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Casanova, il seduttore di Venezia

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Il foro di Cesare

Il foro di Cesare

VENEZIA ERA UNA FESTA

Casanova (ritratto da giovane qui a fianco) assistette a spettacoli nella sua città natale. Tra questi, la regata rappresentata da Canaletto intorno al 1740 (a destra).

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RITRATTO: BRIDGEMAN / ACI. PAESAGGIO: SCALA, FIRENZE

CASANOVA A VENEZIA

Colto, raffinato e amante di ogni piacere, il giovane Giacomo Casanova visse incredibili avventure nella sua città natale, finché il suo ardire gli costò la prigione e l’esilio

PIAZZA SAN MARCO

Lo splendore della Venezia del XVIII secolo era quello di una città in declino. Nell’immagine, vista aerea della città con piazza San Marco e l'omonima basilica in primo piano.

MICHELE FALZONE / AWL IMAGES

Nel XVIII secolo Venezia vanta un millennio di storia, è ricchissima e potente, e solo Parigi può contenderle lo scettro di capitale del piacere e dello spirito. Tuttavia, mentre la capitale francese è al culmine ascendente della sua potenza, quella lagunare è sul ciglio del collasso, anche se lo sfarzo che ostenta impedisce a chiunque di accorgersene.

GRANGER / ACI

Nella parrocchia di San Samuele, il 2 aprile del 1725 nasce un personaggio la cui vita diventerà un’icona per Venezia: Giovanni Giacomo Casanova. La madre, Zanetta Farussi, è un’attrice di successo, che ispira persino Goldoni, e annovera fra i suoi amanti diversi aristocratici di spicco, fra cui il principe di Galles e il conte veneziano Grimani. Sarebbe quest’ultimo, e non Gaetano – anche lui attore e marito di Zanetta – il vero padre di Giacomo. Come primo ambiente Casanova conosce dunque il teatro, una vita eccentrica e mondana fra l’andirivieni dei genitori in tournée, durante le assenze dei quali viene cresciuto dalla nonna.

È un ragazzino gracile, che viene mandato a Padova a studiare i classici e poi iscritto alla facoltà di legge, anche se lui avrebbe preferito la medicina. A sedici anni si laurea, dice nelle sue memorie (ma dagli archivi non risulta), e torna a Venezia come giovane abate. La carriera ecclesiastica non è una vocazione, bensì l’unica via che possa permettere a un popolano una dignitosa, seppur limitata, ascesa sociale. Viene assegnato proprio alla parrocchia di San Samuele, dove tutti si stupiscono nel vederlo tornare in vesti religiose e nella quale si distingue per le omelie esuberanti.

L’abito talare, unito agli studi classici che tanto ama (conosce a memoria le opere di Orazio), gli permette l’accesso al bel mondo della nobiltà. Lui, nato umile, intelligente e dai modi raffinati, vive le contraddizioni di una Venezia arroccata nell’aristocrazia ma dipendente dall’intraprendenza commerciale dei borghesi e dalla manovalanza del “popolino”. È a disagio con entrambi i mondi – troppo gretto l’uno che si sveglia all’alba al rintocco della Marangona, la campana del campanile di San Marco, irraggiungibile l’altro che all’alba ha appena finito la baldoria – e contemporaneamente ben inserito in ciascuno di essi, capace di passare senza sforzo dall’uno all’altro.

Aristocratici e plebei

Ciò che colpisce di Venezia – e che aiuta l’ascesa di Casanova – è che sia una società rigidamente divisa per ceti, sebbene tra essi ci sia una disinvolta promiscuità. Nelle calli e nelle piazze si mischiano patrizi, borghesi e religiosi e l’aristocrazia veneziana è affabile, ciarliera e tratta con familiarità il popolo, con cui conversa volentieri e di cui tiene a battesimo i figli. Anche nella vita di tutti i giorni i gusti in cucina sono simili: pesce grigliato,

SIMBOLO DELLA REPUBBLICA

Il leone alato è la rappresentazione dell’evangelista san Marco e venne adottato come simbolo della Serenissima. Ancora oggi è emblema della città.

