"Oltre lo schermo..."

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IO, GLI ALTRI e il DISTANZIAMENTO SOCIALE La 2H si racconta, maggio 2020


Oltre lo schermo… …oltre lo schermo spesso noi insegnanti abbiamo visto solo lettere e, a volte, su gentile o forzata richiesta, ci sono apparsi i volti di voi, ragazzi, con cui avevamo già condiviso lunghe mattinate in aula o in palestra prima dell’interruzione dell’attività didattica in presenza. Siete i ragazzi che abbiamo conosciuto dall’anno scorso anche attraverso le vostre espressioni, a volte preoccupate, a volte assonnate, i vostri sorrisi, i vostri gesti. Stavamo continuando a entrare un po' nella vostra vita per affiancarvi e sostenervi alla scoperta delle meraviglie della cultura e della conoscenza durante questo particolare percorso liceale riservato a voi studenti molto impegnati nello sport. Così all’improvviso, abbiamo perso in un attimo tutto il prezioso bagaglio di informazioni che solo il contatto in presenza può regalare: la genuinità e la spontaneità della relazione sono scomparse senza darci il tempo di rendercene conto. E’ come se ci fossimo immersi in acque profonde senza bombole. Per un po' abbiamo resistito con la determinazione e il desiderio di dare comunque un senso al nostro ruolo di docenti…poi abbiamo dovuto riprendere fiato, ed è stato in quel momento che ci siamo resi conto del tutto che forse abbiamo perso un po' il contatto con voi e che alcuni legami si erano nel frattempo molto affievoliti. La potente capacità comunicativa della scrittura e, in particolare, questo lavoro, in un certo senso, ci restituisce la possibilità di avvicinarci di nuovo perché ogni testo, pur diverso e unico nei dettagli e nelle riflessioni, racchiude qualcosa che fa parte di tutti noi: anche noi, vostri insegnanti, all’interno delle nostre case abbiamo vissuto la stessa realtà che ha sconvolto improvvisamente le nostre vite, abbiamo provato le stesse paure, a volte, purtroppo, anche gli stessi drammi, lo stesso caldo conforto dei legami familiari, lo stesso bisogno di reinventare il tempo libero… La profondità dei vostri pensieri e la condivisione che avete voluto concedere attraverso queste pagine, ci riempie il cuore e ci conforta. Grazie ragazzi, arrivederci a settembre! R.Z.


EMANUELE AGUZZI

Appena è iniziata la quarantena ero molto contento perchè non dovevo più andare a scuola, potevo finalmente fare altre cose e non solo studiare, andare a scuola e nuotare. La prima settimana di quarantena continuavo ad allenarmi a Occhiobello e ad andare in palestra, mi piaceva molto perchè non recandomi a scuola la mattina, durante l'allenamento non mi sentivo stanco e rendevo meglio. Poi ci dissero di rimanere a casa per prevenire il contagio del virus e le cose andarono sempre peggio. Restando a casa, durante le prime due settimane, sapevo cosa fare: allenarmi, guardare serie tv, aiutare mia madre a fare le faccende di casa, giocare con la playstation, ecc..... Passati 14 giorni incominciai ad annoiarmi, non sapevo più cosa fare, non avevo più voglia di allenarmi, ormai avevo visto tutte le serie tv e tutti i film di Netflix, non avevo più voglia di aiutare mia madre...... insomma non avevo più voglia di fare niente. Passavo praticamente l'intera giornata a guardare il telefono (lo dovevo ricaricare circa 3 o 4 volte al giorno!), non facevo altro; per fortuna a volte scrivevo ai miei amici del nuoto e facevamo delle videochiamate per passare un po' il tempo e per parlare un po' del nostro sport. Finalmente da Lunedì 4 Maggio potevamo di nuovo uscire: come prima cosa andammo a trovare i nonni, che non li vedevamo da tanto tempo e con i miei compagni di nuoto abbiamo organizzato una cena tutti insieme. Questa quarantena mi ha fatto avvicinare molto alla mia famiglia (anche se sto incominciando ad odiarli tutti) e mi ha fatto capire l'importanza dell'amicizia, che anche nei momenti peggiori c'è sempre qualcuno che ti può aiutare.


PIETRO ARDIZZONI Il periodo che abbiamo appena passato, ovvero la fase 1 è stata una sorta di stand-by mondiale: tutti chiusi in casa, si aveva paura per qualsiasi cosa e si temeva un drastico ritorno alla normalità. Sono stati 3 mesi stranissimi, che entreranno nella storia dell’umanità come è stato per le varie pandemie e come, ad esempio, è successo per la peste tanti anni fa. Fortunatamente il Covid rispetto alla peste, è, sì molto più virulento, ma molto meno mortale. In questi lunghissimi ed estenuanti mesi di reclusione è capito di sentire che le piccole cose che si facevano, anche magari senza voglia, mancano. Gli amici che vedevi ogni giorno con i quali hai passato tutta la tua vita non potevi vederli come anche i compagni di squadra con i quali si passano veramente tanto tempo. Manca tutto. Un’ altra cosa, sicuramente quella che mi è mancata di più, è il Calcio. Non tanto quello giocato, ma quello visto e guardato da tifoso. Per un amante come me, tre mesi senza calcio sono impensabili. Mancano gli “sfottò” con l’amico nel pre-partita. Manca l’adrenalina prima del fischio d’inizio, quella paura che la tua squadra perda o non riesca a vincere. Manca andare a San Siro, tre ore di viaggio che per la tensione della partita sembrano otto. Entrare allo stadio con 80 mila persone. I rumori. Il caos. La gioia per un gol. L’arrabbiatura per averlo preso. Il viaggio di ritorno, che se vinci è uno spettacolo ma se perdi diventa la cosa più brutta di tutte. Mi manca tutto questo. Finalmente, grazie alla fase 2, ricomincerà, si spera, la vita normale. Oltre al calcio, che in Germania è già ricominciato, si potrà uscire con gli amici, fare un giro con loro, poi riapriranno bar, ristoranti. Si sta ritornando alla vita normale, a quella a cui eravamo abituati.


NICCOLO’ ASTORI Tutto è iniziato la sera del 21 febbraio 2020 quando, dopo una dura giornata di scuola, al telegiornale viene annunciato il primo caso di infezione da coronavirus. Il primo infetto si trovava a Codogno, un paesino della Lombardia. All’inizio non ero molto preoccupato per via della distanza, si pesava anche fosse un caso isolato e che la malattia non fosse nulla di grave, una “semplice influenza”. Domenica 23 febbraio alle 20 la notizia data al telegiornale, che probabilmente mandò tutti gli studenti come me in euforia, fu che la ministra dell’istruzione aveva deciso per la sicurezza di noi studenti, di chiudere le scuole per la successiva settimana in quanto a Codogno erano risultati molte persone positive al virus. La stessa cosa successe anche la settimana dopo, ma ancora a quel tempo noi tutti giudicavamo che fosse quasi un’esagerazione il provvedimento e che il virus, benché ormai avesse colpito già molte persone, non fosse nulla di che. Il primo giorno dove fu chiara la vera gravità del virus fu circa il 30 febbraio e mi ricordo ancora i vicini che partivano e tornavano dal supermercato con le macchine stracolme di generi alimentari per prevenire un possibile assenza di cibo nelle settimane seguenti. Con l’andare avanti del tempo le cose sono peggiorate fino a dichiarare il coronavirus una pandemia globale e a vietare ogni spostamento non necessario all’intera popolazione Italiana e a dover rimanere chiusi in casa in quarantena per prevenire le infezioni. Oggi venerdì 15 maggio siamo entrati da una settimana nella fase due e finalmente le cose stanno tornando alla normalità. Le fase uno mi ha fatto riflettere su molte cose che nella vita quotidiana diamo per scontato. Una delle cose che mi è mancata di più è stato il vento in faccia che sentivo e che certe volte odiavo nei miei allenamenti di bici e di corsa, mi è mancata la sensazione di libertà che avevo quando uscivo in giro. Personalmente prima della quarantena, avendo poco tempo per frequentare gli amici per via dei miei numerosi impegni, non ho sofferto l’isolamento come ho sentito dire da altri. Durante la parte di quarantena iniziale quando non c’era ancora la didattica a distanza ho avuto l’opportunità di ricominciare a leggere qualche libro, che prima la mia routine non permetteva affatto. Ho avuto la fortuna di poter correre nella zona fuori città dove abito perchè poco frequentata ma nonostante questo, ogni volta che una macchina passava per la strada e mi affiancava, mi sentivo come un criminale, avevo quasi paura di farmi vedere, sentivo che mancava quella spensieratezza e serenità che solitamente mi accompagna quando corro. La quarantena mi ha dato anche la possibilità di passare più tempo con la mia famiglia: prima di essa gli unici momenti dove stavamo insieme in una giornata erano il pranzo e la cena. La quarantena ha avuto anche effetti positivi su di me e la mia famiglia; una cosa che ho apprezzato molto è che ha ridotto in modo esponenziale l’inquinamento e la cosa mi ha reso molto più felice. Addirittura ho avuto l’impressione di respirare meglio come se l’aria si fosse pulita, fino a farmi arrivare al punto di pensare che mi sarebbe quasi piaciuto che tutte le fabbriche e le auto rimanessero chiuse e inutilizzate come in quarantena.


TOMMASO BENINI Durante il periodo di chiusura totale a causa del covid 19 ognuno di noi ha passato questo periodo di distanziamento sociale in modo diverso. Per tanti miei amici che erano abituati ad uscire tutti i giorni o quasi, sembrava che la loro vita non andasse avanti rimanendo chiusi in casa. Personalmente questo periodo di quarantena mi è piaciuto. Io non ero abituato ad uscire, uscivo al massimo 1 giorno alla settimana per mia scelta (tranne che in estate), quindi per me non è stato un “trauma” stare a casa. E ancora oggi, nonostante si possa uscire per incontrare gli amici, io non sono ancora uscito.

In questo periodo per passarmi il tempo facevo dei lavoretti o giocavo con i cani o mi allenavo. In questi quasi 2 mesi e mezzo ho capito veramente chi sono i veri amici quelli che si fanno sentire sempre e non solo quando hanno bisogno loro, quelli che ci tengono veramente a me.

L’unica cosa a cui ho dovuto fare l’abitudine è fare le video-lezioni perché è completamente diverso che stare in classe. A casa davanti ad uno schermo per me è difficile stare attento e diventa ancora più difficile fare le domande ai professori.


