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EVENTO STORICO
PARTENZA della María Pita dal porto di La Coruña, il 30 novembre 1803. Incisione di Francisco Pérez.
DOCUMENTA / ALBUM
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Come vaccinare un impero: il viaggio di Balmis
Francisco Javier Balmis guidò una spedizione per far arrivare il vaccino contro il vaiolo in tutti i possedimenti spagnoli in America e in Asia ricorrendo a dei bambini portatori
Nel 1796 un medico inglese di campagna, Edward Jenner, fece una delle scoperte più importanti nella storia della medicina: la prima immunizzazione contro una malattia contagiosa. Jenner sapeva che nelle fattorie le donne che mungevano le mucche difficilmente contraevano il vaiolo umano, un morbo che da secoli imperversava in Europa e in altri continenti, colpendo soprattutto i bambini. Il medico inglese sospettava che ciò fosse dovuto al fatto che le mungitrici contraevano il vaiolo bovino, che produce pustole sulle mani simili a quelle del vaiolo umano, ma che è molto meno grave.
Jenner pensò quindi che fosse possibile proteggere le persone dalle forme più pericolose della malattia infettandole intenzionalmente con la tipologia animale. Quando vide una mungitrice con una lesione da vaiolo bovino, le prelevò del materiale e lo inoculò in un bambino di otto anni. Dopo qualche tempo iniettò allo stesso bambino anche il vaiolo umano e osservò che la patologia non si sviluppava. Jenner ripeté l’esperimento diverse volte, finché nel 1798 annunciò al mondo la sua scoperta.
I primi esperimenti
Nel dicembre del 1800 Francisco Piguillem vaccinò cinque bambini nel nord della Catalogna con del materiale ricevuto da Parigi, e nel 1801 iniziarono le vaccinazioni a Madrid. Sebbene nella penisola iberica il vaiolo fosse una minaccia persistente, nei territori americani della Corona la
situazione era ancora più grave. All’inizio della conquista la popolazione indigena era stata letteralmente decimata dalle epidemie di vaiolo, che si ripresentavano periodicamente. Così, quando nel giugno del 1802 giunse alla corte la notizia che in Colombia era attivo un pericoloso focolaio, i medici di Carlo IV convinsero il sovrano a inviare il vaccino in America. Il 5 agosto 1803 il governo annunciò la partenza di una spedizione reale a scopo filantropico.
L’incaricato di guidare la missione fu il medico alicantino Francisco Javier Balmis, non solo per la sua accreditata conoscenza in tema di vaccinazione, ma anche perché aveva trascorso diversi anni in America come medico militare. In tale occasione si era impegnato a fondo nella lotta contro un’altra malattia contagiosa, la sifilide, per la quale aveva sperimentato una nuova cura. Balmis accettò l’incarico con entusiasmo, mosso dallo «zelo di poter realizzare una spedizione così gloriosa» che sarebbe stata invidiata «da tutte le nazioni». Lo affiancò un’équipe di nove collaboratori composta da chirurghi, infermieri, praticanti e assistenti. Il gruppo si sarebbe imbarcato a La Coruña sulla corvetta María Pita.
Bambini a bordo
La principale difficoltà tecnica della spedizione era mantenere il siero di vaccinazione in buone condizioni per gli oltre trenta giorni della traversata atlantica. Il metodo abituale di conservazione consisteva nel mettere del cotone imbevuto con il fluido tra due lastre di vetro e sigillarle con la cera. Tale sistema però non poteva essere utilizzato per più di una decina di giorni. Fu lo stesso Balmis a ideare la soluzione: alla spedizione avrebbe preso parte un gruppetto di bambini, due dei quali sarebbero stati vaccinati alla partenza. Dopo una decina di giorni Balmis avrebbe estratto del liquido dalle loro pustole per immunizzarne altri due, e così via fino ad arrivare a destinazione. L’unica accortezza era mantenere separati i non infetti per evitare che contraessero la malattia prematuramente.
