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L’oltretomba dei vichinghi

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VITA QUOTIDIANA

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PARADISO DEI GUERRIERI IL VIAGGIO DEI VICHINGHI NELL’ALDILÀ

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Presieduto da Odino, il valhalla è forse l’elemento più conosciuto di tutte le credenze ultraterrene vichinghe. Ma il mondo spirituale norreno era ben più ampio, come indicano i miti e i rituali funebri legati all’aldilà

IL FUNERALE DI UN VICHINGO

Con questo titolo il pittore inglese Frank Dicksee raffigura il rituale funebre ritenuto caratteristico dei capi vichinghi. Olio. 1893. Manchester Art Gallery.

Cosa ci sia dopo la morte è uno dei quesiti fondamentali di ogni cultura. Nella mitologia dei popoli nordici di epoca vichinga si ritrovano moltissimi concetti legati all’aldilà, tra cui differenti mondi in cui proseguire l’esistenza dopo la morte.

Hel, valhalla o fólkvangr sono i nomi di alcuni dei luoghi in cui gli esseri umani potevano convivere con le divinità.

«Confuso, il dio Balder si guardò il petto. Lì, dove nessuno era mai stato in grado di causare ferite, dove nessuna lama di metallo poteva lasciare un segno, era penetrata una lancia di legno come se fosse l’albero di una nave. Intorno a lui, i volti degli altri dei, pieni di stupore come il suo, cominciarono a svanire. Com’era possibile? Lui, Balder, l’unico dio ritenuto immortale, ferito mortalmente da un’umile lancia di vischio. Balder, tra il rassegnato e l’incredulo, iniziò il suo viaggio verso l’aldilà».

Dove va una divinità nordica quando muore? La breve narrazione qui citata si riferisce alla morte di Balder figlio di Odino, un dio ritenuto bello, saggio e immortale. Ma anche l’unico essere considerato al sicuro dalla morte può morire. Gli altri dei di Asgard – una delle residenze in cui dimorano le divinità della mitologia norrena – si accontentano di accrescere la loro longevità cibandosi di mele magiche; ma sono mortali come tutti gli abitanti di Midgard, il nome del mondo degli esseri umani. E come quell’umanità mortale, anche gli dei hanno a disposizione differenti aldilà. Il popolo vichingo non aveva una visione unitaria dell’oltretomba: c’era anzi una gran varietà di possibilità. Le credenze dei norreni sulla vita dopo la morte erano molto eterogeneae e ogni individuo o famiglia poteva immaginare scenari assai diversi.

Hel, nell’altro mondo

Nel caso del dio Balder, la sua morte inaspettata lo conduce alle porte di hel, un mondo sul quale si trovano solo poche informazioni sparse qua e là nelle fonti letterarie norrene. Nella grande sala che domina questo regno siede la dea Hel, nome che indica anche il luogo da lei governato. Seduta in trono, accoglie i nuovi arrivati con il suo corpo; il suo viso ha per metà il colore nero della notte profonda. Nell’immaginario vichingo chiunque muoia di malattia o di vecchiaia giunge a hel, il che rende questo regno una destinazione piuttosto comune. Ma la vicenda di Balder dimostra che anche chi soccombe trafitto da una lancia può finire in questo mondo.

BRIDGEMAN / ACI

CRONOLOGIA

SOTTO IL SEGNO DI ODINO

793

Primo importante attacco scandinavo in Inghilterra. Il saccheggio di Lindisfarne è considerato l’inizio dell’epoca vichinga.

834

A Oseberg (Norvegia), due donne con uno splendido corredo funerario vengono sepolte in un’imbarcazione ricoperta da un tumulo.

LA MORTE DI BALDER

Il figlio di Odino muore per mano del fratello cieco Hodur, ingannato dal traditore Loki. Illustrazione tratta da una versione del XVIII secolo dell’Edda in prosa, di Snorri Sturluson. Det Kongelige Bibliotek, Copenaghen.

