Num. 1 Redazione: Via Conte Verde 15 - Roma - www.radioartemobile.it - info@radioartemobile.it Tel / Fax: +39 06 44704249
MOSCOW - MAY 2007 SOUND AND VISION CARLA ACCARDI GETULIO ALVIANI PIETRO GROSSI JANNIS KOUNELLIS VETTOR PISANI MICHELANGELO PISTOLETTO GIANNA NANNINI Vettor Pisani
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RAM newsletter - May / July 2007, pag. 2
VEDERE LA MUSICA E SENTIRE L'IMMAGINE
TO SEE THE MUSIC AND HEAR THE IMAGE
di Achille Bonito Oliva
by Achille Bonito Oliva
Questo è l'invito rivolto da Carla Accardi, Getulio Alviani, Pietro Grossi, Jannis Kounellis, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Gianna Nannini, attraverso opere, frutto di una fusione tra arte e suono, promossa da RAM radioartemobile, la mostra realizza il più alto tasso di nomadismo mai realizzato nell'arte contemporanea, in quanto nasce non soltanto dal viaggio delle opere nella geografia di diversi paesi, per esempio dall'Italia alla Russia, ma anche attraverso il tempo bucato dalla musica. Suono e visione si intrecciano tra loro creando un territorio magico, la fluidità di un luogo che annulla la divisione tra i generi artistici e fonde invece una dimensione liquida che unisce suono e immagine, opere e spettatori. L'aria diventa un medium ulteriore per la fruizione dell'arte che si vaporizza nello spazio in una rotta di collisione tra sguardo e udito. Polisensoriale diventa il luogo occupato da queste opere, fatte in forme che accolgono il visibile e l'invisibile, risolvendoli in una dimensione totale capace di produrre un effetto ecologico, in quanto migliora la qualità della vista dello spettatore ed antropologicamente anche la qualità della sua vita.
This is the invitation proposed by Carla Accardi, Getulio Alviani, Pietro Grossi, Jannis Kounellis, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, and Gianna Nannini, by means of artworks, the fruit of a fusion between art and sound and promoted by RAM radioartemobile. The exhibition achieves the highest level of nomadism every accomplished in contemporary art, since it is born not only from the journey of the works in the geography of different countries, from Italy to Russia for example, but also through time pierced by music. Sound and vision intertwine to create a magic territory, the fluidity of a place that cancels the division between artistic genres and, rather, establishes a liquid dimension that unites sound and image, works and spectators. Air becomes a further medium for the enjoyment of art, which evaporates in space in a collision course between gaze and hearing. The place occupied by these works becomes multi-sensorial, made in forms that welcome the visible and invisible, breaking them down in a total dimension capable of producing an ecological effect since it betters both the quality of the spectator's sight, and, anthropologically, the quality of his/her life.
Carla Accardi, Getulio Alviani, Michelangelo Pistoletto / Gianna Nannini
…ad oggi nella Roma classica nell'infinito mondo del suono per sua natura scevro da ogni solidità. L'audio si apre verso lo spazio e lo riempie delle proprie vibrazioni – l'ambiente del suono vive attorno alla sua identità invisibile che determina i suoi confini nella estensione in cui si trova. Il problema è dove posizionare il suono nello spazio dedicato all'arte e attraverso l'etere questo SoundArtMuseum concretizza idee e immagini…
... until today in classic Rome, in the infinite world of sound, by nature free from every solidity. Audio opens itself towards the space and fills it with vibrations – the sound environment lives around its invisible identity that determines its confines in the expanse in which it finds itself. The problem is where to position sound in the space dedicated to art, and by means of the air waves this SoundArtMuseum gives concrete form to ideas and images...
Getulio Alviani
Getulio Alviani
RAM newsletter - May / July 2007, pag. 3
RAM radioartemobile presenta Sound and Vision a Art Moscow Fair 2007 / 15 20 maggio, una mostra che prosegue il lavoro di ricerca e di fusione della Sound Art e dell'arte visiva. Gli artisti hanno dato il loro contributo con opere create appositamente per questo progetto. Lo spazio di RAM - a Roma e altrove – promuove mostre di artisti visivi che hanno un'attinenza con il vastissimo universo sonoro. Questo percorso, caratterizzato da tematiche e linguaggi diversi, crea una dialettica tra immagine e suono RAM radioartemobile nasce come uno spazio per gli artisti e il mondo che ruota intorno ad essi. La sede di RAM si trova a Roma, in Via Conte Verde 15. RAM è un archivio vivente; un pensiero unico per un “Territorio Fluttuante” dell'arte che s'incontra e si ascolta in loco e on line: www.radioartemobile.it
Jannis Kounellis
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RAM radioartemobile is pleased to present Sound and Vision: an exhibition, held at the Art Moscow Fair / May 15-20, which continues the research and fusion of sound and visual art. The space of RAM – in Rome and elsewhere – promotes exhibitions of visual artists who have a connection to the extremely vast universe of sound. This path, characterised by different themes and languages, creates dialectic between image and sound. RAM radioartemobile was created as a space for artists and the world that rotates round them. Its premises are located in Rome, in Via Conte Verde, 15. RAM functions as a living archive; a unique idea for a “Fluctuating Territory” of art that one encounters and listens to in loco and online: www.radioartemobile.it
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RAM newsletter - May / July 2007, pag. 4
INTERVISTA A GIANNA NANNINI Per lei è la prima volta in Russia? Si, però posso dire che sicuramente non sarà l'ultima volta, io adoro Mosca. Pur non essendo mai stata in Russia, la città di Mosca mi ha subito colpito tanto da innamorarmene in poco tempo. Potremmo dire amore a prima vista, io sento la vibrazione con questa città, con questa gente, con tutto! Parliamo un po' dello scopo del suo viaggio. Lei è qui per presentare l'opera che ha fatto in collaborazione con Michelangelo Pistoletto? Deve essere un progetto molto importante per averle fatto fare tutta questa strada? Io ho collaborato con Michelangelo Pistoletto a Milano, nello spazio di Bunkerart, dove si può vedere la nostra installazione. Per Mosca ne ho portato solo una parte. Ci potrebbe dire in cosa consiste il suo ruolo? La stampa ha detto che la vostra è stata una collaborazione entusiasmante per entrambi. In che modo lei ha contribuito? Io mi occupo dell'accompagnamento musicale dell'opera. E' difficile descriverlo con le parole, si dovrebbe andare più a fondo per vedere e sentire le vibrazioni che emana. Per descriverlo meglio potremmo dire che questo è il mio ritratto. Secondo lei cosa unisce arte e musica? Potrei dire di nuovo vibrazione, ma non mi piace ripetermi così spesso. Per me questo concetto è molto importante; sono due parti di un “tutto”, di un insieme indissolubile. Se lei non avesse dedicato la sua vita alla musica, che cosa avrebbe fatto? E' difficile dire una professione. Posso dire che cosa mi piace fare nella vita al di là della mia professione; ad esempio creare delle cose, anche delle piccole cose. Mi piacerebbe lavorare con le mani, c'è qualcosa di particolarmente interessante in questo. Ultima domanda: quanti anni ha la sua anima? La mia anima? Ne ha venti...va bene, ventuno!
