02 22 CNETO Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
Organizzazione, tecnologia, architettura
ISSN: 17206642
Il Villaggio per gli anziani con Alzheimer / Welfare nelle aziende sanitarie pubbliche / La telemedicina nella collaborazione tra ospedale e territorio / Intervista a Mattia Altini, Direttore sanitario della AUSL Romagna / La tecnologia UV per la sanificazione delle strutture sanitarie / Climatizzazione e qualità dell’aria
Il Village Landais Alzheimer
01 CB Omnia nasce con l’obiettivo di proporre al mercato
progetti
omnicomprensivi,
dalla
CONSULENZA
progettazione fino alla gestione dell’installato
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di ambienti ospedalieri.
e funzionali, rispondenti al desiderata
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PROGETTAZIONE Seguiamo passo passo il cliente nello sviluppo del progetto
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REALIZZAZIONE DI SOLUZIONI CUSTOMIZZATE
PER UN VERO E PROPRIO PROGETTO CHIAVI IN MANO
Soluzioni personalizzate e progettate ad hoc
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INSTALLAZIONE Ci occupiamo della posa in opera e del collaudo finale
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EDITORIALE
Cantieri a rischio 30 ANNI
02 22 CNETO Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
Organizzazione, tecnologia, architettura
ISSN: 17206642
Il Villaggio per gli anziani con Alzheimer / Welfare nelle aziende sanitarie pubbliche / La telemedicina nella collaborazione tra ospedale e territorio / Intervista a Mattia Altini, Direttore sanitario della AUSL Romagna / La tecnologia UV per la sanificazione delle strutture sanitarie / Climatizzazione e qualità dell’aria
Il Village Landais Alzheimer
21.3.22 9:41 AM
Il Village Landais Alzheimer
Ci troviamo in un momento
Guardando, poi, al lato occupa-
avere la recente semplificazione
storico paradossale: abbiamo
zionale, si è generato da alme-
messa in atto per accelerare
la possibilità di accedere alle
no un paio d’anni un fenomeno
l’attuazione del PNRR la qua-
ingenti somme stanziate dal
di sorprendente “mismatch” tra
le prevede la possibilità (per le
PNNR che, in ambito sanitario,
domanda e offerta che sta inte-
“grandi opere”) di affidare con-
prevedono l’attivazione di 1288
ressando anche il mondo delle
giuntamente progettazione ed
Case della Comunità e di 381
costruzioni dove si fatica a re-
esecuzione dei lavori sulla base
Ospedali di Comunità entro la
perire personale a tutti i livelli.
del solo progetto di fattibilità tec-
metà del 2026 e, allo stesso
Del resto, come evidenziato
nica ed economica.
tempo, stiamo assistendo ad
nel 55° Rapporto Censis riferi-
Troppo spesso, tuttavia, mi ca-
un periodo di estrema difficol-
to al 2021, la crisi economica
pita di dover constatare che il
tà per la filiera delle costruzioni
del 2008 ha lasciato un segno
ruolo assolutamente strategico
con una corsa dei prezzi dei
profondo: nell’ultimo decennio
e determinante di questa fase
materiali edili talmente rapida
il reddito medio di un ingegne-
progettuale venga totalmente
da cogliere impreparati tutti gli
re libero professionista è calato
disatteso, trascurando che al-
attori coinvolti nel processo co-
di più di dieci punti percentuali
la fattibilità spetta il compito di
struttivo. In più, i recenti svilup-
e a farne le spese in maniera
verificare l’effettiva cantierabilità
pi della situazione geopolitica e
consistente sono stati, in primo
dell’opera avendone analizzato,
la crisi energetica all’orizzonte
luogo, i giovani.
in maniera seria e approfondita,
non fanno altro che sommarsi
In questa particolare circostanza
tutti gli elementi caratterizzanti,
al quadro generale di profonda
diventa decisiva la valutazione
i possibili impatti, le condizioni
incertezza, in una sorta di “tem-
attenta della realizzabilità e so-
che possono impedirne la rea-
pesta perfetta” dalle conse-
stenibilità di un progetto sin dall’i-
lizzazione o il raggiungimento
guenze facilmente intuibili sulla
nizio, per scongiurare il rischio di
degli obiettivi individuati.
programmazione dei lavori in
cantieri infiniti o incompiuti. Pen-
corso e futuri.
siamo a quale impatto potrebbe
Margherita Carabillò
Organo ufficiale del C.N.E.T.O.: Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera Direttore Responsabile Giorgio Albonetti Direttore Scientifico Margherita Carabillò Coordinamento Editoriale Chiara Scelsi - c.scelsi@lswr.it Redazione Fabio Chiavieri redazione@progettareperlasanita.it Comitato scientifico Stefano Capolongo, Margherita Carabillò, Albert de Pineda, Eric de Roodenbeke, Gilles Dussault, Tiziana Ferrante, Giuseppe Manara, Maurizio Mauri, Paolo Pettinelli, Walter Ricciardi, Aymeric Zublena Comitato di redazione Architettura: Design LAB, DABC Politecnico di Milano Nuove tendenze: Stefano Carera
Impiantistica: Francesco Ruggiero Information Technoloy: Fabrizio Massimo Ferrara Organizzazione e management: Federico Lega Servizi e facility management: Arturo Zenorini
Hanno collaborato a questo numero: P. Andreozzi, C. Bruschelli, S. Consilia Papavero, A. Deales, C. De Robertis, F. M. Ferrara, A. Fracasso, S. Frateiacci, A. S. Guzzo, Lega, S. Mangili, M. Pedrini, F. Ponzellini, C. Tomatis Stampa & Produzione Antonio Iovene - 3491811231 a.iovene@lswr.it Pubblicità Luigi Mingacci (responsabile vendite) l.mingacci@lswr.it - 3204093415 Archivio immagini Shutterstock
Traffico Ornella Foletti ornella.foletti@quine.it Tel. 3427968897 Abbonamenti www.quine.it abbonamenti.quine@lswr.it - Tel. 02 864105 Costo copia singola: euro 2,50 abbonamento annuale Italia euro 40,00 abbonamento annuale Europa euro 60,00 Stampa Aziende Grafiche Printing Srl 20068 Peschiera Borromeo (MI)
Tutti gli articoli pubblicati su Progettare per la sanità sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La pubblicazione o la ristampa degli articoli deve essere autorizzata per iscritto dall’editore. Ai sensi dell’art. 13 del Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati Personali 679/2016 di seguito GDPR, i dati di tutti i lettori saranno trattati sia manualmente, sia con strumenti informatici e saranno utilizzati per l’invio di questa e di altre pubblicazioni e di materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dagli art. 5-6-7 del GDPR. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Quine Srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Quine Srl, Via Spadolini 7, 20141 Milano, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazionedi cui agli art. 15-21 del GDPR.
Testata Associata ©2022 Quine Business Publisher Progettare per la sanità www.progettareperlasanita.it Reg. Trib. Milano n. 767 del 09/11/1998 Iscrizione al ROC n. 12191 del 29.10.2005
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ITALIANO
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Sommario 10
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IL VILLAGE LANDAIS ALZHEIMER In Francia sorge il Villaggio pensato per utenti affetti da demenza e Alzheimer. Qui i residenti possono vivere liberamente, senza farmaci, in un luogo aperto ma protetto ed immerso nel verde. Il Village Landais Alzheimer progettato dai NORD Architects nasce sulla scia del modello del villaggio pilota olandese di Weesp, vicino ad Amsterdam, che ha rivoluzionato il concetto di residenzialità per anziani con demenza di Silvia Mangili
LA LOGISTICA AL SERVIZIO DEL WELFARE AZIENDALE Analizzando i principali riferimenti normativi in materia di Welfare ed alcuni casi di introduzione di successo di strumenti di welfare nel settore della salute italiano è stato realizzato e sperimentato un framework utile allo sviluppo di piani di Welfare nelle aziende sanitarie pubbliche. Il confronto con diversi direttori del personale ha permesso di inquadrare il fenomeno ed operare una sistematizzazione delle possibili aree di sviluppo delle politiche di welfare di Federico Lega e Federica Ponzellini
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TELEMEDICINA NEL PERCORSO TERRITORIO-OSPEDALETERRITORIO PER LA CURA DEI PAZIENTI CRONICI Una stretta collaborazione tra ospedale e territorio è fondamentale nella gestione delle malattie croniche, sia per la salute del paziente che per l’efficienza del Sistema Sanitario. L’utilizzo di soluzioni di telemedicina rende questo obiettivo più facilmente raggiungibile di Paola Andreozzi, Carla Bruschelli, Alberto Deales, Fabrizio Massimo Ferrara, Andrea Fracasso, Sandra Frateiacci, Anna Santa Guzzo, Sara Consilia Papavero, Claudio Tomatis
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GLI EFFETTI DELLA PANDEMIA SUL MODELLO ORGANIZZATIVO DELLA AUSL ROMAGNA L’emergenza sanitaria scaturita dal COVID-19 ha costretto gli ospedali a confrontarsi con condizioni assistenziali e logisticoorganizzative nuove, spesso in mancanza di flessibilità degli edifici ospedalieri, che a fatica si sono adeguati alle necessità contingenti, a volte ricorrendo a spazi non sanitari o a costruzioni temporanee. Di questo e di molto altro ha parlato Mattia Altini, Direttore sanitario della AUSL Romagna di Maurizio Pedrini
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DALLE AZIENDE SILERE: LO SCARICO INSONORIZZATO A INNESTO PER ECCELLENZA Valsir vanta un’ampia gamma di tubi e raccordi per lo scarico e il drenaggio pluviale: a saldare, a innesto, autoestinguenti e silenziati. Tra questi ultimi il top di gamma è Silere A cura della redazione
RUBRICHE LA SANIFICAZIONE DEGLI AMBIENTI SANITARI CON LA TECNOLOGIA UV I microorganismi che causano le temute infezioni nosocomiali HAI (Hospital Acquired Infections), immessi nell’aria attraverso l’impianto di condizionamento degli ospedali possono essere eliminati tramite l’utilizzo di dispositivi a luce UV-C che ha presentato risultati quantificabili e prevedibili negli ambienti nei quali sono stati utilizzati di Corrado De Robertis
News Normativa commentata
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CLIMATIZZAZIONE E COVID-19: RIPARTIAMO DALLA IAQ
I PROGETTI IN GRANDE FORMATO DELLE ARCHITETTURE DI QUESTO NUMERO
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La pandemia ha dimostrato l’importanza degli impianti per ridurre il rischio di contagio, a patto però che siano progettati e gestiti correttamente di Patrizia Ricci
Le aziende presenti in questo numero Caparol www.caparol.it Carlo Bianchi www.carlobianchi.com/it/ Georg Fisher www.gfps.com Mapei www.mapei.com
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pag. III cop. pag. II cop. pag. 9 pag. 7
Schneider Electric www.se.com SHD Italia www.shd.it Tekna Chem www.teknachemgroup.com Valsir www.valsir.it Vortice www.vortice.it
pag. 8 pag. IV cop. pag. 3 pag. 1-46 pag. 8
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NEWS
TELEFARMACIA, LA NUOVA DIMENSIONE DIGITALE DELLA FARMACIA OSPEDALIERA
Il Sistema Sanitario Nazionale si trova ad affrontare da anni numerose sfide legate soprattutto alla mobilità sanitaria, alla gestione delle cronicità e alla sua frammentazione impattando in modo significativo sulla qualità di vita dei pazienti. La pandemia ha accentuato tali difficoltà soprattutto in termini di mobilità dei pazienti e ha favorito la nascita di approcci più flessibili e innovativi con il supporto delle nuove tecnologie. Tra le missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rientra una pianificazione di interventi a lungo termine con un investimento dedicato alla promozione dell’assistenza sanitaria da remoto, per limitare la mobilità interregionale dei pazienti nel rispetto del loro tempo e dei costi “out of pocket”, costante e non solo in situazioni di emergenza. La letteratura ha messo in evidenza che un adeguato counseling al paziente rappresenta un aspetto rilevante di un intervento sanitario in quanto, favorendo l’aderenza e la persistenza alla terapia, consente di superare i principali ostacoli al raggiungimento degli outcome clinici desiderati e all’utilizzo adeguato delle risorse. Di conseguenza, i professionisti sanitari, tra cui il Farmacista Ospedaliero, dovrebbero essere in grado di assistere in maniera adeguata i pazienti anche migliorandone la capacità di aderire al proprio programma di cura. Nello specifico, attraverso un’efficace interazione e comunicazione con i pazienti, il Farmacista Ospedaliero può effettuare il controllo e la verifica delle prescrizioni, il monitoraggio della terapia in corso e di tutti i farmaci assunti e svolgere servizi a supporto dell’aderenza terapeutica e del corretto impiego dei farmaci. Queste attività hanno recentemente trovato interessanti applicazioni digitali in diversi Paesi del mondo connotandosi quali prestazioni di “Telefarmacia”. Durante la pandemia di COVID-19, molti pazienti soprattutto quelli più fragili hanno beneficiato della costante collaborazione di team multidisciplinari di cura, di cui il Farmacista Ospedaliero è parte integrante, che è stata facilitata dall’impiego di piattaforme informatiche per lo scambio di informazioni riguardanti il paziente e la
sua terapia. Diverse strutture ospedaliere sono state in grado di implementare rapidamente servizi di assistenza telematica gestiti dai Farmacisti Ospedalieri, offrendo un modo sicuro ed efficace per continuare a fornire un elevato livello di assistenza ai pazienti.1,2 Di fronte alle emergenze di salute pubblica, i Farmacisti Ospedalieri possono impiegare al meglio la loro esperienza professionale, analizzare razionalmente la situazione contingente, formulare rapidamente strategie di teleassistenza e lavorare in modo condiviso ed efficiente per erogare servizi farmaceutici innovativi, garantendo la sicurezza dei farmaci e l’impiego razionale della medicina.3 Le esperienze avviate in diverse parti del mondo suggeriscono che la rivoluzione digitale in campo sanitario debba continuare affinché possa promuovere, in maniera diffusa, un flusso di informazioni immediato e costante che ottimizzi la comunicazione tra professionisti sanitari e l’assistenza dei pazienti. Da questo scenario nasce il progetto “Telefarmacia - La nuova dimensione digitale della farmacia ospedaliera” realizzato da Edra con la sponsorizzazione non condizionante di Novartis. Il progetto, guidato da Emanuela Omodeo Salè, Direttore del Servizio Farmacia IEO e Centro Cardiologico Monzino di Milano, ha riunito illustri rappresentanti della comunità scientifica italiana: Mario Airoldi - Direttore S.C. Oncologia Medica 2, A.O.U. Città della Salute e della Scienza di Torino, Coordinatore Area Ospedaliera Reta Oncologica del Piemonte e della Valle d’Aosta; Giordano Beretta - Responsabile Oncologia Medica, Humanitas Gavazzeni, Bergamo; Past President AIOM; Presidente Fondazione AIOM; Francesca Futura Bernardi - Farmacologa, Centro Regionale di Farmacovigilanza e Farmacoepidemiologia, Regione Campania; Marina Coppola - Direttore UOC Farmacia, Istituto Oncologico Veneto IOV – IRCCS, Padova, Italia; Alberto Costantini - Direttore UOC Farmacia Ospedaliera, ASL Pescara; Francesco Gabbrielli - Direttore Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali, Istituto Superiore di Sanità (ISS), Roma; Sandro Pignata - SC Oncologia Medica Uro-Ginecologica, Istituto Nazionale Tumori, Napoli; Coordinatore Rete Oncologica Campana; Ugo Trama - Dirigente UOD Politica del farmaco e dispositivi, Regione Campania; Maria Vitale – Cittadinanzattiva. Il board è stato coinvolto in un dibattito centrato sul ruolo e sul riconoscimento dell’elevato valore della Telefarmacia, con l’obiettivo finale di promuoverne una efficace strutturazione e applicazione in Italia. Partendo dallo scenario attuale e dalle esperienze internazionali, gli esperti hanno identificato un modello organizzativo definendo le modalità operative e gli strumenti per la corretta erogazione dei servizi di Telefarmacia nonché i processi necessari per la diffusa attivazione di tale modello. Un particolare focus ha riguardato gli aspetti normativi e remunerativi da cui non è possibile pre-
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scindere affinché il nuovo modello di Telefarmacia possa essere valorizzato e, quindi, funzionare in maniera appropriata. L’output di tale percorso sarà una pubblicazione a firma del Board di esperti. Progetto realizzato con il contributo incondizionato di Novartis 1. Segal EM, Alwan L, Pitney C, Taketa C, Indorf A, Held L, Lee KS, Son M, Chi M, Diamantides E, Gosser R. Establishing clinical pharmacist telehealth services during the COVID-19 pandemic. Am J Health Syst Pharm. 2020 Aug 20;77(17):1403-1408. 2. Wang D, Liu Y, Zeng F, Shi C, Cheng F, Han Y, Zhang Y. Evaluation of the role and usefulness of clinical pharmacists at the Fangcang Hospital during COVID-19 outbreak. Int J Clin Pract . 2021 Aug;75(8):e14271. 3. Li H, Zheng S, Liu F, Liu W, Zhao R. Fighting against COVID-19: Innovative strategies for clinical pharmacists. Res Social Adm Pharm. 2021 Jan;17(1):1813-1818.
