Il turbine vorticoso Si vociferava da alcuni giorni, era lontano, molto lontano e noi eravamo certi che fosse lì, al di là della Grande Muraglia, non ci riguardava, non aveva un nome, né un’identità era solo e semplicemente il Virus, il Virus Cinese, quindi non ci apparteneva. “Prof. ha sentito…? Prof. ha letto su internet…? Prof. ha visto in tv…?”. Poi all’improvviso dal giorno all’altro, il Virus Cinese ha oltrepassato i confini, le frontiere e l’hanno chiamato “il Coronavirus” che, invisibile, silenzioso, crudele, come un turbine vorticoso, rapidissimo ha cominciato a trascinare via vite umane e cambiare tutto quello che voleva. E così è cambiata la nostra quotidianità, non più il suono della campana a scandire le ore di lezione, non più interruzioni delle spiegazioni con la richiesta di andare a prendere il caffè alle macchinette, non più richiami per l’uso del cellulare! Non più dietro una cattedra, ma catapultati oltre lo schermo. All’inizio eravamo noi ad essere disorientati, non dovevamo più soltanto insegnare, dovevamo imparare per poter insegnare oltre lo schermo che ci divideva e ci ha divisi fino all’ultimo giorno di scuola! M.C.G. Oltre lo schermo… …oltre lo schermo spesso noi insegnanti abbiamo visto solo lettere e, a volte, su gentile o forzata richiesta, ci sono apparsi i volti di voi ragazzi con cui avevamo già condiviso lunghe mattinate in aula o in palestra prima dell’interruzione dell’attività didattica in presenza. Siete i ragazzi che cominciavamo a conoscere anche attraverso le vostre espressioni, a volte preoccupate, a volte assonnate, i vostri sorrisi, i vostri gesti. Stavamo imparando a entrare un po' nella vostra vita per affiancarvi e sostenervi alla scoperta delle meraviglie della cultura e della conoscenza durante questo particolare percorso liceale riservato agli studenti molto impegnati nello sport. Abbiamo perso in attimo il ricco bagaglio di informazioni che solo la presenza può regalare, la genuinità e la spontaneità della relazione sono scomparse senza darci il tempo di rendercene conto. E’ come se ci fossimo immersi in acque profonde senza bombole. Per un po' abbiamo resistito con la determinazione e il desiderio di dare comunque un senso al nostro ruolo di docenti…poi abbiamo dovuto riprendere fiato, ed è stato in quel momento che ci siamo resi conto del tutto che forse abbiamo perso il vero contatto con voi e che alcuni legami si erano nel frattempo molto affievoliti. Questo lavoro, in un certo senso, ci restituisce la possibilità di avvicinarci di nuovo perché ogni testo, pur diverso e unico nei dettagli e nelle riflessioni, racchiude qualcosa che fa parte di tutti noi: anche noi, all’interno delle nostre case abbiamo vissuto la stessa realtà che ha sconvolto improvvisamente le nostre vite, le stesse paure, a volte, purtroppo, anche gli stessi drammi, lo stesso caldo conforto dei legami familiari, lo stesso bisogno di reinventare il tempo libero… La profondità dei vostri pensieri e la condivisione che avete voluto concedere attraverso queste pagine, ci riempie il cuore e ci conforta. Grazie ragazzi, arrivederci a settembre! R.Z.
FEDERICO ALLEGRUCCI
COVID-19 questa sigla che sta a significare coronavirus desease 2019 cioè malattia virale scoperta nel 2019 che non sembra all'apparenza qualcosa di così terribile e invece mi ha rivoluzionato il modo di vivere. Nel giro di questi quasi 4 mesi ho provato moltissime emozioni e sentimenti. All'inizio non ho subito compreso la gravità della situazione e rimanere qualche giorno a casa a fine febbraio è stato quasi sentito come un regalo inatteso: qualche giorno senza correre tra lezioni a scuola, allenamenti e compiti è stato qualcosa di piacevole. Subito dopo però la presa di coscienza di quello che stava accadendo in tutto il mondo mi ha fatto preoccupare. I miei genitori lavorano nel settore farmaceutico e nel settore scolastico e hanno iniziato immediatamente il lavoro in videoconferenza, così come mio fratello che dovrà invece sostenere la maturità. Tutti i miei familiari ascoltavano continuamente programmi televisivi relativi al coronavirus e anch'io un po' alla volta mi sono fatto una cultura sull'argomento e ho cercato di essere razionale per non farmi sovrastare dalla paura. Mi sono sentito rassicurato quando ho compreso esattamente quali dovevano essere i comportamenti responsabili che evitavano il contagio. Un' altra emozione che ho provato inizialmente è stata quella della pietà per tutti i morti che ogni giorno sentivo aumentare quando parlava il responsabile della Protezione civile o il presidente del consiglio Conte o quando i tg mostravano i reparti di terapia intensiva affollati di malati in fin di vita. Un altro sentimento che ho provato è stato quello di rabbia per non potere più giocare a calcio: né allenamento, né partite. Ho sentito proprio la necessità di stare con la squadra di fare attività e di esultare e ho anche pensato a come lo apprezzerò quando potrò fare tutto di nuovo. Ho provato un sentimento di nostalgia anche la prima volta che ho visto i miei compagni di classe in videolezione, una sensazione di appartenenza a un gruppo non più di classe reale, ma virtuale. Il sentimento più negativo l'ho sentito quando è morta mia nonna e non l'ho potuta né vedere né salutare ed è stata una sofferenza che mi ha fatto pensare a quanti si sono trovati nella stessa situazione. Adesso sto provando però anche emozioni positive, cioè ottimismo per il futuro, per un ritorno graduale alla normalità nella vita di tutti i giorni. Ho ripreso ad uscire e ad andare ad allenarmi con mio fratello vicino a casa e mi sento contento per queste situazioni che dovrebbero essere normali ma non lo erano più. Mi sto abituando a considerare la mascherina come un oggetto indispensabile e a evitare gli assembramenti ma mi mancano molto gli abbracci fra amici. In questo lungo periodo ho provato tante emozioni diverse ma sono sempre stato rincuorato dalla mia famiglia che mi è stata sempre vicina fisicamente, ma anche moralmente.
FABIO BERTONCELLI Ricordo benissimo la domenica del 23 febbraio: mi trovavo con la mia famiglia a pranzo a casa di amici; giravano già le voci di una possibile chiusura delle scuole ed io e i miei amici controllavamo sempre il telefono in attesa di notizie. Quando abbiamo visto la notizia della chiusura delle scuole eravamo molto felici e abbiamo festeggiato andando a prendere un gelato. I giorni successivi sono stati una vera e propria vacanza, infatti si poteva uscire, vedere gli amici, gli allenamenti non si erano interrotti e l’impegno scolastico era ridotto a qualche compito assegnato. Purtroppo in poco tempo le cose sono cambiate: infatti l’attività sportiva si è interrotta, i miei genitori hanno iniziato a lavorare da casa e non sono più potuto uscire. Dopo una settimana sono iniziate anche le videolezioni ed io ho trovato una routine quotidiana: la mattina è occupata dalle videolezioni e dopo pranzo faccio i compiti, due volte alla settimana faccio allenamento online con il mio allenatore di basket, gioco alla playstation con i miei amici, alcuni dei quali sono anche compagni di classe. Con mia madre ho completato un puzzle da 2000 pezzi e imparato a fare un ottimo Pan di Spagna! Tutto sommato anche se le mie abitudini sono cambiate rispetto a qualche mese fa, durante la giornata non mi annoio mai. Fare le lezioni a distanza è più impegnativo rispetto a farle in classe: è più difficile rimanere concentrati e non distrarsi, il carico di lavoro assegnato è aumentato e mancano i momenti divertenti che ci sono in classe. Inoltre mi mancano molto le lezioni in palestra che, nel nostro indirizzo, sono numerose. Le cose che apprezzo di questo modo di far scuola sono che ho la possibilità di svegliarmi più tardi la mattina, evito gli spostamenti in bicicletta, che in inverno non sono piacevoli, e il fatto che le ore di lezione sono diminuite. Nei primi giorni la mancanza del mio sport, il basket, non mi ha pesato più di tanto, evidentemente avevo bisogno di riposare, poi con il passare dei giorni mi è mancata sempre di più l’attività in palestra e lo stare insieme ad i miei compagni di gioco. Io, i miei genitori e mio fratello abitiamo in un appartamento, in questo periodo ci siamo dovuti organizzare per avere ognuno il proprio posto dove studiare o lavorare senza darci fastidio l’uno con l’altro. Nonostante non avessimo mai trascorso così tanto tempo tutti e quattro assieme, non mi sembra che il nostro rapporto sia cambiato. La cosa che mi ha rattristato di più in questo periodo è il fatto che mia nonna, l’unica che ho, vivesse da sola e non ci potesse vedere, infatti la prima cosa che ho fatto appena sono stato libero di uscire è stata andare da lei. La seconda cosa che ho fatto è stata andare a pescare con mio padre. Nei giorni di isolamento ne avevamo parlato molto e non vedevamo l’ora di farlo. Ovunque si sente parlare di distanziamento sociale, per quel che mi riguarda non ho vissuto un distanziamento sociale ma un distanziamento fisico: con i miei amici sono sempre stato in contatto tramite Whatsapp, ci sentivamo al telefono e abbiamo passato molte ore a giocare insieme alla Playstation. In questo periodo per non sentirsi isolati è stato fondamentale l’uso della tecnologia, purtroppo ci sono alcune persone, soprattutto anziani come mia nonna, che non hanno nemmeno uno smartphone o non sanno utilizzarlo al meglio. Ora sono molto contento che ci si possa vedere anche di persona e spero che in settembre si possa ritornare a scuola.
LUCA BOLDRINI
La mia vita nel periodo del coronavirus è stata molto diversa rispetto a come era prima di questo brutto periodo. Trascorrevo gran parte della giornata fuori di casa, mentre negli ultimi tre mesi le giornate infinite sono stato costretto a trascorrerle quasi completamente a casa. Le giornate sono state molto simili tra loro e quindi ripetitive. Trascorro molto più tempo insieme alla mia famiglia ma questo non ha cambiato molto il nostro rapporto che era ed è molto buono. Purtroppo in questo periodo non ci si può incontrare con gli amici sennonché solo in modo digitale con qualche videochiamata di gruppo, questa è una cosa molto triste dato che penso che il rapporto con gli amici sia una delle cose più importanti e che mi rendono più felice. Le emozioni che ho provato in questo periodo sono varie e sono cambiate con il passare dei giorni di lockdown, inizialmente ho provato gioia per la chiusura delle scuole (pensavo sarebbe durato per poco e in quel periodo una breve “vacanza” sarebbe stata molto utile) ma allo stesso tempo tristezza perché la FASI (Federazione Arrampicata Sportiva Italiana) aveva iniziato a posticipare/annullare alcune gare. Con il protrarsi del lockdown è sempre aumentata la tristezza per il non poter uscire, fare sport in palestra, incontrare gli amici ecc… Anche ora che sta avvenendo la riapertura generale le gare continuano ad essere annullate sia in campo italiano che mondiale e questo mi provoca una grande tristezza/rabbia visto che questa avrebbe dovuto essere una grande stagione per me, per il motivo che mi ero preparato molto duramente con allenamenti su allenamenti. In un primo periodo sono stato spaventato dalle notizie che arrivavano dalla stampa, dai media e dai social, mi ricordo che la sera quando guardavo il telegiornale facevano spesso vedere le piazze vuote delle grandi città come Milano e Roma. Sempre nel periodo iniziale provavo sconforto per i frequenti discorsi del Premier Giuseppe Conte con i quali annunciava alla popolazione i nuovi inasprimenti delle chiusure. Spero di poter tornare alla mia vita normale il prima possibile e non vedo l’ora che questo periodo non sia altro che un brutto ricordo.
