le tecnologie come la Visione Artificiale incidono proprio sulla produttività e qualità dell’industria. Michele Viscardi, presidente di AidAM, ha ricordato come la visione sia una tecnologia abilitante, in quanto con essa tutti i prodotti possono diventare intelligenti, adattandosi all’ambiente che li circonda (pensate ai robot) e vivendo una sorta di seconda giovinezza, per giunta con una maggiore accessibilità, sia dal punto di vista tecnico che economico. Marco Vecchio, segretario di ANIE Automazione, ha anche annunciato la preparazione di una guida sui sistemi di visione dedicata agli utilizzatori, che è già stata messa a disposizione sui siti delle due associazioni. Lo potete scaricare gratuitamente compilando il modulo che trovate a questo indirizzo: https:// anieautomazione.anie.it/guida-sui-sistemi-di-visioneindustriale/#.XUwN28Zabu0, oppure direttamente da qui: https://www.aidam.it/dettagli_documento/53/ Guida-Sistemi-di-Visione. Si tratta di un PDF di una sessantina di pagine in cui sono trattati tutti i punti relativi alla componentistica e alle tecnologie applicative, completati da alcuni case study e informazioni su come creare un sistema di visione e sulle relative certificazioni. A fare gli onori di casa Marco Lombardo, assessore alle attività produttive del Comune di Bologna, che ha ricordato come sia importante aumentare la consapevolezza del pubblico sulla tematica della Visione Artificiale. Secondo Lombardo, bisogna promuovere la visione come miglioramento della qualità e come sistema migliora della qualità del processo produttivo, con impatto diretto sul tema della sicurezza sul lavoro. E bisogna anche promuovere una cultura della visione. Anche per evitare che la robotica in genere venga vista come qualcosa che ruba il lavoro. Secondo Lombardo, a rischiare sono solo coloro
che fanno lavori a basso contenuto di conoscenza. Luca Rossi, Direttore di Confindustria Emilia Romagna, è intervenuto subito dopo mettendo in rilievo la necessità di investimenti e competenze per far fare un salto in avanti alle imprese. E ha annunciato che il progetto regionale “Verso Industry 4.0” ha visto la partecipazione di 1030 imprese, con 4.300 persone formate tra figure chiave, imprenditori e tecnici di alto livello. Visti gli ottimi risultati, ci si sta preparando al lancio di una “fase 2”, nella quale la regione conta di coinvolgere 1.000 imprese e più persone che nella fase uno, questa volta con un approccio non più su una singola tematica, ma su 5 diverse filiere produttive del territorio. Ultimo intervento della mattinata è stato quello di Anne Wendel, direttore del Machine Vision Group della VDMA, l’associazione tedesca del settore dell’ingegneria meccanica. Alla Machine Vision è dedicato uno dei tre gruppi di lavoro della “divisione” dedicata a Robotica e
Gli stand espositivi
Automazione. Wendel ha illustrato una serie di dati sui mercati della robotica e dei sistemi di visione, che mostrano una crescita a due cifre sul mercato cinese (+21,6%), che in questo momento è il vero motore mondiale della robotica, e crescite più contenute ma consistenti nel vecchio continente (EU +9,5%, Italia +8%, Germania +4% prevista in calo) e in USA (+9,2%). A chiudere la sessione plenaria c’è stata una breve cerimonia di premiazione. Il comitato scientifico del Forum, guidato dal Presidente Carlo Alberto Avizzano della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, ha infatti premiato le memorie più interessanti presentate all’evento dalle aziende. Il premio per la migliore relazione nel settore tecnologie è andato alla Video Systems, mentre la menzione speciale è andata a Advanced Technologies. Per il settore applicazioni, è stata premiata Wenglor mentre ADAT ha fatto sua la menzione speciale.
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Eventi
di redazione
Tecnologia e innovazione protagoniste di SPS IPC DRIVES 2019
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Grande successo per la nona edizione della fiera dell’automazione, per l’industria intelligente, digitale e flessibile. Dopo l’incremento in termini di espositori e di superficie arriva una crescita a doppia cifra in termini di visite a Parma: 41.528 visitatori (+18%) e 854 espositori (+6%).
Automazione, digitale, robotica, meccatronica e formazione sono stati gli ingredienti di successo dei sei padiglioni espositivi a SPS Italia 2019 animati dagli oltre 850 espositori. L’area che si è snodata tra i padiglioni 4, 4.1 e 7, District 4.0, ha raccontato con demo funzionanti il tema dell’integrazione e cooperazione tra tecnologie e competenze. I visitatori sono stati sorpresi da robot collaborativi e
cooperativi, da macchine connesse e dalle potenzialità delle tecnologie digitali per il miglioramento delle prestazioni e dell’efficienza. Un percorso fortemente apprezzato per la capacità di raccontare temi difficili in un modo semplice e non banale, con le voci dei più importanti fornitori ed esperti di tecnologie, ma anche attraverso un dibattito sulle competenze e sul loro ruolo nella fabbrica di domani, supportato dalle principali academy e istituti di formazione.
“Questa edizione di SPS Italia si è chiusa con una crescita importante di visitatori” ha dichiarato Fabrizio Scovenna, Presidente ANIE Automazione. “Veniamo da anni di sviluppo positivo dei nostri mercati e viaggiamo sull’onda della ‘digital transformation’ quindi gli investimenti e l’innovazione sono il volano principale del successo di SPS Italia a cui vanno aggiunte la
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professionalità degli organizzatori e la capacità di tutti coloro che contribuiscono, espositori, associazioni, università, di generare contenuti di grande interesse. Come ANIE Automazione siamo molto soddisfatti di questa edizione a cui daremo naturale continuità nei prossimi Forum: Sistemi di visione, Telecontrollo, Meccatronica e Software Industriale”.
Donald Wich, Amministratore Delegato di Messe Frankfurt Italia afferma: “Siamo entusiasti degli eccellenti risultati ottenuti grazie ai visitatori che hanno affollato gli stand già dal primo giorno di fiera in un contesto rivolto al futuro e all’innovazione. Un’affluenza che premia i nostri espositori che con anteprime mondiali, nuove soluzioni e demo interattive hanno contribuito a una nona edizione coinvolgente e ‘in crescendo’.” La prossima edizione a Parma dal 26 al 28 maggio 2020.
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Eventi
videoreportage
Datalogic Giuseppe Centola, industry marketing senior manager manufacturing di Datalogic, dall’edizione della fiera SPS di Parma, parte presentando una serie di prodotti innovativi per l’industria 4.0. Dalla gamma Matrix, i lettori industriali fissi per la tracciabilità dei componenti sulle linee produttive. Poi le soluzioni per la marcatura industriale e la verifica del codice marcato, come il marcatore laser Ares 400, leggero e compatto, che può essere montato su bracci robotici.
Festo Chiara Quagliotti, marketing communication manager di Festo, presenta le ultime novità in termini di innovazione industriale, dal training e supporto al cliente, passando per l’ispirazione verso le tecnologie del futuro. Giorgio Centola invece, il responsabile marketing, fa riferimento a come durante la SPS l’azienda abbia intrapreso un percorso per rendere le macchine dei clienti più efficienti e sicure. Infine il product manager Roberto Epifani, mostra una linea automatica e automatizzata in 4 stazioni: sistemi di visione, la parte meccanica, sistema di incollaggio e sistema di pick and place con rotazioni.
Elmo Motion Control Tomer Goldenberg di Elmo, dove ricopre il ruolo di direttore marketing, sottolinea innanzitutto la presenza sul mercato mondiale dell’azienda e dei suoi azionamenti ad elevate prestazioni nei settori ad alta precisione come il packaging, l’aerospaziale o la robotica medicale. Dopo un accenno ai servo drive, considerati tra i più piccoli e potenti al mondo, Goldenberg concentra l’attenzione sul lancio di una nuova tecnologia. Si tratta di un sistema di motion control in miniatura a 4 assi e con funzionalità di controllo multiasse avanzate.
Giovenzana International Massimo Giovenzana, general manager di Giovenzana International, spiega come l’azienda, leader internazionale nel settore dell’automazione del lift e dell’handling, stia entrando nel mercato dell’Atex e dell’explosion proof per la realizzazione di involucri. Gli altri prodotti presentati sono un’innovazione per il lift e l’automazione, settori dove l’azienda copre una buona parte del mercato interrnazionale. 38
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Lapp Gaetano Grasso, direttore marketing di Lapp, racconta che, per la filiale italiana del gruppo tedesco leader nella produzione di cavi e accessori, la scelta è quella di presentarsi alla SPS senza prodotti, in uno stand immerso nel verde. Il motivo è lo spostamento del focus dai prodotti alle competenze dell’azienda, per far sentire il cliente al centro e protetto da qualsiasi complicazione. L’ultima novità riguarda l’ampliamento della gamma di cavi per le smart factory, con i prodotti per qualsiasi applicazione e in qualsiasi condizione ambientale.
Omron Marco Spimpolo, regional marketing manager di Omron, parte dalle novità. La prima è Forpheus, robot in grado di giocare a ping pong con un umano, e “che vuole allenare l’uomo a milgiorare le sue capacità. L’altra grossa innovazione è il concept della flexible production e cioè l’idea di cambiare il modo di fare manifattura, senza una linea produttiva, ma con più celle in cui effettuare lavorazioni quando serve.
OnRobot Thierry Delmas, general manager di OnRobot per il sud Europa, sottolinea come il focus dell’azienda danese sia sui robot collaborativi, in grado di migliorare il sistema produttivo. Per ri robot bastano 30 minuti di programmazione e l’azienda è responsabile della creazione delle mani e delle braccia dei robot.
Panasonic Michele Frare, responsabile della divisione automazione di Panasonic, presenta le soluzioni meccatroniche e di connettività dell’azienda per i costruttori di macchine. In fiera alla SPS sono state presentate 2 anteprime mondiali. La prima è la A6 multi, un servoazionamento modulare innovativo. E poi l’I4C, un gateway per la connettività 4.0 che collega il campo alle esigenze dei moderni gestionali.
Eventi
videoreportage
Pfannenberg Ambra Lazzari, responsabile marketing di Pfannenberg Italia, parte ricordando che sono ormai 20 che l’azienda è presente nel nostro paese. L’azienda coproduce e offre 3 linee di prodotti: il condizionamento per i quadri elettrici, che va dai ventilatori con filtro ai condizionatori e la segnaletica acustica e luminosa.