MAPEI COMPIE 85 ANNI Era il 1937 quando Rodolfo Squinzi, alla periferia di Milano fondava la sua impresa di materiali per l’edilizia con sette dipendenti e il supporto della moglie Elsa. Nasceva così Mapei – Materiali Ausiliari Per l’Edilizia e l’Industria –, iniziando il percorso che l’avrebbe portata a diventare una multinazionale, campione dell’eccellenza italiana in tutto il mondo. Ottantacinque anni dopo, i numeri di Mapei ne raccontano l’evoluzione: tre generazioni di imprenditori, una presenza in 57 paesi, oltre 20 linee di prodotto per soddisfare tutte le esigenze dell’edilizia, 84 stabilimenti produttivi, 2,8 miliardi di fatturato e quasi undicimila dipendenti. La lungimiranza e la passione di Giorgio Squinzi, alla guida dell’azienda dal 1984 al 2019, l’appoggio costante della sorella, l’Avvocato Laura Squinzi, e le intuizioni della moglie Adriana, responsabile della strategia di marketing e comunicazione, hanno tracciato la strada, mettendo le base di quelli che sono oggi i pilastri del Gruppo: Internazionalizzazione, Ricerca e Sviluppo, Specializzazione e Sostenibilità. Hanno anche instaurato, grazie al sostegno alla cultura e allo sport, quello stretto legame tra impresa, territorio e società che continua a caratterizzare il Gruppo in tutto il mondo. Dal 2019 l’Avvocato Laura Squinzi è presidente del Consiglio di amministrazione, di cui fanno parte gli amministratori delegati Veronica e Marco Squinzi, e Simona Giorgetta. Innumerevoli sono i progetti e le iniziative che hanno visto Mapei protagonista dello sviluppo delle comunità in tutto il mondo: dalla riqualificazione di edifici iconici come il museo Guggenheim di
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New York, il Teatro alla Scala di Milano e il Colosseo di Roma, alla realizzazione di grandi infrastrutture come il Canale di Panama, fino alla partecipazione a grandi progetti avveniristici come Arena del Futuro, innovativo progetto di green-mobility guidato dalla A35 Brebemi, in Italia, basato sulla ricarica elettrica a induzione dinamica. Spegnendo ottantacinque candeline, Mapei ripercorre la propria storia ma, soprattutto, guarda al futuro, scegliendo di affrontare le nuove sfide con l’impegno, la passione e l’alta specializzazione e la professionalità che hanno sempre contraddistinto l’azienda e le sue persone.
█ Vista aerea dello stabilimento Mapei di Mediglia
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NEWS
MANI PULITE E IGIENIZZATE CON I DISPENSER S&G I distributori elettrici di sapone o gel dispenser S&G di Vortice sono la soluzione ideale in bagni pubblici di Scuole, Bar, Ristoranti, Palestre, Ambulatori e Uffici: luoghi dove il flusso delle persone è continuo e il rischio di trasmissione di virus e batteri è più alto. Il funzionamento è automatico: un sensore a infrarossi rileva la presenza delle mani nell’area sottostante il prodotto e avvia l’erogazione del sapone liquido o del gel senza dover toccare nulla e garantendo così la massima igiene. Facili da installare e da manutenere, sono adatti anche a un utilizzo intensivo grazie alla robustezza e affidabilità che contraddistingue i prodotti Vortice. La dose di sapone liquido o del gel erogata può essere regolata, così da evitare sprechi. In dotazione è prevista anche una vaschetta di raccolta gocce.
█ Il dispenser S&G Vortice
SCHNEIDER ELECTRIC SUPPORTA IL WORLD ECONOMIC FORUM PER LA DECARBONIZZAZIONE DEGLI EDIFICI Schneider Electric, tra i principali protagonisti nella trasformazione digitale della gestione dell’energia e dell’automazione, supporta il World Economic Forum per il lancio di Net-Zero Carbon Cities Building Value Framework, un modello per gli investimenti nella decarbonizzazione degli edifici. Gli edifici generano circa il 40% delle emissioni globali di gas serra. Anche se esistono molte tecnologie che possono aiutare a decarbonizzare il settore, i principali ostacoli restano ancora connessi a finanziamenti e investimenti, come emerge dal recente report Beyond the Business Case rilasciato da World Green Building Council. Secondo ricerche realizzate dalla Taskforce on Climate-Related Financial Disclosures con l’obiettivo di aiutare gli azionisti a prendere decisioni più informate in tema di investimenti connessi al clima, gli edifici sostenibili rappresenteranno un’opportunità di investimento pari a 24.700 miliardi di dollari entro il 2030 - e questo solo nei mer-
cati emergenti; è evidente che abbattere le barriere che impediscono di investire è essenziale. Lo scopo del modello Building Value Framework è cambiare la percezione del valore degli investimenti in decarbonizzazione, perché siano presi in considerazione non solo per l’aspetto finanziario, ma anche per i vantaggi che offrono alla società, all’ambiente, al sistema nel suo insieme. Il framework è stato creato con il contributo di oltre 40 esperti del settore real estate, finanza, tecnologia e amministrazioni pubbliche locali. Questo modello può essere usato in qualsiasi momento del ciclo di vita nei progetti di riqualificazione di edifici esistenti, ed anche per la costruzione di nuovi edifici. Al framework si affianca una “lista di controllo” operativa, che aiuta l’applicazione pratica del modello e identifica le opzioni di investimento disponibili, in termini di tecnologie utili, in tutti gli stadi della pianificazione e del percorso di decarbonizzazione.
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ARCHITETTURA
di Silvia Mangili
Il Village Landais Alzheimer In Francia sorge il Villaggio pensato per utenti affetti da demenza e Alzheimer. Qui i residenti possono vivere liberamente, in un luogo aperto ma protetto e immerso nel verde. Il Village Landais Alzheimer progettato dai NORD Architects nasce sulla scia del modello del villaggio pilota olandese di Weesp, vicino ad Amsterdam, che ha rivoluzionato il concetto di residenzialità per anziani con demenza
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ARCHITETTURA
Luogo Dax, Francia Committenti Département des Landes Progettisti NORD Architects in collaborazione con Champagnat & Gregoire Architects Fotografie 11h45 per gentile concessione di NORD Architects Anni di realizzazione: 2016-2020 Anno di inaugurazione: 2020 Superficie: 10.700 m² Costi di costruzione: 16.100.000 €
█ Piazza con negozi e servizi come bar e ristorante Photo by 11h45 su gentile gentile concessione di NORD Architects
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ARCHITETTURA
ALZHEIMER VILLAGE: L’INTERVENTO Com’è possibile realizzare edifici che accolgano gli anziani con demenza il cui numero è in continuo aumento? Il benessere e l’inclusione sono fondamentali nel progetto visionario di NORD Architects per la prima casa di cura per persone affette da demenza in Francia. Il numero di persone con demenza è in aumento sia in Europa che in tutto il mondo, e i dati continueranno a crescere nei prossimi anni complice l’aumento dell’aspettativa di vita. La malattia, infatti, colpisce prevalentemente anziani con più di 65 anni, associandosi spesso ad altre morbilità. Siamo di fronte a una sfida assistenziale che si svilupperà, man mano che il numero globale di persone anziane aumenterà aggiungendo una grande pressione sull’intero settore sanitario, in termini di capacità, ambiente fisico, trattamento e cura. La domanda che si sono posti i progettisti è stata “come possiamo affrontare la sfida e creare ambienti costruiti in grado di accogliere le tendenze significative a cui stiamo assistendo, fornendo █ Planimetria d’insieme del Villaggio. Disegno dei NORD Architects
█ Planimetria attacco a terra. Disegno dei NORD Architects
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al contempo uno spazio per un trattamento efficiente, rilassante e curativo?”. I NORD Architects hanno progettato diversi villaggi per anziani con demenza e altre tipologie di edifici sanitari, quali hospice e centri per il cancro. Si tratta di uno studio interdisciplinare composto da architetti, ingegneri edili, urbanisti, paesaggisti, consulenti di processo e accademici, e negli ultimi anni hanno progettato diversi edifici innovativi, educativi e legati al benessere come scuole, piani di co-housing, centri sportivi e spazi urbani. Non si può negare che progettino con empatia e stanno riscontrando un ampio interesse internazionale per il loro approccio alla progettazione e ai processi di innovazione, che includono anche il coinvolgimento degli utenti. L’Alzheimer Village sorge a Dax, città sud-occidentale della Francia. Rappresenta un’evoluzione del concetto di Villaggio per anziani con demenza ed è stato realizzato a partire dall’analisi della città medioevale, tipica della regione in cui sorge, la Nuova Aquitania. Tale scelta, come spiegano i progettisti, è stata dettata dall’esigenza tipica dei malati di Alzheimer di essere circondati da elementi ben riconoscibili che ricordino il luogo da cui provengono in modo tale da non impattare sulle loro facoltà cognitive. Progettando con un esplicito carattere locale, infatti, è stata possibile la creazione di una continuazione culturale che può favorire il passaggio tra una classica abitazione ad un villaggio comune per pazienti che, a causa della malattia degenerativa dalla quale sono affetti, hanno serie problematiche legate all’orientamento. Il villaggio può ospitare circa 120 pazienti, accompagnati da oltre 100 assistenti domiciliari e un gruppo di ricercatori che monitora l’evoluzione e la progressione della malattia. Gli operatori sanitari in questa struttura possono togliere il camice per immedesimarsi, a seconda dalle situazioni, in differenti figure tipiche della quotidianità dei pazienti. L’idea è che un aumento della libertà dei malati di Alzheimer migliori anche il loro livello di felicità e, automaticamente, porti alla diminuzione del loro bisogno di farmaci e contenzioni.
RICONOSCIBILITÀ DEGLI SPAZI: CONTINUITÀ E SENSO DI APPARTENENZA L’Alzheimer’s Village di Dax è stato progettato per creare un ambiente in cui i residenti, i parenti e gli operatori sanitari si sentono bene, prerequisito importante per fornire un’assistenza e cure qualificate. Attualmente non esiste una cura medica per la demenza, ma la ricerca indica che diversi elementi dell’ambiente possono avere un effetto positivo sui sintomi e sul progredire della malattia.
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Planimetria di un nucleo tipo. Disegno dei NORD Architects
Essere in grado di riconoscere l’ambiente circostante è essenziale per condurre una vita significativa in un ambiente che sembra una continuazione naturale della casa e del quartiere in cui vivevano, senza elementi alienanti o ostruttivi. Uno dei problemi principali nella relazione con l’ambiente nelle persone con demenza è proprio la modifica nella percezione dello spazio. Per questo motivo gli ambienti devono essere di semplice comprensione e familiari ai suoi fruitori. Il progetto Alzheimer Village è concepito per ospitare una graduale inclusione di persone con demenza e Alzheimer e dei loro parenti integrando nel villaggio elementi familiari ai residenti,
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ARCHITETTURA
█ Area di ingresso e accoglienza al Villaggio. Photo by 11h45 su gentile concessione dei NORD Architects
come un mercato, un parrucchiere, un ristorante, un centro culturale e un centro di assistenza sanitaria. Questo aiuta a fornire il senso di una vita quotidiana relativamente normale e riconoscibile. Il design è stato ispirato dallo stile e dalla tradizione architettonica locale ed è adattato al sito, con un’architettura riconoscibile per far sentire i residenti a casa e dare loro un naturale senso di appartenenza. Morten Gregersen, architetto e partner di NORD Architects, descrive il bisogno di riconoscibilità nella vita quotidiana e nell’architettura come segue: “Per le persone con Alzheimer o demenza, è fondamentale che l’ambiente sia riconoscibile. Non deve essere una sfida o disturbare le loro capacità cognitive. Ecco perché questa architettura ha anche un’atmosfera esplicitamente locale, con elementi dello stile di costruzione locale. L’ambiente costruito fornisce una sorta di estensione culturale che allevia la transizione dal vivere a casa a vivere con una grave malattia mentale in un centro Alzheimer”.
PROGETTO FUNZIONALE █ Vista della corte della Bastide. Photo by 11h45 su gentile concessione dei NORD Architects
Le abitazioni sono distribuite all’interno di un contesto fortemente naturale grazie alla configurazione a corte, tipologia
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progettuale ideale per il controllo degli accessi e per la creazione di uno spazio in cui l’interazione è favorita. All’interno del complesso è presente anche un centro di ricerca e alloggi per ricercatori e volontari in visita nel villaggio, per attrarre risorse da tutto il mondo. Il complesso si articola in quattro edifici a corte, alti due piani, che si inseriscono in modo organico nel contesto naturale di cinque ettari. Questi sono collegati da percorsi urbani tematizzati e differenti input sensoriali. Ognuno dei quattro complessi di edifici raggruppati a corte ospita circa 30 residenti che vivono in piccole “famiglie” con tutti i servizi e le aree giorno in comune. Il fulcro, dal punto di vista distributivo, è l’edificio centrale, la Bastide, organizzato intorno ad una piazza porticata, che ospita tutte le funzioni commerciali, gli studi medici e le abitazioni temporanee messe a disposizione dei visitatori. Quest’area, posizionata in ingresso del borgo ospita tutte le unità commerciali e comuni gestite dagli operatori assistenziali e dagli ospiti. Sono presenti un auditorium, una biblioteca multimediale, una stanza dedicata a varie attività, il salone di bellezza, il mini-market e il bar/ristorante. Il posizionamento in ingresso di questa funzione strategica permette l’apertura delle stesse funzioni alla collettività, favorendo l’integrazione e lo sviluppo di una tipica quotidianità per gli abitanti del villaggio. Inoltre, questo quartiere ospita i servizi ambulatoriali a disposizione sia degli abitanti interni che a quelli esterni. La particolarità di questo progetto è proprio la progettazione di un vero e proprio villaggio, organizzato in quartieri, ciascuno dei quali ad uso esclusivo degli ospiti. Questa caratteristica risulta essere particolarmente indicata per il morbo di Alzheimer che vede nella difficoltà di orientamento e di riconoscimento uno dei problemi maggiori per gli anziani. A differenza di un classico nucleo Alzheimer, il Landais Village decide di concentrare le funzioni “innovative” dal punto di vista dell’assistenza all’Alzheimer in un quartiere indipendente.
█ Vista del giardino del Villaggio. Photo by 11h45 su gentile concessione dei NORD Architects
NATURA E CENTRALITÀ DEL PAZIENTE Il complesso è integrato nella natura, trasformando il paesaggio esistente con i suoi caratteristici pini antichi in uno spazio ricreativo, dove i residenti possono rilassarsi o fare una passeggiata all’interno dei giardini. Un sentiero attraversa il paesaggio, disegnando un anello, in modo che nessuno dei residenti sperimenti vicoli ciechi o si perda lungo la strada e in modo tale da favorire percorsi circolari e continuati, che permettono di essere usufruiti in modo sicuro e facilitando la tendenza al vagabondaggio, tipica di chi è affetto da demenza.
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█ Porticato dell’area principale della Bastide. Photo by 11h45 su gentile concessione dei NORD Architects
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ARCHITETTURA
█ Veduta del bar/ristorante. Photo by 11h45 su gentile concessione dei NORD Architects
La natura è presente anche in prossimità delle unità residenziali con erbe, piante rampicanti e fiori profumati, che hanno un effetto stimolante e creano ulteriori spazi ricreativi. I rampicanti schermano e dividono gli spazi esterni, dando loro una sensazione di giardino privato, in contrasto con la natura più selvaggia del bosco vicino. Le funzioni come il parrucchiere, la piazza del mercato e il ristorante sono aperte anche alla comunità vicina, così i residenti del Villaggio Alzheimer possono godere del contatto con la gente del posto. Le connessioni quotidiane, attraverso caregiver, visitatori,
█ Il sistema di segnaletica e wayfinding integra oggetti per rendere riconoscibili gli ambienti. Disegno dei NORD Architects
le istituzioni e la città, sono essenziali quando si tratta di integrare il Villaggio Alzheimer nell’ambiente locale e rafforzare il senso di continuità e coesione attraverso diversi modelli di vita. L’architettura del Villaggio Alzheimer risponde alle esigenze sia della comunità che degli utenti, fornendo a ciascun residente opzioni diverse. Le interazioni sociali con altre persone sono spesso stimolanti per gli anziani e le persone con demenza, ma poter scegliere il tempo e il contenuto delle attività sociali è essenziale per garantire un’esperienza positiva e limitare possibili momenti di agitazione.
