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Il teatro ad Atene
LA PASSIONE DEI GRECI IL TEATRO
Gli spettacoli teatrali delle feste di Dioniso erano seguiti con trasporto
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AD ATENE
da migliaia di ateniesi, che a volte si emozionavano fino alle lacrime
LA PARTECIPAZIONE A UNA TRAGEDIA A TEATRO
Il pubblico segue attento la rappresentazione della tragedia Agamennone, di Eschilo, in un teatro davanti all’Acropoli di Atene. Olio di William Blake Richmond. 1884.
DEA / ALBUM
IL DIO DEL TEATRO
Sopra queste righe, Dioniso e una menade su un vaso a figure rosse proveniente da Chiusi. Stadt- museum, Berlino. N on ci sono dubbi sul fatto che il teatro sia stato uno dei lasciti greci più importanti alla cultura universale. Autori come Eschilo, Sofocle, Euripide o Aristofane hanno creato opere straordinarie che ancora oggi sono considerate dei classici. I teatri sopravvissuti al passare del tempo – numerosissimi, e spesso di dimensioni imponenti – dimostrano quanto fosse sentita tale arte. Finanche secoli e secoli dopo, nell’Europa rinascimentale, i drammaturghi s’ispiravano al modello classico ateniese per far rivivere un genere caduto nel dimenticatoio.
Ma il teatro dell’antica Grecia era molto diverso da quello contemporaneo. Per prima cosa, gli spettacoli venivano portati in scena solo in periodi ben precisi, come per esempio durante le Grandi Dionisie, feste in onore di Dioniso celebrate nel mese di elafebolione (marzo-aprile). E questo non è un particolare casuale. È opinione piuttosto diffusa che il teatro greco derivi da festeggiamenti e rituali religiosi consacrati proprio a Dioniso, che per diversi giorni veniva omaggiato con processioni e allegre mascherate. La tradizione vuole che a metà del VI secolo a.C. un autore originario d’Icaria, Tespi, decise di “concedere la parola” a uno dei membri delle processioni corali che sfilavano alle Grandi Dionisie. Nacque così un nuovo genere poetico, in cui parti cantate si alternavano ad altre recitate, a mimi e balli. L’antica origine veniva ricordata grazie alla presenza di un’immagine di Dioniso, posta su un altare davanti al palco in tutte le esibizioni.
Spettacoli di massa
Il teatro greco si contraddistinse come un vero e proprio spettacolo di massa, in cui si riuniva l’intera comunità. Le feste delle Grandi Dionisie richiamavano un notevole numero di persone, e lo si può intuire dalla capienza delle strutture. Secondo alcuni calcoli, gli spalti del teatro di Epidauro potevano accogliere circa 13mila spettatori, mentre quelli del teatro di Dioniso, ad Atene, ne contenevano più di 15mila. Nulla a che vedere con gli spettacolo di ridotte dimensioni a cui si assiste oggi. Una simile partecipazione permetteva di sfruttare tali momenti per affrontare questioni che coinvolgevano tutta la polis, come i rapporti con gli alleati, i cui ambasciatori si recavano alle rappresentazioni, o la sfilata degli orfani dei caduti in difesa di Atene, mantenuti con
MELPOMENE, MUSA DEL CANTO E DELLA TRAGEDIA, CINTA DA UNA CORONA DI UVA E CON IN MANO UNA MASCHERA TRAGICA. NY CARLSBERG GLYPTOTEK, COPENAGHEN.
CRONOLOGIA
AUTORI TRAGICI E COMICI
536-534 a.C. circa
Si celebrano ad Atene le prime Grandi Dionisie. La tradizione vuole che fu Tespi il vincitore del primo concorso di tragedie.
TEATRO DI EPIDAURO
È uno dei teatri greci meglio conservati e quello dall’acustica più precisa. Venne eretto nel IV secolo a.C. per ospitare le Asclepiee, festività in onore del dio della medicina Asclepio.
472 a.C.
Prima rappresentazione dei Persiani, di Eschilo, la tragedia più antica conservatasi in forma integrale fino ai nostri giorni.
456 a.C.
Muore Eschilo. Nel suo epitaffio si ricorda che partecipò alla battaglia di Maratona, non che fu autore di drammi.
445 a.C. circa
Nasce ad Atene Aristofane. A metà del V secolo a.C. s’iniziano a costruire i primi teatri in pietra.
470 A.C. 406 a.C.
Bis. Valicer udaciest facio, Muoiono gli autori confertium qui cri strum tragici Euripide e Sofocle. tem quod cavo, Pala nonfes Si chiude così l’epoca egervid co hos fuissil di maggior splendore tandiurnic oportud. della tragedia greca.
