10 minute read

Il foro di Cesare

Next Article
Il teatro ad Atene

Il teatro ad Atene

AL CENTRO DELLA CITTÀ

Il foro di Cesare formava un ampio spazio circondato su tre lati da un porticato con colonne corinzie. Sullo sfondo compariva il tempio di Venere Genitrice. Sotto, dritto e rovescio di un denario d’argento di Cesare, con la dea Venere che regge una Vittoria alata, coniato da M. Mettius nel 44 a.C.

Advertisement

CESARE

ALAMY / ACI

GAIO GIULIO CESARE

Statua in bronzo di Cesare. Oggi si trova in via dei Fori imperiali, vicino al foro che porta il suo nome.

I FORI DI ROMA

La ricostruzione alla destra di queste righe mostra il centro della città di Roma ai tempi di Augusto.

Capitolio

Nell’Ars amatoria il poeta Publio Ovidio Nasone parlava di una certa piazza di Roma come di uno dei posti migliori nell’Urbe in cui trovare avventure galanti; menzionava inoltre alcune fonti monumentali da cui zampillava acqua. Lì il giureconsulto diveniva preda d’amore e, nonostante fosse un noto oratore, non riusciva più a pronunciare una sola parola, mentre la dea Venere rideva di lui dall’interno del tempio in marmo eretto in suo onore.

Ovidio si riferiva al forum Iulium o foro di

Cesare, così chiamato perché fatto costruire da Giulio Cesare. Oggi di tale luogo, ubicato a nord-ovest rispetto all’antico foro repubblicano, rimangono soltanto la base dei portici che lo circondavano su tre lati, nonché tre colonne del tempio di Venere poste sul quarto. Ma nell’antichità l’opera destava grande ammirazione. Secondo uno storico del IIIsecolo d.C., Cassio Dione, il foro che Cesare aveva ordinato d’innalzare «è più bello del romano, quantunque con esso si fosse cresciuta la dignità dello stesso foro romano». Il progetto del nuovo spazio sorse nel 54 a.C., quando Giulio Cesare era nel pieno della campagna di conquista della Gallia. Qualche anno prima il suo acerrimo rivale, Pompeo, aveva inaugurato nella capitale uno splendido teatro. Cesare non poteva certo essergli da meno perché a Roma,

ILLUSTRAZIONE: VALOR-LLIMÓS ARQUITECTURA.

54 a.C. 51 a.C. 48 a.C.

UNA NUOVA ROMA

DURANTE LA CONQUISTA

della Gallia, Giulio Cesare concepisce l’idea di realizzare a Roma un foro più imponente del teatro eretto dall’acerrimo rivale Pompeo.

INIZIANO I LAVORI di costruzione del foro di Cesare. Quasi contemporaneamente scoppia la guerra civile tra Cesare e Pompeo per il controllo di Roma.

DOPO AVER SCONFITTO

Pompeo nella battaglia di Farsalo, Cesare fa innalzare nel suo foro un magnifico tempio dedicato a Venere, la dea che protegge la sua gens.

UNA DEA TRA GLI ANTENATI

NELL’ANNO 69 A.C. Cesare pronunciò l’elogio funebre della zia Giulia e ne approfittò per ricordare le origini divine della sua famiglia. L’ambizioso giovane raccontò che, dopo l’unione con Anchise (membro della famiglia reale di Troia), Venere diede alla luce l’eroe Enea, a sua volta padre di Ascanio o Iulo, l’antenato mitico della stirpe a cui egli stesso apparteneva. In tal modo i membri della gens Iulia si legavano alle radici di Roma e del popolo romano, visto che pure Romolo e Remo, fondatori della città, appartenevano alla stirpe di Enea. Prima della battaglia di Farsalo Cesare fece un voto a favore di Venus Victrix (vittoriosa), ma poi ritenne che sarebbe stato più conveniente conferirle l’epiteto di Genetrix (genitrice), così da sottolineare l’unione tra la dea e la sua gens.

ORONOZ / ALBUMFOGLIA / SCALA, FIRENZE

ENEA FUGGE DA TROIA

Nella statuetta Enea scappa tenendo per mano il figlio Ascanio e portando sulle spalle il padre Anchise.

FORO ROMANO

Il foro di Cesare si trova dietro l’arco di Settimio Severo e la curia Iulia, l’edificio quadrangolare a destra.

come in genere in tutto il mondo antico, chi mirava a esercitare il potere considerava il finanziamento delle opere pubbliche uno strumento essenziale per acquisire prestigio agli occhi dei cittadini.

Un nuovo foro

Il principale obiettivo del progetto urbanistico era quello di ampliare il foro repubblicano tramite un luogo annesso a quest’ultimo che ospitasse le attività pubbliche, amministrative e commerciali. Il precedente iniziava infatti a essere troppo piccolo per accoglierle.

