HREEF - The Research Book

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HREEF Hreef favorisce il ripopolamento degli habitat sottomarini e rallenta l’erosione costiera.

Generazione Oceano / The research book Ecosistema • Habitat • Modularità • Reef • Ricostruzione


00 Contents

Executive Summary

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Project pre-concept

01

50-51

8. filtraggio 9. erosione costiera

About Us

10. restauro habitat ricerca finale

struttura libro

08-09

tema generale

12-13

11. keypoints

team di lavoro

14-15

12. goals progetti esistenti

02

58-59

64-65

13. tecno reef 14. reef ball

Research

15. sea boost

immersione

18-19

concept 1

72-73

interviste

22-23

concept 2

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1. alieutica

concept 3

76-77

2. ecosistema

HREEF

78-79

19. specifiche tecniche

3. flora marina insights

34-35

20. materiali e prod.

esplorazione spazi diversi

36-37

21. modularità

casi studio

38-39

22. fondale marino

4. sensibilizzazione

23. trasporto

5. oggetti quotidiani

24. collocamento

6. microplastiche

25. immersioni

7. energia rinnovabile

brand identity

104-105

prototipo

110-111

bibliografia

118-119


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Executive summary La comunità degli Stati ha approvato l’Agenda 2030 per uno sviluppo sostenibile presentando 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs, Sustainable Development Goals). Gli obiettivi si focalizzano su macro temi e ognuno di loro ha dei target, 169 in totale, che invitano organizzazioni e enti a progettare innovazioni. Gli SDGs 2030 si focalizzano su aspetti di fondamentale importanza per lo sviluppo di un futuro sostenibile quali l’affrontare i cambiamenti climatici e costruire società resilienti entro l’anno 2030. Il Laboratorio di Prodotto 3, guidato da Marcello Ziliani e Mattia Vettorello, si concentra sull’obiettivo numero 14 (SDG14), che si riferisce alla conservazione dell’oceano e ad un uso sostenibile delle sue risorse. Il laboratorio nasce per pensare, esplorare e progettare soluzioni efficaci e sostenibili. SDG14 riguarda principalmente l’interazione dell’uomo e le sue conseguenze sul sistema oceano, dalle sue profondità, a quello che succede in superficie, alle attività dell’uomo sulla terra che sfociano nell’oceano. Con la parola Oceano dunque ci si riferisce a tutto quello che è acqua.

Il progetto è stato realizzato seguendo le quattro fasi della metodologia del design thinking (ispirazione, insights, ideazione, realizzazione), partendo da una ricerca preliminare che portasse alla comprensione del tema. Per individuare le opportunità di progettazione sono state svolte sette interviste in seguito suddivise in tre macro-categorie: alieutica, ecosistemi e flora marina. Da essi sono nati una serie di insights progettuali che hanno permesso lo sviluppo di ricerche trasversali che portassero al tema progettuale. Queste ricerche trattano ambiti implicitamente legati al mare e sono risultate utili per comprendere a pieno la connessione tra l’oceano e tutto quello che lo circonda. Successivamente alla parte di ricerca, sono stati sviluppati diversi concept che hanno portato all’elaborazione del progetto finale. Hreef nasce da uno studio condotto sul restauro degli habitat e sulla riduzione dell’erosione delle coste. Con esso si convogliano due problematiche affinché si possano restaurare gli equilibri che sono stati interrotti dai cambiamenti climatici. La modularità di Hreef rende possibile il suo adattamento a diverse conformazioni del fondale marino e a situazioni di necessità che si potrebbero presentare.

Jeremy Bishop


About us

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About us

Attuare una soluzione non significa pensare a un sistema immediato.

"Creativity involves breaking out of established pattern in order to look at things in a different way."

Osservando un problema da diverse angolazioni contrapposte si prevede un approccio laterale al brief di partenza.

— Edward De Bono

L’applicazione del design in un contesto naturale porta con sé tanti interrogativi. È possibile parlare di design senza resoconti negativi per l’ambiente?