Rittal Edagrdo Porta, direttore marketing di Rittal, racconta le novità presentate dall’azienda alla fiera SPS, a partire dallo stand dove Eplan e Rittal propongono le proprie soluzioni in sinergia. La prima con sofware per quadri elettrici e la seconda per componenti e impiantistica. Poi le innovazioni di Rittal come la linea di prodotti VX25 per il mondo del food e del packaging e in particolare le cassette di derivazione KL e gli armadietti compatti della serie AX. C
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Pilz Horst-Dietrich Kraus, vice presidente del reparto marketing e comunicazione di Pilz, illustra l’offerta dell’azienda nel settore sicurezza, con sensori, attuatori e PLC. L’obiettivo dell’azienda, da realizzare tramite la collaborazione con le smart factory, è quello di definire un insieme di standard per l’industria 4.0. Giovanni Sangiorgio, divisional manager dell’azienda, presenta invece la smart factory che coniuga tutte le caratteristiche della fabbrica intelligente come la modularità, la connettività e la capacità di personalizzare componenti per le produzioni flessibili.
Rockwell Fabrizio Scovenna, direttore di Rockwell Automation Italia, punta l’attenzione sulla digitalizzazione delle imprese, presentando l’alleanza con PTC e i prodotti software della Factory Talk. Altro elemento di forza le soluzioni più tradizionali per la meccatronica sempre più integrate per hardware e software con l’obiettivo di aiutare il cliente nel percorso della trasformazione digitale.
SICK Marco Catizone, head of industrial integration space and shares services unit, inizia raccontando le novità proposte alla SPS. La prima, in anteprima mondiale, è l’Outdoor scan 3, il primo scan di sicurezza per applicazioni outdoor, certificato per lavorare in ambienti esterni. Poi l’implementazione dei concetti di industria 4.0 con la creazione di uno stabilimento di produzione modello a Friburgo. 40
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Eventi
videoreportage
Siemens Giuliano Busetto, presidente di Siemens industry software, spiega che in fiera, oltre alle tecnologie dell’azienda, erano presenti due macchine automatiche: una per il confezionamento di patatine, e la seconda, la 5E90 prodotta dalla IMA, per la realizzazione di capsule per il caffè. A livello di tecnologie, spazio all’intelligenza artificiale e le. Piattaforme tecnologiche rinnovate.
Wago Marco Lazzaroni, product manager delle interfacce di Wago elettronica, mette l’accento sulla grande novità dell’azienda, gli alimentatori della serie Pro 2. Le caratteristiche principali sono la più alta efficienza sul mercato, fino al. 96,3% sul 40 ampere, e gli ingombri ridotti che permettono di risparmiare spazio; infine la comunicazione per ricevere dati in tempo reale sull’alimentatore.
Sonepar Paolo Spotti, responsabile nazionale dei mercati specialistici di Sonepar Italia, azienda leader nella distribuzione di materiale elettrico, parte da uno dei focus dell’azienda: l’automazione industriale. Le novità invece sono rappresentate dalla nuova struttura di assistenza per i clienti, i competence center e poi la app Sonepar, dedicata al mondo del controllo dal remoto dell’automazione industriale.
WEG Fabrizio Arosio, responsabile automazione di WEG Italia, oltre ai prodotti come inverter e controls, sottolinea il lancio di una guida interattiva per sensibilizzare i clienti sull’utilizzo degli inverter con il fine di spiegare come scegliere questa tipologia di macchine e lo scopo di ridurre i consumi energetici e aumentare l’affidabilità dei sistemi. 42
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All’interno l’elenco completo dei soci FME
- Fax 0823 220651 CAMPANIA Tratto, 261 - Tel 0823 446177 SPA - ELEX - Viale Lincoln 1° 833694 CE - 81100 - CASERTA - ALFIERI Tel 0824 833766 - Fax 0824 SPA - ELEX - Via Appia, 74 0825 680106 - Fax 0825 680106 AV - 83017 - ROTONDI - ALFIERI ITALIA - Via Rivarano, 16 - Tel IRPINO - APRILE SPA - FEGIME AV - 83024 - MONTEFORTE
COMMERCIO ELETTRICO
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Per PENSARE, PROGETTARE e COSTRUIRE SOSTENIBILE CONTROL La Meccatronica
N. 64 ¡ Anno XI ¡ dicembre 2016
bimestrale
Organo ufficiale
bimestrale
di Gianni Massa
ISSN: 2038-0895
FEDERAZIONE NAZIONALE ELETTRICO DI MATERIALE GROSSISTI DISTRIBUTORI
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20 luglio 1969. Sono trascorsi cinquant’anni dal giorno in cui Neil Armstrong aprĂŹ il portellone dell’Apollo 11 e scese i gradini della scaletta piĂš famosa della storia. Quel viaggio è rimasto impresso nella memoria insieme alle altre missioni Apollo, i lanci dei satelliti russi Sputnik, il cane-astronauta Laika e la Guerra Fredda. Erano gli anni della sfida alla conquista dello spazio tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Gli anni degli ideali, della comunitĂ , dell’uguaglianza. Della speranza per una societĂ piĂš giusta. Gli anni delle utopie. Erano anche anni di ricerca e di grandi sfide. Il 12 aprile 1961, Jurij Gagarin fu il primo uomo a volare in orbita. VentitrĂŠ giorni dopo, l’astronauta Alan Shepard affrontò un volo suborbitale; e ancora, il 20 maggio John Kennedy annunciò al congresso di voler portare l’uomo sulla luna con il programma Apollo “non perchĂŠ è facile, ma perchĂŠ è difficileâ€?. Nel 1968, precisamente la notte della Vigilia di Natale, William Anders, uno dei membri della missione Apollo 8, scatta, forse inconsapevolmente, una semplice fotografia passata alla storia con il nome di “Earthriseâ€?, l’Alba della Terra. Il nostro pianeta, visto dall’oblò dell’Apollo 8 in orbita attorno alla luna, è un puntino blu nell’oscuritĂ .
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di GIOVANNA ROSADA
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gni campo dell’architettura e dell’ingegneria nel senso piĂš ampio del termine ha fatto progressi, ha modificato modalitĂ , metodologie, tecnologie, mezzi e strumenti, fatto ricerche e scoperte. Le idee sono progredite, sono mutate, si sono evolute; si sono adeguate alla societĂ o hanno modificato modi e stili di vita. Nessuno si è mai posto il problema se fosse giusto o sbagliato; la cultura del “fareâ€? ha privilegiato la sperimentazione e ha insegnato che dagli errori si può imparare, crescere, progredire e migliorare. Non è mai stato chiesto ai professionisti se fossero d’accordo con un “SIâ€? o con un “NOâ€?. Ăˆ stato dato semplicemente per scontato che il cambiamento fosse insito nella natura dell’uomo e nel nostro caso dei professionisti, nella loro ricerca di miglioramento e progresso per il bene comune. Ci sono stati “siâ€? e “noâ€? dettati da successi e insuccessi; il buon senso e la competenza hanno sempre fatto da guida nelle scelte e quindi nell’evolversi delle professioni. Per la politica evidentemente è diverso; ma ciò dimostra solo uno scollamento fra i problemi pratici della quotidianitĂ dell’individuo e l’incapacitĂ della politica ad adeguarsi. Il buon senso non fa da guida; un referendum che fa contento/scontento la metĂ dei cittadini resta un problema non risolto. Il cambiamento è necessario e la civiltĂ parla da sola a tal proposito; ma il cambiamento dovrebbe godere della fiducia e della certezza di tutti i cittadini quando si parla di politica. Se tutti quanti noi quando attraversiamo un ponte o saliamo sulla cima di un grattacielo diamo per scontato di poterci fidare di chi ha pensato il progetto, forse non vuol dire che i professionisti potrebbero insegnare e dire il loro pensiero con piĂš forza alla politica? n
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iorganizzazione delle divisioni operative del Cni. E, in prospettiva, due sfide: quella dei servizi per gli iscritti e delle strutture territoriali. Armando Zambrano, presidente uscente del Consiglio nazionale degli ingegneri, si prepara a governare la categoria per altri cinque anni: dal 2016 guiderĂ gli ingegneri fino al 2021, quando completerĂ i suoi dieci anni di mandato. In attesa che arrivi l’ufficialitĂ del ministero della Giustizia e che i consiglieri designati indichino lui come nuovo presidente, è giĂ possibile fare il punto sulle prime mosse del nuovo Governo del Cni. “Siamo desiderosi di partire, visto che dai territori è arrivata un’indicazione cosĂŹ forte per la continuitĂ del Consiglio nazionale uscenteâ€?, è stata una delle prime dichiarazioni fatte da Zambrano.
a pag. 15
Nr.01 – VENERDÏ 13 GENNAIO 2017
Raddoppiati i programmi per le opere pubbliche, un trilione → pag.3 di dollari per infrastrutture e stimolo ai consumi. Gli effetti in Europa e le opportunità per le imprese italiane. La Cop22 di Marrakech e le politiche Usa sulle emissioni. alle pagg. 6-7
→ pag.37
a pag. 7
INTERVISTA ALL’ARCH. DE LUCCHI
“Il museo del futuro è il mondo interoâ€?