█ Aree di vita quotidiana sono inserite all’interno del Villagio, come ad esempio la caffetteria. Disegno dei NORD Architects
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ARCHITETTURA
█ Percorso esterno. Photo by 11h45 su gentile concessione dei NORD Architects
█ Vasche verdi all’interno delle corti. Photo by 11h45 su gentile concessione dei NORD Architects
Le informazioni utili per la scrittura dell’articolo sono state tratte da: brochure informativa relativa all’intervento fornita da Nord Architects; █ portali di architettura accessibili dal web. █
Si ringraziano per la realizzazione dell’articolo Morten Gregersen e Lisa Ashley McCulloch dei Nord Architects per il loro supporto e aiuto nel recuperare materiali utili
L’autrice █ Schema di un’unità di degenza tipo. Disegno dei NORD Architects
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SILVIA MANGILI Design & Health Lab, Dip. Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito, Politecnico di Milano
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ORGANIZZAZIONE
di Federico Lega e Federica Ponzellini
La logistica al servizio del Welfare aziendale
Analizzando i principali riferimenti normativi in materia di Welfare ed alcuni casi di introduzione di successo di strumenti di welfare nel settore della salute italiano è stato realizzato e sperimentato un framework utile allo sviluppo di piani di Welfare nelle aziende sanitarie pubbliche Sono sempre più numerose le amministrazioni pubbliche e le aziende private che offrono benefits ai propri dipendenti, beni, servizi o agevolazioni che vengono concessi dall’azienda in favore dei lavoratori. La retribuzione sta quindi cambiando pelle e vicino al salario monetario sta crescendo quello sociale, più conveniente sul piano fiscale e contributivo. In questa prospettiva, la progettazione stessa di ospedali e delle strutture sanitarie in generale deve adattarsi e diventare strumento per “generare” welfare aziendale, per creare le condizioni affinché possano ambire a diventare great place to work, sicuramente non solo patient-centred ma anche a misura di dipendenti e collaboratori. È chiaramente responsabilità
di chi disegna e progetta le strutture sanitarie pensarle perché siano sì funzionali, ma anche luoghi di vita e motivanti per il lavoro. In questa prospettiva lo sviluppo nel campo privato è avvenuto in seguito ad alcune valutazioni circa i vantaggi che il Welfare Aziendale (WA) comporta nel miglioramento del clima aziendale, nell’incremento del benessere lavorativo e nell’alleggerimento dell’imposizione fiscale garantita dall’ordinamento. Il Welfare Aziendale Privato si è concentrato a livello legislativo sul trattamento fiscale dei singoli benefici che possono essere offerti ai dipendenti, in modalità di erogazioni collaterali alla retribuzione o fringe benefits. Un passo, in ordine di tempo, per favorire tale approccio è stata la Legge di Stabilità 2016, in cui è confermata la volontà del Governo di ricorrere al Welfare contrattuale anche nell’ambito dell’erogazione della parte variabile del salario legata alla produttività, agevolando fiscalmente i servizi di Welfare rispetto all’equivalente in denaro. Riflettendo sulla natura e sulle fonti di istituzione e regolamentazione del Welfare Aziendale pubblico, si osserva invece, la sua prevalente natura contrattuale ed integrativa. La legge di bilancio per il 2017 (comma 162 dell’articolo 1 della Legge 11 dicembre 2016, n. 232. 69, art. 80 del CCNL relativo al personale del comparto Funzioni centrali per il Triennio 2016-2018) ha chiarito a quale livello di contrattazione è legittimo l’inserimento degli istituti del Welfare. Nello specifico, l’introduzione del Welfare Aziendale dovrebbe avvenire – è opportuno usare la forma ipotetica – per diretta previsione del CCNL o per iniziativa del contratto integrativo decentrato nei limiti delle risorse messe a disposizione, per questo secondo livello di contrattazione, attraverso la concessione di benefici di natura assistenziale e sociale
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ORGANIZZAZIONE
Per questo motivo il settore pubblico ha adottato solo in misura parziale forme di Welfare che invece si sono diffuse da tempo in tutti i settori privati. In molti casi non è stato seguito il processo analitico di costruzione dei progetti/piani di Welfare Aziendale utilizzato nel privato. Tale processo è articolato in diverse fasi nelle quali viene individuato il portafoglio dei servizi offerti ai lavoratori in relazione ai bisogni e all’offerta di prestazione a livello sia territoriale che nazionale con le relative modalità di fruizione. Per tali ragioni, particolari istituti di Welfare Aziendale pubblici risultano previsti o per tradizione o per accoglimento delle volontà sindacali senza interventi davvero aderenti alle persone. Sulla scorta delle Leggi di bilancio 2016 e 2017, che hanno dato atto ad un’inversione di tendenza, le parti della contrattazione collettiva nazionale si sono impegnate affinché anche nel comparto del pubblico impiego il Welfare Aziendale assumesse uno sviluppo più deciso e venisse finalmente qualificato come misura ordinaria e sistemica nel trattamento economico del personale dipendente. Secondo gli articoli 80 bis e 94 (Welfare integrativo) del titolo IX Istituti Normo Economici del CCNL del 2018, le Aziende ed Enti disciplinano, in sede di contrattazione integrativa di cui all’art. 8 comma 5 (Contrattazione collettiva integrativa: tempi e procedure), la concessione di benefici di natura assistenziale e sociale in favore dei propri dipendenti. È acclarato quindi che le aziende pubbliche e private del SSN abbiano la necessità (ed il dovere) di cambiare il proprio atteggiamento conservativo ed introdurre innovazioni sia di processo che di prodotto in linea con le nuove esigenze/opportunità rispetto al tema del Welfare Aziendale. Come questo patto lavoratori-organizzazione verrà declinato nelle diverse realtà dipenderà ovviamente dalla storia, dalla situazione specifica e dalla cultura organizzativa: non esiste un solo modo, ideale, di realizzare un progetto di Welfare, ma esiste sicuramente uno schema concettuale da personalizzare per ciascuna organizzazione. Tuttavia, i traguardi da raggiungere sono comuni ed in generale ben noti e riconducibili ai seguenti punti: █ promuovere la cultura del WA e della conciliazione vita lavoro basandosi sul commitment della direzione; █ mettere in rete servizi e prestazioni del WA anche con altre istituzioni presenti sul territorio; █ co – progettare misure e piani di Welfare tra più attori dell’organizzazione ; █ potenziare l’informazione e le comunicazioni sul tema del WA. Per la costruzione di un piano di Welfare Aziendale è quindi necessaria: a. una cultura manageriale consapevole in tale ambito; b. la presenza (o la possibilità di disegnarlo, qualora non sia ancora in essere) di un sistema di ascolto e di rilevazione dei bisogni nonché della soddisfazione dei dipendenti.
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Per esempio, sulla base di queste due condizioni è stato creato e sperimentato all’interno della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano un framework concettuale che può essere utilizzato come guida per ispirare ulteriori progettualità di welfare. Per costruire il framework sono state mappate le attività di welfare in essere e successivamente è stata effettuata un’intervista ad un gruppo di dirigenti ed al direttore generale con l’obiettivo di rilevare le diverse visioni ed attese in merito alla tematica del welfare aziendale. Sulla base del pilota condotto al Policlinico di Milano sono state somministrate otto interviste ai direttori del personale di aziende sanitarie pubbliche, private e misto pubblico-privato allo scopo di verificare lo stato di attuazione del welfare aziendale nelle loro realtà. Le domande sono state poste durante visite sul campo alle strutture. L’intervista è stata svolta dai referenti HR del Centro Ortopedico il Quadrante, del IRC di Candiolo, all’interno dell’AUSL di Modena dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo, dell’ASST Ospedali Civili di Brescia, dell’Azienda Ospedaliero - Universitaria Careggi di Firenze, dell’ASST Ospedale metropolitano Niguarda e della Clinica Mater Domini Castellanza. Sulla base delle interviste sono state individuate alcune proposte per la costruzione di un portafoglio iniziative di welfare aziendale, da implementare oltre alle azioni già presenti in struttura. Nella figura 1 sono rappresentate le 4 aree di intervento del possibile portafogli progetti di WA. Le interviste hanno altresì permesso di mettere a fuoco le problematiche nello sviluppo di un programma di WA nel settore sanitario pubblico, a partire dall’assenza di una politica chiara e condivisa.
█ Figura 1. Un possibile portafoglio di progetti di welfare aziendale
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ORGANIZZAZIONE
Iniziative di promozione, formazione ed informazione rappresentano i primi passaggi migliorativi per una più competente gestione organizzativa che preveda innovazioni sia di processo che di prodotto in linea con le nuove esigenze rispetto al tema del Welfare Aziendale. Si rileva quindi l’assoluta necessità di porre la questione del Welfare Aziendale al centro del confronto e dell’iniziativa a tutti i livelli, quale leva di crescita e benessere. Sebbene oggi le aziende sanitarie stiano cercando – pur partendo da livelli differenti – di migliorare, la strada risulta ancora lunga. La possibilità di condividere le best practice del settore potrebbe essere una delle modalità con cui creare una maggiore sensibilizzazione e consapevolezza dell’urgenza di applicare il Welfare Aziendale. Lo scenario al momento si presenta altamente composito e si possono evidenziare diversi gradi di attuazione e situazioni ancora molto embrionali. Nell’ IRCC Candiolo in tema di Welfare si è scelto di applicare la detassazione al premio di risultato conferito ai dipendenti, dato un ritorno economico immediato. Data la vastità del territorio coperto dall’AUSL di Modena al momento si cerca di agevolare i dipendenti permettendo loro di lavorare nelle sedi più vicine a casa. L’ASST Ospedali Civili di Brescia possiede un nido aziendale con orari agevolati per i dipendenti che effettuano turni. All’interno dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo sono attive delle azioni di Welfare Aziendale che rispondono ai suggerimenti introdotti dai contratti collettivi nazionali di lavoro, ossia agevolazioni rispetto all’orario di lavoro atte a migliorare la qualità di vita del lavoratore. Laddove in forza siano presenti dei coniugi, da regolamento, vengono assegnati dei turni di lavoro tali da permettere loro di gestire i figli al meglio.
Il Welfare integrativo di Humanitas, per un’impostazione filosofica e concettuale è fortemente incentrato sulle famiglie e predilige, in questa prima fase linee di supporto ai nuclei famigliari. Sostanzialmente i fondi vengono destinati per rimborsi per l’acquisto di testi scolastici e spese dentistiche In ogni caso, seppure talvolta possa sembra ancora un sentiero, la strada è tracciata. Occorre considerare il welfare aziendale non più come un “oggetto” residuale, ma come un componente fondamentale delle politiche di sviluppo organizzativo che ha profonde implicazioni anche sulla progettazione di spazi e logistica. Non vi è ovviamente un manuale di progettazione che indichi come includere questi elementi in fase di disegno di una struttura sanitaria, ma sempre più si renderà necessario incorporare gli aspetti logicistici a sostegno di un modello organizzativo che sposi logiche di welfare azienda e metta al centro l’attenzione al dipendente in questa specifica prospettiva. Diverse possono essere le azioni da mettere in campo. Per esempio, una tematica nodale emersa in un’ottica di realizzazione di nuovi ospedali è la necessità di spazi dedicati alla convivialità. Quali un “punto panino” od uno spazio, formalmente autorizzato, all’interno della mensa, in cui poter consumare il cibo portato da casa, in modo da favorire la convivialità tra tutti i dipendenti. Altre proposte interessanti, tenendo conto degli spazi che si potrebbero creare in fase di progettazione di una nuova struttura, sono le residenze per infermieri turnisti, una palestra interna ed un nido aziendale, luoghi di relax e socialità riservati di dipendenti. Elementi “logistici” importanti sono il posizionamento di rastrelliere per le biciclette, o di un vero e proprio deposito, e la predisposizione di un parcheggio aziendale in cui l’accesso sia garantito sia al personale dipendente che a tutte le figure che prestano servizio all’interno della struttura ospedaliera. Ancora, proposte ulteriori interessanti prevedono la collocazione di un looker di Amazon o di Poste Italiane: un armadio intelligente per le consegne degli acquisti online che prevede l’accesso ai dipendenti con un codice a barre. Ma molto di più può e deve essere pensato e progettato. Perché l’architettura degli spazi è lo specchio della concezione che l’Uomo ha del mondo, espressione di una visione culturale che ne ispira l’azione. E progettare le strutture sanitarie con la giusta forma, modularità e flessibilità potrà ispirare il salto di qualità per una cultura organizzativa attenta al welfare aziendale.
Gli autori
FEDERICO LEGA
CRC HEAD, Università degli Studi di Milano FEDERICA PONZELLINI Università degli Studi di Milano
aprile 2022
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Telemedicina nel percorso Territorio-OspedaleTerritorio per la cura dei pazienti cronici L’esperienza del Centro di Medicina Predittiva del Policlinico Umberto I
Una stretta collaborazione tra ospedale e territorio è fondamentale nella gestione delle malattie croniche, sia per la salute del paziente che per l’efficienza del Sistema Sanitario. L’utilizzo di soluzioni di telemedicina rende questo obiettivo più facilmente raggiungibile LA MEDICINA PREDITTIVA NELLA PRESA IN CARICO DEI PAZIENTI CRONICI Sappiamo come le malattie croniche ad oggi costituiscano la principale causa di morte in quasi tutto il mondo. In realtà oltre ad agire sul tasso di mortalità sono patologie altamente invalidanti. In Europa provocano almeno l’86% dei morti e il 77% del carico di malattia (1). La stessa definizione OMS di malattia cronica: “problemi di salute che richiedono un trattamento continuo durante un periodo di tempo da anni a decadi”, fa chiaro riferimento all’impegno di risorse, umane, gestionali ed economiche, in termini sia di costi diretti (ospedalizzazione, farmaci, assistenza medica ecc.) che indiretti (mortalità prematura, disabilità nel lungo termine, ridotta 1.“Il Piano Nazionale della Cronicità per l’equità” – novembre 2021 www.salutequita.it
qualità di vita per il paziente e la sua famiglia, ecc.), necessarie per il loro controllo e la cura. Si stima che circa il 70-80% delle risorse sanitarie a livello mondiale sia oggi speso per la gestione delle malattie croniche. La promozione di stili di vita salutari è l’arma più valida per combattere le malattie croniche. Questo però è possibile esclusivamente attraverso un intensivo e ripetuto controllo clinico per valutare nel tempo, oltre che rafforzare, il cambiamento nello stile di vita e l’aderenza alla terapia. Quindi di fondamentale importanza è il ruolo educazionale, informativo e di counseling del personale sanitario non solo nei confronti del paziente ma anche degli stessi familiari/caregiver di quest’ultimo. La complessità del nostro sistema sanitario favorisce la variabilità nell’organizzazione e nell’erogazione delle cure con una scarsa integrazione dei Servizi generando scarsi livelli di appropriatezza e sostenibilità. Sempre più si valorizza il singolo problema ignorando la
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complessità della cronicità, nonostante da tempo si lavori a tavoli ministeriali per una gestione integrata ed appropriata delle questioni citate. Per i pazienti con una diagnosi non definita, questa organizzazione determina disagi e difficoltà prima di tutto sul paziente stesso, che è destinato a lunghe peregrinazioni tra visite specialistiche e ricoveri ospedalieri, tipicamente il paziente cronico affetto da più patologie specialistiche, tra loro interagenti e sinergizzanti. Questi pazienti dovrebbero incontrare ab initio uno specialista che, a differenza dello specialista d’organo abbia una formazione “multi specialistica” e sappia attivare e coordinare in campo collaborazioni e competenze multidisciplinari integrate. Questo specialista è l’internista, formato per prevenire, diagnosticare e curare malattie comuni e rare che nel singolo paziente coinvolgono più organi e pongono intrinseche difficoltà diagnostiche, terapeutiche e gestionali. Le principali linee guida e il Piano Nazionale delle Cronicità sottolineano come nella gestione di tali quadri sia fondamentale una valutazione e un approccio multidisciplinare alla patologia, considerando il paziente in maniera globale e fornendo assistenza in maniera integrata tra le varie figure professionali specialistiche e con il coinvolgimento attivo delle associazioni dei pazienti. Il paziente con patologia cronica, spesso affetto da numerose comorbidità, una volta correttamente inquadrato, richiede un intervento sanitario caratterizzato non tanto da interventi specialistici ma piuttosto da un approccio coordinato e costante di figure professionali presenti in ospedale che operino in maniera coordinata con il territorio che, a sua volta, segua un modello presso gli studi dei MMG e a domicilio, restando “in contatto” con il centro ospedaliero per eventuali riacutizzazioni (es: Diabetico, iperteso, asmatico/allergico, BPCO, cardiopatico). Ciò è peculiare all’impostazione gestionale della medicina predittiva, internistica, in grado di realizzare un piano di assistenza personalizzato in rapporto al bisogno di salute, secondo una visione complessiva, focalizzata sul concetto di multimorbidità.
IL PERCORSO NEL DAY SERVICE DI MEDICINA PREDITTIVA DEL POLICLINICO UMBERTO I DI ROMA L’attività del Day Service di Medicina Predittiva dell’ Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Umberto I ha avuto come obiettivo negli anni quello di ottimizzare gli interventi diagnostico– terapeutici e, nello stesso tempo, far fronte a criticità peculiari delle malattie croniche in modo da ridurre l’elevato tasso di accessi in Pronto Soccorso e di ospedalizzazioni per il riacutizzarsi di patologie croniche. Questo si può ottenere monitorando e ottimizzando l’appropriatezza terapeutica (fino alla de-prescrizione quando necessaria) nei pazienti con patologia di base non controllata, soprattutto se sottoposti a poli-terapia con il conse-
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guente aumento nel rischio di interazioni, reazioni indesiderate e minore compliance da parte del paziente stesso. Con questo obiettivo, già nel 2015, l’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico Umberto1 ha definito un Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale per la gestione della predizione, prevenzione e cura delle malattie cronico-degenerative, che costituisce, nella Regione Lazio, l’unico PDTA integrato per la gestione delle malattie croniche con una enfasi sulla collaborazione sinergica tra l’Ospedale ed il Territorio, Per i pazienti provenienti dal Pronto Soccorso è attivo il processo di ‘Fast-track ambulatoriale Medicina Predittiva – DEA’, secondo il quale, dopo i controlli e trattamenti terapeutici d’urgenza, il paziente, una volta dimesso, viene subito preso in “cura” direttamente dal Centro di Medicina Predittiva che lo seguirà in coordinamento con la medicina di base. Percorso analogo viene seguito per i pazienti inviati dal MMG che prenotano una visita secondo i normali canali regionali. Dopo la diagnosi e gli accertamenti prescritti dal Centro di Medicina predittiva, prosegue la collaborazione con il MMG nel seguire il paziente nel tempo, che vede: l’internista che delinea, in accodo con le Linee Guida, un Pacchetto Ambulatoriale Complesso (P.A.C.) personalizzato per il paziente, inviato con cartella anamnestica ed esame obiettivo dal MMG; █ il MMG, che valuta clinicamente nel tempo il singolo paziente nella sua realtà ed anche complessità, facilitando anche l’applicazione di best practice con il supporto della Specialistica Internistica; █
La Figura 1 schematizza il processo di presa in carico e la successiva prosecuzione del percorso. Questa continuità assistenziale innanzi tutto evita al paziente ed ai suoi familiari/care-giver la sensazione di sentirsi “abbandonati”. Facilita inoltre la diminuzione del numero di ricoveri dei pazienti spesso anziani affetti da diverse patologie, che non presentino una immediata necessità di ricovero grazie alla stabilizzazione assicurata dal pronto soccorso. Con la presa in carico, questi pazienti, salvo casi estremamente complicati, non avranno successivamente bisogno di accedere a pronto soccorso, ma potranno rivolgersi al MMG e all’internista della Medicina Predittiva. Mediante questa collaborazione tra Territorio-Ospedale-Territorio (T.O.T.), si implementa il percorso più appropriato sia in termini di salute e qualità di vita per il paziente, sia in termini di ottimizzazione risorse umane e finanziarie per il Servizio Sanitario. Nella implementazione del percorso, coordinato nel suo complesso dall’internista, anche con il supporto consulenziale di altri specialisti
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ospedalieri, un ruolo fondamentale è ovviamente rivestito anche dal paziente, in termini di aspettative e compliance alle terapie. E’ stato quindi determinante, nella definizione complessiva dello scenario, il ruolo delle Associazioni di Pazienti, nella fattispecie “ALAMA Associazione Liberi dall’Asma, dalle Malattie Allergiche, Atopiche, Respiratorie e Rare-APS”, che ha rappresentato i bisogni, portato le esperienze e il valore reale e percepito dai pazienti stessi.