Il problema principale era proprio trovare i bambini: nessun genitore avrebbe lasciato i figli prendere parte a un viaggio di questo tipo. Si pensò quindi di ricorrere agli orfani reclutabili negli ospizi, istituzioni piuttosto comuni nella Spagna dell’epoca. Furono selezionati ventidue bambini di età compresa tra i tre e i nove anni provenienti per lo più dalla casa degli esposti di La Coruña. Balmis stabilì che ognuno doveva portare con sé «sei camicie, un cappello, tre paia di pantaloni e tre giacche di tela, tre paia di scarpe
APPELLO ALLE MADRI
UN MEDICO VACCINA UN BAMBINO. OLIO DI C.J. DESBORDES. XIX SECOLO.
SPL / AGE FOTOSTOCK
NEL PROLOGO della sua traduzione del Trattato storico e pratico della vaccina di Jacques-Louis Moreau de La Sarthe, Balmis fa un appello a superare i pregiudizi sulla vaccinazione: «Madri sensibili, non lasciatevi sviare dai dubbi sollevati dall’ignoranza; approfittate di questo beneficio concesso dal cielo per liberare i vostri teneri figli da una piaga così letale».
Balmis era mosso dallo «zelo di poter realizzare una spedizione così gloriosa da essere invidiata da tutte le nazioni»
CARRTOGRAFIA: EOSGIS.COM
e un pettine». I bambini sarebbero stati accompagnati dalla direttrice dell’istituto, Isabel Zendal Gómez, che si sarebbe occupata del loro benessere. La spedizione durò quasi tre anni e la donna adempì con zelo alle sue responsabilità, anche quando dovette trasferirsi dal Messico alle Filippine insieme a ventisei nuovi infanti “vacciniferi”.
Dopo aver lasciato La Coruña il 30 novembre 1803 la María Pita fece la sua prima tappa alle isole Canarie, dove realizzò un’efficace campagna di vaccinazione. Poi iniziò la traversata dell’Atlantico, che durò trentaquattro giorni e non presentò problemi. Il 6 febbraio 1804 la corvetta approdò a Puerto Rico, dove Balmis scoprì con delusione che il medico Francisco Oller aveva già immunizzato efficacemente tutti i bambini con un siero portato da Sao Tomé. Il responsabile della spedizione si riscattò alla tappa successiva, in Venezuela, dove ricevette un’accoglienza straordinaria. Il grammatico Andrés Bello scrisse: «A te, Balmis […] / Quale premio più prezioso e dolce / possiamo darti? Quale premio più degno / per i tuoi nobili compiti che la tenera / acclamazione delle genti riconoscenti / che accorrono a te?». A Caracas Balmis diede avvio a una campagna nel corso della quale furono vaccinate più di duemila persone.
BAMBINI SCHIAVI
IN MESSICO, a fronte delle difficoltà per trovare giovani portatori del vaccino, Balmis acquistò tre bambine e un bambino che poi rivendette. Come scrive Julian Moreiro: «Lascia sconcertati la sua determinazione a comprare bambini schiavi per poi rivenderli una volta “usati”».
BAMBINO DI UN OSPIZIO DI MADRID. OLIO DI PHARAMOND BLANCHARD. Salvany, l’altro eroe
Nonostante il successo, il medico credeva che si potesse agire più in fretta e, per accelerare le operazioni, decise di dividere in due la spedizione.
FORTE DI SANTIAGO,
a Manila. Nella capitale delle Filippine Balmis fondò un Consiglio per la vaccinazione.
ALAMY / ACI
Balmis affidò una parte della missione alla guida del suo vicedirettore, il catalano José Salvany y Lleopart. Questi si diresse verso Cartagena de Indias, risalì il corso del Magdalena e immunizzò gli abitanti di tutte le città fluviali fino a raggiungere la capitale del vicereame di Nuova Granada (l’attuale Bogotà), superando le 56mila vaccinazioni. Quindi Salvany si addentrò nel vicereame del Perù, accompagnato da tre collaboratori e quattro bambini portatori, per rispondere alle richieste di aiuto provenienti da Quito e Lima. Fu un viaggio difficile, che Salvany pagò a caro prezzo: perse la vista da un occhio e l’uso di un braccio, quindi contrasse una grave malattia al petto, forse peggiorata dall’altitudine. Nonostante ciò proseguì le vaccinazioni fino alla morte, sopraggiunta a Cochabamba nel 1810, quando aveva solo trentatré anni.