MARTE E VENERE IN UN AFFRESCO DI POMPEI. MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE, NAPOLI.

FOGLIA / SCALA, FIRENZE Cesare incaricò Cicerone, a quei tempi suo amico, di comprare i terreni adatti. Il costo dell’operazione fu altissimo giacché buona parte della superficie era occupata da residenze private, come rivela lo stesso Cicerone in una lettera al sodale Attico, quando scrive che «io ed Oppio, per allargare il foro ed estenderlo sino all’Atrio della Libertà, abbiamo pagato il terreno sessanta milioni di sesterzi; non si poté ottenerlo a meno dai proprietari. Ma noi faremo opera magnifica».

Alcune case erano di proprietà del fratello di Cicerone, e quindi probabilmente il retore e la sua famiglia ottennero discreti vantaggi da quell’operazione così lucrosa. Al prezzo d’acquisto si sommarono quaranta milioni di sesterzi necessari alla costruzione dei portici e del maestoso tempio che avrebbe dominato il foro. Giulio Cesare poté affrontare una simile spesa grazie al bottino conquistato durante le campagne militari in Gallia.

I lavori cominciarono nel 51 a.C., quasi nello stesso momento in cui scoppiava la guerra civile tra Cesare e Pompeo. Fu proprio nel corso di questo conflitto, prima della battaglia di Farsalo, nel 48 a.C., che Cesare promise a Venere – progenitrice mitica e protettrice della sua stirpe – che, se

ALAMY / ACI

XXXXXXXXX XXXXXX XXX

Nequassi re vend aec eatios esaddw evenda quidit etus qui quiduolorem oluptiu ntiunti dicimin explaborrum, ut volorem oluptiu ntiunti dicimin explaborrum, ut quo torem.

TEMPIO DI VENERE GENITRICE

Il disegno mostra il probabile aspetto del tempio fatto innalzare da Giulio Cesare nel foro e dedicato alla protettrice della sua gens, o stirpe.

FREGIO DI AMORINI

PROVENIENTE DAL TEMPIO DI VENERE GENITRICE, NEL FORO DI CESARE. MUSEI CAPITOLINI, ROMA.

DEA / ALBUM

avesse sconfitto Pompeo, avrebbe eretto in suo onore un edificio di culto all’interno del foro. Dopo aver vinto la decisiva battaglia, Cesare mantenne la promessa e fece alzare un tempio consacrato a Venus Genetrix (genitrice). In questo modo il foro di Cesare divenne una celebrazione in pietra del prestigio militare del dittatore e un luogo per esaltarne l’origine divina.

Un’inaugurazione fastosa

Sebbene non fossero ancora stati finiti, il tempio e il foro vennero consacrati nel 46 a.C. La fretta fu tale che Arcesilao, lo scultore incaricato di realizzare la statua di Venere, ebbe appena il tempo di ultimarla. Cassio Dione racconta che il giorno dell’inaugurazione, il 26settembre, Cesare incoronato di fiori e preceduto da un corteo di elefanti provvisti di torce e regali per il pubblico presiedette dei giochi straordinari, che includevano gare di ogni tipo, lotte tra gladiatori e venationes (scontri tra uomini e fiere). In quest’occasione vennero esibiti animali esotici e a Roma sconosciuti come il “cammello-leopardo”, ovvero la giraffa. Per concludere, Cesare «organizzò una battaglia navale, non in mare o in un lago, ma sulla terra», nel Campo Marzio.

Chi fosse entrato nell’area del foro di Cesare si sarebbe trovato in mezzo a una piazza dalla forma allungata e circondata da un porticato doppio. In fondo si alzava la facciata del tempio di Venere, al quale si accedeva da due scalinate laterali. La visione d’insieme era interrotta da una statua equestre che si trovava proprio in mezzo al foro. Difatti, emulando l’affetto che Alessandro Magno nutriva per il cavallo Bucefalo, Cesare si fece ritrarre – tenendo forse come modello una scultura lignea del conquistatore macedone – sul suo cavallo preferito, Asturcone. L’animale aveva la particolarità che «le zampe anteriori [erano] simili ai piedi umani» e «i piedi [erano] quasi umani, con gli zoccoli divisi come se fossero dita». Così lo descrissero rispettivamente Plinio il Vecchio e Svetonio.

ILLUSTRAZIONE: VALOR-LLIMÓS ARQUITECTURA Un porticato a doppia fila di colonne, di 16 m di larghezza, circondava il foro da tre lati.

Il tempio era costruito su due basamenti. Per accedere al primo si poteva ricorrere a due scalinate laterali, mentre il secondo era dotato di un’unica scalinata centrale. La facciata era dominata da otto colonne in stile corinzio. Sui lati se ne contavano nove e nella parte posteriore nessuna.

