Num. 3 Redazione: Via Conte Verde 15 - Roma - www.radioartemobile.it - info@radioartemobile.it Tel / Fax: +39 06 44704249
RAM IN ROME
CAMERE #5 Luigi Ontani | Vettor Pisani | Emilio Prini 3500 cm2 > #50 - #75 #75 Valentino Diego > no figures in a landscape PAG. 2
FINISSAGE Luigi Ontani & Elisabetta Benassi Vettor Pisani & Mimma Pisani Emilio Prini & Donatella Scalesse RAM IN MILAN - BUNKERART
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GETULIO ALVIANI GIANNA NANNINI RAM IN BOLOGNA - ARTEFIERA presentation of the film
“senza titolo”
MI MERAVIGLIO DI ME PAG. 5
by Ferdinando Vicentini Orgnani PAG. 4
RAM IN MINSK - NATIONAL SCHOOL OF BEAUTY
IL TERZO PARADISO SOUNDARTMUSEUM DIGITAL ARCHIVE
MICHELANGELO PISTOLETTO GIANNA NANNINI
new open call
Moda e Riciclo. Design by Pietra
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RAM newsletter - January / April 2008, pag. 2
CAMERE #5 Luigi Ontani | Vettor Pisani | Emilio Prini with the text “Nuova Era” by Eleonora Esse RAM radioartemobile, Rome December 2007 - April 2008
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unedì 31 dicembre 2007 alle ore 19.00 inaugura, presso gli spazi di RAM radioartemobile, la mostra Camere #5 che, nell'ambito del progetto Camere, giunto al quinto appuntamento, propone il lavoro di Luigi Ontani, Vettor Pisani ed Emilio Prini. Con la consueta abilità nel rielaborare, con sorprendente fantasia, strutture e linguaggi diversi, Luigi Ontani Luigi Ontani, RagaRugaRogo, 1998 / 2006 presenta RagaRugaRogo (1998/2006): installazione composta da un grande autoritratto realizzato con un sistema di immagini lenticolari e da una maschera indonesiana in legno dipinto. Un lavoro ricco di quella simbologia con cui Ontani interpreta ironicamente il mondo, allargando gli orizzonti di una realtà spesso costretta da obblighi di ordine convenzionale. Da sempre in bilico tra arte e citazione critica, Vettor Pisani presenta invece l'installazione Ready Made Mistico (2007) e il video Il pasto sacro, due opere che, in presenza di un'ironia intelligente e necessaria, rivelano quel fitto impasto di simbologie, alchimie, iconografie e contenuti ricorrenti nel lavoro di Pisani. Poi c’è Emilio Prini, protagonista dell’Arte Povera, con “Il Vuoto”... Visioni molto diverse ma in grado di convivere in una piattaforma comune che apre al dialogo culturale e a cui va ad aggiungersi anche la r i f l e s s i o n e , personalissima, di Eleonora Esse che accompagna la mostra con il testo inedito Nuova Era.
n Monday, December st 31 at 7:00 p.m., the exhibition Camere #5 opens at RAM radioartemobile. The exhibition, organized in the context of the project Camere, now at its fifth edition, presents the work of Luigi Ontani, Vettor Pisani and Emilio Prini. Luigi Ontani presents RagaRugaRogo (1998/2006), an installation that includes a large self-portrait created with a set of lenticular images and a painted Indonesian Vettor Pisani, Ready Made Mistico (installation), 2007 mask. The work is filled with a symbolism that offers an ironic interpretation of the world, and confirms the artist's characteristic ability to rework different structures and languages with surprising imagination, overcoming the limits of a reality often constrained by conventionality. Always poised between art and criticism, Vettor Pisani presents the installation ReadyMade Mistico (2007) and the video Il pasto sacro. Pisani's work offers a rich blend of symbolism, alchemy, iconography, and contents, held together by an abundant dose of essential and clever i r o n y. E m i l i o P r i n i , protagonist of the Arte Povera movement shows “Il Vuoto”... Different visions but able to coexist in a common platform that opens a cultural dialogue, and to which is also added the highly personal reflection of Eleonora Esse, which accompanies the exhibition with the new text Nuova Era.
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Vettor Pisani, Ready Made Mistico (detail)
Luigi Ontani
Vettor Pisani, Ready Made Mistico (detail)
Luigi Ontani, RagaRugaRogo (detail)
Vettor Pisani, Ready Made Mistico (detail)
RAM newsletter - January / April 2008, pag. 3
amere è un progetto di RAM radioartemobile avviato alla fine del 2005. Il dispositivo curatoriale di Camere prevede l'invito di tre autorevoli artisti che coabitano gli spazi della galleria disponendo di una «camera» personale. Ogni stanza è intesa come luogo di concentrata affermazione C. Accardi, L. Ontani and V. Pisani between others dell'individualità ma anche quale strumento di una convivenza e di un dialogo necessari. Insieme al rispetto della diversità, intesa quale carattere peculiare ed essenziale all'individuazione, il progetto Camere rivendica parallelamente il valore del dialogo tra differenti posizioni di linguaggio, di pensiero e di forma. Ogni camera si sottopone così al confronto e alle influenze delle stanze attigue e la nostra possibilità di attraversarle stipula con ciascuna di esse quei legami di relazione a detrimento di ogni possibile solipsismo. “Uno spazio libero, anzitutto. Room: spazio/stanza. Vuoto ma disponibile, anzi disposto: spazio non indifferente alla mobilitazione, all'attraversamento, al passaggio. Spazio per muoversi, insomma; uno spazio che consenta il movimento, che gli sia almeno sufficiente [...] Uno spazio per muoversi, ma anche per muovere, spazio in attesa di una mossa, della prossima mossa, come in quei giochi che si mettono in atto sul campo quadro e delimitato di una scacchiera. Campo di confronto, campo dialettico, campo di battaglia, governato da regole d'impegno, da regole d'ingaggio”. (Riccardo Giagni)
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amere is a project of RAM radioartemobile, started in December 2005. The curatorial display of Camere proposes three noteworthy artists who coinhabit the gallery spaces, while each having a personal «camera» [or «room»]. Each room is intended as a place of concentrated affirmation of individuality but also an instrument for L. Ontani, M. Pieroni, E. Esse and A. Tarkhaoui inevitable cohabitation and dialogue. Together with respect for diversity, intended as that particular and essential trait of individualization, the project Camere also claims the value of dialogue between different positions in language, thought and form. Each room undergoes confrontation and the influences of the adjoining rooms, and our possibility of moving through them stipulates relational ties to the detriment of every possible solipsism. “An open space, first and foremost. Room: space/room. Empty but available –well disposed, actually. A space that allows you to be mobile, to pass into and through it. In short, a space to move about in. And one that allows movement; that is enough anyway (…) A space to move about in, but also to move – a space waiting for a move, the next move, like in those games played out on the square, delineated field of a chessboard. A confrontational field, dialectical field, a battlefield, governed by rules of commitment, by rules of engagement”. (Riccardo Giagni)
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o scarto tra ciò che siamo realmente e ciò che siamo potenzialmente non si può colmare né con la volontà, né con la ragione, né con il sapere, né con il fare…
L'arte mortifera, l'estetica del mostruoso che domina l'immaginario artistico contemporaneo, non riesce ad andare oltre la paura, cade vittima del negativo, si rassegna alla realtà mutilata senza tendere all'espressione di tutto il nostro potenziale umano. Dobbiamo liberarci dal superfluo, tornare alla nostra essenza, “primitivizzarci”. Amare è la nostra vocazione più alta, è l'unica cosa importante, tutto il resto viene da sé…accade… L'arte non può limitarsi ad essere fonte di nuovi stimoli e curiosità, deve rispettare la vocazione più profonda dell'uomo all'amore. L'artista e l'uomo devono amare per vivere... (Eleonora Esse)
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he gap between what we actually are and what we could be can't be filled by will, reason, knowledge, or deed...