INTERVIEW WITH GIANNA NANNINI Is it the first time you come to Russia? Yes, but I can say for sure it will not be the last one, as I love Moscow. Though I've never been to Russia before, this city hit me right away so much that I felt immediately in love with it. We could say, love at a first sight, I can feel the vibration with this city, with its people, with everything! Let's talk about the purpose of your trip to Moscow. You are here to show the work you made with Michelangelo Pistoletto; it should be a very important project, in order to make you travel this far? I did this collaboration project with Pistoletto, at Bunkerart in Milan, where one can see our installation; I brought here only a part of it. Can you specify us what is precisely your role in the project? The press said that your collaboration was exciting for both of you. What was your contribution to the project? I curated the musical accompaniment of the artwork. It's difficult to say in words, one should go deeper through it to see and feel the vibrations it emanates. To describe it properly, we could say that this is a portrait of me. What's your opinion about the link between visual arts and music? I could say vibrations again, but I don't like repetitions so far. For me this concept is very important; (about the link between visual arts and music, ndt) they are two elements of a whole, an inseparable whole. If you did not commit your life to music, what would you have done for living? It is difficult to specify a particular profession. I can say what I like to do, besides my profession as musician; for example, I like to create things, even small ones; I like handwork, there is something particularly interesting about it. Last question: how old is your soul? My soul is twenty... ok, let's say twenty-one years old!
Il SoundArtMuseum è un progetto promosso da RAM radioartemobile. L’Archivio riunisce oltre 1000 files audio registrati su CD Rom. I curatori del SoundArtMuseum sono Lorenzo Benedetti, Riccardo Giagni, e Cesare Pietroiusti.
The SoundArtMuseum is an initiative promoted by RAM radioartemobile. The Archive gathers more than 1000 audio files on CD Rom. The curators of the SoundArtMuseum are Lorenzo Benedetti, Riccardo Giagni, and Cesare Pietroiusti.
Sound and Vision, Moscow, May 2007 - Photos of the works: Studio Platonov - Special Thanks to: Giovanna Felluga, Sasha Sirvindt, Marco Cervetti and Dimitri Prigov whom we all miss very much
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TALK WITH ME in occasion of the 52° Biennale di Venezia
JUNE 2007 PARLA CON ME
TALK WITH ME
di Achille Bonito Oliva
by Achille Bonito Oliva
Un gruppo di giovanissimi artisti, tutti provenienti e fuoriusciti dall' IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia), girano per la città lagunare negli spazi che accolgono le mostre della Biennale e quelle collaterali ad esse. Incontrano tutti gli artisti possibili che vi hanno partecipato attraverso interviste e vogliono testimoniare dal vivo la loro presenza, intesa non soltanto come produttori di opere esposte ma anche come artefici di un pensiero poetico, espresso con la parola. RAM radioartemobile promuove questi incontri volanti, un corpo a corpo tra e con artisti di diverse generazioni e paesi, sotto il segno dell'incontro verbale e dello scambio culturale. Un passo ulteriore nella comunicazione dentro un sistema dell'arte che invece si muove sotto il segno performativo dell'evento pubblico. “Parla con me” rappresenta invece il tentativo di creare uno spazio di intimità culturale che permetta agli artisti di parlare e ascoltarsi tra loro, e in una dimensione che esclude competizione ed include invece una cadenza socratica.
A group of very young artists, all recently graduated at IUAV (Istituto Universitario di Architettura di Venezia), go around the lagoon city in the spaces that host the exhibitions and collateral events of the Biennale. They meet as many of the artists as possible that participated in the Biennale through interviews and want to testify their presence live, intended not only as producers of the works on display, but also as authors of a poetic thought expressed with the word. RAM radioartemobile promotes these loose encounters, hand to hand with artists of different generations and countries, under the gesture of the verbal meeting and cultural exchange. A further step in communication behind an art system that, rather, moves under the performative gesture of the public event. Instead, “Talk With Me” represents the attempt to create a space of cultural intimacy that permits artists to speak and listen to each other, in a dimension that excludes competition and includes a Socratic cadence.