Accanto alla base del tempio erano disposte fonti quadrangolari.

IL FORO DI CESARE, SCAVATO E SPIANATO

LA VIA DELL’IMPERO che Benito Mussolini ordinò di realizzare nel 1932 passava a metà del foro di Cesare, e si dovette quindi distruggere alcune strutture lì erette nell’antichità. Venne, ad esempio, spianata parzialmente una latrina pubblica semicircolare ubicata nel porticato di sud-ovest. Visto che agli archeologi di epoca fascista interessava restaurare ed esibire in modo trionfale la curia Iulia (la sede del senato romano), eliminarono quei resti che gli erano d’intralcio. Per tale motivo gli studiosi contemporanei non riescono a stabilire come fosse collegata la curia al foro di Cesare. Agli specialisti di quell’epoca si deve però l’anastilosi, o ricostruzione, delle tre colonne corinzie del tempio di Venere e la loro trabeazione, una struttura solitamente formata da architrave, fregio e cornice.

SCALA, FIRENZE

INNALZANDO LE COLONNE

Litografia pubblicata su La Domenica del Corriere nel 1932 che mostra i lavori di recupero del tempio di Venere.

VENUS GENETRIX

A destra, le tre colonne corinzie del tempio eretto in onore della dea conservatesi fino a oggi.

All’interno della cella del tempio si potevano ammirare altre sculture, e anche affreschi e oggetti di lusso: tutti omaggi alla dea che avevano lo scopo di meravigliare i visitatori. Particolarmente famosa era un’immagine in bronzo dorato di Cleopatra, che aveva dato alla luce il figlio di Cesare nel 47 a.C. Si sa inoltre che vi erano esposte pure opere come i quadri mitologici del pittore Timomaco di Bisanzio e una corazza decorata con perle proveniente dalla Britannia.

La curia Iulia

Dall’altra parte, nell’angolo sud-orientale della piazza collegata al foro repubblicano, Cesare annetté una nuova curia, che sostituiva il celebre edificio in cui era solito riunirsi il più importante organo di governo romano, il senato. Ma a Cesare piaceva accogliere i senatori nel suo foro, sullo sfondo del tempio di Venere Genitrice. Il dittatore poteva in quel modo ostentare le sue origini quasi divine, anche a costo di offendere gli altri patrizi. Una volta, con uno sfoggio d’autorità e fierezza, Cesare nemmeno si alzò in piedi quando i senatori comparvero nel foro: comportamento, questo, ispirato ai monarchi ellenistici e che infrangeva le basilari regole d’etichetta previste per i magistrati romani. Proprio tali atteggiamenti avrebbero poi giocato un ruolo determinante nella maturazione del progetto di assassinare Cesare durante le idi di marzo del 44a.C. Tra l’altro, visto che la curia Iulia non era ancora stata terminata, negli attimi della famosa aggressione il dittatore stava presiedendo una riunione del senato nel portico del teatro di Pompeo, il suo rivale ormai morto.

Il forum Iulium sopravvisse agli imperatori che seguirono a Cesare proprio in quanto ricordo del generale e dittatore che aveva svolto un compito fondamentale nella fondazione dell’impero. Oggi i resti che si conservano sono le tre colonne del tempio di Venere, che gli archeologi degli anni trenta hanno deciso di rimettere in piedi.

JORGE GARCÍA SÁNCHEZ UNIVERSITÀ COMPLUTENSE DI MADRID

Per saperne di più

SAGGI

Edilizia pubblica e potere politico nella Roma repubblicana Eva Margareta Steinby. Jaca Book, Milano, 2012. Il tempio di Venere e Roma nella storia Claudia Del Monti (a cura di). Electa, Milano, 2010. Il Foro di Cesare Carla Maria Amici. Olschki, Firenze, 1991.

ALAMY / ACI

IL FORO DI CESARE NEL IV SECOLO

dopo l’incendio di roma del 283 d.C., Diocleziano (imperatore tra il 284 e il 305) trasformò in modo notevole il foro di Cesare, ridefinendone l’aspetto generale. La parte più danneggiata da tali interventi fu proprio il tempio di Venere Genitrice: la facciata venne coperta da un muro di mattoni che giungeva fino ai portici laterali del foro, lasciando in bella vista il frontone, ma “imprigionando” alcune colonne. Diversi arconi perforavano il blocco in mattoni, e uno di questi consentiva l’accesso alla basilica Argentaria. Al centro rimase la statua equestre di Cesare.

RICOSTRUZIONE SCIENTIFICA: R. MENEGHINI – INKLINK MUSEI 2009, FORO DI CESARE, SOVRINTENDENZA CAPITOLINA AI BBCC.

This article is from: