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CODICE DI ATTIVAZIONE RISERVATO
STORIA DELL’ARTE
LINGUAGGIO DELL’ARTE
EDIZIONE COMPATTA
CLAUDIO CRISTIANI, MARIA ISABELLA MARIANI
Com’è fatto il libro
Riflessi d’arte è il corso di Arte e immagine che ti accompagnerà per i prossimi tre anni nello studio della storia dell’arte e del linguaggio visivo: scopriamo come è fatto il volume di storia dell’arte.
Il volume è diviso in 11 Unità che corrispondono ai grandi periodi della storia dell’arte, dalla Preistoria ai giorni nostri. Ogni unità si apre con una doppia pagina di grande impatto che ti permetterà di «entrare» nel periodo.
Sulla carta e sulla linea del tempo sono collocate le opere più rappresentative che studierai all’interno dell’unità.
All’inizio di ogni unità, inquadrando il QR code accederai alla stanza di un Museo virtuale con le risorse digitali dell’unità. Risorse digitali
Lo studio prende avvio dal contesto storico.
La doppia pagina L’arte si trasforma ti invita a scoprire le caratteristiche di ogni periodo artistico. Come? Attraverso il confronto con tre opere del periodo precedente, in modo schematico ed efficace. Una breve introduzione presenta il contesto culturale del periodo.
Grazie alle 3 idee per capire, acquisirai i concetti principali dei generi artistici di ciascun periodo (architettura, scultura e pittura). Ti sarà utile anche per il ripasso!
Inquadra il QR code e scopri come utilizzare i contenuti digitali e gli strumenti inclusivi disponibili su Raffaello Player: testo ad alta leggibilità, audiolettura, dizionario di italiano, traduttore multilingue. Le pagine di studio sono chiare e ben integrate alle immagini.
Il testo comprende tante curiosità e confronti tra l’arte del passato e l’arte contemporanea.
Risorse digitali
Le videolezioni interattive sono arricchite da domande che trasformano la visione in un’esperienza di apprendimento attivo.
Numerose illustrazioni dettagliate ti permetteranno di esplorare gli antichi complessi architettonici all’epoca del loro massimo splendore.
Le parole evidenziate in giallo sono spiegate nel Glossario in fondo al volume.
Com’è fatto il libro
Nei box e nelle pagine Leggi l’opera troverai l’analisi approfondita di tantissimi capolavori.
L’opera viene descritta in modo preciso e completo.
Le immagini di grandi dimensioni ti consentiranno di cogliere e apprezzare tutti i particolari dell’opera.
Le pagine Entra nell’opera ti accompagneranno passo dopo passo nella comprensione di un’opera d’arte in tutte le sfumature.
Imparerai un vero e proprio metodo…
… E capirai che per leggere un’opera d’arte sono importanti anche le emozioni e le sensazioni che ci trasmette.
Quando analizzi un’opera, puoi seguire lo schema contenuto nei risvolti di copertina.
Con le loro splendide immagini, le pagine Conosci l’artista ti invitano a incontrare gli artisti che hanno cambiato il corso della storia dell’arte.
Risorse digitali
Approfondisci la conoscenza degli artisti con i video interattivi sulle biografie degli artisti, arricchiti da domande che trasformano la visione in un’esperienza di apprendimento attivo.
Scoprirai le loro storie e i segreti del loro stile rivoluzionario.
Mettiti in gioco con il Laboratorio e svolgi l’attività creativa proposta in ogni unità.
Prendi spunto dalle tecniche utilizzate dai grandi artisti del passato.
Le istruzioni ti guideranno passo dopo passo nella realizzazione di maschere, mosaici, dipinti… come nel volume del Linguaggio dell’arte.
Com’è fatto il libro
Grazie alle pagine Un giorno al museo andrai alla scoperta dei principali musei italiani (e non solo), con la loro storia, i tesori che custodiscono e tante curiosità.
Risorse digitali
Puoi continuare la visita con un vero e proprio tour virtuale, arricchito da risorse selezionate.
La Mappa ti aiuterà a schematizzare le informazioni in vista dello studio.
Attraverso tanti spunti e proposte operative, scoprirai molti aspetti del nostro patrimonio artistico che forse non conoscevi…
Attraverso la Verifica farai il punto su ciò che hai imparato.
I concetti fondamentali per conoscere e capire gli argomenti alla base delle discipline artistiche sono proposti attraverso esempi concreti.
Risorse digitali
In ogni doppia pagina, inquadra il QR code in alto per accedere agli strumenti inclusivi e ai contenuti digitali
Risorse digitali
Nell’Unità 1, svolgi il test autocorrettivo sulla lezione appena affrontata.
Semplici istruzioni ti guideranno verso la creazione di lavori artistici personali, per mettere in pratica le conoscenze acquisite e per creare un linguaggio comunicativo personale.
Sperimentare le abilità
Sperimenta in ora 1
I colori del cerchio cromatico
Puoi sperimentare la formazione dei colori utilizzando fogli di plastica colorata
• Ritaglia due cerchi di plastica adesiva trasparente rossa (5 cm di diametro), due triangoli equilateri di plastica adesiva trasparente blu (lato 5 cm) e due quadrati di plastica adesiva trasparente gialla (lato 5 cm).
Sperimentare le abilità
• Prepara quattro fogli di acetato (lato 20 cm), quindi rilegali con un anello in metallo, dopo aver precedentemente forato l’estremità di un angolo.
Al centro di ciascuno dei primi tre fogli attacca una forma diversa tra quelle preparate.
• Nell’ultimo foglio, incolla le tre figure geometriche restanti, in modo che alcune parti siano sovrapposte
Sperimenta in ora 1
Ogni lezione contiene laboratori da una o da due ore, per permetterti di organizzare al meglio il tuo tempo.
LA TECNICA Le tempere e gli acrilici
• Avrai così ottenuto una cartella con, distinti, i colori primari che potrai sovrapporre ai secondari formati sul quarto foglio e vedere tutti i colori del cerchio cromatico
I colori del cerchio cromatico
LA TECNICA Le tempere e gli acrilici
Puoi sperimentare la formazione dei colori fogli di plastica colorata
• di plastica adesiva trasparente (5 cm di diametro), due triangoli (lato 5 cm) e di plastica adesiva trasparente (lato 5 cm).
• Al centro di ciascuno dei primi tre fogli attacca una forma diversa tra quelle preparate.
Giovani TALENTI
• quattro fogli di acetato rilegali con un anello in metallo, dopo aver precedentemente forato l’estremità di un angolo.
• ell’ultimo foglio, incolla le tre figure geometriche restanti, in modo che alcune parti siano
• Avrai così ottenuto una cartella con, distinti, i colori primari secondari foglio e vedere tutti i colori del
Sperimenta in ore 2
La tempera è una tra le tecniche più antiche: si otteneva mescolando i pigmenti colorati con varie sostanze come colle vegetali, latte, caseina e persino l’albume dell’uovo. Il supporto usato era la tavola di legno, principalmente con gesso e colla in modo da ottenere una superficie liscia. Oggi i colori a tempera vengono industrialmente e si trovano, pronti all’uso, in tubetti metallici e in barattolini I colori a tempera vanno diluiti con l’acqua fino a ottenere la consistenza desiderata, che non deve essere né troppo densa perché risulterebbe difficile da stendere, né troppo fluida perché il colore perderebbe di brillantezza. Per la stesura esistono differenti tipi di pennelli mentre il supporto migliore è la carta spessa, per evitare le increspature. La tempera si asciuga rapidamente, è coprente e opaca e la sua stesura consente di ottenere vari effetti. Gli acrilici sono colori molto simili alle tempere, ma realizzati con resine sintetiche. Come le tempere vanno diluiti in acqua prima dell’utilizzo e si asciugano in fretta.
Sperimenta in ore 2
Le tecniche artistiche sono spiegate in maniera semplice e chiara e possono essere messe in pratica grazie alle proposte laboratoriali presenti.
Un bosco tra colori caldi e freddi
Dai colori primari ai secondari Crea tu i colori secondari attraverso dei semplici disegni.
La tempera è una tra le tecniche più antiche: si otteneva mescolando i pigmenti colorati con varie sostanze come colle vegetali, latte, caseina e persino l’albume dell’uovo. Il supporto usato era la tavola di legno, principalmente con gesso e colla in modo da ottenere una superficie liscia. Oggi i colori a tempera vengono industrialmente e si trovano, pronti all’uso, in tubetti metallici e in barattolini I colori a tempera vanno diluiti con l’acqua fino a ottenere la consistenza desiderata, che non deve essere né troppo densa perché risulterebbe difficile da stendere, né troppo fluida perché il colore perderebbe di brillantezza. Per la stesura esistono differenti tipi di pennelli mentre il supporto migliore è la carta spessa, per evitare le increspature. La tempera si asciuga rapidamente, è coprente e opaca e la sua stesura consente di ottenere vari effetti. Gli acrilici sono colori molto simili alle tempere, ma realizzati con resine sintetiche. Come le tempere vanno diluiti in acqua prima dell’utilizzo e si asciugano in fretta.
• Procurati un foglio da disegno bianco e, utilizzando la tecnica della tempera o degli acquerelli, disegna delle forme o degli oggetti facendo uso dei colori primari.
• Utilizzando sempre i colori primari, disegna poi altri oggetti che si vadano a sovrapporre a quelli precedentemente realizzati. Osserva i colori secondari così ottenuti e classificali.
Sperimenta in ore 2
Dai colori primari ai secondari
Crea tu i attraverso dei semplici disegni.
Il cerchio cromatico di Itten è utile anche per definire i colori caldi, che si trovano sulla destra del cerchio, freddi che si trovano sulla sinistra. I colori caldi vanno dal giallo verso il rosso e richiamano l’idea del sole, della passionalità, dell’estate. I colori freddi vanno dal verde al viola, comprendendo tutta la gamma intermedia azzurri e dei blu e sono associati al cielo, al mare, all’inverno, alla notte. Utilizza questi colori per realizzare il tuo bosco
Sperimenta in ore 2
Un bosco tra colori caldi e freddi Il cerchio cromatico di Itten è utile anche
• Procurati un foglio da disegno e, con un leggero tratto a matita, dividilo orizzontalmente in due parti Realizza (sempre a matita) un bosco di alberi, facendo attenzione a dare il senso di profondità Man mano che ti allontani, gli alberi dovranno rimpiccolirsi.
• Con le tempere, colora la parte sinistra utilizzando tinte calde, quindi prosegui a destra con quelle fredde
• Procurati un foglio da disegno bianco e, utilizzando la tecnica della o degli disegna delle forme o degli oggetti facendo uso dei colori primari.
• così ottenuti e classificali.
Guarda il video-tutorial interattivo per approfondire e ripassare, tramite i quiz inseriti al suo interno, lo studio delle tecniche artistiche. Risorse digitali
• tilizzando sempre i colori primari, disegna poi altri sovrapporre a quelli precedentemente
• Per rendere più verosimile il disegno puoi intervenire con piccoli tocchi di bianco in entrambe le versioni del tuo bosco.
dovranno rimpiccolirsi.