AURORA CACCIARI CONFUSIONE: è stata l’emozione dominante dell’inizio della quarantena, per quanto mi riguarda. Confusione nel non sapere cosa fare, perché i giornali, il web, i programmi televisivi, fornivano una miriade di informazioni completamente discordanti fra loro. SPAESAMENTO: derivante dalla confusione. Spaesamento nel non sapere cosa fare, nel non sapere come orientarsi. Perché non si avevano indicazioni chiare e precise su come muoversi e su come evitare di aggravare la situazione che stava iniziando a sfuggire di mano. INCREDULITA’: quando l’intero territorio italiano è stato dichiarato zona rossa. Incredulità̀ perché́, nonostante sapessi benissimo degli effetti del virus e della gravità della situazione in alcune zone d’Italia, sinceramente non pensavo che potessimo arrivare ad un livello tale. Non pensavo che in così poco tempo il virus si potesse “impadronire” di noi. Dico impadronire perché a causa del virus le nostre vite sono state messe come in pausa. Perché la nostra quotidianità̀ è stata completamente modificata e alterata. Perché effettivamente il virus si è impadronito della vita di molte, troppe persone, e purtroppo gli e l’ha tolta. AVVILIMENTO: Perché quasi, se non da subito, ho iniziato a sentire la mancanza delle mie abitudini, dei miei amici e dei miei cari, del contatto fisico. Sono iniziate a mancarmi anche le cose più banali, come semplicemente prendere la corriera alle 7 di mattina per andare a scuola, fare a piedi quasi tutti i giorni il breve pezzo di strada che separa casa mia dalla palestra dove mi alleno, ripassare le materie del giorno dopo la sera alle 9, dopo essere tornata da allenamento. E come parola per descrivere tutto questo ho scelto avvilimento perché la mancanza effettiva di tutte le cose che caratterizzavano la mia vita mi portava a porgermi sempre un sacco di domande. Perché non posso più farlo? Cosa accade se faccio questa cosa? E tutte queste domande mi portavano ad essere estremamente avvilita. IMPOTENZA: Impotenza perché intorno a me accadevano costantemente cose orribili. Impotenza perché molte persone, anche a me amiche, stavano vivendo credo il periodo più brutto della loro vita, ed io non potevo fare nulla per fargli sentire la mia vicinanza. Potevo semplicemente fare una telefonata o mandare un messaggio. Ma ovviamente non bastava. Un messaggio non equivale neanche lontanamente ad un abbraccio. Un “ti voglio bene” detto al telefono non è assolutamente paragonabile ad un “ti voglio bene” detto di persona, guardando negli occhi il diretto interessato. Ero completamente impotente, e questa impotenza mi faceva sentire vuota, completamente vuota. Ed il fatto di non sapere quando tutto sarebbe finito mi faceva stare anche peggio. RASSEGNAZIONE: Nella parte centrale della quarantena. Nonostante io sia una persona caratterialmente positiva, che cerca di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno piuttosto che mezzo vuoto, ad un certo punto è come se mi convinsi del fatto che forse nulla sarebbe mai più stato bello come prima. Mi rassegnai all’idea che quella che stavo vivendo in quel momento era la vita alla quale mi sarei dovuta abituare. A proposito di abitudini ormai avevo già assunto ritmi diversi. Avevo già modificato la mia routine quotidiana. E anche se non mi piaceva per niente nella mia testa avevo la convinzione che quelle nuove, spiacevoli abitudini, avrebbero sostituito le vecchie, quelle alle quali ero abituata da sempre e che rendevano la mia vita unica.
SPERANZA: Il sentimento e l’emozione più bella che ho provato da febbraio ad oggi, credo. Speranza quando i contagi sono iniziati a diminuire. Speranza quando i miei genitori sono entrambi tornati a lavorare. Speranza perché la situazione stava lentamente migliorando. Perché la reclusione era stata leggermente smorzata. Speranza perché la vita stava lentamente cominciando a riprendere. GIOIA: Ricordo una data fondamentale: il 5 maggio. Perché per la prima volta dopo due mesi e mezzo sono finalmente uscita di casa. Ricordo la sensazione di libertà e quasi di spensieratezza che ho provato nell’uscire. E ricordo la strana sensazione nel non essere più abituata a camminare per raggiungere la casa dei miei nonni, cosa che prima facevo quotidianamente. Vedere alcuni miei amici, anche se da lontano e con la mascherina. Passare davanti alla palestra dove mi alleno. Insomma, tutte piccole cose che prima che accadesse tutto questo non avrei mai pensato di apprezzare tanto. Se c’è una cosa che questa quarantena mi ha insegnato tanto, anche se detta così può sembrare banale, è che non bisogna mai dare nulla per scontato. Me ne sono resa conto perché sono stata privata di tutte quelle cose che prima facevo quotidianamente, e che addirittura a volte finivano per darmi noia. Perché erano piccolezze che caratterizzavano a pieno il mio essere. Dico piccolezze anche se, in realtà, piccolezze non sono. Perché nonostante fossero cose “banali” e “ripetitive”, “abitudinarie”, senza non riesco a stare. Nonostante tutto in questo periodo ho scoperto lati della mia personalità che non pensavo di avere. Sia cose positive che cose negative. Mi sono resa conto di essere abbastanza forte emotivamente per quanto riguarda alcuni aspetti, ma che crollo subito per quanto riguarda altri. Ho capito di essere tremendamente legata alle abitudini, e ho compreso che devo imparare ad adattarmi alle cose nuove. La cosa importante è che, in qualche modo, tutto si stia risolvendo e, non appena tutto sarà tornato alla normalità, non vedo l’ora di riappropriarmi effettivamente della mia vita, la vita vera. E non vedo l’ora di riabbracciare tutte le persone che, comunque, mi hanno fatto sentire la loro presenza, anche se con un semplice messaggio, sia riguardante cose come la scuola sia con parole di incoraggiamento. Perché non è importante di cosa si parla, la cosa fondamentale è far sentire il proprio affetto e la propria vicinanza.
THOMAS CAMPANELLA Non esco di casa da più di due mesi, o quasi. Come me, anche altri milioni di persone nel mondo hanno dovuto cambiare improvvisamente le proprie abitudini: i ragazzi studiano a casa, anche molti adulti lavorano da casa, trovando metodi alternativi per proseguire i propri percorsi scolastici e/o lavorativi nonostante le parecchie interruzioni che la tecnologia ci ha riservato. Dobbiamo limitare e giustificare le nostre uscite che fino a tre settimane fa erano vietate a parte fare la spesa (da soli) o qualcosa di necessaria importanza. Tutto questo è causato dalla malattia riconosciuta con il nome di COVID-19. La mia vita è cambiata totalmente, dalla mattina fino alla sera e sinceramente non mi dispiace anzi mi ritengo fortunato dato che i miei familiari STANNO TUTTI BENE e i miei genitori hanno lo stesso posto di lavoro, mia mamma però dall’inizio della pandemia lavora da casa ed è meno stressata perché non ha bisogno di portarmi da nessuna parte, invece a mio padre non è cambiato quasi niente fortunatamente, continua a lavorare in un vigneto tutti i giorni tranne la domenica. A pochi metri da casa mia abitano i nonni, gli unici parenti che riuscivo a vedere al di là della recinzione, la nonna di Ferrara mi mancava, è stata bravissima per vedermi ha imparato a usare le videochiamate con il telefono! Prima del Covid la mia giornata era: Sveglia 6:20, colazione, lavo i denti, mi lavo e mi vesto, corro a prendere la corriera che passa alle 7:00, mi raccomando la prima, altrimenti non trovo i miei amici: Jacopo, Giorgio e Fabio, scendo in medaglie d’oro alle 7:23, cammino fino alla fermata dell’autobus che mi porta a scuola, ore 8:00 timbro l’entrata, 5 ore di lezione, campanella, corriera… la nonna mi aspetta con il pranzo pronto. Compiti fino alle 16:40, che arriva la mamma per portarmi ad atletica o a calcio, 19:30 termina allenamento, doccia cena preparo lo zaino e a letto …se ho finito di studiare tutto per il giorno seguente. Invece dalla fine di febbraio mi alzo sempre alle 8:00 (tranne sabato e domenica) a causa delle videolezioni che comunque è assolutamente meglio di svegliarsi all’alba e prendere la corriera, le lezioni didattiche iniziano di media alle 9:00 e nonostante facciamo circa 4 ore dal computer o telefono per me si fa più fatica rispetto alla normalità. Io e mia mamma durante i giorni lavorativi mangiamo verso le 13:00, svolgo i compiti per i giorni successivi e intorno alle 16:00 vado in giardino con lei3. Le ho insegnato a giocare a racchettoni, a pallavolo, ma di giocare a calcio non ne vuole sapere e quindi devo aspettare mio papà che torni dal lavoro, spesso me la porto a correre perché abitando in campagna abbiamo questa opportunità, un giorno mi ha anche seguito nella ricerca di lombrichi nei fossi, lei ovviamente mi stava lontano, finche’ non ho appoggiato il contenitore sotto la siepe, ovviamente gli ho presi perché di domenica vado a pescare, in un fosso vicino a casa mia ma sperduto in campagna. I pomeriggi purtroppo sono diventati tutti uguali, infatti qualche volta non capisco neanche in che giorno della settimana mi trovo. Le sere le passo dalle 20:00 fino alle 22:00 alla PlayStation con due miei amici Jacopo e Matteo coi quali ho mantenuto buoni rapporti. Qualche mattina tra una videolezione e l’altra io e alcuni miei compagni di classe ci chiamiamo in videochiamata su WhatsApp per sentire come stiamo e come passiamo il tempo, mi dispiace non riuscire sentire tutti! Sinceramente avendo più tempo libero faccio delle cose che non facevo più da quando ero piccolo tipo fare un giro in campagna da solo guardando i diversi cambiamenti che non avevo notato in questi anni e passare del tempo con il mio gatto, andare a raccogliere le fragole nella campagna di mia nonna e addirittura mi sto allevando un gambero di acqua dolce di circa 8 cm di lunghezza, di color grigio con due antenne lunghissime, si trova in una bacinella trasparente a
forma di rettangolo con all’interno sabbia da fiume per fargli il terreno, una roccia per nascondersi e per rendergli un ambiente più naturale ed è tenuto anche lui sotto la siepe perché i gamberi hanno bisogno di ombra o di buio. A febbraio, la prima settimana di chiusura delle scuole è stato molto divertente, niente compiti, in giro con gli amici, temperature gradevoli e soleggiate. Una vera vacanza, non capivo la gravità della cosa, e soprattutto a Ferrara non c’era questa emergenza.Le notizie dei tg a marzo erano molto drastiche, e la notizia della morte della madre di Alice ha rafforzato la tristezza e la paura di quei giorni, non vorrei mai trovarmi nei suoi panni, è stato un dispiacere enorme e senza paragoni. La situazione drastica sembrava non aver fine…e il pensiero di perdere un’estate mi faceva star male, piuttosto 3 mesi invernali chiusi in casa…ma d’estate ho bisogno di andare al mare a divertirmi e pensare positivo. Siamo a maggio, le cose stanno tornando molto lentamente alla “nuova normalità”, finalmente si può uscire senza giustificazioni…occorre usare la mascherina e mantenere la distanza di almeno un metro, nonostante le attività stiano ripartendo, io non riesco ancora a praticare calcio e atletica con i miei compagni, e questo mi manca tantissimo. La scuola è ancora chiusa e non ci sono notizie certe per la riapertura a settembre, continueremo le lezioni a distanza? O finalmente potrò rivedere i compagni di classe? Però quando la ministra Azzolina ha detto tutti promossi ero un po' più felice e sereno, anche se ho continuato a impegnarmi visto che avevo più tempo e sono riuscito a migliorare il mio profitto. Spero che trovino al più presto un vaccino, così si potrà tornare alla vera normalità.