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About us

Struttura del libro Sono stati individuati una serie di parametri che favoriscono la lettura e l’analisi del libro. In particolar modo colori, font ed elementi grafici scandiscono e determinano rigore e logica nella struttura dell’impaginato. La doppia pagina che funge da apri-capitolo è caratterizzata da elementi grafici e testuali che mirano ad anticipare in modo concettuale ciò che sarà poi riportato all’interno di ogni capitolo. All’interno di ciascun capitolo la doppia pagina segue la medesima impostazione, a sinistra vengono riportate le informazioni testuali e a destra quelle visive e grafiche. Inoltre gli elementi grafici presenti nei vari capitoli sono stati studiati in modo da risultare coordinati nella loro molteplicità nonostante ognuno di essi comunichi un messaggio differente.

Il libro racconta in ordine cronologico tutto il percorso che ha portato l’elaborazione del progetto finale. Esso si apre con una sezione introduttiva che anticipa il tema generale, per poi continuare con una breve parte di presentazione del team di lavoro. Successivamente viene analizzata la parte di ricerca. È caratterizzata da diverse fasi: lo studio delle problematiche; lo svolgimento di interviste che hanno contribuito all’individuazione degli insights; l’esplorazione di ambiti e temi trasversali; la definizione di possibili casi studio legati al tema. L’ultima sezione del libro tratta unicamente del progetto. Si prosegue poi con un’accurata analisi del progetto esaminando ogni aspetto che lo caratterizza. Concludendo con la spiegazione della realizzazione del prototipo.

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I margini della pagina, superiore, inferiore, esterno rispettano tutti la medesima misura: 13mm.

Il numero delle pagine rispetta lo stile dell’indice indicando la pagina precedente e corrente

Nel lato sinistro è presente la scritta verticale che ricorda al lettore il capitolo di riferimento.

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In basso a destra è presente il numero del capitolo di riferimento.

In alto a sinistra viene riportato il titolo del sottocapitolo.

Nella pagina di sinistra sono presenti le colonne in cui vengono inserite tutte le informazioni testuali.

Nella pagina di destra vengono inseriti materiali di tipo visivo e grafico.


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About us

Struttura del libro Nimoluptate ium con nia debis rest pereribus placcumendis ium essint aut licab ipsunti beatque nusae et quia nis ium dolum comnis entia sit accum rendes as aut optur aliquamet maio volut minum ese enisseque volupta quatescia que quas sa vit hit volende nam natibus. Tem reperfe rferferum voluptas alibus nonecto tation erro vollorrovid quae ped maios nullore nosa non estio. Neque voluptas abore mos maxim fugita id magnis in con pelisci asitatas a de volor audio. Ritas peditia voluptatus sunt fugit que volupta etur sandignatur, sedi nimus eossed et, illaut qui voluptiam ad et lit, quas aspiscium qui non resti omnihic iditatur, ad quatiae volore nam, quisini hilit, vitiore mporest iuscipid ulpa.


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About us

Tema generale L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone e il pianeta. È stato sottoscritto nel settembre 2015 dai Paesi membri dell’ONU ed ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile. L’avvio degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si impegnano a raggiungerli entro il 2030. SDG2030, dunque, è parte portante del progetto e in particolare quello inerente all’ambiente marino: il numero 14.

SDG 14 riguarda le interazioni degli esseri umani con l’oceano e lo identifica come portatore di benefici ambientali, economici e sociali che si estendono oltre i confini nazionali. In particolare, mira a conservare l’uso dell’oceano, mari e risorse marine per lo sviluppo sostenibile. L’oceano, che copre il 71% della superficie terreste, influenza i mezzi di sussistenza di tutti, anche di coloro che si trovano nell’entroterra. Tutte le problematiche si muovono in modo sinergico. L’uomo è ancora in tempo per cambiare il proprio atteggiamento comprendendo nel dettaglio quello che lo circonda.

“Terry the Turtle”, Mark Fitzpatrick, Comedy Wildlife Photo Awards 2020.


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About us

Team di lavoro Nato a Pesaro e cresciuto a Mombaroccio. Frequenta il Liceo Classico Linguistico T. Mamiani, in seguito si iscriverà alla facoltà di Design all’Università degli Studi della Repubblica di San Marino per poter finalmente dimostrare le sue doti creative e artistiche. Ama osservare e avere giudizio critico su qualsiasi cosa.