Dal canto suo Balmis si diresse a Cuba, dove il vaccino era già arrivato da Puerto Rico, e poi proseguì per la Nuova Spagna. Qui in sette mesi immunizzò circa centomila persone. Nonostante avesse un carattere difficile e autoritario, dimostrò un talento organizzativo eccezionale. Quando la spedizione raggiungeva una nuova regione, per prima cosa il medico si metteva in contatto con il viceré, i vescovi e i sindaci delle capitali e delle grandi città affinché esortassero i residenti a farsi vaccinare. Di solito i primi a presentarsi erano i figli della nobiltà e delle autorità, per dare l’esempio. Poi era il turno della prole della borghesia creola e infine di quella della gente comune. Quando era possibile si convocavano anche i bambini dei villaggi circostanti, mentre alcuni membri della spedizione raggiungevano le città più lontane. Più problematica era la situazione nei villaggi indigeni, dove si rivelò impossibile convincere i genitori a lasciare vaccinare i figli.
Diffidenza e dubbi
Sebbene la spedizione di Balmis venisse di solito accolta positivamente, ci furono anche alcuni casi di resistenza da parte della popolazione europea, per diffidenza verso un metodo ancora sconosciuto e per il diffondersi di voci infondate, come quelle secondo cui i medici rapivano i bambini. In questi casi Balmis si appellava ai vescovi e ai parroci perché convincessero i fedeli. Un esempio di collaborazione ecclesiastica fu dimostrata dal vescovo di Puebla de los Ángeles (Messico), Manuel Ignacio González de Campillo, che in un testo del 1804 esortava «i suoi diocesani affinché si sottopongano docilmente all’importante pratica della vaccinazione».
Sacco, il pioniere italiano
TRA I PRIMI a interessarsi agli esperimenti di Jenner in Italia fu il medico varesino Luigi Sacco, che all’inizio dell’ottocento, dopo aver effettuato una prima inoculazione di vaiolo bovino su sé stesso, immunizzò alcuni bambini tra i 2 e i 7 anni di età, confermando i risultati ottenuti dal naturalista britannico. Successivamente Sacco vaccinò decine di migliaia di persone nell’Italia settentrionale e nel 1803 venne nominato direttore generale della vaccinazione della Repubblica Cisalpina. I suoi metodi contribuirono a contrastare efficacemente le epidemie di vaiolo a Bologna, Brescia e Venezia, e gli valsero vari riconoscimenti al merito in Italia e nel resto d’Europa.
INCISIONE DELLA TRADUZIONE SPAGNOLA DEL TRATTATO DI FRANÇOIS CHAUSSIER, ORIGINE E SCOPERTA DEL VACCINO. 1801.
BIBLIOTECA DIGITAL DE LA BIBLIOTECA NACIONAL DE COLOMBIA
La spedizione di Balmis fu un successo. Eppure al medico ancora non bastava: voleva anche insegnare la nuova pratica ad altri colleghi e creare un sistema per garantire la continuità dell’impresa dopo la partenza. Grazie alla sua caparbietà, nelle capitali e nelle principali città dei vicereami – da Caracas all’Avana, da Cartagena a Lima – furono dunque istituiti dei Consigli per la vaccinazione, di solito insediati in una piazza centrale, in qualche edificio pulito e ben ventilato che desse un’impressione migliore rispetto agli ospedali dell’epoca. In questi centri i dottori locali imparavano a immunizzare e a conservare il vaccino, che poi veniva trasferito, ancora una volta usando dei bambini, nelle succursali delle città più piccole. I medici del Consiglio s’incaricavano pure di rintracciare e vaccinare i nuovi nati. Purtroppo questo piano ambizioso si dimostrò troppo avanzato per l’epoca e non andò mai pienamente a regime, soprattutto a causa degli sconvolgimenti politici legati all’indipendenza dei Paesi ispano-americani.
UN ASTUCCIO DI LANCETTE PER LA VACCINAZIONE.
