6 minute read
VITA QUOTIDIANA
La stampa contro i migranti
Nella seconda metà del XIX secolo le vignette delle riviste statunitensi denigravano chi arrivava dall’Irlanda o dalla Cina
Advertisement
Negli anni settanta del XIXsecolo le ondate migratorie che dall’Europa giungevano a New York avevano già assunto una dimensione di massa. Quasi tre milioni di persone entravano negli Stati Uniti e in gran parte andavano a ingrossare le file della forza lavoro industriale. Un operaio su tre era un immigrato e nel decennio successivo, quando gli arrivi superarono i cinque milioni, in città come Chicago i nuovi approdati costituivano la maggioranza della popolazione. Il mondo della manodopera non qualificata fu sempre più percepito, nonché rappresentato, come qualcosa di alieno alla realtà americana. Sebbene gli Stati Uniti fossero una nazione d’immigrati fin dalle origini coloniali, alla fine del XIX secolo la situazione sembrava essere diversa, almeno dal punto di vista dei cittadini benestanti ormai radicati da tempo nel Paese. La borghesia di ascendenza anglosassone e di religione protestante era inquieta per l’avvento massiccio di genti povere e poco istruite, che parlavano altre lingue e professavano religioni diverse: i cattolici irlandesi o italiani, i cinesi, gli ebrei dell’Europa orientale. Nessuno di loro avrebbe mai rappresentato la “famiglia americana”.
Una simile inquietudine trovò terreno fertile nella stampa, in particolar modo nei periodici che, soprattutto grazie alle vignette, s’imposero tra le classi urbane medie e alte. A quell’epoca la fotografia non era ancora sfruttabile, e l’illustrazione cercava di dare una rappresentazione visiva degli eventi più sensazionali e importanti.
Satira anti-irlandese
Fu in special modo il cosiddetto political cartoon, la satira politica disegnata, a conquistare l’interesse dei lettori. Settimanali d’informazione come il Frank Leslie’s Illustrated News
CARTOON O VIGNETTE
NEGLI STATI UNITI le immagini satiriche o umoristiche sono dette cartoon. Il termine deriva dall’italiano “cartone”, il supporto cartaceo usato per lo studio preparatorio di un affresco. La parola “vignetta” proviene invece dai tralci di vite che ornavano gli antichi manoscritti.
COPERTINA DELLA RIVISTA SATIRICA STATUNITENSE PUCK.
BRIDGEMAN / ACI IL CARTOON di Thomas Nast ricostruisce la battaglia campale che ebbe luogo a New York il giorno di San Patrizio del 1867.
e l’Harper’s Weekly allargarono il proprio pubblico grazie ai cartoon. Fu in particolare il caso dell’Harper’s, che per anni sarà la speciale bacheca di Thomas Nast, uno dei cartoonist più importanti della storia americana.
Da fervente sostenitore del partito repubblicano, Nast attaccò senza tregua la corruzione dell’amministrazione democratica di New York. E poiché questo partito poteva contare su un solido sostegno elettorale da parte degli irlandesi – una forza di fede cattolica che riscuoteva un certo consenso – nelle sue caricature Nast si accanì proprio contro di loro.
Oltre alla fede religiosa, gli irlandesi erano ritenuti privi d’istruzione, dediti all’alcol e alle violenze, e quindi non integrabili nella cultura civica della democrazia americana.
Sull’esempio dei disegnatori inglesi, Nast abituò i lettori a una caricatura offensiva dell’irlandese, colto nelle sembianze di un pericoloso individuo regredito a uno stadio primitivo, se non scimmiesco. Il ricorso alla fisiognomica (la pseudoscienza che mette in relazione aspetti del carattere umano e particolarità fisiche del corpo) gli permise di rappresentarlo come inferiore: un essere dalla
Litigiosi, ubriaconi, violenti e papisti
GLI IRLANDESI si ritrovavano spesso coinvolti in risse, e molti statunitensi credevano perciò che portassero solo problemi. Per esempio, si verificò una colluttazione durante la festa di San Patrizio del 1867, a New York. Un carro che bloccava il passaggio della sfilata irlan- assecondava una parte dell’odese diede inizio a uno scon- pinione pubblica statunitense, tro feroce con la polizia. Nelle secondo la quale gli irlandesi vignette che disegnò per l’Har- erano dotati di un carattere per’s Weekly, Thomas Nast brutale, bevevano in eccesso e approfittò dell’occasione per rappresentavano una minaccia rappresentare l’accaduto e di- politica a causa della loro copingere gli irlandesi come pe- spicua presenza e dell’influenricolosi GORILLA. Il disegnatore za della RELIGIONE CATTOLICA.
I CINESI erano rappresentati come esseri dalle molte mani che “rubavano” il lavoro ai nordamericani. Caricatura da The Wasp (1882).
ALAMY / ACI
mascella molto sporgente, il naso schiacciato, la fronte bassa e inclinata, con la bocca larga e dagli angoli rivolti verso il basso.