Generazione Oceano è un evento organizzato dalla Commissione Oceanografica Intergovernativa dell’UNESCO, per il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile (2021-2030). Generazione Oceano si pone come obiettivo ricreare un oceano migliore, attraverso iniziative legate allo sviluppo sostenibile e alla conservazione dell’ambiente. Lavorare come società è un aspetto molto importante perché non si può più agire individualmente.

Nata a Milano e cresciuta tra Belluno e Bologna. Frequenta il Liceo delle Scienze Umane a Faenza dove ha l’opportunità di studiare in California per un anno. In seguito si iscriverà alla facoltà di Design all’Università degli Studi della Repubblica di San Marino per riuscire a dare forma a tutte le idee che ha in testa.

A seguito della maturità linguistica, si iscriverà alla facoltà di Design all’Università degli Studi della Repubblica di San Marino al fine di apprendere metodi e tecniche per esprimersi a 360 gradi. Problem solver\creator, dipende dal punto di vista: il design è l’architettura della mente.

Generazione Oceano


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Research

Come possiamo risolvere un problema? Ricercare informazioni non porta a una soluzione ma a una rete di percorsi interconessi da conoscere ed indagare. Piccoli spunti possono essere accenni di luce capaci di trasformarsi in idee potenzialmente realizzabili. Dunque, che domanda ci dobbiamo porre?

"Il mare è una fonte di ispirazione per tutti, che poi ci possa essere una restituzione dipende dalla capacità della cultura." — Roberto Danovaro


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Research

Immersione Le Nazioni Unite hanno dichiarato il “Decade of Ocean Science for Sustainable Development”, che punta a mobilitare la comunità scientifica, i governi, il settore privato e la società civile intorno a un programma comune di ricerca e di innovazione tecnologica.

La visione del Decennio del Mare “è la scienza che serve per l’oceano che vogliamo”. La missione del Decennio del Mare è “stimolare soluzioni trasformative scientifiche per uno sviluppo sostenibile, connettendo le persone e il nostro oceano”.

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Un oceano pulito, in cui le fonti di inquinamento vengono identificate e rimosse.

Un oceano sano e resistente in cui gli ecosistemi marini sono mappati e protetti

Un oceano prevedibile in cui si hanno la capacità di comprendere le condizioni oceaniche.

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Un oceano sicuro in cui le persone sono protette dai pericoli oceanici.

Un oceano utilizzato in modo sostenibile che garantisce la fornitura di cibo.

Un oceano trasparente con accesso aperto a dati, informazioni e tecnologie.

La terra è ricoperta per il 71% da acqua, all’interno del quale sono presenti l’81% delle forme di vita terrestri. In questo modo l’oceano risulta il polmone blu del pianeta, in grado di regolare il clima grazie alle correnti marine, garantendo la vita sulla terra ferma.

“Al momento ci stanno salvando dall’inferno” - Malin Pinsky

Per questo motivo il Decennio del Mare cerca di trovare una soluzione alle problematiche attraverso la formulazione di scenari che siano attendibili, basandosi sul coinvolgimento delle persone. L’oceano sta combattendo una vera e propria guerra: negli ultimi 150 anni ha accumulato una quantità di energia pari a quella di 1,5 bombe atomiche al secondo.

Un oceano ispirazionale che ispira e coinvolge la società. NASA Goddard


Research

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L’oceano è una grandissima fonte di reddito, cibo e ispirazione, un mondo importantissimo che ha ancora tanti aspetti da scoprire.

Grazie all’ inquinamento della plastica si è creato un grande fenomeno di iconografica che ha attirato l’attenzione dell’immaginario collettivo.

Risulta assurdo che sia stato esplorato solamente il 5% dei fondali oceanici. Negli anni ’60 sono state scoperte delle sorgenti idrotermali, dove si formato degli ecosistemi molto particolari, abitati da batteri che producono la chemio-sintesi, apportando dunque una rivoluzione scientifica.

Sono state attivate una serie di azioni che hanno portato all’approvazione di un gran numero di politiche a livello internazionale, per salvaguardare l’oceano.