CRONOLOGIA ASCESA DI UN PLEBEO

1725

Giacomo Casanova nasce a Venezia da una coppia di attori e cantanti.

1746 1755 1798

Casanova salva la vita del patrizio Matteo Bragadin, che diventa il suo protettore. Accusato d’ateismo, è rinchiuso nei Piombi, da cui scappa dopo 15 mesi. Muore in un castello della Boemia, senza aver terminato le sue memorie.

IN MASCHERA

Il vestito di carnevale veneziano, o bauta, era costituito da un mantello nero (in seta o velluto), un cappuccio, un cappello – spesso a tre punte – e la maschera o larva. Colloquio tra baute, di Pietro Longhi. 1760. Ca’ Rezzonico, Venezia.

SCALA, FIRENZE

anguille stufate, maccheroni, crostacei, pesci di fiume come storioni, trote e tinche.

Casanova capisce bene questo lato affabile della nobiltà e attende l’occasione giusta per emergere. È giovane e irrequieto, presto smette gli abiti religiosi. Viaggia molto e si arruola brevemente nell’esercito, quindi torna a Venezia dove vive suonando il violino in un’orchestra e frequenta cattive compagnie, richiamando più volte l’attenzione delle guardie. La sua potrebbe essere una storia anonima e perduta se non possedesse un brillio che intriga chi lo circonda. E poiché a Venezia ogni ascesa passa per la via dell’aristocrazia, l’occasione di Casanova si presenta quando raccoglie una lettera scivolata fuori dalla tasca di un signore. Conversando, i due salgono assieme in gondola, e durante il viaggio l'uomo ha un infarto. Giacomo l’accompagna a casa e resta al suo fianco pure dopo l’arrivo dei medici e degli amici. La sorte gli ha fatto incontrare Matteo Bragadin, esponente della più antica nobiltà veneziana.

Adottato da un patrizio

Con lui Casanova usa il suo fascino, si spaccia per medico («sparavo precetti e citavo autori che non avevo letto», scriverà nella sua autobiografia) e improvvisa espedienti magici appresi dalla nonna, appassionata di stregoneria. Si guadagna così il favore di Bragadin e della sua cerchia di amici. Tutti pendono dalle sue labbra e dalle sue stravaganti teorie numerologiche, che millanta essere basate sulla cabala. Questo tratto è una caratteristica di tutto il XVIII secolo, e che a Venezia ha grande appiglio: è l’epoca di personaggi come il conte di Saint-Germain e Cagliostro, in cui razionalismo e occultismo vanno a braccetto e la magia ha contagiato la società a tutti i livelli. Stregato dallo charme di Casanova, Bragadin l’adotta e l’invita a vivere con lui. Uno dei più pii e rispettati patrizi di Venezia si prende in casa un poco di buono raccolto in strada! È il 1746, Casanova ha ventun anni e la vita gli sorride. Nutre un affetto sincero per Bragadin, che gli paga i conti e gli spalanca i salotti dell’aristocrazia. È diventato un ragazzo alto, imponente, seducente, colto; è una perla rara

MARK E. SMITH / SCALA, FIRENZE

IL MAESTRO DI CASANOVA

PRIMA DI CONOSCERE BRAGADIN, quando aveva solo 14 anni, Casanova ebbe modo di relazionarsi con un altro grande patrizio veneziano, il senatore Alvise II “Gasparo” Malipiero. A più di 70 anni Malipiero «godeva di una vita felice circondato ogni notte da un gruppo ben scelto di dame». Iniziò il suo giovanissimo protetto alle maniere della buona società e della galanteria.