Giovani TALENTI
• Con le tempere, colora la parte sinistra utilizzando tinte calde quindi prosegui a destra con quelle fredde
• Per rendere più verosimile il disegno puoi intervenire
Giovani TALENTI
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Giovani TALENTI
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Giovani TALENTI
Com’è fatto il libro
I temi operativi dell’arte sono descritti in maniera semplice e corredati da esempi pratici che ti consentiranno di affrontare tecnicamente il disegno dal vero.
Attività laboratoriali più complesse ti guideranno nella realizzazione di elaborati sullo stile di artisti e artiste del passato e contemporanei.
Nel Calendario delle giornate speciali vengono affrontate tematiche di attualità, collegate all’Agenda 2030 e all’educazione civica.
Le attività laboratoriali proposte ti consentiranno di riflettere, in maniera operativa, sulla tematica appena affrontata.
Contenuti integrativi del libro digitale
STORIA DELL’ARTE
Arte e cittadinanza
Unità 1 – Guerra e pace
Unità 2 – Le opere d’arte trafugate vanno restituite?
Unità 3 – La tolleranza difficile
Unità 4 – L’arte dell’accoglienza
Unità 5 – Quale giustizia?
Unità 6 – La censura che soffoca la libertà
Unità 7 – Il valore del paesaggio
Unità 8 – Architettura e ideali politici
Unità 9 – Patria e Nazione
Unità 10 – Arte e propaganda politica
Unità 11 – Un nuovo rapporto tra arte e natura
Lettura attiva dell’opera
Unità 1 – Un volto enigmatico
Unità 2 – L’altare di Zeus
Unità 3 – Uno scrigno di marmo che celebra la pace
Unità 4 – Come una regina sul mare
Unità 5 – Un campanile per Firenze
Unità 6 – Il mistero della Resurrezione
Unità 7 – Raffaello e Leonardo: ritratti a confronto
Unità 8 – L’Italia piange un grande poeta
Unità 9 – Dipingere il «male di vivere»
Unità 10 – La realtà del sogno
Unità 11 – Il nuovo Rinascimento dopo la pandemia
LINGUAGGIO DELL’ARTE
Nuovi sentieri per l’arte
Unità 1, Lezione 1 – Punti d’autore – Giochiamo con i punti
Unità 1, Lezione 2 – Texture alla moda
Unità 1, Lezione 3 – La luce e il colore nei quadri di Monet – Contrasti di colori – Contrasti tra colori puri – Segni e colori in libertà
Unità 1, Lezione 4 – A scuola di «mezzamacchia» – Luci e ombre surreali
Unità 1, Lezione 5 – Leonardo da Vinci e la prospettiva aerea – Dalle città ideali alle città invisibili
Unità 1, Lezione 6 – Composizioni come Matisse
La comunicazione visiva
Il cinema
Il fumetto
Compiti di realtà
Classe prima – Libri da toccare
Classe seconda – Inquadrature rinascimentali
Classe terza – Coloriamo la nostra città
Unità di Apprendimento
Classe prima – Il genere artistico della natura morta
Classe seconda – Il paesaggio: dal Grand Tour a oggi
Classe terza – L’evoluzione del ritratto nel tempo
Pronti per l’esame!
La cartellina che racconta il mio viaggio artistico
Lati positivi e negativi del progresso
La donna tra XIX e XXI secolo
Calendario delle giornate speciali
31 ottobre – Giornata mondiale delle città
21 novembre – Giornata nazionale degli alberi
20 dicembre – Giornata internazionale della solidarietà umana
24 gennaio – Giornata internazionale dell’educazione
6 aprile – Giornata internazionale dello sport
21 aprile – Giornata mondiale della creatività e dell’innovazione
18 maggio – Giornata internazionale dei musei
Contenuti integrativi
In ogni unità, le pagine Arte e cittadinanza approfondiscono importanti questioni di attualità
Ogni tema è affrontato a partire da spunti storici e artistici.
Ripassare non è mai stato così semplice! Al termine di ogni unità, nella pagina di Sintesi troverai i contenuti essenziali.
La sintesi, la mappa e la verifica sono realizzate in alta leggibilità
Ogni percorso si conclude con uno spunto per organizzare un dibattito in classe.
Alla fine di ogni Unità ti viene proposta la Lettura attiva di un’opera d’arte rappresentativa del periodo: potrai così applicare le tue competenze.
I Compiti di realtà e le Unità di Apprendimento contengono proposte operative da svolgere in gruppo, che ti consentiranno di mettere in pratica le conoscenze acquisite e sviluppare le competenze.
I percorsi per l’esame, partendo da un evento artistico significativo, ti permetteranno di trovare connessioni con altre discipline scolastiche, con suggerimenti per sviluppare e organizzare in autonomia il colloquio d’esame.
CARRIERE ARTISTICHE
Mi orient o
Comunicare attraverso l’immagine
Il video La figura femminile nell’arte affronta il tema del genere in maniera trasversale e aiuta a riflettere sul ruolo di artista al femminile. Risorse digitali
Nel volume è presente una sezione che ti consentirà di scoprire alcuni dei numerosi mestieri collegati al mondo dell’arte, con proposte laboratoriali utili per capire la carriera artistica più adatta a te!
Il visual designer è il professionista che concentra il suo lavoro sull’estetica e sulla comunicazione visiva. Il suo compito è quello di definire l’identità di un marchio o l’idea che è alla base di una campagna di lancio di un prodotto, in accordo con le esigenze dell’azienda richiedente. È fondamentale, quindi, dare una veste grafica ai prodotti in modo da renderli accattivanti e in linea con l’identità del produttore. Questa figura professionale, dunque, è coinvolta nella progettazione grafica di presentazioni multimediali, loghi, immagini e tutto quanto concerne l’entrata di un prodotto sul mercato.
Grazie alle 3 idee per capire, scoprirai le caratteristiche principali della professione analizzata e il percorso di studi utile per intraprenderla.
Paul Rand è stato uno dei più importanti designer statunitensi del Novecento, famoso per aver ideato e rielaborato importanti loghi pubblicitari (come per esempio quello della IBM e della Westinghouse Electric), capaci di segnare la storia di questo settore per il loro stile semplice, ma anche moderno.
Immagina di essere un famoso grafico pubblicitario a cui è stato assegnato il compito di lanciare una marca di profumi Documentati sui manifesti realizzati da Alphonse Mucha, quindi, ispirandoti alle linee sinuose e ai motivi floreali dell’Art Nouveau, progetta la tua locandina della marca di profumo che preferisci.
• Su un foglio da disegno 35 × 50 cm disegna un soggetto femminile che richiami le donne protagoniste delle opere dell’artista
Le domande finali ti consentiranno di riflettere sull’attività appena svolta, an che ai fini dell’ tamento scolastico
Arte e civiltà L’arte paleocristiana 122
Leggi l’opera I simboli del cristianesimo 123
Arte e civiltà Le prime chiese 124
Arte e civiltà L’arte bizantina 126
Leggi l’opera Santa Sofia: il gioiello di Istanbul 127
Arte e civiltà I mosaici di Ravenna 128
Leggi l’opera Il buon pastore 128
Leggi l’opera I cortei di Giustiniano e Teodora 130
Architettura La varietà dell’arte islamica 132
Leggi l’opera La moschea di Cordoba ........................ 132
Arte e civiltà L’arte longobarda e carolingia 134
Leggi l’opera Il tempietto longobardo 134
Leggi l’opera L’altare d’oro di Sant’Ambrogio 136
Laboratorio Modella a sbalzo come Vuolvinio 137
Un giorno al museo
Museo e Tesoro del Duomo (Monza) 138
L’arte si trasforma dall’Alto Medioevo all’arte romanica 140
Architettura Il Romanico 142
Architettura Il Romanico in Italia 144
Leggi l’opera San Miniato al Monte 145
Entra nell’opera Il Duomo di Monreale ................................................................. 148
Architettura I monasteri medievali
Scultura La scultura romanica al servizio della fede ........................................... 152
8 Videolezioni interattive 2 Video figura femminile
7 Letture opere interattive Risorse digitali
6 Video interattivi biografie degli artisti
I temi operativi
Le
Sperimentare
Modi
Alberi
Nuovi
La comunicazione
La Preistoria e le prime civiltà
Quando
30 000 a.C. Animali dipinti nella Grotta di Chauvet
XXVI sec. a.C. Necropoli di Giza
X millennio a.C. Introduzione dell’agricoltura e dell’allevamento
IV millennio a.C. Prime città-stato in Mesopotamia
IV millennio a.C. Invenzione della scrittura
Esplora
Contesto storico
Circa 35 000 anni fa, nell’ultima parte dell’Era paleolitica, comparvero i primi individui della specie homo sapiens sapiens. Vivevano in piccoli gruppi nomadi: si dedicavano alla caccia e alla raccolta e abitavano principalmente nelle grotte. In Età neolitica i gruppi umani iniziarono a dedicarsi all’allevamento e all’agricoltura, diventando stanziali. A partire dal IV millennio a.C., nella Mezzaluna fertile, tra Africa e Asia, nacquero importanti civiltà. In Mesopotamia, la terra compresa tra i fiumi Tigri ed Eufrate, sorsero le città-stato fondate dai Sumeri e successivamente gli imperi degli Assiri e dei Babilonesi. Contemporaneamente, lungo il fiume Nilo sorse il potente regno degli Egizi.
Dove
VII sec. a.C. Regno assiro di Assurbanipal II
575 a.C. ca. Porta di Ishtar (Babilonia)
III millennio a.C. Unificazione dell’Alto e del Basso Egitto
XVIII sec. a.C. Primo Impero babilonese
VI sec. a.C. Secondo Impero babilonese
Nella Preistoria L’arte nasce
Strutture semplici
Scarsa cura per i dettagli
Forme appena abbozzate
Pochi colori
Figure stilizzate
Materiali grezzi trovati in natura
Fin dagli albori della propria storia, l’essere umano ha dimostrato di essere un artista: pittore, scultore e, ci insegna la storia della musica, anche musicista. Nessuna delle espressioni artistiche che conosciamo oggi era estranea ai nostri antenati che vissero migliaia di anni fa. Dipinti e sculture risalenti alla Preistoria, come le pitture parietali (cioè realizzate sulle pareti delle grotte) del Paleolitico, costituiscono le prime manifestazioni artistiche e stupiscono per la bellezza e le emozioni che, a distanza di millenni, sanno ancora suscitare.
3 IDEE PER CAPIRE
la Preistoria
L’architettura
Nel Neolitico sorsero in tutta Europa le prime costruzioni in pietra, i dolmen, che avevano per lo più la funzione di tombe. Queste strutture semplici, realizzate con materiali grezzi trovati in natura, costituiscono importanti testimonianze del culto tributato ai defunti, almeno a quelli di un certo rango. Successivamente, tra la fine del Neolitico e l’inizio dell’Età del bronzo, sorsero i primi complessi megalitici.
La costruzione dei complessi megalitici presuppone una capacità già evoluta di progettare e di organizzare il lavoro in gruppo, per realizzare qualcosa di importante per la collettività.
La scultura
Durante il Paleolitico si svilupparono le prime forme di scultura, come le incisioni su oggetti di uso quotidiano. Particolarmente importanti erano sculture che avevano una funzione propiziatoria, come le cosiddette «veneri», che dovevano favorire la fertilità. Si tratta di statuette dalle forme appena abbozzate, che presentano scarsa cura per i dettagli.