FILIPPO BERVEGLIERI È iniziato tutto l’8 marzo e da questo giorno ho girato sempre nelle stesse zone della mia casa come la maggior parte degli italiani. In questi due mesi sono stato bene, anche se in molti momenti mi sentivo solo e mi mancavano molto i miei amici con cui ho tenuto dei contatti solo tramite Whatsapp e giocando insieme a loro ogni sera grazie alla PS4. Inoltre ogni tanto facevo delle videochiamate con loro grazie all’App Houseofparty per fare due risate e per parlare un po’ di attualità. Però ci stati anche altri aspetti positivi, come ad esempio lo stare insieme alla mia famiglia creando dei momenti speciali per me e per loro e ho capito quanto sono importanti gli amici. Questa quarantena non mi ha permesso neanche di andare a correre e tenermi in forma per parecchie settimane, anche se avendo finito tutte le cose da fare mi sono allenato costantemente in casa grazie a due app per il fitness. Ho passato questi due mesi anche con mia sorella Chiara di 18 anni, con cui ho trascorso dei momenti di felicità e di gioia come il suo compleanno dei 18 anni e, come ogni coppia di fratelli, abbiamo anche litigato spesso per delle cause inutili. Oltre a lei sono riuscito a passare questa quarantena con l’aiuto di mio papà, infatti abbiamo fatto un sacco di lavori sia qua a Ferrara sia al mare che senza questa lunga sosta non li avremmo mai fatti perché non ci sarebbe stato il tempo. Pian piano mi sto anche abituando alle lezioni virtuali che hanno degli aspetti positivi, infatti ci svegliamo più tardi rispetto a prima, ma ha anche aspetti negativi, infatti guardare per 4 ore consecutive un computer non è il massimo visto che non avendo niente da fare quasi tutti i giorni guardiamo apparecchi elettronici almeno 2 ore. Le lezioni le facciamo tramite Google Meet con cui sono riuscito a comunicare con tutti i miei compagni e anche con tutti prof che sono stati collaborativi e hanno capito anche il nostro momento. L’altra cosa che mi è mancata di più dopo gli amici è stato il calcio, infatti prima della quarantena giocavo 3 volte alla settimana più la partita e a un certo punto non lo ho frequentato più come anche tutti i miei compagni. In questa quarantena non ho giocato molto a calcio se non da solo (visto che nella mia famiglia il calcio non è praticato) per occupare un po’ il tempo e per divertirmi. Ho rivisto la mia squadra solamente in una videochiamata su Google Meet dove abbiamo scherzato e anche discusso per l’anno prossimo visto che molto probabilmente abbiamo già finito il campionato ancora prima di terminare le partite da giocare. Mi dispiace molto visto che eravamo primi in classifica a più 6 dalla seconda e molto probabilmente passavamo alla fase successiva. In questo momento però siamo già tutti più liberi di muoverci e incontrare i propri amici, ma con le solite precauzioni cioè la mascherina, i guanti e almeno 1 metro di distanza.


GIORGIA BREVEGLIERI Questi ultimi due mesi per me sono stati particolarmente inaspettati, ovvio, una pandemia non la puoi prevedere, è successo tutto così in fretta e da un momento all’altro. Quando a novembre/ dicembre è comparso questo virus a me sembrava tutto così lontano, sbagliando pensavo: ma a me, nel mio piccolo paesino dove vivo non potrà mai succedere una cosa del genere, e invece il virus è arrivato ovunque. E’ iniziato tutto il 21 febbraio, quando io avevo una partita alle 18 a Riccione. Il giorno dopo, giovedì 22 febbraio, invece sono andata ad Aosta sempre per una partita di calcio a 5 per la quale sono partita in treno da Ferrara alla mattina presto per poi partire con la squadra in pulmino fino in Valle D’Aosta. Finita la partita siamo tornate tardissimo quasi alle due di notte a Bologna e come si poteva immaginare il giorno dopo, il venerdì, non sono andata a scuola, convintissima che l’interrogazione di biologia l’avrei recuperata il lunedì dopo. Trascorso il sabato a studiare per recuperare i due giorni di scuola persi, arrivò la domenica quando nel nostro gruppo comparvero delle notizie dove si diceva che la scuola sarebbe stata chiusa lunedì e poi altre in cui si diceva che la scuola sarebbe rimasta chiusa per un’intera settimana ed io ero felicissima, avrei avuto altro tempo per studiare. Questa decisione non riuscivo a motivarmela, mi chiedevo ingenuamente il perché di tutto questo allarmismo dovuto a una cosa così lontana a noi. Gli allenamenti continuavano in vista della partita più importante della stagione, ci dicevano di bere da una borraccia diversa per ognuna di noi, ma non c’era alcun problema. La prima settimana a dir il vero è stata bellissima, ero a casa da sola con mio fratello, i miei genitori al lavoro e noi senza scuola, ci alzavamo molto tardi e io mi preparavo ad andare ad allenamento per tutto il pomeriggio: pure quel noiosissimo viaggio di un’ora per andare e un’ora per tornare da Bologna mi sembrava bellissimo perché non avevo bisogno di studiare con un libro sulle gambe in uno spazio minuscolo oppure non avevo bisogno di mangiare un piatto di pasta fredda dentro ad un contenitore da almeno 7 ore. Le settimane successive hanno diminuito gli allenamenti fino a stopparli del tutto ed è da lì che ho cominciato a ragionare, ho capito che c’era qualcosa di molto importante, che riusciva perfino a fermare lo sport. Non avevamo ancora iniziato le lezioni online e non c’era ancora il divieto di uscire quindi, visto che non avevo nessun impegno, andavo a Bologna e uscivo tutto il giorno in centro con le mie amiche e tornavo in treno ma, vedendo tutta questa gente così allarmata, ho cominciato ad esserlo anche io. Dopo pochi giorni ci hanno messo in quarantena ed è da lì che ho cominciato a rendermi conto di tutto. Durante la mia vita normale ero in costante movimento, partivo di casa alle 6 di mattina e tornavo alle 9 di sera esausta della gionata che avevo appena trascorso e tutto questo mi sembrava un sacrificio grandissimo. Ora mi sono resa conto che tutto


quello che faccio normalmente è fantastico, anche la scuola, ora mi rendo conto di quanto mi diverto con i miei compagni di classe durante le ore di scuola, a ridere e scherzare ad ogni cambio d’ora. Mi sono resa conto che a scuola si sono create grandi amicizie ed è vero che te ne rendi conto solo quando ti mancano.

Anche nello sport si creano amicizie che vanno ben oltre al campo dove giochi o allo spogliatoio dove ti cambi, si crea una vera e proprio sintonia con la vicina di spogliatoio o la compagna di reparto in campo. Anche dopo poco tempo si crea qualcosa di più di essere semplici compagne di calcio si creano vere e proprie amicizie e anche questo te ne accrogi solo quando ti viene tolto tutto.

Parlando di famiglia, ho condiviso la quarantena con i miei genitori e con mio fratello Filippo di 18 anni. Ormai con mio fratello ci convivo dal 25 febbraio, tutti i giorni e per tutto il giorno insieme. Ovviamente il nostro rapporto è come quello di tutti i fratelli, un momento si va d’amore e d’accordo e il momento dopo lo vorresti cacciare di casa, anche perché caratterialmente siamo l’esatto opposto: lui è sempre tranquillo e non si pone mai alcun problema, io invece esuberante e permalosa nei confronti delle sue costanti prese in giro; ma nonostante i litigi ci vogliamo un sacco di bene e abbiamo un bellissimo rapporto. Abbiamo fatto un sacco di cose insieme; la fortuna più grande è che lui condivide la mia stessa passione per il calcio, quindi abbiamo passato molto tempo a giocare insieme in giardino. Con i miei genitori vado abbastanza d’accordo, con loro ci sono stata solo per tre settimane/quattro settimana sempre in casa e non è stato poi così male perché abbiamo riscoperto tante cose divertenti che si possono


fare insieme; anche semplicemente giocare a carte insieme può essere molto piacevole se fatto con le persone giuste.

In questo periodo mi sono ritenuta fortunata e privilegita, penso che nessuno si dovrebbe lamentare per cose inutili ma vederla sempre dal lato giusto, ovvero quello positivo. Ci sono persone che si sono lamentate perché non potevano vedere l’amico/a o non potevano andare a farsi un giro in centro o uscire di casa… Ma sono davvero queste i problemi e le cose importanti della vita? Io credo di no. A parer mio trovo inutile lamentarsi perché non si possono fare le cose di tutti i giorni quando c’è gente che dopo settimane in isolamento, passate a lottare tra la vita e la morte, senza poter dare un ultimo addio ai propri genitori, figli o familiari, sono morte a causa di questo virus. E le persone, i medici che lavorano in ospedale? Obbligati a lavorare tutto il giorno con mascherine, strati di guanti e il corpo completamente rivestito di indumenti per non prendersi il virus; e nonostante ciò molti lo hanno preso e sono morti al servizio di tutte le persone che stavano male. Quindi, io credo, che sia superfluo lamentarsi per non poter vedere l’amico per due/tre mesi. Bisogna vedere sempre il lato positivo delle cose e anzichè dire “non ne posso più di questa quarantena, mi sta facendo male” potremmo tutti ritenerci fortunati perché siamo rimasti e non siamo stati obligati ad andare incontro al virus come i medici. E’ ovvio che a tutti manca la vita normale, anche le cose più banali o che prima ritenevi noiose come magari andare a salutare i proprio parenti che ti fanno sempre le stesse domande; a me manca tantissimo fare sport, incontrare i miei amici, pure andare a scuola, o comuqnue la vita di tutti i giorni ma credo che per una pandemia che ha colpito tutto il mondo si possa rinunciare a tutto.


AHMED BINI Durante questa “quarantena forzata” ci è stato imposto di rimanere a casa e di uscire soltanto se obbligati, come, ad esempio, per fare la spesa oppure per andare dal medico o all’ospedale. Inizialmente si poteva uscire evitando gli assembramenti, successivamente però la situazione è peggiorata e il governo ha dovuto prendere delle decisioni più rigide. Adesso, fortunatamente, i contagiati e morti di coronavirus stanno diminuendo gradualmente e i guariti sono aumentati. Dicono che il virus soffra il caldo e questa è una cosa positiva perché siamo alle porte dell’estate. Per me non è cambiato granché, anzi la mia vita è rimasta quasi uguale a quella di prima, tranne che andare a scuola e agli allenamenti di calcio, che adesso sinceramente sono la cosa che mi manca di più. Non soffro più di tanto per la mancanza dei rapporti sociali: non sono mai uscito con gli “amici”, non perché non posso, ma perché la mia vita la vivo particolarmente da “professionista”. Anche se decidessi un giorno di uscire a fare un giro, lo farei, ma da solo. Appena iniziata la quarantena la prima cosa che ho pensato non è stata “adesso come farò a non vedere più i miei “amici”, ma “come farò a non giocare più in un campo di calcio”: mi mancano le corse folli verso lo spogliatoio per evitare di raccogliere i palloni, mi manca il rumore dei tacchetti che scandisce il ritmo della mia vita in quelle quattro mura, mi manca quando mia madre utilizza il calcio come minaccia per convincermi a fare dei lavori in casa, mi mancano i discorsi pre-partita del mister, i tiri in porta senza neanche esserti riscaldato, mi manca la sera prima delle partite in cui


devi andare a dormire presto, mi manca l’esultanza dopo un gol, mi manca pulire dal fango le scarpe da calcio, al freddo, con la stanchezza che ti mangia i muscoli, mi manca il calcio, mi manca la mia vita normale… Vorrei che questo fosse solo un sogno, vorrei svegliarmi e sentire mia madre che dice “guarda che farai tardi a scuola”. In questa quarantena ho capito una cosa molto importante: non è vero che abbiamo poco tempo, la verità è che ne sprechiamo molto. Come dice Charles Darwin “un uomo che osa sprecare anche solo un’ora del suo tempo, non ha scoperto il valore della vita”. Sono convinto però che tutto ritornerà alla normalità, questione di qualche mese…


ASIA BONAGURO Il periodo di quarantena è arrivato anche per noi italiani. Mascherine che ricoprono parte del volto, guanti che impediscono molti movimenti, distanziamento sociale, giornate intere passate sotto pressione, didattica a distanza tramite computer, telefoni e tablet, morale a pezzi. E’ così che mi sento. Ho l’umore sotto i piedi.