UN ATTORE SI TOGLIE LA MASCHERA DOPO UNO SPETTACOLO. AFFRESCO DEL IV SECOLO A.C.
BRIDGEMAN / ACI
SEMPRE CON INDOSSO LA MASCHERA
LE TESTIMONIANZE sull’abbigliamento degli interpreti drammatici sono tarde, ed è difficile azzardare un’ipotesi su come vestissero in epoca classica. Di sicuro era d’obbligo l’uso della maschera (in greco prosopon).
Questo accessorio manteneva parte del carattere magico tipico delle origini del teatro, e chi l’indossava poteva acquisire simbolicamente le qualità di chi impersonava. A volte le si aggiungeva una parrucca e venivano esagerati di molto i tratti, ma sempre all’interno di canoni realistici. La forma piramidale dei capelli, nota come onkos, serviva per sottolineare il carattere eroico di alcuni personaggi.
La maschera fungeva inoltre da cassa di risonanza per la voce, visto che tra l’attore e l’ultima fila di spettatori potevano esserci dai 75 ai 100 metri.
ESCHILO IL TRAGICO
Il busto in marmo rappresenta l’autore che sin dall’antichità venne ritenuto “il padre della tragedia”. Museo archeologico nazionale, Napoli. fondi pubblici. Al di là della sua dimensione religiosa e letteraria, il teatro greco aveva infatti anche un aspetto politico.
Un’altra differenza con il teatro contemporaneo era dovuta al fatto che le opere portate in scena durante le Grandi Dionisie di Atene erano in gara tra di loro. Di questa particolare competizione si occupava l’arconte eponimo, un magistrato che selezionava tre poeti tragici e cinque autori comici. Designava inoltre un corego, scelto tra l’élite della città per reclutare i membri del coro e farsi carico dei costi.
Personaggi tragici
Prima della gara gli autori anticipavano il contenuto delle opere che avrebbero inscenato nel proagon (proagone). Il verdetto finale dipendeva da dieci giudici eletti mediante sorteggio, uno per ciascuna delle tribù in cui si divideva l’Attica, la regione a cui apparteneva Atene. Il trionfatore otteneva una corona di edera e altri premi.
I temi trattati nelle tragedie provenivano in genere dall’immaginario mitico tramandato per secoli tra i greci. Una delle fonti principali era senza dubbio la guerra di Troia. Per esempio Sofocle dedicò il dramma Filottete all’omonimo eroe morso da un serpente durante il viaggio per Troia. A causa della ferita maleodorante che contaminava l’aria attorno a lui, era stato abbandonato dagli achei sull’isola di Lemno. Anche la casa regnante di Micene ispirò delle tragedie, come l’Orestea, trilogia di Eschilo, in cui si ricostruivano prima l’assassinio di Agamennone per mano della moglie Clitennestra e dell’amante Egisto, poi la vendetta del figlio di questa, Oreste, e infine l’assoluzione del giovane per intercessione della dea Atena. Euripide riuscì a vincere il terzo premio nelle Dionisie del 431 a.C. presentando un’opera su Medea, una donna di origine straniera che si vendica del marito infedele, Giasone, uccidendo i figli da lui avuti. In genere le tragedie proponevano situazioni estreme che illustravano agli spettatori l’entità del crimine e della colpa, il potere del destino e l’insignificanza degli uomini davanti agli dei.
EROINA VENDICATIVA La scena tratta da un cratere attico a figure rosse evoca il momento della tragedia di Euripide in cui Medea regala una tunica avvelenata a Glauce (in latino, Creusa), rivale nell’amore per Giasone. V secolo a.C. Musée du Louvre, Parigi.
MASCHERA TRAGICA
Gli attori indossavano una maschera in cuoio, o olona, ma se ne sono conservate solo le rappresentazioni scultoree, come questa in bronzo.
GRANGER / ALBUM ALCUNI ATTORI CONVERSANO DURANTE LA PAUSA DI UNO SPETTACOLO. MOSAICO NEL TABLINUM DELLA CASA DEL POETA TRAGICO, A POMPEI.
LUCIANO PEDICINI / RMN-GRAND PALAIS
Anche la commedia ebbe origine dai riti dionisiaci, che includevano canti dal contenuto burlesco e festivo, ma con il tempo virò verso la satira sociale e politica. La Lisistrata di Aristofane, ad esempio, raccontava lo sciopero del sesso delle donne ateniesi che volevano così impedire ai mariti la guerra. Gli attori ricevevano il nome di hypokrites, derivato dalla parola hypokrínomai, “interpretare” o “rispondere”. Erano incaricati infatti di ribattere al coro. Nei primi tempi c’era un solo attore. Eschilo ne introdusse un secondo e Sofocle arrivò a tre “attori di accompagnamento” o synagonistai. Esistevano anche i personaggi muti o figuranti, detti kopha prosopa, cioè maschere mute. Nell’opera uno stesso artista poteva impersonare più ruoli, e per questo necessitava di una notevole preparazione, non solo mentale ma anche fisica. Visto che le donne non potevano calcare il palcoscenico, gli uomini erano costretti a interpretare i ruoli femminili. Si formarono inoltre stirpi d’interpreti e, secondo alcune testimonianze storiche, le città gli riconobbero il diritto d’immunità e di libera circolazione.