Nell’ambiente marino tutto è connesso attraverso fragili collegamenti che possono essere facilmente distrutti. Quello che succede ad una determinata specie marina si riperquote su tutto quello che la circonda. Tutti i fenomeni negativi stanno avvenendo sempre più velocemente, con cifre molto significative. Inondazioni più frequenti che colpiscono il 70% delle popolazioni che vivono sulle coste, acidificazioni dell’oceano che ha enormi conseguenze sulle specie marine, sbiancamento dei coralli, specie invasive.

Ha una serie di conseguenze su organismi e processi che regolano aspetti della vita quotidiana. Sbiancamento dei coralli, distribuzione delle specie, aumento del livello del mare.

La maggior parte dei materiali inquinanti presenti sulla terra arriva anche nel mare, andando a distruggere le catene alimentari. É servito ad accendere le attenzioni sul mare e sulle sue problematiche.

Il 90% degli allevamenti ittici ha già raggiunto la sua capienza massima, quando allo stesso momento milioni di pesci che non sono ritenuti abbastanza buoni muoiono ogni anno.

Il grande traffico marittimo di navi lascia un segno indelebile negli oceani. Le minacce causate non sono uniformemente distribuite in tutto l’oceano, ma si concentrano nelle zone maggiormente trafficate.


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Research

Interviste La filosofia nel progetto prevede di porre la persona al centro di esso, mantenendo sempre e comunque la salvaguardia dell’oceano come filo conduttore. Le persone intervistate sono utili per fornire una visione d’insieme delle tematiche. Imparando dagli esperti si può esplorare il proprio contesto in modo più approfondito cercando ispirazione in contesti analoghi. Analizzando il tema riguardante la salvaguardia degli oceani, è emerso che si tratta di una problematica molto ampia che va a ripercuotersi su diversi ambiti. Per questo motivo le interviste effettuate sono state suddivise in tre macro categorie.

Alieutica

L'utilizzazione delle risorse vegetali e lo sfruttamento degli ambienti acquatici sono un fattore molto importante per la salvaguardia dell’oceano e della sua ripopolazione.

Ecosistemi

Non dipendono solo dagli animali e dai vegetali che occupano una certa porzione, ma si caratterizzano anche per il clima, che contribuisce a creare ambienti differenti.

Flora marina Le alghe e le piante sostengono la produttività globale della pesca, fornendo l’habitat ideale per molte specie. Risultano inoltre vulnerabili a una moltitudine di minacce sia terrestri che marine.


Research

1Alieutica

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giuseppe scarcella

corrado piccinetti

Professore di valutazione dello stato delle risorse di pesca dell’Università di Bologna in Fano.

Professore di Ecologia e Direttore del Laboratorio di Biologia Marina e Pesca della Facoltà di Scienze all’Università di Bologna.

“La cosa più importante da conservare è la biodiversità”

“Lo standard MSC è una manovra commerciale”

ale sare e n etodo e a e per contrastare la pesca fuori stagione?

C’è stato un avanzamento tecnologico negli ultimi anni per sviluppare attività di pesca più selettive. Servirebbe che si crei un sistema di incentivi e che non sia solo una iniziativa di pescatori più sensibili alle problematiche ambientali.

L’equilibrio dell’ecosistema è in pericolo. Come pensa si potrà evolvere la situazione se non si attuano dei cambiamenti immediati?

Non sono possibili cambiamenti immediati ma solo variazioni lente. Al momento i cambiamenti climatici influenzano solo le acque superficiali nei mesi caldi. Di conseguenza, ricadrà da qualche altra parte come fenomeno atmosferico modificando il clima.

Quale problema la preoccupa di più che creda vada risolto nell’immediato?

L’immobilismo di alcuni governi in ambito di protezione ambientale. Lavorando sull’impatto della pesca in Mediterraneo mi rendo conto come sia i paesi del Nord Africa ma purtroppo anche i paesi Europei non fanno abbastanza per una pesca sostenibile.

Per pescare si utilizzato le reti, lei sa se esse possono in qualche modo danneggiare l’ecosistema marino? E in che modo si potrebbe limitare ciò?