Deadly art, the esthetic of the monstrous that dominates contemporary artistic imagination, is unable to overcome fear; it falls victim to the negative, it resigns itself to a mutilated reality without reaching towards an expression of our full human potential. We must free ourselves of the superfluous, return to our essence, become “primitives”. To love is our highest vocation; it is the only important thing, and everything follows, or just happens... Art cannot limit itself to being a source of novel stimuli and curiosities; it must respect man's deepest vocation towards love. Man and the artist must love to live... (Eleonora Esse)
3500 cm2 > #50 - #75 #75 Valentino Diego > no figures in a landscape curated by Lorenzo Benedetti
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n occasione dell'inaugurazione della mostra CAMERE, è stata presentata in anteprima a RAM radioartemobile l'opera di Valentino Diego No figures in a landscape (2007), manifesto #75 del progetto 3500 cm2, a cura di Lorenzo Benedetti. L'opera di Valentino Diego è stata esposta insieme agli ultimi 24 manifesti realizzati dagli artisti: Yun-Fei Ji, Ra di Martino, Giuliano Lombardo, Chiara, Luigi Rizzo, Chi Wo Leung, Luis Gonzales Palma, Marco Klefisch, Vlad Nanca, Andrea Salvino, Gabriel Lester, Davide D'elia, Jimmie Durham, Mario Garcia Torres, Maria Thereza Alves, Donatella Spaziani, Riccardo Previdi, Mark Bain, Jorge Peris, Alon Levin, Luca Trevisani, Vadim Fishkin, H.H. Lim, Max Gansberger. Valentino Diego, No figures in a landscape, 2007
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n occasion of the exhibition CAMERE , the work of Valentino Diego No figures in a landscape (2007), poster #75 of the project 3500 cm2 curated by Lorenzo Benedetti, was presented at RAM radioartemobile. Valentino Diego's poster was displayed together with the last 24 posters made by the artists: Yun-Fei Ji, Ra di Martino, Giuliano Lombardo, Chiara, Luigi Rizzo, Chi Wo Leung, Luis Gonzales Palma, Marco Klefisch, Vlad Nanca, Andrea Salvino, Gabriel Lester, Davide D'Elia, Jimmie Durham, Mario Garcia Torres, Maria Thereza Alves, Donatella Spaziani, Riccardo Previdi, Mark Bain, Jorge Peris, Alon Levin, Luca Trevisani, Vadim Fishkin, H.H. Lim, Max Gansberger.
3500 cm2 > #50 - #75, view of the exhibition at RAM radioartemobile, Rome
RAM newsletter - January / April 2008, pag. 4
RADIOARTEMOBILE AT ARTEFIERA | BOLOGNA January 2007 guest of the stand of Achille Bonito Oliva - A.B.O. (Art Before Obvious) with the installation “Porta Rossa (Attraverso il Segno Arte)”, 2007 by MICHELANGELO PISTOLETTO / GIANNA NANNINI
PRESENTATION OF THE DOCUMENTARY PRODUCED BY ALBA PRODUZIONI IN COLLABORATION WITH RAM
“SENZA TITOLO” by Ferdinando Vicentini Orgnani n diverse occasioni ho spiegato che “… sono entrato in questo progetto per caso”. A pensarci meglio non è proprio così: è prevedibile che una passione ti porti ad aprire delle porte e a combinare, in questo caso il mio specifico di “film maker” con quella che per me è stata la scoperta del mondo dell'arte contemporanea. Negli ultimi dieci anni ho cominciato ad avvertire una crescente attrazione per il lavoro degli artisti, per quel senso Jimmie Durham misterioso di rivelazione combinato con la ricerca tesa a definire con la tecnica e con la percezione qualcosa di indefinibile. A volte davanti a un'opera d'arte, si può provare, e io l'ho provato… la sensazione di assistere a qualcosa che suggerisce la possibilità di poter ancora guadagnare molte posizioni, un passo avanti nella ricerca… una visione “diversa” e rivelatoria di qualcosa che appare composto di elementi noti, come la materia, lo spazio, il suono, l'immagine… Quando scelgo il nuovo soggetto per un film di finzione o per un documentario, il primo passo è quello di cominciare sistematicamente a calarsi in quel mondo… che sia la vicenda di un ex presidente sud-americano in esilio… un documentario storico… o una finzione, magari ambientata qualche secolo fa… La ricerca di una documentazione precisa, la visione di altri lavori sullo stesso argomento… insomma, qualcosa di programmato che segue una linea abbastanza rigorosa. Nel caso di “SENZA TITOLO” è stato diverso… perché il “soggetto” è entrato a far parte anche della mia vita. Grazia alla nuova amicizia con Mario Pieroni e Dora Stiefelmeier che hanno dedicato e dedicano la loro vita alla definizione di uno spazio per l'arte contemporanea… ideale, rigoroso, vivace, dinamico, divertente, nuovo… sì, certamente diverso da tutto quello che avevo visto prima… Beh, un giorno finalmente, un gesto quasi naturale, avendo avuto un accesso privilegiato a questo mondo, ho portato con me una telecamera… Ormai cominciavo a conoscere… a essere riconosciuto come una presenza abituale da una certo numero di artisti e la mia telecamera, usata con discrezione, non era più un elemento di disturbo… spesso mi sembra che la sua presenza venga quasi dimenticata. Strada facendo, ho coniato la definizione “documentario antropologico sull'arte contemporanea”, che al di là del gioco, sta a indicare un materiale raccolto riprendendo gli artisti nel loro “ambiente naturale”, cercando dei momenti rivelatori in grado di definire almeno in parte i confini… o l'orizzonte di quel loro mondo. È un lavoro che procede senza un programma preciso, che si adegua, o meglio si affida anche alla Luigi Ontani casualità… perché la costruzione e la programmazione allontanerebbero dal baricentro del mistero. Non posso prevedere quanto tempo ci vorrà per arrivare a un film documentario finito… addirittura qualche anno, ma forse molto meno. Il montaggio attuale è di 21 minuti… e ha un suo equilibrio. Ogni nuovo intervento, ogni integrazione, rimette in discussione tutto il lavoro pregresso. La strada che stiamo seguendo è quella di procedere nel montaggio, nell'assemblaggio dei materiali, trovando una logica che si muove per “vasi comunicanti”, giocando con le diversità, con il ritmo, con la suggestione combinata delle immagini, della musica e delle parole. Nella libertà assoluta di questo “sistema” il gesto dei singoli artisti, la loro specificità, oltre a essere raccontata, condiziona profondamente il linguaggio del mio lavoro… in un dialogo molto vivo e dinamico che mi sta regalando una grande emozione… Spero di riuscire a trasmetterla.