INTERVIEWS BY ROBERTO DE POL ANDREA DE STEFANI ELISA FERRARI ANDREA GALIAZZO GIOVANNI GIARETTA EMILIANO PISTACCHI GIANANDREA POLETTA DIEGO TONUS SARA TOSO CHIARA VECHIARELLI
IN COLLABORATION WITH CHIARA FEDELE DI CATRANO FELIX MONGUILOT-BENZAL FILIPA RAMOS
SPECIAL THANKS TO ALBERTO GARUTTI
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Talk with me è un programma di interviste pensate e realizzate da dieci giovani artisti e rivolte ad artisti, curatori, critici e galleristi presenti alla 52. Biennale di Venezia e agli eventi collaterali ad essa associati. Cuore di questa attività è l'esplorazione di alcune questioni pressanti nel fare artistico, attraverso lo strumento della domanda intesa non tanto come imparziale raccolta di informazioni, quanto come motore del confronto intellettuale nato da un interesse vivo. Il movimento corale di talk with me esprime la necessità di captare la tensione che attraversa in questo momento l'arte, in un processo che il soggetto artisticamente sensibile è favorito ad innescare, instaurando un dialogo che ricerca una qualità intima all'interno del luogo dello scambio culturale.
Un commento sull'arte italiana, in particolare su quella giovane… vede una tensione che si sta sviluppando diversamente da qualche decennio fa. …. Io non credo che l'arte dipenda dal suo sostegno istituzionale, ben vengano questi sostegni quando ci sono. C'è lo stesso atteggiamento verso il cinema. Il cinema italiano è modestissimo e la solita lamentela è che lo stato italiano aiuta poco i giovani registi. Perché dovrebbe aiutarli? Capisco che il film è un prodotto costoso ma il fatto vero è che i talenti sono pochi in ogni campo, i talenti sono sempre pochi. In più non essendoci quest' assistenza, quest' aiuto, tutto questo risulta ancora più lampante. Poi non è che nascano artisti nuovi in ogni momento. Ritengo che attualmente in Italia non ci siano grosse novità, non ci sia una grande tensione, non ci siano grandi personalità. Non solo nel campo dell' arte ma anche dei galleristi, dei mercanti, dei critici. Nel sistema dell'arte, che, come sapete, teorizzai nel 72 come una catena di sant' Antonio ci sono vari soggetti professionali, ognuno portatore di una propria identità. Io dico che l'arte ha un suo respiro biologico per cui non credo si possa sempre vivere sotto i riflettori; l'arte e il critico e l' artista, il gallerista, il mercante debbano sempre tirare fuori ogni volta il grande capolavoro teorico o artistico o il colpo di mano in galleria o in fiera o in un'asta. Ritengo che questa situazione sia un po' generale e non riguardi solo l'Italia per quanto riguarda non un rallentamento ma una caduta di tensione. Inoltre c'è anche il fatto che per le attitudini che si sono manifestate dalla situazione dell' arte internazionale molto legate alla oggettistica sono attitudini meno legate alla tradizione dell' arte italiana anche quella d'avanguardia. Non credo che possiamo sempre tastare il polso di un malato immaginario… Il problema non è solo quello della circolazione e del viaggio andare all'estero l'emigrante perchè poi in Italia ci sono anche alcune gallerie giovani, anche buone, che importano anche stranieri e forse bisognerebbe portare l'attenzione e spingere i galleristi italiani a produrre degli scambi a produrre anche un esportazione dell'arte italiana quindi loro dovrebbero dialogare con i loro colleghi anche all' estero e fare dell' import-export.
RAM newsletter - May / July 2007, pag. 6
Talk with me is an interviews program, conceived and realized by ten young artists and addressed to artists, curators and critics, met at the 52nd Venice Biennale as well as at the numerous side events related to it. The core of this activity is the exploration of some present issues in the artistic practice through the process of questioning, to be intended more as the motor of an intellectual confrontation born from a vivid interest than as an arbitrary collection of informations. The choral movement of Talk with me expresses the need of picking up the tension that characterize art in this moment, in a process that is triggered by a sensible subject and grows up into a dialogue researching an intimate quality inside the place of artistic exchange.
Can you give us a comment on Italian Art, particularly the younger one... do you see a tension developing in a different way than some decades ago... I don't think that arts depend uniquely on its institutional support; supports are always welcome when they come, but they are not necessary. It's the same with cinema: Italian cinema is very modest, and the ever-going complain is that the State doesn't support the young directors and so on... but, why should they be helped? I can understand that a movie is an expensive product, but the true fact is that the real talents are very few, in every field of culture. In addition to that, the lacking of State support makes this situation very evident. Then, of course, there aren't always new artists coming out in every moment of history. I think that actually there isn't any great change in Italy, neither a great tension, nor great personalities. Not only in the field of arts practice, but in galleries, merchants, and theory as well. In the System of Arts, which I extensively theorized in 1972 describing it as a chain-letter system (Catena di Sant'Antonio in the original text, a dialectal expression, ndt), there are many professional subjects, each one bearing his own identity. I say, arts have some kind of biological breathe, that makes it impossible to live always under the spotlights, to have arts, artists, critics, art dealers and merchants always breeding the brand new masterpiece, technically or artistically speaking, or hit the jackpot in a gallery, or a fair or an auction as well. I think that this situation is general, and not referred to Italy only, about some kind of “drop” in the tension, rather than a slowdown. Moreover, there is also the point of attitudes in many international artistic practices, more oriented to commodities and so less linked with the “tradition” of Italian art, including the avant-garde. I don't think we can always feel the pulse of an imaginary sick man... the problem is not only about circulation of people, traveling, going abroad and so on, because there are many young and good galleries here in Italy, that work with foreign artists too, and this maybe could lead to some type of exchange in this sense, the exporting of Italian art; they (the art dealers, ndt) should have more dialogue with their foreign colleagues and set up some import-export of arts. Achille Bonito Oliva
Achille Bonito Oliva Vivendo negli Stati Uniti come percepisci il lavoro degli artisti italiani?
Living in the U.S., what is your perception of the work of Italian artists?