Vi sono molte tecniche di pesca: dalle reti trainate alle reti fisse, dalle nasse alle reti di circuizione ed agli ami. Si potrebbe scegliere tecniche con minore impatto agevolando la cattura senza uccidere il pesce con le possibilità di rilasciare vive alcune specie protette.

Di che cosa si occupa durante il suo lavoro da ricercatore e studioso?

Nel mio lavoro cerco di capire quanti pesci di una certa specie ci sono in mare, quanti ne muoiono per cause legate alla pesca e quale sarebbe il prelievo sostenibile.

Che cosa pensa del fenomeno “rebranding” dei pesci?

Questo fenomeno riguarda attività di pesca recenti che raggiungono zone più profonde. Per il Mediterraneo riguarda marginalmente alcune specie che vivono in profondità.


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Research

mahmoud touhami Pescatore esperto presso il porto di Rimini, nel peschereccio Levriero II, da più di trent’anni.

“L’inquinamento inconsapevole nuoce ai pesci” La pesca è una delle minacce più forti verso il mare, come potrebbe rendersi utile per l’oceano?

Per i pescatori è importante lo stato di salute del pesce: è un pezzo della nostra catena alimentare. Fare una raccolta della plastica dei nostri mari non può che aiutare. Dal 2019 il nostro peschereccio Levriero II ha già raccolto 12 quintali di plastica.

Esistono dei divieti o restrizioni per l’attività di pesca?

Certamente. Il fermo pesca, per esempio, permette alle uova di crescere. I pescatori hanno anche un raggio di massimo cinque miglia dalla costa per pescare per proteggere le specie più piccole o le uova. Inoltre, devono dichiarare le specie pescate che non rientrano nel tipo di pesca che svolgono.

Per quale motivo sentiamo parlare del fenomeno delle “reti fantasma?

Le reti si possono incastrare a resti deposti nel fondale marino e non c’è nessun modo di liberarle se non lasciandole andare in mare. È una grande spreco per il mare e per noi pescatori.

Overfishing

Inquinamento

Fishing down

Raccolta Plastica

Acquacoltura

Scogli artificiali

Uno è quello sugli stock ittici target della pesca che possono rischiare il collasso, l’altro è il deterioramento degli habitat in cui vivono tali specie.

Avendo esaurito il predatore in cima alla rete alimentare, si trasforma in specie sempre più piccole, per finire con piccoli pesci e invertebrati precedentemente respinti.

L’acquacoltura estensiva è praticata su grandi estensioni d’acqua e costituisce un valido modello di sviluppo dal punto di vista economico.

I pescatori sono costretti ad abbandonare le proprie reti (chiamate reti fantasma) nel caso in cui esse si impigliassero negli scogli.

Succede che insieme al pesce vengano pescati dei detriti che si trovano nell’acqua, e molti pescatori si preoccupano poi di raccoglierli e smaltirli.

Le scogliere artificiali lungo la costa per proteggere dall’erosione alterano l’equilibrio costiero e la biologia di molti organismi.


Research

2Ecosistema

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marco capello

roberto danovaro

Professore del Dipartimento di Meteorologia e Climatologia nell’Università di Genova.

Presidente del Comitato Scientifico del WWF Italia. Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente

“L’intervento umano può aiutare a ricostruire gli habitat marini distrutti”

“Tutto fa bene. Niente rappresenta la soluzione da solo”

Che importanza hanno i sedimenti marini per gli ecosistemi?

Il fondale marino il perfetto registratore di quello che succede sulla terra, per esempio per capire la qualità delle microplastiche si sono sedimentate nel corso degli anni e con che velocità questo fenomeno è accaduto.

Alcuni progetti, come Adidas in collaborazione con Parley for the Ocean, si proclamano aiutanti per la salvaguardia. Lei che ne pensa?

Sono forme di pubblicità ininfluenti perché puntiformi e limitate. Nella maggior parte dei casi queste campagne vanno a sensibilizzare il pubblico che non è veramente informato sui problemi che affliggono l’oceano.

Le onde e la loro conformazione possono essere un segnale di cambiamento degli equilibri marini?