844 965 1066 XIII secolo

Prima incursione vichinga nella penisola iberica. Una flotta attacca varie località tra cui Lisbona, le Asturie, la Galizia e Siviglia. In una pietra runica Aroldo Dente Azzurro afferma di aver unito Danimarca e Norvegia e di aver cristianizzato la seconda. Un esercito anglosassone sconfigge le milizie norvegesi a Stamford Bridge. È la fine dell’epoca vichinga in Inghilterra. L’islandese Snorri Sturluson raccoglie poemi, saghe e leggende precedenti al XIII secolo e li mette per iscritto.

Niflhel, il destino dei criminali

DUE STROFE del poema Völuspá, la cui narratrice è una völva, una profetessa e sapiente, suggeriscono che i criminali finiscano a niflhel, una parte di hel dove vengono torturati: «Ho visto una grande sala, lontana dal sole, / che sulla riva dei morti si erge, / le sue porte sono rivolte a nord. / Attraverso il fumo cavo cadono gocce di veleno / perché i serpenti circondano le pareti della sala. / Nei fiumi selvaggi ho visto guadare / traditori e assassini, / truffatori e donne. / Lì il grande serpente Nidhogg beve il sangue dei caduti / e il lupo sbrana le carni degli uomini».

NIFLHEL, UNA PARTE DI HEL. INCISIONE DI LORENZ FROLICH. 1895.

ALAMY / ACI

A Balder viene data una sepoltura degna del suo rango elevato e del profondo amore che le altre divinità provano per lui. Il suo corpo viene posto all’interno della sua grande nave. Accanto a lui, sulla pira funeraria che consumerà i suoi resti, ci sono il suo cavallo dai bei finimenti e diversi tesori. Anche la moglie di Balder brucia con lui tra le fiamme, così come un povero nano lì gettato dal dio Thor.

Questo rituale riservato agli dei non è molto differente da certe usanze funerarie di epoca vichinga. In fondo la mitologia norrena non è che una trasfigurazione dei costumi dei popoli scandinavi. Ci sono diverse testimonianze archeologiche di

PRUA DELLA NAVE DI OSEBERG, SEPOLTA SOTTO UN TUMULO NELL’834 CON I CORPI DI DUE DONNE. VIKINGSKIPSHUSET, OSLO. defunti sepolti in una nave vichinga sopra la quale fu poi eretto un tumulo funerario. Un esempio di questo tipo è la tomba di due donne di alto lignaggio i cui corpi riposavano all’interno di una grande imbarcazione ritrovata a Oseberg, in Norvegia. Il fatto che accanto alle due donne siano stati rinvenuti oggetti di grande valore fa pensare che rivaleggiassero con Balder in quanto a status sociale e magnificenza del corredo funebre. La tomba conteneva molti beni, tra i quali un carro decorato, delle slitte, un gran numero di cavalli e altri animali, letti intagliati nel legno, utensili domestici, attrezzi agricoli, manufatti provenienti da altre parti del mondo e splendide sculture di animali che presumibilmente in precedenza adornavano un trono o una nave.

Forse, proprio come Balder fu accompagnato nel suo viaggio dalla moglie e dal nano, una delle defunte di Oseberg, che chiaramente godeva di un’elevata posizione sociale, fu accompagnata dall’altra donna, una sua parente o forse una schiava. La tradizione di seppellire la servitù o alcuni familiari insieme al defunto è attestata sia da altre tombe sia da fonti scritte.

Tombe vichinghe

In epoca vichinga troviamo una grande varietà di tipologie funebri: sepolture con o senza cremazione, con camere funerarie, in tombe rettangolari, con un grande corredo che riflette la posizione sociale preminente del defunto o senza alcun corredo. L’archeologia dimostra che gli oggetti sepolti accanto al corpo sono correlati all’importanza, al potere e alla ricchezza che il personaggio in questione aveva in vita. Ma probabilmente il corredo è anche collegato al suo uso nell’aldilà. Nelle tombe sono stati trovati moltissimi animali, armi, navi o carri, giochi da tavolo e forse schiavi. I corpi dei defunti, e più chiaramente quelli di persone con un certo potere economico e sociale, vanno nei rispettivi regni ultraterreni con tutto il necessario per mantenere invariato il loro stile di vita.