I pareri degli Ordini dopo l’esito del referendum del 4 dicembre
Abbiamo sentito alcuni Ordini per commentare un ipotetico scenario all'indomani delle dimissioni di Renzi. Nelle parole dei Presidenti inter pellati è fortissima la preoccupazione sull’ennesima battuta d’arresto di un Paese in affanno. StabilitĂ e certezza sono oggi piĂš lontane per lo meno dal punto di vista temporale. Come sottolinea Varese “Ora gli ac cordi tra CNI e Governo che fine faranno?â€? / alle pagg. 18Â19
Eucentre per ricostruire la sicurezza A Pavia il Centro Europeo di Ricerca e Formazione in Ingegneria Sismica
a pag. 9
a pag. 10
CASSA DEPOSITI E PRESTITI
Parte il piano 'smart city' 1 miliardo per 14 cittĂ
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L’anello che mancava: l’utensile connesso al sistema produttivo
L’utensile “intelligenteâ€? è il naturale completamento del complesso sistema produttivo che si basa sulla raccolta e l’analisi dei dati provenienti da macchine e strumenti di misura in costante dialogo tra loro. In altre parole un nuovo passo avanti verso la creazione della fabbrica completamente automatica. [pag. 7]
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Rettificatrici Ghiringhelli: 95 anni sull’onda dei mercati
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INTERVISTA Gianfranco Carbonato, un’emozione che dura da quarant’anni
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Le ultime novitĂ nella grande vetrina di Verona
Pulire 2017: insieme per vincere le sfide del futuro
di Maurizio Pedrini
E
ccoci arrivati a Pulire 2017, il grande appuntamento internazionale del professional cleaning, che torna a Veronafiere per la sua ventitreesima edizione. Sono trascorsi 32 anni da quando la manifestazione, allora itinerante, approdò per la prima volta in riva all’Adige per poi tornarvi stabilmente nel 1991. Da allora Pulire ha percorso un ininterrotto cammino di crescita, rafforzando progressivamente la sua vocazione internazionale, di pari passo con l’affermazione del Made in Italy in Europa e nel mondo. Nel 2001 la manifestazione ha avviato, grazie al Progetto “Oltre Pulireâ€?, una solida partnership con Veronafiere, che ha l’ambizioso obiettivo di creare una fiera di sistema capace di rappresentare non solo l’industria del cleaning professionale ma anche l’intera gamma di attivitĂ comprendenti il facility management, la gestione dei servizi integrati e quella eco-sostenibile del territorio. Un impegno stimolante, che ci auguriamo possa essere portato avanti con il sostegno della nuova presidenza di Veronafiere. Da alcuni anni, del resto,
alla faticosa professione dell’igiene professionale. Ci accingiamo a vivere Pulire 2017 con la stessa intensità di sempre, pronti al frenetico incalzare di momenti da condividere e ricordare nel tempo, con la curiosità di svelare le novità proposte per la prima volta dalle aziende su questo straordinario sipario. Il ricco programma di convegni svilupperà i grandi filoni avviati dal Forum Pulire svoltosi a Milano nel settembre scorso. A Pulire Outdoor, in particolare, si parlerà di economia circolare ma non mancheranno convegni, i talk show, per approfondire tanti altri temi. Ci auguriamo che la fiera riesca ad attrarre gli utilizzatori finali, catalizzando l’interesse dei Paesi emergenti e delle economie che rappresentano, ormai, l’immediato futuro. Siamo fiduciosi che Pulire 2017 saprà calarsi sempre piÚ in un contesto della comunicazione interattiva e digitale, per superare gli stessi confini produttivi del settore affermando non solo l’importanza di questo settore economico, ma anche quella della pulizia a 360 gradi nella dimensione economica, sociale e civile del nostro Paese. 
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UTENSILI
Il 2016 è un anno molto importante per Tiesse Robot. L’azienda festeggia infatti i 40 anni di attività : una storia lunga di successi nazionali e internazionali per le applicazioni della robotica in [pag. 6] ambito industriale.
UTENSILI
INTERVISTA Gianfranco Carbonato, un’emozione che dura da quarant’anni
40 anni di storia e successi nella robotica industriale
L’anello che mancava: l’utensile 11/12/17 18:00 connesso al sistema produttivo
Ovako, fornitore finlandese di acciai, ripropone sul mercato la qualitĂ M-Steel. Grazie ad un incremento nella lavorabilitĂ M-Steel si caratterizza per affidabilitĂ , coerenza e prevedibilitĂ nelle lavorazioni, riducendo i cosĂŹ costi di pro[pag. 12] duzione.
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40 anni di storia e successi www.meccanica-automazione.com nella robotica industriale
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M-Steel qualitĂ da oltre 40 anni
Ovako, fornitore finlandese di acciai, ripropone sul mercato la qualitĂ M-Steel. Grazie ad un incremento nella lavorabilitĂ M-Steel si caratterizza per affidabilitĂ , coerenza e prevedibilitĂ nelle lavorazioni, riducendo i cosĂŹ costi di pro[pag. 12] duzione.
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settembre 2019
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Un ponte tra passato e futuro
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In occasione di BIMU 2016, i vertici DMG MORI hanno dato vita a un interessante dibattito con la stampa tecnica specializzata, evidenziando le strategie in atto per [pag. 8] rafforzare la posizione del Gruppo nel mondo e sul territorio italiano.
Un ponte tra passato e futuro
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Le imprese italiane piÚ puntano sempre su un’offerta green
Via libera alla finanza innovativa, quali risposte | alla stretta A T Tdel U Acredito? L I TĂ€
AUTOMAZIONE
RIVISTE CARTACEE
I rischi dell’Internet of Things
PRODUZIONE
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internazionale di Meccatronica In occasione di BIMUDizionario 2016, i vertici DMG MORI hanno dato vita a un interessante Dictionnaire international de mĂŠcatronique dibattito con la stampa tecnica specializzata, evidenziando le strategie in atto per [pag. 8] rafforzare lainternacionale posizione del Gruppo nel mondo e sulde territorio italiano. Diccionario de procesamiento mecatrĂłnica
IN QUESTO NUMERO
[pag. 14]
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In crescita il segmento degli aspiratori
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Macerie ovunque, interi paesi rasi al suolo, gente disperata, sguardi persi. No, non è lo scenario di guerra che ci arriva da qualche zona remota del mondo, a cui siamo tristemente abituati. Ăˆ la forza devastante del terremoto che ha colpito, e continua a farlo, il nostro Centro Italia. Una faglia che si è estesa per cinquanta chilometri, una ferita su quelle terre che non si potrĂ piĂš rimarginare. L’Italia è scossa, fisicamente e mentalmente; schiaffeggiata dalla mano della natura che a volte sa essere molto dura nella sua inarrestabile forza. Eppure il nostro paese risulta essere nelle prime posizioni per quanto riguarda l’utilizzo di tecnologie antisismiche nelle nuove costruzioni. Cosa succede allora? Alessandro Martelli, Presidente del Glis (Isolamento sismico e altre strategie di progettazione antisismica), ha dichiarato che “Oltre il 70% dell’edificato italiano attuale non è in grado di resistere ai terremoti che potrebbero colpirloâ€?. Il problema pertanto è la sicurezza delle costruzioni piĂš datate, e di un immenso patrimonio storico e culturale famoso in tutto il mondo, fatto di chiese, monumenti, palazzi storici, emblema di un passato grandioso che ha visto protagonisti i piĂš grandi artisti e ingegneri di tutti i tempi. Il tema della sicurezza degli ambienti in cui viviamo e lavoriamo, piĂš volte trattato dal nostro giornale e a cui le nostre imprese pongono molta attenzione, ritorna cosĂŹ alla ribalta in un frangente – purtroppo non l’unico negli ultimi anni - tanto eclatante quanto drammatico. Dalle pagine de L’Ammonitore abbiamo rivolto molti inviti al settore manifatturiero italiano a investire in tecnologie produttive innovative per continuare a essere competitivo, e questa volta ci sentiamo di invitare tutti a investire sulla propria sicurezza, lo Stato a salvaguardare la vita dei cittadini intervenendo significativamente sulle strutture pubbliche e sul nostro prezioso patrimonio artistico, perchĂŠ il futuro non si prevede, men che meno un terremoto, ma si prepara.
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Ăˆ vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti ivi inclusa la riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione
M E N S I LE D I PU LI Z I E I N D U STR IALI, SAN I FI CAZ I O N E E I G I E N E AM B I E NTALE
DE PENSA VER
Novembre/Dicembre 2016
nario di guerra che ci arriva da qualche zona remota del mondo, a cui siamo tristemente abituati. Ăˆ la forza devastante del terremoto che ha colpito, e continua a farlo, il nostro Centro Italia. Una faglia che si è estesa per cinquanta chilometri, una ferita su quelle terre che non si potrĂ piĂš rimarginare. L’Italia è scossa, fisicamente e mentalmente; schiaffeggiata dalla mano della natura che a volte sa essere molto dura nella sua inarrestabile forza. Eppure il nostro paese risulta essere nelle prime posizioni per quanto riguarda l’utilizzo di tecnologie antisismiche nelle nuove costruzioni. Cosa succede allora? Alessandro Martelli, Presidente del Glis (Isolamento sismico e altre strategie di progettazione antisismica), ha dichiarato che “Oltre il 70% dell’edificato italiano attuale non è in grado di resistere ai terremoti che potrebbero colpirloâ€?. Il problema pertanto è la sicurezza delle costruzioni piĂš datate, e di un immenso patrimonio storico e culturale famoso in tutto il mondo, fatto di chiese, monumenti, palazzi storici, emblema di un passato grandioso che ha visto protagonisti i piĂš grandi artisti e ingegneri di tutti i tempi. Il tema della sicurezza degli ambienti in cui viviamo e lavoriamo, piĂš volte trattato dal nostro giornale e a cui le nostre imprese pongono molta attenzione, ritorna cosĂŹ alla ribalta in un frangente – purtroppo non l’unico negli ultimi anni - tanto eclatante quanto drammatico. Dalle pagine de L’Ammonitore abbiamo rivolto molti inviti al settore manifatturiero italiano a investire in tecnologie produttive innovative per continuare a essere competitivo, e questa volta ci sentiamo di invitare tutti a investire sulla propria sicurezza, lo Stato a salvaguardare la vita dei cittadini intervenendo significativamente sulle strutture pubbliche e sul nostro prezioso patrimonio artistico, perchĂŠ il futuro non si prevede, men che meno un terremoto, ma si prepara.
#4maggio 2016 mensile
Editoriale
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ISSN: 2612-4068
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DIGITAL MARKETING → pag.37
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Italia scossa
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| M A C C H I N E U Trasi E Nal suolo, S I Lgente I disperata, sguardi persi. No, non è lo sce-
ÂŽ
Ăˆ vietata qualsiasi utilizzazione, totale o parziale, dei contenuti ivi inclusa la riproduzione, rielaborazione, diffusione o distribuzione dei contenuti stessi mediante qualunque piattaforma tecnologica, supporto o rete telematica, senza previa autorizzazione
Pulito
Nr.01 – VENERDÏ 13 GENNAIO 2017
Raddoppiati i programmi per le opere pubbliche, un trilione → pag.3 di dollari per infrastrutture e stimolo ai consumi. Gli effetti in Europa e le opportunità per le imprese italiane. La Cop22 di Marrakech e le politiche Usa sulle emissioni. alle pagg. 6-7
LA TRIVELLA
LA TRIVELLA
CASSA DEPOSITI E PRESTITI
TAX& LEGAL Partite IVA dal prossimo anno la contabilitĂ diventa un lavoro a tempo pieno e i costi salgono a pag. 15
GOVERNO IN CRISI
GOVERNO IN CRISI
Parte il piano 'smart city' 1 miliardo per 14 cittĂ
In USA volano le infrastrutture
segue a pag. 2
segue a pag. 2
CLEANING Acido ipocloroso sanificante sicuro e biologico
iorganizzazione delle divisioni operative del Cni. E, in prospettiva, due sfide: quella dei servizi per gli iscritti e delle strutture territoriali. Armando Zambrano, presidente uscente del Consiglio nazionale degli ingegneri, si prepara a governare la categoria per altri cinque anni: dal 2016 guiderĂ gli ingegneri fino al 2021, quando completerĂ i suoi dieci anni di mandato. In attesa che arrivi l’ufficialitĂ del ministero della Giustizia e che i consiglieri designati indichino lui come nuovo presidente, è giĂ possibile fare il punto sulle prime mosse del nuovo Governo del Cni. “Siamo desiderosi di partire, visto che dai territori è arrivata un’indicazione cosĂŹ forte per la continuitĂ del Consiglio nazionale uscenteâ€?, è stata una delle prime dichiarazioni fatte da Zambrano.