LA PANDEMIA COVID E L’INTRODUZIONE DELLA TELEMEDICINA NEL PERCORSO DEL PAZIENTE
█ Figura 1 – il percorso del paziente nello scenario di collaborazione “Territorio-Ospedale-Territorio”
A seguito della fase maggiormente emergenziale della pandemia COVID, il Day Service di Medicina Predittiva del Policlinico Umberto1 si è posto due obiettivi prioritari, a) riprendere appieno, nonostante le difficoltà, le attività descritte e realizzate sin dal 2015 e b) incrementare la sinergia tra l’Ospedale e il Territorio, attraverso l’utilizzo della telemedicina, per migliorare l’esperienza del paziente e potenziare la rete dei servizi territoriali. A tal fine è stata seguita la metodologia “Telemedicina Subito”2, messa a punto dall’ “Osservatorio sulla Telemedicina Operativa” (3) dell’ALTEMS all’inizio della pandemia, in collaborazione con diverse aziende sanitarie in tutta Italia e già adottata per l’introduzione della telemedicina nel percorso di cura di diverse patologie e contesti clinicoorganizzativi (vedi anche l’articolo “Telemedicina Operativa – La televisita non è una videochiamata: una metodologia HTA per trasformare in televisite le visite in presenza”, sul numero 1-2021 di Progettare per la Sanità). Il progetto è stato condotto in stretta collaborazione da un team multidisciplinare formato dai clinici del Policlinico, l’Associazione ALAMA-APS e gli esperti dell’Osservatorio ALTEMS sulla Telemedicina Operativa. La metodologia seguita (schematizzata in Figura 2) può essere riassunta nei seguenti passi:
█ Figura 2 – “Telemedicina Subito”: l’integrazione di televisite nel processo in presenza
2. https://www.dati-sanita.it/wp/telemedicina/telemedicina-subito/ 3. https://www.dati-sanita.it/wp/telemedicina/osservatoriotelemedicina/
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1. Analisi del processo clinico-organizzativo usuale, basato sull’erogazione delle prestazioni in presenza; 2. Definizione dello stesso processo gestendo l’interazione con il paziente con strumenti telematici di uso comune (Skype, Teams, Zoom, WhatsApp ecc.) o piattaforme già esistenti presso l’Azienda, dettagliando le modalità d’uso, le eventuali criticità e le relative soluzioni; lo strumento viene selezionato nei singoli casi tenendo conto delle caratteristiche di sicurezza, della tipologia di pazienti e delle indicazioni Regionali e delle preferenze della organizzazione sanitaria 3. Definizione degli adempimenti necessari ai fini della rispondenza, dal punto di vista organizzativo e tecnologico, a quanto prescritto dal Regolamento UE 2016/619 (GDPR); 4. Analisi delle esigenze dei pazienti e del materiale formativo e informativo; 5. Individuazione di indicatori di processo, con cui misurare la validità della soluzione ai fini sanitari e di programmazione. A seguito di questo progetto è stato realizzato un manuale operativo (Figura 3) che descrive i vari passaggi del percorso del paziente ed identifica in quali interazioni è possibile introdurre protocolli di telemedicina, specificandone l’attuazione facendo uso di una piattaforma di comunicazione (Skype), di accessibilità immediata, sicura, gratuita, e facile per i pazienti. Il manuale è disponibile liberamente sul sito www.dati-sanita.it In questo scenario il processo (schematizzato in Figura 4) può essere riassunto nelle seguenti fasi:
█ Figura 3 – Il manuale per l’introduzione della telemedicina nella presa in carico dei pazienti (4)
1. Fase Territorio Il Medico di Medicina Generale identifica l’assistito e invia il paziente con la richiesta di “Visita di Medicina interna/ Predittiva” (codice CUR 89.7-51 prima visita e 89.01-25 visita di controllo) e televisita internistica di controllo (codice CUR e01_57). Si erogano anche visite specialistiche endocrinologiche per diabete, allergologiche e pneumologiche. 4. https://www.dati-sanita.it/wp/medicina-predittiva-aoupoliclinico-umberto-i/
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█ Figura 4 – L’introduzione della telemedicina nel percorso del paziente
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█ Figura 5 – Indicatori sulle prestazioni erogate in telemedicina
2. Fase Ospedale
3. Fase Territorio Follow Up
Presa in cura del paziente, con una prima visita sempre necessariamente erogata in presenza: █ Visita di medicina interna/predittiva con valutazione di tutte le eventuali indagini eseguite in precedenza in esterno, intervista sulle abitudini alimentari e somministrazione questionari validati. Counselling sullo stile di vita. █ Decisione sull’iter diagnostico che prevede l’avvio al PAC personalizzato in base alle comorbilità o invio diretto allo specialista d’organo per le specifiche problematiche riscontrate (team multidisciplinare). Il paziente inserito nel PAC, il giorno dell’appuntamento si presenta presso il centro, effettua un prelievo e segue l’iter definito dall’Internista che prevede esami strumentali. Durante tutto il percorso i pazienti sono accolti e gestiti da un’infermiera dedicata (case manager) che si occupa dell’attività educazionale e di counseling nell’ambito delle competenze infermieristiche. Dopo completamento diagnostico e valutazione specialistica, il medico di Medicina Interna effettua il Teleconsulto e la Televisita insieme al MMG e al paziente per comunicazioni del caso e concordare la gestione del follow-up.
Durante tale fase il paziente avrà come professionista di riferimento il MMG. I pazienti inseriti nel percorso dopo la prima visita verranno sottoposti a follow-up tramite Televisita: a. counselling sullo stile di visita a 2 mesi, in termini di telemonitoraggio da parte del Case Manager; b. rivalutazione a 6 mesi, mediante teleconsulto e televisita multiprofessionale in cui il paziente verrà valutato contemporaneamente dal MMG, il Medico Internista di Medicina Predittiva e il Case Manager; b. rivalutazione a 12 mesi, mediante teleconsulto e televisita multiprofessionale in cui il paziente verrà valutato contemporaneamente dal MMG, il Medico Internista di Medicina Predittiva e il Case Manager). 4. Gestione decorsi anomali Per i pazienti che, a causa di cambiamenti nelle loro condizioni cliniche, potrebbero richiedere un follow-up diverso da quello descritto nelle fasi n.1,2,3 il MMG potrà richiedere un nuovo
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teleconsulto e/o televisita per rivalutazione dell’iter diagnostico ed eventuale successiva nuova visita in presenza per diagnosi e/o trattamento.
CONCLUSIONI Il protocollo definito è attualmente operativo e si sta gradualmente estendendo; alla fine di gennaio è stato applicato alla cura di 16 pazienti; Al termine di ogni prestazione vengono registrati alcuni indicatori (anonimi) per valutare la validità della soluzione sotto diverse prospettive, come indicato in Figura 5. L’utilizzo di prestazioni di telemedicina, mirate ed appropriate nell’ambito dell’organizzazione della presa in carico e cura dei pazienti, permetterà di non abbandonarli una volta terminata la fase emergenziale e potrà continuare ad essere utilizzato in futuro per gestire la quotidianità. In questa modalità organizzativa è sempre più importante un ruolo attivo da parte delle Associazioni dei Pazienti per favorire la informazione/formazione/educazione degli assistiti e dei loro familiari/caregiver; anche grazie alla realizzazione di materiale informativo/formativo a misura del paziente (5), per la loro formazione all’utilizzo di strumenti tecnologici che possano favorire l’accesso alle prestazioni in telemedicina permettendo così una maggiore “vicinanza” dei curanti al paziente grazie all’ umanizzazione delle cure e alla possibilità di garantirne la continuità (Figura 6). Questa modalità organizzativa permette inoltre di individuare in fase precoce, caso per caso, il livello di assistenza e la sede più appropriata per la diagnosi e cura secondo linee guida alternative al ricovero. Favorisce quindi un riequilibrio delle risorse ed una riduzione della spesa grazie alla soppressione di inutili ripetizioni di esami e una maggiore compliance alla tera-
pia stabilita dal programma condiviso fra il Centro di Medicina Predittiva e il MMG. Inoltre, l’interscambio con il territorio determina una rete assistenziale che permette una migliore gestione delle patologie croniche che, invece, attualmente trovano inappropriata risposta nell’ospedale per acuti. Grazie alla collaborazione preventiva fra il MMG e lo specialista ospedaliero, si contribuisce quindi ad una riduzione degli accessi presso il pronto soccorso, ricorrendo al pronto soccorso per il ricovero urgente se non quando è veramente necessario.
Gli autori
PAOLA ANDREOZZI Responsabile Day Service di Medicina Predittiva Centro di studio per la predizione prevenzione e cura delle multimorbidita e controllo dei fattori di rischio. AOU Policlinico Umberto 1 CARLA BRUSCHELLI MMG a Roma, Specialista in Medicina Interna ALBERTO DEALES Direttore Sanitario AOU Policlinico Umberto 1 FABRIZIO MASSIMO FERRARA Coordinatore del Laboratorio sui sistemi informativi Sanitari – ALTEMS Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari – Università Cattolica del Sacro Cuore ANDREA FRACASSO Collaboratore di Ricerca presso il “Laboratorio sui sistemi informativi sanitari” ALTEMS – Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, Università Cattolica del Sacro Cuore SANDRA FRATEIACCI Presidente ALAMA Associazione Liberi dall’Asma, dalle Malattie Allergiche, Atopiche e Rare – APS ANNA SANTA GUZZO Responsabile Qualità e Risk Management AOU Policlinico Umberto 1 SARA CONSILIA PAPAVERO Collaboratore di Ricerca presso il “Laboratorio sui sistemi informativi sanitari” ALTEMS – Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, Università Cattolica del Sacro Cuore
█ Figura 6 – Il manuale per il paziente (6)
5. https://www.dati-sanita.it/wp/medicina-predittiva-aou-policlinico-umberto-i/ 6. https://www.dati-sanita.it/wp/medicina-predittiva-aou-policlinico-umberto-i/
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CLAUDIO TOMATIS Vice Presidente ALAMA Associazione Liberi dall’Asma, dalle Malattie Allergiche, Atopiche e Rare – APS
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di Maurizio Pedrini
Gli effetti della pandemia sul modello organizzativo della AUSL Romagna L’emergenza sanitaria scaturita dal COVID-19 ha costretto gli ospedali a confrontarsi con condizioni assistenziali e logisticoorganizzative nuove, spesso in mancanza di flessibilità degli edifici ospedalieri, che a fatica si sono adeguati alle necessità contingenti, a volte ricorrendo a spazi non sanitari o a costruzioni temporanee. Di questo e di molto altro ha parlato Mattia Altini, Direttore sanitario della AUSL Romagna Il cittadino al centro del sistema sanitario: è questa la sfida lanciata dall’AUSL Romagna, condotta con determinazione anche durante la difficilissima pandemia scaturita dal SARS CoV 2. Un obiettivo perseguito puntando sull’organizzazione di un innovativo modello di prossimità e di servizi inclusivi, in grado di raggiungere in modo efficiente e tempestivo i pazienti destinatari. Il tutto veicolato da un efficiente sistema digitale, capace di dialogare con i cittadini, raccogliendo tutte le informazioni utili per far fronte alle patologie con efficacia e tempestività. Nella AUSL romagnola la pandemia da COVID-19 ha evidenziato la rilevanza dei servizi territoriali, esaltando non solo l’assoluta necessità di una reale integrazione ospedaleterritorio, ma anche di una rete ospedaliera coordinata e della collaborazione con il sociosanitario. Abbiamo chiesto al dottor Mattia Altini, direttore sanitario, di raccontarci questa esperienza, proiettando lo sguardo al futuro della sanità in una delle Regioni senz’altro all’avanguardia nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
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INTERVISTA
Che impatto ha avuto la pandemia da SARS CoV2 sull’articolazione dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali? Quali sono state le principali criticità che avete dovuto affrontare? La pandemia da COVID-19 ha avuto un forte impatto sull’organizzazione dei servizi sanitari, anche mettendo in evidenza criticità preesistenti. Ritengo che sia emersa in maniera preponderante l’importanza della collaborazione e del coordinamento tra tutte le componenti del sistema. In particolar modo, la pandemia da COVID-19 ha evidenziato la rilevanza dei servizi territoriali e messo in luce la assoluta necessità di una reale integrazione ospedale-territorio, ma anche di una rete ospedaliera coordinata e della collaborazione con il sociosanitario. Durante la pandemia abbiamo dovuto inventarci nuove forme assistenziali come le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) per garantire l’assistenza dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero; penso sia qualcosa su cui riflettere anche per il post-pandemia, con il coinvolgimento multidisciplinare di differenti professionisti. Sicuramente, molte criticità che abbiamo dovuto affrontare sono comuni anche ad altre realtà, quali ad esempio il rischio per pazienti e professionisti di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 e la necessità quindi di attuare prontamente misure volte a contenerlo. Una ulteriore grande criticità è relativa alla riduzione di attività non correlate al COVID-19, inevitabile in alcuni periodi, con il grande impegno quindi messo in campo per cercare di assicurare le cure, come per esempio attraverso la continua rivalutazione delle liste d’attesa per il corretto ordine di priorità. La disponibilità di un sistema informativo e informatico integrato che consenta a tutte le componenti del sistema di comunicare e di trasferire informazioni è determinante, qualcosa di non più rimandabile e su cui lavorare, così come il progressivo utilizzo di strumenti digitali, a partire dal teleconsulto. Ritengo che molte siano le “lezioni” apprese dalla pandemia da COVID-19, con un lascito che serva anche per il futuro, come anche testimoniato dalle aree di intervento previste dal PNRR, e come impulso per una reale implementazione di progetti di miglioramento e di nuovi modelli organizzativi, nonché per la costruzione di nuovi piani di preparedness.
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█ Mattia Altini, Direttore sanitario AUSL Romagna
L’Ausl Romagna rappresenta una delle più grandi aziende sanitarie d’Italia: una realtà assai complessa e articolata da gestire. Quale struttura fa capo alla direzione sanitaria da lei guidata? Come opera? L’Azienda Ausl della Romagna è in effetti una delle più grandi e rilevanti aziende sociosanitarie del Paese, con un valore di produzione di 2,3 miliardi di euro e oltre 15.000 dipendenti per la tutela della salute di più di 1.126.000 abitanti residenti nei 73 comuni delle provincie di Forlì – Cesena, Ravenna e Rimini. Dunque, rappresenta un contesto istituzionale caratterizzato da particolare complessità, sia per dimensione aziendale, sia per peculiarità della distribuzione dei servizi nei territori. Questa realtà richiede un costante lavoro di unificazione, integrazione e di trasformazione organizzativa che stiamo cercando di perseguire per fasi successive e nell’ottica del miglioramento continuo e dell’innovazione, secondo principi di trasparenza, appropriatezza, efficacia, efficienza e verificabilità. I professionisti che vi operano, ovvero medici, tecnici, infermieri e tutte le altre professioni sanitarie, attraverso il confronto interno ed esterno, nazionale e internazionale, sviluppano e perfezionano competenze specialistiche in grado di garantire ai cittadini i migliori servizi possibili, in coerenza con le risorse disponibili. La Direzione Aziendale ha fortemente orientato buona parte della propria pianificazione sulla costituzione e l’implementazione di percorsi clinici aziendali, considerati gli strumenti maggiormente efficaci per rispondere ai bisogni della popolazione assistita in maniera omogenea, coordinata e comprensiva, migliorando l’equità di accesso, riducendo la variabilità dell’offerta tra territori e garantendo un’appropriata e qualitativa presa in carico.