Quando andavo a correre in campagna mi sono fatto dei nuovi amici:
Meglio il mio parrucchiere che il taglio di mia mamma‌ nuovo look Covid!
Un giorno di pesca!
Coccole con il mio gatto
Aiutando i nonni in campagna
Una delle tante videochiamate
Finalmente un giro con gli amici mantenendo le distanze
CARLO ALBERTO CANIATO In questi due mesi ho vissuto una strana situazione, una vita surreale. Sono stato catapultato nel bel mezzo di una situazione che non ho mai vissuto e che non conoscevo.
E' stato strano ritrovarsi improvvisamente senza fare nulla. Niente più sport, niente più incontri con gli amici, niente più scuola... soltanto i miei genitori, i fratelli e la sorella. Tutte il resto è avvenuto attraverso uno schermo, comprese le lezioni scolastiche e i saluti ai nonni. Da questo punto di vista il mio rapporto con i genitori è migliorato – anche se non è mai stato brutto!-. Ogni giorno facevamo qualcosa tutti insieme: giocavamo a carte, guardavamo film, serie tv, oppure trascorrevamo il tempo a giocare con i giochi di società. Anche il rapporto con i miei fratelli e mia sorella è migliorato perché ogni giorno cercavamo di giocare tutti insieme e divertirci (un po' a calcio, un po' a tennis, un po' a pallavolo...) ma tutto questo, purtroppo, nel nostro giardino di casa. Cercavamo di sdrammatizzare cercando e trovando sempre qualcosa di divertente da fare. Questo strano periodo mi ha permesso anche di riflettere. Il silenzio che improvvisamente ha regnato in città, mi ha dato modo anche di pensare a ciò che vorrò fare una volta che tutto questo sarà finito. Mi sono posto degli obbiettivi precisi e ho già iniziato a lavorare duramente per il loro raggiungimento. Quello che mi aspetto ora è che tutto attorno a noi ricominci piano piano a vivere. Il nostro Paese ha bisogno di tornare a respirare e noi ragazzi abbiamo bisogno di ritornare alla normalità
SARA CAPRA Sono passati circa tre mesi dal giorno in cui il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, ha emanato il decreto per la chiusura delle scuole a causa del Covid-19. Da un giorno all'altro, la nostra vita è cambiata: il nostro modo di vivere e di fare le cose quotidiane sono state limitate a causa degli effetti e delle conseguenze del coronavirus. Devo ammettere che noi ragazzi, inizialmente, forse non capendo a fondo la situazione che il nostro Paese stesse vivendo, eravamo contenti della chiusura della scuola. Finalmente niente più sveglia alle 7 di mattina e colazione di corsa, niente più lezioni e professori e, soprattutto, niente più compiti e verifiche. Dopo qualche giorno, questo pensiero è cambiato e si é rivelato errato, grazie alla tecnologia siamo riusciti a continuare le lezioni, con una nuova modalità, quella della didattica a distanza. Non é stato semplice adattarsi a questa modalità di lezioni, sia per noi alunni sia per i professori, ma con un po' di sforzi e di buona volontà, devo ammettere che, nonostante il numero di ore che ho trascorso davanti ad uno schermo, si é rivelato un metodo davvero efficace che ci ha consentito di continuare ad interagire con i professori ed i compagni. Ho avuto, però, in diversi momenti, la nostalgia di alzarmi presto, di andare con la mia amica a scuola in bicicletta, di entrare nella nostra classe, di condividere con i miei compagni e i miei professori le ore del mattino. Secondo me la tecnologia, in questo periodo, é un nostro grande e potente alleato che ci ha permesso di superare la distanza fisica. Oltre alle lezioni online, infatti, noi ragazzi, per ovviare al problema, abbiamo trovato un modo alternativo di "uscire insieme", cioè, con le video chiamate, abbiamo parlato, riso e scherzato. Un aspetto positivo del lockdown é stato la qualità del tempo trascorso con la famiglia, infatti, abbiamo insieme giocato a carte e a monopoli, guardato film, preparato dolci, impastato pizze, piccole cose che nella vita frenetica di tutti i giorni trascuravamo. Nonostante tutto, a volte, la tristezza si faceva sentire, soprattutto nelle giornate calde e soleggiate, quando cresceva la voglia di uscire a fare una passeggiata, di giocare con gli amici o di praticare il mio sport preferito in palestra, ma nel nostro piccolo dovevano essere forti per aiutare i nostri “eroi” a combattere e a vincere insieme questa battaglia. L’aspetto più triste e commuovente è stato l’isolamento del malato, il quale non ha potuto ricevere le visite dei propri parenti e negli ultimi istanti di vita, non ha avuto la possibilità di tenere la mano e di scambiare uno sguardo, un sorriso, una lacrima, una carezza o una parola con le persone più care. I dottori e gli infermieri hanno cercato di essergli vicino e di sostenerlo psicologicamente, ma anche per loro è stata un’esperienza che li ha profondamente segnati. Durante il picco dell’emergenza, la celebrazione dei funerali é stata vietata ed è intervenuto anche l’esercito che ha trasportato le salme in altre città (anche a Ferrara) per la cremazione dei corpi, in quanto non c’erano più posti nei cimiteri, queste immagini trasmesse in tv e nei social, non le dimenticherò più. Oggi il nostro Paese sta provando a rialzarsi, i negozi pian piano stanno riaprendo, le piazze delle città, prima vuote e deserte, stanno cominciando a riempirsi di persone come una volta, naturalmente rispettando il distanziamento sociale. Il nemico invisibile c’è ancora, forse, resterà e non sappiamo nemmeno fino a quando. “Distanti ma uniti” riusciremo a superare la paura e la tristezza, perché dentro di noi sappiamo che, in fondo, ANDRA' TUTTO BENE.
VITTORIO CIBIEN
All’inizio non ero preoccupato più di tanto dall’epidemia perché se ne parlava poco e c’erano poche notizie a riguardo, poi con il tempo la situazione è cambiata molto, il primo motivo più significativo che mi ha fatto pensare e preoccupare è stato chiudere le scuole, da quel momento ho pensato che si trattasse di qualcosa di veramente serio. Nel primo periodo di chiusura delle scuole però non era ancora stato emanato il decreto riguardante la quarantena, quindi si poteva ancora uscire e vedere gli amici e si poteva anche fare allenamento, poi successivamente furono prima annullate le manifestazioni sportive che avevamo in programma e pochi giorni dopo anche gli allenamenti, quindi la situazione stava diventando ancora più preoccupante, poi iniziavo anche ad annoiarmi dato che non potevamo fare più di tanto se non fare qualche compito, visto che le videolezione non erano ancora iniziate, e per allenarci potevamo fare qualche esercizio in casa e niente di più quindi significava anche perdere metà stagione agonistica. Durante queste settimane mi sentivo inattivo e annoiato perché non avevo nulla con cui passarmi il tempo e per una persona come me, che prima era abituata a stare fuori casa per molto tempo durante la giornata sia per la scuola che per gli allenamenti che mi tenevano impegnato tutti i giorni eccetto la domenica, è stato un passo troppo grande da fare dall’oggi al domani, fortunatamente in quei giorni cominciarono le videolezioni che mi tenevano occupato la mattina ed il pomeriggio lo passavo insieme ai miei amici dato che si poteva ancora uscire. Poi il 10 aprile uscì il famoso decreto che ci obbligava a stare in casa e ad uscire solo per necessità, da quel giorno sono uscito pochissime volte e solo per fare una passeggiata con il cane, sentivo molto il fatto di stare in casa perché non ero abituato e spesso passavo le giornate a chiedermi che cosa potessi fare per far passare più in fretta il tempo, fortunatamente non sono figlio unico quindi potevo stare con mia sorella, la maggior parte del tempo lo passavo in giardino, mi allenavo, leggevo o studiavo ma comunque il tempo sembrava non passare mai. Questo periodo l’ho sfruttato molto per riflettere a ciò che prima non avrei mai avuto il tempo di pensare, poi ho migliorato il rapporto con i miei genitori dato che stavo più spesso con loro, ho iniziato a fare molte cose che prima della quarantena non avevo ne’ il tempo ne’ la voglia di fare, quindi ero passato dal detestare il fatto di stare a casa all’essere quasi contento di questa situazione e dopo un paio di settimane mi sembrava una cosa normale rimanere tutto il giorno a casa. Poi tutto questo continuò fino al 4 maggio giorno in cui le regole della quarantena cambiarono, si poteva uscire con più libertà e da quel giorno sono uscito qualche volta per vedere gli amici più stretti e tutto sembra tornare alla normalità a cui tutti eravamo abituati prima dell’epidemia. Ora finalmente si può uscire con più libertà e piano piano si sta tornando alla normalità.
ALICE CORNACCHIA Nessuno poteva immaginarsi una cosa del genere, un virus talmente letale e veloce da diffondersi a macchia d'olio. All'inizio lo prendevamo tutti sul ridere, io per prima, invece con un semplice battito di ciglia è cambiato tutto, il virus partito in Cina era già arrivato in Italia, c'erano già un sacco di contagiati e da li, da quell'inizio Marzo tutti noi abbiamo detto addio alla nostra vita quotidiana. La scuola l'avremo vista solo sei mesi dopo, ho salutato il mio classico sabato sera fuori con gli amici, il cinema, il parco, il centro commerciale, ci è tutto scivolato via dalle mani come un granello di sabbia. La nostra vita è cambiata ed è diventata molto più noiosa, non abbiamo potuto praticare il nostro sport per molto tempo, abbiamo iniziato a sentire la voce dei nostri compagni solo con le videolezioni, niente amici e niente uscite. Dall'avere milioni di impegni ogni giorno mi sono ritrovata a non poter neanche uscire di casa. Quello che mi è mancato di più durante la quarantena è stato di sicuro il pattinaggio...penso che lo sport sia davvero una delle mie salvezze dai momenti no, quelli complicati, l'unica cosa che mi tranquillizza per davvero, e non poter infilare i pattini per così tanto tempo è stata una vera tortura.
ho ripreso a pattinare finalmente e a sfogarmi come potevo, ho rivisto molti amici e ho iniziato a sentirmi un po' meglio Per l'argomento scuola c'è stato sia un peggioramento perché l'ambiente scolastico
rimane un luogo di socializzazione per stare con gli amici, ma anche un miglioramento perchè secondo me le videolezioni sono un'ottima sistemazione dato che così molta gente evita di svegliarsi alle 5.30 per prendere il treno l'autobus o la corriera. La stessa cosa per quanto riguarda miglioramenti e peggioramenti vale per gli insegnanti, infatti per me è più difficile stare attenta e capire gli argomenti spiegati perchè non avendo il prof davanti a te come in classe diventa tutto un'altra cosa. C'è stato anche un lato positivo però, sono riuscita a passare molto più tempo con i miei genitori per quanto ho potuto visto quello che è successo, ma sono felice di aver trascorso gli
ultimi giorni con la persona più importante e che so che sarà sempre con me. Poi in questo periodo avevo quasi paura a sentire le notizie del Tg, quelle sul giornale o su internet visto che le notizie dei primi due mesi dell'emergenza covid19 erano solo negative. Poi dal 4 Maggio sono iniziate a migliorare e il 18 ancora di più.