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Innovazione e cambiamento
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L’EDITORIALE
LA MIA SCOPERTA DEL PLC: CORREVANO GLI ANNI ‘80
di MATTEO PALO
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La Meccatronica nell’era 4.0
PUNTO E VIRGOLA
gni campo dell’architettura e dell’ingegneria nel senso piĂš ampio del termine ha fatto progressi, ha modificato modalitĂ , metodologie, tecnologie, mezzi e strumenti, fatto ricerche e scoperte. Le idee sono progredite, sono mutate, si sono evolute; si sono adeguate alla societĂ o hanno modificato modi e stili di vita. Nessuno si è mai posto il problema se fosse giusto o sbagliato; la cultura del “fareâ€? ha privilegiato la sperimentazione e ha insegnato che dagli errori si può imparare, crescere, progredire e migliorare. Non è mai stato chiesto ai professionisti se fossero d’accordo con un “SIâ€? o con un “NOâ€?. Ăˆ stato dato semplicemente per scontato che il cambiamento fosse insito nella natura dell’uomo e nel nostro caso dei professionisti, nella loro ricerca di miglioramento e progresso per il bene comune. Ci sono stati “siâ€? e “noâ€? dettati da successi e insuccessi; il buon senso e la competenza hanno sempre fatto da guida nelle scelte e quindi nell’evolversi delle professioni. Per la politica evidentemente è diverso; ma ciò dimostra solo uno scollamento fra i problemi pratici della quotidianitĂ dell’individuo e l’incapacitĂ della politica ad adeguarsi. Il buon senso non fa da guida; un referendum che fa contento/scontento la metĂ dei cittadini resta un problema non risolto. Il cambiamento è necessario e la civiltĂ parla da sola a tal proposito; ma il cambiamento dovrebbe godere della fiducia e della certezza di tutti i cittadini quando si parla di politica. Se tutti quanti noi quando attraversiamo un ponte o saliamo sulla cima di un grattacielo diamo per scontato di poterci fidare di chi ha pensato il progetto, forse non vuol dire che i professionisti potrebbero insegnare e dire il loro pensiero con piĂš forza alla politica? n
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Eventi
di redazione
CIBUS TEC
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in mostra l’eccellenza meccano-alimentare Cibus Tec, l’appuntamento fieristico internazionale dedicato alle tecnologie Food & Beverage aprirà la sua 52a edizione, Parma dal 22 al 25 Ottobre a Fiere di Parma, all’insegna del ‘’green’’.
E
Efficientamento energetico (nel panorama industriale italiano il settore agroalimentare presenta consumi di energia pari a circa l’11% del totale) sostenibilità, riduzione delle contaminazioni alimentari e degli sprechi ma anche igiene alimentare ed intelligenze artificiali. È in questa direzione che vanno infatti le centinaia di novità di prodotto esposte dal 22 al 25 ottobre. Si va dal tomografo computerizzato industriale (che sfruttando il principio dei raggi x, fa le TAC agli alimenti abbattendo i rischi di contaminazione) alle soluzione avanzate di packaging che riducono l’impiego di plastica fino all’80%; dagli impianti di recupero del calore disperso da forni ed impianti di cottura agli shuttle per pallet per le tecnologie di automatizzazione dei magazzini fino agli innovativi sistemi di filatura del formaggio come lo string cheese, o al nuovo paradigma di tracciabilità nel settore Food & Beverage, la serializzazione. Va nella direzione dell’innovazione tecnologica anche Cibus Tec Industry, il progetto che riproduce in fiera tre linee altamente automatizzate e funzionanti
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INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE | 3/2019
dedicate a più settori: caseario, carni e piatti pronti. Linee di produzione a ciclo completo dalla materia prima al prodotto finito fino a soluzioni avanzate di stoccaggio. Una vetrina globale, quella di Cibus Tec con tecnologie per tutte le filiere dell’agroalimentare (Frutta e Vegetali, Latte e derivati, Carne e Prodotti Ittici, Piatti Pronti) e l’ingresso di un nuovi comparti: Prodotti da Forno e derivati dai Cereali, Snack e Prodotti Dolciari. Con una crescita del 30% degli espositori e del 25% dell’area espositiva, l’edizione 2019 si presenta molto ricca. Nel complesso 1.300 aziende che potranno attingere, anche grazie al supporto di ICE-Agenzia, al più grande programma Top Buyer di tutte le fiere FoodTec con oltre 3.000 operatori internazionali provenienti da 70 paesi. Hannoaderito brand internazionali come Coca Cola, Dean Foods, Del Monte, Fonterra, Jbs, Kraft Heinz, Lactalis, Nadec, PepsiCo, Pinar, Schreiber Foods, Smithfield, Tiger Brands. E poi l’Italia, che oggi vanta la leadership indiscussa nelle tecnologie alimentari rappresentando il 32% della produzione dell’UE28 con una occupazione di circa 30 mila addetti che dal 2013 al 2017 è cresciuta di 1812 unità. Più di Germania (1217) e Francia (550). Saranno presenti in fiera 400 brand esteri del Food & Beverage provenienti da 25 nazioni con una crescita del 30%
3/2019 | INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE
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Eventi rispetto al 2016. Tra i Paesi più rappresentati la Germania. Seguono Paesi Bassi, Danimarca, Svizzera, Francia. Ben nutrite anche le partecipazioni di aziende provenienti da Cina, Usa e Turchia. Risultati importanti, ottenuti anche grazie all’alleanza strategica con Koelnmesse che consente a Cibus Tec di far parte, dal 2016, della più grande piattaforma mondiale permanente del meccano-alimentare. Nell’anno dei grandi appuntamenti internazionali, cresce del 20% la sezione Meat forte di un distretto, quello di Parma, che vanta 500 aziende alimentari di settore, e best practice esportate in tutto il mondo, Infine, cambio di passo del comparto del packaging: dal confezionamento primario all’imballaggio, dal fine line alla logistica con una crescita dell’area del 40% rispetto alla precedente edizione. Tutti i settori, tutte le tecnologie. Ad andare in scena a Fiere di Parma, insomma non sarà più semplicemente una “manifestazione” dedicata al processing ma una “piattaforma” tecnologica completa e unica sul mercato. Per aiutare l’export delle aziende italiane Cibus Tec organizzerà il più grande Top Buyer Program di
tutte le fiere FoodTec che porterà a Parma più di 3.000 operatori internazionali prevenenti da 70 Paesi, e due iniziative speciali relative ad India e Africa. L’India è il 2° produttore mondiale di prodotti agricoli dopo la Cina ed il 6° mercato alimentare a livello mondiale. Tuttavia in India gli sprechi lungo la catena agroalimentare sfiorano il 40% rispetto alla produzione primaria. ICE-Agenzia, in partnership con le Confindustrie Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, ha avviato l’iniziativa “India Educational & Business Program”. Un progetto di azioni e servizi mirati allo sviluppo di accordi in India, rivolto alle imprese manifatturiere italiane della filiera agroindustriale e del food processing. In tale contesto, l’appuntamento di Parma è stato scelto quale piattaforma per incontri B2B fra le più importanti aziende Food & Beverage indiane e gli espositori di Cibus Tec. In Africa le previsioni di crescita sono di un +5% del Pil all’anno. Entro il 2030 il Pil africano sarà il 5% del Pil mondiale (fonte: African Development Bank). In questo contesto, un ruolo importante lo gioca il settore frutta e vegetali, chiave di crescita economica dell’Africa. E’ da queste premesse che nasce il progetto Lab Innova, promosso da ICE-Agenzia, che intende contribuire a sviluppare la collaborazione tra Maria Ines Aronadio, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento Promozione del Made in Italy di ICE-Agenzia ha invece sottolineato il ruolo di Cibus Tec nel panorama internazionale: ““Il settore delle macchine alimentari è una delle eccellenze della tecnologia italiana, su cui il Sistema Italia punta in maniera sempre più decisa, triplicando nell’ultimo triennio gli investimenti promozionali per le attività in Italia e sui mercati esteri. Cibus Tec è uno degli appuntamenti principali, su cui concentriamo un’operazione ad alto valore aggiunto che porterà quest’anno circa 130 operatori professionali provenienti da 35 Paesi, oltre alle delegazioni da Angola, Etiopia, Mozambico coinvolte nell’ambito del progetto Lab Innova. Un impegno rilevante per sostenere uno dei comparti più dinamici della tecnologia tricolore, che continua anche nel follow up della fiera con i servizi che i nostri uffici esteri possono offrire alle imprese per accedere e radicarsi sui mercati target”.