UNA SALA DI PALAZZO MALIPIERO, DOVE CASANOVA VISSE SOTTO LA PROTEZIONE DEL SENATORE.

che i veneziani – e le veneziane – si contendono. Ha già avuto le prime esperienze sessuali, alcune rocambolesche – la sua prima volta che era stata addirittura a tre, con due contessine vergini quando era abate – e da qui in poi decolla la sua fama di libertino.

Difatti, se di facciata Venezia è rigidamente controllata dalla morale cattolica, in realtà è in fase di totale lascivia dei costumi, più o meno come immaginiamo la decadenza della Roma antica. Le donne aristocratiche sono bellissime, allegre, gentili, portano scollature profondissime («esente misteri», nota un contemporaneo), e sono adornate di rubini balasci, diamanti, zaffiri e smeraldi a profusione. È difficile incontrare una dama

I GIOIELLI ERANO UNA DELLE GRANDI PASSIONI DELLE DONNE VENEZIANE. ORNAMENTO ESPOSTO AL MUSEO CORRER, VENEZIA.

SCALA, FIRENZE

VENEZIA E IL MARE

Il giorno dell’Ascensione (festa della Sensa) aveva luogo la cerimonia del bucintoro, in cui il doge rinnovava lo sposalizio di Venezia con il mare. La festa riuniva l’intera città. Canaletto rappresentò questa giornata in diversi suoi quadri.

SCALA, FIRENZE

CITTÀ TEATRALE

Inaugurato nel 1792, il Teatro La Fenice divenne la principale sala d’opera di Venezia dopo l’incendio del teatro di San Benedetto, che era stato costruito nel 1755.

con meno di cinquecento ducati in gioielli addosso, tanto che, per mantenere le apparenze, le famiglie decadute li prendono in affitto. Non avere l’amante è una cosa di cui vergognarsi. Cardinali e prelati non fanno eccezione e tutti i nobili mantengono giovanissime cortigiane che infine riescono a trovare marito tra i nuovi ricchi. Nemmeno le monache si sottraggono a queste tresche: uno dei più grandi amori di Casanova è proprio una religiosa, chiamata M.M. nelle sue memorie per preservarne l’anonimato. M.M. ha già un amante, un religioso diplomatico francese con cui Casanova organizza un’orgia, coinvolgendo una seconda monaca con la quale forse aveva già avuto qualche incontro sessuale. Una gran confusione.

La Venezia promiscua

Giacomo sguazza in questa Venezia promiscua. Crede infatti che «la fortuna esercita il suo potere su tutti i mortali, purché siano giovani», e vuole approfittarne fino in fondo. Frequenta i teatri, dei quali conosce ogni aspetto perché ci è nato. Più che per passione, ci va per farsi vedere e intessere relazioni. I teatri veneziani sono un marasma indicibile: nei palchi gli aristocratici intrallazzano e si abbandonano a sconcezze, mentre nella platea il “popolino” schiamazza come in un’arena, e non è raro che gli attori scappino per salvare la pelle dopo una brutta esibizione.

Casanova non è più un ragazzino. «Non [mi] piacevano le donne maritate, ero così stupido da essere geloso dei loro mariti», scriverà poi dei suoi primi passi nella seduzione. Nei teatri e in tutta Venezia fa adesso strage di cuori. Tuttavia, nonostante a Casanova le aristocratiche piacciano, il popolano che è in lui ne è ancora intimidito: resta sospeso fra le sue origini e il bel mondo che frequenta. Cerca di fare il grande salto, ma si vede sbarrato il passo dall’aristocrazia che lo tiene accanto a sé per divertirsi, ma pur sempre ai margini, alla stregua di un buffone. «Un uomo nato a Venezia da poveri parenti, senza beni di fortuna, e senza nessuno di que’ titoli», dirà di sé. E infatti quando c’è da scegliersi un’amante, preferisce le donne del popolo, meglio se fanciulle tra i quattordici e i diciotto anni. Per fortuna il carnevale, che a

MARY EVANS / SCALA, FIRENZE

L’AMORE NON È UNA BAGATELLA

AL CONTRARIO del protagonista dell’opera di Wolfgang Amadeus Mozart, Don Giovanni (1787), per cui la conquista è una fierezza numerica («Ma in Ispagna son già mille e tre»), per Casanova ogni relazione è come la prima: s'innamora ogni volta salvo poi ricredersi perché «potrei trovarmi obbligato a sposarmi, cosa che temo più della morte».