Concludo dicendo che questo periodo ci ha segnati tutti, sia per chi ha perso alcuni cari, per le persone che lavorano in ospedale, come tutta la mia famiglia, ma anche per tutto il resto della popolazione. La quarantena ci ha fatto capire che nulla è eterno, la famiglia, lo sport, la scuola, gli amici e che dobbiamo goderci tutto al massimo finchè possiamo, goderci il momento abbandonando i social e vivendolo noi in prima persona, facendo sempre esperienze nuove e ricordandoci che la vita è una e dobbiamo godercela.
SILVYA DANU Il distanziamento sociale è entrato nelle nostre vite stravolgendole e cambiando la nostra quotidianità. Ciò ha causato ripercussioni non solo all’Italia ma soprattutto sulla parte emotiva delle persone. Durante le mie giornate abituali le persone con cui condividevo la maggior parte del tempo erano gli amici a scuola e in palestra. L’inizio di questa quarantena per me non è stata una bruttissima notizia poiché sono riuscita a rallentare quella vita frenetica a cui ero abituata. Le prime settimane le ho utilizzate per riorganizzare tutta la mia solita routine. Purtroppo le settimane sono diventate mesi e la quarantena ha iniziato ad opprimermi. Poiché la mancanza delle persone a me più vicine si faceva sentire. Ovviamente abbiamo continuato a sentirci tramite videochiamate ma la mancanza di stare faccia a faccia con qualcuno, di abbracciarlo forte, non è nemmeno comparabile a quella di parlare davanti ad uno schermo. Iniziare a praticare il proprio sport in casa in cui non si possono comunque eseguire movimenti ampissimi, non poter maneggiare gli attrezzi. O anche il fatto stesso di non andare in palestra, con larghi spazi, le compagne, le risate, ecco era un po’ uno sfogo. Mi sono ridotta ad uno schermo, sia per la scuola, per amici e pure per la ginnastica. Ho pensato anche alla scuola, al fatto che probabilmente una metà degli studenti seguirà le lezioni online mentre l’altra metà a scuola. Ma anche che con il distanziamento sociale non avremo più dei compagni di banco. Forse sembrerà una cosa futile o di poca importanza. Ma avere affianco un’altra persona ti aiuta. Non avere tutti i compagni in una sola classe, in una sola aula ma solo una parte è comunque diverso e un po’ triste. Credo comunque che questa quarantena ci abbia fatto capire quanto siano importanti le persone che a volte diamo anche per scontate. In questa quarantena ho capito chi davvero tiene a me, e chi non ti vuole perdere. Poiché in una situazione come questa dove la maggior parte del tempo non è occupato da altro basta poco per scrivere un messaggio o anche fare una telefonata; se non scrive ora un messaggio figuriamoci con la vita frenetica di ogni giorno. Fortunatamente con questa quarantena sono riuscita a passare più tempo con la mia famiglia. Siccome nella vita quotidiana il tempo che trascorrevo con loro era davvero poco. Ovviamente i battibecchi non sono mancati, ma servono proprio a crescere. Spero che questo periodo di quarantena finisca presto, le circostanze stanno migliorando, ma dobbiamo ricordare che per la nostra salute e quella collettiva dobbiamo attenerci alle regole imposte, per ritornare alla vera normalità. Penso che dopo questa esperienza tutti apprezzeremo un po’ di più quella che per noi era la normalità. Anche se credo che per ritornare alla vera normalità senza mascherine o distanziamento sociale passerà molto tempo. Per cui questa che sta arrivando è solo una parte della nostra normalità. Ma ciò non toglie la sua importanza. Impareremo ad adattarci per ritornare al più presto alla vera normalità. In questa quarantena abbiamo capito davvero chi sono le persone più importanti per noi, quelle a cui davvero teniamo. Non le daremo più per scontante anzi credo che non daremo niente per scontato. Non rinunceremo più ad un’uscita solo perché non ci va, non rinunceremo ad un pranzo in famiglia, non rinunceremo ad andare a visitare i nonni. Non rinunceremo più a ciò che ci fa stare bene. Questi mesi ci hanno fatto riflettere, ci hanno fatto capire che tutto ha un valore, un importanza. E noi ora sapremo vivere questa vita, queste amicizie, questa famiglia, al meglio. Questo distanziamento ci ha cambiati tutti, ha toccato i nostri cuori nel profondo. Ringraziamo tutti per quello che hanno fatto. D’ora in avanti nulla sarà scontato, vivremo tutto al meglio.
ADELE FELLONI Il distanziamento sociale ha avuto molte conseguenze, sia dal punto di vista economico per la nazione, sia da quello emotivo per le singole persone. Dal mio punto di vista io ne ho risentito principalmente dalla parte emotiva, a causa delle restrizioni che ci impediscono di vedere i nostri amici, di uscire in loro compagnia e di andare in palestra. Quando fino a prima della quarantena erano stati i miei punti fissi. La quotidianità è stata stravolta. Inizialmente è stato un bene perché molte persone, come me, sono riuscite a prendersi una pausa dalle loro vita caotica, e “staccare la spina” per una o due settimane, ma quando le settimane si trasformarono in mesi, da un intervallo questa pausa diventò un peso. Il mio stato emotivo da un’iniziale felicità è passato a una specie di oppressione, principalmente per il fatto di non poter vedere le persone care, o meglio, di poterlo fare solo attraverso uno schermo, del fatto di non poter uscire anche solo per andare in palestra, che costituiva il mio momento di sfogo, in ambienti ampi che ora si riducono alle stanze della mia casa. E mi fa sentire un po’ in gabbia. Adesso mi alleno in camera mia e ho una ristretta capacità nell’eseguire ampi movimenti e nell’utilizzare gli attrezzi. Questo fatto mi rattrista molto non solo per il fatto della limitazione nei movimenti, ma mi manca molto anche la relazione con le mie compagne di squadra e gli amici di scuola, che adesso è molto più condizionata. Però sono speranzosa che presto si ritorni alla normalità, quindi provo a contrastare questo senso di isolamento. Ma perché questo avvenga bisogna seguire le regole che ci impongono, soprattutto per la nostra e la salute collettiva. Essendo figlia unica abito solamente con i miei genitori, quindi non ho neanche fratelli o sorelle con cui passare il tempo e, col fatto che i miei genitori non hanno mai smesso di lavorare, ogni tanto è stato difficile scacciare la noia e la solitudine, ma con un pensiero di positività sono andata oltre tenendomi impegnata con i compiti o facendo delle videochiamate sia per lo sport, che per sentire come stavano i miei amici. Nonostante tutto questo periodo adesso la situazione sta migliorando e sono molto felice anche se non ho abbassato la guardia e continuerò a rispettare le regole.
MICHELE FERRONI
Sono passati ormai 2-3 mesi dall’inizio di questa pandemia, non so precisamente i giorni, so solo che ormai ho perso la concezione del tempo, non ho più gli impegni sportivi che avevo prima, e alla mattina non mi devo più vestire per andare a scuola perché le lezioni sono sempre al computer… Questo Coronavirus ha quindi in un certo senso cambiato la mia vita. Non potendo incontrare i miei amici a scuola, o incontrare i miei compagni agli allenamenti di basket poiché rimanere a casa era un obbligo, ho quindi passato molto tempo con la mia famiglia. Il rapporto con gli amici penso non si sia mai spento, ogni tanto facciamo anche delle videochiamate tra noi ragazzi della classe, e mi fa molto piacere rivederli ogni tanto; oltre a loro, sento anche molto spesso amici non di scuola, o per fare una passeggiata, anche se a un metro di distanza e con tutte le precauzioni, oppure sui videogiochi. Se devo essere sincero, non ho mai percepito emozioni troppo negative in questa quarantena, infatti sono uno che in casa non si annoia quasi mai, inoltre mia mamma un mesetto fa, ha ordinato un tavolo da ping pong che desideravo da molto tempo, ed è anche grazie ad esso se non mi annoio particolarmente tanto durante le mie giornate; nonostante ciò c’è un po’ nostalgia degli amici, della classe, dello sport, e di tutto il resto, perciò vi sono anche alcuni giorni “morti”, alcuni in cui dormo tutto il giorno o altri in cui non ho voglia di fare niente. In questa quarantena sono uscito forse 3 o 4 volte, e devo ammettere che ogni volta che sono uscito sono stato molto felice, anche se per una semplice camminata. Spero che tutto torni alla normalità al più presto.
EMILIA RICCI GALLIERA Pensare all’esistenza di un virus a migliaia e migliaia di chilometri da noi non ci spaventava. Noi italiani, come le altre nazioni del mondo, ci credevamo quasi protetti e invincibili davanti a questa minaccia: …; “fino a che resta in Cina”, “ma tanto da noi non arriva”, “è una semplice influenza”,…; la gente però viaggia, si sposta continuamente, tocca qualsiasi cosa e parla con qualsiasi persona. Col passare del tempo, quindi, il virus ha iniziato anche a colpire i nostri nonni e le persone più anziane, e noi, subito, con delle tipiche frasi razziste, usate per mascherare l’enorme paura di un nemico invisibile, del tipo “ah i cinesi, ma che stiano nel loro paese”, “non possono entrare i cinesi che ci attaccano il virus”; ci siamo rifugiati dentro questo odio e questo razzismo per poi notare che, nel momento in cui il virus ha iniziato a diffondersi anche tra i più giovani estendendosi a tutta la popolazione, i cinesi, proprio quelli che sono stati denigrati, sono stati i primi a mandarci i ventilatori e le mascherine. Ci siamo trovati da un giorno all’altro travolti completamente da una “minaccia invisibile” che ha letteralmente deviato e modificato le nostre vite. Tutti noi siamo stati costretti a pensare alla nostra salute e alla salute del prossimo, ci siamo dovuti rintanare nelle nostre case per evitare di farci o fare del male involontariamente a qualcuno, sperando, dopo tutto, di poter trarre una lezione importante da questa situazione. Se devo dirla tutta non sono una di quelle persone che sta impazzendo in quarantena e che si sente in trappola in quanto amo stare a casa ma, ammetto, che uscire mi piacerebbe molto visto le belle giornate che ci sono. In questi mesi le mie emozioni sono state incostanti. Da un inizio difficoltoso e travagliato colmo di negatività e intolleranza verso i miei familiari, per passare successivamente ad una stabilità emotiva ricca di buoni propositi. Ho iniziato a distrarmi con attività come Shooting fotografici e allenamenti pomeridiani. E così tra video lezioni, maratone su Netflix e nottate passate a parlare al telefono con gli amici, si fa spazio il pensiero che questa situazione sta cambiando tutti noi, magari ci sta insegnando ad essere meno egoisti e più empatici, a pensare meno alle cose materiali e più ai piccoli gesti, faremo attenzione ad un abbraccio, ad un bacio e già il fatto di stare insieme sarà importante e divertente indipendentemente da cosa si starà facendo
MARGUERITE GHEDINI Per me la quarantena è iniziata il 24 di Febbraio, il giorno dopo al mio compleanno.