Venivano spesso ornati con incisioni alcuni oggetti di uso quotidiano, come i propulsori, rudimentali strumenti usati per cacciare.
La pittura
Le più antiche pitture parietali risalgono al Paleolitico e raffigurano per lo più scene di caccia in cui compaiono varie specie di animali.
In queste opere le figure sono stilizzate e si nota l’utilizzo di pochi colori.
La realizzazione dei dipinti aveva una funzione che si potrebbe definire «magica» o «religiosa» ed era probabilmente accompagnata da riti finalizzati a garantire il controllo sulle forze della natura
L’arte nel Paleolitico
Le prime espressioni artistiche
Le suggestive immagini che si trovano nelle grotte preistoriche sono in parte dipinte e in parte incise nella roccia. Per realizzarle, le donne e gli uomini del Paleolitico si servivano di strumenti semplici e rudimentali, come le dita o pennelli fatti con peli di animali.
I colori, tra cui predominano il rosso, l’ocra e le tinte brune, erano ricavati da impasti di terre colorate, mentre i contorni neri erano tracciati con pezzi di carboni di legna bruciata.
L’esecuzione di questi dipinti presuppone una precisa suddivisione dei compiti: qualcuno era incaricato di procurarsi i materiali, qualcun altro di ricavarne i colori e altri ancora di tracciare le figure sulle pareti. Per raggiungere le parti più alte della grotta, gli «artisti» preistorici si aiutavano con scale rudimentali ricavate dai tronchi degli alberi.
LEGGI L’OPERA
La Grotta di Chauvet
La Grotta di Chauvet, situata nel sud della Francia, prende il nome dallo studioso Jean-Marie Chauvet, che la scoprì nel 1994. I dipinti che vi si trovano risalgono a oltre 30 000 anni fa e colpiscono per la straordinaria varietà di animali raffigurati (bisonti, orsi, cavalli ecc.) e per il dinamismo che essi comunicano. Alcuni particolari dei dipinti nella Grotta di Chauvet sono curiosi, per esempio la presenza di rinoceronti, che evidentemente nel Paleolitico erano diffusi anche nella Francia meridionale.
Dominare la natura
La realizzazione di questi dipinti era probabilmente accompagnata da gesti rituali, che noi oggi potremmo considerare legati alla magia e finalizzati a garantire il controllo sulle forze della natura.
La caccia era infatti un’attività particolarmente rischiosa: poteva accadere che i cacciatori venissero travolti e uccisi dagli animali. Per prevenire o scongiurare questi pericoli, i cacciatori dipingevano o incidevano nella pietra gli animali che avrebbero incontrato. Il fatto di raffigurarli rafforzava la convinzione di poterli domi nare: trafiggerli sulla parete della caverna era un gesto che anticipava quanto sarebbe dovuto accadere nella realtà.
Animali dipinti nella Grotta di Chauvet, 30 000 a.C., pitture rupestri. Vallon Pont d’Arc, Francia.
Volta della Sala dei tori nella Grotta di Lascaux , 15 000-14 500 a.C., pitture rupestri. Montignac, Francia.
Bisonti dipinti nella Grotta di Altamira, 35 000-11 000 a.C., pitture rupestri. Santillana del Mar, Spagna.
Ieri & Oggi
Pitture rupestri e cartoni
animati
Da quando sono state scoperte, le pitture rupestri hanno sempre esercitato un grande fascino, tanto da trovare spazio anche in diverse produzioni cinematografiche Una delle più famose è Koda, fratello orso, film di animazione Walt Disney del 2003, in cui il piccolo orso Koda rimane sconvolto di fronte a una parete che raffigura una scena di caccia in cui un orso come lui viene aggredito da un cacciatore armato di lancia.
La Grotta di Lascaux, in Francia, è uno dei primi siti in cui sono stati rinvenuti, perfettamente conservati, dipinti e incisioni rupestri. Il luogo fu scoperto per caso nel 1940, quando un gruppo di giovani escursionisti, calandosi nella grotta, si trovò di fronte a immagini di una bellezza straordinaria. Al suo interno vi sono oltre 600 figure dipinte e altre 1500 incise sulle pareti di ambienti che si susseguono in una serie di gallerie e di «sale». Qui, circa 16 000 anni fa, i popoli del Paleolitico hanno lasciato una testimonianza formidabile non solo della loro abilità nel tracciare figure ferme o in movimento, ma anche del loro gusto per il colore e della loro sensibilità.
La Grotta di Altamira
Contemporanei a quelli di Lascaux sono i dipinti rupestri che si trovano nella Grotta di Altamira, nella Spagna settentrionale, a ridosso della costa atlantica. Anche in questo caso si tratta di un complesso di ambienti che si snodano per oltre 250 metri, nei quali sono raffigurati animali e cacciatori
In questa grotta, gli artisti preistorici si sono rivelati davvero ingegnosi: hanno dipinto gli animali in corrispondenza delle sporgenze naturali della roccia, in modo da creare un effetto di tridimensionalità.
La Grotta delle mani Entra nell’opera
OSSERVA il soggetto
L’immagine che vedi proviene da una grotta che si trova in Patagonia, una regione meridionale dell’Argentina, e chiamata Cueva de Las Manos, «Grotta delle mani»: è facile rendersi conto del motivo del nome. Le pareti di questa grotta, infatti, sono quasi interamente coperte da impronte di mani lasciate da esseri umani vissuti circa 13 000 anni fa. Talvolta le impronte si sovrappongono o sono accostate a immagini di animali, con un evidente riferimento alla caccia.
ANALIZZA lo stile
Le impronte sono realizzate con la tecnica dello spruzzo e il colore predominante è il rosso. Questo colore è ricavato dall’ematite (un minerale a base di ferro) e a volte assume sfumature più deboli o intense, fino ad arrivare a tinte vicine al marrone scuro.
Dalle impronte rimaste sulle pareti della grotta si ricavano almeno due importanti informazioni su coloro che le hanno realizzate. Innanzitutto erano destrorsi: le impronte sono quasi tutte della mano sinistra, il che significa che la destra era impegnata a distribuire il colore intorno alla mano appoggiata sulla roccia. In secondo luogo, erano di corporatura piuttosto minuta, perché le dimensioni delle mani sono simili a quelle di una persona di 12 o 13 anni. Insomma, le mani appartenevano a uomini e donne che per la loro grandezza erano molto simili a te.
INTERPRETA il significato
Un’intera parete ricoperta da impronte di mani può nascondere messaggi che a noi oggi possono sfuggire. Probabilmente, però, il significato principale sta nel forte senso di comunità che caratterizzava i primi gruppi umani. Verosimilmente, ogni membro del gruppo ha voluto lasciare l’impronta della propria mano sulla parete di una grotta nella quale con ogni probabilità venivano svolti riti magici o religiosi. Si voleva così sottolineare l’appartenenza a una comunità da cui dipendeva anche la propria sopravvivenza, in un ambiente ancora ostile e pericoloso.
IMMAGINA
il contesto
Immagina la grotta occupata da tante persone, circa 13 000 anni fa. Sono impegnate in attività quotidiane, per esempio la preparazione del cibo, oppure svolgono un rito più particolare, magari con l’accompagnamento di qualche rudimentale strumento musicale?
Risposta libera.
ESPLORA i sentimenti
Quali sentimenti possono aver spinto gli uomini e le donne della Preistoria a decorare questa grotta?
Legami di amicizia.
Desiderio di ornare una parete.
Bisogno di sentirsi uniti.
Voglia di divertirsi.
Volontà di lasciare un ricordo di sé.
Altro:
Risposta libera.
Quali sentimenti provi di fronte all’opera?
Sorpresa per il tipo di soggetto rappresentato.
Stupore di fronte alla bellezza dell’ambiente.
Curiosità nei confronti dei riti magici durante i quali venivano realizzate le impronte.
Altro:
Risposta libera.
DATI TECNICI
TITOLO: Impronte di mani
DATA: 11 000 a.C. ca.
TECNICA: pittura rupestre
COLLOCAZIONE: Santa Cruz (Argentina), Cueva de Las Manos
Un dettaglio che mi ha colpito:
Risposta libera.
Le sensazioni che l’opera mi ha trasmesso:
Risposta libera.
DICO LA MIA
I
graffiti e le incisioni
della Valcamonica
In una delle valli più estese della Lombardia, la Valcamonica, si trova un ricchissimo patrimonio di testimonianze risalenti ai primi abitanti di queste terre, i Camuni, che vi si insediarono intorno al XIII millennio a.C. Lungo l’intera vallata si può passeggiare attraverso otto parchi archeologici e osservare oltre 200 000 figure, incise nella roccia in un lunghissimo periodo che va dalla fine dell’Era paleolitica fino all’epoca romana.
I soggetti, rappresentati con le tecniche della martellina (la pietra è picchiettata con una sorta di martello) e del graffito (incisione), sono scene di caccia, riti propiziatori, sacrifici e cerimonie religiose di questa antica popolazione.
Le incisioni rupestri dei Camuni furono scoperte nel 1909 dal geografo bresciano Walther Laeng e nel 1979 la vasta area archeologica della Valcamonica è stata il primo sito italiano a essere riconosciuto dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità, a testimonianza dell’altissimo valore storico e artistico di questi reperti.
Guerrieri e animali, III millennio a.C., incisioni rupestri. Valcamonica, Parco Archeologico Comunale di Seradina e Bedolina.
CuriosArte
Una rosa misteriosa
Incisa novantadue volte, sempre in modo differente, la «rosa camuna» è un simbolo misterioso. Il suo significato è ancora sconosciuto, ma resta evidente dalle incisioni che aveva una grande importanza. Spesso viene raffigurata circondata da guerrieri che danzano, quasi volessero difenderla. Nel 1975, un gruppo di designer, tra i quali Bruno Munari (19071998), rielaborò graficamente il disegno della «rosa camuna» ricavandone un logo, una rosa camuna bianca su campo verde, adottato come simbolo della Regione Lombardia.
Rosa camuna, VII-I sec. a.C., incisioni rupestri. Valcamonica, Foppa di Nardo. Simbolo della Regione Lombardia.
Cervi, 11 000 a.C. ca., incisioni rupestri. Valcamonica, Capo di Ponte.
Le sculture preistoriche
La nascita della scultura rivela in modo chiaro come l’essere umano sia naturalmente portato a essere un artista. Inizialmente, infatti, scolpire significava dellare utensili di vario genere (per esempio pugnali o punte per lance e frecce ricavati scheggiando pietre), che presto iniziarono a essere abbel liti con figure di vario tipo. Il gusto per la decorazione degli oggetti di uso quotidiano è visibile nei propulsori, strumenti in osso che servivano per lanciare lontano pietre o aste, dunque impiegati soprattutto nella caccia.
Propulsore con bisonte scolpito, 13 000 a.C., corno di renna. Saint-Germain-en-Laye, Musée d’Archéologie Nationale.
I propulsori erano spesso modellati con figure di animali, come questo che presenta un bisonte nell’atto di voltarsi all’indietro per leccarsi un fianco.