Le onde non sono direttamente simbolo dei cambiamenti climatici, ma lo è il vento. Sono difatti cambiate tutte le condizioni di contorno che hanno portato ad un cambiamento nelle mareggiate e nei tempi di ritorno delle tempeste.

Ci sarebbe dire come inquinamento acustico marino sta in en ando i vari ecosistemi?

Con l’aumento del traffico in mare, aumenta anche il rumore prodotto, andando a diffondersi di più nell’acqua che nell’aria. Questo è un problema che nuoce ai pesci di tutte le specie e dimensioni e ne modificherebbe la percezione se sono a frequenze alte.

Il fenomeno del fouling potrebbe in qualche modo nuocere all’oceano?

Tutto ciò che galleggia è soggetto al fouling, le barche di fatti a causa di questo fenomeno perdono il 20% di quello che è la loro capacità andando dunque ad aumentare i consumi e i costi.

La plastica è una causa preoccupante o è uno dei fattori di “audience”?

L’80% della spazzatura presente in mare è plastica. Proprio per questo motivo il G7 ha deciso di dare delle priorità per far capire a tutti quanti quali sono veramente le problematiche importanti.


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Research

jacopo cimini Assegnista di ricerca nel dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali di Bologna.

“È importante ripristinare lo stato naturale dell’habitat” Sbiancamento dei coralli e aumento del livello del mare, sono tutti risultati del cambiamento climatico. Ci sa dire qualcosa a riguardo?

Negli ultimi anni si sono evidenziate dei cambiamenti importanti chimici e fisici nelle colonne d’acqua. Bisogna dunque iniziare a creare un senso civico che coinvolga tutti gli utilizzatori del mare, dai pescatori ai turisti.

In tutto il mondo delle riserve naturali sono state trasformate in delle zone di turismo, come ensa he esto stia in en ando l’equilibrio marino?

Bisogna iniziare a promuovere una consapevolezza legata al turismo sostenibile. È importante che le persone smettano di sottrarre all’ambiente ciò che gli appartiene, lasciandolo così come l’hanno trovato.

Solo il 5% dell’oceano è stato scoperto, secondo lei che cosa si può fare al riguardo?

Le profondità oceaniche sono un problema. Attraverso l’utilizzo di veicoli autonomi si possono condurre delle ricerche poco invase ma che hanno lo stesso output.

Fondale marino

Incrostazione

Marine litter

Senso del rispetto

Restauro habitat

Disturbi acustici

Attraverso le attività di carotaggio è possibile scoprire tutto quello che inquina il mare perché tutti i detriti marini finiscono nel fondale.

Il G7 ha sottolineato che la plastica è tra i fattori più importanti di inquinamento.

Gli habitat marini vengono drasticamente cambiati dall’essere umano, per questo motivo è importante attuare un’opera di restauro degli ecosistemi.

Le incrostazioni che si formano sulle barche riducono del 20% la capacità di un imbarcazione, questo significa un aumento dei consumi e dei costi.

Il senso del rispetto aumenta la cultura ambientale, è importante che ci sia una divulgazione maggiore delle ricerche scientifiche svolte.

Con l’aumento del traffico marino aumenta anche il rumore non permettendo agli organismi di riconoscersi e capire cosa li circonda.


3Flora marina

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Research

maria cecilia totti Professoressa di Botanica e Biodiversità di alghe e piante marine presso l’Università Politecnica delle Marche

“Le alghe utilizzate nella gastronomia sono allevate.” Come ci potrebbe spiegare gli impatti che avrebbero i fenomeni di proliferazione algale?

Le fioriture che avvengono in periodi diversi dall’estate impattano di meno nella percezione del pubblico, sia perché lontane dalla stagione balneare, sia perché è la condizione di stratificazione che si verifica d’estate a massimizzare gli effetti negativi associati alle fioriture.

Come si potrebbe salvaguardare la a na arina a n h si ossa ristabilire un equilibrio generale?

Non è solo la fauna che va salvaguardata ma anche la flora. Non scordiamoci che un ecosistema funziona per la sua totalità. Diminuire gli impatti antropici in tutte le loro forme, potrebbe essere un inizio.

n ale odo esso si differen ia da quello che viene svolto dalle piante sulla terra?