Per festeggiare il mio compleanno siamo andati a ristorante e la frase che ci siamo scambiati è stata “Chissà quando ci ritorneremo a mangiare in un ristorante quindi... godiamocela”. Dopo il ristorante, siamo andati al supermercato a fare una grossa scorta di alimenti, sufficiente per fare un matrimonio ed è anche stata l'ultima volta in cui io sono stata in un supermercato. Quando nel Veneto ci sono stati i primi casi e la chiusura delle scuole è stata inevitabile io non ne ero affatto felice anzi ero molto arrabbiata anche perché in quel periodo dovevamo andare con i miei genitori in montagna. Del viaggio ne avevamo discusso molto e avevamo concluso che era troppo rischioso andarci con tutto quello che stava accadendo e infatti, poco dopo il Presidente del consiglio Conte fece un decreto in cui annunciava l'inizio della quarantena in tutto il paese. Inizialmente tutti noi speravamo che la quarantena durasse meno di un mese ma non avevamo previsto quello che sarebbe successo e che la nostra prima uscita vera e propria fosse a fine Maggio. Il giorno dopo l'inizio della quarantena, mi ricordo di essere andata nel viale che portava al cimitero del mio paese per portare fuori il cane e ho iniziato così per caso a fare delle foto con il mio telefono. Fotografavo tutto quello che mi piaceva come per esempio un fiore, un muro, il tramonto e soprattutto la campagna e il suo raccolto. In quei momenti non pensavo più alla quarantena o a tutto il resto.
Durante quarantena, oltre a fare foto, ha letto molti libri di vario genere passavo dalla lettura di “Senza famiglia” a “Come funziona la psicologia”. La maggior parte delle volte leggo perché mi rilassa molto mentre altre volte leggo per curiosità. Leggere soprattutto mi aiuta ad addormentarmi perché ho problemi ad addormentarmi. In questo periodo ho seguito molto il telegiornale e tutte le sue vicende, soprattutto alle sei di sera, quando la Protezione civile dava i dati del contagio giornaliero, iniziavano ad elencare con tristezza le vittime in Italia, come se non fossero persone ma numeri e percentuali. In quel momento io e la mia famiglia, stavamo attaccati alla Tv guardandoci e sperando che il giorno dopo potessero diminuire le vittime. Seguivamo con interesse, le scelte dei nostri politici, soprattutto i decreti e le opinioni dei virologi. In particolare mi colpirono le testimonianze dei famigliari che questo maledetto virus ha portato via e mi sentivo male, provavo a non pensare a tutte quelle persone alle quali, nel periodo più buio, non potevano fare il funerale. Alle morti silenti nelle case di cura. Poi pian piano, le cose sono migliorate e con loro si è accesa in me una speranza di poter tornare ad una vita pressoché normale
La prima volta che sono uscita dopo il lockdown, ho accompagnato mio padre al Brico, con le persone che mi si avvicinavano senza rispettare quel famosissimo metro di distanza, nonostante avessero la mascherina, ci guardavamo intensamente tipo scena da film western! Tutti e due i miei genitori, per fortuna, sono in smart working così ci siamo fatti compagnia. Con mia mamma ho imparato un po' a cucinare, abbiamo fatto la pasta, molti dolci e abbiamo persino fritto e con mio papà ho cercato di allenarmi anche se ho avuto qualche problemino di salute. In quarantena abbiamo fatto molti lavoretti di manutenzione con i vicini di casa, sempre mantenendo il rispetto delle regole, al bisogno ci siamo aiutati. La settimana scorsa, ho ricominciato ad allenarmi al campo e ritornare in pista per me è stata un emozione unica, nonostante facessimo dei video allenamenti con la squadra su Skype e mi allenassi nella strada davanti a casa, non era la stessa cosa, infatti anche se avevamo le mascherine è stato bellissimo: vedere le persone in carne ed ossa e non 2D, parlarsi a faccia, raccontarsi le novità, scherzare e ridere durante l'allenamento, queste sono state sono le cose che mi sono mancate di più. Mi mancano moltissimo anche le gare e l'adrenalina che ti danno e spero che la stagione agonistica ricominci presto.
Mi dispiaciuto molto per come sono andate le cose, quest'anno mi sono trovata molto bene con la mia nuova classe che volevo continuare a frequentare, sono sicura inoltre che in qualche modo le cose si sistemeranno, ma questo periodo penso che me lo ricorderò per sempre. Un passo alla volta, i cattivi pensieri e le emozioni negative che ho provato, faranno posto alle nuove esperienze che troverò lungo il cammino e la mia preoccupazione svanirà come spero questo orribile Corona virus.
BEATRICE MINOTTI In questi tre mesi di lock down ho avuto molto tempo per stare con la mia famiglia e per pensare, prima di questa quarantena ero sempre molto impegnata e la mia vita era un continua lotta contro il tempo. In questo periodo di isolamento ho capito che le mille cose che davo per scontate, in realtà non lo sono per niente, un abbraccio, una corsa insieme ai tuoi compagni di allenamento, un giro in centro e un pranzo in compagnia dei tuoi famigliari. Ho avuto la fortuna di abitare in campagna sperduti nel nulla, ho sempre disprezzato questa cosa, ora ho capito che in realtà è una grande fortuna nei periodi come questi, posso andare a correre lungo gli stradoni, posso incontrare clandestinamente alcuni miei amici e posso prendermi una pausa da tutto e da tutti andando a camminare in mezzo ai campi da sola con la musica al massimo nelle orecchie nella spensieratezza più totale. Ho avuto anche la fortuna di avere due sorelle, con loro passo tutto il tempo della giornata dove ridiamo e scherziamo ma soprattutto litighiamo, anche se devo ringraziarle perchè loro ci sono sempre state nel momento in cui avevo bisogno di qualcuno che mi tirava su di morale e per tutte le volte che mi hanno aiutato a ripartire da zero.
In quarantena ho provato mille emozioni diverse, ero molto felice a inizio quarantena quando potevi uscire, andare ad allenamento e non avevi le video lezioni, era una sorta di vacanza improvvisata, ma da un giorno all'altro ci siamo trovati chiusi in casa potendo uscire solo per fare la spesa e per visite mediche urgenti, questo periodo è stato molto pesante, inizialmente era bello giocavo quasi tutti i giorni a carte e ai giochi di società con le mie sorelle, poi tutto è cambiato, litigavamo sempre per qualsiasi cosa anche per le più piccole, non ne potevamo più una dell’altra. Ho scoperto un “mondo nuovo”: lezioni su Gmeet, interrogazioni, verifiche sui moduli di Google e compiti da inviare su classroom. Anche per me è stata una cosa stravolgente ma come tutti a poco a mi sono abituata, per me è molto più difficile stare attenti da dietro uno schermo di un telefono o di un computer perché hai molte più distrazioni: la connessione che non va, tua sorella che parla perché sta facendo un'interrogazione, la mamma che passa l’aspirapolvere, il papà che ti sgrida perché la tua camera è in disordine e il cane che abbaia. Ora che siamo nella “fase 2” sono cambiate molte cose finalmente possiamo uscire con gli amici e passare intere serate al bar ridendo e scherzando, anche se tutto questo dobbiamo farlo ad un metro di distanza e con la mascherina, trovo molto difficile stare ad un metro di distanza dalle persone perché essendo una persona molto espansiva è difficilissimo no abbracciare le persone.
ALICE NAVARRA Lo stato di incertezza sovrasta la quiete, affiancata comunque da attimi di pace e serenità,
affonda i pensieri in un mare di nostalgia, nostalgia della normalità, delle persone, degli ambienti, del sole che ci scalda la pelle mentre corriamo per la piazza, del vento che ci scompiglia i capelli, del verde che ci fa sentire in uno stato di purezza, delle voci, delle risate, della collettività, e di quella voglia incondizionata di scoprire ciò che ci circonda.
La nostalgia dell’acqua, del cloro che pizzica il naso e brucia gli occhi, della fatica, delle sfide, dei successi e degli insuccessi, soprattutto quest’ultimi che mi fanno crescere ogni giorno o almeno che mi facevano,della competizione, dell’ansia in attesa del del risultato, delle soddisfazioni sportive, delle ricreazioni, delle lezioni, della gente.
Mi manca un po’ tutto, tutto quanto, questi ultimi mesi un po’ afosi e un po’ persi hanno portato con sé una buona dose di amarezza, che non è ancora riuscita a togliermi la luce nello sguardo e con essa la speranza, che vive in me, nel mio cuore
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SILVIA PECCHERINI
“La vita ai tempi del Coronavirus”, questo è l’argomento principale di questa quarantena e sul quale tutti in questo periodo di reclusione ci stiamo focalizzando. Noi ci chiediamo molto spesso cosa cambierà quando finirà questa quarantena, cos’è cambiato in questa quarantena, ma soprattutto com’è migliorato o peggiorato il nostro stile di vita in quarantena, perciò ora volevo parlare proprio di questo. Partiamo dal presupposto che questa quarantena mi sta piacendo sotto l’aspetto del passare più tempo con la propria famiglia e anche con se stessi; ovviamente non sto dicendo che questo sia un bel periodo ma sto solo affermando che è stato come se per 3 mesi il tempo si fosse fermato. Vorrei elencare gli aspetti negativi che questa quarantena ci ha portato. Il primo è sicuramente la lontananza e il distacco con i miei amici, per me è stato come se fossi isolata dal mondo, anche se io a causa della ginnastica non esco molto con loro e infatti mi sono mancati molto. Il secondo è il fatto che non potevo uscire anche solo per fare shopping o per fare un giro in centro, cose che adoro fare. Il terzo è la scuola, una cosa che vorrei dire è che questa didattica a distanza non mi è dispiaciuta ma ovviamente non è per niente uguale a quando ci ritroviamo in classe tutti insieme. Quarto aspetto negativo è il fatto che non sono potuta andare a trovare i miei nonni e i miei parenti che abitano in Lombardia e che non vedo da Natale. Il quinto ed ultimo aspetto negativo è di sicuro lo sport, nel senso che mi è mancato molto allenarmi in palestra con tutte le mie compagnie; ora ho ripreso ad andare in palestra ma io e le altre non possiamo stare vicine e quindi non possiamo neanche provare gli esercizi di insieme. Ora passiamo agli aspetti positivi che ha portato questa quarantena. Come ho già detto uno è sicuramente la vicinanza con la mia famiglia ossia i miei genitori e mia sorella. Mi è piaciuto anche il fatto che in questo periodo mi sono data anche alla cucina imparando a fare molte nuove ricette. Potrebbe sembrare strano ma questa quarantenne mi piace perché mi sono rilassata e divertita molto con la mia famiglia, forse anche perché abitando in campagna ho avuto un po’ più di libertà rispetto a chi invece abita in città. Riguardo al cambiamento che è avvenuto al mio stato d’animo, posso solo dire che inizialmente ero arrabbiata, triste e preoccupata perché comunque il covid-19 non è uno scherzo, ma poi successivamente ho capito che se noi avessimo seguito alla lettera ciò che lo stato ci avrebbe detto saremmo potuti uscire prima e più velocemente da quello che per alcune persone è un incubo. Voglio concludere col dire che spero, come un po' tutti credo, che tutto ritorni alla normalità e che si trovi il più presto possibile un vaccino che possa far sì che questa pandemia finisca. E come dice Frederick Douglass “Se non c’è lotta, non c’è progresso”, quindi mai mollare.