A New York i giovani artisti italiani sono quasi totalmente sconosciuti; forse tranne Diego Perrone e Paola Pivi... Ma adesso stiamo organizzando una mostra al PS1 su venti giovani artisti italiani, nella quale cercheremo di presentare una nuova generazione di artisti italiani. La mostra aprirà il 21 ottobre e ci saranno tutti artisti nati negli anni settanta. E' interessante perché l'ultima grande collettiva di artisti italiani tenutasi al PS1 è stata quella dell'Arte Povera. Sarà altrettanto interessante vedere se poi tutti questi artisti assieme riusciranno a formare un umore comune. In realtà sono artisti molto diversi fra loro, però credo ci siano delle caratteristiche che li accomunano. Sono artisti che, in qualche modo, sono legati all'Arte Povera, alcuni a Gino De Dominicis o ad Alighiero Boetti… questi sono un po' i loro grandi padri.
In New York, Italian artists are almost totally unknown, except maybe for Diego Perrone and Paola Pivi ... but now, at PS1, we are organizing a show with twenty young Italian artists, in which we will try to show the new generation. The exhibition will open on October, 21st and will include artists born in the Seventies only. This is interesting, because the last great exhibition of Italian Art in PS1 was the Arte Povera one. It will be interesting, as well, to see if all these people together will manage to give life to a kind of common mood. There are very different artists, but I think there are some common points between them. They are all, in some way, related to Arte Povera, some to Gino De Dominicis, or Alighiero Boetti as well... these are their fathers, in some instance.
Andrea Bellini
Andrea Bellini
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RAM newsletter - May / July 2007, pag. 7
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Sulla contemporaneità. Secondo lei l'arte la insegue o la crea?
On contemporaneity. In your opinion, art follows it or create it?
Io mi ostino a credere che l'arte crei la contemporaneità, cioè che l'arte senta con molto anticipo i fenomeni che accadono in tutto il mondo a livello di mutamenti di comportamento, come un cane sente un terremoto molto prima di quanto un uomo non lo senta arrivare. In natura si da questo comportamento, non di profezia ma di presentimento, di capacità di avvertire da piccoli sintomi qualcosa che sta succedendo. Questo non accade solo con il terremoto; i cani sentono anche l'arrivo del padrone molto prima di quanto lo senta la moglie, e non perché la moglie non ami il marito che arriva, ma ci sono esseri che hanno degli strumenti in più. Ci sono branchie del sapere e del fare che hanno strumenti in più per capire cosa sta arrivando. Io mi ostino a credere che l'arte visiva in particolare abbia degli strumenti in più per capire cosa sta per succedere. Nella nostra epoca mi sembra che l'arte sia assolutamente necessaria perché sta per succedere di tutto. Si pensa spesso che il nostro sia un periodo noioso ma come si fa poi a sostenere fino in fondo una simile opinione mi è difficile capirlo. Abbiamo cambiato modo di vivere in dieci anni, tutti stiamo staccando il nostro telefono fisso perché viviamo solo con il cellulare, abbiamo peraltro un computer sempre dietro nello zaino, abbiamo una capacità di connessione, insomma siamo always on e lo saremo sempre di più e saremo sempre di più, anche in termini medicalizzati, preda di protesi tecnologiche. E saremo sempre più in guerra purtroppo, passando ad un altro ambito che non è la tecnologia ma la convivenza tra popoli, saremo sempre meno vicini all'illusione di pace che si era creata con la stasi delle ostilità durante la guerra fredda, siamo sempre più in uno stato di polarizzazione della ricchezza con, non solo povertà incipiente in Africa, ma anche morte per malattie, cosa che tutto sommato non si era data per tanto tempo. Noi siamo alle soglie di una enorme catastrofe umanitaria in Africa a causa della diffusione dell'Aids e dell'impossibilità di distruggere l'Aids in Africa a causa del costo delle medicine. Noi siamo in un'epoca dove stanno per succedere dei fenomeni grandiosi che toccheranno sia il mondo sia la persona in una maniera indelebile, quindi mi sembra che l'arte possa prevedere questi fenomeni e raccontarceli un po'. Naturalmente sta a noi capire qual è l'arte che ha le antenne e qual è l'arte che non le ha, perché certamente c'è anche tanta arte che le antenne non le ha e guarda subito dietro, cosa serve all'arte guardare subito dietro? Serve a vendere di più. L'arte che segue un gusto già approvato, quella che ha una maggiore probabilità di essere accettata. C'è l'arte che guarda appena dietro con la coda dell'occhio, piuttosto che appena avanti e quella che ha la maggiore possibilità, non solo di essere comprata dai collezionisti o vezzeggiata dalle case d'asta, ma anche di essere amata dai curatori, amata dai compratori all'interno dei musei, quindi di quei curatori che fanno le collezioni dei musei, cioè i curatori non sono una razza diversa dall'umanità intera; anche loro hanno una tendenza a formare il proprio gusto su cosa già viste. L'arte che guarda indietro è un'arte che ha più probabilità di successo immediato compresa la presenza nelle mostre, nei musei, oltre che nel mercato. L'arte che guarda avanti ha delle difficoltà in più a farsi riconoscere immediatamente e quindi non possiamo pensare che tutto quello che ci passano le riviste specializzate o meno sia quell'arte che ci può raccontare il futuro. Credo, però, che la bella sfida di chi ama l'arte sia proprio quella di andarsi a cercare le parole nuove piuttosto che le parole vecchie.