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La pandemia ha fatto anche da spartiacque tra un prima e un dopo anche nella sanità: a quale modello organizzativo state lavorando e che tempi vi siete dati per realizzarlo? Il modello deve essere quello incentrato sulla persona: questo richiede una condivisione delle responsabilità tra tutti gli attori e i settori di attività. La risposta è profondamente intersettoriale. La possibilità di mettere in rete competenze e strumenti, accompagnato dalla dimensione aziendale per numero di assistiti, ha stimolato la nostra organizzazione a promuovere un modello di cura basato sulla clinical governance e sulla gestione integrata delle cure. L’organizzazione per percorsi centrati sul bisogno del destinatario implica risposte
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█ Atrio di ingresso ospedale Morgagni-Pierantoni, Forlì
assistenziali che intersecano più piani disciplinari, il coordinamento di tutti i professionisti coinvolti e un continuum organizzativo e clinico tra i servizi ospedalieri e territoriali. Infatti, il trattamento di un problema di salute richiede spesso un approccio multidisciplinare in cui ogni professionista coinvolto (medici, infermieri, data manager, case manager, tecnici ecc.) collabora secondo modi, tempi e procedure ben definiti per la diagnosi, la cura e l’assistenza al paziente, tenendo conto delle conoscenze scientifiche e delle tecnologie disponibili. Dalla diagnosi alla terapia, passando attraverso tutte le fasi dell’assistenza, si snoda un vero e proprio percorso che il paziente e il caregiver intraprendono assieme ai professionisti coinvolti. L’emergenza sanitaria che ancora stiamo vivendo, in generale, ha accelerato i processi di innovazione e digitalizzazione, stimolando il percorso che porta inevitabilmente alla progressiva deospedalizzazione, a vantaggio della territorializzazione. Qual è la vostra esperienza al riguardo? La tecnologia è stata il principale fattore abilitante durante tutta la crisi: infatti, non solo ci ha permesso di mantenere i contatti con il mondo, ma ha anche contribuito - di fatto - all’erogazione di molte delle prestazioni sanitarie programmate e alla gestione di tutti quei
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pazienti cronici che necessitano di monitoraggio continuo, al fine di scongiurare il precoce deterioramento della condizione di salute. Ecco perché le tecnologie digitali e l'ambiente digitale permettono il raggiungimento di quegli obiettivi che sono caratteristici dei sistemi sanitari di eccellenza, ovvero alta qualità, efficienza, equità, convenienza e accessibilità all'assistenza sanitaria. Le soluzioni innovative rappresentate dai servizi sanitari digitali possono, se progettate in modo mirato e implementate in modo efficiente, fornire migliori risultati di salute e contribuire alla sostenibilità dei sistemi sanitari. Per quanto riguarda la nostra esperienza, faccio un esempio tra i progetti attuati, il progetto “Smart Care” (Soluzioni e metodi avanzati di riorganizzazione territoriale in sanità) presso la casa della Salute di Forlimpopoli, si pone l’obiettivo di realizzare un modello organizzativo capace di garantire la migliore assistenza per il paziente oncologico anche sul territorio, ricollocando alcune prestazioni sanitarie in maniera più appropriata fuori dall’ospedale e coordinando tutti i soggetti coinvolti, con lo scopo di migliorare ulteriormente la "presa in carico totale" del malato oncologico, in un’ottica di qualità dell’assistenza, equità di accesso alle cure, migliore utilizzo delle risorse e potenziamento delle reti. Elementi imprescindibili saranno gli indicatori di performance (Key Perfomance Indicators-KPI), che permet-
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█ Panoramica ospedale Infermi, Rimini
teranno una costante valutazione e monitoraggio dell’andamento e degli esiti di salute prodotti in questi percorsi delocalizzati. Cruciale in questa misurazione, nonché per tutto il funzionamento della relazione ospedale-territorio, è la disponibilità di un sistema informativo clinico su tutti i nodi di cura, interoperabile e user-friendly, che mantenga una comunicazione efficace delle informazioni tra i vari attori. Il PNRR punta, tra l’altro, alla transizione digitale, investendo consistenti risorse per raggiungere questo obiettivo: ma cosa significa, per voi, digitalizzare la salute nell’ottica della rivoluzione 4.0? Ad esempio, la telemedicina è stata avviata in concreto? Possiamo affermare che in questa sfida Ausl Romagna è all’avanguardia? In questa direzione si sta sviluppando il nuovo modello organizzativo della Romagna che include un ripensamento della rete dei servizi, per una sanità più vicina ai cittadini, nella direzione di un potenziamento del territorio, con creazione di nuovi servizi, tra i quali rientrano tutte le prestazioni di Telemedicina, che consentono di erogare visite a distanza e di monitorare i pazienti che hanno bisogno di assistenza continua anche a distanza. Oggi possiamo affermare che dalla teoria passiamo ai fatti: si sta infatti lavorando in parallelo
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su tanti progetti, quali – per esempio – la gestione a distanza dei pazienti con scompenso cardiaco e l’EEG al domicilio. La leva digitale è la chiave che rende concreta la realizzazione di questo nuovo modello, realizzando le connessioni che concorrono al benessere dei cittadini. Da una parte, infatti, permette di attivare i meccanismi di coordinamento tra tutti “i touchpoint fisici” del sistema, ossia gli ospedali, le case della salute, gli ospedali di comunità, le Case-residenza per gli anziani, gli uffici dei Comuni che erogano prestazioni sociali, strutture private convenzionate, i MMG e PLS, le farmacie; dall’altra abilita la nascita di nuovi punti di contatto virtuali tra i quali rientrano, a titolo di esempio, tutte le App per la salute che permettono di rendere i servizi ancora più vicini al paziente. In questo modo sarà possibile realizzare un reale sistema di continuità di cura. In particolare, nella missione salute, il PNRR punta a due distinte mete strategiche: da un lato il potenziamento dell’assistenza territoriale, dall’altro l’innovazione, ricerca e digitalizzazione del Servizio sanitario nazionale. A suo parere, come si possono mettere in pratica questi grandi obiettivi? La ricerca del miglior setting di cura per il paziente, in ottica di Value Medicine, così come l’utilizzo delle tecnologie digitali, con-
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sentono di rendere processi e servizi più efficienti e di modellarli sulle esigenze dei cittadini/pazienti. L’obiettivo comune di un nuovo ecosistema digitale davvero vicino al cittadino è, infatti, quello di porre il cittadino/paziente al centro, connesso con tutti gli attori del sistema sanitario che hanno un ruolo nel suo percorso di cura e salute per comunicare, scambiare dati e informazioni e svolgere in modo più efficace e sostenibile i percorsi di prevenzione e cura. Ritiene che l’emergenza pandemica da Covid 19, vista la fragilità dimostrata dai sistemi sanitari dei Paesi Occidentali, ponga con forza, tra l’altro, la necessità di poter disporre di nuovi ospedali (o trasformare alcuni tra quelli esistenti) che rappresentino strutture diverse e più flessibili, in grado di affrontare meglio l’emergenza in atto? La pandemia da COVID-19 ha sicuramente stimolato molte riflessioni sull’organizzazione del sistema sanitario e sugli ospedali, che si sono dovuti confrontare con condizioni assistenziali e logisticoorganizzative nuove. Purtroppo, se possiamo affermare qualcosa sugli edifici ospedalieri che abbiamo appreso durante la pandemia da COVID-19 è proprio la frequente mancanza di flessibilità di questi edifici, che a fatica si sono adeguati alle necessità contingenti, alle volte ricorrendo a spazi non sanitari o a costruzioni temporanee. Bisogna considerare che spesso il design dell’ospedale non è riuscito a tenere il passo con i notevoli progressi in campo medico e che gli ospedali sono edifici estremamente complessi, infrastrutture sature
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che difficilmente possono essere equipaggiate con le più recenti innovazioni o disporre di spazi modulabili o ridondanti. La flessibilità rappresenta pertanto un requisito imprescindibile delle nuove realtà ospedaliere per assicurare che le strutture progettate oggi, che richiedono certamente tempo per essere costruite, siano in grado di adattarsi ai cambiamenti, compresi quelli improvvisi e imprevisti. Oltre alla flessibilità strutturale, come ad esempio la possibilità di rimodulare le aree in open space, credo sia fondamentale anche una flessibilità organizzativa, considerando l’opportunità di lavorare differentemente, ad esempio secondo modelli per intensità di cura (i pazienti non vengono raggruppati per disciplina medica, ma per intensità di bisogno e gli specialisti ruotano al letto del paziente, a seconda dei bisogni; cooperazione e integrazione tra professionisti sono fondamentali). Questi elementi stanno guidando la progettazione di realtà come il nuovo Pronto Soccorso dell’Ospedale Santa Maria delle Croci di Ravenna e del nuovo Ospedale di Cesena. Infine, credo fortemente che sia necessario abbracciare anche una flessibilità nei ruoli professionali, per rispondere prontamente alle circostanze in continua evoluzione e a situazioni emergenziali, per cui è necessaria una formazione che ponga le basi per risposte decisionali rapide, lavoro in team, adattamento a necessità contingenti. In buona sostanza, quanto abbiamo fatto durante l’emergenza dovrebbe essere strutturato e previsto anche come formazione. Non basta avere i posti letti, le terapie intensive, i respiratori, ma bisogna avere dei professionisti formati”.
CHI È MATTIA ALTINI Il dottor Mattia Altini è nato a Forlì nel 1974. Laureato in Medicina e chirurgia presso l’Università degli Studi di Bologna nel 1999, ha poi conseguito la Specializzazione e il Dottorato di Ricerca in Sanità pubblica e Medicina preventiva presso l’Ateneo di Modena e Reggio Emilia. Tra le varie esperienze formative, il corso “Quality management in Health care” frequentato presso la Harvard Businnes School di Boston e il master in Amministrazione dei servizi sanitari presso l’università di Montreal (Canada). Ha quindi conseguito il Master universitario di II livello in Promozione e governo della ricerca nelle Aziende sanitarie e nel 2017 il Certificato di Formazione manageriale per le Direzioni generali delle Aziende Sanitarie. Il dottor Altini è Segretario scientifico del Direttivo Emilia Romagna dell’Associazione nazionale medici direzioni ospedaliere (Anmdo), fa parte del bord di Agenas, e dal 2018 è presidente nazionale della Società Italiana di Leadership e Management in Medicina (Simm). Ha svolto incarichi di docenza di alta formazione e Master Universitari presso le università di Urbino, “Sacro Cuore”,
Ferrara, e Perugia. Dopo esperienze presso le Ausl di Bologna e Forlì nell’ottobre 2009 è stato assunto in qualità di Dirigente medico di I livello in Ausl di Ravenna.Tra il 2004 e il 2005 ha collaborato con la Joint Commission Internationale di Chicago, al progetto di accreditamento della rete ospedaliera della Regione Lombardia.Dal 2010 ha assunto il ruolo di Direttore Sanitario presso l’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (Irst) di Meldola, del quale aveva collaborato alla stesura del progetto, contribuendo in maniera decisiva, prima alla realizzazione del fondamentale riconoscimento ministeriale in Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), poi all’affermazione del Centro quale riferimento nazionale e internazionale per le terapie avanzate e la ricerca in ambito oncologico. In tale veste ha svolto ricerca in ambito di out come research assumendo l’incarico di principal investigator in diversi studi anche multicentrici ed ha rivestito il ruolo di responsabile della linea di ricerca IRST “Appropriatezza, esiti, value del farmaco e modelli organizzativi funzionali alla continuità dei percorsi diagnostico-terapeutici in oncologia”.
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TECNOLOGIA
di Corrado De Robertis
La sanificazione degli ambienti sanitari con la tecnologia UV I microorganismi che causano le temute infezioni nosocomiali HAI (Hospital Acquired Infections), immessi nell’aria attraverso l’impianto di condizionamento degli ospedali possono essere eliminati tramite l’utilizzo di dispositivi a luce UV-C che ha presentato risultati quantificabili e prevedibili negli ambienti nei quali sono stati utilizzati
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TECNOLOGIA
Gli ospedali sono potenziali fonti di organismi patogeni e rappresentano un grave problema di sicurezza sia per gli operatori sanitari che per i pazienti. Considerando il costo sociale legato alla morbilità, l’aumento della durata della degenza, ma soprattutto il rischio di mortalità nei soggetti deboli come i malati, la soluzione di questo problema diventa il compito principale dei diversi attori coinvolti nella progettazione, nella gestione e nell’utilizzo di queste strutture. Non esiste un’unica ricetta per la prevenzione del rischio da infezioni, ma sicuramente l’accurata pulizia e disinfezione delle superfici e dell’aria ambiente aiuta a ridurre il rischio di contagio e contribuisce al conseguimento di ambienti puliti e protetti per la sicurezza dei pazienti, del personale sanitario e dei visitatori. Il presente articolo illustra un sistema di sanificazione messo a punto da GS Biolab che utilizza la componente UV-C della radiazione elettromagnetica per ridurre il rischio di contagio nei luoghi di lavoro nel rispetto delle normative in materia di sanità e sicurezza.
LA TECNOLOGIA UVC: PASSATO E PRESENTE La radiazione ultravioletta comprende un preciso campo di lunghezze d’onda della radiazione elettromagnetica gran parte della quale è fortunatamente filtrata dall’atmosfera terrestre in quanto dannosa per gli organismi viventi. Il particolare campo di frequenze UV-C (100 - 280 nm) ha la capacità di uccidere virus, germi e batteri migliorando la sicurezza al contagio negli ambienti. La scoperta degli effetti della radiazione luminosa sui microrganismi era conosciuta sin dalla metà del 1800, ma solo verso la fine del secolo, a seguito degli studi di Downes e Blunt [1, 2,3] si è dimostrato che la luce solare impediva la crescita di microrganismi e che questa capacità dipendeva dall’intensità, dalla durata e dalla lunghezza d’onda. Infatti, la legge che consente di calcolare la dose di energia necessaria alla inattivazione di una colonia di microrganismi è la seguente: D = I * t (1) dove: D è il la dose necessaria per neutralizzare il microrganismo [J/m2] I è l’intensità della radiazione (W/m2) T è la durata dell’esposizione (s). Gli studi successivi hanno confermato l’intuizione di Downes e Blunt e si sono concentrati sul range di radiazioni più indicato per la sanificazione degli ambienti, giungendo alla conclusione che le lunghezze d’onda più corte, e in particolare quelle nella gamma di lunghezze d’onda UV-C (100-280 nm), fossero le più efficaci. Infatti, risalgono già all’inizio del secolo scorso, i primi esperimenti che evidenziarono la capacità antibatterica degli ultravioletti, UV-C.
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L’assorbimento di fotoni in questa lunghezza d’onda provoca la morte della cellula batterica, si è confermato che l’assorbimento sufficiente di fotoni di luce UV-C da parte del DNA o dell’RNA dei microrganismi causa una distruzione, per reazione fotochimica, di questa parte vitale nel processo di riproduzione dei microorganismi rendendoli quindi inattivi. Sulla scorta dei progressi in campo scientifico, e grazie alla costante interazione con professionisti accreditati, si è riusciti a creare ed ingegnerizzare una serie di sistemi di sanificazione e prevenzione, con l’intento di contrastare, prevenire e arginare le infezioni da microrganismi che, come noto, sono moltiplicate dall’irrefrenabile processo di globalizzazione ed industrializzazione. Non ultima, l’esperienza della pandemia da COVID – 19 è stata complice ineluttabile di un processo di produzione a livello internazionale di sistemi di protezione individuale e collettiva che, al di fuori delle considerazioni sull’effettiva efficacia, non sono ancora stati del tutto in grado di conciliare il vivere la quotidianità in un ambiente protetto, con la necessità di mantenere immutate le abitudini di vita consolidate che appartengono ad ogni individuo. Tra le strategie di sanificazione più affidabili sviluppate nell’ultimi due anni, sicuramente il sistema di disinfezione a luce UV rappresenta il giusto compromesso tecnico-economico in quanto questi dispositivi presentano un ampio spettro di intervento con tempi di esposizione rapidi e senza lasciare residui dopo il trattamento, inoltre non richiedono modifiche ai sistemi di ventilazione degli ambienti. Gli effetti germicidi della luce ultravioletta UV-C, come accennato in precedenza, riguardano la distruzione dei legami delle eliche del DNA e del RNA attraverso una serie di meccanismi quali la fotoidratazione, la fotoscissione, la fotodimerizzazione e la fotoreticolazione, impedendo così la loro proliferazione. Questo è il meccanismo fondamentale alla base della disinfezione o sanificazione che nel tempo è stata confermata essere valido e funzionante su moltissimi tipi di microrganismi. Come batteri, virus, spore e protozoi, causa di diverse tipologie di malattie nell’uomo e negli animali. Gli UV-C possono essere generati da lampade al mercurio a bassa pressione o dalle più moderne lampade a LED, nella maggior parte dei casi, devono essere utilizzate in ambienti non occupati a causa della loro interazione con la salute umana, in quanto in grado di causare tumori della pelle e cataratta. La loro pericolosità aumenta con la diminuzione della lunghezza d’onda, per tali motivi, alcuni dispositivi sono collegati a sensori di movimento per la loro disattivazione. È documentato, comunque, che l’utilizzo di questa tecnologia “notouch” in diverse strutture sanitarie ha comportato una sostanziale riduzione della contaminazione microbica superficiale, così come una diminuzione della contaminazione incrociata e una ridotta diffusione di infezioni batteriche multiresistenti. [4].
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TECNOLOGIA
█ Fig. 1 – Effetto dei raggi UV-C su DNA e RNA
I DISPOSITIVI BIOLIGHT UV-C DELLA GS BIOLAB La gamma di dispositivi Biolight UV-C comprende modelli portatili con tecnologia Led UV-C e modelli per ambienti con lampade UV-C a gas nobili e luce pulsata ad elevata intensità, in struttura tubolare presso-piegata al quarzo. Ogni modello di lampada prodotto emette luce UV con una lunghezza d’onda nella banda dell’ultravioletto 275 - 280 nm ed opera con luce monocromatica estremamente pura e a ridotto angolo di emissione. Rispetto alle classiche lampade UVC, i LED hanno un ridotto impatto ambientale; inoltre non richiedono tempo per l’attivazione e all’accensione raggiungono istantaneamente la massima radiazione, con un basso consumo energetico. E’ sufficiente irradiare per circa 10 secondi una superficie ad una distanza di circa 5 cm per ottenere una riduzione del 99,99% della carica batterica e virale. La dose di energia radiante emessa è superiore a 3.7 mJ/cm2 che rappresenta la dose necessaria per eliminare il virus Sars-Cov-2 in pochi secondi, così come testato dall’Università Statale di Milano in collaborazione con l’INAF. Tutte le apparecchiature GS Biolab di sanificazione ambienti condividono un sistema di funzionamento basato su due principi di sterilizzazione: l’emissione di raggi ultravioletti e la conseguente bio-induzione di ozono. I raggi ultravioletti irradiano le molecole di ossigeno (O2), caricandole elettricamente ed inducendo la formazione di molecole di Ozono (O3). Come noto l’ozono ha una forte ossidazione, può distruggere la parete cellulare dei batteri, ossidare e decomporre alti polimeri, come RNA e DNA, causando la morte di batteri e virus. Stabi-
█ Fig. 2 - Biolight Steel Os6 e Os10
lizzando la lunghezza d’onda intorno ai 280 nm, si ottiene una bio-induzione dell’ozono sufficiente a garantire l’effetto della sterilizzazione anche in zone non irradiate direttamente dai raggi ultravioletti. Questi dispositivi per la sanificazione di ambienti montano una nuova tipologia di bulbi al quarzo UV-C a gas nobili e luce pulsata ad elevata intensità ed operano ad una lunghezza d’onda di circa 280 nm, più efficaci rispetto alle lampade a mercurio e con un inevitabilmente ridotto impatto ambientale. L’energia radiante sviluppata è tale da consentire tempistiche di sanificazioni ridotte rispetto alle lampade al mercurio, ancora ampiamente utilizzate nei sistemi di disinfezione a ultravioletti, che raggiungono un’emissione UV con una lunghezza d’onda di 254 nm, che è al di sotto del picco di efficacia germicida (tra 270 e 275 nm), per cui molto meno efficaci. La sicurezza degli operatori e utenti è garantita da un filtro ottico calibrato per UV-C in grado di schermare completamente la radiazione UV, utile ad evitare eventuali arrossamenti degli occhi che possono verificarsi quando si è esposti direttamente per un tempo relativamente prolungato al fascio luminoso emesso. Il tessuto bersaglio nell’occhio sarebbe la cornea (piuttosto che la retina).