Da sempre sono stata e sarò una ragazza tanto positiva, con molta voglia di fare e piena di energia, però come tutti, pur essendo veramente pochi, ho i miei momenti no.

Sono molto estroversa, socievole e ho sempre il desiderio di fare nuove conoscenze. Mi piace stare in compagnia, sentire l’opinione degli altri, amo parlare; è proprio una cosa di cui non posso fare a meno. Amo i dialoghi di lunga durata, adoro esprimere i miei pensieri e penso sia la forma di comunicazione più bella al mondo. Ecco, tutto ciò durante questi ultimi mesi ci è stata sottratto. A causa del virus mondiale siamo arrivati ad essere costretti a seguire l’ordinanza del ministro, ovvero recarci in casa senza alcun tipo di comunicazione con l’esterno; un colpo basso per me, come per tanti altri.


Ora però non sono qua per raccontare l’esperienza di tutti, bensì la mia. Devo dire la verità, inizialmente la cosa non mi pesava più di tanto, ci sono rimasta male nei primi giorni, però poi mi sono detta che, se quello era il modo giusto per uscire vincenti da tutto quel dramma, allora era la cosa migliore da fare. Le giornate le passavo interamente con mia mamma e il suo compagno, con i quali in realtà non ho un gran rapporto. Non so come mai, ma siamo sempre contrastanti in tutto e per tutto e di conseguenza i momenti di litigio sono maggiori rispetto ai momenti di pura serenità. L’unico ad esserci sempre stato è mio fratello Thomas, di 14 anni. Con lui ho un legame particolare: odio e amore come ogni coppia di fratelli, però ci vado molto d’accordo e il tempo passato con lui è sempre memorabile.

Passavano i giorni e la mancanza del mondo ma soprattutto dei miei amici si faceva sempre più intensa, così ho iniziato ad effettuare videochiamate con loro alla sera tardi…una notte siamo rimasti in chiamata anche mentre dormivamo, cosa sbagliatissima ma in quella sera inevitabile.


Forse è questo il vero problema. E’ che tutta questa situazione è arrivata nella vita di me e dei miei coetanei nel momento sbagliato; nel momento dei nostri anni migliori, negli anni in cui avremmo potuto fare molte più cose anche solo a noi proibite un anno fa… Alla fine diciamocelo, l’adolescenza è quel periodo in cui si riesce a sentire il mondo nelle proprie mani prima ancora di farne parte. Il periodo in cui non ci si riconosce pienamente, in cui non si sa cosa si vuole o non si sa se si fa parte degli sfortunati. E’ il momento in cui tutto accade per la prima volta, in cui i sogni frullano ancora in testa. I problemi sembrano impossibili da risolvere anche se in fin dei conti ti accorgi che sono più simili a una rotonda: se non li affronti ti troverai perennemente punto e a capo. Ed è proprio in questi attimi che capisci che l’unica cosa su cui metteresti la mano sul fuoco sono gli amici. Un altro fattore per cui sono stata abbastanza male riguarda la scuola, i compagni di classe e i professori.


Come già riportato in precedenza le lezioni sono divenute virtuali e l’ambiente in generale non è rimasto ovviamente lo stesso. Al liceo in cui sono, mi trovavo bene soprattutto per la positività che girava nell’aria; tra i compagni c’è stata da subito una grande intesa, mi sono trovata benissimo con tutti quanti e ci raccontavamo di tutto. Con i professori è lo stesso, non avrei mai pensato di trovarne di così collaborativi, ci capiscono ogni volta e si mettono sempre nei nostri panni. Tramite le lezioni online non traspare lo stesso rapporto …ci siamo organizzati benissimo sin dalla seconda settimana di quarantena, ma come logico che sia, le ore che passiamo davanti al computer non saranno, a parere mio, mai e poi mai comparabili a quella dal vivo, con il professore che ti guarda dritto negli occhi e che ti segue passo per passo nel caso di passaggi non capiti alla perfezione.


Ad oggi, 16 maggio 2020, la situazione non è ancora risolta ma la cosa positiva è che dal decreto emanato alle 20:30 da Giuseppe Conte, da lunedì 18 è consentito frequentare luoghi quali mare, montagna, laghi, è consentito muoversi in tutta la propria regione senza bisogno di portarsi appresso l’autocertificazione e, cosa più importante da parte mia, è permesso, ovviamente mantenendo le distanze e con il continuo utilizzo della mascherina e dei guanti, vedere i propri amici. Termino il tutto sperando che questa sia solo una scala in discesa e che noi italiani come tutto il resto del mondo ci troviamo tra gli ultimi scalini da affrontare.


GHOFRANE BOUHAOUEL SALVE PROF.! Come sta? spero che stia bene! Comunque so che tutti stiamo passando in questo momento difficile però io personalmente la mia vita durante la quarantena non è cambiata molto a quella normale (intendo da quando che sono stabilita in Italia) la cosa cambiata che prima della quarantena andavo a scuola e vedevo i miei compagni di classe e i miei prof comunque io mi diverto un sacco andando a scuola e credo che questo è il motivo principale che mi ha resa infelice diciamo durante la quarantena ,poi il resto è uguale prima del virus almeno uscivo con la famiglia durante il weekend e basta cioè la mia vita da un anno è la stessa : scuola , studio, tempo con la famiglia . e credo che questo routine quotidiano è abbastanza chiaro per definire la mia solitudine è che non solo da quando che siamo in quarantena soffro di solitudine in realtà da un ‘anno che vivo in questa situazione e sinceramente mi manca davvero la mia vecchia vita quella sociale tipo passare il tempo con i miei migliori amici , stare in gruppo, divertire con loro , ridere ,scherzare ,uscire con loro, festeggiare insieme ,studiare con loro…insomma sentirmi al mio agio quando sto con loro e sentirmi una persona normale come gli altri e come tutti … in questo periodo non soffro solo di solitudine anche di noia finito di studiare non trovo altro da fare che usare quel telefono e guardare serie tv. Tra altre sensazioni che ho provato all’ inizio del quarantena è il panico ce io ero una di quelle persone che sono cadute nel panico avevo mille paranoia nella mia testa e soprattutto che è una questione mortale … ma per fortuna parlando con la famiglia e pregando e con il passare del tempo diciamo che sto abbastanza bene e anche che la situazione sta migliorando e sono molto ottimista per il futuro se continuiamo cosi spero che tutto andrà bene e spero che troveremo un farmaco contro il virus … Ho voluto scrivere qualcosa di positivo perché a me piace diffondere la positività però era questo che sto vivendo onestamente….


FRANCESCO BRUNELLI Durante questo periodo di quarantena per l’emergenza COVID-19 ognuno di noi ha vissuto il fenomeno del distanziamento sociale, interpretandolo in maniera diversa e suscitando sentimenti/emozioni mai provate prima. Riguardo la mia esperienza ho capito che il tempo è una cosa importantissima, che va vissuto facendo il massimo per ottenere ciò che vogliamo e non buttarlo via in “sciocchezze”. Prima di questa quarantena non avevo la minima idea dell’importanza del tempo e del suo grande valore, infatti molte volte affrontavo diverse cose con superficialità senza dare il massimo per ottenere quell’ obiettivo, oppure tutti quei giorni che ho passato a giocare ai videogiochi senza nessun motivo perdendo ore e ore della mia vita inutilmente quando potevo uscire con gli amici o con i miei genitori, magari per una semplice passeggiata in compagnia. Un’ altra cosa che ho capito è l’importanza di avere degli amici “veri” che anche durante questo periodo di emergenza e difficoltà, come anche nella vita “normale”, sono sempre al tuo fianco, aiutandoti nei momenti difficili senza chiedere nulla in cambio. Principalmente sono queste le cose che mi ha fatto capire questo distanziamento sociale, che sicuramente mi serviranno per la mia vita in generale.


SOFIA CAPPELLARI Il periodo di isolamento è arrivato anche in Italia, mascherine, guanti, amuchina, lezioni online e tutte quelle cose che permettono di uccidere o scacciare il virus più facilmente. COVID-19, così è chiamato il virus, che ha messo in ginocchio l’intera umanità perché non è una semplice epidemia regionale ma Mondiale. Medici, infermieri e dottori, in pensione o in servizio, sono le persone che sono sempre a contatto con il virus e che si sono impegnati a portare ogni giorno sempre di più l’Italia verso la ripartenza. Eroi: così sono stati chiamate tutte quelle persone citate prima che ogni giorno combattono in prima linea senza scudi o armi contro un nemico invisibile, semplicemente con mascherine e guanti, solo con il pensiero della famiglia a casa che li aspetta e il mondo che li guarda e che conta su di loro. La quarantena, per me, si è fatta molto sentire, il primo mese sono sempre stata in casa e mi è capitato di passare intere giornate a piangere; i miei genitori hanno visto che tenermi a Ferrara era improponibile quindi mi hanno portato al mare. Mentre stavo andando a casa sono andata a salutare i nonni a Comacchio dopo 3 mesi che non li vedevo. Arrivata a casa sono subito andata a salutare una mia amica che da Milano è venuta al mare prima che non si potesse più circolare; visto che i suoi genitori sono dottori, per tutelare lei e i suoi fratelli, si sono traferiti per i mesi di quarantena al lido di Spina. Io lei la vedo 3 mesi all’ anno e per me vederla 5 mesi di fila, perché a giugno torna e sta fino ad agosto, è una cosa fantastica che mi ha molto sollevato il morale. Le lezioni online vanno abbastanza bene, la differenza tra lezione online e lezione in classe si sente molto, vado meglio con la didattica a distanza ma solo per quel che riguarda i voti perché l’aspetto morale è davvero a terra. Questa situazione generale mi ha segnato molto: io sono una persona che sta in casa solo per mangiare e adesso starci mi ha fatto diventare pazza. La cosa che più di tutte mi ha fatto stare male è non poter vedere gli amici anche perché per me gli amici sono tutto, valgono di più di qualsiasi cosa. Spesso persone che ritenevo mie amiche mi hanno fatto crollare ma mi sono sempre rialzata; ho un sacco di amici, la compagnia non mi manca ma sotto sotto non so chi davvero farebbe di tutto per vedermi felice; mi manca uscire e vederli. Questa quarantena, però, mi ha fatto capire tante cose: ad esempio che nel momento in cui si potrà uscire saremo meno attaccati al telefono e vivremo ogni singolo momento, anche la cosa più piccola potrà essere importate perché non tornerà più; ci ha insegnato ad essere più uniti più forti, ha fatto sì che l’Italia si rialzasse più forte. Niente più sarà come prima perché ritorneremo ad uscire ma noi nel nostro piccolo saremo diversi, come ho detto, saremo più legati a vivere ogni singolo momento e acogliere la bellezza anche nelle piccole cose.