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Antonio Cellie, Ceo Koeln Parma Exhibitions Srl - Ceo Fiere di Parma SpA è intervenuto aggiungendo: “ Le Fiere di Parma dagli anni ’30 sono il teatro fieristico di riferimento per il settore del food processing nonché del packaging&bottling. Oggi siamo a pieno titolo nella élite internazionale grazie ad un quartiere baricentrico, a un rapporto privilegiato, attraverso Cibus, con l’industria alimentare e alla partnership con Koelnmesse. Una joint venture tra due leader mondiali nel settore alimentare, grazie alla quale grandi gruppi ma anche le pmi operanti nel “food &beverage processing&packaging “ hanno accesso ad una piattaforma di mercato unica, permanente e globale. Un volano per l’export delle tecnologie Made in Italy perfettamente sincrone alla domanda internazionale che richiede specializzazione e competenza distintive”. imprese UE28-Africa, puntando sul trasferimento tecnologico. Il programma coinvolge Etiopia, Mozambico, Uganda, Tanzania ed Angola e offrirà incontri B2B proprio in occasione di Cibus Tec. L’ Italia, in effetti, vanta oggi la leadership indiscussa nelle tecnologie alimentari con 7.3 miliardi di euro di fatturato e una una produzione che rappresenta il 32% della produzione dell’UE28. Seguono sul podio la Germania con 5.9 miliardi di euro (25% del totale produzione UE28) e Francia con 1.8 miliardi (8%). (fonte Prometeia)(1) Un settore poco noto al grande pubblico - c.d hidden champion - ma che incarna il meglio della manifattura Made in Italy: leadership di nicchia, produzioni ad alto valore aggiunto, e forte propensione all’export. Nel 2017 l’export italiano si collocava sul podio dei principali esportatori in molti comparti del tecno-alimentare: apparecchi per preparazione di bevande e cibi caldi (924 mln di export), macchine, apparecchi e strumenti per prodotti da forno (777 mln), macchine per la lavorazione frutta e ortaggi (141 mln), macchine e apparecchi per lavorazione di oli e grassi (113) e macchine per il vino (74 mln). Nel 2018, pur avendo perso la leadership assoluta in tre settori, con una quota di mercato del 16.1% (2), l’Italia si colloca ancora saldamente al primo posto tra i principali esportatori mondiali.
Rispetto a dieci anni prima, il valore delle vendite estere di macchine per alimentare e bevande è cresciuto del 63%, arrivando nel 2018 a superare la soglia record dei 4 miliardi di euro. A Cibus Tec, le innovazioni proposte strizzeranno l’occhio al futuro, assecondando la necessità di produzioni sempre più sostenibili, per offrire al consumatore prodotti nutrienti e soprattutto caratterizzati da elevati standard di sicurezza. E’ in tale ottica che sarà ospitato l’IBS - International Biofilm Summit: la più importante conferenza mondiale dedicata alle problematiche da biofilm nell’industria alimentare. Nel mondo ogni anno, più di un miliardo di tonnellate di cibo è sprecato proprio a causa delle contaminazioni. Va invece nella direzione dell’innovazione tecno-
logica, Cibus Tec Industry, il progetto che riprodurrà in fiera 4 linee altamente automatizzate e funzionanti dedicate al settore caseario, delle carni, dei piatti pronti e dei prodotti da forno. Linee di produzione a ciclo completo dalla materia prima, al prodotto finito fino a soluzioni avanzate di stoccaggio. Altri eventi in agenda sono: Il Tomato Day, in collaborazione con Amitom e WPTC, Logisticamente On Food 2019 realizzato con Logisticamente, DIU Design for Intended Use For Food Packaging Showcases organizzato da Netherlands Packaging Center, e gli innovativi workshops organizzati da EHEDG (European Hygienic Engineering and Design Group) e dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari.
Thomas Rosolia Presidente Koeln Parma Exhibitions Srl - Ceo Koelnmesse Srl afferma: “40 mila visitatori attesi di cui 25% esteri. Più 30% di espositori stranieri e 3000 Top Buyer. Capitalizziamo in questa 52a edizione i risultati di una partnership, quella tra Koelnmesse e Fiere di Parma, grazie alla quale Cibus Tec fa oggi parte della più grande piattaforma mondiale permanente per il food ed il food tech. Insieme ad Anuga, Cibus, ISM, Anuga FoodTec, Prosweets Cologne e ad altre dodici manifestazioni del nostro circuito, infatti, abbiamo creato una community di 11.000 imprese. Un circuito virtuoso che se da un lato ha rafforzato il processo di internazionalizzazione dell’appuntamento di Parma, dall’altro ha contribuito a valorizzare le tecnologie “made in Italy” oltre confine: ad Anuga FoodTec gli espositori italiani sono infatti cresciuti dell’11% mentre a Prosweets Cologne del 14%.
Cibus tec news
DALLE AZ I E N D E /di redazione
COGENERAZIONE E EFFICIENZA ENERGETICA Energifera Srl, azienda leader in Italia per produzione di macchine di micro e piccola cogenerazione ad Alto Rendimento, con sistemi proprietari e brevettati, nella sede operativa di Faenza (Ravenna), dal 2006 progetta, costruisce e commercializza macchine modulanti di cogenerazione in un’unica soluzione indipendente, anche per applicazioni off-grid. Grazie ad un importante know-how maturato negli anni nei settori dell’elettronica di potenza e automazione sviluppato all’interno di Elettronica Santerno e nello sviluppo della generazione di energia, Energifera fornisce soluzioni cogenerative innovative per il mercato dell’efficienza energetica, con prodotti e soluzioni all’avanguardia e sempre al passo con le normative vigenti in ambito di Cogenerazione ad Alto Rendimento Certificabile. Data la crescente richiesta di cogeneratori con maggiore potenza ed applicabilità in settori legati all’industria in primis e a strutture aziendali di media-grande dimensione, nell’ultimo biennio l’azienda ha deciso 48
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di puntare verso l’alto ampliando la propria gamma prodotti TEMA FIX (da 30 kWe) con macchine di potenze superiori a quelle tradizionalmente fornite. Tre le nuove taglie proposte: TEMA FIX 255, con potenza elettrica nominale di 254 kW TEMA FIX 350, con potenza elettrica nominale di 350 kW TEMA FIX 430, con potenza elettrica nominale di 428 kW Con la possibilità di poter lavorare sia in inseguimento termico che elettrico a seconda delle esigenze del cliente, queste nuove macchine motorizzate MAN (FIX 225, aspirato/ FIX 350 e 430, turbointercooler), rappresentano dal punto di vista progettuale la tradizionale filosofia di prodotto All-In-One e Plug&Play completo e integrato per esterno che da sempre caratterizza la gamma prodotti Energifera.
LA CARTA AMA GLI ALBERI 1.500 campi da calcio al giorno. Così tanto crescono le foreste europee. Quelle da cui si ottiene il legno per fare la carta. Questa è una notizia, vera.
Scopri le notizie vere sulla carta www.naturalmenteioamolacarta.it Fonte: FAO, 2005 - 2015 Foreste europee: 28 Paesi dell’Unione europea + Norvegia e Svizzera
Food & beverage di redazione
Da sempre conosciute nel segmento del food and beverage, le soluzioni ad aria calda Leister per l’industria di processo danno prova della loro versatilità in un’innovativa applicazione per la produzione dolciaria.
L’EFFICIENZA NEI DETTAGLI: UNA SOLUZIONE LEISTER PER IL SETTORE DOLCIARIO L
Le soluzioni Leister sono da sempre apprezzate nel settore alimentare. L’aria calda ha infatti molte caratteristiche che lo rendono ideale per l’utilizzo in questa industria: regolabile, indirizzabile solo dove serve, non crea polveri e rende gli elementi e le superfici trattate asciutte e pulite. Le applicazioni sono molteplici, grazie alla varietà delle funzioni che possono essere svolte – dalla tostatura dei chicchi di caffè al “tocco di calore” che rende più goloso l’aspetto di prodotti dolciari, dall’asciugatura dei contenitori all’accelerazione dei tempi per l’essicazione degli inchiostri da stampa sulle confezioni – e all’ampiezza della gamma Leister, che comprende soluzioni integrabili in ogni tipo di processo industriale. Un esempio della versatilità d’impiego delle soluzioni Leister è dato da una recente applicazione nel settore
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della produzione dolciaria: in particolare, un impianto utilizzato da una nota azienda di questo segmento per la decorazione di merendine con motivi di cioccolato fuso.
Lunga vita ai componenti
Il cioccolato viene estruso attraverso ugelli di silicone; se per qualunque motivo la linea di produzione si ferma, il cioccolato solidifica rapidamente all’interno dell’ugello, rendendolo inutilizzabile. A causa del basso costo industriale dell’ugello, in questi casi ripristinarne la funzionalità mediante lavaggio sarebbe antieconomico; normalmente la parte viene quindi eliminata e sostituita. Il costo del componente è effettivamente basso ma non nullo, e l’eliminazione di un gran numero di questi componenti potenzialmente ancora in buono stato non coincideva con la filosofia aziendale, orientata per quanto possibile a minimizzare gli sprechi e la produzione di rifiuti nel rispetto dell’ambiente. Interpellata in tal senso, Leister ha ideato una soluzione che mantiene l’ugello a una temperatura superiore a quella di fusione del cioccolato, in modo che questo rimanga fluido all’interno dell’ugello. Questo rende possibile utilizzarlo per tutta la sua vita utile, senza eliminarlo prima del tempo.
Un riscaldatore per camere bianche
Per questa applicazione è stato scelto il riscaldatore LE 10 000 DF-C a doppia flangia. Il riscaldatore LE 10 000 DF-C “Clean Air “ è adatto per le industrie alimentari, l’industria farmaceutica, cosmetica ed elettronica. Questa soluzione Leister è stata progettata in conformità agli standard igienici per la produzione definiti dall’EHEDG (European Hygienic Engineering & Design Group). La particolare conformazione di LE 10 000 DF-C minimizza l’emissione di particelle e tutti i materiali che lo compongono sono atossici. La presenza della doppia flangia nel riscaldatore LE 10 000 DF-C facilita la sua integrazione all’interno di sistemi produttivi, e rende inoltre possibile riciclare l’aria calda, con un considerevole risparmio di energia.