Il coro interpella lo spettatore
Il coro era composto da dodici persone, e fu Sofocle a portarlo a quindici. La sua funzione variava a seconda dell’opera e del ruolo conferitogli dall’autore. A capo del gruppo c’era il corifeo, il membro più importante. Si disponeva al centro della fila più vicina agli spalti e cercava sia la vicinanza sia la complicità degli spettatori. Di solito a lui erano destinate le parti recitate e i dialoghi con gli attori, mentre il resto del coro interpretava i frammenti lirici. Nelle commedie il numero dei membri del coro poteva aumentare e gli indumenti erano più variegati.
I greci già curavano quella che oggi è detta “messa in scena”. Alcuni eventi o dettagli non si potevano mostrare, come per esempio la morte di un personaggio, e il pubblico lo veniva a sapere tramite un messaggero che portava la notizia o tramite la presentazione velata del cadavere, adagiato sullo sfondo.
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SPETTACOLO IN UN TEATRO DELL’ANTICA GRECIA, CON TUTTI GLI ELEMENTI CARATTERISTICI. 6 5 3
LA COMUNIONE TRA ATTORI E PUBBLICO
Nel V secolo a.C. le opere di Eschilo, Sofocle o Euripide vennero rappresentate su semplici palchi in legno. Solo nel secolo successivo sarebbero sorti i teatri di dimensioni monumentali, come quello di Dioniso ad Atene, mentre s’introducevano cambiamenti nello spazio scenico che avrebbero definito il modello greco di teatro.
Vi si distinguevano tre grandi parti: la cavea o gradinate, l’orchestra e il palco. spalti. La platea si basava su un sistema di spalti, detto koilon, diviso in spicchi (kerkides), separati da klimakes 1, scale che permettevano l’accesso alle parti più alte. La prima fila, riservata alle autorità, si chiamava proedria 2. orchestra. Davanti alle gradinate si trovava l’orchestra 3, uno spazio circolare o semicircolare in sabbia compatta, al cui centro si alzava l’altare di Dioniso 4. Qui si muoveva il coro 5, guidato dal corifeo, i cui membri accedevano all’orchestra da corridoi laterali (parodoi). Anche i musicisti occupavano parte di questo spazio 6. palco. Gli attori, sempre e solo uomini, recitavano nel logeion, area sopraelevata ubicata davanti al proskenion, o parte anteriore della skene 7. La skene in senso stretto era la parete di fondo, lo scenario. Sul palco c’erano tre accessi per entrate e uscite. episkenion. Sopra la skene poteva trovarsi l’episkenion, una sorta di tribuna da cui intervenivano gli interpreti che impersonavano gli dei, se presenti nell’opera. Lì c’erano anche le gru 8 usate per le apparizioni delle divinità, espediente poi noto come deus ex machina.
ATTORI TRAVESTITI
Un attore in un ruolo femminile. A tale scopo indossa un peplo che lo copre completamente. Statuina in terracotta. Metropolitan Museum, New York. 1
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Non solo: si cercava anche di sorprendere gli astanti con espedienti diversi. Grazie alle gru i personaggi potevano volteggiare sopra il palco, comparire all’improvviso o scomparire. Si narra che fu Euripide il primo a servirsi di tale stratagemma nell’opera Medea, quando la protagonista si alzò in cielo su un carro di fuoco.
Spettatori rumorosi
L’uditorio era in genere costituito dai cittadini. A quanto pare, i bambini assistevano a tutte le rappresentazioni, anche alle tragedie, malgrado le trame fossero a volte complesse. Non è invece chiaro se in epoca classica le donne potessero recarsi a teatro, mentre in epoca ellenistica lo facevano sicuramente.
E non bisogna immaginare un pubblico in religioso silenzio, come avviene oggi. A volte addirittura non si riusciva a tenere a bada l’emozione. Secondo la leggenda, quando Frinico portò in scena La presa di Mileto, un’opera che raccontava la conquista della città dell’Asia Minore da parte dei persiani, si dovette sospendere lo spettacolo per i singhiozzi della platea. Altre volte i partecipanti reagivano con commenti, grida o fischi che interrompevano la fluidità della recitazione. E potevano pure lanciare agli attori fichi secchi o altre cibarie che avevano portato con sé per affrontare la lunga durata delle gare.