CHIARA CHIROLLO Durante questa quarantena ho imparato molte cose: internamente ho provato nuove emozioni e sentimenti stando molto più tempo fisicamente con i miei genitori e mia sorella e virtualmente con i miei parenti; ma la cosa che mi è piaciuta di più, anche se può sembrare banale, è che ho imparato a “costruire” e a fare nuove cose cimentandomi per esempio nell’ambito della cucina, nel fai da te, nel modificare o rimettere a nuovo oggetti o ambienti della mia casa. Questa quarantena sta piano piano finendo e stiamo, spero, quasi arrivando alla fine; se dovessi fare un resoconto di tutto questo tempo passato tra le mura della mia casa, alla fine non sarebbe poi così male. Inizialmente, durante i primi giorni di questo confinamento, non riuscivo neanche ad immaginare come avrei trascorso questi mesi in casa: cosa avrei potuto fare? Come avrei fatto senza le uscite con gli amici? Come sarebbe stato non allenarsi più come prima? E la scuola come sarebbe andata avanti? Per uno spirito come il mio, che non riesce a stare neanche un giorno chiusa in casa senza uscire, temevo sarebbe stato un inferno, ma per fortuna non è andata così. Personalmente mi sono ritenuta abbastanza fortunata perché, in generale, non ho mai avuto grossi problemi con i miei genitori e non ho mai avuto un litigio talmente intenso da non parlarci per giorni, cosa che penso succede in altre famiglie in cui il rapporto dei genitori con i figli non è dei più brillanti. Quindi, il fatto di passare così tanti giorni in casa con la mia famiglia non mi ha spaventato poi così tanto e non è mai stato un problema, anzi. Sotto questo aspetto la quarantena mi è piaciuta perché ho recuperato il tempo che prima non ho potuto trascorrere insieme a loro per i tanti allenamenti e partite che dovevo sostenere ma anche per le ore che il lavoro li portava via e anche, per mio padre, lontano da casa. Infatti tutti insieme abbiamo riso e scherzato di più, abbiamo giocato a giochi di società, cosa che prima non mi sarei minimamente sognata di fare, abbiamo guardato dei film e infine, dato che il 20 marzo è stato il compleanno di mio padre, insieme a mia madre e mia sorella, abbiamo organizzato un compleanno diverso dagli scorsi anni, ma pur sempre bello. Anche con mia sorella ho passato dei momenti speciali; abbiamo simulato un salone estetico in casa, ci siamo prese cura di noi stesse facendo dei trattamenti per il viso, truccandoci l’una all’altra, dandoci lo smalto e provando a fare nuove acconciature per i capelli. Alcune volte ho trascorso il tempo con mia nonna, con la quale ho un bellissimo rapporto; infatti, non potendo andare a trovarla, l’ho videochiamata più volte. Può sembrare strano, ma, anche se ha più di 70 anni, sa utilizzare molto bene i nuovi strumenti tecnologici, cosa che per molte altre persone anziane può risultare molto strano e difficile, e questo lo ritengo già un grande vantaggio. Soprattutto nelle prime settimane di quarantena, non essendoci ancora le video lezioni, mi sono cimentata in nuovi ambiti, che prima mi erano abbastanza sconosciuti. Infatti, anche se non è del tutto corretto, ho cucinato tante nuove pietanze sia dolci che salate; per esempio un giorno ho videochiamato mia nonna e ho preparato con il suo aiuto passo per passo, le lasagne, ovviamente non sono venute come le sue, e penso che mai lo verranno, ma in qualche modo mi hanno


ricordato i “pranzoni” che facevamo le domeniche a casa sua e che ora dobbiamo aspettare ancora un po' per poterli rifare. Un’altra mattinata l’ho passata interamente con mia mamma a preparare cappelletti per tutta la famiglia: anche se è stato abbastanza difficile riuscire a prepararli, mi è piaciuto lo stesso perché in qualche modo, con mia mamma, abbiamo provato a ricordare tutti i segreti che l’altra mia nonna, che purtroppo è venuta a mancare nel 2018, utilizzava per farli.

Poi mi sono divertita molto a fare nuovi progetti “fai da te”; ho realizzato soprattutto delle specie di bacheche in cui ho appeso delle foto che ricordano tutti i momenti più belli della mia vita: i viaggi con la mia famiglia, le giornate passate insieme ai miei amici, i momenti più belli passati con la gente a cui voglio più bene… Inoltre ho rimesso a nuovo la mia scrivania, può sembrare un semplice dettaglio, ma farlo mi è piaciuto e mi piace l’atmosfera che sono riuscita a creare posizionando gli oggetti in maniera diversa, rendendolo in qualche modo il mio luogo personale, dove posso progettare, immaginare, creare e ovviamente anche studiare.

Naturalmente non sono mancati, anche per me, i momenti di noia in cui non si sa proprio cosa fare oltre che consultare il telefono; e pensare che prima questi momenti non mi immaginavo neanche lontanamente di averli, viste le numerose ore passate ad allenarmi o a studiare per la scuola. È inevitabile dire che le persone che più mi sono mancate sono state le mie più care amiche, le persone che, soprattutto


in questo momento della vita, sono, dopo la famiglia, le più importanti. Sono le persone che, anche nei giorni più pesanti, riescono sempre e comunque a strapparmi un sorriso, con le quali mi posso confrontare, ridere e scherzare, mi sono mancate tutte le uscite che facevo con loro.

Insomma, anche se stando semplicemente in casa, in questa quarantena ho imparato diverse cose, tra le quali, la più importante, quella di apprezzare le piccole cose, i piccoli gesti. Anche se mi è piaciuto svolgere questo tipo di testo, spero di non doverlo più rifare in un futuro, di non ritrovarmi più a dover dire “come ho passato la mia quarantena”. Per fortuna sembra che tutto questo stia quasi per finire, ma ancora non si può esserne certi. Spero però vivamente che in generale tutto il mondo si possa portare dietro una sola cosa da questa quarantena: mantenere bassi livelli di inquinamento, e che la natura possa anch’essa avere il suo spazio per rigenerarsi e per poter vivere; infatti durante il mese di marzo/aprile, mesi in cui si poteva uscire solo per bisogni primari, mi è capitato di affacciarmi alla finestra e sentire il solo rumore del cinguettio degli uccelli, di sentire il profumo dei fiori, che era prima mascherato dall’odore dei fumi generati


VICKY FERRARI Se qualcuno all'inizio di quest'anno mi avesse detto che avrei passato mesi chiusa in casa gli avrei dato del pazzo. Le mie giornate sono scandite da momenti precisi; scuola, studio e allenamento, spesso non ci si ferma neanche a osservare e capire cosa ci circonda. Questa reclusione forzata ha bloccato tutto il mio mondo, ha chiuso la mia bici in garage e mi ha costretta a reinventare completamente le mie abitudini. All'inizio tutto sembrava infinito, le giornate non passavano mai e arrivare a sera con la sola compagnia dei miei fratelli spesso era insopportabile. Lentamente tutta la famiglia ha dovuto trovare nuovi equilibri, ci siamo riorganizzati e ho scoperto che pur essendo diversi e spesso abituati a litigare per delle sciocchezze è possibile aiutarsi a vicenda a sentirsi meno soli. Ovviamente mi sono mancati gli amici, le videochiamate non sono la stessa cosa di un'uscita. Ho avuto tempo per pensare a quanto i miei genitori contino su di me e, essendo la più grande, della responsabilità che ho nei confronti dei miei fratelli. Proprio per questi motivi mi sono impegnata ad aiutare in casa, ho cercato di aiutare con i compiti Ryan, il più piccolo dei miei due fratelli, e con lo studio Kevin, che frequenta la terza media. Non so se mi sia sempre riuscito bene ma sentirsi utili è stato molto importante per me, in un momento come questo. Oltre ai numerosi momenti di studio, io e i miei fratelli ci siamo uniti, migliorando i rapporti che ci legano, e per questo motivo devo ringraziare la quarantena perché prima non avevamo molto tempo per stare insieme e per parlare liberamente del più e del meno. L'aspetto più deprimente sono stati decisamente gli allenamenti in solitaria, trovare la forza di volontà per allenarmi da sola, nello spazio del mio cortile, senza le risate con gli amici, ma soprattutto senza il supporto emotivo del mio allenatore, Michael; l'unica compagnia veniva dalle tabelle con gli esercizi da fare che mi mandava quotidianamente. Quando finalmente ho ripreso gli allenamenti al campo, durante il tragitto in bici ho osservato tutto con occhi nuovi, come se non avessi mai visto nulla di quello che mi circonda, come se non avessi mai visto strade e palazzi che invece vedevo quasi 4 volte al giorno, le cose peggiori sono state attraversare la piazza senza vedere qualcuno in giro che rideva o scherzava con gli amici e il fatto di dover stare con la mascherina, che ti impedisce nei movimenti e nei discorsi, mentre sono con i miei amici.


FABIO FINETTI Finalmente è finita la quarantena! Non ne potevo più! Chi se lo sarebbe mai immaginato? Nessuno. Mi ricordo come se fosse ieri che un mio compagno di classe mi disse “oh, Fra, hai sentito il virus che in Cina sta facendo morire tutti” e io a suo tempo gli risposi “Fra ma vuoi che venga in Italia?” …è stata la gufata del secolo. Poche settimane dopo ci furono i primi contagiati: la scuola metteva nei corridoi, nelle palestre e nelle aule un foglio in cui erano scritte le misure da tenere per evitare il contagio. Noi ragazzi la buttavamo sul ridere, infatti tutti dicevamo “oh Fra sta lontano che mi attacchi il corona” oppure appena uno tossiva gli veniva detto “oh Fra ma hai il corona tu, stai lontano”. Sempre noi ragazzi abbiamo esultato quando hanno chiuso le scuole, per noi era l’inizio di una “vacanza”. Mi ricordo che ogni cinese che incontravamo veniva discriminato, infatti tutti dicevano “o Fra è passato il cinese, v********o ecco chi porta il corona virus”. Le discoteche, nel frattempo, cominciavano a chiudere, mi ricordo di una serata in via Mazzini in cui c’era tutta Ferrara dai quattordicenni ai ventenni, infatti per noi non era un pericolo, per pochi lo era, adulti compresi. Non ci è voluto molto, dopo 2 settimane tutti chiusi in casa. Mi ricordo benissimo: alle 2 del pomeriggio partii con un mio amico in bici e passando per l’argine del Po arrivammo a Ferrara; alle 7 circa sono tornato a casa e dopo aver cenato, alle 9 30 circa, mia nonna chiama mia mamma dicendogli che il Premier Conte aveva avviato una fase 1 contro il virus, mettendoci in quarantena. Oggi mi ritengo fortunato perché quei 60 Km in bici mi sono serviti da “bonus” per affrontare la prima settimana di quarantena, mi sono sfogato. La quarantena è stata dura per me, tanto dura. Fino a quel momento a casa ci stavo solo per cenare e dormire, avevo ritmi altissimi, ogni minuto faceva la differenza. Ho sentito lo sbalzo di ritmo, infatti ho fatto l’errore di adagiarmi troppo. Ho reagito quando la mia prof mi ha chiamato facendomi presente che ultimamente ero molto superficiale: a dir la verità non lo avevo notato più di tanto, ma purtroppo era la verità. Da sempre per via di certe situazioni della mia vita, sono stato un ragazzo che in ogni situazione riesce vedere il lato positivo prima di quello negativo. Ho imparato, da questa situazione, che la libertà non ha prezzo e ho compreso quanto sia importante avere uno scopo. Anche se noi non ce ne accorgiamo, quando ci alziamo la mattina abbiamo uno scopo e per scopo intendo anche cose piccole, che però ci danno la forza di alzarci e VIVERE, come vedere un amico, andare all’allenamento il pomeriggio, parlare di determinate cose che ti sono successe la sera prima e altre mille cose. In quarantena non era così, mi alzavo la mattina e l’unico pensiero che mi ronzava per la mente era la speranza che il giorno passasse il prima possibile. Con il passare del tempo, pensandoci ho capito che il problema non era avere uno “scopo” ma era con chi affrontavi la vita per questo, infatti a casa potevo allenarmi come prima, fare lezione come prima, e sentire gli amici per messaggio. Ma la cosa che mi mancava era fare ciò insieme a tutti loro. Ho capito cosa vuol dire solitudine e sono disposto da oggi ad aiutare tutte le persone che si sentono così. La solitudine ti logora dentro. La