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L’effetto sulla cornea è chiamato fotocheratite, meglio noto come “flash del saldatore o cecità da neve” è improbabile che una qualsiasi delle luci UV-C penetri attraverso la cornea e raggiunga la retina a causa della corta lunghezza d’onda. L’applicazione del filtro si è resa necessaria perché i dispositivi Biolight UV-C sono, a differenza di altri prodotti presenti sul mercato, compatibili con la presenza umana. La Bio-induzione di ozono generata da questi dispositivi, grazie alla loro specifica lunghezza d’onda, è sufficiente a coadiuvare il principio di sanificazione rendendolo efficace anche nei punti in cui non c’è irradiamento diretto mantenendosi di molto sotto la soglia di pericolosità in cui l’ozono può iniziare ad essere dannoso per gli esseri umani. I test di laboratorio effettuati hanno evidenziato un abbassamento quasi totale delle UFC su superficie non irradiata direttamente dalla lampada dopo soli 15 minuti di funzionamento. I dispositivi Biolight UV-C sono inoltre integrabili con un sistema di gestione on line che consente di programmare i cicli di sanificazione nei giorni e nelle settimane tramite smartphone o tablet; traccia ogni accensione e spegnimento del dispositivo offrendo la possibilità all’utente di stilare report dettagliati e monitorare in tempo reale quali e quanti dispositivi sono in funzione e in quali stanze. Affinché il sistema di sanificazione risulti efficace e sicuro per i presenti, è importante calibrare adeguatamente i cicli di funzionamento tenendo in considerazione il rapporto tra superficie, metri cubi d’aria e durata del ciclo. Tutti i dispositivi della gamma Biolight sono in linea col rapporto COVID-19 n. 25/2020 dell’istituto Superiore di Sanità e conformi alle normative europee CE -- RoHS di riferimento e prodotti secondo gli standard ISO9001. Inoltre, sono conformi alla normativa EN 62471 sulla Sicurezza fotobiologica di lampade e sistemi di
lampade, indicata dall’ ISS come requisito fondamentale questo li rende idonei non solo per le applicazioni sanitarie ma anche per tutte le tipologie di ambienti confinati.
CONCLUSIONI Quella degli UV-C è una tecnologia validata clinicamente che distrugge i microorganismi che causano le temute infezioni nosocomiali HAI (Hospital Acquired Infections), attraverso la loro proliferazione in luoghi come gli impianti di condizionamento dell’aria, difficilmente soggetti ad operazioni di pulizia, o le superfici degli ambienti di degenza e speciali. L’impianto di condizionamento d’aria dell’ospedale è un disseminatore di microrganismi che sono aerotrasportati e inalati da parte dei pazienti, operatori e visitatori aumentando così il rischio di contagio e infezione. La filtrazione dell’aria e la pulizia regolare delle superfici da sole non sono sufficienti, pertanto, tra le soluzioni migliori è consigliato l’utilizzo di dispositivi a luce UV-C che ha presentato risultati quantificabili e prevedibili negli ambienti nei quali sono stati utilizzati. I recenti progressi tecnologici hanno reso possibile l’implementazione della tecnologia di disinfezione UV-C in un campo in continua espansione di applicazioni in ambienti convenzionali, compresa la disinfezione di acqua, aria e superfici. Nel presente articolo sono stati presentati alcuni dispositivi a luce UV-C frutto della ricerca di GS Biolab con i quali, grazie all’effetto combinato di energia radiante e della capacità ossidante dell’ozono bio-indotto nell’aria sono risultati un sistema altamente efficace ed efficiente, un sistema che rende l’ambiente inadatto alla proliferazione di virus, muffe, funghi, batteri e microrganismi, garantendo un’efficacia di sterilizzazione del 99,99%.
L’autore
CORRADO DE ROBERTIS
Chief Opereting Officer GS Biolab
█ Fig. 3 - Biolight Side-Up non consente in alcun modo di incrociare lo sguardo con la fonte di luce ultravioletta
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Bibliografia: [1] Downes A, Blunt TP. L’influenza della luce sullo sviluppo dei batteri. Natura. 1877; 16:218. [2] Downes A, Blunt TP. Ricerche sull’effetto della luce su batteri e altri organismi. Proc R Soc Lond. 1877; 26:488–500. [3] Downes A, Blunt TP. Sull’influenza della luce sul protoplasma. Proc R Soc Lond. 1878; 28:199–212. [4] Casini B, Tuvo B, Cristina M.L, Spagnolo A, Totaro M, Baggiani A, Privitera G.P. Evaluation of an Ultraviolet C (UVC) Light-Emitting Device for Disinfection of High Touch Surfaces in Hospital Critical Areas, Int J Environ Res Public Health 16(19):. 2019 Oct doi: 10.3390/ijerph16193572
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di Patrizia Ricci
Climatizzazione eCovid-19: ripartiamo dalla IAQ La pandemia ha dimostrato l’importanza degli impianti per ridurre il rischio di contagio, a patto però che siano progettati e gestiti correttamente
All’inizio della pandemia da Covid-19 si è parlato molto, e non sempre a ragione, del ruolo che gli impianti di climatizzazione e ventilazione possono avere nel combattere o, viceversa, nel diffondere il virus, spesso fornendo informazioni non corrette e arrivando a proporre soluzioni estreme come lo spegnimento degli impianti. Dal punto di vista tecnico, è stato appurato che ventilazione, ricambio dell’aria e filtrazione contribuiscono a ridurre la concentrazione di SARS-CoV-2 nell’aria e quindi il rischio di trasmissione (purché tali impianti siano ben gestiti). Al contrario, gli spazi non climatizzati possono causare stress termico e, soprattutto nei soggetti più deboli, ridurre la resistenza alle infezioni. In generale, quindi, secondo gli esperti lo spegnimento dei sistemi di climatizzazione e ventilazione non è una misura raccomandata per ridurre la trasmissione del virus. Una cosa è però certa: questa emergenza pone tutti gli addetti del settore delle costruzioni di fronte alla responsabilità di realizzare impianti HVAC che siano in grado di garantire un’elevata qualità dell’aria indoor (IAQ) e quindi un effet-
to positivo sulla salute. Coniugare i due imperativi di una migliore qualità dell’aria e di una sempre più elevata efficienza energetica rappresenterà la più grande sfida del futuro dell’impiantistica, anche se, vale la pena ricordarlo, non esiste “la” soluzione unica, ma tante soluzioni diverse, declinate secondo gli schemi più adatti per ciascuna differente tipologia di utenza.
LE PROBLEMATICHE DEGLI IMPIANTI La ventilazione, naturale o forzata, è vista dalla gran parte delle persone come necessaria per il ricambio dell’aria fisiologica, per respirare aria fresca. In realtà sfugge ai più il concetto di qualità dell’aria – Indoor Air Quality (IAQ) – associato anche alla purezza dell’aria all’interno degli edifici, che deve essere priva o quasi di contaminanti di varia natura, che possono provocare malessere o danno alla salute, tra i quali sono compresi anche microrganismi quali insetti, batteri e virus. Una delle strategie per l’ottenimento di una buona IAQ è
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l’induzione di aria esterna (ventilazione) al fine di diluire gli inquinanti: la concentrazione dell’inquinante nell’ambiente è infatti tanto minore quanto maggiore è la portata d’aria esterna. Dato che la ventilazione naturale risulta non costante e poco affidabile, perché legata agli andamenti statistici delle variabili ambientali esterne (clima), è meglio ventilare utilizzando un impianto di ventilazione o un impianto di climatizzazione dotato di ventilazione, aumentando le portate di aria esterna, cioè la quantità di aria che l’impianto preleva dall’esterno e immette nell’ambiente chiuso. Di norma, infatti, l’aria condizionata immessa negli ambienti è costituita da una miscela di aria esterna e di aria “ricircolata”, cioè ripresa dall’ambiente interno, fatta passare attraverso un filtro, e reimmessa nella macchina che tratta l’aria (UTA, unità trattamento aria), dove viene miscelata con l’aria esterna, raffreddandola (in estate) o riscaldandola (in inverno). In questo modo si riduce la necessità di potenza termica che l’impianto deve fornire per portarla alle condizioni desiderate. È ormai dimostrato che la ventilazione meccanica contribuisce alla riduzione del rischio di contagio (per grandi distanze) nei locali chiusi e quindi occorre fare in modo che ci sia una maggior ventilazione con aria esterna incrementando, ove possibile, il numero di ricambi orari, e chiudendo (nei casi in cui è richiesto) il ricircolo dell’aria, attuando inoltre un programma di manutenzione adeguato. Si fa comunque presente che le prestazioni di un sistema di ventilazione (naturale o forzata)
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non possono essere espresse soltanto attraverso la portata o il tasso di ricambio dell’aria. Infatti, a parità di tali valori, variando ubicazione e dimensioni della rete di distribuzione e immissione dell’aria, è possibile ottenere modalità diverse di rimozione degli inquinanti. La norma UNI 10339:1995 prevede un approccio prescrittivo per la progettazione degli impianti: il numero di ricambi orari varia da 0.5 Vol/h per usi residenziali, a 1-2 Vol/h per usi civili (solitamente si calcola ipotizzando 10 L/s per persona). Per il controllo della qualità dell’aria, la norma prevede un’adeguata ventilazione degli ambienti in modo da diluire l’inquinante al di sotto dei valori di soglia indicati o facendo sì che le condizioni non risultino indesiderabili per non più del 20% delle persone (standard ASHRAE 62-89R). La norma è da tempo in fase di revisione. Per i nuovi edifici, le indicazioni ministeriali costituiscono nuovi riferimenti normativi per la progettazione degli impianti di climatizzazione.
L’EFFICACIA DELLA VENTILAZIONE Nel caso in cui l’inquinante sia un virus, come il SARS-CoV-2, presente nell’aerosol, la sua concentrazione (numero di particelle per unità di volume) è espressa in termini di carica virale (numero di virus per unità di volume o quanta di produzione virale). La prima cosa da stabilire è il numero delle cariche virali elementari presenti
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in ambiente via aerosol, perché il rischio di contrarre il virus è direttamente proporzionale a tale valore. Una carica virale elementare è definita come il nucleo di una gocciolina trasportata dall’aria in grado di causare l’infezione delle persone suscettibili al virus con una probabilità del 63%; in linguaggio tecnico-scientifico è detta appunto “quantum”. Essendo la relazione che esprime la concentrazione di inquinanti di tipo esponenziale, maggiore è il flusso di ventilazione, minore è la concentrazione interna e maggiore è l’intensità della sorgente interna, maggiore è la concentrazione interna. La concentrazione dei quanta/m³, C(t), nota la produzione oraria dei q=quanta/h, è data dalla seguente relazione:
Con n numero di ricambi orari e V = volume di spazio (m3). È possibile quindi calcolare le concentrazioni di inquinanti, quanta/m³, o le portate d’aria esterna necessaria per avere una prestabilita concentrazione di patogeno. La relazione che lega la concentrazione media dei quanta/m³ e la produzione oraria dei quanta/h/m³ è data da:
Noti i quanta/h si può calcolare la probabilità di contagio individuale e generale. Si evince che: maggiore è la portata d’aria di rinnovo, maggiore è il tasso di ventilazione, minore è il numero di cariche virali elementari presenti in ambiente; raddoppiando il volume si dimezzano sia la concentrazione dei quanta/m³ che la produzione dell’infezione, quanta/h. Se si hanno più ambienti in serie, il passaggio dell’aria di ventilazione dal primo ambiente verso l’ultimo porta con sé i quanta di infezione ma si abbassa la concentrazione per unità di volume e la produzione oraria. Di conseguenza anche il rischio individuale diminuisce. Analogamente, se si utilizza il ricircolo dell’aria, la portata d’aria immessa negli ambienti aumenta e la concentrazione dei quanta/m³ diminuisce. Il ricircolo tuttavia deve essere attuato utilizzando filtri ad alta efficienza e sistemi di abbattimento batterico e virale, altrimenti si rischia di portare cariche virali anche in ambienti nei quali non sono presenti. Per questo, secondo le indicazioni dall’ISS, il ricircolo dell’aria attraverso ambienti multipli non è consentito. È altresì evidente che, se è sempre attiva la sorgente, non si potrà mai annullare del tutto la carica virale media dell’ambiente ma la si potrà comunque diminuire di molto, sotto la soglia minima per cui, se inalata da un soggetto sano, questo non contragga l’infezione. Le considerazioni finora esposte sono state effettuate dagli esper-
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ti basandosi sui dati dell’influenza comune. Nel caso del SARSCoV-2 le persone suscettibili sono in numero molto maggiore e il virus è più contagioso. Il rischio di contagio è molto più alto in assoluto. Ad oggi nessuno sa con certezza quale sia il valore di soglia del Covid19, cioè quale sia la dose infettiva, il che rende impossibile determinare con certezza quale deve essere la quantità di aria di ventilazione che occorre introdurre in un dato ambiente per garantire condizioni di sicurezza rispetto alla possibilità di infezione. Si cerca di attuare la massima ventilazione possibile e compatibile con lo stato del sistema edificio-impianto esistente per ridurre al minimo la possibilità di contrarre l’infezione (ALARA principle, As Low As Reasonably Achievable).
CLIMATIZZAZIONE SENZA VENTILAZIONE Non tutti gli impianti di climatizzazione (cioè che controllano temperatura e umidità dell’ambiente interno) sono dotati della funzione di ventilazione (impianti a tutt’aria o aria primaria e terminali locali). Il vantaggio della ventilazione meccanica, dedicata o inclusa nell’impianto di climatizzazione, sta nella possibilità di filtrare
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l’aria esterna immessa nell’ambiente. Questi impianti, solitamente impiegati per la climatizzazione dei grandi spazi comuni, come ad esempio i supermercati, devono operare con la maggior quantità di aria esterna possibile compatibile con le caratteristiche dell’impianto stesso, eventualmente eliminando il ricircolo dell’aria interna. Se l’impianto non è dotato di ventilazione, il sistema lavora, se ad aria, con un ricircolo interno totale: aspira l’aria dall’ambiente interno, la raffredda o la riscalda, e la reimmette nello stesso ambiente, modalità, questa, caratteristica di tutti i sistemi di condizionamento detti split, dei ventilconvettori, ad armadietto, a soffitto o canalizzati. In questo caso, a seconda che l’impianto serva un unico ambiente o più ambienti, si possono configurare più scenari per i quali si rimanda ai consigli degli esperti [AiCARR (2020), Prontuario sul ruolo degli impianti di climatizzazione invernale ed estiva nella riduzione della diffusione della COVID-19].
FILTRAZIONE DELL’ARIA La filtrazione svolge un ruolo essenziale nel controllo e mantenimento di livelli di contaminazione accettabili. Con l’utilizzo di sistemi filtranti
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ad elevata efficienza si assicura il corretto ricambio dell’aria, poiché viene immessa aria nuova e filtrata, permettendo l’espulsione di quella inquinata e garantendo protezione anche contro le polveri sottili (PM10 e PM2,5) e i microrganismi. Il sistema di filtrazione può essere posizionato esclusivamente sulle prese d’aria esterne (Outside Air Treatment), soprattutto nel caso di ambienti outdoor particolarmente inquinati; oppure può essere utilizzato per creare zone di bypass all’interno del sistema dei condotti di aerazione (Partial Supply Air Treatment). Questo sistema è valido quando sono note le concentrazioni di inquinanti indoor e outdoor e il livello di riduzione delle concentrazioni richiesto è comunque modesto e facilmente gestibile. I risultati migliori si ottengono nei sistemi in cui si ha l’installazione di opportuni sistemi di filtrazione sugli eventuali punti di ricircolo (ammesso prima dell’emergenza Covid-19) e sopra opportuni sistemi di bypass (Full Supply Air Treatment). I filtri si caratterizzano per: █ la frazione arrestata del particolato inquinante (efficienza); █ le perdite di carico del flusso d’aria durante l’attraversamento; █ l’intervallo di tempo tra una manutenzione (sostituzione o pulizia dei filtri) e l’altra.
Esistono vari tipi di filtri: filtri meccanici, che arrestano polveri tra 0,5 e 1 µm. Sono dei materassini di materiale fibroso attraversati da aria con velocità compresa tra 1 m/s e 4 m/s. Il costo è contenuto e la perdita di carico è bassa, ma aumenta in modo rilevante con l’intasamento; █ filtri elettrostatici, utilizzati per particelle tra 0,001 µm e 0,5 µm. Il campo elettrico (circa 12 kV) ionizza l’aria e la superficie del particolato contenuto in essa. Le particelle aderiscono ad una piastra carica di segno opposto in un campo elettrostatico; █ filtri chimici che eliminano particolari gas o vapori, ad esempio i filtri a carbone attivo. Questi filtri sono caratterizzati da processi di adsorbimento. █
La filtrazione meccanica dell’aria si basa su diversi meccanismi fisici che possono avvenire singolarmente o in accoppiata. La scelta delle diverse tipologie di filtro è oggi regolata da più normative (UNI EN 10339, EN 779, UNI EN 1822) le quali permettono di definire con precisione le caratteristiche del filtro in relazione
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alla classe di efficienza e impiego. Senza entrare nel merito della descrizione delle diverse caratteristiche, si possono individuare in base alla norma UNI 779:2012 “Filtri d’aria antipolvere per ventilazione generale – determinazione della prestazione di filtrazione” le tre seguenti macro-categorie o gruppi: █ filtri grossolani (G), detti anche pre-filtri; █ filtri medi (M); █ filtri fini (F). In particolare, è la norma UNI EN 1822-1 “Filtri per aria ad alta efficienza (EPA, HEPA, ULPA) – Parte 1: classificazione, prove di prestazione, marcatura” che regola l’applicazione dei filtri per l’aria ad alta e altissima efficienza e a bassissima penetrazione (EPA, HEPA, ULPA) utilizzati nel campo della ventilazione e del condizionamento dell’aria. La presa d’aria esterna non deve essere collocata in prossimità di una strada di grande traffico, di una ribalta di carico/scarico automezzi, di scarichi di fumi o prodotti della combustione, in punti vicini a espulsioni industriali, di servizi igienici o comunque di aria viziata o contaminata, in vicinanza di torri di raffreddamento o torri evaporative, oppure a un’altezza minore di 4 m dal piano stradale più elevato di accesso all’edificio. In funzione dell’efficienza, si distingue tra filtri: M: media efficienza; A: alta efficienza;
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AS: altissima efficienza. La proposta di aggiornamento della UNI 10339:1995 prevede nuovi valori delle portate di ventilazione che dovranno essere comprensive di una quota fissa, costituita esclusivamente da aria di apporto esterna, e di una quota dipendente dalla qualità dell’aria interna desiderata, e quindi tale da limitare le concentrazioni massime degli inquinanti critici. Oltre che da un’adeguata portata d’aria trattata, il raggiungimento della qualità dell’aria desiderata dipende anche dal livello di filtrazione della stessa. Da qui la definizione della classe minima di filtrazione in funzione della destinazione d’uso, del livello di qualità desiderato e del livello di qualità dell’aria esterna. Una maggiore attenzione al risparmio energetico è perseguibile contenendo le portate d’aria, in particolare quella esterna, imponendo la regolazione automatica o manuale delle portate proporzionalmente all’affollamento dell’ambiente, limitando le resistenze aerauliche, utilizzando componenti a più elevata efficienza e provvedendo alla manutenzione dei filtri.