Una soluzione semplice e conveniente
La soluzione Leister ha permesso di ridurre il consumo di componenti, portando a un risparmio complessivo che ha permesso un rapido recupero dell’investimento, oltre a rendere il processo produttivo più sostenibile da un punto di vista ambientale. L’innovativa soluzione ha confermato la validità delle proposte e la creatività dello staff tecnico, che ha potuto soddisfare i requisiti di un’importante realtà del settore in perfetta conformità con gli stringenti standard qualitativi del settore. Da oltre 60 anni Leister produce e commercializza riscaldatori industriali, pistole ad aria calda e macchinari per la saldatura della plastica; tecnologie all’avanguardia, una gamma ampia e completa e personale commerciale qualificato permettono di trovare la soluzione ideale per le esigenze di aziende operanti nei più diversi settori. 3/2019 | INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE
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RTLS/Di Renzo Zonin
LOCALIZZAZIONE IN TEMPO REALE
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Il viaggio del prodotto inizia dentro la fabbrica
Fra le tante conseguenze dell’adozione del paradigma di industria 4.0, una particolarmente significativa è la progressiva eliminazione della tradizionale “catena di montaggio”, nella quale il prodotto seguiva un percorso lineare dall’inizio alla fine della produzione. Grazie alle nuove tecnologie è infatti possibile adottare soluzioni molto versatili per spostare i pezzi in produzione, e contemporaneamente arrivare a produrre a “lotto:1”. La soluzione tipica di produzione 4.0 è infatti costituita da isole polifunzionali totalmente separate fra loro (produzione a flusso libero, free flow), che vengono raggiunte dai pezzi in lavorazione trasportati da carrelli semoventi, spesso autonomi. Se un approccio di questo tipo rappresenta il massimo della versatilità, esso pone però un problema di gestione non indifferente: come tenere sotto controllo la posizione di ogni singolo prodotto in produzione? In una catena tradizionale, con un singolo percorso di lavorazione, erano sufficienti tecnologie non particolarmente sofisticate per avere il controllo costante dell’impianto: un codice a barre sul pezzo da montare e una serie di porte di rilevazione (lettori a infrarossi) lungo il per-
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corso erano già sufficienti a determinare la posizione e lo stato di avanzamento 2 del lavoro su ogni prodotto. E se si voleva mantenere un controllo completo anche nelle fasi post-produzione (per esempio per la manutenzione periodica dei veicoli), si poteva ricorrere a soluzioni basate sulla tecnologia RFID: etichette alimentate a induzione da varchi di rilevazione, che una volta attivate emettono segnali a radiofrequenza utili per identificare con sicurezza il prodotto cui sono agganciate. Per intenderci, è la stessa tecnologia usata nei supermercati in funzione antitaccheggio. Con le nuove soluzioni free-flow alternative alle catene tradizionali, però, tenere sotto controllo ciò che si sta producendo diventa più complicato. In effetti, “tenere sotto controllo” indica due operazioni distinte: identificare e localizzare. Ora, nella catena tradizionale la parte complessa era identificare il pezzo, mentre la localizzazione era banale (il percorso era fisso e quindi quando il pezzo veniva identificato da un sensore era automaticamente localizzato). Nella nuova Fabbrica 4.0, invece, il pezzo segue percorsi diversi a seconda delle lavorazioni cui deve essere sottoposto. Inoltre, lo stesso percorso può essere effettuato in tempi diversi (pensate per esempio a un’attesa imprevista dovuta a un’isola già occupata), e la stessa lavorazione può essere effettuata su percorsi diversi (esempio: più isole in grado di compiere la stessa operazione). Insomma, difficilmente avremo passaggi obbligati dove far passar i pezzi per tenerli sotto controllo, senza contare che probabilmente
SIMATIC-RTLS Massimo Barozzi, CEO di Trilogis
un controllo basato su passaggi obbligati non ci servirebbe molto, e forzare i prodotti a passare in punti specifici probabilmente abbasserebbe l’efficienza complessiva della linea. No, quello che serve in una Fabbrica 4.0 è un sistema che ci permetta di conoscere, in ogni momento, la posizione di ciascun pezzo in lavorazione, e che grazie al suo collegamento con il cloud di gestione della produzione possa mostrarci la sua storia, a quali fasi della lavorazione deve ancora essere sottoposto, i tempi previsti di completamento, eccetera. Insomma, non ci basta identificare un pezzo, dobbiamo poterlo localizzare con precisione. E in tempo reale. Ci serve un sistema di localizzazione in tempo reale, un RTLS.
Localizzare in tempo reale
RTLS è l’acronimo di Real Time Location System e indica una famiglia di tecnologie, generalmente basata su onde radio, che consentono di conoscere in ogni momento e con elevata precisione la posizione di un transponder posizionato su un pezzo in lavorazione, su un robot, su un veicolo autonomo o su qualsiasi oggetto in movimento che ci interessi tracciare. I sistemi RTLS più diffusi sono ottimizzati per operare in ambiti ristretti come capannoni, depositi, aree industriali. Infatti, non utilizzando tecnologie come il GPS che sono adatte per scenari all’aperto, i transponder montati sugli oggetti da controllare sono localizzati utilizzando dei dispositivi fissi che fungono da “ancore” di riferimento, detti appunto Anchors o Gateway. Le stazioni fisse ricevono i segnali radio emessi dai transponder, e in base al tempo di arrivo dei segnali possono stabilire la posizione del trasmettitore. È sufficiente che tre stazioni ricevano il segnale per avere la localizzazione precisa in 3D (coordinate X, Y e Z). Qualcuno probabilmente si chiederà perché non si possa fare lo stesso usando la tecnologia RFID, visto che si tratta pur sempre di transponder a radiofrequenza (detti anche “tag”).
In realtà, i tag RFID e quelli RTLS hanno differenze sostanziali. La prima è che i tag RFID sono generalmente alimentati a induzione, quindi si attivano solo quando si trovano nel raggio di copertura wireless di un lettore RFID, mentre i tag RTLS sono di solito a batteria e trasmettono un segnale identificativo a intervalli regolari o secondo logiche di trasmissione predefinite. La seconda differenza riguarda la banda radio usata. La tecnologia RFID lavora tipicamente in banda HF (High Frequency – 13,56 MHz) o in banda UHF (Ultra High Frequency – 865-928 MHz). L’HF è una banda adatta a coprire brevi distanze di lettura (inferiori a 1 metro). Con l’UHF si possono raggiungere letture fino a alcuni metri in base anche alle potenze di trasmissione e alle tipologie di antenne utilizzate. I transponder UHF sono nettamente più adatti per esempio negli impieghi legati alla logistica, dove bisogna controllare molti elementi spesso distanti dal punto di lettura. Essi sono impiegati principalmente come tag di identificazione, in flussi di lavorazione lineari (prodotti lungo la linea di montaggio, pallet o container in ingresso e uscita da magazzini, ingresso veicoli in aree riservate, controllo autenticità di parti di ricambio montate su autoveicoli e via discorrendo). Tutte le applicazioni citate potrebbero essere realizzate anche con semplici codici a barre, ma rispetto a questi ultimi i tag RFID hanno diversi e indiscutibili vantaggi. Per esempio, il fatto di essere pressoché impossibili da falsificare, di poter essere “annegati” in un prodotto senza impatti negativi sull’estetica, o ancora la possibilità di registrare informazioni in memoria (sia in fase di produzione, per registrare le varie fasi di assemblaggio, e anche suc3 cessivamente per esempio per memorizzare i tagliandi eseguiti su un veicolo). Un altro vantaggio è la possibilità di leggere le informazioni anche senza avere visibilità ottica del tag (in inglese “line of sight” – LOS), come nel caso in cui i prodotti si trovano all’interno di una scatola che non deve essere aperta. La tecnologia RTLS invece lavora a frequenze più elevate. Per esempio, una tecnologia wireless utilizzata dai sistemi RTLS è chiamata Ultrawideband (UWB), caratterizzata appunto da una larghezza di banda molto ampia che può occupare lo spettro da 3.1 a 10.6 GHz (con differenti restrizioni imposte dalle varie normative nazionali, in Italia le frequenze sono limitate alle bande 3.1-4.8 GHz e 6.08.5 GHz) e da una potenza irradiata efficace (Effective Isotropic Radiated Power – EIRP) molto bassa, addirittura di alcuni ordini di grandezza inferiore rispetto ad altre tecnologie wireless a banda stretta molto diffuse come per esempio il WiFi.
Identificazione e localizzazione secondo Siemens
Per soddisfare le esigenze delle aziende che chiedono soluzioni complete di identificazione e localizzazione, Siemens ha in catalogo due piattaforme industriali inserite nel sistema di automazione Simatic. Simatic Ident comprende soluzioni di identificazione ottica (OID) con la famiglia Simatic MV per la lettura di barcode (1D) e data matrix (2D), nella versione sia mobile che con camere fisse, e soluzioni di identificazione in radio frequenza (RFID) nei range di frequenza HF e UHF. RF600 è la piattaforma di identificazione, che utilizza tecnologie RFID operanti in UHF – per l’Europa, la banda è fra gli 865 e gli 868 MHz – con portata fino a 8 metri. La linea comprende vari lettori RFID ad alte prestazioni, anche in versione compatta, un’ampia selezione di tag e label per applicazioni industriali e una vasta gamma di antenne adatte a ogni tipo di ambiente. Il sistema RFID, che sia in produzione o in logistica, si integra facilmente con l’ambiente di automazione Simatic (per esempio il portale TIA) e con il cloud aziendale tramite OPC UA. La diagnostica è controllabile da browser e anche tutti i principali KPI sono leggibili da Web. Sono supportati i principali cloud, tramite protocollo di trasporto standard MQTT, così come il sistema operativo per l’IoT aperto e basato su cloud di Siemens, MindSphere. Simatic RTLS è invece la denominazione del sistema di localizzazione in tempo reale. Il sistema, frutto dell’acquisizione del prodotto più sofisticato e versatile sul mercato, è oggi perfettamente integrato nel portfolio di automazione Siemens. 3/2019 | INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE
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Simatic RTLS opera in UWB a frequenze comprese fra i 3 e i 7 GHz, con larghezza di banda di almeno 500 MHz, in modo da prevenire il rischio di interferenze con altri sistemi. “L’identificazione mi dice che cosa è quell’oggetto e quando lo vedo. La localizzazione mi dà un’informazione in più, mi dice dove si trova l’oggetto”, conferma Maurizio Perquis, Sale Specialist per i Sistemi d’Identificazione e Localizzazione di Siemens Italia, al quale abbiamo chiesto un confronto fra RF600 e RTLS. “Mentre con l’identificazione io so quando un oggetto è transitato davanti al punto di lettura, con la localizzazione io conosco la posizione geografica dell’oggetto all’interno di un’area coperta dal sistema di localizzazione. Questa tecnologia è leggermente diversa da quella precedente perché l’UWB consente precisioni di localizzazione raffinate, arrivando anche a una decina di cm. L’infrastruttura consiste in antenne che si chiamano Ancore o Gateway e che vengono posizionate in punti precisi, e in Tag attivi che trasmettono in tempo reale il loro segnale che viene captato dalle antenne, le quali trasferiscono le informazioni sulla posizione dell’oggetto taggato al software che svolge il calcolo algoritmico, la triangolazione della posizione dell’oggetto. Questo dato può poi essere elaborato, trasferito, gestito, arricchito dalla componente software”. Tipicamente, l’infrastruttura necessita di 4/5 antenne per coprire un’area di 30×30 metri, ma il numero effettivo di dispositivi necessari varia fortemente a seconda delle specifiche richieste. Per esempio, una tag può trasmettere anche fino a 70 metri, ma a quella distanza la precisione di localizzazione potrebbe essere dell’ordine di qualche metro. Se posso piazzare antenne a una decina di metri una dall’altra otterrò facilmente una precisione dell’ordine del decimetro, a meno che le condizioni ambientali rendano difficile la propagazione delle onde radio – in quel caso, dovrò aumentare le antenne. E naturalmente anche il tempo di localizzazione è importante. Se voglio lavorare in tempo reale, diciamo un decimo di secondo Siemens yourusare trusted partner when it più comes to end-toa lettura,isdovrò trasponder che tramettano frequentemente e che consumeranno di più, se mi basta una lettura al secondo avrò maggiore autonomia. end solutions for your Digital Enterprise. We have many “Potrei scegliere di ottenere una precisione al metro suifor piazzali e a un cenyears of anche expertise with innovative technologies industimetro sulle baie di lavorazione, o al mezzo metro se devo tracciare delle persone trial applications in production and logistics. SIMATIC RTLS – ci spiega Massimo Barozzi, CEO di Trilogis, uno dei partner Siemens certifrom allpiattaforma components for può essere ficatiSiemens RFID perincludes lavorare sulla RTLSand -. Ilservices sistema infatti customized locating solutions. We infrastruttura are lookingdiforward to all’intrasversale, olistico, e prevedere un’unica localizzazione design a solution thatcome willservizio perfectly suitper your requirements. terno dello stabilimento validante diverse funzioni, dalla sicurezza alla movimentazione merci, dall’integrazione con il MES di produzione al And you can be sure serviceTrento experts magazzino”. Trilogis, conthat sedeour a Rovereto, (TN),plan, è tra iexecute quattro partner and document every of the project precision: Siemens certificati come step integratori di sistemi sullewith tecnologie RFID/RTLS. Gli from throughESI commissioning to employee training. altridesign sono Quadrivium, Software e Dynamic ID.