solitudine è un problema mentale, non fisico; infatti chiunque può anche uscire con trenta persone e sentirsi in compagnia dal punto di vista fisico ma non mentale, per sconfiggere la solitudine, ho capito, che bisogna essere coinvolti mentalmente. Ho capito il concetto di libertà. La libertà viene data per scontata ma in realtà, dal gran che è importante, non ha prezzo. Ho riflettuto molto e la cosa che più ci ha dato il senso di soffocamento non è stato l’obbligo di stare in casa in quanto tante persone che ho sentito lamentarsi erano solite a giocare ai videogiochi costantemente e uscire di casa 2/3 volte al mese. Il senso di soffocamento è stato dato dalla mancanza di libertà. Ho capito il potere delle emozioni. Nella nostra vita ogni giorno, nonostante la routine fosse più o meno la stessa, viviamo situazioni diverse che ci portavano a provare diverse emozioni come la felicità, la tristezza, la rabbia, l’angoscia ecc. Nel periodo di quarantena, a parte un po’ di nostalgia, ho smesso di provare emozioni, la reazione è stata quella di avere l’impressione di non avere più interessi, più scopi portandomi di conseguenza ad uno stato di “fastidio interiore” che sinceramente è difficile da descrivere. Prima quando facevo una bella partita, ad esempio, ero felice e avevo il desiderio di tornare a giocare il prima possibile. Quando facevo una brutta partita la rabbia e la tristezza unite al rimpianto di non aver fatto meglio, mi davano la forza di migliorarmi sempre. Ma durante la reclusione forzata, davvero non provavo nulla, trascorrevo la mia vita come un automa e questa è stata la cosa che forse mi ha logorato dentro più di tutto il resto. Oggi penso che le emozioni abbiano un’influenza elevatissima sulle nostre scelte e sul nostro modo di pensare, senza questa situazione di isolamento, penso, non avrei mai capito l’importanza di questo concetto.


EDOARDO FREGNANI Era il 23 febbraio, quando dentro di me era in circolo una grande gamma di emozioni, che comprendeva molte cose, tra cui la partita che avevo fatto al mattino, e le finali di Coppa Italia che ero andato a vedere, dove ho visto sfidarsi tutti i miei idoli e i più grandi giocatori del mondo. Quel giorno mi sembrava di avere tutto quello di cui avevo bisogno, tra cui amici, allenamenti, partite… Dopo un paio d’ore che ero immerso nelle mia più grande passione, la pallavolo, arrivò uno dei tanti decreti che poi sono usciti in questi mesi, nel quale c’era scritto che non saremo più andati a scuola. È proprio a quel punto che sembrava che andasse tutto benissimo perchè pensavo anche di poter avere più tempo per me, per i miei amici, per la mia famiglia e per le mie passioni. I primi giorni lontani da scuola sono stati i migliori e pensavo che se fosse continuato così per sempre sarebbe stato fantastico. Piano piano però, mi accorsi che non era poi così tanto bello come pensavo inizialmente. Questo perché, gradualmente, da giocare le partite a porte chiuse, si fermò il campionato, successivamente chiusero le palestre e il 9 marzo il governo decise di iniziare una quarantena, nella quale bisognava stare in casa tutto il giorno, cambiando radicalmente la nostra routine giornaliera. Tutta Italia si dovette adattare, e personalmente non è stato per niente facile, perché da una vita frenetica in cui avevo sempre qualcosa da fare mi sono ritrovato chiuso in casa e dove inizialmente le cose da fare sembravano pochissime. Con il tempo però ho cominciato a cambiare radicalmente la mia routine giornaliera e ho iniziato, e continuo ancora oggi, a fare cose che una volta non potevo permettermi, come stare insieme alla mia famiglia così tanto tempo, andare in bicicletta con mio padre, cucinare, guardare un film con loro… Tutte queste cose magari per una persona normale possono essere molto insolite, ma che io purtroppo con la mia vita frenetica di prima non riuscivo a fare. Questa è stata una delle cose positive che mi ha portato questa quarantena, dove dopo 15 anni ho riscoperto il vero senso della famiglia. Purtroppo però oltre alle tante cose positive che ho riscoperto durante questi mesi ho riscontrato anche molte mancanze, che all’apparenza sembrano molto semplici, ma non lo sono per niente. Ho sofferto molto la mancanza e la lontananza dei miei amici, sia di quelli con cui ero legato, sia di quelli con cui non avevo un legame così forte e questa sensazione purtroppo non me lo sarei mai aspettato. Ovviamente ho riscontrato che senza la mia passione, la PALLAVOLO è tutto totalmente diverso, e in certi aspetti, anche più brutto. La cosa che più di tutte non mi sarei mai aspettato è che mi mancasse andare a scuola. Eh sì dopo neanche un mese di quarantena avrei voluto di nuovo la mia vita normale nella quale era compreso svegliarsi alle sei di mattina per andare a scuola a studiare e tornare all’una di notte da una trasferta. Magari possono essere cose molto faticose e stancanti, ma le preferirei mille volte piuttosto che stare chiuso in casa senza contatti reali con amici, conoscenti, professori, parenti, allenatori…



SAMUELE FRIGNANI Tutto è cominciato quando una sera il presidente Conte emise un decreto annunciando tutta l’Italia zona rossa. Da quel giorno la vita di tutti quanti è cambiata: niente amici, niente sport, niente scuola non si poteva uscire nemmeno per una passeggiata a più di 200 m di distanza dalla propria abitazione. Durante il periodo di quarantena le cose negative superano di gran lunga quelle positive; secondo me però questo periodo ci ha fatto capire quanto siano importanti le cose che un tempo facevamo abitualmente come giocare a calcio o andare a scuola che ritenevamo scontate e che ora non possiamo più fare. In questa quarantena le ore sembravano durare il doppio ma ora in questa ‘fase 2’ un po' più di libertà ce l’abbiamo: possiamo uscire liberamente in bici o fare una corsetta da soli tenendo le mascherine, possiamo riabbracciare i nostri cari che non vediamo da mesi. In questo periodo, pur annoiandomi, ho provato a fare cose che prima non mi venivano in mente neanche per scherzo ad esempio ho imparato un po' a pescare, mi sono interessato molto di più al basket guardando molte partite e comprandomi subito un canestro. Una delle cose che mi manca più di tutte è il calcio, sia giocato sia da guardare: l’amicizia che c’è all’interno, la corsa che fai per arrivare primo in un esercizio, le risate con gli amici tutte cose che ritenevo scontate ma che ancora più che mai in questo periodo ho capito che devo tenermele strette e godermele al meglio.


ANDREA GARBELLINI Le emozioni che ho provato durante questa quarantena sono state tante e diverse tra di loro. Mi sono sentito arrabbiato … improvvisamente il Covid mi ha privato della mia vita e della mia libertà. In un attimo mi sono ritrovato senza scuola, amici, nuoto, senza più nessuna sicurezza! Mi sono sentito spaventato! Il Covid è un virus che nessun conosce, di cui non si sa la cura, che spaventa e ferma tutto il mondo. Mi sono sentito nostalgico…improvvisamente anche le cose che prima facevo controvoglia mi mancano. Mi sono sentito spaesato cercando di ripartire tra scuola e amici online … Ma mi sono anche sentito amato e protetto dalla mia famiglia che ho conosciuto e vissuto di più… Ho riscoperto il piacere di stare, giocare e parlare con i miei genitori. Ho riscoperto l’amicizia vera … chi è voluto esserci, infatti, lo ha fatto in ogni modo possibile, anche da lontano. E adesso mi sento fiducioso, impareremo tutti a convivere con il Covid 19 e riprenderemo a vivere …

distanti, ma più uniti!!!


MIRCO GONELLI Questa quarantena ha cambiato il pensiero e le abitudini di molte persone, compreso me. A causa del mio sport io sono sempre stato praticamente tutto il giorno fuori di casa perché uscivo al mattino alle 7:30 per andare a scuola, tornavo per pranzo per poi ripartire dopo una trentina di minuti per andare a nuoto e ritornare alla sera, Alcuni giorni, finendo tardi da scuola, non riuscivo neanche a tornare per pranzo e quindi stavo fuori tutto il giorno. Per questo il primo periodo di quarantena è stato come un riposo per me e come penso per tutta la mia classe, essendo un indirizzo sportivo. Qualche settimana dopo però ho iniziato ad annoiarmi poiché non potevo neanche più allenarmi o comunque uscire di casa. Così mia mamma iniziò a trovare dei lavori per la casa che avrebbe dovuto fare qualcun altro e iniziammo a farli io e mio fratello. La prima cosa è stata dipingere di bianco qualche camera poi trasformare il garage in una palestra; il lavoro più grande è stato nel giardino dove abbiamo tolto, con una accetta, circa un centinaio di fotine (quelle che formano le siepi alte). Questo ci ha legati molto perché i nostri genitori hanno sempre continuato a lavorare e quindi non avevamo altre persone con cui parlare. Oltre ai lavoretti però ci ha uniti molto anche la lontananza dagli amici perché prima potevamo uscire e quindi raramente ci fermavamo a parlare, adesso invece parliamo quasi tutto il giorno e a volte ci alleniamo anche insieme. Penso che almeno per me il nostro rapporto sia molto cambiato, infatti, io non lo vedo più tanto come un fratello più grande quindi quasi come una autorità ma lo vedo come un amico, e penso che per lui sia lo stesso. Oltre al rapporto con mio fratello è cambiato molto anche il rapporto con gli amici, infatti, senza vedersi, è molto più difficile stabilire un contatto e quindi si perde un po’ anche quel rapporto di amicizia e di complicità che invece si crea dal vivo. Nonostante questo sono riuscito comunque a sentire quasi tutti i miei amici tramite piattaforme come meet o houseparty. Oltre al cambiamento, di questo rapporto sono riuscito a capirne meglio anche l’importanza: avendo quasi tutti i miei amici nella stessa squadra di nuoto sono sempre riuscito a parlarci ogni giorno e quindi davo un po’ per scontata la loro presenza, adesso che non riesco a vederli però ne sento molto di più la mancanza. Per quanto riguarda la famiglia più in generale, quindi oltre a mio fratello, il rapporto non è cambiato molto perché, come ho detto prima, i miei genitori hanno sempre continuato a lavorare, mia mamma andava in ufficio, mio papà invece riusciva a farlo tramite smart working, quindi da casa, però, essendo un “commerciale” doveva comunque parlare con i clienti e quindi era del tutto assente (come è giusto che sia). Durante i giorni festivi, quindi i giorni nei quali potevano stare a casa, abbiamo parlato molto di qualsiasi cosa, dalle più inutili alle più utili, e siamo anche riusciti a legarci di più e conoscersi meglio, per esempio ho scoperto che a mia mamma non piace minimamente cucinare ed è per questo che fa cucinare sempre me o mio fratello. Oltre a questo abbiamo imparato a fare anche i cappelletti, che sembra scontato ma quando affronti un impasto da 15 uova, non lo è per niente.