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Le veneri, simbolo di fertilità
L’evoluzione della scultura si manifestò anche nella produzione di opere dal significato più profondo e legate a momenti che da sempre suscitano grandi interrogativi e timori: l’inizio e la fine della vita. A questo ambito si collega la realizzazione di sculture di figure femminili, dette «veneri», perché alla donna, in quanto capace di generare figli, era fatta risalire simbolicamente l’origine dell’esistenza. Queste piccole statuette, di dimensioni comprese tra i 5 e i 25 cm, avevano la funzione di propiziare la fertilità: per questo le parti del corpo direttamente coinvolte nella generazione (il ventre) e nel mantenimento della vita (il seno) appaiono esagerate e sproporzionate.
Venere di Vestonice, 27 000 a.C. ca., argilla, h 11,4 cm. Dolni Vestonice (Repubblica Ceca).
Il volto non è caratterizzato, per dare maggiore risalto alle parti del corpo coinvolte nella procreazione.
La statuette venivano conficcate nel terreno per renderlo fertile, perciò non hanno i piedi. L’arte
Venere di Grimaldi (proveniente dai Balzi Rossi, presso Imperia) 20 000 a.C. ca., steatite gialla, h 4,8 cm. Saint-Germainen-Laye, Musée d’Archeologie Nationale.
Venere di Willendorf, 21 000 a.C. ca., pietra calcarea, h 11 cm. Vienna, Naturhistorisches Museum.
Le prime costruzioni in pietra
di Stonehenge, 2800-1500 a.C., pietra
Menhir, dolmen e cromlech
Durante il Neolitico, in diverse regioni europee gli esseri umani abbandonarono il nomadismo e iniziarono a vivere stabilmente in gruppi più o meno numerosi. A questo periodo risalgono i megaliti, grandi pietre che, a seconda della forma e dell’uso, sono chiamate in modo diverso:
• menhir (nell’antica lingua bretone «pietra lunga»), grossi massi di pietra di forma allungata che venivano conficcati nel terreno. Potevano essere isolati, oppure collocati uno vicino all’altro. Avevano la funzione di indicare la presenza di tombe, oppure di segnalare un percorso sacro;
• dolmen (nell’antica lingua bretone «tavola di pietra»), strutture costituite da due o tre menhir che supportano una lastra di pietra orizzontale. Erano edificati sopra tombe individuali o collettive scavate nella terra sottostante;
• cromlech (nell’antica lingua bretone «circolo»), costruzioni complesse di forma circolare che servivano a delimitare un’area considerata sacra. Il cromlech più famoso, anche per le sue dimensioni, è quello di Stonehenge, nel Regno Unito.
Ieri & Oggi
Un dolmen... con piscina
Nel 2010 è stato inaugurato a Singapore un particolare grattacielo che si sviluppa su tre torri e somiglia molto a un dolmen del terzo millennio d.C. Si tratta del Marina Bay Sands, progettato dall’architetto canadese Moshe Safdie (1938) e alto circa 200 metri, nel quale hanno sede hotel di lusso e persino un casinò. La piattaforma che lo sovrasta (e che richiama la forma di una nave), il cosiddetto Skypark, è lunga ben 340 metri e ospita una grandissima piscina, ristoranti e giardini pensili in cui si possono intrattenere fino a 3500 persone.
Cromlech
arenaria, diametro 100 m. Piana di Salisbury, Regno Unito.
Menhir
Dolmen
Il sistema trilitico
I dolmen e i cromlech erano costruiti usando il cosiddetto sistema trilitico. Si tratta di una tecnica costruttiva basata sull’uso di tre pietre (raramente quattro): due pietre verticali (chiamate piedritti) sono conficcate nel terreno e ne sostengono una terza (detta architrave) posta in orizzontale sulla loro sommità.
Se i piedritti e l’architrave sono ben posati, la struttura che ne risulta è solida e il peso viene scaricato verso terra in maniera equilibrata, dando stabilità alla costruzione.
Arciere saettante, IX-VIII sec. a.C., bronzo. Cagliari, Museo Archeologico Nazionale.
Questo bronzetto, che rappresenta un guerriero nell’atto di scoccare una freccia, proviene dal santuario nuragico di Abini, in Sardegna.
Le novità dell’Età del bronzo
L’evoluzione degli esseri umani è avvenuta con fasi e ritmi differenti nelle varie parti del mondo, per cui è possibile riscontrare costruzioni megalitiche in civiltà di epoche successive al Neolitico. L’esempio più vicino a noi è quello della civiltà nuragica, che fiorì in Sardegna a partire dal 1800 a.C. e si prolungò fino alla conquista romana, intorno al II secolo a.C.
Le numerose grandi costruzioni in pietra presenti sul territorio sardo risalgono quindi all’Età del bronzo, epoca in cui si raggiunse un’elevata padronanza nella lavorazione dei materiali, testimoniata anche da interessanti manufatti.
I nuraghi
La civiltà nuragica sarda prende il nome dai nuraghi, costruzioni cilindriche organizzate su diversi piani che potevano raggiungere anche i 20 metri di altezza. Erano composte da grossi massi di pietra («nuraghe» deriva dalla parola sarda nurra, che significa «ammasso di pietre») sovrapposti senza l’uso di malta: una tecnica che si definisce «muratura a secco». I nuraghi erano integrati all’interno di un villaggio e avevano probabilmente una funzione di difesa della popolazione, che in caso di pericolo vi trovava rifugio. Nei villaggi più grandi potevano sorgere anche diversi nuraghi di varie dimensioni: in questo caso si parla di complesso nuragico.
Architrave
Piedritto
Piedritto
Schema ricostruttivo della struttura trilitica
Complesso nuragico di Su Nuraxi, II millennio a.C. Barumini.
Stonehenge: un grande calendario di pietra
Il complesso megalitico più famoso al mondo è il cromlech di Stonehenge, nell’Inghilterra meridionale. Costruito in fasi successive tra il 2800 e il 1500 a.C., era formato in origine da 30 megaliti, sulla cui sommità erano collocate enormi lastre in pietra. Oggi solo una parte del cromlech di Stonehenge è rimasta intatta, ma le tracce sul terreno permettono di ricostruire con precisione il suo aspetto originario
All’interno di questo «recinto sacro» c’erano cinque grandi triliti, altre pietre più piccole e una grande lastra chiamata «pietra dell’altare», che serviva probabilmente come punto di osservazione del ciclo solare. Intorno al cromlech di Stonehenge vi erano altri anelli di pietre, buche e persino un fossato. Tutti questi elementi delimitavano un’area ben precisa. Il lungo viale d’ingresso era allineato in modo da coincidere con il punto in cui sorgeva il Sole nel solstizio d’estate. All’alba, la luce del sole penetrava nel cromlech attraverso la Pietra di Heel e andava a colpire la pietra dell’altare. A partire da quel momento, facendo riferimento ad altri massi del complesso, era possibile stabilire in modo preciso il succedersi dei mesi e delle stagioni.
Le 56 buche scavate nel terreno, che si trovano lungo il fossato, indicano probabilmente il tempo stimato tra il verificarsi di due eclissi lunari Le dimensioni di Stonehenge sono davvero notevoli. Il diametro del cromlech è di 100 metri, ma tutta l’area del complesso è molto più ampia. Il monolite più grande utilizzato è alto 9 metri e pesa circa 40 tonnel late. Tutte queste grandi pietre furono trasportate sul luogo facendole rotolare su di pietra arenaria proveniente da almeno 30 chilome tri di distanza.
Per innalzare questi enormi massi, i costruttori ri corsero alla tecnica impiegata per i dolmen: scavavano grosse no scivolare la base della pietra e poi la raddrizzavano utilizzando delle funi. Poi, costruendo una sorta di catura costituita da diverse piat taforme in legno sovrapposte, issavano la lastra orizzonta le. Si tratta di un lavoro che richiedeva molto tempo e molte persone!
Le fasi di lavoro per innalzare i megaliti.
Disegno ricostruttivo del cromlech di Stonehenge.
Tutta l’area del cromlech era delimitata da un fossato. L’ampio spazio interno era considerato sacro.
Cromlech di Stonehenge, 2800-1500 a.C., pietra arenaria, diametro 100 m. Piana di Salisbury, Regno Unito.
In una delle buche che circondano il complesso, ogni anno era collocata una grossa pietra, che veniva spostata progressivamente nella buca successiva: questa modalità permetteva di calcolare gli anni che intercorrevano tra un’eclissi lunare e l’altra.
La Pietra di Heel era punto di riferimento per stabilire il calendario solare: si trova sull’asse diretto verso la posizione del Sole all’alba del solstizio d’estate.
Stonehenge
REGNO UNITO Londra
Mare del Nord
Oceano Atlantico
L’arte si trasforma
Dalla Preistoria alle prime civiltà
Decorazioni raffinate
Strutture semplici
Forme appena abbozzate
Scarsa cura per i dettagli
Figure stilizzate
Cura per i particolari
Figure ben delineate
Ricchezza cromatica
Figure statiche ma elaborate
Strutture elaborate
Materiali grezzi trovati in natura
Pochi colori
Nelle città-stato dei Sumeri si svilupparono raffinate forme artistiche e fu inventata la scrittura. La civiltà dei Sumeri influenzò anche i popoli che in seguito conquistarono le loro città, creando i primi grandi imperi, come quello dei Babilonesi e quello degli Assiri. Tracce ancora più importanti delle antiche civiltà si sono conservate in Egitto, dove la cultura fiorì in tutte le sue espressioni: dalle arti figurative, alla letteratura, fino agli studi di astronomia. I grandi monumenti funebri e gli edifici di culto, così come i dipinti e gli oggetti di uso quotidiano, restano la testimonianza di una delle più meravigliose civiltà della storia.
IDEE PER CAPIRE
le prime civiltà 3
L’architettura
Presso le civiltà fiorite nella Mezzaluna fertile compaiono strutture architettoniche elaborate e decorate in modo raffinato, fabbricate con materiali trovati in natura, come le pietre, oppure prodotti dagli artigiani, come la terracotta.
Quasi sempre gli edifici sono voluti dai sovrani per celebrare la grandezza dei loro imperi.
I faraoni dell’antico Egitto erano ricordati attraverso tombe imponenti e monumentali: le piramidi.
La scultura
La scultura delle prime civiltà, come nella Preistoria, è ancora strettamente legata alla religione. Le figure però sono meglio delineate: gli elementi anatomici, anche se molto semplificati, sono più definiti ed emerge una maggiore cura dei particolari, per esempio gli occhi e le mani dei personaggi rappresentati.
Spesso le sculture e i rilievi ritraggono i successi militari dei sovrani, con lo scopo di ricordare e celebrare la loro potenza e le loro imprese.
La pittura
Le testimonianze pittoriche più significative delle prime civiltà provengono dall’Egitto, dove i dipinti erano usati per ornare i templi e le tombe dei faraoni.
Le figure sono piuttosto statiche e prive di profondità, anche se elaborate e improntate a un certo realismo. I particolari sono resi con grande cura e si riscontra una notevole ricchezza cromatica, ottenuta grazie all’uso di diversi colori ricavati da terre e pietre preziose.
La pittura si sviluppò non solo per scopi religiosi, ma anche per ritrarre scene di vita quotidiana in modo realistico.