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n various occasions I have explained that I began this project by chance. In retrospect, however, it's not exactly so: it was predictable that a passion would lead me to open doors and, as in the present case, to combine my experience as filmmaker with what has been my discovery of the world of contemporary art. In the last ten years I've been increasingly attracted by the work of artists, by that mysterious sense of revelation combined with a pursuit aiming, through technique and perception, to define something indefinable. Sometimes in front of a work of art one can feel, as I have felt, something that suggests that one can still travel much further, an indication of how to step forward in one's research, or a “different”, revealing vision of something composed of known elements like matter, space, sound, Maria Thereza Alves image. When I choose a new subject for a film or a documentary – whether it is the saga of a former South American president in exile, a historical documentary, or a fiction film set a few centuries ago – the first step is to systematically begin to anchor myself in that world. The process involves a search for exact documentation and the scrutiny of other works on the same subject – in short, it is a rather rigorous process. In the case of “SENZA TITOLO” the process was different, because the “subject” also became a part of my own life. Dora Stiefelmeier and Mario Pieroni have been and continue to be devoted to creating an ideal, rigorous, lively, dynamic, fun, new space for contemporary art - something very different from anything I had seen before. Through them, I gained a privileged access to the world of contemporary art. One day, finally, on my way to visit them, I casually brought a video-camera with me. By that time, I had become a habitual presence for a number of artists there, and my video-camera, used with discretion, was not a disturbing presence. It often seems to me now that its presence is not even noticed. In time, I coined the definition “anthropological documentary on contemporary art”; beyond its playfulness, it indicates material gathered by filming artists in their “natural environment”, seeking revealing moments that can define, at least in part, the boundaries of their world, or its horizon. The work proceeds without a definite play; I am partially entrusting it to Jannis Kounellis chance, because planning would move it away from the heart of the mystery. I cannot say how much time it will take to finish this documentary - maybe as much as a few years, or maybe much less. The current edit is 21 minutes long... and has its own balance. Any new intervention, any integration, puts all the preceding work into question. The course we're following now is to go ahead with the editing and the assembling of the footage, trying to find a logic that moves through “communicating vessels”, playing with the differences, with rhythm, with the combined suggestion of images, music, and words. In the absolute freedom of this “system”, each artist's gestures and specific individuality are not only portrayed but also deeply influence the language of my work, in a very lively and dynamic dialogue that I find deeply moving. I hope I'll be able to transmit that emotion.
(Ferdinando Vicentini Orgnani) Roma 10 aprile 2008
(Ferdinando Vicentini Orgnani) Rome, 10 April 2008
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A film by: Ferdinando Vicentini Orgnani - Associate Producers: Mario Pieroni & Dora Stiefelmeier Art Direction: Giovanna Felluga - Edited by: Alessandra Minini - Music by: Riccardo Giagni
RAM newsletter - January / April 2008, pag. 5
forma e suono GETULIO ALVIANI and GIANNA NANNINI MI MERAVIGLIO DI ME February – April 2008 bunKerart, Milan
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ell'ambito del progetto “forma e suono”, RAM radioartemobile presenta a Milano nello spazio bunKerart, getulio alviani e Gianna Nannini, protagonisti di prima grandezza, l'uno dell'arte visiva, l'altra della musica, che realizzano assieme: “mi meraviglio di me”. È questo un incontro inedito tra getulio alviani e Gianna Nannini che si interrogano e ci interrogano sui parametri e i rapporti espressi da forma e suono, tra materia e astrazione con valenze sottili, linguisticamente sorprendentemente affini, perché chiare e primarie. Nella estensione vuota di bunKerart, sospesa all'altezza media dell'occhio umano, l'opera di getulio alviani “interrelazione speculare, concavo = convesso” determina, con 6 elementi a forma semicilindrica di alluminio specchiante, un percorso longitudinale equilibrato e nello stesso tempo opposto di pieni e vuoti, di concavi e convessi appunto. La struttura visiva è ricettiva della luce che, per lo spostarsi dello spettatore, viene trasformata e combinata in immagini sempre diverse, e dalla luce sonda anche il suono che nella sua materialità vibrante, trova massima relazione con essa.
G. Nannini and O. Vanoni
G. Alviani
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n the context of the project “forma e suono” (form and sound), RAM radioartemobile presents getulio alviani and Gianna Nannini, both highly successful artists in the world of visual art and music respectively. Together they have created 'mi meraviglio di me' to be shown in the space of bunKerat in Milan. In this collaboration between getulio alviani and Gianna Nannini, they question us and each other about the parameters and the expressive relationships between form and sound, between material and abstraction with subtle values, which are surprisingly linguistically similar since both are clear and primary. In the empty extension of bunKerart, suspended at the height of the human eye, the work of getulio alviani “interrelazione speculare, concavo = convesso” shows (with 6 semicilindrical aluminium mirrored shapes) a longitudinal, balanced path which is, at the same time, a contrast between full and empty, concave and convex. The visual structure is receptive to light which, through the movement of the spectator, transforms and combines in diverse images. Alviani's work also probes sound which, in its vibrating materiality, finds the best relationship with light.
P. and G. Colombo with U. Zovetti
D. Stiefelmeier
RAM newsletter - January / April 2008, pag. 6
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ianna Nannini, dal suo “canto”, si immerge nella bivalenza dell'opera di alviani riproponendone la sostanza dialettica attraverso la sovrapposizione di un “doppiovocale”. Ai poli dell'opera infatti, due separate fonti sonore riproducono, da un lato l'incisione di un canto Himba - gruppo nomade africano della regione della Namibia settentrionale al confine con l'Angola - e dall'altro la voce della Nannini. Per la mono-modalità delle due emittenti sonore, le voci vengono spinte lungo una direzione orizzontale e convergente del loro suono che trova, nell'opera di alviani, un perfetto canale di amplificazione e di incontro. Il lavoro di getulio alviani, scevro da ogni significato metaforico e tanto meno mistificatorio, si basa sui contrari e le inversioni ma, nello stesso tempo, sulle uguaglianze sul piano pratico e concreto che riguarda il fare. Gianna Nannini ne traduce il senso in musica e ne sperimenta la dialettica a livello antropologico.