CASANOVA ED ESTHER A PARIGI. ILLUSTRAZIONE DI AUGUSTE LEROUX NELLE MEMORIE DI CASANOVA.

Venezia non è una festa ma parte integrante del modo di vivere, lo aiuta a superare le sue inibizioni. All’epoca cominciava in ottobre e durava almeno cinque mesi, durante i quali le maschere abbondavano nelle calli e chiunque puoteva spacciarsi per chiunque: una manna per un ingannatore come Casanova. Le maschere sono onnipresenti nelle sue memorie: gli permettono di volteggiare fra gli ambienti, lo fanno sentire meno inadeguato fra gli aristocratici e più misterioso con i popolani, e sono una delle chiavi delle sue avventure e delle sue tresche.

Il punto di ritrovo di questa baldoria è piazza San Marco. Qui, tra un ballo e l’altro, su palcoscenici improvvisati vengono inscenati commedie, concerti, rappresentazioni teatrali,

CALICE IN VETRO VENEZIANO, MANIFATTURA CARATTERISTICA DELLA CITTÀ LAGUNARE. VICTORIA AND ALBERT MUSEUM, LONDRA.

SCALA, FIRENZE

ra uno dei passatempi preferiti degli abitanti di Venezia e di chi visitava la città. Esistevano luoghi speciali dedicati al gioco detti ridotti, come quello ubicato a palazzo Dandolo, che Francesco Guardi rappresenta in quest’olio. Dietro le porte aperte s’intravedono le sale da gioco, anche se il pittore non mostra cosa vi accade. Le carte a terra suggeriscono che venissero utilizzate per giocare, e alcune persone sembrano cambiare denaro per fiches. Nello spazio centrale uomini e donne si confondono tra di loro e conversano. La maggior parte indossa una maschera: la bauta completa (mantello, cappuccio e larva), la sola larva o la moretta rotonda. Pochi, di condizione patrizia, sono a volto scoperto, con una parrucca lussuosa. Compaiono inoltre tre personaggi del teatro: un Arlecchino ancora bambino sulla sinistra gioca con un cane. Poco più in là si trova Pulcinella, con indosso il cappello allungato, e sulla destra Colombina che suona un liuto.

REPUBBLICA MONARCHICA

Il governante supremo di Venezia, il doge o doxe, era eletto tra l’oligarchia che controllava la repubblica con pugno di ferro. Nell’immagine, interno del palazzo Ducale.

FRANK LUKASSECK / FOTOTECA 9X12

ma anche incontri di lotta e pugilato. Affluiscono inoltre gli astrologi e gli imbonitori e non mancano gli eventi da brivido, con tori che vengono decapitati o con poveri orsi incatenati a un palo attraverso il palato, oppure grotteschi, come le lotte in gabbia tra gatti furibondi e contadini rasati che cercano di ammazzarli a testate.

Come ogni giovanotto spavaldo e mondano, Casanova si appassiona al gioco d’azzardo, e le conseguenze sono nefaste. Si gioca nei “ridotti”, appartamenti adibiti a tale scopo. Alcuni sono di bassa lega e altri lussuosissimi, come quello aperto nel 1630 dal patrizio Marco Dandolo, con dieci o dodici stanze di tavoli affollati, dove il silenzio è assoluto e la clientela selezionata. Tutti, nel bel mondo di Venezia, dissipano intere fortune in nottate ai tavoli da gioco e Casanova non è tipo da tirarsi indietro. Bragadin non basta a saldare i conti: Giacomo accumula debiti piramidali per pagarne altri, sempre barcamenandosi con affari più o meno leciti e non disdegnando di farsi prestare denaro o gioielli dalle sue amanti.