L’arte sumera
La
ziggurat, centro
della città sumera
La civiltà mesopotamica risale al IV millennio a.C. e venne fondata dai Sumeri. Tra i fiumi Tigri ed Eufrate furono edificate le prime importanti città, ciascuna delle quali era autonoma (si parla infatti di città-stato) e sorgeva intorno alla ziggurat. La ziggurat era una grande piramide a gradoni costruita in mattoni che costituiva il centro religioso perché, alla sua sommità, era collocato il tempio dedicato alla divinità protettrice della città. Era inoltre il centro economico, perché al suo interno vi erano magazzini e depositi dove venivano conservati i prodotti agricoli. Infine, era anche il centro culturale, perché alcuni ambienti erano riservati ai giovani che apprendevano l’uso della scrittura per diventare scribi. Intorno alla ziggurat sorgevano le dimore dei sovrani e dei sacerdoti e, poco più distante, le più modeste abitazioni dei cittadini.
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Lo Stendardo di Ur
Una delle testimonianze più interessanti dell’arte sumerica è costituita dal cosiddetto Stendardo di Ur, una scatola di legno di circa 50 cm di lunghezza e 22 di altezza. Risale al III millennio a.C. ed è stato rinvenuto in una tomba nella città di Ur. Ogni faccia della scatola è decorata con intarsi colorati inseriti su uno strato di bitume spalmato in modo uniforme sul legno.
I due pannelli più lunghi dello stendardo riportano l’uno episodi di guerra, l’altro i festeggiamenti per la pace seguiti alla vittoria. Entrambi i pannelli sono suddivisi in tre fasce sovrapposte, che vanno lette dal basso verso l’alto.
Le figure sono in conchiglia e madreperla (di colore bianco), lo sfondo è in lapislazzulo (blu), mentre le cornici sono realizzate in madreperla, lapislazzuli e corniole (rosso).
In cima alla ziggurat vi era un tempio al quale potevano accedere solo i sacerdoti.
Disegno ricostruttivo di una ziggurat.
Le scalinate potevano essere una o più di una. La scalinata centrale era riservata ai sacerdoti.
Nel pannello della guerra, scopriamo che i carri erano provvisti di ruote piene: proprio la ruota è una delle invenzioni attribuite ai Sumeri.
Le fasce sono divise da elementi decorativi
La sommità della ziggurat era piatta. Era il luogo in cui i sacerdoti officiavano i riti e da cui scrutavano il cielo e le stelle.
Le offerte votive
Gli scavi archeologici compiuti in prossimità dei templi mesopotamici hanno riportato alla luce piccole statue di oranti, cioè persone in atteggiamento di preghiera.
Si tratta molto probabilmente di offerte votive: la scultura aveva la funzione di sostituire la persona reale, occupata a svolgere le faccende quotidiane, nelle azioni di culto da rendere alla divinità. Le figure sono rappresentate frontalmente e appaiono piuttosto rigide, con particolari anatomici semplificati e spesso sproporzionati.
I gradoni consentivano di innalzarsi verso il cielo, sede della divinità.
La figura del sovrano è facilmente riconoscibile, perché è più grande degli altri personaggi raffigurati.
Gli occhi spalancati, colorati con l’innesto di lapislazzuli, manifestano stupore di fronte alla divinità, ma anche fiducia. Le mani giunte al petto comunicano un forte senso di spiritualità.
Funzionari e capi militari festeggiano la vittoria insieme al re. Tutti i personaggi sono raffigurati con il volto di profilo, il busto in posizione frontale, le gambe e i piedi ancora di profilo
Statuetta di orante (proveniente da Mari), 3000 a.C. Damasco, National Museum of Damascus.
Un musico suona la lira, una piccola arpa in uso presso i popoli mediorientali.
animali vengono condotti al sacrificio
Servi (o schiavi di guerra) portano il bottino, costituito da oggetti, cibo e animali.
Stendardo di Ur (pannello della pace), 2500 a.C., legno intarsiato, 50 × 22 cm. Londra, British Museum.
Alcuni
L’arte babilonese
La grande città di Babilonia
Nella seconda metà del XVIII secolo a.C., le città-stato dei Sumeri furono conquistate dai Babilonesi, che fondarono il primo grande impero mesopotamico. Molti dei loro edifici, giunti fino a noi, testimoniano una civiltà ricca e fiorente, tesa a esaltare la grandezza di sovrani che per secoli estesero e consolidarono il loro dominio nella terra tra il Tigri e l’Eufrate.
La città di Babilonia, capitale dell’impero, presentava edifici imponenti: alte ziggurat e palazzi dotati di giardini pensili, cioè costruiti su terrazzamenti. Tutte opere architettoniche che lasciano supporre capacità di progettazione e tecniche costruttive di altissimo livello
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La porta di Ishtar
L’arte al servizio del potere
I sovrani babilonesi si servirono della scultura per manifestare il loro prestigio e il loro potere. Sulle pareti dei palazzi vennero scolpite con la tecnica del rilievo grandi scene che ne esaltavano le gesta e le imprese, celebrate altre volte con statue e monumenti, come avrebbero fatto anche gli Assiri.
Si sono conservate anche opere di dimensioni più piccole, come le stele, che avevano spesso come soggetto le imprese compiute dal sovrano, oppure riportavano iscrizioni con cui venivano fatte conoscere le leggi che i sudditi erano tenuti a rispettare: la più famosa è la stele che contiene il Codice di Hammurabi
Babilonia era circondata da mura possenti, nelle quali si aprivano otto porte monumentali come quella dedicata a Ishtar, dea dell’amore e della guerra. La porta è completamente ricoperta da mattonelle di terracotta trattate con una miscela colorata a base di vetro che ne rende lucida la superficie. Su un fondo blu brillante risaltano animali come leoni e tori, ma anche creature fantastiche sacre alle divinità. Nel 1930 questa famosa porta fu ricostruita nel Pergamonmuseum di Berlino con i materiali recuperati dagli scavi archeologici.
Porta di Ishtar di Babilonia, 575 a.C. ca., mattonelle di terracotta colorata e smaltata, 14,73 × 15,70 × 4,35 m. Berlino, Pergamonmuseum.
L’arte assira
Un popolo di guerrieri
Lamassu (proveniente dal palazzo di Dur-Sarukkin), 721-705 a.C. ca., alabastro, 420 × 436 cm. Parigi, Musée du Louvre.
Nell’VIII secolo a.C. Babilonia fu conquistata dagli Assiri, una popolazio ne di guerrieri che, proprio come i Babilonesi, si pose in continuità con la cultura sumerica.
L’arte assira è principalmente legata alla celebrazione dei sovrani e alle loro imprese militari. Numerosi sono i bassorilievi che descrivono bat taglie, ritrovati soprattutto negli scavi archeologici delle città assire.
Le città degli Assiri e i «guardiani» dei palazzi
Quella degli Assiri fu una civiltà urbana, al pari delle altre fiorite nel la Mesopotamia. Città particolarmente importanti (che oggi si trovano in Iraq) furono le due capitali, Assur e Ninive (oggi Mosul), e Dur-Sa rukkin (oggi Khorsabad). Quest’ultima fu fatta costruire dal re Sargon II alla fine dell’VIII secolo a.C. ed è famosa per il grande palazzo reale dove il re trasferì la sua corte.
Al palazzo si accedeva attraverso porte monumentali fiancheggiate da colossali lamassu (termine che nell’antica lingua mesopotamica significava «spirito» o «demone»): statue di divinità benigne con il compito di difendere la dimora del sovrano. I lamassu hanno la testa di uomo (simbolo di intelligenza e saggezza), il corpo di toro (simbolo di forza e potenza) e ali simili a quelle di un’aquila (simbolo della loro natura soprannaturale). Presentano poi un’altra particolarità. Visti di fronte, i lamassu paiono fermi, ben saldi sulle zampe anteriori. Invece, se visti di fianco, sembra che stiano camminando. Questa impressione è data dalla presenza di una quinta zampa e può essere ricavata se si guarda la statua stando perfettamente di lato, quando le due zampe anteriori sembrano essere una sola. In questo modo, la statua trasmette al tempo stesso l’idea del movimento e della staticità frontale.
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Un corteo di guerra
Il rilievo celebra una grande vittoria del re Assurbanipal. Un particolare presente nell’immagine testimonia lo sviluppo tecnologico del popolo assiro: la ruota non è più piena come quella sumera (testimoniata dallo Stendardo di Ur, vedi p. 18), ma a raggi, più robusta e leggera.
Anche dal punto di vista artistico si nota un’evoluzione. Le persone sono ritratte completamente di profilo, con proporzioni più realistiche e con maggiore cura dei dettagli
Prigionieri elamiti dopo la battaglia di Elam (frammento proveniente dal Palazzo di
Ninive), 645 a.C. ca., alabastro, 163 × 77 cm. Parigi, Musée du Louvre.
L’arte dell’antico Egitto
Un’arte per l’aldilà
Le testimonianze più importanti della civiltà egizia vengono dalle delle necropoli e dai templi. Soprattutto i luoghi di sepoltura dei so vrani, o di persone appartenenti a famiglie d’alto rango, sono ric chi di reperti utili a ricostruire la vita quotidiana e la cultura degli antichi Egizi. Essi credevano che il defunto avrebbe proseguito la sua esistenza all’interno della sua tomba, perciò veniva sepolto insieme a oggetti di vario genere (da quelli di uso domestico a statue, armi e arredi), che gli avrebbero consentito di mantenere le abitudini che aveva avuto durante la vita terrena.
Piramide del faraone Gioser, 2660 a.C. ca., h 62 m. Menfi, Necropoli di Saqqara. Piramide a gradoni.
Piramide di Chefren In cima conserva parte del rivestimento in calcare.
di Cheope
Le piramidi: tombe alte fino al cielo
Le tombe regali più importanti e famose dell’antico Egitto sono le piramidi. A questi imponenti edifici erano riconosciuti diversi significati simbolici, tra cui quello della scala che serviva per raggiungere il cielo. Questo significato era attribuito soprattutto alle piramidi a gradoni, che furono le prime a essere edificate.
Più suggestiva, però, è l’identificazione della piramide con un raggio di sole che dall’alto, con la sua forma triangolare, si allarga sulla Terra. Sapendo che il faraone era ritenuto figlio del dio-Sole Ra, è affascinante pensare che dopo la morte egli continuasse a vivere dentro un raggio di sole.
Ieri & Oggi
Una piramide di vetro
Le piramidi hanno sempre esercitato un grande fascino. Non è un caso dunque che, nel corso dei secoli, architetti e scultori si siano rifatti proprio a questa forma per costruire monumenti sepolcrali, piccoli templi o altri edifici. Tra gli ultimi progetti, il più originale è quello della piramide di vetro che sovrasta, come un grande lucernario, l’ingresso del Museo del Louvre a Parigi.
Piramide
Piramide di Micerino
Necropoli di Giza, XXVI sec. a.C. Il Cairo, Piana di Giza. Piramidi a facce lisce.
La piramide di Cheope
Le piramidi più famose sono quelle che costituiscono il complesso funerario di Giza dove, accanto a sepolture minori, sor gono quelle maestose e imponenti dei fara oni Cheope, Chefren e Micerino, costruite tra il 2620 e il 2500 a.C.