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ianna Nannini immerses herself in the work of alviani reapplying the substance of the dialogue through the superimposition of a “doppiovocale”. Indeed, at the opposite poles of the work, two separate sound sources reproduce themselves, on one side a song from the Himba – a group of African Nomads from the area of North Namibia – and from the other side the voice of Nannini. For the mono-modality of the two sounds, the voices are pushed horizontally and converge in their own sound which finds, in the work of alviani, a perfect channel of amplification. The work of getulio alviani, free from any metaphorical or misleading meaning, is based on oppositions and inversions but, at the same time, on equalization, on a practical and concrete level, that regards the work. Gianna Nannini translates the feeling into music and experiments the dialectic on an anthropological level.
soundesign Dave M. Allen
soundesign Dave M. Allen
IL TERZO PARADISO MICHELANGELO PISTOLETTO GIANNA NANNINI and MODA E RICICLO. DESIGN BY PIETRA National School of Beauty Minsk - Belarus April - May 2008 The exhibition is promoted by the Embassy of Italy in the Belarus Republic in Minsk
RAM newsletter - January / April 2008, pag. 7
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a Scuola Nazionale di Bellezza di Minsk ospita Il Terzo Paradiso. L'installazione/evento, curato da Achille Bonito Oliva, coinvolge due dei principali protagonisti della cultura italiana e internazionale: Michelangelo Pistoletto e Gianna Nannini. Il Terzo Paradiso ha conosciuto già diverse edizioni: ha toccato la Fondazione Orestiadi a Tunisi; a San Servolo, durante l'edizione 2005 della Biennale di Venezia a cura di Achille Bonito Oliva; a Milano presso bunKerart e al Centro Nazionale per l'Arte Contemporanea a Mosca promossa e organizzata da RAM radioartemobile. In questa nuova edizione, Il Terzo Paradiso si propone con un evidente ampliamento rispetto alle edizioni precedenti. L'installazione parte dal Nuovo segno d'Infinito che si dimostra il centro concettuale della mostra e si dilata su tutto lo spazio espositivo su grandi lastre di alluminio che muovono quel segno in una ripetizione infinita. Oltre alle opere specchianti, l'installazione comprende l'Orchestra di stracci di Michelangelo Pistoletto -che si richiama ad un'opera che l'artista ha realizzato nel 1968- e una “scultura vocale” di Gianna Nannini dal titolo Mama che si propone come collante sonoro di tutta l'installazione nel fondersi con i vapori dei bollitori proposti dall'Orchestra di stracci, arricchendo l'opera di valori simbolici e estetici. La novità più significativa di questa edizione di Minsk, curata da Angelo Capasso, è nella presenza di un nuovo ciclo di “Testimoni”. Oltre ad un numero di personaggi provenienti dal mondo delle arti visive e della scienza, questa volta il ciclo dei Testimoni si apre al mondo musicale con musicisti bielorussi che si ispirano direttamente all'intervento sonoro realizzato da Gianna Nannini per l'installazione. Inoltre, in occasione della mostra, verrà presentato l'evento Moda e riciclo. Design by Pietra, che si integra nel contesto del Terzo Paradiso proponendo nuove evoluzioni anche nel campo del fashion design. La mostra è accompagnata da un catalogo che descrive tutto il percorso del Terzo Paradiso, includendo anche questa nuova tappa di Minsk. La mostra è promossa dall'Ambasciata d'Italia presso la Repubblica di Belarus - Minsk.
Michelangelo Pistoletto and Achille Bonito Oliva
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he National School of Beauty hosts the Third Paradise. This installation/event, curated by Achille Bonito Oliva, involves two protagonists of international and Italian contemporary culture: Michelangelo Pistoletto and Gianna Nannini. The Third Paradise has already taken place at: Fondazione Orestiadi, Tunisia; San Servolo (2005), during the Venice Biennale curated by Achille Bonito Oliva; bunKerart, Milan and at the National Centre for Contemporary Arts, Moscow, organized and promoted by RAM radioartemobile (2007). In this new edition The Third Paradise shows new evident enlargements in its structure. The installation springs from Michelangelo Pistoletto's New Infinite Sign that is the conceptual centre of the exhibition and extends throughout the exhibiting space. The installation is constituted by Michelangelo Pistoletto's mirror works made in aluminium which bear the New Infinite Sign throughout the gallery and create an infinite repetition of the sign. Together with the mirror works, the installation Angelo Capasso includes Michelangelo Pistoletto's Rags Orchestra (Orchestra di stracci), which recalls one of Pistoletto's major works (1968), and also a “voice sculpture” entitled Mama by Gianna Nannini which fuses itself with the whistling sound of steam from boiling kettles Rags Orchestra. The new edition of the Third Paradise includes a new cycle of “Witnesses” curated by Angelo Capasso. The new Minskian witnesses involved in the Third Paradise are important personalities belonging to the world of visual arts, science, and for the occasion also the world of music. Some Belarus musicians have worked on Gianna Nannini's Mama, proposing new original interpretations of the melody. The Minsk show also includes the event Fashion and Recycle. Design by Pietra (Moda e riciclo. Design by Pietra), which integrates with The Third Paradise and gives the whole context new meaning through fashion design. For the occasion a catalogue describing the whole history of the Third Paradise, including this new Minsk edition has been published. The exhibition is promoted by the Embassy of Italy in the Belarus Republic in Minsk.
Alessandro Lacirasella and Chiara Fedele
Gianna Nannini and Pietra Pistoletto
RAM newsletter - January / April 2008, pag. 8
M. Pioppi, A. Bonito Oliva (background), M. Pistoletto, Gianna Nannini (foreground)
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ietra Pistoletto realizza capi di abbigliamento dal 1994 mettendo in rilievo il concetto di Riciclo e Riutilizzo.
Pietra trasforma gli stracci in abiti ed accessori che danno risalto alla personalità di chi li indossa, particolari, nuovi ed originali e sempre indossabili. L'abito da sposa rigorosamente bianco e di gusto quasi ottocentesco è fatto di mutande (1995). Pezzi di tessuti di abiti vecchi vengono abbinati a strass e perline per diventare collane, sciarpe e cinture (2007). A volte moda, arte e design si fondono come nell'abito-tappeto-luce (2004-05) che può essere indossato, calpestato o solo osservato. In occasione della mostra a Minsk presenta per la prima volta il girocollo del Terzo Paradiso (2008), abito - accessorio. In questo caso il cerchio centrale che rappresenta il Terzo Paradiso viene infilato dalla testa, testa dell'uomo che rappresenta la mente, il ragionamento e l'intelligenza.
The Third Paradise concert, with the witnesses
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ietra Pistoletto has been making garments since 1994 using Recycling as her themes and inspiration.
Curls and
Pietra transforms old rags in dresses and accessories. Her garments exalt the character of those who choose to wear her pieces, they are original and very wearable. Her wedding dress, indisputably white and in nineteenth-century style is made up of knickers (1995). Segments of old dresses, combined with pearls and sequins become necklaces, scarves and belts (2007). On occasion fashion, art and design melt into one as in the case of Abito-tappeto-luce (2004-05). This piece can be worn, used as a rug or hung. On occasion of the exhibition at Minsk Pietra presents her chocker Il Terzo Paradiso (2008) for the first time. In this instance the circle in the middle which represents the Terzo Paradiso, is placed over the head of the person wearing it and it is that person's head that represents the Mind, Reason and Intelligence, the principle concepts of Il Terzo Paradiso.