Per quanto riguarda i nonni ovviamente mi sono mancati moltissimo specialmente quelli paterni perché abitano lontani da casa mia, mentre mia nonna materna abita nel nostro stesso cortile. Il fatto di abitare dentro lo stesso cancello però non vuol dire che io l’abbia potuta vedere tutti i giorni, infatti quando si pensava che il virus colpisse solo gli anziani e quindi quando ancora non eravamo in quarantena siamo sempre stati a qualche metro di distanza perché io andavo a nuoto ed ero ancora a rischio contagio. Tutto sommato però questa quarantena non ci ha fatto male, almeno a me, infatti ho capito meglio l’importanza del contatto con le altre persone e sono anche riuscito ad imparare molte cose che mi serviranno prima o poi nella vita come il “fai da te”. E’ ovvio che questi due mesi gli avrei passati molto volentieri fuori di casa, però sono stati molto sicuramente molto meno noiosi di quello che mi aspettassi.


MATTEO GRANDI Il periodo di quarantena a causa del Covid-19 è stato sicuramente un momento difficile per molte famiglie e persone che si sono viste rinchiuse nelle proprie abitazione per un arco di tempo abbastanza lungo. Personalmente reputo questi due mesi trascorsi in quarantena come un momento utile e anche piacevole, infatti, grazie alla grande tranquillità che mi circondava dovuta all’assenza di altre persone, ho avuto modo di potermi riposare ma specialmente di poter pensare e riflettere su molti argomenti che da tempo mi turbavano e a cui volevo mettere chiarezza. Durante la mia quarantena ho capito realmente quanto la mia famiglia sia importante per me, infatti i famigliari sono quelle persone che ci saranno sempre e che ti aiuteranno e ti staranno vicini anche nei momenti più difficili. Un argomento su cui ho riflettuto parecchio durante il periodo di quarantena sono state le amicizie, infatti ho capito quanto in realtà bisogna dare valore alle amicizie e bisogna anche saper distinguere una vera amicizia da una semplice conoscenza: una vera amicizia è formata da valori che sono fondamentali per il proseguimento di essa, come la lealtà, la fiducia, il rispetto e l’esserci sempre e non solamente quando conviene. Questi valori fanno in modo che una amicizia sia vera e che si possa essere contenti di stare con il proprio amico. Durante questa quarantena ho avuto momenti in cui mi sentivo abbastanza isolato da tutti, infatti al contrario di tutti i miei amici, avevo scelto io stesso di interrompere le comunicazioni con gli altri miei conoscenti per avere un periodo di calma, in cui le uniche persone con cui conversavo erano i miei famigliari e i miei vicini di casa ottantenni, che reputo tutte persone molto intelligenti, sagge e in gamba, le quali mi hanno raccontato le loro avventure da ragazzi, i loro momenti difficili e i loro momenti belli e tutto ciò mi ha molto risollevato perché mi hanno fatto capire che ognuno di noi può avere momenti difficili, in cui ci si sente soli, ma appena ho rivisto tutti i miei amici con le giuste precauzioni rispettando il distanziamento sociale obbligatorio, mi è del tutto sparito quel senso di totale isolamento che mi circondava durante la quarantena. Uno dei momenti più belli che mi legano alla quarantena è stato quando sono stato a pescare nel canale di fianco a casa mia con il mio vicino di casa, con cui ho un grandissimo legame nonostante la grande differenza di fascia di età che ci separa; mentre pescavamo ha incominciato a piovere e lui ha condiviso con me il suo ombrello, per me è stato un segno importante di condivisione, che mi ha fatto capire quanto sia importante aiutare le persone anche quando, a volte, ci si può rimettere. Per concludere reputo questa quarantena un momento certamente brutto per l’umanità, specialmente dal punto di vista sanitario ed economico, ma a me questo momento di esilio, di distacco sociale mi ha fatto comprendere quali sono i veri valori della vita e quanto sia bello godersi tutto quello che la vita ci offre, ma portando rispetto a tutto ciò che ci circonda. Spero che non avvenga più un momento come questo e che le prossime generazioni non si imbattano più in ciò che ha colpito me e i miei coetanei, perché comunque a 16 anni non è facile restare chiusi in casa quando si ha voglia di vivere nuove esperienze ed essere sempre fuori in compagnia, ma allo


stesso tempo spero che questa quarantena possa aver lasciato qualcosa di positivo a tutti i ragazzi della mia generazione, affinchè questo periodo di reclusione sociale non venga soltanto ritenuto tempo perso, ma anche un modo per comprendere meglio noi stessi e tutto ciò che ci circonda.


ANDRI LIKA Com’era la vita, prima? Cosa facevo al posto di fare lezioni su meet, videochiamare amici e familiari, pubblicare nelle storie di instagram i ricordi del mio archivio, seguire incessantemente le notizie, guardare una serie dopo l’altra, trovare nuovi hobby, lavorare, aspettare? Ah, sì, vivevo, semplicemente, senza rendermi conto di essere fortunato, senza sentirmi sempre davvero felice. Col prolungamento delle vacanze, non mi sembrava nemmeno più una vacanza, da quel 15 marzo che diventò poi il 3 aprile, che diventerà poi chissà quando, a data da destinarsi. E adesso fortunatamente ne siamo fuori. Ma prima ero spaesato, vivevo la mia nuova vita a distanza, che assomigliava a quella di tutti, ritagliata all’interno di giornate lunghissime che però finiscono sempre troppo presto. Invece di uscire di casa, di entrare in classe, di aspettare che tutti ci siedano, di percepire quel silenzio vivo e di cominciare lezione, si accende meet, si programmano le lezioni, ci si saluta e ci si vede attraverso uno schermo, ci si parla con un con un microfono. Non era per le lezioni una situazione facile. Per un momento non avevo niente da fare quindi ho scritto una lista di quello che avrei fatto quando sarebbe finita la quarantena. I miei sentimenti non sono niente in confronto al dolore vero che stanno vivendo altri. Penso a quelli che hanno perso i loro cari, a coloro che non hanno più un parente, un amico, un genitore, un nonno, tutti quelli che non hanno più a loro fianco una persona amata. Solo la consapevolezza del fatto che saremo tornati alle nostre abitudini e l’augurio che questo virus poteva renderci migliori a darmi la forza per continuare a ridere, studiare, vivere in attesa di riprendere la mia routine che mi pareva tanto noiosa e snervante e che davo troppo per scontato. L’intento durante la quarantena era quello di tenersi più occupati possibile, il rischio era quello di fermarsi a meditare su ciò che sta accadendo e andare nel panico. Lo studio, lo svago, il riposo sono attività alleate per far passare. Sono stato fortunato a poter stare in isolamento totale assieme ai miei famigliari, in sicurezza e tranquillità, almeno per me. Un privilegio che purtroppo non era e non è per tutti. Tutto questo finirà. E quando sarà finito impareremo tutti ad apprezzare di più ogni singola cosa, impareremo quanto sia importante avere persone intorno a noi che ci vogliono bene. Riprenderemo a fare le attività che facevamo prima, usciremo tutti insieme come abbiamo sempre fatto, ma mettendoci più amore, più consapevolezza di quanto sia bello e di quanto siamo fortunati. Inizieremo a cogliere le opportunità quando ci si presentano, senza perdere tempo, vivremo la vita ogni singolo secondo, perché in ogni momento le cose possono cambiare. Questo era quello che pensavo, questo è quello che pensavamo quasi tutti, e confermo tutti i miei pensieri.


SIMONE MARCHETTI Beh che dire, un po’ quello che dicono tutti quanti in giro, un po’ tutte le voci che senti su questo dannato virus, un po’ la stanchezza di non poter fare tutte le cose che erano abituali per noi. Siamo stai impreparati fin dall’inizio, e lo siamo tutt’ora, e sto iniziando a pensare che da questa situazione non ne usciremo più… da quel giorno tutto è cambiato, noi che ci ridevamo su senza sapere davvero cosa fosse questo virus, e uscivamo come tutti i giorni… ma da quel giorno, proprio tutto cambiò…faccio ancora fatica a realizzarlo io. Durante la quarantena non ne potevo più di niente, essere circondato da muri, e non essere circondato da alberi, aria fresca, amici… ero sempre annoiato e la voglia di provare qualcosa di nuovo col tempo si fece ancora più minuscola… è sembrato come se stessi vivendo ogni giorno lo stesso giorno per due mesi… e ogni giorno mi ripetevo e speravo che tra poco, “sarà tutto finito". Per fortuna la voglia di allenarmi non mancava infatti ogni giorno mi allenavo un paio d’ore per non ritrovarmi a fine quarantena un “barile di grasso”. Tutto sommato me la sono cavata bene, tenendo botta al virus… e aspettando come ora, che la situazione migliori.


SOPHIA MAZZONI Quando questo lungo periodo di isolamento è iniziato, non mi sembrava poi tanto male, avevo più tempo per me e per allenarmi perchè avendo chiuso le scuole, mi ha anche dato la possibilità di passare due settimane in Nazionale e, se ci fosse stata la scuola, sarei dovuta tornare prima per non perdere troppe lezioni. All’inizio le giornate erano piene, passavo molto tempo all’aria aperta e allenandomi, poi da un giorno all’altro è cambiato tutto. Sono iniziati i controlli, non si poteva più uscire e anche allenarmi è diventata un’impresa ardua, più il tempo passava più le cose peggiorarono fino ad arrivare all'obbligo di stare in casa senza neanche la possibilità di poter uscire per una passeggiata. Con la chiusura della scuola abbiamo iniziato un programma scolastico chiamato DAD cioè didattica a distanza, ogni mattina ci dobbiamo collegare a un computer o un qualsiasi dispositivo e seguire le lezioni su una piattaforma che ci dà l’apparenza di essere in contatto con gli insegnanti e i compagni, come ormai è diventato ogni rapporto con amici, familiari e tutte le persone che sentiamo vicine ma che allo stesso tempo sono molto distanti. Per allenarmi dovevo andare nei parchi oppure in casa, gli allenamenti erano diversi ovviamente mancavano delle componenti fondamentali come il lavoro in coppia oppure visto che non ho la possibilità di avere un sacco in casa, del materiale per l’allenamento specifico; ogni tanto quando le restrizioni si sono un pochino allentate andavo a casa del mio allenatore. I miei allenamenti erano composti da circuiti alternati al lavoro specifico che cercavo di rendere il più realistico possibile. Ora per fortuna le cose sono tornate alla normalità e ho la possibilità di allenarmi in palestra inoltre gli allenatori della Nazionale hanno iniziato un progetto con gli atleti e atlete di interesse nazionale, si tratta di allenamenti in videochiamata con la squadra e gli allenatori, questa cosa mi è piaciuta molto però il fatto di dovermi allenare davanti a uno schermo e senza poter avere un contatto fisico con gli altri non mi piace affatto. Questa situazione mi ha dato la possibilità di passare più tempo in famiglia, soprattutto con mio padre che in questo periodo è rimasto molto tempo a casa dal lavoro mentre mia madre, che lavora in ospedale, inizialmente alleggerita dal carico di lavoro, si è trovata sommersa peggio di prima. Infatti ha lavorato per un periodo nei reparti covid e questo ha suscitato molta ansia e paura in famiglia. E così anche gli abbracci che davo a mia mamma quando tornava dal lavoro sono stati sostituiti da un banale saluto, la vedevo stanca non era molto presente perchè pensava sempre al giorno dopo oppure alle condizioni di alcuni pazienti. Passato questo periodo è stata a casa per un lungo tempo, tempo che abbiamo trascorso insieme cucinando, leggendo, guardando la tv o stando fuori in balcone al sole; certo sarebbe stato più bello poter passare del tempo con lei uscendo per i negozi oppure andando a fare lunghe passeggiate come nostro solito, ma va bene anche così, non sono mai stata così tanto tempo con mia mamma e mi ha fatto molto piacere. Ho sentito molto la mancanza dei miei amici e dei miei compagni di palestra, ho delle amicizie a distanza con le mie compagne di squadra della Nazionale che sono