I firmly believe that art creates contemporaneity, I mean, art feels very earlier the world-happening phenomena, on a behavioral level, as a dog can feel an earthquake earlier than a man could. In nature this behavior (which has a characteristic of presentiment rather than a prophecy) is present as the ability of perceiving minimal symptoms of something that is going to happen, and this of course happens not only with earthquakes. There are many knowledge branches which have many optimal means for the perception of something that is upcoming into reality; I believe that visual arts in particular have these means to understand what is going to happen. In our age, I think, art is necessary because everything is becoming possible; it's still difficult for me to understand why our age is being labeled as a "boring": we have changed completely our life-style in the last ten years, we are very involved in the communications system, we all do have a computer (almost always we carry it with us), we have a connection ability, we are always on (English in the original text, ndt) and we are on the way of becoming always more, even in medicine, we are going to be the prey of technological prosthesis. Passing to another field, that is not technology but cohabitation between different peoples, I must say that we will be more and more in war, further from the illusion of peace created with the lull of hostilities during the Cold War period and more and more in a wealth polarization state, with poverty and diseases affecting Africa. We are at the gates of a real catastrophe concerning AIDS spreading in Africa, and the impossibility of blocking AIDS spreading due to the cost of medicines. We are at the beginning of an era when great phenomena are going to happen, and will affect deeply the world and the people, the personas, and so I think that arts can foresee this phenomena and tell us something about them. Naturally, it's our matter to determinate which art has got "antennas" to the world and which art does not, for certainly there are many productions that are much more about looking backward to history; and what is it all about? Of course, it is about selling more products. Art that follows an established taste has more chances to be accepted. This kind of art is likely to be more bought by collectors, or requested by auction houses, but also loved by curators and led into museum collections built by curators. Art that is looking backward has more chances to reach an immediate success, including visibility in exhibitions, museums, and art market. Art that looks forward, on the other hand, has a difficult task in a prompt reception and recognition; we cannot think that all we see in art magazines is that type of art which looks forwards and can make us aware of the future. But, I think, it can be a real and interesting challenge, for people loving art to go and seek for new words instead of old ones. Angela Vettese
What does it mean for you to be contemporary?
Io non sono contemporaneo. Nel senso che sono un artista molto fuori moda. Non sono di moda da 30 anni, né la moda è mai arrivata da me. In questo senso mi sento un po' un mistico, qualcosa che non è permesso essere nella società di tutti i giorni, poiché un mistico è qualcuno che è impegnato 24 ore al giorno con i propri sentimenti, la mente, la passione, e non ha nulla a che vedere con un lavoro. I mistici erano persone molto felici un tempo; la Chiesa Cattolica li ha resi più tristi come figure, ma restano sempre persone dotate di una grande sensibilità. E questo è qualcosa che ha a che fare con la società. Un mistico oggi non esiste più, poiché tutto deve essere specializzato: basta guardare a ciò che sta succedendo con i computer e i telefoni cellulari. Ci parla di una crisi, di qualità e intensità. Parlare con qualcuno per ore, privatamente, è altro dal parlare con un computer. In questo senso, mi sento poco contemporaneo, e allo stesso tempo mi sento come un mistico della contemporaneità.
I am not contemporary. In that sense I am a very old-fashioned artist. It is like 30 years I never was in fashion, fashion came to me. In that sense I feel like a mystic, but it's something that it's not allowed in the daily society, because a mystic is somebody who is really busy twenty-four hours with his feeling, his mind, his passion and it's not about having a job. The mystics were very happy people. The Catholics, they made them unhappy, but they were in a sense very sensitive people, the mystics. And this is something that went in the way of society. A mystic today doesn't exist anymore, because everything has to be in a specialization: look to everything that's going on with computers and mobile phones. It speaks about the crisis of quality of intensity. Talking to somebody privately for hours is something else than talking to the computers. So in that sense I am not contemporary and at the same time I feel like a contemporary mystic.
Jan Fabre
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Angela Vettese
Cosa significa per lei essere contemporaneo?
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RAM newsletter - May / July 2007, pag. 8
Penso a una frase di De Dominicis che diceva che tutta l'arte è contemporanea. Forse era molto personale come frase da parte di De Dominicis. De Dominicis aveva un'idea del tempo misurata sull'infinito e sull'immortalità, e l'idea della vita misurata sull'immortalità e quindi il suo tempo certamente non è il tempo mondano dei minuti che passano o degli anni che passano. Infatti lui non ha sopportato questo, se n'è andato perchè non sopportava questa inevitabilità, forse sociale del passaggio del tempo. Ha cercato di trasmetterci un'idea di infinito, di tempo infinito e di immortalità, forse ha pensato che non c'era riuscito e forse è vero e se n'è andato per questo. E quindi se lui dice che l'arte è sempre contemporanea è semplicemente perché il tempo è tutto lì contemporaneamente, anche nei suoi aspetti non contemporanei, che sono quelli che precedono e seguono l'istante Cesare Pietroiusti
I think about a sentence by Gino De Dominicis, that said that “all art is contemporary”. Maybe it was a very personal position by him. De Dominicis had an idea of time measured on infinite and immortality, and certainly a life measured on immortality has nothing to do with the worldly time of minutes going and years passing. He didn't manage to endure this, and he passed away because he didn't tolerate this inevitability, maybe social inevitability, of passing time. He tried to transmit us an idea of infinite, of infinite time and immortality, maybe he thought that he didn't manage to do it, and maybe the fact he died of this is true. And so, if he says that “all art is contemporary”, is simply because time is all there contemporaneously, even in his past manifestations, that are the ones that precede and follow the instant. Cesare Pietroiusti
Nell' essere artisti è implicita una generosità di fondo? Secondo me assolutamente si, però non è opinione diffusa: c'è chi lo fa solo per sé stesso in un processo personale, che però viene talmente ben espresso che può diventare per il mondo. In questo caso la generosità non va neanche presa in causa. Nel mio caso, per generosità intendo il desiderio di spendere delle energie per entrare il più possibile in contatto con qualche cosa che sta al di fuori di te, un procedimento estroflesso. Per me ha un valore importante. Patrik Tuttofuoco