A volte il modo in cui si veniva sepolti era connesso al tipo di oltretomba raggiunto dal defunto dopo la morte. Coloro che sono stati rinvenuti sotto i tumuli non andavano in un

LINDHOLM HOJE

Situato vicino alla città danese di Aalborg, è uno dei più grandi cimiteri scandinavi. Differenti sepolture sono delimitate da rocce che tracciano il profilo di una nave vichinga.

NAVIGARE NELL’OLTRETOMBA

Riproduzione di una nave vichinga sul lago Siljan, nella Svezia centrale. Sono stati ritrovati resti di navi usate per le sepolture di oltre 20 metri di lunghezza, anche se la maggior parte era di dimensioni molto più piccole.

STEFANO AMANTINI / FOTOTECA 9X12

UN FUNERALE VICHINGO IN BARCA

La cerimonia funebre era costituita da diversi rituali, come si può vedere chiaramente dalle grandi sepolture di persone importanti sulle navi. Era molto comune porre accanto al defunto tutti i beni da lui apprezzati in vita, e che forse gli sarebbero serviti anche nell’aldilà: armi, animali, giochi, cibo, e in qualche occasione anche accompagnatori.

IL DEFUNTO

Se non era stato cremato, il defunto riposava in cima al ponte o in una camera superiore. Accanto o sopra di lui venivano depositati oggetti come una lancia, un coltello o uno scudo.

CAVALLO

Questi animali avevano un ruolo fondamentale nella vita quotidiana. Resti di cavalli sacrificati sono stati ritrovati in molte tombe, soprattutto in quelle di personaggi di rilievo. Spesso nel corredo funebre si trovano anche i finimenti dei destrieri degli antichi vichinghi.

ACCOMPAGNATORI

In alcune sepolture, accanto al defunto sono stati trovati i resti di una o più persone. In certi casi, soprattutto quando la morte di questi accompagnatori mostra segni di violenza, si trattava probabilmente di schiavi o schiave sacrificati per seguire il loro padrone nel suo cammino verso l’aldilà.

SOL 90 / ALBUM

ORNAMENTI

Le navi funerarie potevano essere riccamente decorate e di dimensioni variabili, lunghe oltre i 20 metri.

MONTE HELGAFELL

Sotto questo rilievo islandese dimoravano i defunti, come menzionato nella Eyrbyggja saga, scritta nel XIII secolo nell’ambito della colonizzazione vichinga di una regione dell’Islanda.

HISTORISKA MUSEET, ESTOCOLMO aldilà governato dagli dei, ma trascorrevano l’eternità sotto il tumulo stesso, molto probabilmente in compagnia dei rispettivi antenati che già vi abitavano.

Un esempio di tale credenza è riportato nella Njál saga. A un certo punto di questo racconto medievale islandese i protagonisti si ritrovano davanti a un tumulo funerario da cui il defunto si sporge per osservare la luna. Notano che sotto il tumulo brillano delle luci; l’abitante è felice e sorridente, al punto da iniziare a cantare ad alta voce.

L’idea che ci sia un’aldilà sotto ai tumuli si trova riflessa, su scala maggiore, nella concezione di un oltretomba che si estende al di sotto di alcune montagne. Un esempio di questa credenza è Helgafell (che in norreno antico significa “monte sacro” ), un rilievo situato nella penisola islandese di Snæfellsnes. Si credeva che sotto questa sporgenza rocciosa i defunti partecipassero a un banchetto eterno. Il lato nord del monte a volte si apriva, permettendo ai viandanti di vedere come avrebbero vissuto dopo la morte co-

UNA VALCHIRIA SORREGGE UN CORNO CON IDROMELE. PENDAGLIO IN ARGENTO DORATO. HISTORISKA MUSEET, STOCCOLMA. loro che erano destinati a raggiungere Helgafell. Come si deduce dalla presenza di montagne sacre e tumuli funerari, esiste una chiara connessione tra elevazione e aldilà nella mitologia, nel folklore e nei costumi mortuari norreni. A volte, quando gli abitanti di una regione trovavano dei tumuli di epoca precedente, li riutilizzavano per realizzare nuove strutture o creavano PAVEL DOBROVSKY / GETTY IMAGES intorno a essi dei cimiteri. L’uso delle vestigia del passato, forse associato ad antiche leggende, era probabilmente considerato un valore dagli individui e dalle stirpi. C’è forse un modo migliore per legittimare la posizione sociale della propria famiglia che collocarne la tomba in un luogo rispettato e inevitabilmente legato alla storia e alla memoria della regione?