diventate con il passare degli anni come sorelle e l’impossibilità di uscire di casa quindi figuriamoci prendere il treno per trovarci come facevamo saltuariamente si è fatta sentire. E ancora adesso stiamo aspettando il momento per poter di nuovo tornare ad abbracciarci. Poi ci sono tre ragazze che ho conosciuto a scuola, sono in classe con me quindi le vedevo tutti i giorni mentre adesso non ci vediamo da mesi e devo dire che mi mancano tanto tanto perchè con loro ho stretto un bellissimo rapporto. Siamo molto unite e con loro scherzo sempre e riesco a parlare di tutto, in passato uscivamo spesso soprattutto il fine settimana, uscite che sono state sostituite da videochiamate dove studiamo o ripassiamo per verifiche e interrogazioni varie oppure per chiacchierare, ma ovviamente non è come prima. Ho sofferto molto il distanziamento sociale soprattutto perchè non ho visto per mesi il mio ragazzo, persona alla quale sono molto legata. La distanza da lui si è fatta sentire parecchio più che con le altre persone, prima ci vedevamo molto spesso e poi con la chiusura delle scuole, uscivamo quasi tutti i giorni; poi, quando da un giorno all’altro non si poteva uscire è stato bruttissimo ma ancora non ci rendevamo conto della quantità di tempo che sarebbe passato prima di poterci vedere. Nel periodo di piena pandemia quando ogni volta pensavamo che si avvicinasse il giorno dove potevamo vederci e invece prolungavano l’isolamento è stato uno strazio, passavamo la maggior parte del tempo in videochiamata per cercare di colmare la distanza ma personalmente faceva l’effetto contrario. Questa esperienza però penso che ci abbia fortificato, perché alla fine, situazioni come queste, o separano o uniscono, con lui come con tante altre persone. Il giorno in cui saremo tornati alla normalità mi sembrava lontanissimo e ogni tanto avevo dei crolli dove vedevo tutto nero e mi passava la voglia di fare tutto, ma grazie a lui che, anche se sapeva di mentire mi diceva che mancava poco, che poi sarebbe tornato come prima, che sarebbe andato tutto bene e un po’ perchè ci volevo credere e un po’ perchè mi faceva piacere sentirmelo dire, tornavo a sorridere e a essere serena. Lui è sempre stato più positivo e tranquillo di me e devo dire che la sua presenza mi ha fatto molto bene. Con questo periodo strano abbiamo colto l’occasione per iniziare delle nuove abitudini come quella di leggere ogni sera insieme in videochiamata ,fare lo stesso allenamento oppure cucinare insieme, cose che continuiamo ancora adesso a fare tutt’ora ma che per fortuna abbiamo l’occasione di fare veramente insieme, e con insieme intendo dal vivo; sì perchè le persone vanno vissute dal vivo non per telefono in chiamata, le persone vanno guardate negli occhi e non su uno schermo, alle persone bisogna dare il giusto valore, il giusto tempo e il tempo con lui mi era mancato tantissimo. Mi era mancato tanto anche passare del tempo a parlare di tutto, passavamo le ore a non fare niente solo parlando senza la paura di essere giudicati, perchè secondo me la cosa più brutta della società è il giudizio; veniamo giudicati continuamente per come siamo e per quello che facciamo, ogni tanto non essere giudicati fa stare bene. Quando mi manca una persona penso alle piccole cose: un abbraccio, una carezza, i discorsi, il tempo passato insieme; di lui mi mancava tutto e più passava il tempo più davo valore al “nostro tempo” a tutte le piccole cose fatte insieme. In questo periodo avevamo


l’abitudine di addormentarci in videochiamata e a volte quando non riuscivamo a dormire uno dei due metteva una playlist delle canzoni che ascoltavamo di solito insieme fino a quando ci addormentavamo. Penso proprio che il periodo che stiamo vivendo verrà studiato e analizzato ed io come tanti altri l’avrò vissuto, ciascuno in modo diverso, ciascuno con le sue paure se sue ansie le sue angosce ma sono certa che tutti abbiamo tratto qualcosa di positivo: per esempio io ho capito il valore del tempo soprattutto il tempo che si trascorre con le persone, se penso a tutte le volte quando in mezzo alla gente stiamo con il telefono magari a guardare cose futili oppure a scrivere a chi in quel momento non è presente ,anche le uscite adesso hanno un “sapore” diverso adesso una passeggiata sa di libertà, una cena tra amici sa di unione e mai prima d’ora siamo stati così distanti ma uniti. Un’altra cosa che mi ha fatto molto piacere è che l’ambiente di tutto questo caos ne ha tratto beneficio, adesso l’aria sembra più limpida ed è come se la natura sia ringiovanita; alla fine siamo tutti un po’ ringiovaniti, ci siamo tutti risanati un po’ e siamo tutti cambiati in qualche modo. Adesso dico io, ci voleva una pandemia per staccarci dalle cose materiali e per dare più valore alle cose vere, basta vedere la situazione economica per capire quando siamo attaccati alle cose e quanto ce ne preoccupiamo, ad esempio quando il presidente degli Stati Uniti ha deciso di tornare alla normalità, anche se la situazione era ancora critica, solo perché aveva paura di una crisi economica drastica da cui il paese non si sarebbe rialzato; ovviamente non condivido per niente la scelta perché in ballo ci sono delle vite umane e non si parla di un centinaio di persone. In questo momento più che mai si vedono le qualità dei capi di stato, in questo momento più che mai abbiamo bisogno di uno stato unito e la consapevolezza che ognuno di noi ha un ruolo in questa battaglia, ogni singola persona può fare la differenza nel bene e nel male grande o piccolo che sia. Un pò di tempo fa ho letto un libro di Tiziano Terzani intitolato “Un altro giro di giostra”, è una biografia che si concentra sul periodo in cui Tiziano vola in America per cercare delle cure per il suo cancro al polmone, durante questa esperienza capisce che tutti gli aggettivi dispregiativi che vengono assegnati al cancro e la continua ricerca di una cura per annientarlo sono inutili perché vede il cancro come un periodo che fa parte della vita e quindi come tutte le situazioni ne trae degli insegnamenti e così decide di convivere con il cancro e di lasciare che faccia il suo corso. Ed è così che sto vivendo la mia quarantena, accettandola e cercando degli insegnamenti.


LINDA MILANI Il 21 febbraio sono arrivati in Italia i primi casi accertati di Coronavirus, e con loro anche la quarantena forzata. All’inizio veniva tutto preso con leggerezza, molti lo definivano una “semplice influenza”, ma nel giro di breve tempo si è capito che era una vera pandemia, che rischiava di decimare la popolazione. Sono state prese perciò diverse misure restrittive, tra cui l’obbligo di stare in casa e di non avere contatti con l’esterno. Inizialmente questa situazione non mi pesava più di tanto, anzi mi ci stavo abituando a stare chiusa in casa tutto il giorno a fare poco e niente, ma col tempo ho iniziato a sentire nostalgia per tutto, nostalgia degli amici, della scuola, degli allenamenti, insomma della mia solita routine che ora non sembrava più così solita. Uno degli aspetti penso più difficili di questa quarantena è stata proprio la scuola con la didattica a distanza. Non nego che sia più comoda, ma più difficile sicuramente. Non è come stare in classe, fai più fatica a relazionarti con i professori, ti distrai più facilmente e fai fatica a comprendere a pieno gli argomenti spiegati. Anche una cosa banale come alzare la mano e fare una domanda adesso è più difficile e da parte di noi studenti c’è anche meno voglia. Non l’avrei mai detto ma mi manca la scuola. Per quanto riguarda noi adolescenti, ci siamo resi conto delle persone su cui possiamo contare, quegli amici che anche in questa difficile situazione non hanno mai smesso di starci accanto, con cui passi ore a chattare o in video chiamata. Questa situazione è arrivata nelle nostre vite nel momento sbagliato, in quelli che dovevano essere gli anni più belli, quelli in cui ti approcci con il mondo, in cui sperimenti nuove cose. E invece ci ritroviamo dietro ad un computer o un telefono a parlare per ore e ore con gli amici, quegli amici su cui sai che potrai contare sempre, quelli che non ti hanno mai abbandonato, quelli di cui ti fidi ciecamente. Questa reclusione, però, non ha portato solo aspetti negativi, infatti ho potuto passare molto più tempo con la mia famiglia, ritornando a fare cose anche banali, come pranzare o cenare tutti insieme, prima impossibile a causa dei mille impegni sportivi, lavorativi e personali. Anche lo sport mi è mancato parecchio, ma fortunatamente da questa settimana ho ripreso ad allenarmi. Alla fine di tutto questo forse dovremmo proprio ringraziare questa quarantena, perché ci ha fatto capire le cose veramente importanti, le piccole azioni i piccoli gesti che da ora in poi non daremo più per scontati.