zazione indoor e GIS può creare valore sfruttando la conoscenza del contesto. Per fare una semplice analogia con il corpo umano, la tecnologia RTLS equivale agli occhi mentre il GIS è il cervello. In tal senso, noi interpretiamo ciò che vediamo con il cervello, gli occhi da soli non sarebbero in grado di attribuire un significato a luci e colori. Questo esempio evidenzia come il cervello utilizzi una semantica con la quale vengono classificati gli oggetti. Allo stesso modo il GIS integra e interpreta informazioni di posizione come latitudine e longitudine o coordinate stimate dai sistemi RTLS su mappe caratterizzate da tematismi e layer informativi. Il dato di posizione acquisisce cosi un senso e un valore all’interno di una base dati che rappresenta il contesto”. Trilogis sta lavorando anche ad un progetto di ricerca chiamato Traccia 4.0 che si pone l’obiettivo di integrare tecnologie RTLS innovative in un GIS indoor applicato a contesti tipici dell’Industria 4.0. Tra i casi d’uso in fase di studio, Traccia 4.0 supporta la creazione di magazzini intelligenti per l’ottimizzazione della logistica producendo in tempo reale eventi semanticamente leggibili, come per esempio il carico/ scarico e la localizzazione automatica dei colli di una spedizione che devono essere movimentati e caricati in un container, il tutto riducendo gli errori e migliorando i flussi del magazzino. Per esempio, Traccia 4.0 indica agli operatori dove sono le merci nel magazzino per ottimizzare le operazioni di picking e delivery seguendo passo passo tutte le operazioni di “handling” di ogni singolo pallet.
The first address for digitizing your business
Talk to our locating experts: RTLS come tecnologia abilitante simatic-rtls.industry@siemens.com In effetti, un sistema di localizzazione ha tutte le caratteristiche di una tecnologia
abilitante, capace di fornire la base necessaria per tutta una serie di servizi. Una volta che siamo in grado di tracciare con precisione la posizione di un oggetto (prodotto, carrello, persona) all’interno di un’area delimitata come un magazzino o un sito produttivo, quello che possiamo fare con questo dato dipende dalla componente software con il quale andiamo a gestire le informazioni prodotte dal sistema di localizzazione. Si tratta di gestire il rapporto tra oggetti, spazio e tempo. Complicato? Sicuramente, ma sono tecnologie già consolidate in altri ambiti. “Noi arriviamo dal settore dei GIS, acronimo di Geographic Information System – racconta Barozzi -. Il lavoro di un GIS è mappare sul territorio geografico infrastrutture, mezzi, e più in generale oggetti e soggetti rappresentandoli nello spazio e nel tempo per poi farli interagire. Questo tema tipicamente applicato a scenari outdoor si può adattare agli spazi interni. Più in dettaglio, la fusione tra localiz56
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entire company premises Enterprise Resource Planning (ERP)
Manufacturing Execution Systems (MES)
Real-Time Asset Management
Locating Information
Locating Server
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Real-Time Locating System
Anchor
A
Transponder
A
T
Distance / Route
T
Position
Mobile Production Equipment
Consumer vs Industrial Sviluppi a lungo termine SIMATIC RTLS (Real-Time Locating System) is a key compoSIMATIC RTLS thus makes a precise digital twin of all pro-
I sistemi avranno in futuro impieghi Il punto cesses di svoltapossible per la tecnologia RTLS èto stato probabilmente l’introduzione del nentdiinlocalizzazione the digital infrastructure for the factorymolto of the future. – from delivery further processing and diffusi anche dal punto di vista consumer – prova ne sia chip Decawave DW1000, che ha permesso di sviluppare transceiver single-chip For intelligent systems like mobile robots, automated guided final assembly. The relevant objects, e.g. workpieces, tools, che tutti i big (AGVs) player dell’informatica consumer, da Google a basso sulla are tecnologia UWB, compatibili con gli standard IEEE vehicles and state-of-the-art automation software to costo AGVs basati or robots, therefore fitted with a transponder. be able to focus andproprie respond autonomously, to The transponder signals are picked a higher-level a Apple eccetera, hanno piattaforme per lathey loca-need802.15.4-2011 e capaci di una precisione di 10up cmby e di un bit rate di 6,8 Mbps. know geografica at any time what’s lavorando where, and SIMATIC system, which providessoftware, the lizzazione e stanno perwhen. creareThe servizi Ma l’infrastruttura RTLScalculates è formatatheir ancheposition da varieand componenti e Sieplatform achieves thisfra accurately and reliably. information to the intelligent automation andindustriale. basatiRTLS sullalocating propria infrastruttura. Tuttavia, questi sistemi mens dispone di uno stack robusto e pensato da subito systems per l’utilizzo It locates with accuracy measured in centimeters manufacturing units. In real time. Dynamic. And with e quelli di tipo objects industriale – come l’RTLS di Siemens – c’è E se la base del sistema serve banalmente a reagire a un evento, ad “accendere una and makes the in positioning available higher-level precision. una netta differenza, particolare details sul significato che to si vuole lampadina quando il prodotto x è nella posizione y”, le componenti software più in real time. dare systems al concetto di real-time. sofisticate come quelle sviluppate da Trilogis – capaci di “mappare” la realtà dell’aPer l’utilizzo consumer, probabilmente sapere dove si trova zienda, creando una sorta di digital twin del luogo controllato – sono in grado di una persona a intervalli di due o tre minuti è più che suffornire risposte a domande articolate, come per esempio “quante persone sono tranficiente – basta per collocarla presso un ristorante, o per sitate giovedì in quell’area a rischio elevato?” o “da quanto tempo sono state stoccate 4 inviarle per esempio la pubblicità di un negozio davanti al queste merci in questa area del magazzino?” o ancora “dove si trova il pezzo che l’oquale probabilmente transiterà nei prossimi minuti. Ma peraio della terza isola ha appena etichettato come completato?”. in ambito industriale, Real Time implica una risposta nel Ma questo è solo l’inizio. In un futuro non prossimo, applicazioni software giro di secondi, se non frazioni di secondo. Per esempio, un basate su infrastrutture RTLS accoppiate con sistemi esperti (supportati da impiegato che tenta di usare il suo badge per aprire la porta algoritmi di intelligenza artificiale o deep learning) potrebbero essere in grado di un reparto cui non è autorizzato ad accedere, deve far di proporre soluzioni a una domanda inespressa. Questo ovviamente richiederà scattare un allarme nel giro di qualche secondo. un cambio di impostazione sul controllo dei sottosistemi, che potrebbe essere Questo vuol dire che il sistema di localizzazione deve regidelegato sempre più alle macchine. Un sistema di questo tipo potrebbe, per strare la posizione vicino alla porta di accesso, acquisire il esempio, accorgersi di variazioni anche cicliche nel posizionamento di persone tentativo di apertura, e far scattare l’allarme in modo preso prodotti, valutarne le cause, e infine segnalare le anomalie dando magari sugsoché immediato. Questo è possibile con il sistema RTLS gerimenti per ripristinare la normalità. Altri possibili sviluppi potrebbero deridi Siemens, ma non lo è con i sistemi di localizzazione convare dall’integrazione di sistemi RTLS con reti di comunicazione 5G, che grazie sumer, che risponderebbero con grande ritardo. Senza conalla bassa latenza possono fornire una infrastruttura di base adatta all’estensione di tare che un sistema consumer in grado di determinare la servizi RTLS dall’ambito indoor all’ambito outdoor e viceversa. Per ottenere questo posizione di una persona in tempo reale e con grande prerisultato, però, bisognerebbe integrare la tecnologia di un chip come il DW1000 cisione sarebbe quasi sicuramente in conflitto con le norall’interno di un terminale mobile, che per forza di cose dovrebbe essere un dispomative sulla privacy, e questo potrebbe dare il via a una serie sitivo già in uso e accettato come lo smartphone o lo smartwatch – nessuno accetdi problemi legali non indifferenti. Queste problematiche terebbe di aggiungere un altro dispositivo a quelli che già porta con sé -. Sebbene non riguardano invece i sistemi RTLS aziendali, proprio l’utilizzo diffuso di tali integrazioni non sembra imminente, molte soluzioni sono perché agiscono in spazi limitati e di proprietà privata, dove tecnologicamente già fattibili e considerata la continua accelerazione nello sviluppo i regolamenti di sicurezza interna prevalgono su quelli reladi servizi “location-based” potremmo trovarci di fronte a evoluzioni imprevedibili tivi alla privacy. anche nel prossimo futuro. 3/2019 | INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE
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Product news
DALLE AZ I E N D E /di Silvano Corridolo