SOFIA POLI La pandemia di Covid-19 è stata per tutti noi un evento stressante, rapidamente abbiamo dovuto abituarci ad una nuova quotidianità. Quando ho appreso che le scuole sarebbero state chiuse per una settimana, ho gioito; ero felice di stare una settimana in vacanza. Quella che doveva essere una settimana spensierata si è ben presto trasformata in un periodo di solitudine, noia e preoccupazione. La televisione continuava a trasmettere notizie allarmanti di un virus che stava uccidendo, in Cina, e anche in Italia, molte persone. Con il passare delle settimane, vedevo il clima famigliare cambiare. I miei genitore sembravano essere sempre più preoccupati. Ho dovuto smettere gli allenamenti che erano una mia importante routine giornaliera e passare le giornate chiusa in casa. Non potevo vedere gli amici, ma per fortuna il giardino mi ha reso tutto più semplice.
La grave situazione sanitaria ha costretto anche i miei genitori a chiudere l’azienda e rimanere a casa dal lavoro. Ma mentre i mie genitori erano preoccupati per il lavoro, io mi godevo la loro compagnia
e vicinanza, non era mai capitato che potessimo passare così tanto tempo insieme. Abbiamo condiviso bellissime giornate in giardino giocando, facendo sport e guardando film.
VIRGINIA RIMONDI Tutti i giorni ogni persona vive la propria vita, senza pensare che da un momento all’altro può essere travolta da cambiamenti inaspettati. Il futuro è imprevedibile, e ogni persona si può paragonare ad una barca che naviga nella nebbia senza sapere dove può andare a sbattere. Secondo me questo è il paragone perfetto per definire la situazione attuale che abbiamo appena trascorso, l’intera popolazione mondiale che si scontra con un nemico invisibile, ed è forse questo che ci fa paura, avere di fronte qualcosa che non sappiamo affrontare, in quanto è infido e impercettibile, e ciò ci fa sentire impotenti. Ma secondo me per quanto possano essere giuste o sbagliate le mie idee, penso che tutta questa paura sia esagerata: è stato fatto molto allarmismo sui comportamenti da adottare, incutendo mille timori, molto spesso infondati ed inutili, che in teoria avrebbero dovuto contenere la pandemia, ma a mio parere, infondere paura non ha dato e non darà mai un buon riscontro perché se si diffondono notizie sbagliate, e una buna parte della popolazione è ignorante e non è in grado di capire come bisogna comportarsi senza esagerare, tutte queste notizie creano solo malumore tra le persone, fanno adottare comportamenti assolutamente non corretti nell’ambito quotidiano. Ad esempio, prima che il Presidente del Consiglio emanasse il decreto riguardo il divieto di lasciare la propria abitazione se non per comprare beni di prima necessità, io abitando in campagna andavo a correre sulla terra arata in mezzo ai campi, senza dare fastidio a nessuno, percorrevo circa 200m sulla strada dove sono presenti alcune case, e poi mi dirigevo in mezzo ai campi per svolgere la mia sessione di allenamento. Solo che un giorno passando davanti una delle abitazioni, mentre mi stavo dirigendo verso il mio domicilio dopo aver finito di correre, i residenti di una casa a cui sono passata davanti hanno iniziato ad urlarmi contro violentemente, e ad aizzarmi contro i cani che possedevano, come se non bastasse, il cancello della casa era aperto, e l’uomo che mi ha urlato teneva i cani per il collare, quindi se avesse voluto avrebbe potuto lasciarli e mi avrebbero attaccata. Ho deciso di prendere in considerazione questo avvenimento che mi è accaduto per dimostrare come ho riportato sopra che molta gente non essendo in grado di capire le ordinanze che vengono emanate e di conseguenza sopportare una situazione difficile, a livello psicologico, riversa la propria rabbia, paura…. su altri. Parlando sempre di cose che a mio parere sono giuste o sbagliate, io riguardo il fatto di rimanere tutti chiusi in casa tutto questo tempo penso che sia stato favorevole per quanto riguarda la diminuzione del contagio, ma per tutto il resto penso che non solo abbia messo in ginocchio l’Italia a livello economico, ma abbia logorato anche la mente delle persone, in quanto sono aumentati i suicidi, le persone hanno iniziato ad avere atteggiamenti malsani e addirittura violenti verso altri, gli studenti per quanto riguarda l’istruzione sono stati messi in difficoltà, e lo dico perché riguardo la mia esperienza personale ho notato che certe materie sono difficili da comprendere senza avere un rapporto diretto con l’insegnante, anche se sono stati davvero bravi a sapersi organizzare, avere difronte una persona che spiega dal vivo è sicuramente meglio. Tutti questi fattori, stanno creando il panico più totale. Poi basta pensare che alla fine del lockdown tutti questi distanziamenti e sacrifici, non hanno raggiunto lo scopo prestabilito, considerando il fatto che molte persone stanche di questa situazione sono uscite, esagerando, dimenticando le regole fondamentali del distanziamento a discapito di un possibile ricontagio. Questa situazione ogni persona l’ha vissuta a suo modo, io mi sono sentita come un animale chiuso in gabbia, essendo una persona che odia stare ferma e perdere tempo, e reputo la mia libertà il punto più importante della mia vita. Fortunatamente sono riuscita a ricavarmi dei momenti di libertà interiore andando a correre tutti i giorni sul tapis roulant, cosa che se non ci fosse stato sarei impazzita. Inoltre nonostante la distanza, sono riuscita a tenermi in contatto con le persone a me più care, e ho notato che ciò che prima consideravo scontato, ed una routine, adesso che ho capito che ha un certo valore, importanza, sicuramente lo apprezzo maggiormente.
NICOLA RIZZIERI La mia vita è cambiata in modo radicale dopo le restrizioni dovute al Covid, infatti io più di tutti ho odiato sin da subito le restrizioni in quanto sono dovuto tornare a casa da Ivrea quando avrei dovuto fare altre due settimane lì. All’inizio la cosa che mi preoccupava maggiormente era non tornare in canoa perché il 15 Marzo avrei dovuto avere le qualifiche dei Mondiali under 18 e quindi non avere la possibilità di prepararmi.
Inoltre dopo Ivrea sarei dovuto partire per Tacen in Slovenia per la seconda fase della qualifica. Quando ho capito che nulla di tutto questo sarebbe successo ho provato rabbia ma anche tristezza non tanto per il fatto di non poter fare queste qualifiche così importanti ma soprattutto per il fatto che non potrò più provare le sensazioni che avrei provato in quelle due settimane, l’anno prossimo ci saranno le stesse qualifiche ma non saranno come quest’anno, saranno altre gioie, altri dolori ma mai potrò più provare quello che avrei provato in quelle due settimane. Rassegnato a questo decisi di dedicarmi all’esercizio fisico per migliorare i miei punti deboli tra cui i due più importanti che sono la resistenza e l’elasticità, il fare esercizio fisico mi ha aiutato molto perché non solo mi faceva sperare di tornare più forte di prima ma anche dimenticare quello che non sarei mai riuscito a fare. In questo periodo mi sentivo senza scopo ma soprattutto ogni giorno mi sentivo più svogliato e stanco. In questo periodo ho imparato a riflettere più su me stesso e a riflettere sul perché di tutte le cose che facciamo, che senso ha allenarsi se sai che un giorno finirà tutto? Che senso ha studiare se alla fine finirà tutto? Che senso a provare gioie e dolori se sai già che un giorno dimenticherai tutto? Che senso ha vivere sapendo che un giorno morirai? A queste domande molti rispondono con la religione ma io non essendo credente ho trovato altre risposte, secondo me dopo la morte trovi quello che hai trovato prima della vita niente che non è brutto è semplicemente niente per questo motivo le emozioni che provi in questo breve periodo devono essere tante e intense così da godersi la vita il più possibile. In molti potrebbero dire che non ha senso questo perché seguendo il ragionamento un giorno dimenticherai tutto, io gli do ragione un giorno dimenticherai tutto ma è meglio provare emozioni per poi dimenticarle o non provarle affatto? Secondo me è meglio vivere la vita un secondo alla volta un emozione alla volta per poi un giorno prima di dimenticare ricordare tutto quello che hai provato nella tua breve vita, non è importante chi sei perché sei sempre nulla davanti alla vita, l’importante è cosa provi e cosa fai provare agli altri nel tuo breve ma si spera intenso periodo di vita.
Detto questo penso che il periodo di quarantena abbia fatto provare emozioni molto intense e abbia fatto riflettere molto, per questo io lo ritengo un fenomeno inaspettato e non indispensabile ma che abbia fatto provare nuove emozioni e che quindi abbia migliorato ognuno di noi.
CARLOTTA ROMAGNOLI La mia vita normalmente era molto frenetica e movimentata, spesso quasi non avevo il tempo di ragionare e da un momento all’altro ci siamo ritrovati a dover rimanere a casa, non poter vedere i nostri cari e i nostri amici, a dover mettere la mascherina per portare a spasso il cane e a fare la fila per entrare al supermercato. Questa scena può sembrare apocalittica come nei film horror, ma purtroppo è la dura realtà; si potrebbe pensare che stare a casa tutto il giorno a non fare nulla non sia difficile e stancante, ma non è così. Per il primo periodo stare a casa da scuola sembrava una cosa bella, eravamo felici di fare come delle vacanze anticipate che avrebbero fatto bene a tutti, ma ora come ora mi manca anche andare a scuola e vedere i miei compagni; certo le lezioni online danno ”un senso di normalità “ ma fare lezione in un aula con i tuo colleghi mentre bisbigli con il tuo compagno di banco è tutta un’altra cosa !! In classe ai professori basta guardare il tuo sguardo per capire sei hai capito l’argomento, mentre ora dietro un computer quasi non ci vedono neanche la faccia. Ora ti mancano le piccole cosa a cui prima non facevi neanche caso come ad esempio un abbraccio di un tuo amico, ridere e scherzare mentre si mangia una pizza, una passeggiata in centro a fare shopping oppure il semplice senso di libertà che ci è stato concesso sin dalla nostra nascita che ora non è più scontato. La parola libertà ha diverse sfumature, dalle più facili alle più difficili e dure, in questo caso ci è stata tolta una di queste sfumature a fin di bene.
Ci siamo trovati a vivere come degli eremiti; quando usciamo di casa ci sembra di stare all’ interno di una bolla e tutto ciò che succede al difuori di essa è estraneo, è come se il mondo e le persone si muovessero a rallentatore, tutto si è fermato nulla va più avanti.
Ci siamo ritrovati a “dubitare” di chi ci sta vicino, se potrebbe essere contagiato, con chi potrebbe essere entrato in contatto e se tossisce o starnutisce andiamo in panico e in questo modo ci potrebbero essere delle divisioni all’interno della società. Il liceo è un momento dell’adolescenza che non si scorderà mai, soprattutto nel nostro caso che è stato contrassegnato da questo momento di emergenza, non mi sto godendo questi momenti che avrei passato con i miei compagni, non potrò vivere alcuni eventi che avrei ricordato per sempre. Sto “perdendo tempo” prezioso che avrei potuto passare con i miei nonni. Non tutto il male viene per nuocere, infatti secondo me ogni tanto c’è bisogno di una “sosta” (magari non così lunga), questo improvviso cambio che necessita di un altrettanto improvviso adeguamento ha fatto riflettere un po’ tutti, ha stimolato in noi delle sensazioni e emozioni che probabilmente prima d’ora non avevamo provato così in fondo; come ad esempio il senso di “patria” che si è sviluppato quando la popolazione cantava e ballava sui balconi; tutta l’Italia si è stretta attorno a questa emergenza per cercare di superarla. Ora per fortuna di questo “brutto tunnel” vediamo la luce dell’uscita e quando ne saremo usciti sarà un solo brutto ricordo, che “ricorderemo” con il sorriso. Secondo me si è sviluppata anche nella popolazione un maggior senso di civiltà ad esempio rispettando le distanze imposte dal Governo o rispettando le regole di sicurezza per evitare il contagio. Ripartire sarà dura, rimarrà questo senso di paura e amarezza che renderà la ripresa ancora più difficile ma spero che una volta finito tutto questo non si ritorni alle cattive vecchie abitudini ma che sia servito per uno sviluppo generale della popolazione sotto tutti i punti di vista.