COSTANZA PAVANINI Un venerdì come un altro vado a scuola, ad allenamento, vedo i miei amici e le mie amiche. Si sapeva già della presenza di questo virus, ma nessuno si era tanto preoccupato, finchè non si arrivò a domenica 23 Febbraio. Ci dissero che non saremmo più andati a scuola, ma avremmo potuto lo stesso vedere i nostri amici, uscire ed allenarci. Nel giro di due settimane non si poteva più fare neanche quello. Tutta l'Italia in quarantena, fino a data da destinarsi. Questo era ciò che si sapeva, che saremmo dovuti stare in casa per giorni, settimane e mesi, perchè c'era in giro un virus che poteva portare alla morte. Le giornate passavano in modo monotono, senza più sapere a che giorno della settimana si era. Iniziarono le video lezioni, le verifiche e le interrogazioni. Una scuola diversa dal solito, che nessuno si sarebbe mai aspettato di fare. I rapporti con le persone cambiarono, si limitarono a uno schermo. Si poteva stare solo con la propria famiglia e gli unici modi per svagarsi erano andare a fare la spesa o fare una passeggiata, nei pressi di casa, per non più di un'ora. In questi momenti e in queste circostanze ci si rende davvero conto della fortuna che si ha a stare bene a casa, con la propria famiglia (pensiamo un attimo alle donne, o ai bambini che vengono maltrattati). La convivenza forzata è dura per tutti soprattutto, se come me, si era sempre abituati a una vita piuttosto frenetica. Stare a casa per così tanto tempo però ci fa capire diverse cose, ci fa conoscere meglio noi stessi, ciò che ci piace e ciò che non ci piace fare. Ci fa riflettere sul nostro futuro, su quello che vorremmo fare da grandi. Il mondo è cambiato, la vita di ogni singola persona è cambiata. Bisogna essere più responsabili e salvaguardare la nostra vita e quella delle persone che amiamo. Tutto sommato non ci hanno chiesto tanto, solo di stare a casa, si è con la propria famiglia e in un ambiente per me sicuro. La normalità mi manca, ma come a quasi tutti credo. Il clima scolastico, l'atteso suono della campanella, l'ansia prima di una verifica. Vedere le mie amiche e i miei amici tutti i giorni, erano cose che prima davo per scontate, ma che dopo questa situazione non darò più. Andare ad allenamento con una gran voglia di vedere le mie compagne di squadra, con la voglia di sfogarmi, per aver passato una giornata stressante, con la voglia di correre e distrarmi. Tutto questo era per me diventato un'abitudine. Ora invece mi ritrovo ad allenarmi a casa, senza le mie amiche e senza il clima di benessere che mi dava fare sport in gruppo. L'amicizia è davvero importante e in momenti come questi anche un semplice “ciao, come stai?” ci fa capire chi davvero ci tiene a noi, chi ci pensa e chi si preoccupa per la nostra salute e per la nostra famiglia. Le cose che davvero mi mancano sono tantissime, ma il contatto fisico più di tutte. Sono una persona affettuosa e quando vedo le mie amiche e mia nonna, mi viene sempre da abbracciarle per fare capire loro quanto siano importanti per me. Ora non si può più fare e non si sa fino a quanto si debbano tenere le distanze. Chi si sarebbe mai immaginato, di non poter abbracciare i propri parenti, per proteggerli?! Dopo più di due mesi di quarantena è cambiato qualcosa per fortuna, prima ci hanno permesso di vedere i nostri parenti, e ora possiamo anche vedere i nostri amici. Tutto ciò anche grazie a noi,


al fatto di aver rispettato la quarantena, aver rispettato il distanziamento sociale. Tutti questi sforzi ci stanno ripagando, fortunatamente. Penso che questo periodo così difficile, abbia fatto capire a tutti che la salute è davvero la cosa più importante del mondo, quel qualcosa che non ha prezzo, che non si può comprare. Ho capito anche l'importanza di godersi ogni attimo di “libertà”, di vivere la vita giorno per giorno, di non dare nulla per scontato. La solidarietà in questo momento è servita più che mai, in un momento dove bisogna stare tutti uniti, fare ciò che ci viene chiesto per uscire il prima possibile da questa vita che non ci appartiene.


FABIO SACCENTI Cosa sta succedendo? Cos’è questo virus? Ci potremo mai riprendere? Quando è che torneremo alla normalità? Queste sono solo una piccola parte delle tante domande che purtroppo persistono continuamente nella nostra testa da circa due mesi a questa parte. Oggi 19 maggio 2020, si sta vedendo qualche segno di ripresa, da ieri è possibile uscire senza giustificare tramite un’autocertificazione dove ti stai dirigendo. Ma siamo troppo avanti, facciamo un bel passo indietro. Eccoci! Siamo a quel famoso “ultimo giorno di scuola”, quel 21 febbraio, un venerdì come gli altri, un giorno dove ti abbracciavi con i tuoi amici, dove ti salutami dandoti la mano, nel quale davi un bacino sulla guancia alle femmine e anche dove quando un ragazzo starnutiva sdrammatizzavi dicendo che avesse il Coronavirus, nel quale magari se qualche ignorante vedeva un cinese ci girava lontano e rideva sotto i baffi, come se sapesse che da noi in Italia non sarebbe mai potuto arrivare. Ebbene sì, Domenica 23 febbraio verso le 17, il Premier Conte annunciò con un decreto, che le scuole sarebbero state chiuse per una settimana. Forse un bel po’ di incoscienza, forse un po’ di ingenuità, no non penso, ma noi eravamo contenti, entusiasti, stavamo a casa da scuola per una settimana, non era festa, nessuno se lo sarebbe mai aspettato. Passa una settimana, tutti davamo per scontato che si tornasse senza problemi a scuola, ma con un altro decreto la scuola è rimasta chiusa per un’altra settimana, poi un’altra e un’altra ancora… l’entusiasmo e la felicità che avevamo all’inizio cominciò a mutare in angoscia, astinenza, e presa di coscienza, stava cominciando un isolamento, un taglio netto alla nostra normalità. Prima le scuole, poi lo sport, poi i ristoranti, bar, amici, mano a mano, di giorno in giorno, stavano chiudendo tutto e tutti, e sempre di più la paura di chiudersi senza vedere nessuno saliva. Siamo arrivati proprio a quel punto, chiusi in casa senza vedere nessuno, strade deserte, la natura si stava riprendendo i propri spazi, se uscivi era per fare la spesa, e gli amici li potevi vedere solo in videochiamata. Solo in questo periodo ho capito quanto sia bella, importante ed essenziale una parola che diamo per scontata nella vita, la NORMALITÀ. Perché abbiamo gioito quando siamo stati a casa da scuola? Mah, non lo so, la situazione ci ha presi tutti in contropiede, un po’ come un autogol al 90esimo minuto dopo una partita gestita alla grande, adesso ci ritroviamo a fare delle lezioni, verifiche, interrogazioni davanti a un Tablet, dal quale vedi alcune delle facce dei tuoi compagni con capigliature simpatiche proprio come la mia, senza avere quel contatto visivo, a volte anche tattile, con i professori e ritrovarsi a scrivere al computer al posto che su un quaderno, su un banco anche malandato, ma va bene, è proprio questo che ci manca. Ci sarebbero tante tante cose da dire, ma sarebbe bello poterne parlare dal vivo e guardarsi negli occhi. Siamo cresciuti? Abbiamo capito qualcosa da questa situazione? Forse sì o forse no, ma sappiamo che finché abbiamo davanti agli occhi degli amici, compagni di squadra, di classe, facciamo un sorriso in più, diamogli un abbraccio in più, perché da un momento all’altro anche non per volere proprio ci potrà essere qualcosa che stravolgerà la nostra normalità. Quindi punto e a capo, facciamoci forza e proviamo a ripartire tutti insieme.


CHIARA SITTA Ora anche noi facciamo parte di una pezzo di storia… A scuola ci fanno studiare le guerre, le rivoluzioni, le battaglie per la conquista dei territori e le prevaricazioni tra popoli e potenze. Ci hanno sempre raccontato storie di bombe, cannoni e armi nucleari. Ma questa volta la guerra non è stata opera dell’uomo, l’ha scatenata la Natura, una vera e propria pandemia globale, una guerra che ci ha messi tutti in ginocchio, dimostrandoci la nostra debolezza difronte alla sua potenza e alle sue leggi. Mettendoci a nudo indifferentemente tutti, senza più differenze di ceto sociale, denaro e potere economico, tutti zitti, in riga come soldatini ubbidienti, soli, rinchiusi ed impotenti. La natura è stufa ed esasperata dal caos, dall’egoismo, dello spreco e del maltrattamento di tutto ciò che lei ci dona gratuitamente mettendo a dura prova il suo equilibrio. Credo che si sia presa un momento per respirare in silenzio e farci riflettere su ciò che siamo e su ciò che abbiamo. Forse troppo! Sono stati giorni pieni di tempo che non abbiamo mai, di riscoperte, di sensazioni che sfuggono nelle giornate frastornanti di impegni e corse. Forse abbiamo riscoperto valori e sensazioni che avevamo barattato in cambio di stress e velocità. Ho sempre sentito, soprattutto dai miei nonni che “il tempo è denaro” e la vita scorre in fretta. Abbiamo riscoperto che il pane, la pizza e i biscotti si possono fare in casa, che cucinare e mangiare insieme è un rito piacevole, dato che in casa mia si era persa questa usanza, per orari diversi dovuti a turni di lavoro troppo lunghi e allenamenti prolungati. La natura voleva dirci qualcosa, e l’ha fatto, in modo violento! Lasciandoci impotenti, scuotendo le nostre coscienze. Ma non voglio parlare solo degli aspetti negativi di questo evento così drammatico, sicuramente ci ha fatto riscoprire e rivalutare tante cose che ci coinvolgono. L’aria più sana senza smog di milioni di automobili che si spostano, cibo più genuino e casalingo, senza fast-food, gli animali che girano più liberamente. Uno tra questi aspetti positivi è sicuramente la famiglia che per colpa dei vari impegni dei vari componenti si era slegata, ritrovandosi uniti e più presenti nelle situazioni quotidiane di ognuno, riuscendo a passare più tempo “buono” insieme. Per me è stato positivo anche il lavoro coi professori che, pur mancando il rapporto interpersonale, accumunati dalla situazione di difficoltà ci siamo trovati ad aiutarci, ho saputo vederli anche sotto un altro aspetto, quello più “umano”. Ciò che mi ha aiutato di più però sono stati gli amici, che malgrado non potevamo vederci, anche con un messaggio o una chiamata sono riusciti a farmi staccare un po’ la mente da questa situazione, cercando di chiacchierare più a lungo possibile per evadere dalla realtà. In questo periodo di restrizione ho capito molte cose di me, che a volte da una situazione di sconforto può nascere la forza per rialzarsi e maturare, dando il giusto significato anche alle piccole cose che prima erano scontate.


DIEGO VEGGETTI A febbraio di quest’anno, abbiamo dovuto affrontare un periodo di isolamento e quarantena dovuto ad un virus sconosciuto fino ad ora chiamato COVID-19. Durante questo periodo abbiamo interrotto tutte le nostre normali attività, a partire dall’ambito scolastico, fino a quello sportivo e sociale. Durante le prime settimane, costretto in casa, ho seguito i vari canali di informazione per capire meglio di che cosa si trattasse, anche se le informazioni non sono mai state chiare del tutto. Nella settimana successiva siamo riusciti a riprendere i vari programmi scolastici attraverso le video lezioni, svoltesi la mattina. Inizialmente, questa situazione mi ha portato diversi pensieri, ma con l’aiuto della mia famiglia e delle persone con cui riuscivo a confrontarmi, ho cercato di concentrarmi sulle attività sportive che potevo svolgere a casa come la palestra. Ho quindi chiesto a un personal trainer, amico di famiglia, di darmi qualche consiglio alimentare e anche una scheda da poter svolgere in palestra, avendo la fortuna di avere tutti gli attrezzi e i macchinari necessari. Così ho passato i primi mesi di questa quarantena, studiando, allenandomi e cercando di seguire i consigli alimentari. Dall’inizio di questa settimana è permesso andare in giro liberamente, anche senza l’autocertificazione, necessaria fino a poco tempo prima, allora sono riuscito a rincontrare alcuni dei miei amici, con le dovute precauzioni per l’utilizzo della mascherina e la distanza consentita. Spero che questo periodo vada via via migliorando sino a tornare alla normalità.


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