Tra le piramidi di Giza, la più grande è quella innalzata per il faraone Cheope. Fu costruita tra il 2580 e il 2540 a.C. circa e in origine arrivava fino a 147 metri di altezza, mentre i lati della base misuravano intor no ai 240 metri. Oggi queste misure sono un poco ridotte a motivo dell’erosione e del venir meno degli strati di copertura
La struttura interna della piramide era molto complessa: oltre alla camera desti nata ad accogliere il corpo del faraone, vi erano cunicoli e passaggi segreti che ser vivano anche a scoraggiare i saccheggiato ri di tombe.
Poiché lo scopo principale della piramide era quello di conservare la mummia del sovrano, talvolta questa veniva nascosta in una camera segreta, in modo che non cadesse in mano ai profanatori.
CuriosArte
Il lungo viaggio della barca del Sole
Nel 1954, poco distante dalla piramide di Cheope, è stata rinvenuta una camera sotterranea ancora sigillata che conteneva una grande barca solare scomposta in 1224 pezzi. Furono necessari ben 13 anni per ricomporla, ma il risultato fu strabiliante: una tipica imbarcazione egizia lunga ben 43 metri. Questa barca aveva la funzione di accompagnare il sovrano nel regno dell’oltretomba: un privilegio riservato solo ai faraoni, che erano ritenuti figli del Sole. Ma perché proprio una barca? Gli antichi Egizi credevano che la loro divinità più importante, il Sole, fosse impegnata in un eterno viaggio su una barca del tutto simile a quelle che solcavano il Nilo: di giorno attraversava il cielo, mentre di notte si inabissava nel regno degli inferi, dove le divinità ostili cercavano di fermare il suo corso. Ogni giorno, vedendo sorgere il Sole, gli Egizi sapevano che la loro vita era protetta dal dio e che le forze del male non erano riuscite a prevalere su di lui.
Lastre di marmo disposte a intercapedine che scaricano il peso del soffitto ai lati della camera sepolcrale
Spaccato della piramide di Cheope.
Condotto di ventilazione Camera del re
Galleria
Pozzo
Camera sotterranea
Camera della regina
Entrata
Barca solare di Cheope, 2500 a.C. ca., legno, 1,78 × 5,9 × 43,4 m. Il Cairo, Giza Museum.
Le tombe della Valle dei Re
Grandi sepolcri scavati nella terra
A partire dal Nuovo Regno (circa 1580 a.C.), cessò l’uso di costruire le piramidi e le tombe reali iniziarono a essere scavate in un luogo nascosto, tra le montagne che circondano Tebe (oggi Luxor): la Valle dei Re. La scelta fu dettata soprattutto da motivi di sicurezza: era necessario fare in modo che le tombe non venissero svuotate dei tesori che contenevano e che il riposo del faraone fosse rispettato per l’eternità. Nonostante tutte le precauzioni, però, anche le tombe della Valle dei Re furono saccheggiate già nell’antichità da parte di predoni che, a costo di impadronirsi delle ricchezze custodite al loro interno, ignoravano le maledizioni scritte sulle pareti dei sepolcri contro coloro che avessero osato disturbare il sonno dei faraoni.
Una tomba ancora intatta
Vi è però una tomba che è giunta fino a noi pressoché intatta, con tutti i suoi tesori all’interno: quella di Tutankhamon («Immagine vivente di Amon»), un faraone vissuto circa 3300 anni fa, salito al trono ad appena 10 anni e morto a 18 in circostanze misteriose. Nella tomba di Tutankhamon i ladri penetrarono per due volte ed entrambe le volte i sacerdoti la risistemarono e sigillarono; in seguito venne costruita un’altra tomba, che non fu più profanata. Così, quando nel 1922 un gruppo di archeologi guidati dall’inglese Howard Carter, dopo mesi di ricerche, scoprì la tomba di Tutankhamon, nessuno immaginava di trovare una sepoltura ancora capace di offrire un’idea completa e precisa di come fossero sepolti i faraoni.
2 Camera sepolcrale
3 Stanza-deposito
1 Anticamera
4 Stanza del tesoro
Spaccato della tomba di Tutankhamon.
Alla tomba si accedeva attraverso un corridoio che dava accesso a un’anticamera 1 dove era contenuta una grande quantità di oggetti appartenuti al faraone, tra cui il letto funebre e un carro smontato, mentre due statue di soldati in legno ai lati della porta della camera sepolcrale 2 avevano il compito di proteggere il riposo di Tutankhamon. Dietro l’anticamera vi era una stanzadeposito 3 colma di preziosi oggetti di uso quotidiano. Nella camera sepolcrale si trovavano quattro grandi «cappelle» (simili a casse) in legno dorato, poste una dentro l’altra, l’ultima delle quali conteneva a sua volta tre sarcofaghi, posti anch’essi uno dentro l’altro: uno in pietra, uno in legno dorato e l’ultimo in oro massiccio, del peso di 110 chili, che conteneva la mummia del faraone. Annessa alla camera sepolcrale, separata da una porta murata, c’era la stanza del tesoro 4 , contenente arredi preziosi e una grande cassa di legno laminato in oro dove erano contenuti i canopi, cioè i vasi nei quali erano conservate le interiora del faraone asportate durante le operazioni della mummificazione.
I tesori di Tutankhamon
All’interno della tomba di Tutankhamon furono rinvenuti ben 700 oggetti che, ognuno a suo modo, testimoniano il modo in cui venivano sepolti gli antichi sovrani dell’Egitto.
Tra questi, uno dei più preziosi è una maschera d’oro massiccio, del peso di circa 10 kg, che costituisce un vero e proprio capolavoro dell’arte egizia. Si tratta di una sorta di «casco protettivo» che era appoggiato sul volto del sovrano e ne riproduceva le fattezze. È formato da due lastre d’oro battuto e sbalzato, senza saldature, con incastonate paste vitree e pietre dure.
Un altro oggetto di particolare valore, anche dal punto di vista artistico, è un piccolo scrigno in legno dorato (il Nàos dorato di Tutankhamon), nel quale erano custodite due statuette che ritraevano il re con la moglie, oppure due divinità, trafugate dai ladri già in tempi antichi.
Maschera funeraria in oro del faraone Tutankhamon. XIV sec. a.C., legno, oro e gemme, 54 × 39 × 49 cm.
Il Cairo, The Egyptian Museum.
La maledizione di Tutankhamon
Una scritta posta su un sigillo all’ingresso della tomba di Tutankhamon avverte che «La morte colpirà con le sue ali chiunque disturberà il sonno del faraone». Questa maledizione rimase pressoché ignorata finché, un anno dopo la scoperta del sepolcro, il finanziatore della spedizione archeologica, Lord Carnarvon, non fu colpito da un’infezione che lo portò alla morte, a soli 57 anni. In realtà l’uomo era già malato da tempo, ma da quel momento si diffuse la leggenda della «maledizione del faraone». Tuttavia, quello di Carnarvon fu l’unico caso di una morte avvenuta poco tempo dopo la scoperta: Howard Carter, protagonista del ritrovamento, morì di morte naturale 16 anni dopo e tutte le persone che parteciparono alla spedizione morirono in età avanzata. Insomma, pare non vi fosse nessuna vera maledizione (e se vi era non si dimostrò molto efficace).
Nàos dorato di Tutankhamon, XIV sec. a.C., legno, gesso e foglia d’oro, 50,5 × 30,7 × 48 cm. Il Cairo, The Egyptian Museum. Il piccolo scrigno dorato riproduce un piccolo tempio egizio (da cui il nome nàos, che in greco significa, appunto, «tempio»).
All’esterno è interamente decorato con immagini di divinità e pannelli che ritraggono il faraone insieme alla moglie in diversi momenti della loro vita coniugale, dalle intime scene di vita domestica alle battute di caccia. Nell’antico Egitto l’armonia della coppia regale era importante, perché, considerata la natura divina del sovrano, era immagine e garanzia della conservazione dell’armonia cosmica
CuriosArte
Howard Carter e un aiutante locale ispezionano il sarcofago d’oro di Tutankhamon.
Il tempio egizio
Disegno ricostruttivo con spaccato del tempio di Karnak.
La dimora della divinità
La grande sala ipostila di Karnak, illustrazione da una rivista di Arti grafiche di William Gamble, «Penrose: Pictorial Annual», 1908-1909. Londra.
Gli Egizi veneravano moltissime divinità, ma gli edifici di culto più importanti erano quelli dedicati ad Amon-Ra, il dio-Sole. I templi erano considerati la dimora della divinità sulla Terra ed erano quindi edifici grandiosi e riccamente decorati. Si articolavano in una successione di cortili e grandi sale attraverso le quali si raggiungeva il luogo più sacro, ossia la cella dove era custodita la statua del dio o della dea. Contrariamente alle piramidi, edifici massicci e pieni, i templi egizi si distinguevano per le altissime colonne che circondavano i cortili e sostenevano i soffitti delle ampie sale (perciò dette ipostile) dove avevano accesso i sacerdoti o il faraone. Tutti gli ambienti erano riccamente decorati e colorati con tinte brillanti. Alcuni templi erano invece scavati nella roccia: l’esempio meglio conservato è quello di Abu Simbel (vedi p. 27).
I luoghi di culto più importanti erano composti da numerosi edifici, fatti erigere dai faraoni che via via si succedevano sul trono. Per esempio, il complesso religioso di Karnak, presso Tebe, si andò accrescendo lungo un periodo di 1600 anni, diventando, insieme a quello vicino di Luxor, il più imponente dell’antico Egitto.
I capitelli delle colonne potevano essere decorati in modi diversi. Vi erano quelli che riproducevano la pianta di papiro 1 , quelli a forma di fiore di loto 2 , oppure di palma 3 o, ancora, con la figura della dea Hathor 4 .
I CAPITELLI EGIZI
Sala ipostila
Vestibolo
Cella
Pilone
Obelisco
Sfinge
Cortile interno
Obelisco del faraone
Ramses II, XIII sec. a.C., granito rosso, h 23 m. Luxor, ingresso del tempio.
Obelischi, statue colossali e sfingi
complessi religiosi erano caratterizzati dalla presenza deobelischi. Durante la plurimillenaria storia dell’Egitto ne furono innalzati a centinaia, perché l’obelisco era un simbolo di Amon-Ra, la divinità solare. La sua forma alludeva a un raggio di sole che congiungeva la Terra con il cielo. Ogni faccia di queste enormi stele in pietra era decorata con geroglifici che celebravano la grandezza del dio e la potenza del faraone che le aveva fatte innalzare. onorare la divinità cui erano dedicati, i templi avevano anche la funzione di esaltare il sovrano che ne ordinava la costruzione e che vi veniva celebrato attraverso statue, iscrizioni, rilievi e dipinti. Ai lati delle porte monumentali che introducevano nel complesso religioso, generalmente venivano innalzate statue di grandi dimensioni raffiguranti il faraone, ma vi erano anche altre importanti sculture, come le sfingi, figure dal corpo di leone e la testa umana (o di ariete, in altri casi), che avevano la funzione di custodire l’ingresso del tempio.
Ieri & Oggi
Un obelisco a Washington
Come le piramidi, anche gli obelischi hanno sem pre esercitato un grande fascino e hanno alimen tato l’immaginazione di architetti e artisti di ogni epoca. Quando gli americani decisero di edificare un monumento a George Washington nella città che porta il suo nome, la capitale degli Stati Uniti, l’architetto Robert Mills (1781-1855) progettò un obelisco di dimensioni straordinarie. La sua costruzione si prolungò, con diverse interru zioni, per 40 anni e quando fu inaugurato, nel 1888, con i suoi 169 metri di altezza era l’edificio più alto del mondo.