Being an artist implies a way of being generous? Absolutely yes, for me, but it's not a common opinion: there's people doing art only for themselves in an individual process, a process which is so much well expressed that it becomes for the world. In this case, generosity is not to be taken into question. In my case, I think that generosity is the desire of expending energies, to enter in contact with something that is out of me, an extruding process. This has a very important value for me. Patrik Tuttofuoco
Credo che l'atto della creazione implichi una resistenza: resistere per liberare una potenza di vita, una possibilità… che rapporto c'è in un'opera d'arte tra visibile e non visibile, tra il detto e il non detto? Tu stai parlando della differenza che c'è tra l'opera e lo scarto... È un problema dell'uomo in generale. Non si può prescindere dallo scarto. Parlando di creazione non si può prescindere da ciò che ha fatto Manzoni, che ha inscatolato lo scarto… L'arte è quella cosa lì, è lo scarto. Anche l'opera più bella è uno scarto. Lo dico io che lo faccio: l'arte è un residuo, per cui è il non detto. Solo quella è l'arte, il resto è il mestiere… In altre parole l'arte non si può oggettivare. Pensare di oggettivarla significa escludere questo scarto, ma non si può escludere lo scarto nella vita. Montale diceva: “Tutto ciò che possiamo dire è tutto quello che non siamo, quello che non volgiamo…”. Pietro Roccasalva
I think that the action of creating something implies some form of resistance: resistance to give freedom to a life power, a possibility... in an artwork, what is the relation between the visible and the invisible, between what is said and what is not? You are talking about the difference between a work and discard... it's a matter of man, in general. One cannot abstract from discard. Talking about creation, you cannot prescind from what Manzoni did, for example, put the discard into boxes... art is precisely a discard. Also the greatest artwork is some form of discard. I state it, for I am doing it: art is something residual, it is something unsaid. this is the only form of art, all the rest is about craft... in other words, you cannot objectify art. thinking about objectifying art is to exclude this concept of discard, but, of course, you cannot exclude discard from life. Eugenio Montale once said: all we can tell you is what we are not, and what we do not want... (final sentence from a famous poem by E.Montale, I limoni)
Che consiglio dare a dei giovani aspiranti artisti? Iatevinne ! Andate fuori, andate a vivere all'estero, almeno per alcuni anni. Giacinto di Pietrantonio
Pietro Roccasalva Can you give an advice to some aspirant artists? Iatevinne! (dialectal form for go away!, ndt) Go out, go living abroad, at least, for some years. Giacinto di Pietrantonio
Interview with David Hamilton
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RAM newsletter - May / July 2007, pag. 9
CAMERE SOPRA I FIORI FARFALLE TRA DI LORO BALLANO FIGURE
Giovanni Anselmo - Domenico Bianchi - Günther Förg JULY 2007 until September 29
Giovanni Anselmo
Domenico Bianchi
Günther Förg
Rudi Fuchs
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RAM newsletter - May / July 2007, pag. 10
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Conversazione con Giovanni Anselmo
Conversation with Giovanni Anselmo
di Gabriele Gaspari
by Gabriele Gaspari
G.G. - Your work for Camere suggests an Eastward movement... G.A. - The East direction indicates, on Earth, a movement towards somewhere, indistinctly, and it's also the direction of the Earth rotation. The work Four particolari towards East has been suggested by the fact that the space for Camere is Eastern from the Church of S.Nicola dei Lorenesi, where in Luce di Pietra I was showing Particolare. The work is oriented East also relating to the inner space of Camere which, in a curious coincidence, is the point where two walls, meeting, form an angle which is oriented East too. The projection of the words particolare enlightens and indicates moments, that make me witness, and share from time to time, of something that is necessary to the completion of a “whole”. G.G. - In the works concerned with the theme of Ultramarine, what hit me was the void space between the stones and the color field on the wall, almost as the movement towards Ultramarine was to be included also within that space... G.A. - Ultramarine, as an Idea, is all around us and in all directions. The color Ultramarine owes its name to the fact that it was imported from overseas, and I use it more as a place than as a color, to serve the broad mean of orienting the work, and the viewer, in the space. This happens in other works too, where I use the magnetic pin which, orienting itself, do relate the enclosed space of a room with an outdoor, open space. G.G. - The artwork becomes something like a mean to let look towards beyond? G.A. - A big share of reality is energy. Energy is itself invisible and manifests through phenomena. The work, as a situation of energy, makes the invisible part of this energy become something perceivable through the effects it produces in its action. G.G. - Il suo lavoro per Camere suggerisce un spostamento verso Est... G.A. - La direzione verso Est indica sulla terra moto a luogo, indefinitamente, ed é anche la direzione del movimento di rotazione terrestre. L'opera Quattro particolari verso Est mi è stata suggerita dal fatto che lo spazio di Camere si trova verso Est rispetto alla Chiesa di San Nicola dei Lorenesi, dove in Luce di Pietra esponevo Particolare. Il lavoro è collocato verso Est anche in rapporto allo spazio interno di Camere e per curiosa coincidenza, è dove due pareti incontrandosi configurano un angolo che orienta il vertice verso levante. Le proiezioni della scritta “Particolare” illuminano e indicano momenti che mi rendono testimone, partecipe di volta in volta di un qualcosa che è indispensabile al costituirsi del Tutto. G.G. - Nei lavori che ha dedicato al concetto dell'oltremare, ciò che mi ha colpito è lo spazio che sta tra la pietra e il colore, come se per lei lo spostamento “verso” oltremare fosse compreso anche entro quello spazio... G.A. – L'oltremare intorno a noi sulla terra é in tutte le direzioni. Il colore “Oltremare” deve il nome al fatto di essere stato portato in Europa da oltremare, ed io lo utilizzo più come “luogo” che come colore, per orientare un'opera e lo spettatore nello spazio in senso lato. Analogamente ciòavviene in altre opere, ad esempio, dove utilizzo l'ago magnetico di una bussola che, orientandosi, orienta e mette in relazione lo spazio chiuso di una stanza con lo spazio aperto esterno. G.G. - L'opera è quindi un mezzo attraverso il quale vedere oltre? G.A. – La maggior parte della realtà è energia. L'energia di per se è invisibile, si manifesta attraverso gli effetti del suo agire. L'opera, in quanto situazione di energia, rende percepibile la parte invisibile di sé attraverso gli effetti dell'agire dell'energia che la coinvolge. G.G. - Considerando il nodo centrale di una mostra come Camere, in che modo, secondo lei, le diverse componenti del “sentire” e del “vedere” contribuiscono a determinare una percezione? G.A. – Il “sentire” e il “vedere” dipendono dal suono e dalla luce che sono energie che si propagano nello spazio rispettivamente come onde meccaniche e come onde elettromagnetiche. Tali energie si propagano a velocità differenti, ma entrambi continuamente ci circondano e ci colpiscono, ci stimolano i sensi e ci consentono di “sentire” e di “vedere”.