Ritorno in patria
Dopo l’America la spedizione di Balmis raggiunse le Filippine, portando con sé ventisei bambini messicani. Anche in questo caso furono affidati alle cure di Isabel Zendal, che li avrebbe riaccompagnati al loro Paese una volta terminate le operazioni a Manila. Balmis invece si diresse in Spagna ma navigando verso ovest: continuò a organizzare vaccinazioni lungo la rotta ovunque fosse possibile. Il 14 agosto 1806 arrivò a Lisbona, da dove raggiunse Madrid in carrozza. Il re lo ricevette congratulandosi con lui per il successo dell’impresa.
La spedizione di Balmis fu una delle prime missioni della storia a scopo puramente filantropico. Se i conquistadores avevano portato il vaiolo in America, tre secoli dopo Balmis ne avrebbe diffuso l’antidoto.
JUSTO HERNÁNDEZ
UNIVERSITÀ DI LA LAGUNA
Per saperne di più
SAGGI
Vaiolo. Scienza, storia, costume, letteratura Piero Grima. Salento Books, Nardò (Lecce), 2017.
SPECIALE
IL PIANO DI VACCINAZIONE DI BALMIS
In fuga dall’invasione napoleonica in Spagna, Balmis tornò in Messico nel 1810 per continuare a distribuire il vaccino in America. Lì scrisse un dettagliato regolamento sui metodi di somministrazione.
SPL / AGE FOTOSTOCK
PUSTOLE DI VAIOLO BOVINO. TRATTATO DI EDWARD JENNER.
GRATUITO E SU APPUNTAMENTO
Ogni intendente o governatore sceglierà una stanza comoda e dignitosa della sua residenza, dove il pubblico andrà a farsi vaccinare gratuitamente il giorno della settimana previsto e designato dai medici.
NON VACCINARE TROPPO
Si farà attenzione a non ammettere alla vaccinazione più [persone] del numero che secondo un calcolo prudente corrisponde ai nati in un anno, a meno che non si verifichi un’urgenza legata a un focolaio di vaiolo naturale, nel qual caso dovranno essere vaccinati tutti quelli che si presentano.
CONTRO LE FALSE VACCINAZIONI I mezzi comunemente impiegati per trasportare il fluido bovino in cristalli, filacce, aghi e lancette sono inadeguati, e hanno prodotto falsi vaccini, responsabili ovunque nel mondo di suscitare i dubbi e le controversie che si sono visti fin dall’inizio, pregiudicando così la fama della scoperta più preziosa nei secoli a favore dell’umanità.
SCATOLA CON STRUMENTI DI VACCINAZIONE USATI DA EDWARD JENNER.
CONDIZIONI DI CONSERVAZIONE
Poiché è una costante che l’azione dell’aria secchi rapidamente il fluido vaccino, indurendolo come il vetro […] i vaccinatori presteranno particolare attenzione a non operare all’aria aperta né tra porte o finestre dischiuse; la minima corrente di vento, infatti, è sufficiente a rendere inutilizzabile la maggior parte delle vaccinazioni.
GLI EFFETTI COLLATERALI Se chi riceve il vaccino soffre o ha sofferto in precedenza di eruzioni cutanee di qualche tipo, ci si deve aspettare che queste aumentino considerevolmente alcuni giorni dopo la somministrazione, poiché questo è il mezzo comunemente usato in tali casi dal vaccino per purificare la massa umorale e ripristinare la salute.
CONVINCERE I RILUTTANTI
Anche se si spera che […] non ci sia nessun genitore che si opponga alla vaccinazione, è tuttavia necessario che l’arcivescovo, i vescovi, i capitoli, i parroci, i magistrati, le autorità pubbliche e le altre persone illuminate contribuiscano a tale impresa salvifica ricorrendo a tutta la loro persuasione.
INCORAGGIARE LA RICERCA
All’atto della vaccinazione pubblica […] parteciperanno i due professori incaricati di esaminare in dettaglio il corso che il vaccino ha seguito nel suo sviluppo e di annotare in un libro tutte le particolarità degne di attenzione, per creare un corpus dottrinale del vaccino in America.