Ingresso del tempio di Abu Simbel, 1250 a.C. ca. Assuan, Egitto.
La scultura egizia
Una scultura «viva»
Nell’antico Egitto, le sculture erano parti integranti delle strutture architettoniche. Potevano essere in granito o in pietra di altro tipo, a seconda dei luoghi e dell’importanza del soggetto rappresentato.
Le statue, soprattutto, avevano un valore particolare, perché erano dotate di una forza vitale: in qualche modo rendevano presente la persona che veniva raffigurata, che si trattasse del sovrano o di una divinità. Nelle tombe dei faraoni, addirittura, erano collocate diverse statue del defunto, cosicché, se per qualche motivo il suo corpo fosse andato perduto, la sua anima avrebbe potuto vivere attraverso quelle raffigurazioni. Spesso le tombe accoglievano anche piccole sculture che raffiguravano servitori intenti alle attività più diverse: anch’essi avevano il compito di assistere il defunto durante la sua vita ultraterrena.
Schiava che macina il grano, 2400 a.C. ca., pietra calcarea, 25,5 × 45 cm. Firenze, Museo Archeologico Nazionale.
L’arte dei rilievi
Oltre alle statue, grande importanza hanno i rilievi che si trovano sulle pareti dei templi e nelle tombe. Si tratta di sculture che non sempre hanno carattere celebrativo o religioso, ma talvolta rappresentano scene di vita quotidiana Sui monumenti più grandi, come templi, tombe e obelischi, venivano scolpiti anche i geroglifici, con l’accuratezza e la raffinatezza di vere opere d’arte. Le sculture in rilievo erano dipinte con tinte vivaci che contribuivano a rendere ancora più vivide le figure.
Il suonatore d’arpa (rilievo della tomba di Paätenemheb), XIV sec. a.C., pietra calcarea. Leiden, Rijksmuseum van Oudheden.
Busto della regina Nefertiti, 1350 a.C. ca., pietra calcarea e stucco, h 50 cm. Berlino, Neues Museum.
LEGGI L’OPERA
I simboli del potere di un re-dio
Tutta l’arte dell’antico Egitto è ricca di simboli, che accompagnano soprattutto le raffigurazioni dei sovrani. Il faraone, infatti, in quanto ritenuto incarnazione del dio Horus, univa nella propria persona i simboli del potere politico e quelli delle divinità. Osserviamo, per esempio, le rappresentazioni dei faraoni Tutankhamon e Amenofi III.
Il flagello (nekhekh) è lo scettro simbolo del dio Osiride e del potere politico del faraone.
Il faraone indossa il nemes, un copricapo di uso quotidiano, sul quale spiccano l’avvoltoio e l’ureo (il cobra), simboli rispettivamente della dea Nechbet, signora dell’Alto Egitto, e della dea Uadjet, signora del Basso Egitto. L’unione dei due simboli indicava quindi la sovranità su entrambi i regni
Amenofi III, 1350 a.C. ca., granito, 130 × 95 cm. Luxor, Luxor Museum.
La sovranità su entrambi i regni era espressa anche dalla doppia corona che univa quella bianca, simbolo del dominio dell’Alto Egitto, a quella rossa, che indicava la sovranità sul Basso Egitto.
Gli Egizi non portavano la barba, ma il faraone ne esibiva una posticcia (cioè finta) durante le feste e le apparizioni pubbliche. Generalmente la portavano dritta, come simbolo di regalità.
La barba posticcia ricurva verso l’alto era tipica del dio Osiride, signore dell’oltretomba.
Il pastorale (bastone tipico dei pastori), chiamato hekat, indica il ruolo di guida del popolo, ma anche la signoria su tutto il bestiame dell’Egitto. Era il simbolo del potere economico.
Sarcofago d’oro del faraone Tutankhamon (particolare della parte superiore), 1325 a.C. ca., oro massiccio e pietre dure, h 187,5 cm. Il Cairo, The Egyptian Museum.
La pittura egizia
Uno stile inconfondibile
Le testimonianze della pittura egizia sono giunte a noi soprattutto attraverso i dipinti rinvenuti nelle tombe e dimostrano la loro funzione religiosa legata al culto dei morti. Prevalgono le raffigurazioni delle divinità (soprattutto quelle legate all’oltretomba), ma sono frequenti anche scene di vita quotidiana. Poiché gli Egizi credevano che il defunto avrebbe proseguito la propria vita nella tomba, sulle pareti dei sepolcri sono riprodotti aspetti dell’esistenza terrena: dai momenti di svago al lavoro dei servitori. È interessante osservare che lo stile tipico della pittura egizia è rimasto pressoché invariato per oltre trenta secoli, diventando inconfondibile. Questo perché rispondeva a regole e misure che venivano applicate sia nei dipinti sulle pareti sia nei disegni sui fogli di papiro o su qualsiasi altro supporto (legno, pietra ecc.).
Regole precise per ritrarre la figura umana
La figura umana, in particolare, doveva essere riprodotta secondo regole precise: per questo gli Egizi elaborarono un canone (cioè un insieme di regole) che ne stabiliva in modo rigoroso le proporzioni e la posizione. Disegnata all’interno di un reticolo a quadretti, la figura umana doveva essere alta 18 quadretti e ogni quadretto doveva avere la dimensione del pugno di una mano. Il volto, dalla fronte al mento, doveva occupare 2 quadretti, il torso, dal collo all’ombelico, 5 quadretti, dall’ombelico al ginocchio altri 5 quadretti, dal ginocchio alla caviglia 5 quadretti e l’ultimo quadretto era per il piede, che doveva essere sempre raffigurato di profilo. Di profilo dovevano essere raffigurate anche le gambe e il bacino, mentre il torso, sino alle spalle, era ripreso di fronte. La testa tornava a essere di profilo, ma con l’occhio frontale Le proporzioni usate nella pittura valevano anche per la scultura e tutti i tipi di rappresentazione.
Il faraone Ramses I tra gli dèi Horus e Anubi, 1300 a.C. ca., affresco. Luxor, Valle dei Re, Tomba di Ramses I.
Scene di vita quotidiana (dalla tomba di Nakht a Luxor), 1550-1075 a.C., affresco. Londra, British Museum.
Laboratorio
Disegna e dipingi come nell’antico Egitto
Il reticolato che vedi nella pagina è simile a quello che impiegavano i pittori egizi per calcolare le misure delle figure che dovevano riprodurre. Utilizzando lo stesso metodo di questo antico popolo e seguendo le indicazioni fornite sotto, prova anche tu a realizzare il disegno di una figura umana.
Ti serviranno
• Foglio da disegno quadrettato
• Foglio da disegno bianco
• Carta da lucido
• Matita
• Riga
• Fotografia con persone a figura intera
• Caffè
• Colori acrilici
• Pennello grande
• Pennarello indelebile nero
1
Traccia sul foglio quadrettato il disegno a matita del soggetto scelto, rispettando il canone che hai studiato. Copialo con la carta da lucido e riportalo sul foglio bianco.
2
Ora divertiti a creare l’effetto del papiro: ti basterà stendere con un pennello grande sul foglio bianco un velo d’acqua in cui avrai precedentemente sciolto una goccia di caffè.
3
Quando lo sfondo è asciutto, colora le figure con gli acrilici, rifinisci i contorni delle figure con un pennarello indelebile nero e arricchisci la composizione con geroglifici di tua invenzione.
LEGGI L’OPERA
A caccia lungo il Nilo
Questo famoso dipinto proviene dalla tom ba di un funzionario vissuto intorno al secolo a.C., di nome Nebamum viene ritratto insieme alla moglie e alla fi glia mentre è impegnato a cacciare gli uc celli in una palude lungo il fiume Nilo. L’artista ha usato una vasta gamma di colori e ha saputo produrre bellissime sfumature. Le proporzioni dei personaggi sono rigorosamente inscritte nel tipico dell’arte egizia e tutta la scena sug gerisce un notevole senso di movimento di vivacità. Inoltre, la varietà degli animali che vi è raffigurata fornisce importanti in dicazioni sulla fauna che era possibile in contrare lungo le rive del fiume.
Nebamum è raffigurato molto più grande della moglie e della figlia: questo era un espediente per sottolineare la maggiore importanza di un personaggio. Nella mano destra tiene per le zampe tre uccelli che è riuscito a catturare.
Da un canneto di papiri si levano in volo alcuni uccelli, forse disturbati dal gatto, che sembra anch’esso impegnato nella caccia. Si distinguono poi diversi altri animali: oche, anatre, farfalle
Nebamum e la famiglia navigano su una piccola barca fatta di giunchi Sotto di essa si vedono nuotare dei pesci (tra cui un pesce palla), mentre sulla superficie dell’acqua galleggiano fiori di loto.
Lo scriba Nebamum a caccia di uccelli a Sheikh Abd el-Qurna), 1350 a.C., affresco. Londra, British Museum.
La scritta in caratteri geroglifici descrive il soggetto del dipinto: «Nebamum si diverte e considera quanto è bella la vita nell’oltretomba».
Gli abiti della moglie di Nebamum e i gioielli che tutti indossano rivelano l’elevato ceto sociale al quale apparteneva la famiglia.
La figlia di Nebamum con la mano sinistra cerca di raccogliere dall’acqua un fiore di loto, mentre con la destra si tiene alla gamba del padre per non cadere in acqua.
UN GIORNO AL MUSEO
Il Museo Egizio
Torino
Il museo si racconta
Il Museo Egizio di Torino, fondato nel 1824, è aperto al pubblico dal 1832. Inizialmente custodiva anche reper ti romani e preromani, ma presto le campagne di scavo in Egitto condotte da archeologi italiani fecero arrivare in Italia raccolte sempre più massicce: si decise così di dedicare il museo esclusivamente alle antichità egizie. Anche il palazzo che ospita le collezioni, il Collegio dei Nobili, costruito nel 1679, è stato via via ampliato per ac cogliere l’immenso patrimonio che custodisce.
Da non perdere
Il Museo Egizio di Torino conserva innumerevoli tesori, come il Libro dei Morti, un testo contenente incantesimi e formule che i defunti dovevano recitare davanti alle divinità dell’oltretomba, o il Papiro dei Re, una lista dei nomi dei faraoni dagli inizi del regno fino al 1650 a.C. Nelle sale del museo troverai anche statue di eccezionale bellezza, come quella di Ramesse II, e numerosissi mi sarcofaghi: non solo di esseri umani, ma anche di animali! Il gatto, in particolare, essendo un animale sacro godeva di grande rispetto e in alcuni casi veniva anche mummificato.
Sapevi che...
Il Museo Egizio di Torino, con i suoi circa 40 000 reperti, è secondo per importanza solo a quello del Cairo, in Egitto. Detiene però anche altri importanti primati: per esempio, è stato il primo museo al mondo a essere dedicato esclusivamente all’antico Egitto, alla sua arte e alla sua civiltà.
Statua di Ramesse II, 1279-1213 a.C., granodiorite, 196 × 70 × 105 cm.
Tour virtuale
Sarcofago dello scriba Butehamon, 1076-944 a.C., legno e pittura, 174 × 37 × 13 cm.
Sarcofago per gatto con mummia, 390-180 a.C., legno e resti organici, 48 × 14 × 36,5 cm.
La visita continua!
Anche in altri musei italiani è possibile visitare collezioni di reperti dell’antico Egitto. Tra le più importanti vi sono quelle del Castello Sforzesco di Milano e del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, ma anche i Musei Vaticani ospitano un’ampia sezione dedicata alla civiltà egizia. Cerca in rete «collezioni egizie in Italia» e scopri qual è quella più vicina a dove vivi.
Tour virtuale
Libro dei Morti di Taysnakht, figlia di Taymes (dettaglio), 330 a.C., papiro, 35 × 865 cm.
PALEOLITICO
30000-10000 a.C.
• Pitture rupestri
• Graffiti e incisioni
• Statuette dette «veneri»
NEOLITICO
10000-4000 a.C.
• Grandi costruzioni in pietra
Lo scopo dell’arte è magico, rituale e propiziatorio.
LE PRIME MANIFESTAZIONI ARTISTICHE
L’arte ha una funzione religiosa e celebra il potere dei sovrani.
MESOPOTAMIA (Sumeri, Babilonesi e Assiri)
4000 a.C.-VI sec. a.C.
ARCHITETTURA
• Grandi palazzi
• Templi
• Ziggurat
EGITTO
4000 a.C.-VI sec. a.C.
• Bassorilievi
• Lamassu SCULTURA
• Terracotta smaltata PITTURA
ARCHITETTURA
• Piramidi
• Templi
• Obelischi
• Statue colossali
• Sfingi SCULTURA
PITTURA
• Scene religiose o di vita quotidiana su pareti o su papiri
Menhir Dolmen Cromlech Nuraghi
Verifica
1. Sottolinea l’alternativa corretta.
Le prime manifestazioni artistiche risalgono al [Paleolitico / Neolitico]. Sulle pareti delle grotte erano dipinte o incise scene di [vita quotidiana / caccia]. Nelle grotte sono state ritrovate anche [colossali / piccole] statue dette «veneri», che erano simbolo di fertilità. Nel Neolitico i menhir e [gli obelischi / i dolmen] indicavano luoghi di sepoltura, mentre i [cromlech / nuraghi] indicavano luoghi sacri. Le civiltà nate in Mesopotamia e in Egitto svilupparono grande abilità nell’architettura e nell’arte figurativa. La ziggurat è l’edificio tipico della civiltà sumera: sulla sua cima sorgeva il [palazzo del re / tempio]. Gli antichi Egizi costruirono splendidi [templi / palazzi] per le divinità e tombe alte fino al cielo per i faraoni, chiamate [nuraghi / piramidi]. L’interno delle tombe egizie era dipinto con uno stile che [non cambiò / cambiò spesso] nel corso dei secoli.
2. Osserva le immagini, associa ciascuna opera al suo nome e indica se si riferisce all’arte preistorica, mesopotamica o egizia.
arte mesopotamica
preistorica
egizia
3. Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false.
Sarcofago di Tutankhamon
Porta di Ishtar
Piramide del faraone Gioser
Stendardo di Ur
Graffiti della Valcamonica
Pitture rupestri di Chauvet
1. L’arte dei primi esseri umani aveva una funzione magica e religiosa. V F
2. Nelle pitture e nelle incisioni rupestri non compare mai la figura umana. V F
3. Il cromlech di Stonehenge era probabilmente un osservatorio astronomico. V F
4. La Porta di Ishtar era la porta di accesso alla città di Ninive. V F
5. I rilievi rinvenuti a Ninive celebrano le imprese del re assiro Assurbanipal. V F
6. Le piramidi sono tombe rupestri. V F
4. Come dipingevano gli Egizi? Osserva bene l’affresco riprodotto a lato, quindi rispondi alle domande.
• In quale posa venivano rappresentate le figure umane?
Il busto frontale, il volto e gli arti di profilo. Canone.
• Che cosa hanno inventato gli Egizi per rappresentare i personaggi secondo precise proporzioni?
• Per quale tipo di edificio veniva realizzato un affresco come questo?
Edificio funebre, tomba.
L’arte nel mondo greco
Quando
ARTE MICENEA
ARTE MINOICA
III millennio a.C. Nascita della civiltà minoica a Creta
XV sec. a.C. Invasione di Creta da parte dei Micenei
XII sec. a.C. Crollo della civiltà minoica
XVI sec. a.C. Nascita della civiltà micenea
1300 a.C. Porta dei leoni (Micene)
XVI sec. a.C. Brocchetta di Gurnià
Contesto storico
Intorno al 2500 a.C. nell’isola di Creta nacque la civiltà cretese (o minoica). Verso il 1450 a.C. Creta fu invasa dai Micenei (o Achei), abitanti del Peloponneso: la fusione fra le tradizioni dei conquistatori e quelle dei Cretesi diede origine alla civiltà micenea.
L’egemonia degli Achei durò fino alla metà del XII secolo a.C., dopo il quale sorsero in Grecia ricche e potenti città-stato (póleis) come Sparta, Atene e Corinto, dove fiorì la civiltà greca.
La cultura dei Greci si propagò anche nelle colonie fondate soprattutto in Sicilia e nell’Italia meridionale, che prese il nome di «Magna Grecia» (Grande Grecia).
Dove
Dalle prime civiltà all’arte greca L’arte si trasforma
Decorazioni raffinate
elaborate
Cura per i particolari
Figure ben delineate
Figure statiche ma elaborate
Ricchezza cromatica
Solennità e leggerezza
Perfezione delle proporzioni
Figure dinamiche
Ricerca della bellezza
Pochi colori
Ricerca del perfetto equilibrio
Strutture
La civiltà greca raggiunse il massimo
al V secolo a.C. e in tutte le città vennero costruiti templi, teatri e altri edifici pubblici ornati con statue di divinità o di atleti. Il centro più significativo della civiltà greca fu la pólis di Atene, dove sono rimaste alcune fra le testimonianze più importanti di un’arte che raggiunse una perfezione tale da essere considerata per molti secoli un modello da seguire. Alla fine del IV secolo a.C. le póleis greche furono sottomesse da Alessandro Magno e nei secoli successivi si andò affermando la civiltà ellenistica.
3 IDEE PER CAPIRE
l’arte greca
L’architettura
Il tempio è l’edificio che più di ogni altro rappresenta la civiltà dell’antica Grecia. Costruito in modo da suggerire al tempo stesso solennità e leggerezza, rispecchia nella sua architettura la ricerca del perfetto equilibrio nelle misure e nelle forme.
La vita politica era strettamente intrecciata con quella religiosa e culturale, che generalmente aveva il proprio spazio nella parte più alta della città (l’acropoli), dove sorgevano i templi più importanti e i teatri.
La scultura
L’espressione più alta dell’arte figurativa greca è rappresentata dalla scultura. Gli scultori greci furono alla ricerca continua della bellezza e della perfezione nelle proporzioni. Le sculture, per lo più in bronzo, ritraevano spesso divinità ed eroi mitici, ma anche scene di guerra e atleti impegnati in gare sportive.
La bellezza esteriore e la perfezione delle forme riflettevano la bellezza interiore dei soggetti ritratti, che coincideva con il valore, nel caso di un guerriero, o con l’abilità sportiva, se si trattava di un atleta.
La pittura
Le testimonianze della pittura greca sono andate in gran parte perdute. Rimangono soltanto pochi affreschi, mentre sono numerose le rappresentazioni vascolari, cioè realizzate su vasi in ceramica decorati con pochi colori (nero e ocra). Come gli scultori, anche i pittori ricercavano l’eleganza delle forme e la proporzione delle figure, ritratte con un certo dinamismo e in modo fedele alla realtà.
Le rappresentazioni vascolari sono preziose anche perché spesso ritraggono soggetti della mitologia o della letteratura che hanno influenzato la cultura occidentale fino a oggi.
Le città-palazzo nell’isola di Creta
La civiltà dei palazzi
Intorno al 2500 a.C. sull’isola di Creta, nel cuore del Mediterraneo, sorse una civiltà conosciuta anche come «minoica», dal nome del leggendario re Minosse. Era caratterizzata dalla presenza di grandi palazzi (si parla addirittura di «città-palazzo») che comprendevano, oltre alla dimora del sovrano, anche luoghi di culto, magazzini dove erano stivate le riserve di cibo, botteghe e semplici abitazioni. Il palazzo cretese era dunque un centro politico, economico, religioso e vi si svolgevano tutte le attività più importanti della comunità.
I Cretesi erano dediti soprattutto all’agricoltura e ai commerci e pare fossero pressoché estranei alle attività militari: a differenza delle altre grandi civiltà antiche, quella cretese era del tutto pacifica. Anche per questo motivo i palazzi erano privi di mura difensive e si aprivano verso l’esterno con eleganti colonnati o giardini pensili.
Il Palazzo di Cnosso
Grandi palazzi sorsero in diverse parti dell’isola di Creta; i più importanti erano a Cnosso, Festo e Manlia, ma il più famoso e meglio conservato è quello di Cnosso, costruito a partire dal 1700 a.C.
Nei secoli successivi, l’edificio venne progressivamente ingrandito fino a raggiungere una superficie di oltre 20 000 m2. Intorno al cortile centrale si snodavano i numerosi edifici, tutti collegati l’uno all’altro per mezzo di colonnati, corridoi e scalinate che seguivano le irregolarità del terreno.
La civiltà dei palazzi continuò a prosperare fino al 1450 a.C. circa, quando fu stroncata da un violento maremoto che sconvolse l’isola di Creta, provocando il crollo di molti edifici. Al cataclisma seguì poi l’invasione dell’isola da parte dei Micenei.
CuriosArte
Il mito del Minotauro
Secondo un mito antico, il re Minosse aveva fatto costruire a Creta un grande e inestricabile labirinto nel quale rinchiudere il Minotauro, una creatura mostruosa dal corpo umano e dalla testa di toro. Il Minotauro si cibava di carne umana e per nutrirlo venivano sacrificati ragazzi e ragazze provenienti anche da alcune città della Grecia continentale, come Atene.
La parola labirinto deriva da lábrys, l’ascia bipenne simbolo del potere regale; labýrinthos era il luogo in cui era esercitato quel potere, quindi il palazzo del re. Possiamo dunque dedurre che il mitico labirinto del Minotauro non fosse altro che l’intricato Palazzo di Cnosso
Ingresso all’ala est, 1550-1450 a.C. Creta, Palazzo di Cnosso.
ISBN978-88-472-4831-1
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• Letture delle opere con domande-stimolo per favorire il coinvolgimento
• Confronti tra i periodi artistici
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• Uso guidato dell’IA per la generazione delle immagini
• Introduzione per concetti-chiave a ogni periodo artistico
• Pagine dedicate ai musei che raccolgono i capolavori della storia dell’arte
• Approfondimenti di Educazione civica
• Laboratori creativi
• Sintesi, mappe, verifiche e letture attive delle opere d’arte
• Glossario con i termini specifici della disciplina
CONFIGURAZIONI E CODICI PER ADOZIONE (modalità mista di tipo b - libro cartaceo e libro digitale)
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ISBN 978-88-472-3964-7
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