Round Table: L. Michnevic, M. Pistoletto, A. Capasso, A. Bonito Oliva, M. Pieroni and Amb. N. Cappello
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’arte di tutti i tempi ha cercato di rappresentare la Creazione. Per la cultura classica la base di queste rappresentazioni era la dottrina cristiana che è riuscita ad inglobare due grandissime culture, quella dell'antichità greca e quella giudaica. Io penso che una grandiosa rappresentazione di questa tradizione sia l'opera del grandissimo autore del Terzo Paradiso. Il pensiero di Michelangelo Pistoletto si colloca vicino a quello di Kasimir Malevich, il creatore del suprematismo, con la sua idea dell'arte come simulazione nella natura. Solo che a Malevich interessavano soprattutto le relazioni all'interno dell'avanguardia, mentre il più contemporaneo Pistoletto si avvicina all'idea di Natura Naturans formulato magnificamente dal grande Leonardo … … La posizione di Michelangelo Pistoletto esclude il pensiero totalitario: non contesta e quindi non nega le innumerevoli forme della creazione. E così il suo Terzo Paradiso è già un terzo paradiso. In esso è contenuto sia l'Eden che il paradiso della civilizzazione creato dall'intelligenza umana. Il Terzo Paradiso mette il segno dell'uguaglianza tra l'opera e la Creazione. Questo significa essenzialmente: l'arte, la vita, tutte le forme della creazione e anche la materia sono la stessa cosa. Per questo motivo non c'è e non può esistere l' Inferno … Michelangelo Pistoletto riformula in maniera tangibile sia l'opera che il mondo che la circonda. Questa sua ricerca è andata così avanti che adesso il discorso non è più la creazione delle opere stesse, bensì la definizione del ruolo che assumono le forme create. (Larissa Michnevic)
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rt of all ages has tried to represent Creation. For classical culture, the foundation of this representation was the Christian doctrine, which was able to encompass two great cultures, the ancient Greek and the Hebrew. I believe that the oeuvre of the author of The Third Paradise is a grand representation of this tradition. The thought of Michelangelo Pistoletto situates itself close to that of Kasimir Malevich, the creator of Suprematism, with its idea of art as a simulation of nature. Malevich, however, was interested above all in the relations internal to the avant-garde, while the more contemporary Pistoletto approaches the idea of Natura naturans formulated magnificently by the great Leonardo... ...Michelangelo Pistoletto's stance excludes totalitarian thought: it does not contest and therefore it does not deny the numerous forms of creation: his Third Paradise is indeed a third paradise. It contains both Eden and the paradise of civilization created by human intelligence. The Third Paradise marks the sameness between the artwork and Creation. Essentially this means that art, life, all forms of creation as well as matter are the same thing. For this reason, Hell does not and cannot exist... Michelangelo Pistoletto reformulates in a tangible manner both the work of art and the world that surrounds it. This pursuit of his has advanced so far now, that the issue is no longer the creation of the works themselves, but the definition of the role played by created forms. (Larissa Michnevic)
RAM newsletter - January / April 2008, pag. 9
CAMERE #5 FINISSAGE Luigi Ontani & Elisabetta Benassi Vettor Pisani & Mimma Pisani Emilio Prini & Donatella Scalesse RAM radioartemobile, Rome April 2008
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iovedì 17 aprile 2008 alle ore 19.00, RAM radioartemobile, celebra l'evento conclusivo della mostra Camere #5 che, nelle tre stanze del progetto, presenta, da gennaio, le opere: Ready Made Mistico (2007) di Vettor Pisani, RagaRugaRogo (1998/2006) di Luigi Ontani e Il vuoto (2007) di Emilio Prini. In occasione del finissage della mostra, i tre protagonisti del quinto appuntamento di Camere ospitano, nelle loro rispettive sale, i lavori di due importanti artiste Elisabetta Benassi e Donatella Scalesse e della poetessa Mimma Pisani.
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hursday 17 April 2008 at 7 pm, RAM radioartemobile celebrates the closing of Camere #5, a three-room exhibition that opened in January and presented the works: Ready Made Mistico (2007) by Vettor Pisani, RagaRugaRogo (1998/2006) by Luigi Ontani, and Il vuoto (2007) by Emilio Prini. For the show's finissage, the three protagonists of Camere's fifth edition host, in their respective rooms, works by the two established artists Elisabetta Benassi and Donatella Scalesse and by poet Mimma Pisani.
Vettor Pisani, Il Pranzo di Marta, 2008 (detail)
Donatella Scalesse, Serraglio (2008), Geografia 2 (2008)
ella prima “camera”, Vettor Pisani e Mimma Pisani rielaborano radicalmente l'impianto della precendente installazione e presentano, contestualmente, un inedito lavoro in cui, alla proiezione del bulimico “Pranzo di Marta”, video diretto nel 2005 da Mimma Pisani, si lega un'ironica e complessa installazione di Vettor Pisani. La stanza di Luigi Ontani accoglie invece l'opera “Sud” di Elisabetta Benassi: un'immagine fotografica dell'installazione Panoramicar (2000), realizzata nell'abitacolo del veicolo che, modificato con sofisticate apparecchiature tecnologiche, fu protagonista del progetto “Verso Sud”. Gli interventi sulla vettura erano pensati per rafforzare ed estendere le sue possibilità d'uso e per trasformare l'esperienza del viaggio in un attraversamento simbolico dell'immaginario del viaggio e della memoria. Nell'ultima sala, infine, “Il vuoto” di Emilio Prini viene occupato da cinque grandi pitture ad acrilico di Donatella Scalesse, tutte realizzate tra il 2006 e il 2008. I colori accesi e l'ampia e vorticosa gestualità dei disegni di ciascuna tela riempiono gioiosamente il silenzio e il senso di sospensione suscitati dal precedente intervento di Prini.
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n the first room, Vettor Pisani and Mimma Pisani radically re-elaborate the previous installation, presenting simultaneously the bulimic Pranzo di Marta (2005), a video directed by Mimma Pisani, and a new, ironic and complex installation by Vettor Pisani. On display in Luigi Ontani's room is instead Elisabetta Benassi's Sud. The work is a photographic image of the interior of Panoramicar (2000), a minibus modified with various high-tech devices, which was one of the major installations of the project “Verso Sud”. The modifications made on the vehicle were conceived to strengthen and amplify its possibilities for use, and to transform the experience of the journey into a symbolic crossing of the imagery relating to travel and memory. Finally, in the last room, Emilio Prini's Il vuoto is occupied by five large acrylic paintings by Donatella Scalesse, made between 2006 and 2008. The bright colors and whirling patterns of the canvases joyously fill the space, providing a contrast to the silence and suspension of Prini's previous installation.
Dalle 21.00 alle 24.00, la serata si trasferisce presso il Wine Bar Camponeschi a Piazza Farnese 56, all'interno dell'Electronic Art Cafè, il progetto a cura di Umberto Scrocca che propone settimanalmente eventi multimediali in collaborazione con gallerie d'arte, artisti e collezionisti.
From 9pm to midnight, the event will move to Wine Bar Camponeschi at Piazza Farnese 56, in the context of “Electronic Art Café”, a project by Umberto Scrocca that proposes weekly multimedia events in collaboration with artists, art galleries and collectors.
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RAM newsletter - January / April 2008, pag. 10
Luigi Ontani, RagaRugaRogo, 1998
Elisabetta Benassi, Panoramicar (Sud), 2000
Donatella Scalesse
Vettor and Mimma Pisani, Il Pranzo di Marta, 2008
Luigi Ontani and Vettor Pisani
Vettor and Mimma Pisani, Il Pranzo di Marta, 2005
Elisabetta Benassi
Donatella Scalesse, Geografia 1 (detail), 2008
THE SOUNDARTMUSEUM Reflections on a museum devoted to the world of sound by curator Lorenzo Benedetti, artist Cesare Pietroiusti and composer Riccardo Giagni first published on JANUS, n. 23, Brussel, January, 2008, pp. 32-34
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orenzo Benedetti: In questi ultimi tempi la scena artistica ha avuto un radicale cambiamento soprattutto per quello che riguarda il luogo della sua esposizione. Un numero sempre più alto di Biennali internazionali, un network sempre più acceso tra i vari luoghi espositivi, anch'essi in progressivo aumento, hanno creato l'esigenza di riflettere sullo spazio nelle sue varie declinazioni. Il progetto del SoundArtMuseum si è posto come tema principale la creazione di un luogo dedicato alla esposizione, archiviazione e diffusione della sound art. Una tecnica che riscuote sempre più attenzione nella scena internazionale dell'arte contemporanea e che affascina per la sua incredibile quantità di diversi modi di applicazione. In questo modo il SoundArtMuseum, per aver dedicato lo spazio esclusivamente al suono rientra in un gruppo di musei che potrebbero essere definiti come musei invisibili. Il museo invisibile non rientra dunque in quell'aspetto principale che appare nei normali musei e che è dominante nella nostra società, cioè l'immagine, ma riflette soprattutto su quella complessità e la diversità che può presentare un'istituzione come il museo nell'era della omologazione.
orenzo Benedetti: In recent times radical changes have affected the art world and art exhibit sites in particular. An ever-increasing number of international Biennales and a lively networking activity among exhibition sites-also on the increase-have set the need for reflection on space and its possible and different interpretations. The SoundArtMuseum has chosen to focus its activity primarily on sound art exhibition, archiving and diffusion, presenting a kind of approach that has been increasingly capturing attention within the international contemporary art scene, and that is valued for its wide range of possible interpretations. For its total devotion to the world of sound the SoundArtMuseum could be considered a sort of invisible museum; an invisible museum is nothing like a normal museum: where the latter usually deals with the predominant aspect of our society, i.e. image, the former chooses to investigate, in the age of homologation, those territories of complexity and diversity nested in an institution such as a museum is. Acconci Studio, Cloud of Sound, 2004
Cesare Pietroiusti: Credo che la prima peculiarità, intorno alla quale abbiamo costruito l'idea del SoundArtMuseum, fosse quella di proporre un museo "aperto", a cui chiunque potesse, inviando il proprio lavoro sonoro, entrare a farne parte. Ma ben presto, come nota giustamente Lorenzo, è stato lo spazio reale, l'appartamento di Via Conte Verde, il posto in cui il SAM (insieme a radioartemobile) è ospitato, a diventarne l'elemento più caratterizzante. Fin dalla mostra di apertura (che peraltro precede l'inaugurazione del SoundArtMuseum) ho avuto la sensazione di un luogo allo stesso tempo accogliente come una casa, e completamente dedicato all'arte, in cui tutto, dai divani (Pisani) agli armadi (Pistoletto) al tavolo (Bartolini), finanche al bagno (Esposito, Ratti) era "opera". In questo senso, mi pare che l'appartamento di Via Conte Verde proponga un'idea di "museo" molto diversa da quella secondo la quale le opere devono essere ben visibili e ben visibilmente separate sia da ciò che le circonda che dagli spettatori. Qui le opere sono, più che mimetizzate, usate: esse "fanno" il luogo rendendolo praticabile, abitabile. Qui, in alcuni momenti, le installazioni di sound art che si sono succedute hanno aggiunto un ulteriore elemento di integrazione, anzi direi, di nuovo, di costruzione dello spazio. E ancora una volta proponendo un modello molto diverso da quello delle sale di concerto o degli spazi museali "neutrali", dove l'opera è isolata, separata, intoccabile, "altra". Sono convinto che la migliore ricerca musicale elettronica sia quella che coniuga alle sonorità "guidate" dai software del computer la ricerca su relazioni, interferenze, passaggi con e nello spazio in cui quelle sonorità trovano luogo.
Cesare Pietroiusti: I believe that the first feature we thought of in conceiving the SoundArtMuseum was that of an “open” museum: a museum open to anyone who would like to send in and present his or her own sound work. But quite soon, as Lorenzo points out , what became predominant in the museum was the actual space where the SoundArtMuseum (and RAM radioartemobile) is located: the Via Conte Verde apartment. Since the opening exhibition (which actually came before the SoundArtMuseum opening), I felt that this place was as welcoming as a home as well as being completely dedicated to art, where everything, from the divan (Vettor Pisani), to cupboards (Michelangelo Pistoletto), table (Massimo Bartolini) and bathroom (Bruna Esposito, Annie Ratti), was “artworks”. This is why the via Conte Verde apartment seems to me to be setting for a very unusual model, different to the traditional “museum” conception where works must be very visible and visually separated from visitors and other elements of the setting. Here, in Via Conte Verde, works are “used”, rather than camouflage into the site: works “make” the place, turning it into a pleasant and accessible space. On some occasions, sound art installations that have been presented here, have added further elements of integration, or rather, again further elements of “place construction”, offering a model wich is very different from that of the “neutral” concert halls or museums, where the piece of art is isolated, separated, untouchable, total otherness. I believe that the best electronic musical research is that which combines computer software sound with research on relations, interferences and transitions with and within space where those sounds will play.
RAM newsletter - January / April 2008, pag. 11
Riccardo Giagni: Se, come sembra, esperienze museali innovative come SoundArtMuseum hanno toccato in questi anni una corda particolarmente sensibile del contesto dell'arte contemporanea, ciò si deve probabilmente al fatto che tra suono e immagine c'è un vecchio conto da regolare, sempre aperto. Chi definisce o costruisce lo spazio? Chi vi regna? A chi appartiene la sua giurisdizione? Jankélévitch osservava che l'attività disordinata e inquietante dell'ascolto puro viene incessantemente compensata e corretta dal regolatore visivo: è la visione che normalizza lo spazio sonoro e si trasforma così in organo di previsione, sorveglianza e verifica. Eppure il suono attraversa ogni spazio dato con misteriosa e rapida libertà, ogni volta riappropriandosene. È la stessa, eterna questione del dualismo concorrenziale di musica e logos: la musica è da sempre sospetta perché svalorizza, deprezza il discorso, impone il silenzio, promuove il mutismo. Eppure non si fa che parlarne. La scommessa del SoundArtMuseum è quella di "sporcarsi le mani" misurandosi sul terreno di queste impossibili conciliazioni: mettere in evidenza i diaframmi, le strategie, le alleanze tattiche, le vivaci contraddizioni che pongono in contatto, di volta in volta e sempre provvisoriamente, logos, suono, segno, spazio, visione, musica. Il museo diventa allora scacchiera, campo di un confronto senza esito determinabile: ogni evento che vi si svolge è insieme mossa e testimonianza.