G.G. - Considering the crucial point of an exhibition like Camere, which way the different factors as “sight” and “hearing” contribute to the definition of something that is perceived? G.A. Sight and hearing depend on light and sound, which are energies that propagates in the space as mechanical and electromagnetic waves. These energies are in the space at different speeds, but are both surrounding, hitting, stimulating our senses and allow us to hear and see something.
RO M A
RAM newsletter - May / July 2007, pag. 11
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O M E
Intervista a Domenico Bianchi
Interview with Domenico Bianchi
di Gabriele Gaspari
di Gabriele Gaspari
G.G. - Come hai deciso di relazionare il tuo lavoro allo spazio della mostra per Camere? D.B. - Il lavoro sullo spazio è per me un lavoro di armonia, è un lavoro all'interno di uno spazio che è quello del quadro; in questo caso, si tratta di tre opere in tre ambienti diversi, spero che ci sia un dialogo intrinseco tra queste opere, spero che siano tre opere in relazione tra di loro anche se sono molto diverse.
G.G. - How did you decide to relate your work to the exhibition space for Camere? D.B. - My work on space is about harmony, a work inside a space which is the picture; in the case of Camere, we have three artworks in three different spaces, and my expectation is to see if a dialogue comes out from this cohabitation, my hope is that the works are in relation to each other.
G.G. - Nella tua ricerca quindi ti concentri esclusivamente sulla costruzione dello spazio pittorico? D.B. - Diciamo che l'aspetto più facile è questo, poi entrano in gioco valori come la luce, la profondità, la struttura e l'architettura stessa... G.G. - Pensavo che anche l'uso di certi materiali (come la cera, che ha una forte componente olfattiva ad esempio), fosse indirizzato ad ampliare la relazione dello spettatore con l'opera, da un punto di vista sensoriale. D.B. - Questo è un aspetto del tutto accidentale; io lavoro con la cera perché mi permette di costruire qualcosa; il fatto che la cera, come materiale, abbia una componente olfattiva, viene da sé... G.G. - Nel testo di Rudi Fuchs, c'è una osservazione che lui fa al suo professore di Storia dell'Arte, dicendo che se potesse scegliere ancora si dedicherebbe a qualcosa di socialmente più utile, e questi lo contraddice dicendo che, comunque, si dedicherebbe di nuovo allo studio dell'Arte. Ma l'arte è qualcosa di superfluo alla società? D.B. - Assolutamente no, l'arte è qualcosa che ha una profondità reale. Questo forse è un momento delicato, in cui sembra che l'arte non serva perché non è un veicolo attraverso cui la politica si propone, visto che usa altre forme di comunicazione. Ma in fondo non è così, l'arte riesce a comunicare, l'ideologo vero è l'artista e non il politico. L'arte ha una potenza comunicativa spaventosa, è soltanto che non è funzionale al linguaggio del potere, della politica e questo la fa sembrare superflua, cosa che assolutamente non è. G.G. - Riguardo alla politica del fare arte, che ne pensi della attuale situazione romana? D.B. - L'ho già affermato in un'altra intervista, credo che Roma non sia una città avvezza al contemporaneo; e nessuno ha mai fatto grandi sforzi per cambiare questo stato di cose; quando ci si prova, i risultati sono sempre grandi polemiche (vedi l'Ara Pacis). Il mio compito, come artista, è quello di difendere la modernità: stando qui ti rendi conto che è una lotta un po' impari di fronte alla difesa del patrimonio storico, che però rischia di fossilizzare il dibattito culturale. Penso che le dinamiche del contemporaneo siano molto più interessanti, ma purtroppo a Roma, anche perché, ripeto, nessuno si è mai impegnato troppo per cambiare questo stato di cose, la contemporaneità non viene vissuta. Il contemporaneo funziona solo se non è a contatto con la storia, non si riesce a stabilire un dialogo con la storia. G.G. - In questa mostra lavori con due artisti diversi dal tuo modo di fare arte, e nello specifico di Giovanni Anselmo, appartenenti ad una generazione diversa dalla tua. Venite fuori da uno stesso periodo ma con degli esiti molto diversi; trovo molto interessante un confronto di questo tipo, tra modalità di lavoro molto differenti tra di loro. D.B. - Questo succede, d'altro canto, perché siamo in Italia; non accadrebbe mai all'estero che tre artisti diversi come me, Förg e Anselmo, si trovino a dialogare in una stessa mostra; questo accade perché da noi l'arte ha una struttura, rispetto all'arte contemporanea, così precaria che alla fine energie diverse trovano ancora modo di dialogare. Negli Stati Uniti, ad esempio, una cosa del genere non sarebbe mai accaduta; qui è possibile perché i valori sono tutti ancora in gioco. G.G. - Ho trovato molto interessante, in un tuo lavoro, la citazione di un grande artista come Brancusi; qual'è il rapporto che ti lega con queste grandi figure del nostro secolo? D.B. - Ho trovato molto interessante la frase, soprattutto, la fede contenuta in quella frase; la mia arte non ha un rapporto con Brancusi (che è un grande artista) ma quella frase che lui ha detto è secondo me qualcosa che appartiene a tutti, è folgorante; sembra un paradosso, ma è un'affermazione grandissima. Mi sembrava giusto che una dichiarazione d'intenti come quella fosse all'inizio di un percorso museale, e sono felice che tutti hanno accettato questo, perché significa che il suo valore positivo rispetto al fare arte è pienamente intatto e comprensibile.