Sui versanti meridionali dell’Acropoli ateniese sono state trovate delle tesserine su cui sono raffigurati motivi legati al teatro: sembra fossero una sorta di biglietto d’ingresso. In epoca classica il prezzo era di due oboli, più o meno la metà di quanto un ateniese poteva guadagnare in una giornata di lavoro. Molto probabilmente Pericle decretò l’istituzione di un fondo pubblico, detto theorikon, per permettere ai cittadini meno abbienti di assistere agli spettacoli, ma la questione non è ancora stata chiarita del tutto.
Al tramonto la folla abbandonava gli spalti in modo abbastanza disordinato, almeno a giudicare da testimonianze come quella
Durante la prima della Presa di Mileto si dovette sospendere l’esecuzione per i singhiozzi del pubblico
TEATRO DI TAORMINA
Con una capienza di 10mila spettatori, è il secondo teatro più grande della Sicilia dopo quello di Siracusa. Di origine ellenistica, venne modificato in epoca romana.
SCENA DELLE EUMENIDI, TRAGEDIA DI ESCHILO CHE FA PARTE DELLA TRILOGIA NOTA COME ORESTEA. CRATERE A FIGURE ROSSE. V SECOLO A.C. MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE, NAPOLI.
L’ERA DI PERICLE
Il V secolo a.C. fu il periodo di auge del teatro ateniese. Pericle promosse una serie di misure per favorirlo e finanziarlo. Busto. British Museum.
SCALA, FIRENZE DEA / SCALA, FIRENZE
di Senofonte, che in uno scritto sollecitava i membri di uno squadrone di cavalleria a muoversi con ordine, non come a teatro, «dove coloro i quali escon fuori a caso e disordinatamente si danno travaglio l’un l’altro».
Pareri divergenti
Il teatro aveva un’importante funzione pedagogica, visto che le opere invitavano a riflettere sugli aspetti più conflittuali della natura umana. I versi erano inoltre uno splendido strumento per mettere in bella vista i valori civici della democrazia. Pericle giunse alla convinzione che il cittadino ateniese poteva essere educato attraverso l’arte: la propaganda del nuovo sistema politico emergeva dalle parole dei grandi drammaturghi, che approfondivano concetti quali il dovere di un cittadino o la libertà. La propaganda si esplicava pure nell’organizzazione stessa dello spettacolo, pensato da e per la comunità.
Malgrado ciò, il teatro di Atene non sempre rispose a istanze così elevate. Con il tempo l’ispirazione religiosa delle origini fu dimenticata e questo genere divenne un semplice intrattenimento per persone normali. Almeno così credeva il filosofo Platone, secondo il quale «facendo simili opere, dicendo su di esse siffatti discorsi, hanno infuso nel popolo l’uso di trascurare le leggi sulla “musica” e la pretesa temeraria d’esserne buoni giudici; di conseguenza i teatri da silenziosi furono pieni di grida come fosse il pubblico a intendere il bello e il non bello poetico e al posto dell’aristocrazia è sorta una cattiva teatrocrazia».
MARIO AGUDO VILLANUEVA MEMBRO DEL CONSIGLIO DI KARANOS. BULLETIN OF ANCIENT MACEDONIAN STUDIES.
Per saperne di più
SAGGI
I greci a teatro Harold Caparne Baldry. Laterza, Roma-Bari, 2021. Storia del teatro greco Massimo Di Marco (a cura di). Carocci, Roma, 2020.
LIBRI PER BAMBINI
Non è mica una tragedia! Daniele Aristarco, Sara Not. Einaudi ragazzi, San Dorligo della Valle, 2019.
I PRIVILEGIATI
Alle autorità e ai personaggi illustri di ogni città venivano riservati i posti in prima fila, in modo che potessero seguire comodamente lo spettacolo. In questa pagina, teatro di Dioniso ad Atene.
IL VASO DEGLI ATTORI DI DIONISO
fu dipinto intorno al 410 a.C. È un cratere attico a volute decorato con figure rosse. Attorno a Dioniso e alla moglie Arianna
il vaso di pronomos
1 , adagiati su una klyne e che gli svolazza sopra, compaiono numerosi attori che si preparano per lo spettacolo. Sono colti proprio mentre stanno per indossare le maschere, che reggono in mano. Possiamo distinguere i ruoli di alcuni di loro: uno, dotato di una clava
2 con Eros
, interpreta Eracle; un altro è Pap 3 l’ebbro amico –4 e tiene una maschera di Sileno posileno oltre a portare la nebride, la pelle di cerbiatto, –di Dioniso sulle spalle. Nella fascia inferiore, più musicisti si appre - stano a suonare. Tra di loro, un giovane seduto suona uno 5 . strumento ad ancia doppia o aulos