Scandalo e prigione

È una vita dissipata che dura anni, e nel frattempo le conquiste amorose di Casanova sono decine. Tanto libertinaggio non può passare inosservato, nonostante la protezione di Bragadin. Non inganni l’affabilità della nobiltà: in realtà Venezia, benché si chiami repubblica, è retta da un’oligarchia dalla nera reputazione, il consiglio dei Dieci, un’assemblea di dieci aristocratici eletti annualmente che ha un potere quasi assoluto. Se infatti la nobiltà ha totalmente abdicato il potere economico ai borghesi, ha tenuto ben saldo quello politico. Questo governo repressivo incute timore a chiunque, persino a Bragadin, che pure in passato è stato inquisitore. In un mondo di schiavi, cortigiane e giocatori d’azzardo, le pene comminate dai Dieci possono essere ferocissime: un secolo prima di Casanova, tre bestemmiatori erano stati condannati al taglio della lingua e della mano destra e privati degli occhi; gli omicidi venivano giustiziati a bastonate (descopati) e poi squartati, i sodomiti decapitati e poi bruciati, i pedofili arsi vivi.

SHUTTERSTOCK

LE PRIGIONI DI VENEZIA

IL PALAZZO del governo di Venezia aveva tre zone carcerarie: i Piombi, situati in alto, così chiamati perché avevano il tetto ricoperto di piombo; i Pozzi, celle umide e fredde nei sotterranei, e le Prigioni Nuove, che avevano condizioni migliori e accoglievano pure gli studi dei magistrati penali, detti Signori di Notte.

UN CORRIDOIO E DIVERSE CELLE DELLE PRIGIONI NUOVE VENEZIANE.

Da tempo Bragadin ammonisce il suo pupillo per aver attirato troppo l’attenzione dei bigotti, ma Casanova non se ne cura poiché, essendo dottore in legge, sa di non averne infranto alcuna. Tuttavia non è di legge che a Venezia si parla, ma d’arbitrio aristocratico. E quel plebeo imbellettato che scorrazza nei salotti ha infastidito molti mariti nobili.

A ventinove anni viene prelevato dai gendarmi, che gli fanno attraversare il ponte dei Sospiri e lo chiudono nei Piombi, le celle per i personaggi altolocati ricavate nelle soffitte del palazzo del governo e così chiamati perché hanno il soffitto rivestito di piombo. Poteva andargli peggio, poteva finire nei Pozzi, le celle che–lo descrive lui stesso–si trovano appena sotto il livello del mare. Qui i malcapitati scontano l’ergastolo nell’acqua fredda e salmastra fino al ginocchio

LA MONETA DELLA LAGUNA

Ducato d’oro veneziano coniato all’epoca del doge Francesco Loredan (1752-1762), sotto il cui governo venne incarcerato Casanova.

BRIDGEMAN / ACI

IL CANAL GRANDE

Palazzi, magazzini e chiese si alternano su entrambi i lati del Canal Grande, l’arteria principale di Venezia, da cui si snoda una rete di più di 200 canali minori. Nell’immagine, l’ingresso del canale, con sullo sfondo la basilica di Santa Maria della Salute, costruita a metà del XVII secolo.

SHUTTERSTOCK

CAMMINO SINISTRO

Vista del rio di Palazzo con in fondo il ponte dei Sospiri, che ogni detenuto doveva percorrere quando era condotto nelle segrete del palazzo Ducale. Così fece pure Casanova.