BECKOFF XPLANAR Il sistema di movimentazione basato sulla levitazione magnetica consente di azzerare gli attriti, semplificare la pulizia e conformarsi facilmente ai più sofisticati standard richiesti per la produzione nei settori farmaceutico e food. All’ultimo SPS di Parma, allo stand di Beckoff tutti gli occhi erano puntati sulla demo di XPlanar, il sistema di trasporto basato su shuttle a levitazione magnetica. Il sistema XPlanar ha due componenti di base. Il primo è costituito da una serie di “tessere” che possono essere combinate e accostate in vari modi per andare a costituire il “piano di lavoro” del sistema, che potrà avere quindi forme anche molto diverse, dal classico tavolo a veri e propri percorsi simili a nastri trasportatori; il secondo è costituito dagli “shuttle”, ovvero dai carrelli trasportatori veri e propri, disponibili in 4 taglie diverse (95x95mm, 155x155mm, 155x275mm e 275x275mm) con quattro portate diverse (rispettivamente 0,4 kg, 1,5kg, 3 kg e 6 kg). Gli shuttle possono essere collegati meccanicamente fra loro, in modo da incrementare la superficie utile e soprattutto il carico trasportabile. I carrelli sono completamente passivi e incorporano nella loro base dei magneti permanenti, che reagiscono al campo magnetico creato dalle tessere che costituiscono il pavimento, equipaggiate con elettromagneti a controllo computerizzato. A seconda del campo indotto, gli shuttle possono levitare e spostarsi sul piano di lavoro definito dalle tessere elettromagnetiche, arrivando a velocità di spostamento dell’ordine di 4 metri al secondo, con una ripetibilità di 50 micron. Il tutto senza attriti e in perfetto silenzio. Il sistema gestisce inoltre 6 gradi di libertà per gli shuttle, che oltre a sollevarsi a quote variabili possono inclinarsi e ruotare su se stessi, e si occupa anche di 58
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ottimizzare le accelerazioni in partenza e in frenata per evitare lo sversamento di carichi liquidi. Questa caratteristica, unita alla facile manutenibilità del piano di lavoro (che può essere ricoperto con film protettivi di vario tipo, al fine di mantenere la massima pulizia e igiene) rende il sistema di Beckoff particolarmente adatto all’impiego in ambiti quali il farmaceutico o l’alimentare, nei quali le norme igieniche sono molto stringenti. Visto in anteprima alla Fiera di Norimberga lo scorso novembre, Xplanar è ora più vicino alla commercializzazione ufficiale. I primi beta tester inizieranno a lavorare con il sistema verso la fine di quest’anno, e questo porta a pensare a unadisponibilità ufficiale del prodotto probabilmente nella prima metà dell’anno prossimo. Nel frattempo, l’azienda ha anche preparato i due starter kit denominati serie APS900x, che comprendono in un unico pacchetto tutto il necessario per iniziar a sperimentare con la tecnologia a levitazione. Sono infatti costituiti da 4 carrelli APM1003, PC industriale, software preinstallato, e 6 o 12 tessere APS1003, che permettono di realizzare rispettivamente piani di lavoro da 2x3 o 3x4 tessere. Il kit comprende anche applicazioni esemplificative delle funzioni base, da usare per costruire le proprie applicazioni personalizzate. Ovviamente, tutte le tessere e i carrelli dello starter kit potranno in seguito essere integrati nel progetto operativo che l’azienda avrà messo a punto.
UN LASER SCANNER PER L’OUTDOOR DA SICK L’OutdoorScan3 è il primo apparecchio di questo tipo certificato per l’utilizzo in ambienti esterni e in condizioni ambientali avverse.
Era stato presentato in anteprima l’anno scorso all’SPS IPC Drives di Norimberga, ma abbiamo dovuto aspettare l’edizione nazionale di Parma per vedere il nuovo OutdoorScan3 di Sick: si tratta di un prodotto importante perché è il primo a vantare la certificazione IEC 62989 Performance Class D, oltre a ISO 13849 e IEC 62998, e questo significa che può operare in sicurezza sia in ambiente indoor, sia soprattutto all’esterno, anche in condizioni ambientali difficili. Per dimostrarlo, all’SPS vari esemplari erano esposti in una zona demo, racchiusi in alcune teche nelle quali venivano riprodotte le ambientazioni critiche nelle quali l’apparecchio potrebbe essere chiamato a operare: per esempio, pioggia e scrosci d’acqua, freddo e neve, nebbia (particolarmente critica per un sistema ottico), presenza di forti luci incidenti, e così via. Il nuovo apparecchio sfrutta la tecnologia di scanning safeHDDM, già precedentemente utilizzata nello scanner microScan3, migliorandola ulteriormente tramite l’aggiunta di una serie di algoritmi dedicati, e inserendola in un dispositivo che, grazie allo scafo e al sistema di montaggio resistenti alle vibrazioni e a prova di urto, può essere montato sia fisso sia su un AGV. Quest’ultimo potrà quindi muoversi senza problemi rilevando gli ostacoli presenti anche in ambienti fortemente illuminati, in condizioni climatiche non ottimali e con temperature comprese fra -25 e 50 gradi Celsius. Anche nelle peggiori condizioni, l’OutdoorScan3 è in grado di fornire un campo di protezione di 4 metri e un angolo di scansione di ben 275 gradi. Le sue funzioni intelligenti consentono di definire fino a 128 campi regolabili individualmente, 8 campi di protezione simultanei, e di inviare con facilità in uscita via Ethernet i dati rilevati (quest’ultima funzione è disponibile nel modello Pro). In arrivo anche funzioni più sofisticate, come per esempio il controllo
automatico della vecolità di veicoli a guida automatica in base alle condizioni del tempo.
Un passo avanti significativo
L’impiego dell’OutdoorScan3 permette di fare un passo avanti molto significativo nel rendere efficienti i processi logistici integrati robot/operatore umano. Difatti, l’integrazione era limitata fino a oggi alle sole aree chiuse, le uniche nelle quali i normali scanner di sicurezza erano in grado di operare. OutdoorScan3 permette invece a robot/AGV e umani di operare insieme anche all’aperto, e nelle aree dove questo finora non era possibile, vuoi per motivi tecnici (condizioni ambientali per esempio) vuoi per problemi di costi ingenti. Con OutdoorScan3 si possono invece mantenere condizioni di piena sicurezza anche per catene logistiche complesse, che prevedono l’attraversamento di aree scoperte, nelle quali gli AGV che montano il dispositivo potranno oltretutto viaggiare a maggiore velocità. 3/2019 | INDUSTRY 4.0 DESIGN MAGAZINE
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Product news
DALLE AZ I E N D E /di Beatrice Elerdini
GOOGLE GLASS ENTERPRISE EDITION 2: PIÙ POTENTI ED ECONOMICI Google torna a puntare sui suoi occhiali smart lanciando, dopo il ritiro della prima serie, mai effettivamente commercializzata, i Google Glass Enterprise Edition 2. La nuova edizione degli occhiali, progettati dai laboratori X, per consentire da un lato alle imprese di migliorare la qualità della loro produzione e dall’altro ai dipendenti di lavorare in maniera più smart, veloce e sicura, vanta novità interessanti. I nuovi Google Glass offrono un’assistenza brillante, a comando vocale, head-up display, videocamera, Wi-Fi, Bluetooth, touchpad multi-gesture e microfono, il tutto in un design leggero e confortevole, studiato per essere indossato tutto il giorno. Il nuovo occhiale sarà in vendita a 999 dollari, proprio per questo promette di fare concorrenza ai Microsoft Hololens 2 , attualmente sul mercato con una quotazione a partire da 3.500 dollari. Sinora i vantaggi offerti alle aziende dall’impiego dei Google Glass, nei settori come la logistica o la produzione, sono stati notevoli: secondo i dati di Google, gli smart glass hanno velocizzato i lavori, migliorato la qualità degli interventi e abbassato i costi, grazie alla possibilità per i dipendenti di accedere ad esempio a liste di controllo, istruzioni, nonché di gestire foto e video direttamente dall’head-up display.
Google Glass Enterprise Edition 2: le novità
Venendo al sodo, quali sono le caratteristiche della nuova 60
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versione di questa seconda generazione dei Google Glass Enterprise? La prima importante novità riguarda l’utilizzo della piattaforma Qualcomm Snapdragon XR1 (inclusiva di Qualcomm Quad Core da 1.7GHz), che nella pratica si traduce in una maggior potenza di calcolo e un motore di intelligenza artificiale a disposizione delle applicazioni. Secondo Google, il nuovo processore quad-core da 1.7 GHz è ‘significativamente più potente rispetto a quello Intel Atom del precedente modello’. Questo nuovo componente dovrebbe anche migliorare l’autonomia, grazie anche all’ USB Type-C che consente la ricarica rapida del dispositivo. Prevista una memoria di 3GB di memoria inclusa e uno spazio di archiviazione di 32 GB, nonché una connettività Bluetooth 5.x AoA. Novità anche per la fotocamera che è stata potenziata per migliorare la qualità delle immagini e la capacità di riconoscimento di volti, oggetti e ambienti. Il sensore arriva a 8MP, mentre il display per la proiezione delle immagini raggiunge una dimensione di 640×360. Gli occhiali sono dotati di sensore di rilevamento della testa e sensore dello schermo Eye-on. Inoltre sono resistenti all’acqua e alla polvere. Tutto ciò in soli 46 grammi. Gli utenti privati non potranno acquistarli. Nonostante i Google Glass siano nati come prodotto studiato e venduto ai consumatori, non hanno mai spiccato il volo, soprattutto per via del prezzo (1.500 dollari), ma anche per i problemi di privacy legati alla videocamera integrata. Così la loro breve storia si è conclusa nel 2015, quando Google li ha ritirati per poi continuare a rivolgersi al solo mercato delle aziende.
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#2 Maggio Azionamenti Sistemi di visione #3 Settembre Telecontrollo Food
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M A N U FA C T U R I N G | I N D U S T R I A L I T | A U T O M AT I O N | M E C H AT R O N I C S #2 MAGGIO 2019
#1 Marzo Robotica Safety
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PUNTO E VIRGOLA
La Meccatronica nell’era 4.0
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