ALTRI METODI DI RIDUZIONE DEL RISCHIO DI CONTAGIO Gli impianti a tutt’aria senza ricircolo non pongono problemi per il rischio di contagio aereo. L’aria esterna, infatti, considerata non infetta, viene filtrata normalmente con filtri adeguati all’edificio e
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poi distribuita negli ambienti tramite una rete aeraulica. Gli impianti che, per motivi essenzialmente dovuti al risparmio energetico, effettuano il ricircolo dell’aria interna con conseguente miscelazione con l’aria di rinnovo esterna, possono presentare invece un maggior rischio di contagio aereo. In questo caso è necessario inserire dispositivi battericidi e lampade UV per debellare il virus presente nell’aerosol. Nel caso in cui non sia possibile intervenire in tal senso, le norme vigenti impongono la chiusura della serranda del ricircolo in modo da far funzionare l’impianto a sola aria esterna. Per impianti centralizzati si può effettuare la filtrazione antibatterica delle UTA (Unità di Trattamento Aria) sia per impianti di condizionamento che di ventilazione centralizzata. Oggi sono stati messi in commercio kit completi di filtrazione, sistema battericida UV e sistema di controllo della carica batterica e/o virale. Le radiazioni UV che si dimostrano efficaci per l’abbattimento dei microrganismi sono le UV-C. I raggi emessi dalle lampade germicide UV-C hanno lunghezza d’onda centrata su 254 nm che corrisponde alla frequenza di massimo effetto germicida, che permette di inattivare il 97% delle particelle di diametro 0,1 micron e del 95% delle particelle di diametro 1 micron. La filtrazione per effetto fotovoltaico si basa sulla produzione di ioni positivi e negativi che, in presenza di umidità nell’aria, producono acqua ossigenata (H2O2) che attacca e decompone il materiale organico. L’efficacia di questo dispositivo è stata verificata per i batteri (legionella), i virus dell’influenza, della SARS e altri già noti. Lo scorso giugno 2020, alcuni studi dell’Università Statale di Milano hanno dimostrato l’efficacia distruttiva dei raggi UV-C con lunghezza d’onda di 254 nm nei confronti dei legami molecolari di DNA e RNA dei virus, compreso il virus SARS-CoV-2. Sono disponibili anche lampade UV inseribili in qualunque punto del canale d’aria ed esistono in commercio ventilconvettori muniti di lampada germicida UVC ad effetto foto-catalitico igienizzante. Oltre ai sistemi foto-catalitici sono disponibili anche sistemi ionizzanti al plasma freddo o Non-Thermal Plasma (NTP), detti
Cold Plasma Generator, CPG. Questi dispositivi agiscono per inattivazione degli agenti patogeni attraverso scariche elettriche nell’aria che producono radicali ossidrilici H e OH che attaccano e uccidono batteri e virus. Questi dispositivi non richiedono le protezioni richieste dai sistemi foto-catalitici e possono anche essere montati su terminali esistenti, sia fancoil che UTA. Nelle UTA si possono montare a valle delle batterie fredde o a monte del ventilatore di mandata o anche all’interno dei canali di distribuzione dell’aria. Ovviamente è molto più semplice costruire nuovi impianti con inglobati i nuovi sistemi di protezione dal contagio aereo piuttosto che intervenire su impianti esistenti, quando disponibili, inserendo ex novo filtri e batterie UV, in quanto occorre tenere presenti problemi di varia natura: spazio insufficiente le nuove apparecchiature; impossibilità di inserire le protezioni per l’uomo per le radiazioni UV-C; indisponibilità di spazi per l’inserimento delle sonde UV nei canali; basso tempo di permanenza dell’aria all’interno delle UTA o dei fan coil in caso di bassi valori di ricircolo dell’aria; necessità di fermare le attività durante i lavori di refurbishment. (Articolo pubblicato su Casa&Clima n. 91)
BIBLIOGRAFIA 1. WHO (2020), Infection prevention and control during health care when COVID-19 is suspected. Interim guidance, 19 march 2020, World Health Organization 2. AiCARR (2020), Prontuario sul ruolo degli impianti di climatizzazione invernale ed estiva nella riduzione della diffusione della COVID-19 3. Livio Mazzarella, Coronavirus e climatizzazione. Quando, come e perché accendere l’aria condizionata, Quine S.r.l. 2020 4. “Progettazione di impianti di climatizzazione e la COVID-19” – Seminario di approfondimento a cura dell’ing. Giuliano Cammarata, organizzato dal Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano in collaborazione con Quine S.r.l., 16 e 23 ottobre 2020
IAQ: LE METODOLOGIE DI APPROCCIO Le metodologie di approccio al problema del controllo della qualità dell’aria sono essenzialmente tre: approccio prescrittivo: si prescrivono le portate d’aria minima o massima per persona (oppure per m² di superficie) in base alla categoria e alla destinazione d’uso dell’edificio (UNI 10339:1995); approccio prestazionale: fissati i limiti di concentrazione degli inquinanti, le portate di aria esterna devono garantire tali limiti (questa metodologia richiede la conoscenza degli inquinanti e delle sorgenti);
approccio olfattivo: si limitano le concentrazioni di inquinanti in modo da ridurre la percezione olfattiva degli stessi. L’applicazione del metodo richiede la stima del carico inquinante sensoriale totale e la determinazione della portata d’aria sufficiente a contenere la percentuale di persone in soddisfatte dalla percezione dell’aria al di sotto di una certa soglia. Il danese Ole Fanger (Fanger, 1988) ha introdotto a questo proposito due unità di misura: l’olf, dal latino olfactus, che rappresenta la quantità di inquinanti percepibili aerodispersi da parte di una persona adulta con
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attività sedentaria, e il decipol, dal latino pollutio, che quantifica invece la qualità percepibile dell’aria e corrisponde alla sensazione avvertita respirando in uno spazio chiuso inquinato da un olf e sottoposto
all’immissione di 10 l/s di aria pulita. Alla teoria di Fanger, il cui metodo da molti viene riconosciuto come efficace e di facile impiego, si rimprovera tuttavia un’eccessiva tendenza alla semplificazione.
IL CONTESTO NORMATIVO SULLA QUALITÀ DELL’ARIA INDOOR UNI 10339:95. In vigore ormai dal 1995, la norma è attualmente oggetto di revisione. In questi ultimi anni, infatti, la Comunità Europea ha emanato diverse Direttive per il miglioramento degli ambienti interni. Tra queste, la direttiva EPBD sull’etichettatura energetica degli edifici, sulla base della quale il CEN ha preparato svariate norme applicative per il calcolo del fabbisogno energetico dei sistemi di riscaldamento, dei sistemi di ventilazione e climatizzazione. Una di queste è la EN 13779, base per la modifica della UNI 10339 da parte del CTI (Comitato Termotecnico Italiano) già posta in inchiesta pubblica. La norma fornisce indicazioni per la classificazione e la definizione dei requisiti minimi degli impianti e dei valori delle grandezze di riferimento durante il loro funzionamento, ma anche l’individuazione degli elementi che il committente e il fornitore devono indicare nell’offerta, i documenti per l’ordine e le condizioni da rispettare nel corso della fornitura. La UNI individua anche i parametri e i tassi di concentrazione limite dei diversi inquinanti (biossido di zolfo, particolato, monossido di carbonio, ozono, biossido di azoto, piombo) per la valutazione della qualità dell’aria. Prescrive che la distribuzione dell’aria debba garantire che il flusso immesso si misceli con l’aria ambiente in tutto il volume convenzionale occupato, con velocità dell’aria all’interno del locale entro determinati limiti, e comunque non superiore a 0,3 m/s in corrispondenza della superficie luogo dei punti distanti 60 cm dal perimetro della griglia. Ai fini della qualità dell’aria interna, è importante anche la posizione della presa d’aria esterna, per la quale la norma definisce dove non deve essere collocata. In ogni caso, sia l’aria esterna, sia quella di ricircolo devono essere filtrate tramite l’impiego di filtri di classe appropriata, funzione dell’efficienza degli stessi. La nuova versione della norma sarà composta da quattro parti: Parte 1 – Definizioni e classificazione. Prescrizioni relative a componenti e a sistemi aeraulici; Parte 2 – Procedure per la progettazione, l’offerta e la fornitura di impianti aeraulici; Parte 3 – Requisiti di qualità dell’aria e prestazioni degli impianti aeraulici a servizio di edifici e ambienti non residenziali; Parte 4 – Requisiti di qualità dell’aria e prestazioni degli impianti aeraulici a servizio di edifici e ambienti residenziali. UNI EN 16798-1:2019. Prestazione energetica degli edifici
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– Ventilazione per gli edifici – Parte 1: Parametri di ingresso dell’ambiente interno per la progettazione e la valutazione della prestazione energetica degli edifici in relazione alla qualità dell’aria interna, all’ambiente termico, all’illuminazione e all’acustica – Modulo M1-6. La norma descrive e approfondisce il tema della qualità dell’aria per gli edifici con e senza VMC. Per quest’ultimi vengono elencate le metodologie di calcolo per determinare le portate di ventilazione. I parametri di progettazione per la qualità dell’aria interna devono essere derivati utilizzando uno o più dei seguenti metodi: █ Metodo 1: basato sulla qualità dell’aria percepita; █ Metodo 2: basato su valori limite per la concentrazione degli inquinanti; █ Metodo 3: basato su portate d’aria di ventilazione. All’interno di ciascun metodo, il progettista può scegliere tra diverse categorie di ambienti interni. La norma definisce per due tipologie di ambienti (a bassa emissione e a bassissima emissione) i limiti per alcuni parametri, quali i composti organici volatili totali (TVCO) e la formaldeide. La CO2 è il principale indicatore della qualità dell’aria. È prodotto dall’uomo e facilmente misurabile con la strumentazione. I valori limite per gli ambienti interni sono stati aggiornati rispetto alla versione precedente della norma (UNI EN 15251). CEN/TR 16798-2:2019. Energy performance of buildings – Ventilation for buildings – Part 2: Interpretation of the requirements in EN 16798-1 – Indoor environmental input parameters for design and assessment of energy performance of buildings addressing indoor air quality, thermal environment, lighting and acoustics (Module M1-6). UNI EN 16798-3:2018. Prestazione energetica degli edifici – Ventilazione per gli edifici – Parte 3: Per gli edifici non residenziali – Requisiti prestazionali per i sistemi di ventilazione e di condizionamento degli ambienti (Moduli M5-1, M5-4). All’interno dei riferimenti normativi sopra citati vengono approfonditi sotto diversi aspetti i temi degli inquinanti, dei relativi valori limite, delle strategie di ventilazione, delle portate e della filtrazione in funzione della destinazione d’uso.
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SILERE: LO SCARICO INSONORIZZATO A INNESTO PER ECCELLENZA Valsir è un’azienda del Gruppo Silmar ed è leader internazionale nel settore idrotermosanitario. Oggi il nome dell’azienda, con sede a Vestone e i principali stabilimenti produttivi in Valle Sabbia, in provincia di Brescia, è sinonimo di qualità per l’idraulica grazie alla proposta di avanzati sistemi per lo scarico e la conduzione idrica.
impiantistiche: dal diametro 58 mm e 78 mm per la realizzazione delle diramazioni ai piani, si arriva ai diametri 135 e 160 mm per i collettori di scarico.
All’interno della sua vasta offerta, Valsir vanta un’ampia gamma di tubi e raccordi per lo scarico e il drenaggio pluviale: a saldare, a innesto, autoestinguenti e silenziati. Tra questi ultimi il top di gamma è Silere, un sistema a innesto industrializzato, prodotto e brevettato dall’azienda bresciana e in grado di garantire valori di rumorosità tra i più bassi sul mercato. I tubi e i raccordi Silere sono realizzati con una miscela brevettata a base di polipropilene (PP) e cariche minerali (MD) in grado di garantire elevate caratteristiche meccaniche (resistenza all’urto fino a -20°C) alle basse e alte temperature (in esercizio discontinuo fino a 95°C). Il sistema Silere può trasportare reflui con PH compreso tra 2 e 12, ha una elevata resistenza ai più comuni agenti chimici ed è caratterizzato da una superficie interna estremamente liscia, tale da prevenire l’accumulo di depositi interni alla rete di scarico.
█ Tubi e raccordi della linea di scarico insonorizzato Silere di Valsir
Il bicchiere a innesto è dotato di una guarnizione a labbro che garantisce la tenuta idraulica e il corretto scorrimento del tubo per effetto delle dilatazioni termiche. Le caratteristiche geometriche del bicchiere assicurano facilità e velocità di posa. L’intero spessore dei tubi e dei raccordi è realizzato con la medesima miscela di polipropilene e cariche minerali, per un’elevata resistenza meccanica e prestazioni acustiche di eccellenza. La gamma è composta da tubi di lunghezza compresa tra 150 mm e 3000 mm ed è caratterizzata da un’ampia scelta di raccordi e accessori che permettono di realizzare le più svariate configurazioni
█ Sezione di un tubo per scarico Silere
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PUBBLIREDAZIONALE
Per contenere i livelli di rumorosità degli impianti, è dunque necessario non soltanto progettare ed installare correttamente il sistema di scarico, ma scegliere fin dall’inizio un prodotto dalle prestazioni acustiche adeguate. Silere è nato con l’obiettivo di realizzare sistemi dalle prestazioni acustiche elevatissime: con un volume di scarico di 2 l/s (tipico delle cassette WC) si misurano livelli di rumore di 6 dB(A). «Per ottenere queste prestazioni – spiega Matteo Bettinsoli – il polipropilene viene additivato alla base da cariche minerali che rendono il tubo più pesante e strutturato, senza però inficiare la capacità elastica della materia prima. Tale aspetto influisce notevolmente sulle caratteristiche della mescola ottenuta, migliorandone sensibilmente le caratteristiche meccaniche ma soprattutto permettendo di attenuare le vibrazioni causate dal flusso all’interno del tubo e, quindi, riducendo drasticamente la rumorosità dello scarico.»
█ Matteo Bettinsoli, product manager Valsir
L’IMPATTO ACUSTICO DEI SISTEMI DI SCARICO «Con il passare degli anni – racconta il Product Manager Matteo Bettinsoli – le esigenze del mercato inerenti ai sistemi di scarico hanno raggiunto un livello sempre più elevato. Oggi vengono richiesti prodotti con caratteristiche meccaniche notevoli, e in grado di rispettare i limiti di rumorosità imposti dai Decreti Ministeriali che si sono susseguiti nel tempo. Valsir ha intepretato questa richiesta sviluppando due prodotti: Triplus, che si distingue per una gamma vastissima e adatta a qualsiasi scenario impiantistico, e il “top di gamma” Silere, entrambi con elevate prestazioni acustiche e particolarmente adatti a contesti come quello ospedaliero, dove questa problematica è particolarmente sentita. Secondo i test effettuati nel laboratorio acustico Fraunhofer di Stoccarda, punto di riferimento mondiale per quanto riguarda i test acustici dei sistemi di scarico, Silere è il sistema plastico con le migliori prestazioni acustiche disponibili sul mercato.» Quando un sistema di scarico è in funzione, i rumori nascono all’interno del condotto a causa delle vibrazioni provocate dalla caduta dei fluidi. Buona parte della rumorosità si propaga all’interno del tubo, ma le vibrazioni generate si trasmettono dalle pareti del tubo all’ambiente circostante e ai sistemi di staffaggio, e di conseguenza alle strutture dell’edificio.
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PERCHÉ SILERE ALL’INTERNO DI UN OSPEDALE Le elevatissime prestazioni acustiche di Silere rendono questo sistema di scarico particolarmente indicato nelle strutture ospedaliere, dove è fondamentale tutelare, prima di tutto, la quiete dei degenti. Ma non solo: un’altra caratteristica molto importante è la resistenza agli agenti chimici che possono essere disciolti nelle tubature. Infine, il sistema a bicchiere, adottato da tutti i tubi Valsir a base polipropilenica, consente un’installazione facile e veloce e semplifica le operazioni in cantiere, perché non richiede attrezzature particolari (se non olio lubrificante). «Sono ormai alcuni anni che la tematica del rumore “fa la parte del leone” nella scelta di un sistema di scarico, tanto che oggi il livello acustico è diventato una caratteristica tecnica discriminante tra i prodotti presenti sul mercato. Il Decreto Ministeriale risalente al 1997 stabilisce che il limite di rumorosità degli impianti discontinui all’interno di un ambiente abitativo non deve superare i 35 dB. All’inizio questa legge veniva molto spesso trascurata, portando a vere e proprie dispute legali: oggi invece il prodotto destinato allo scarico, una volta considerato “tecnologicamente povero”, ha acquisito molta più rilevanza se dotato di elevati requisiti acustici» dice il tecnico Valsir. Tra le installazioni ospedaliere più rilevanti che hanno visto l’impiego del sistema di scarico Silere, ricordiamo l’Istituto Ortopedico Galeazzi a Milano, gli Spedali Civili di Brescia, lo Zealand University Hospital a Koge (Danimarca) e l’Austin Hospital di Melbourne (Australia).