In genere Nast non manifestò la stessa ostilità per le altre minoranze, come i neri o i cinesi. Per quanto accettasse molti degli stereotipi razziali del tempo, creò immagini solidali in cui
ALAMY / ACI. COLORE: JOSÉ LUIS RODRÍGUEZ i neri erano presentati con una certa simpatia e visti come assimilabili. Parimenti prese le difese dell’operosa minoranza cinese.
Il “pericolo giallo”
Da quando erano giunti in California a metà del XIX secolo, pur costituendo appena il dieci per cento della popolazione, i cinesi erano attivi in diversi settori economici. Per questo i lavoratori americani li accusarono di provocare disoccupazione e impoverimento, oltre che di portare malattie, come il resto degli immigrati. Con il diffondersi di una pesante depressione economica a partire dal 1873, cominciarono a essere descritti nei termini di perfidi individui dall’aspetto disumano. Ridicolizzandoli come inferiori dal punto di vista
UN AFROAMERICANO MOSTRA IL CIVIL RIGHTS ACT DEL 1875 A SAN PIETRO, CHE NON PUÒ CHIUDERGLI LE PORTE DEL PARADISO. CARICATURA DI THOMAS NAST. culturale, fisico e morale, giornalisti e disegnatori giustificarono con malignità la supremazia bianca. Diverse pubblicazioni, come il settimanale The Wasp, diedero man forte alle richieste di espulsione dei cinesi dalle località dell’ovest, alle quali seguirono aggressioni e omicidi in diverse Chinatown. Il Chinese Exclusion Act del 1882 proibì totalmente l’ingresso nel Paese dei lavoratori cinesi e ribadì il divieto alla naturalizzazione per tutti i cinesi già presenti. Non avendo la cittadinanza, questa parte della popolazione non votava e quindi non suscitava l’interesse dei partiti.
Il Puck, il più noto settimanale satirico degli anni ottanta, pubblicò una brutale copertina in cui un cinese caricaturizzato era attaccato sia dai repubblicani sia dai democratici. Un altro cartoon raccontava la cacciata dall’ovest di questa comunità e ne immaginava l’arrivo a New York.
UNA STRADA della Chinatown di San Francisco intorno al 1900.
BRIDGEMAN / ACI
Da una nave, attraccata in lontananza, una folla si tuffava in mare per raggiungere la città a nuoto. Veniva soccorsa da miss Columbia (la personificazione degli Stati Uniti), che dall’isola di Manhattan gettava dei salvagente, e soltanto in prossimità della riva quelli che fino a poco prima sembravano ratti a pelo d’acqua si svelavano essere teste di cinesi con il tipico codino.
Esseri inferiori
Tuttavia, più che nelle pagine principali a colori dei settimanali satirici e umoristici, era nelle piccole vignette in bianco e nero che trovava sfogo un oltraggioso suprematismo anglosassone. Gli irlandesi ora venivano più che altro sbeffeggiati per il loro retaggio campagnolo e miserabile, e perché inebetiti dal vizio del bere. Gli afroamericani erano derisi con labbra tremendamente esagerate, enormi piedi piatti, arruffati capelli animaleschi e un linguaggio continuamente storpiato, oltre a essere descritti come amanti dell’ozio.
L’aumento della popolazione italiana di quegli anni si riflettè nei disegni, che illustravano l’aspetto brigantesco dei nuovi arrivati, ma anche la minaccia che incarnavano in quanto crumiri, una parola dispregiativa usata per definire i lavoratori che non aderivano agli scioperi. Le ondate di ebrei in arrivo dall’Europa orientale furono salutate dai disegnatori con vignette sulla loro ossessione per il denaro o la spregiudicatezza negli affari, dando fiato a un antisemitismo che attingeva a stereotipi vecchi di secoli. Non che fossero più accoglienti le parole dei giornali, come quelle dell’autorevole The New York Times, che nel 1880 descrisse tutti gli immigrati «come anelli di una catena discendente dell’evoluzione».
Le vignette evidenziavano una diversità inassimilabile a una presunta etica americana del lavoro. I cittadini rispettabili s’impegnavano duramente per produrre beni di ottima qualità al giusto prezzo, andando incontro ai bisogni della comunità, e gestivano i guadagni con frugalità e moderazione. A tal proposito, il fannullone nero, il vizioso irlandese, il cinese a basso costo, il crumiro italiano o l’affarista ebreo ricordavano puntualmente a chi acquistava quei settimanali che tutti, ognuno a suo modo, soffrivano di un qualche imperdonabile difetto.
GIAN DOMENICO IACHINI
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MILANO
Per saperne di più
SAGGI
Sulle rotte della storia Donato Verrastro (a cura di). Rubbettino, Soveria Mannelli, 2010. L’emigrazione italiana negli Stati Uniti Matteo Pretelli. Il Mulino, Bologna, 2020.