Il processo fotosintetico svolto dalle alghe è pressoché lo stesso rispetto a quello delle piante terrestri e il ruolo delle alghe come produttori primari eguaglia o supera quello delle piante terrestri.

Impatti antropici

Ogni attività umana si riflette sul mare e provoca degli effetti negativi diversi, l’impatto dipende dall’intensità e dalla distribuzione delle attività.

Fioritura alghe

Le alghe producono effetti negativi sull’ecosistema marino solo se trovano le condizioni per proliferare in modo intenso.

Produzione ossigeno

Durante la fioritura le alghe producono molto ossigeno, ma al termine, quando tutta la biomassa algale sedimenta sul fondo, la sua decomposizione causa ipossie o anossie.


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Research

Insights Le interviste hanno evidenziato diversi punti di vista, talvolta anche contrastanti tra di loro, che evidenziano come le problematiche che affliggono l’oceano non sono percepite allo stesso modo di come vengono magari trasmesse dai media. Si può affermare che l’inquinamento nell’oceano dovuto alla plastica ha dato inizio ad un trend forse più commerciale che veramente significativo, lasciando da parte tutte le problematiche più importanti. È risultato molto significativo come tutti gli intervistati hanno sottolineato che la maggior parte dei progetti realizzati per sensibilizzare e salvaguardare l’oceano in realtà possano solamente distogliere l’attenzione dalle vere tematiche. Attraverso questi progetti si vanno dunque a realizzare interventi limitati che coinvolgono solamente una piccola percentuale di persone Dalla totalità quasi assoluta delle interviste è emerso come il problema di maggiore rilevanza sia il restauro degli habitat marini, andando dunque a ricostituire gli equilibri che si sono spezzati a causa dei cambiamenti climatici.

Ecosistema

In maniera più diffusa invece è emerso come il fondale marino possa essere considerato un archivio dell’oceano, che permette di capire che cosa lo inquina, come e in quali tempistiche. Da un intervista in particolare è emerso un insight interessante che sottolinea come ci sia da parte dei pescatori un inquinamento inconsapevole dovuto al rilascio delle reti che si incastrano negli scogli e che non possono essere più recuperate.

Restauro habitat marini Fondale marino come archivio Inquinamento inconsapevole Scogliere artificiali

Flora marina

Alieutica


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Research

Esplorazione L’oceano è uno degli spazi ancora inesplorati e più misteriosi attualmente per i ricercatori. L’attitudine che si è adottata durante il corso ci permette di guardare oltre i confini marini. In quanti fronti impattiamo su di esso? La storia ci insegna che le città sorgevano vicine alle coste: le megalopoli tuttora si sviluppano nelle zone balneari. Una quantità concentrata di abitanti significa inquinamenti maggiori, spostamenti più frenetici e consumo esponenziale dell’ambiente.

Le fognature presentano uno dei problemi maggiori in termini di inquinamento marino e mutazioni ormonali delle specie poichè si riversano nelle acque. Anche l’illuminazione artificiale prodotta dalle strutture presenti sulle coste è un grande problema per gli ecosistemi marini, dalle piante agli esseri viventi che si muovono per necessità, trovandosi disorientati dalle luci LED.


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Casi studio Nella fase finale della ricerca per definire il tema progettuale sono stati introdotti una serie di casi studio per estendere l’esperienza in ambiti differenti o uguali da quelli analizzati nella prima fase di ricerca. I casi studio sono serviti per analizzare se i dati raccolti fino a quel punto sono stati punti di interessi per altri ricercatori, e in che modo essi siano stati sviluppati. I casi studio esaminati appartengono a tre macro temi principali: la sensibilizzazione sulla salvaguardia dell’oceano, la produzione di energia rinnovabile sfruttando metodi già presenti in natura e la raccolta di microplastiche utilizzando tecnologie innovative. Per ognuno di questi temi sono stati individuati due casi studio emblematici che sono serviti a comprendere come queste problematiche siano state risolte utilizzando un approccio diverso per ognuna di loro.