GUIDO BAVIERA / FOTOTECA 9X12

e si contendono il cibo con enormi ratti. Come da prassi, non gli vengono comunicate né l’accusa, da cui comunque non potrebbe difendersi perché non c’è nessun processo, né la durata della detenzione. A tal punto arriva l’arbitrio. «Era stato testimoniato che quando perdevo soldi al gioco, invece di bestemmiare Dio, bestemmiavo il Diavolo. Ero accusato di mangiare grasso ogni giorno, di andare solo alle messe eleganti e c’erano indizi che fossi massone», questa l’unica informazione che riceve. Casanova non è certo un rivoluzionario, quanto piuttosto un difensore dello status quo. Tuttavia in quest’occasione scoppia di furore: «Ardevo dal desiderio di vendicarmi. Già mi pareva di stare alla testa del popolo per sterminare i governanti e massacrare gli aristocratici», scriverà nelle memorie. Ma poi si rasserena e medita la fuga rocambolesca, che avverrà quindici mesi dopo, forse l’episodio più celebre della sua vita: perfora il tetto della cella per uscire tranquillamente dalla porta.

Esilio e decadenza

Seguono diciott’anni di vita avventurosa, di viaggi, d’inganni, di seduzioni a spasso per l’Europa. Man mano che invecchia (una punizione indicibile per Casanova, che venera la giovinezza), s’inasprisce la nostalgia per la sua Venezia. Ha quasi cinquant’anni quando gli viene concesso di tornare in patria, ed è un uomo completamente diverso. Bragadin è morto e lui non ha potuto neanche salutarlo, ha perso il furore erotico e si piega a diventare un informatore segreto dell’Inquisizione, lo stesso organo che l’aveva incarcerato, pur di restare a Venezia. Ma la nuova città non gli piace: rimpiange la società sfavillante dei suoi vent’anni, quell’eterno carnevale, le quadriglie galanti, i balli sul Canal Grande. Daltronde è ossessionato dall’idea di cadere di nuovo in disgrazia e di dover lasciare, stavolta per sempre, la città in cui spera di morire. Fa una vita relativamente tranquilla, eppure l’orgoglio non l’ha abbandonato e un semplice diverbio con un patrizio lo costringe nuovamente all’esilio. Accetta così un impiego da bibliotecario in un castello della Boemia dove si rinchiude per dodici anni a scrivere le sue memorie per riviverle. «Oggi godo di una salute di ferro di cui mi piacerebbe ancora far scempio, se l’età non me lo impedisse», annota. Morirà nel 1798, un anno dopo che Napoleone avrà messo fine alla libertà di Venezia, della quale la vita di Casanova è stata un simulacro: nato povero, grazie all’astuzia diventò famoso e si arricchì, ma aveva le mani bucate e si spense in mani straniere.

BRIDGEMAN / ACI

IL CONFORTO DELLA SCRITTURA

ISOLATO NEL CASTELLO DI DUX, in Boemia, Casanova decise di lottare contro la frustrazione dedicandosi alla scrittura. «Scrivo La mia vita per ridere di me, e ci riesco», commentò. Lavorando per dieci o anche 12 ore al giorno compilò più di quattromila pagine delle Memorie scritte da lui medesimo. L’opera rimase incompiuta.

GIACOMO CASANOVA. INCISIONE PRESENTE IN UN’EDIZIONE DELLE MEMORIE DEL 1930 CIRCA.

GIORGIO PIRAZZINI STORICO

Per saperne di più

TESTI

Memorie scritte da lui medesimo Giacomo Casanova. Garzanti, Milano, 2015. Il duello Giacomo Casanova. Luni, Milano, 2019. Le donne e gli amori Giacomo Casanova. RCS, Milano, 2010.

SAGGI

Casanova. Storia di un filosofo del piacere e dell'avventura Roberto Gervaso. Rizzoli, Segrate (MI), 2002.

AVVENTURE DI UN SEDUTTORE

Nelle sue memorie Casanova racconta senza veli le molteplici conquiste amorose, ma anche la passione per il gioco, l’interesse per la magia, la famosa fuga e una strana notte al cimitero.

CASANOVA CON LA SUA «BELLA RELIGIOSA, LA MISTERIOSA M.M.». DISEGNO DI AUGUSTE LEROUX PER UN’EDIZIONE DELLE MEMORIE DEL VENEZIANO.