Riccardo Giagni: If it's true, as it seems, that innovative museum solutions such as the SoundArtMuseum have struck an insighful cord of the contemporary art world, this is probably due to the fact that sound and image have an old score to settle. Who is that defines or builds up space? Who is it that reigns in space? To whom does it jurisdiction go? Jankélévitch pointed out that pure act of listening, so disorderly and disquieting as it may be, is continuously compensated and adjusted by visual regulation: it's vision that normalizes the sound, thus transforming itself into an organ of prevision, surveillance and verification. However, sound can cross every space with mysterious and swift freedom, seizing it once again. It's the same neverending question of the competitive dualism between music and logos: music is always looked at with suspicion because it belittles and depreciates the discourse, imposing silence, and promoting muteness. But even so we keep on talking about it. The SoundArtMuseum challenge is to get our hands dirty in the field of these impossible conciliations: stress the partitions, the strategies, the tactical alliances that continuously and provisionally put logos, sound, sign, space, vision and music in contact. The museum thus becomes a chessboard, a field of confrontation with no predictable outcome: each and every event is both a move and a testimony. C. Pietroiusti: What Riccardo and Lorenzo said makes me think of how much artistic research, especially when different disciplines and techniques border and overlap, is continuously questioning about space, from unpredictable and often radical angles. The case of E-xplo (a group of two Austrian musicians and an Armenian-American visual artist) is an example that I often refer to because I find it quite paradigmatic in its simplicity. Since 1999 the group goes around cities (they started in Brooklyn) organizing night bus tours across the city peripheries, and on the bus they play electronic music live combined with noise sound recordings (often taken from the streets the tour crosses). The outcome of this basic operation is just extraordinary: in the first place a “soundtrack” being played on the bus gives what you see through the window a cinematographic meaning, making reality look like an endless series of installations. In the second place it is as if the whole borough, that very portion of the city, becomes the music hall in which you are listening to those sounds. Personally, for the first time on that bus I had the feeling that in that sequence of pavements, broken windows, abandoned warehouses (all ordinary, but totally unexpected places), electronic music had finally found a concert hall suitable for its features.
Donatella Landi, Plan de Poche, 2004
C. Pietroiusti: Gli interventi di Riccardo e di Lorenzo mi fanno pensare a quanto il lavoro artistico, e in particolare la sperimentazione in territori di confine o di sovrapposizione di tecniche e ambiti disciplinari, riproponga continuamente il problema dello spazio, in modi inattesi e spesso radicali. Mi viene in mente un esempio, che cito spesso perché lo trovo paradigmatico, nella sua semplicità, quello del gruppo E-xplo (un gruppo formato da due musicisti austriaci, e un artista visivo armeno-americano). Dal 1999 organizzano in varie città (la prima è stata Brooklyn) dei tour notturni in autobus attraverso periferie metropolitane. In questi tour, dal vivo, nell'autobus, i tre artisti combinano musica elettronica con rumori pre-registrati (spesso nelle strade stesse in cui si sta passando). Ebbene l'effetto di questo elementare dispositivo è straordinario. Prima di tutto, grazie alla presenza di una "colonna sonora", ciò che si vede dal finestrino dell'autobus assume una valenza filmica, ovvero sembra una ininterrotta serie di installazioni. Poi, è come se l'intero quartiere, quel pezzo di città, diventasse l'"auditorium", nel quale tu stai ascoltando quei suoni. Personalmente su quell'autobus per la prima volta ho avuto la sensazione che la musica elettronica trovasse, nella sequenza dei marciapiedi, delle finestre rotte, dei magazzini mezzi aperti (tutti spazi tanto qualunque quanto inattesi), una sala-concerti finalmente adatta alle sue caratteristiche. L. Benedetti: Lo spazio gioca effettivamente un ruolo decisivo nel confronto tra il suono e la visione. Lo spazio inteso come contesto, decisivo per definire i confini e le identità soprattutto dell'arte visiva. Ma anche lo spazio come contenitore, come luogo dove l'arte e il suono si espandono. Lo spazio come confine e dunque entra in gioco anche l'architettura come elemento "strumentale" per il suono e per uno spazio bianco da riempire con l'immagine. Dunque due tipologie architettoniche che hanno visto l'auditorium e il museo come definizioni precise per due discipline diverse. Nel momento in cui queste due discipline si fondono ci troviamo contemporaneamente ad osservare lo spazio in un modo diverso. "Ascoltare" le bianche pareti del museo, "ammirare" casse, cavi e altri strumenti per la riproduzione e l'amplificazione del suono è diventata una pratica visivo-percettiva sempre più consolidata all'interno delle mostre contemporanee. Che nel futuro i nuovi musei si dovranno confrontare con un crescente numero di opere sonore porterà probabilmente ad indicare agli architetti che il cubo bianco non sarà più lo schema perfetto, ma bisognerà pensare gli spazi anche per una versione sonora. In questo senso il SoundArtMuseum si è posto di fronte un processo di decontestualizzazione e ricontestualizzazione al fine di trovarsi in una continua dimensione sperimentale. R. Giagni: In conclusione, riprendendo e parafrasando le cose dette ora da Lorenzo, credo che l'elemento-chiave, il carattere differenziale più spiccato e importante del suono sia proprio la sua infinita sovrapponibilità sul piano percettivo e su quello costruttivo: la capacità sensoriale degli esseri viventi di ascoltare contemporaneamente e di distinguere con finezza molti strati sonori diversi e sovrapposti, conferisce alla dimensione dell'ascolto lo status di un'esperienza umana tra le più singolari e potenzialmente edificanti anche sotto il più generale profilo estetico (rapporto con lo spazio, con il reale, con la sua resa e la sua rappresentazione, ecc.). Nessuna sorpresa che il dibattito filosofico di questi ultimi anni (Nancy, Agamben, Žižek, tra i molti) abbia prestato tanta attenzione - tanto "orecchio", vorrei dire - al suono e alla sua traduzione soggettiva in termini di ascolto. Il cinema moderno - nella sua programmatica, incessante attività di sovrapposizione sonora tra musica, dialoghi ed effetti - di fatto costituisce uno dei principali modelli di riferimento per quegli artisti contemporanei che in questi anni hanno inteso avvicinarsi al suono come a uno degli elementi decisivi della loro riflessione e del loro comportamento estetico. La stessa sound-art nel suo complesso nasce da questo confronto, più che da quello con la musica genericamente intesa. È il cinema di questi anni, e in particolare il suo rinnovato rapportarsi alla stratificazione dei suoni, a rappresentare una delle frontiere di riferimento per una nuova generazione di artisti: e l'esempio di E-xplo è, in questo senso, paradigmatico.