ANDREAH TENANI È oramai da tre mesi che stiamo chiusi in casa per il covid-19, il virus che ha colpito tutto il mondo partendo dalla Cina. Gli esperti stanno cercando di trovare un antidoto per debellarlo; nel frattempo noi dobbiamo rispettare le regole che ci sono state imposte dal governo per prevenire il contagio. A inizio quarantena il governo ha sottovalutato la gravità del virus, pensando fosse solo un una forte influenza che colpiva soprattutto persone anziane o con patologie importanti. Nel passare dei giorni il covid-19 ha mostrato la sua vera identità, colpendo persone che non rispecchiano le caratteristiche riferite precedentemente. A questo punto si è creato un allarme generale che ha portato lo stato a prendere decisioni drastiche, ovvero di fermare il mondo del lavoro, ma di assicurare il servizio alimentare e sanitario. Le scuole sono state chiuse e noi abbiamo dovuto trovare un metodo alternativo per fare lezione e non perdere l’anno scolastico: si è così deciso di utilizzare la tecnologia con lezioni online ed assegnare quotidianamente e regolarmente dei compiti. Il rapporto con i docenti secondo alcuni aspetti è cambiato: le circostanze ci portano a trovare difficoltà nello svolgimento delle lezioni e delle spiegazioni, perché non sempre la connessione è perfetta. Anche svolgere la lezione lontana dai miei compagni è una situazione strana, che non è tanto il parlare con loro, ma semplicemente mi manca il sorriso complice dei miei amici, che prima non consideravo così importante. Dal lato familiare sono divisa a metà: fortunata rispetto ad altri, perché mia madre è a casa con me durante la quarantena, sfortunata, perché non posso andare a trovare mio padre visto che abita fuori regione. In realtà la situazione con mio padre è piuttosto complicata… lui ha continuato a lavorare, avendo contatti con le persone ha preferito tutelarci non mettendoci in possibili rischi. Inoltre mi manca passare le giornate in campagna con i nonni paterni, visto che per me sono essenziali e rappresentano due secondi genitori. Anche la situazione con amici comincia a farsi pesante, quasi insostenibile, già prima della chiusura totale alcuni non li vedevo più come prima: perché impossibilitata di praticare pallavolo, dovuto all’intervento fatto al menisco e quello futuro al crociato, siamo stati obbligati ad allontanarci. Nonostante ciò ho avuto sempre le due migliori amiche al mio fianco, pronte a sostenermi e a consolarmi nei momenti di sconforto e di rassegnazione. Per questi motivi non vederle mi fa sentire sola e incompleta. Queste giornate le sto passando molto con la mia famiglia, cosa che prima era impossibilitata dal lavoro: cucino, pulisco, vado a camminare, tutto in compagnia di mia madre. Da questo lato molte famiglie si sono avvicinate visto l’obbligo costante della presenza, altre invece hanno scoperto la più completa incompatibilità caratteriale. Sto dedicando più tempo a me stessa, soprattutto al mio hobby, il disegno, inoltre sto continuando a mantenermi in forma con un’alimentazione corretta e salutare. Sto riflettendo molto sulle amicizie che mi circondano; ho riscoperto persone con cui avevo chiuso rapporti, e deciso di allontanarmi da alcuni “amici” per mancanza d’interesse nei miei confronti. Mi sto impegnando anche nel migliorare in alcune materie dove riscontro più difficoltà in quanto nuove. Ho vissuto una miriade di emozioni, sensazioni e stati d’animo, in questi tre mesi di restrizioni e limitazioni… sono partita con molta gioia al pensiero di rilassarmi qualche giorno a casa, poi i giorni sono diventate settimane ed ho iniziato a scocciarmi e innervosirmi al fatto di non poter uscire neanche a fare due passi. Giunto un mese di quarantena, ero andata giù di morale, apatica: un automa, mi svegliavo alla mattina a far lezione e al pomeriggio mi rinchiudevo nella camera a guardare la tv e ad ascoltare la musica. Diventarono mesi, e con ripetute riflessioni da sola e con i
miei genitori, capii che non essendoci una data di riapertura e di una ripresa in mano della nostra vita, dovevo iniziare a cambiare punto di prospettiva della situazione. Quindi ora mi sento consolata e rincuorata della nuova me e della riapertura graduale del nostro paese. Questa situazione andrà avanti ancora per molto e che i medici, infermieri e sanitari che ci circondano, sono stati i nostri veri eroi che non hanno mai smesso di fare il loro lavoro e che hanno messo a repentaglio la loro vita e a rischio la loro famiglia, per salvare persone e cercare una soluzione. Non tutte le informazioni di propaganda sono state chiare con noi, portando così a malintesi e interpretazioni errate; il nostro paese non ha fornito i giusti aiuti promessi, portando così intere famiglie e attività a una profonda crisi soprattutto economica, non riuscendo più a ripartire nel momento di riapertura. Questa sarà vista come un’altra guerra mondiale, viste le migliaia di morti, tra cui gli ultimi (e non ultimi) suicidi di imprenditori che alle strette non sono riusciti a trovare soluzione e aiuti per venirne fuori. L’unico lato positivo del contesto è all’abbassamento dell’inquinamento atmosferico e delle acque. Spero che le persone maturino e prendano più coscienza per se stessi, il bene collettivo e
GLORIA TRAVASONI Credo che per tutti questo periodo, dove siamo stati costretti a stare in casa, sia stato abbastanza duro, soprattutto per le persone che vivono in paese o in un appartamento. Per me questo periodo è stato abbastanza brutto, perché non si poteva uscire e non si poteva fare vita sociale. Sicuramente non ero pronta a tutto questo. Durante la quarantena sono riuscita ad uscire a volte, perché abito in campagna, ma il fatto di non potere vedere nessuno non era molto bello. Non ho mai provato rabbia o tristezza, quanto invece noia. Facendo sempre le stesse cose tutti i giorni, dopo un po’ mi sono stancata. I primi giorni, non mi sembrava neanche una cosa tanto difficile da sopportare il fatto di stare in casa, ma dopo 2 mesi di quarantena, anche per me è diventato difficile. Le prime 2 settimane circa, al pomeriggio facevo puzzle, o giocavo a carte o a giochi da tavolo con i miei, e mi allenavo, ma poi mi sono lasciata un po’ andare e sono passata a Netflix (un’applicazione per film e serie). Durante questo periodo, però ho potuto notare delle cose: le tensioni che c’erano tra me e i miei genitori sono sparite, ho avuto più tempo per pensare a me stessa, e ho notato anche quanto la vita sociale con gli amici sia importante. Prima della quarantena, non uscivo molto, ma tendevo a stare in casa; adesso invece, sarei molto felice di rivedere i miei amici e uscire al più presto, ora che c’è più libertà. Non ho perso i rapporti con gli amici, perché ci sentiamo sempre, sia con messaggi che con chiamate che possono anche durare ore. Per poi non parlare della scuola! Prima mi scocciava svegliarmi alle 5:30 di mattina tutti i giorni e fare 40 minuti di pullman andata e ritorno, ma adesso devo dire che rivedere e e parlare con tutte quelle persone mi manca. Per lo sport, ho continuato ad allenarmi e fare gare con il gruppo della nazionale, ogni Domenica, a casa mia.
ANDREA TUNDO
Oramai sono 3 mesi che sono a casa ed ho appena incominciato a vedere i miei amici con le dovute precauzioni. In questo lungo periodo, avendo pochi impegni, ho avuto la possibilità di riflettere sulle cose che mi sono accorto contino davvero; l’andare a scuola, giocare a basket e vedere quotidianamente i miei coetanei ed amici, mi sono reso conto che sono le fonti principali della mia costante felicità, ma purtroppo durante questo mio tratto di vita, ho avuto giorni un po’ malinconici in cui non avevo voglia di fare niente, poi mi tiravo su di morale e concludevo la giornata. A livello emotivo ho cercato solamente di vivere la giornata come veniva, senza cercare di pensare che non potevo allontanarmi da casa o vedere qualche volto diverso da quelli della mia famiglia o da quelli dei miei vicini di casa, perciò ho avuto per il 90% della quarantena il sorriso stampato in faccia (come sempre d’altronde). Nella mia famiglia i rapporti sono rimasti uguali, ma c’era preoccupazione per mio fratello che continuava a lavorare e vedeva svuotare gli scaffali del supermercato ogni giorno, ma soprattutto per mia nonna che nel 2019 è stata male e che vive con mia zia che lavora all’ospedale di Brescia nel reparto infettivi. È stato un periodo molto complicato sia mentalmente che emotivamente, ma sembra come vedersi la luce in fondo al tunnel, però sono altamente preoccupato di una cosa: stamattina sono andato a comprare vestiti insieme a mia mamma e ci sono più persone quante ce ne fossero prima del COVID19, perciò sono preoccupato del fatto che si possa ritornare da punto a capo dopo tutti i sacrifici che abbiamo fatto. Nonostante tutto ciò, ultimamente stavo pensando a come si svolgerà il prossimo anno scolastico, perché ho paura di non rivedere tutti i miei compagni di classe, ed sono abbastanza pensieroso su molte altre modalità con le quali, in teoria, si dovrà svolgere il prossimo anno scolastico. Ieri sera il mio allenatore ci ha annunciato come ripartiranno gli allenamenti fra pochissimo ed in pratica potremo allenarci solo individualmente e solo con un numero ridotto di persone in palestra. Per il resto non vedo l’ora che tutto ritorni alla normalità (come tutti credo) ed ho voglia di uscire con gli amici senza paura.
GIULIA VERONESI Fino a pochi mesi fa nessuno avrebbe immaginato che le nostre vite sarebbero state stravolte in modo così radicale. Nessuno si aspettava che dalla situazione iniziale potesse emergere un problema tanto grande. Ancora molti di noi si chiedono come sia possibile che una cosa a noi invisibile abbia fatto e continua ancora a fare migliaia di vittime, diffondendo paura, disagio e causando disastrosi danni all’economia in Italia e nel resto del mondo. Sfortunatamente una risposta a questa domanda non ce l’abbiamo e non ci è concesso altro che cercare di rispettare il più possibile le regole che ci sono state imposte per permettere a chi è del dovere di trovare una soluzione e soprattutto per rispetto di chi ha vissuto questa situazione in prima persona e per i medici e gli infermieri che mettono a rischio la loro vita ogni giorno per aiutare chi è veramente in difficoltà.
Di certo questa situazione non ha modificato soltanto le nostre abitudini ma anche il nostro modo di pensare e le nostre emozioni. Io ne sono la prova: sono un’adolescente abituata ad un certo ritmo di vita, scuola, palestra, studio… che ad un tratto si ritrova chiusa in casa senza fare nulla. Sì, è difficile. E’ difficile fisicamente, mentalmente e psicologicamente, ma se è una cosa da fare, va fatta. Fortunatamente io sono un tipo di persona che si adatta facilmente a nuove situazioni o difficoltà, forse per il fatto che sono timida e quindi non amo esprimermi, ma sta di fatto che non l’ho presa poi così male, dal punto di vista emotivo. In questi ultimi mesi ho trovato nuove attività da fare nel tempo libero, mi sono confrontata con i miei genitori su vari aspetti della vita, dalle cose più semplici a quelle più complesse, ed è bello perché prima d’ora non era mai accaduto per mancanza di tempo o voglia. E’ bello stare con i propri familiari ma è “strano”, se si può dire, conviverci per così tanto tempo. Prima li vedevo sì e no due o tre ore al giorno e adesso averceli accanto tutto il giorno è abbastanza stressante. Ma penso che questo riguardi tutti noi adolescenti.