Valhalla, la sala di Odino

Il dio nordico maggiormente associato alla memoria è senz’altro Odino, colui che presiede l’aldilà vichingo più conosciuto nell’immaginario popolare: il valhalla. Così si chiama la vasta sala del dio ad Asgard, dove questi intrattiene ogni notte i defunti prescelti con lauti banchetti.

È uno spazio enorme, dove le travi del soffitto sono costituite da lance; una serie di scudi ricopre le pareti e delle cotte di maglia rivestono le lunghe panche che scorrono tutt’intorno alla sala. Già dal tipo di arredo s’intuisce che potrebbe trattarsi di un luogo riservato a persone esperte nell’arte del combattimento. Ma non tutti i guerrieri vanno nel valhalla: a questo mondo può accedere solo una parte di coloro che sono morti in battaglia.

E allora chi sceglieva quali defunti potevano abitare il valhalla? Se ne occupavano le valchirie, degli esseri femminili che scendevano sui campi di battaglia per scegliere i guerrieri caduti che dovevano essere

STELE FUNERARIA

Proveniente dall’isola di Gotland, nella parte superiore destra mostra probabilmente Odino sul suo cavallo a otto zampe, Sleipnir; sulla sinistra c’è una struttura che rappresenta il valhalla. VIII secolo. Historiska Museet, Stoccolma.

LE VALCHIRIE, GUERRIERE DI ODINO

e valchirie sono entrate nell’immaginario collettivo grazie a mezzi come il cinema o i fumetti, a partire dal famoso ciclo di opere di Wagner, L’Anello del Nibelungo. Ciò le ha rese tra i personaggi mitologici più popolari dei nostri tempi. Ma l’immagine di donne che volano nei cieli in sella a cavalli alati, indossando armature ed elmi, non corrisponde all’iconografia originale. La parola valchiria significa “colei che sceglie i morti in battaglia”. Le valchirie non decidono chi vive e chi muore – in quanto ciò dipende dal destino tessuto da altre entità mitologiche, le norne – ma scelgono chi dei caduti andrà nel valhalla, l’aldilà governato da Odino. In molte delle loro apparizioni letterarie portano armi e cotte di maglia, chiari simboli guerrieri. Vanno anche a cavallo, sebbene nessuna fonte menzioni i destrieri alati, che sono un’invenzione moderna, così come gli elmi con ali o corna e le trecce bionde che pur fanno parte dell’immaginario contemporaneo. «Portano la birra agli einherjar». Con questa frase, il poema Grímnismál attribuisce un’ulteriore funzione alle valchirie. Nel valhalla queste creature distribuiscono i corni di birra e si occupano delle stoviglie e dei recipienti ai banchetti dove si ristorano i guerrieri al termine delle quotidiane esercitazioni militari. Non è strano che venga citata quest’attività, perché i recipienti di vetro importati erano tra gli oggetti di maggior valore che si potessero trovare nella sala di un capo, e le vite mitologiche delle divinità rispecchiano la vita aristocratica. Il termine valchiria riunisce quindi due diversi concetti della femminilità vichinga: guerriere di giorno, donne di casa di notte.

Gerdrup, zombie vichinghi?

IN ALCUNE SEPOLTURE di epoca vichinga sono stati ritrovati dei grandi massi sul corpo del defunto, come nella tomba di Gerdrup, in Danimarca, dove furono sepolti un uomo e una donna. Questa giace accanto a una lancia ed è coperta da due grosse pietre. C’era forse il timore che alcuni morti potessero tornare in vita? Nella mitologia vichinga esistevano creature simili agli zombie: gli aptrgangr o draugr, che uscivano dalle loro tombe per minacciare o uccidere chiunque trovassero sul loro cammino. Forse era proprio la paura che i defunti diventassero draugr a far sì che alcuni venissero coperti con questi macigni.