G.G. - So, in your practice you are more concerned in the construction of a pictorial space? D.B. - This is the simple aspect of it, then many others come into the game, as light, volumes, the architecture itself... G.G. - I thought that the use of such materials (wax, for example, which has also a olfactory component), was addressed to an expansion of the relation between the viewer ad the artwork at the level of senses. D.B. - This is something that happens accidentally, I work with wax because it gives me the possibility of constructing something; the fact that wax itself has an olfactory component, comes after that... G.G. - In the text by Rudi Fuchs per Camere, there's a recall to a remark that he made to his History of Arts professor, telling him that, if he could have chosen again, he would have committed his life to something more useful for society than arts, and the professor answered him saying that he would have chosen arts anyway. In your opinion, art is something not necessary for society? D.B. - Absolutely not; art is something that has a real depth. This is maybe a delicate moment, in which art looks like unnecessary, and it's just because it is not a vehicle for political propaganda, that uses different means to drive its messages. But, in the end, art is able to communicate, and the true ideologue is not the politician, but the artist. Art has a powerful communicative potential, but being not functional to the language of power, of politics, makes it seem useless, superfluous. Which is not. G.G. - Regarding the politics of art, what do you think about the actual situation in Rome? D.B. - I said it in another interview yet, I think that Rome is not a city for contemporary; nobody has spent much efforts to change this situation, when someone tries, the results are always big debates e disputes (as we had with Richard Meier's Ara Pacis). My task, as an artist, is to defend contemporaneity: being here in Rome, you can experience the difficulty of this task, the confrontation with the defense of the historical heritages, which opens to the risk of fossilizing the cultural debate. I think that the actual dynamics of culture are much more interesting than this fossilization, but in Rome there is no awareness of contemporaneity. Something “contemporary” only functions when it is put apart from history, there is not any encouragement in setting up a dialogue with history. G.G. - In this exhibition, you are with two artists which are very different from your way of working, and in the case of Giovanni Anselmo, belonging to a different generation. You come out from the same era, but with very different outcomes; I think that this confrontation between different approaches to work is very interesting. D.B. - This happens, specifically, because we are in Italy; it would never happen abroad. And the reason of this is the instability of the system of arts in Italy, that let all the different energies come into dialogue. Something like this, in example, would have never happened in the U.S.; here is possible because all the values are still to be defined and categorized. G.G. - I saw an interesting quotation from Brancusi in one of your works; which is the relation you have with such great masters of the last century? D.B. - I did like the faith in that sentence; my art has not any relation with Brancusi (which is a great artist) but that sentence he said is, in my opinion, a great sentence. I thought that such a sentence had his place at the beginning of a museum itinerary, and I am happy that everyone has accepted it, because it means that its positive value, related to the practice of art, is completely intact and still comprehensible.
A M O R
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RAM newsletter - May / July 2007, pag. 12
E M O R
Conter fleurette tutta la vita questo lo spasso e le ore liete di cui sei stato primo attore a corte, in società, nelle segrete alcove di fanciulle smaliziate oh iris, araldo impenitente sovrano fra i reali, sigillo di fortunata specie. Daniele Pieroni 4 giugno 2007
Günther Förg
Poiché gli artisti creano ciò che non si è mai visto né mai atteso, l'arte fa capire che le forme e le circostanze possono sempre cambiare. Niente rimane per sempre uguale. Quando guardo le opere in queste stanze mi sorprendo a immaginare che aspetto potrebbero avere la prossima volta. Per la nostra salute mentale l'arte ha un'importanza vitale perché crea aspettative. La certezza che le cose cambieranno ci porta consolazione e speranza. Nel 1967, all'epoca della Guerra dei Sei Giorni in Medio Oriente, ero un giovane assistente del mio professore di storia dell'arte all'Università di Leiden, che, ebreo, era sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti. Se io potessi studiare ancora, gli dissi, forse dovrei studiare scienze politiche. Non sarebbe più utile data la grave situazione nel mondo? Mi guardò con occhi melanconici e con tristezza. Che cosa farebbe lei? Gli chiesi. Continuerei a studiare storia dell'arte. Mi rispose. Forse mi piacerebbe insegnare ai bambini piccoli della scuola primaria - ma non rinuncerei mai allo studio dell'arte.
Because artists create what you never saw before and never expected, art makes you realize that forms and circumstances can always change. Nothing will stay the same forever. When I look at the works in these rooms I catch myself imagining how they will look different the next time. Art is vitally important for our mental health because it creates these expectations. The certain knowledge that things will change, brings consolation and hope. At the time of the Six Days War in the Middle East, in 1967, I was a young assistant to my art history professor at the University of Leiden who, a Jew, had survived a Nazi concentration camp. If I could study again, I said, maybe I should study political sciences. Would that not be more useful, given the grave situation in the world? He looked at me with melancholic eyes, sadly. What would you do, I asked. I would study art history again, he said. Maybe I would also like to teach young children at a primary school - but I would never give up the study of art.
Rudi Fuchs
Rudi Fuchs
from Tuesday to Saturday from 4 pm to 7:30 pm (in August the exhibition can be seen by appointment)
Camere, Rome, July 2007 - Photos of the works: Marco Fedele di Catrano RAM newsletter - Coordination and Layout: Felix Monguilot-Benzal Translations: Gabriele Gaspari, Fabio Giorgi-Alberti