Ovviamente anche se i centri sportivi sono ancora chiusi, cerco di tenermi in forma il più possibile. Devo dire che mi manca tanto andare in palestra, ridere e scherzare con le mie compagne. Non pensavo che potesse avere un aspetto così negativo. Non è soltanto lo sport che mi manca, ma tutto quell’insieme di emozioni che provo quando sono con la mia seconda famiglia. Inoltre mi sono dedicata tanto al disegno, che è una delle mie passioni più grandi: disegno da quando sono molto piccola ed è un dono che mi è stato dato dalla mamma, anche lei è molto brava. Mi aiuta a rilassarmi, ad eliminare la tensione e a concentrarmi su me stessa.
Poi sono stata chiamata più volte a riflettere sulla “solitudine” e sull’impatto che può avere un lungo periodo di permanenza nella propria casa senza avere contatti con le persone a cui vogliamo bene, i nostri amici o familiari. Fortunatamente la tecnologia ha giocato a nostro favore in questa occasione. Ci ha dato la possibilità di accorciare le distanze e avere sempre compagnia, anche se in modo virtuale. Grazie a ciò abbiamo la possibilità di proseguire con le attività didattiche e di “vedere” gli amici, riempiendo pezzi della nostra giornata. Non è una cosa che mi piaccia più di tanto, preferisco comunicare in modo diretto con le persone e avere contatto fisico, ma purtroppo per ora è il massimo che si può fare.
E’ anche vero che adesso ci si può incontrare, ma bisogna stare distanti, e non è la stessa cosa. Non vedo l’ora che tutto questo finisca!
Infine non può mancare la musica. Anche le canzoni sono come una valvola di sfogo. Da questo punto di vista posso definirmi una ragazza “all’antica”: non ascolto la musica contemporanea, preferisco le canzoni degli anni ’80 e ’90. In questi giorni mi sono soffermata su due canzoni in particolare di Laura Pausini, la mia cantante preferita. Due frasi mi hanno fatto riflettere molto durante questo periodo di quarantena. La prima fa parte della canzone Se non te, “…noi piccole vele contro l’uragano”. La seconda frase “perché non c’è una colpa da cercare se non c’è nessun colpevole, c’è solo un’altra strada non c’è il forte non il debole”, tratta dalla canzone Mi tengo. Secondo me descrivono perfettamente questa situazione ed è proprio vero. Non è colpa di nessuno se siamo finiti in queste circostanze. E’ successo e basta. L’unica cosa che possiamo fare è rialzarci, ma per farlo bisogna volerlo, per questo io mi impegnerò al massimo anche se questo comporterà altri sacrifici.
MADDALENA VITALI Era sabato 22 febbraio, quando quella sera, era una delle prime volte che sentii che nella zona della Lombardia erano arrivati i primi contagi di Coronavirus, e forse ci sarebbe stata la chiusura delle scuole, anche in Emilia Romagna. Eravamo felici di stare a casa, perchè rispetto al nostro ritmo giornaliero, potevamo riposarci, e staccare un po’ la spina. Quella settimana, iniziarono ad annullare anche le gare che ci avrebbero permesso di finire il campionato, ma nonostante ciò ancora ci si poteva allenare, fino a quando quel mercoledì è uscito il decreto che tutta Italia, sarebbe dovuta stare in isolamento, visti i contagi aumentati smisuratamente. Sinceramente io credo che quando le persone sono venute a conoscenza di quello che stava succedendo, alcuni l’hanno ignorato, altri l’hanno accolto come una delle tanti informazioni che poteva preoccupare, o lasciare indifferenti, ma in pochi avevano davvero pensato che si trattasse di qualcosa che ci poteva riguardare direttamente, e infatti visto che le persone, ci davano leggerezza sono state aumentate le restrizioni, che ci hanno portato a stare costantemente a casa, come fossimo tenuti in prigionia. È stato strano trascorrere tutto questo tempo a casa, perché io sono una abituata, a stare due ore in casa con la famiglia, perciò di questo sono stata contenta, perchè mi mancava passare del tempo con i miei familiari. Inoltre mi sono dedicata di più a me stessa, scoprendo anche nuove passioni, un esempio è cucinare, infatti sono diventata lo chef della famiglia. Ho scoperto che mi piace mettere in ordine la casa ascoltando la musica al massimo volume. Anche la scuola dopo quelle prime due settimane mi manca tanto: poter abbracciare i miei compagni, parlare con la mia compagna/o di banco, e poi farmi tante ma tante risate con loro, insomma io mi trovo benissimo con la mia classe, e mi dispiace non aver passato tutto il nostro primo anno insieme, ma sempre meglio che non aver passato l'ultimo. Non vedo l’ora di rivederli, e spero che si possa fare il prima possibile, perchè mi mancano, e adesso l’unico modo per vederli è quando usiamo questo nuovo modo di fare lezione, che non è che mi dispiaccia particolarmente, perché mi piace fare lezione dalla mia scrivania, con tutti i miei spazi, e in … pigiama. è un modo un po’ complicato e nuovo per fare lezione, ma ormai ci siamo abituati, e mi immagino in futuro che saranno proprio così le lezioni. Ma la cosa che mi ha dato più tristezza, e sofferenza è stata che non potevo andare in palestra, e vedere le mie compagne con cui già da tempo condivido tutto, e sono stata costretta come tutti gli atleti ad allenarmi a casa. Penso che sia stata la cosa più difficile da assimilare, perché a me potrebbero togliere tutto, ma non la ginnastica, soprattutto nelle brutte situazioni, che mi permette di sfogarmi, e di esprimere quello che provo senza bisogno di parole. Però adesso sono felice, perchè da qualche giorno ho rimesso piede in quella meravigliosa palestra, che se non mi ci fossi separata, non ne avrei capito l’importanza, e sono sicura che questi mesi mi siano serviti per riflettere su quello che avevamo fatto, stavamo facendo, e dovremo fare. Mi sono serviti anche per capire quello che veramente è importante, ma che prima con la frenesia della vita di tutti i giorni, non avevo modo di analizzare, o anche non ne sentivo il bisogno. Di questa quarantena che si spera concluda, senza ricadute, mi porto dietro la consapevolezza delle piccole cose, che pensavo tutte le volte che mi sdraiavo a pancia in su nel mio letto guardando il cielo, che mi hanno permesso di superare questi due mesi senza troppa fatica. Dicendone una, è che quando torneremo ad abbracciarci, i nostri abbracci saranno più veri e più autentici, ma sempre dovrà essere tutto svolto con una certa responsabilità per poter tornare il prima possibile alla vita di prima, perché come ho visto in una frase su internet “un viaggio di mille miglia, comincia con il primo passo”.
SOFIA ZANON È stato strano questo periodo di quarantena, ci siamo ritrovati da un giorno all'altro a dover stare chiusi in casa. Probabilmente non è stata una cosa del tutto negativa, perché prendersi del tempo per poter stare da soli e in famiglia è una cosa che spesso sottovalutiamo, viviamo sempre con la fretta di fare le cose, andare ovunque senza mai goderci le piccole cose, da una semplice chiacchierata ad un banale tramonto. Ormai non facciamo nemmeno più caso a quando siamo felici, perché non ci accontentiamo mai, vogliamo sempre di più e questo non è del tutto sbagliato se non fosse per il fatto che non ci godiamo quello che abbiamo pensando che siamo fortunati, anche solo ad avere una famiglia e qualche amico che ti vuole bene. Personalmente devo dire che questo periodo non l'ho vissuto male anche perché abitando molto vicino a una delle mie amiche e in un piccolo paesino alla fine ci trovavamo quasi tutti i giorni. In questo periodo ho avuto molte mancanze e soprattutto il dispiacere di non poter vedere le persone a me più chiare, ma la cosa più difficile è stata trovarsi in momenti in cui ti ritrovi a pensare con te stessa, a quello che hai fatto, a come vanno le cose e ti sembra che tutto quello che stai facendo sia sbagliato, proprio per questo sono una persona che ha bisogno di far qualcosa o stare con qualcuno perché una delle cose che faccio più fatica ad affrontare è quando inizio a pensare a tutto, proprio per questo passavo la maggior parte del tempo con la mia amica o in famiglia dove anche lì il rapporto è migliorato probabilmente grazie al fatto che non c'era più lo stress della scuola o della vita di tutti i giorni quindi anche le discussioni non ci sono quasi più state. Però mentre prima uscivo e se non c'era nulla da fare ci lamentavamo ora mi basta anche solo stare con le mie amiche e magari metterci lì tranquille a guardare il Po rilassate o a parlare, di cose più o meno importanti, ci ascoltiamo di più e devo dire che in questo ultimo periodo sembra che abbiamo anche molte più cose da dirci. Nonostante ciò, non è stato uno strano periodo, secondo me il suo lato positivo c'è l'ha avuto: mi ha fatto capire molte cose e apprezzare ogni singolo momento.
RACHELE ZAPPATERRA All'inizio di questa terribile pandemia non immaginavo che la situazione si sarebbe evoluta in un modo così drammatico. Inizialmente, come tutti ragazzi, ho pensato che questo periodo di chiusura potesse essere un momento per riposare un po’; Niente scuola, niente attività sportiva. Le giornate passavano e dopo un po' di tempo ho iniziato a sentire la mancanza di tutto quello che è “il mio mondo”. Scuola, nuoto, amici. Tutto mi ha mancato la mia routine e non esisteva più. Per fortuna dopo un po' sono arrivato l'essere online, che non è come andare a scuola, ma meglio di niente. Mi sono resa conto che la situazione era molto grave perché ogni volta che accendevo la televisione, in ogni canale si parlava solamente del coronavirus. Inoltre, mia mamma, che lavora al pronto soccorso di Imola, mi parlava di quanto fosse importante delle precauzioni da adottare nei riguardi del virus. Guardando anche il suo viso stanco e rovinato dei segni delle mascherine ho cominciato ad essere preoccupata. Credo che sia molto difficile combattere contro una cosa che non si vede e non si sa nulla, e capisco quanto importante seguire le regole. Sono chiusa in casa da tre mesi, sono stanca, mi manca tutto, anche le piccole cose, ma mi ritengo fortunata perché in fondo non mi sono mai sentita abbandonata dai miei amici, I miei compagni di nuoto la mia allenatrice e dalla mia famiglia. Non potendo andare in piscina, la mia allenatrice ci ha dato, a mea e ai miei compagni, una scheda di esercizi da fare tutti i giorni. Nell'ultimo periodo le restrizioni sono un po’ diminuite: si possono vedere gli amici, familiari e si può andare nei negozi, sempre mantenendo le regole. Nei prossimi giorni dovrebbe anche riaprire la piscina, lo spero tanto perché così finalmente posso tornare nella mia “seconda casa”. Infine mi sento in dovere di fare un pensiero a tutte quelle persone che hanno rischiato la loro vita per aiutare tutti coloro che ne avevano bisogno, tutelando la salute di tutti.