L. Benedetti: Space does play a crucial role between sound and vision. Space can be meant as a context, a decisive element in defining margins and identities, especially in visual art, but space can also be thought of as a container, as a place where art and sound expand. If one thinks of space as a border, that brings in architecture as a functional element for sound and as a white space to fill with images. Auditoriums and museums are two architectonic models that precisely define two different disciplines, but the moment these two disciplines merge we simultaneously find ourselves looking at space in a different and new way. In contemporary art exhibitions “listening” to the museum's white walls, and “admiring”, speakers, cables and other devices for sound amplification and reproduction has increasingly become an established visual-perceptive practice. In the future new museums will have to deal with an increasing number of sound art works, and that will probably make architects aware that the white cube isn't necessarily the perfect scheme, and that spaces designed for a sound art are needed. Thus the SoundArtMuseum has undertaken a decontextualization and recontextualization process in order to live in an ongoing experimentation. R. Giagni: In the end, referring and paraphrasing what Lorenzo just said, I think that the key element, the most relevant and important distinguishing feature of sound is its endless capability of being overlapped on a perceptive and constructive level: the possibility for human beings to listen simultaneously and perfectly distinguishing the various overlapping sound levels, makes the act of listening one of the most unique and possibly edifying experiences, also from a more general aesthetic point of view (relation to space, with reality, with representation, etc.) . No surprise then that in recent years the philosophical debate (Nancy, Agamben, Žižek, and many others) has focused so much on sound and on the act of listening, i.e. its translation on a subjective level. Modern cinema – in its programmatic and endless process of overlapping music, dialogues and effects – is actually one of the major models for contemporary artists that in these years have chosen sound as one of the crucial elements of their research and aesthetic orientation. Sound-art itself was born in relation to cinema, rather than to the world of music. It is today's cinema that represents the major reference for a new generation of artists, and the case of E-xplo is a paradigm of this phenomena.
William Furlong, Extraction, Construction, Abstraction, 2006
RAM newsletter - January / April 2008, pag. 12
SOUNDARTMUSEUM DIGITAL ARCHIVE SAM archive on the Internet and NEW OPEN CALL
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più di tre anni dal suo avvio, SoundArtMuseum sbarca in rete. Più di mille opere raccolte attraverso una open call a partire dal 2004, saranno ora consultabili insieme alle numerose informazioni presenti all'interno del database. Nel nuovo portale di Zerynthia e RAM radioartemobile, nella sezione dedicata al SoundArtMuseum sono elencati tutti gli artisti e le opere presenti nell'archivio organizzati in ordine alfabetico ma anche con un modulo di ricerca- attraverso il quale si accede alle informazioni e ai files audio direttamente sulla pagina del sito web. Oltre ad informazioni specifiche alle opere e (quando necessario) alla raccolta dove esse sono contenute, il sito elenca anche informazioni tecniche sull'ascolto e l'installazione, consistenti notizie biografiche sull'artista e link a siti esterni. La piattaforma digitale per l'accesso al materiale di SoundArtMuseum consente un approccio più immediato con una realtà importante, che vuole essere strumento di conoscenza e ricerca per chi si interessi di arte contemporanea e di ricerche multimediali. Il consistente patrimonio di opere – circa duecento artisti, più di mille lavori – spazia dagli anni Ottanta ai primi anni Duemila, e comprende artisti di generazioni diverse e con approcci diversi al sonoro e ai suoi possibili utilizzi in campo artistico. L'obiettivo è quello di sfruttare l'immediatezza di Internet, da un lato per facilitare l'accesso all'archivio (fino ad oggi consultabile solo fisicamente), d'altra parte per promuovere e diffondere le ricerche degli artisti in esso contenuti e cercare di instaurare nuove dinamiche di fruizione dell'arte. Per questo saranno previste, oltre che delle forme di collegamento con altre realtà già esistenti in rete, anche delle rassegne-eventi con degli estratti dalle opere in archivio.
ince three years from its start, SoundArtMuseum goes on the Internet. More than one thousand artworks collected through an open call starting from 2004, will be accessible along with all the informations within the database. In the new Zerynthia and RAM radioartemobile portal, in the section dedicated to SoundArtMuseum all the artists and artworks are listed – in alphabetical order and with a search module – throughout which one can access to all the informations and the multimedia directly on the web page. Beyond specific informations on the artworks and (when necessary) on the compilation where they are included, the website also displays technical informations, consistent biographical informations and links to other resources and external websites. The digital platform to access the SoundArtMuseum’s material allows a direct approach with an important resource which wants to be a tool for researchers for those interested in contemporary arts and multimedia. The consistent body of artworks in the archive - comprising more than two hundred artists and one thousand artworks, ranges from the Eighties to the first 2000s, and includes artists from different generations and various approaches to sound and its possible uses within artistic practices. The purpose is to exploit the immediacy of the Internet, on one hand to ease access to the archive (as by now, only physically accessible), on the other to promote and diffuse actual researches by the artists involved and try to set up new dynamics in the fruition of arts. In this perspective, web exhibition and events will be realized with excerpt works from the archive. The launch of the SoundArtMuseum on the Internet is also the occasion to start an expansion and a renovation of the structure of the archive, with a new Open call starting from May until the end of 2008, for the insertion of new works in the physical and virtual database.
Questo nuovo lancio del SoundArtMuseum su Internet è anche l'occasione per avviare un ampliamento e un rinnovamento della struttura, con una nuova open call (con scadenza a fine 2008) per l'inserimento di lavori nel database fisico e virtuale dell'archivio. L'Open call, che partirà dal primo maggio e terminerà a fine anno, è indirizzata a tutti gli artisti che compiono ricerche sul suono, senza limitazioni di età e di provenienza. L'obiettivo di SoundArtMuseum rimane quello di essere una piattaforma dinamica per la diffusione delle ricerche sonore nella pratica artistica contemporanea, con una particolare attenzione a quelle più innovative, e con una nuova possibilità di sfruttare le capacità della rete e instaurare nuove dinamiche di spostamento e collaborazione. I materiali dovranno essere inviati su supporto CD audio, e separatamente in formato digitale (wave, AIFF, MP3) per l'inserimento del materiale nell'archivio digitale.
The Open Call is addressed to artists without any limitations of age and provenience. The objective of SoundArtMuseum remains to be a dynamic platform for diffusion of sound researches within artistic practices, with a particular attention to the most innovative ones and a new opportunity to exploit the web to trigger new dynamics of movement and collaboration. Materials should be sent on an Audio CD support, and separately on a digital format (wave, AIFF, MP3) for their insertion on the digital archive.
Il materiale va inviato a mezzo posta ordinaria indirizzato a
Send materials via ordinary mail addressed to:
SOUNDARTMUSEUM – RAM radioartemobile Via Conte Verde, 15 – 00185 Roma (Italia)
SOUNDARTMUSEUM – RAM radioartemobile Via Conte Verde, 15 – 00185 Rome (Italy)
I materiali inviati a SoundArtMuseum non verranno resi
All submitted Cds will not be rendered
www.radioartemobile.it
CREDITS Coordination and Layout: Felix Monguilot-Benzal Photos: Claudio Abate, Marco Fedele di Catrano and Courtesy RAM Translations: Adrienne Drake, Melinda Mele Special Thanks to: Giovanna Felluga, Alessandra Minini, Eleonora Pecorella and Antonio Trimani