SCALA, FIRENZE

1. Senza pietà con le povere

Casanova confessa di aver preso parte ad azioni che non possono essere considerate altro che stupri e violenze. Le vittime sono donne umili. A 20 anni frequenta un gruppo di amici molto poco raccomandabili. Una sera, in un’osteria, prendono di mira una donna accompagnata dal marito e due amici e si spacciano per emissari governativi. Arrestano gli uomini, che si lasciano portare via. La malcapitata rimane e viene violentata a turno. Casanova va per secondo.

SCALA, FIRENZE

VICTORINE PIANGE PER UNA SERATA FINITA MALE CON CASANOVA.

2. Frequentatore di conventi

A Venezia parecchie giovani di buona famiglia entravano nei conventi della città come “monache da coro”, e non erano poche quelle che poi trovavano l’amante. Casanova racconta di aver conosciuto nel convento di Murano una monaca, da lui chiamata M.M. Si tratta probabilmente di Marina Maria Morosini. La descrive come «un’assoluta bellezza, alta, dalla carnagione bianca quasi pallida, aria nobile e decisa quanto timida e riservata, con grandi occhi azzurri». Malgrado l’aria innocente, ha già un altro amante, l’ambasciatore francese de Bernis.

3. Giocatore impenitente 6. La fuga dai Piombi

La passione di Casanova per il gioco è superata solo da quella per le donne. I debiti l’incalzano, tanto che deve chiedere denaro alle amanti, salvo poi perderlo di nuovo alle scommesse. Giocare, dice, gli serve per «soffocare il fuoco ardente dell’amore». Una notte, turbato dopo un incontro amoroso, «ho sentito che volevo divertirmi: sono andato al tavolo da gioco». Di ritorno a casa incrocia un mendicante che risulta essere un conte in rovina, e gli dà parte delle vincite.

FICHES DI POKER VENEZIANE. XVIII SECOLO. CASINÒ DI VENEZIA.

BRIDGEMAN / ACI Dopo quindici mesi di detenzione,

Casanova è deciso a evadere. Con materiali di recupero accumulati durante la prigionia riesce a fabbricare un perforatore con cui buca il soffitto di piombo. Sale sul tetto dove rischia più volte di cadere e sfracellarsi al suolo, ma infine riesce a calarsi all’interno del palazzo di governo, in una stanza chiusa a chiave.

Spavaldo, si cambia d’abito e urla per chiedere aiuto, spacciandosi per un visitatore rimasto chiuso dentro. Gli viene aperto ed è accompagnato all’uscita.

4. Un burlone macabro

Per vendicarsi di uno scherzo troppo pesante, Giacomo Casanova architetta un piano terrificante. Disseppellisce un cadavere recente, gli taglia un braccio e si nasconde sotto il letto dell’uomo che l’ha offeso. La notte, mentre l'uomo dorme, lui lo stuzzica con l'arto mozzato e quando il malcapitato l’afferra, lui glielo lascia fra le lenzuola. La mattina dopo tutti l’accusano di aver fatto venire un accidente al signore: «Solo tu ti saresti potuto azzardare a fare questo!». Dopo un simile shock, l’uomo è impazzito, racconta Casanova in parte pentito.

ALAMY / ACI

5. Il mago

Casanova incanta Bragadin e i suoi amici grazie alle doti di mago ed esperto cabalista. Nel suo ruolo d’indovino si ALFABETO CABALISTICO USATO serve di una tecnica DA GIACOMO CASANOVA. secolare. «Davo sempre risposte a doppio senso, e uno dei significati era accuratamente pensato perché non fosse comprensibile neppure dopo l’evento. In tale modo la mia scienza cabalistica, come l’oracolo di Delfi, non poteva mai sbagliare», confessa poi divertito.

GIACOMO CASANOVA

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SCALA, FIRENZE

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