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NORMATIVA COMMENTATA
di Arianna Laurenti, Sara Capizzi, Antonella Crugliano AUSL di Bologna - Dipartimento Tecnico Patrimoniale UOSD Gare e Contratti
Appalti, sentenze e aggiornamenti normativi AGGIORNAMENTI IN MATERIA DI APPALTI PUBBLICI. DISCIPLINA DEL “CARO MATERIALI” LEGGE EUROPEA 1) DECRETO SOSTEGNI – BIS: VARIAZIONI INTERVENUTE NEL PRIMO SEMESTRE 2021 Con DL 73/2021 (cd. Decreto “sostegni-bis), convertito con L. 106/2021 si era adottata apposita disciplina per fronteggiare l’eccezionale incremento registrato, principalmente a causa della pandemia, dei prezzi di taluni materiali da costruzione; il provvedimento, all’art. 1-septies, dispone che il Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili con proprio decreto rilevi le variazioni superiori all’8 per cento dei singoli prezzi dei materiali da costruzione più significativi, verificatesi nel primo semestre 2021; per tali materiali, si procede a compensazioni, nei limiti delle variazioni eccedenti l’8% se riferite esclusivamente all’anno 2021 ed eccedenti il 10% complessivo, se riferite a più anni. In attuazione di tale norma sono stati emanati: █ il Decreto 30/9/2021 con cui il MIMS ha indicato le “Modalità di utilizzo del Fondo per l’adeguamento dei prezzi di materiali da costruzione di cui all’articolo 1-septies, comma 8, del decretolegge 25 maggio 2021, n. 73, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 luglio 2021, n. 106”; █ il Decreto 11/11/2021, con il quale il MIMS ha rilevato: 1) i prezzi medi dei materiali per l’anno 2020; 2) le variazioni percentuali superiori all’8% verificatesi nel primo semestre 2021 rispetto ai suddetti prezzi medi; 3) i prezzi medi dei materiali per ciascuno degli anni dal 2003 al 2019 e le relative variazioni percentuali verificatesi nel primo semestre 2021 rispetto a detti prezzi medi; █ la Circolare 25 novembre 2021 recante «Modalità operative per il calcolo e il pagamento della compensazione dei prezzi dei materiali da costruzione più significativi ai sensi dell’articolo 1-septies del D.L. n. 73/2021, convertito con modificazioni dalla Legge n. 106/2021”.
Per le variazioni in aumento, l’appaltatore aveva l’onere di presentare istanza di compensazione entro il 9/12/2021, a pena di decadenza; la stazione appaltante avrebbe provveduto alle compensazioni nei limiti del 50% delle risorse appositamente accantonate per imprevisti nel quadro economico di ciascun intervento, ovvero eventuali ulteriori somme a disposizione per lo stesso intervento e stanziate annualmente ovvero ancora le somme derivanti da ribassi d’asta (se non siano altrimenti destinate) o per altri interventi già collaudati ovvero ancora attingendo al fondo di cui al Decreto MIMS 30/11/2021.
2) LEGGE DI BILANCIO 2022: ESTENSIONE AL SECONDO SEMESTRE 2021 Con la Legge n. 234 del 30 dicembre 2021 di approvazione del bilancio di previsione per l’anno finanziario 2022 e il bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024, e, precisamente, all’art. 1, c. 398-399, si è modificato l’articolo 1-septies del D.L. n. 73/2021 e s.m.i., estendendo l’istituto della compensazione anche alle variazioni intervenute nel secondo semestre 2021. In modo del tutto speculare, la norma prevede che: █ il decreto che rileva le variazioni percentuali, in aumento o in diminuzione, superiori all’8 per cento, verificatesi rispettivamente … nel secondo semestre dell’anno 2021, dei singoli prezzi dei materiali da costruzione più significativi sia emanato entro il 31 marzo 2022; █ il termine decadenziale per proporre l’istanza decorrerà dalla pubblicazione del suddetto decreto nella Gazzetta Ufficiale; █ il Fondo di cui al Decreto 30/9/2021 è incrementato di ulteriori 100 milioni di euro per il 2022 (art. 1, c. 399).
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NORMATIVA COMMENTATA
3) DECRETO SOSTEGNI-TER: MODIFICA DELLA PERCENTUALE DI ALEA A CARICO DELL’APPALTATORE Con l’articolo 29 del Decreto-Legge 27 gennaio 2022 , n. 4 “Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all’emergenza da COVID-19, nonche’ per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico”, si è disposto: In ogni caso, l’obbligo per le stazioni appaltanti di inserire ei documenti di gara iniziali, delle clausole di revisione dei prezzi, fino al 31 dicembre 2023; █ le variazioni di prezzo dei singoli materiali da costruzione, in aumento o in diminuzione, sono valutate dalla stazione appaltante soltanto se tali variazioni risultano superiori al cinque per cento (non più al 10%) rispetto al prezzo, rilevato nell’anno di presentazione dell’offerta, anche tenendo conto di quanto previsto dal Decreto MIMS (da emettersi entro il 31 marzo – vedi supra – ed il 30 settembre di ogni anno): █ i menzionati decreti di rilevazione devono essere preceduti da elaborazioni effettuate all’Istituto nazionale di statistica, che, sentito il MIMS, definisce la metodologia di rilevazione delle variazioni dei prezzi di costruzione; █ il termine decadenziale per presentare l’istanza di compensazione è di sessanta giorni dalla data di pubblicazione dei decreti di rilevazione; █ si procede a compensazione per la percentuale eccedente il cinque per cento e comunque in misura pari all’80 per cento di detta eccedenza, con possibilità per la stazione appaltante di utilizzare le risorse già indicate (ossia: somme appositamente accantonate per imprevisti nel quadro economico di ogni intervento, eventuali ulteriori somme a disposizione della stazione appaltante per lo stesso intervento, somme derivanti da ribassi d’asta (se non siano altrimenti destinate), o per altri interventi già collaudati; in caso di incapienza di tali risorse, fino al 31 dicembre 2026, per le opere pubbliche finanziate con le risorse previste dai Regolamenti (UE) 2021/240 e 2021/241 e dal Piano Nazionale Complementare al PNRR, di attingere fino al 50% delle risorse annualmente disponibili; inoltre, si dispone incremento del fondo di cui all’art. 7, c. 1, D.L. n. 76/2020 per 40 milioni di Euro per l’anno 2022 e 20 milioni di Euro per ciascuno degli anni 2023-2024, con destinazione specifica alle compensazioni per il “caro materiali”.
4) LEGGE EUROPEA (L. 238/2021): MODIFICHE AL CODICE DEI CONTRATTI La Legge 23 dicembre 2021, n. 238 (in vigore dal 1/2/2022), recante Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’ap-
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partenenza dell’Italia all’Unione europea - Legge europea 20192020, in vigore dal 1/2/2022, ha apportato, con l’art. 10, diverse modifiche al Codice dei Contratti. Dette modifiche si applicano alle procedure di gara i cui bandi o avvisi sono pubblicati dopo il 1/2/2022 ovvero, in caso di contratti senza pubblicazione di bandi o avvisi, alle procedure in cui, a tale data, non sono ancora stati inviati gli inviti a presentare offerta. Le modifiche sono sostanzialmente le seguenti: dopo il generale divieto di subappalto per le prestazioni di progettazione, è inserita la possibilità, per il progettista, di affidare a terzi attività di consulenza specialistica inerenti ai settori energetico, ambientale, acustico e ad altri settori non attinenti alle discipline dell’ingegneria e dell’architettura per i quali siano richieste apposite certificazioni o competenze, salva restando la sua responsabilità anche ai fini di tali attività; █ tra gli operatori economici ammessi a partecipare alle procedure di affidamento dei servizi attinenti all’architettura e ingegneria, sono inseriti “altri soggetti abilitati in forza del diritto nazionale a offrire sul mercato servizi di ingegneria e di architettura, nel rispetto dei principi di non discriminazione e par condicio fra i diversi soggetti abilitati”; per costoro, i requisiti minimi sono stabiliti, nelle more dell’adozione del regolamento unico di attuazione del Codice, con decreto del Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge (in particolare con riferimento all’obbligo di nomina di un direttore tecnico, alla verifica del contenuto dell’oggetto sociale, agli obblighi di regolarità contributiva, di comunicazione e di iscrizione al casellario dell’ANAC nonché all’obbligo di assicurazione per lo svolgimento delle prestazioni professionali); █ viene meno la rilevanza delle cause di esclusione di cui all’art. 80, c.1 del Codice (sentenze di condanna o “patteggiamenti”) relativamente ai subappaltatori (precedentemente indicati in sede di gara - la cd. “terna”: vedi infra); █ si indicano precise condizioni ai fini dell’esclusione del concorrente che sia incorso in “gravi violazioni non definitivamente accertate agli obblighi relativi al pagamento di imposte e tasse o contributi previdenziali”; █ viene meno la rilevanza delle cause di esclusione di cui all’art. 80, c.5 del Codice relativamente ai subappaltatori (precedentemente indicati in sede di gara - la cd. “terna”: vedi infra); █ viene meno il divieto di affidare subappalti ad operatori economici che abbiano partecipato alla procedura di gara; █ l’insussistenza delle cause di esclusione (di cui all’art. 80 del Codice) in capo al subappaltatore non deve essere dimostrato dal concorrente, bensì verificato in sede di autorizzazione al subappalto; █
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è abrogato il comma 6 dell’art. 105 del Codice, che prevedeva l’obbligo di indicare, in sede di gara, per le procedure di importo superiore alla soglia “eurounitaria”, la terna dei subappaltatori di cui il concorrente si volesse avvalere in caso di aggiudicazione; █ è abrogato altresì il comma 2, terzo periodo, dell’art. 174 del Codice, che prevedeva l’indicazione della “terna” dei subappaltatori in sede di offerta per le procedure di affidamento delle concessioni; analogamente a quanto stabilito in caso di appalto, l’obbligo dell’offerente di dimostrare l’assenza di cause di esclusione in capo ai subappaltatori è sostituito con la verifica da parte della stazione appaltante, all’atto del subappalto; █
█
in fase di esecuzione del contratto, e con il chiaro intento di agevolare i pagamenti: l’appaltatore può comunicare alla stazione appaltante il raggiungimento delle condizioni contrattuali per l’adozione dello stato di avanzamento dei lavori; il Direttore Lavori accerta il ricorrere di tali condizioni; in caso di difformità tra le valutazioni del DL e dell’appaltatore, in seguito a contraddittorio, si procede ad archiviare la comunicazione dell’appaltatore ovvero ad emettere il SAL; il DL trasmette immediatamente il SAL al RUP che emette il certificato di pagamento contestualmente e comunque, non oltre sette giorni; l’appaltatore può emettere fattura contestualmente al SAL, senza dover attendere il rilascio del certificato di pagamento da parte del RUP.
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operatori. È proprio con questa finalità che l’Associazione organizza convegni nazionali e internazionali, viaggi di studio presso le strutture all’avanguardia sia italiane che estere, attiva contatti ufficiali con le altre associazioni e le istituzioni più rappresentative, anche straniere. Il CNETO è stato fondato quale Associazione multidisciplinare proprio perché diverse figure professionali coinvolte nella valutazione e risoluzione di tutti gli aspetti che concorrono a definire il progetto. La presenza delle
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la progettazione ospedaliera e socio-sanitaria esige la sinergia tra le
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Professione........................................................................................ Attività o carica................................................................................... Comunicazioni sull’attività svolta nel campo-ospedaliero ...........................................................................................................
Versamento con bonifico bancario intestato a CNETO sul C/C Banca Prossima S.P.A., Filiale di Milano IBAN IT51A0335901600100000129131 specificando nella causale: “Quota associativa anno ..., Cognome e Nome (o ragione sociale) associato”.
Residenza e indirizzo: Via................................................................................... N................. Città..................................................................................................... Tel .......................................................................................................
C.N.E.T.O.
Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera www.cneto.it | e-mail: info@cneto.it
aprile 2022
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NOTIZIE DAL CNETO A conclusione delle votazioni del CNETO per il triennio 2022-2024, sono risultati eletti i seguenti consiglieri: Presidente: Stefano Capolongo Past President: Maurizio Mauri Segretario Generale: Marco Gola Vice Presidenti: Margherita Carabillò e Roberto Righini Direttore Rivista Progettare per la Sanità: Margherita Carabillò Tesoriere: Roberto Righini
• GIUNTA ESECUTIVA Ark.Ing.81 S.r.l. Righini Bragonzi Gilberto Carabillò Margherita Ingaglio Monica Meoli Federica Peretti Gabriella
Pollo Riccardo Ravegnani Morosini Roberto Sibillassociati Sibilla Taddia Andrea Tognolo Chiara Vitali Marco
• CONSIGLIO NAZIONALE In rappresentanza dei Soci ordinari Manara Giuseppe Azzini Susanna Mauri Maurizio Bettamio Valentina Meoli Federica Bragonzi Gilberto Oddi Baglioni Grifone Brambilla Andrea Pedrini Daniela Carabillò Margherita Peretti Gabriella Colombo Luigi Pollo Riccardo Dubini Nicoletta Ravegnani Morosini Roberto Ferrante Tiziana Taddia Andrea Gola Marco Tognolo Chiara Grifa Egisto Torricelli Maria Chiara Ingaglio Monica Vitali Marco Ladini Lino Zingaretti Gabriele In rappresentanza dei Soci collettivi AIRNOVA ARK.ING.81 S.r.l. BININI PARTNERS S.r.l. CAIREPRO - COOPERATIVA ARCHITETTI E INGEGNERI PROGETTAZIONE POLITECNICO DI MILANO - Dipartimento ABC PROGER SpA PROGETTO CMR SAGICOFIM SpA SIBILLASSOCIATI TECNICAER ENGINEERING S.r.l.
aprile 2022 ottobre 2020
ESTRATTO DALLO STATUTO Art. 1 Denominazione Il “C.N.E.T.O. - Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera” è una Associazione culturale, apartitica e senza scopo di lucro, nata sotto gli auspici dell’ANIAI. L’Associazione è retta dal presente statuto la cui attuazione operativa è demandata, se necessario, ad appositi regolamenti operativi.
Art. 2 Sede La sede legale del C.N.E.T.O. è stabilita in Roma. L’Associazione può aprire sedi operative periferiche.
Art.3 Scopo L’Associazione ha come scopo, a beneficio della collettività: la promozione dello studio dei problemi organizzativi, gestionali e progettuali connessi con l’edilizia socio sanitaria; di stabilire e mantenere contatti in campo nazionale e internazionale fra esperti italiani e stranieri e altre Associazioni che si interessano ai problemi attinenti allo scopo sociale; di porre a disposizione e di favorire la diffusione delle conoscenze e del progresso delle arti dello specifico settore anche attraverso l’uso dei propri mezzi e strutture; la promozione e/o la partecipazione al capitale sociale di società e/o associazioni che abbiano il fine statutario di approfondire, diffondere la cultura tecnico – architettonica, gestionale e organizzativa dell’edilizia socio-sanitaria, anche a scopi didattici ed editoriali. la qualificazione e il riconoscimento delle professionalità, svolgendo un ruolo di formazione e di informazione degli operatori. Per il raggiungimento dello scopo sociale il C.N.E.T.O. indice, promuove e organizza convegni, seminari, giornate di studio, viaggi, visite tecniche, pubblicazioni proprie o di terzi e diffonde la rivista organo ufficiale dell’associazione.
Art.4 – Ammissione e Soci Sono ammessi a far parte del C.N.E.T.O. le persone fisiche e giuridiche che, condividendone gli scopi, ne faranno domanda scritta, o tramite il sito ufficiale, alla Giunta Esecutiva e la cui domanda sarà dalla stessa accettata. I soci C.N.E.T.O. si distinguono in ordinari, studenti, collettivi, sostenitori, onorari. Soci ordinari, le persone fisiche esperte nel campo oggetto dello scopo associativo che ne fanno richiesta e che corrispondono annualmente la quota sociale ordinaria. Soci studenti e neo laureati, gli iscritti a corsi di studio universitari attinenti le materie interessanti lo scopo sociale che ne fanno richiesta e che corrispondono una quota associativa pari al 50% della quota sociale ordinaria. La qualifica di studente decade dopo tre anni dal termine degli studi e comunque entro il 30° anno di età. Soci collettivi, le persone giuridiche, gli Enti pubblici e privati, le Associazioni scientifiche e tecniche che ne fanno richiesta e che operano nel campo oggetto dello scopo associativo e che corrispondono la quota sociale collettiva pari a tre volte l’ordinaria; hanno diritto a tre voti. Soci sostenitori, i soggetti individuati alle lettere precedenti che si impegnano a corrispondere, per almeno cinque anni, una quota sociale annua pari a due volte la quota collettiva; hanno diritto a tre voti. Soci onorari, le personalità che per merito scientifico o professionale o per aver acquisito particolari meriti verso l’associazione vengono nominati tali. La loro nomina è proposta dalla Giunta Esecutiva, approvata dal Consiglio Nazionale e ratificata dall’Assemblea dei soci; i Soci Onorari non pagano la quota associativa e non hanno diritto di voto.
Art. 5 Organi del C.N.E.T.O. Sono: l’Assemblea dei Soci, Il Consiglio Nazionale, Il Presidente, La Giunta esecutiva, Il Collegio dei revisori
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Cen a ilizia per l’Ednica Ospedalier e la Tec
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Organo ufficiale del C.N.E.T.O Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica ospedaliera
ee Tradizion l futuro/ itale pedali de rivoluzione dig per gli os rendere rdova/ La il Fascicolo i da intrap ospedale di Co rché non decolla getto Le azion pro Pe ovo l / nu ne ie l D anitar AM ne ne / Aspetti innovazio sanitarie e socios zienti affetti da e e terapia pa nelle aziend ttronico / I -Mente: l’arte com delle cronicità ne o Ele iva i / Gestio Sanitari getto Att Farmac ioterapia ION / Pro lle Unità utazione NEXTVIS i nel bunker di rad tizzazione ne val la li: eda stic forma impianti ia / L’in diodegli osp antincen L di Fogg nella AS / Progettazione tici ra Antiblas iali di finitu dei mater
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