ROSKILDE MUSEUM

LA TOMBA DI GERDRUP IN DANIMARCA ERA RICOPERTA DA UN TUMULO.

AMULETI PER L’ALDILÀ

Mjolnir, il martello di Thor, era un poderoso elemento di protezione; poteva avere la forma di un pendaglio, come questo del X secolo. accompagnati nella loro nuova dimora. Nel valhalla, gli einherjar, come vengono chiamati i membri dell’esercito di Odino, passano la giornata a prepararsi per il grande scontro che secondo le profezie avrà luogo alla fine del mondo. La sera tornano dal loro addestramento militare e trascorrono la nottata a mangiare cinghiale arrosto e a bere l’idromele servitogli dalle valchirie, che sgorga dalle mammelle della capra Heidrún, al pascolo sul tetto del valhalla. Il cinghiale in questione è una prelibatezza eterna che ritorna in vita ogni notte per venire cucinato e offerto agli einherjar.

Gli altri paradisi

Il valhalla è una destinazione gloriosa, ma non è l’unica possibile per un guerriero. Anche la dea Freya si reca sui campi di battaglia per condurre nel suo mondo l’altra metà di coloro che muoiono in combattimento. L’aldilà presieduto da Freya, fólkvangr, non è diventato così popolare come quello di Odino, ma nell’universo norreno le due divinità si ripartivano la classe dei guerrieri.

Sembra che anche alcune donne non combattenti potessero finire a fólkvangr dopo la morte, come si può leggere nella Egils saga, un racconto epico medievale che narra la vita di un contadino islandese diventato vichingo. Nella saga, la figlia di Egil annuncia la sua intenzione di lasciarsi morire di fame, e afferma che a questo scopo non mangerà finché non sarà seduta nella sala di Freya.

Anche altre divinità, come per esempio Thor, avevano le loro grandi sale ad Asgard. È probabile che anche in questi mondi si potesse trascorrere la vita oltre la morte, per quanto non si sappia quasi nulla in proposito. In alcune tombe sono stati trovati grandi anelli di ferro con pendagli a forma del famoso martello di Thor, che venivano posti intorno alle urne con le ceneri dei defunti e inseriti all’interno del corredo funebre come segno di un legame con il dio anche dopo la morte.

Come si può vedere, i vichinghi avevano diverse credenze sull’aldilà. Per la popolazione era normale credere a molteplici forme di oltretomba, che potevano essere governate dai propri antenati o dagli dei, ed erano situate nel mondo di Asgard oppure sotto tumuli e montagne. Probabilmente l’immagine che ciascuno aveva dell’aldilà dipendeva da molti fattori, come il contesto familiare, la posizione sociale, lo stile di vita e il luogo di residenza. La società vichinga era plurale come i percorsi che i suoi membri seguivano dopo la vita terrena.

IRENE GARCÍA LOSQUIÑO RICERCATRICE IN STUDI SCANDINAVI PRESSO L’UNIVERSITÀ DI ABERDEEN

Per saperne di più

TESTO

Edda Snorri Sturluson. Adelphi, Milano, 1975.

SAGGIO

Gli dei vichinghi. Religione e miti di un popolo guerriero Edward O. Turville-Petre. Ghibli, Sesto San Giovanni (MI), 2016.

RAGAZZI

Le più belle storie dei vichinghi e dei miti nordici L. Cingoli, E. Belotti. Gribaudo, Milano, 2020.

IL PODEROSO THOR

Il dio è raffigurato con il suo martello mjolnir, “il frantumatore”, forgiato dai nani Eitri e Brokkr. Illustrazione di una versione islandese del XVIII secolo dell’Edda in prosa, di Snorri Sturluson. Det Kongelige Bibliotek, Copenaghen.

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