Landfill, Melbourne Florida


Research

4Sensibilizzazione

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La cultura e l’informazione hanno un ruolo decisivo sulle nostre scelte verso l’ambiente. Venire a contatto con esposizioni museali, eventi ricreativi e alternative differenti di presentazione può farci pensare divesamente. L’uomo è avvolto dall’ambiente esterno e capirne la fragilità è molto imporrtante per poter essere responsabili in una società come la nostra. Take a green break è poster realizzato della designer singaporiana Sok Hwee. Esso enfatizza il contatto sensoriale tra uomo e natura in chiave contemporanea. Audio Cloud, invece, è un’installazione museale realizzata da uno studio di architettura polacco. Si incentra sul senso uditivo riproducendo suoni della natura comunemente lontani dalla vita quotidiana e frenetica dell’uomo.

TAKE A GREEN BREAK, Sok Hwee, 2014

Audio cloud, an installation by the polish architecture studio mode:lina


Research

5Oggetti quotidiani

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Certe azioni di pulizia che vengono svolte quotidianamente, come per esempio lo scrub del viso e del corpo, oppure la pulizia delle stoviglie utilizzando spugne, producono delle microplastiche che finiscono nelle fogne e dunque in mare. Si è dunque pensato di rielaborare un prodotto utilizzato quotidianamente, ponendo l’accento su che impatto potrebbe avere sull’oceano, in modo tale da creare un senso di responsabilità che può prevenire fattori negativi. Andandogli a cambiare la forma o aggiungendo qualche indicatore sonoro o visivo che possa attirare l’attenzione dell’utente senza andare a disturbare l’utilizzo del prodotto.

Fish Design HAHA HA, design student, China

Ocean Bottle, London, 2019


Research

6Microplastiche

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Non in superficie, ma appena più sotto, tra i 200 e i 600 metri di profondità, è presente un ampio strato dove si riscontra la massima concentrazione di microplastiche e frammenti di plastica, che hanno un diametro compreso in un intervallo di grandezza che va dai 330 micrometri e i 5 millimetri. La plastica quando finisce in acqua si discioglie in frammenti più piccoli per molti motivi, dall’effetto dei raggi ultravioletti al vento, dalle onde ai microbi e alle alte temperature. Per risolvere questo problema sarebbe interessante sfruttare il progetto Seabin, realizzato dai due australiani Pete Ceglinski e Andrew Turton, combinandolo con la scoperta chimica e scientifica di Fionn Ferreri secondo la quale è possibile attrarre le microplastiche in acqua utilizzando una semplice calamita.

The Shellworks studio, London, 2019

Seabin project, Australia, 2015


Research

7Energia rinnovabile

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Le fonti rinnovabili sono ottime per quanto riguarda la produzione di energia con un basso impatto ambientale, esse sfruttano fonti non soggette a esaurimento. Sono delle fonti energetiche ricavate da risorse che sono naturalmente reintegrate in una scala temporale umana, come la luce solare, il vento, la pioggia, le maree, le onde e il calore geotermico. Sono state individuate due possibili alternative naturali che sfruttano delle risorse già presenti nel mare. La shawanella è un batterio marino, in grado di sopravvivere anche in ambienti acquatici estremi, che ha la capacità di filtrare l’acqua degli scarichi dalle sostanze tossiche e al contempo produrre energia elettrica. La seconda opzione invece sfrutta il movimento delle alghe. Il prodotto simula dunque il movimento dovuto alle correnti marine per la produzione di energia rinnovabile.

Bio-Cleaner 2, Hsu Hsiang-Han, 2013

Seaweed, renewable energy


Project

Quando i marinai vorrebbero soffemarsi su un’area marit- tima specifica trattengono l’imbarcazione gettando l’ancora in mare. Il nostro team, invece, getta idee, concept e schizzi per realizzare un progetto.

3 0 “Design, if it is to be ecologically responsible and socially responsive, must be revolutionary and radical.” — Victor Papanek

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Pre-Concept La penultima fase del design thinking comprende l’ideazione, quindi un’idea generale sulla quale costruire il progetto finale. Questa fase permette di assemblare insieme tutti i dati e le informazioni raccolte durante le fasi precedenti andando a pianificare il lavoro in tutte le sue priorità. Ogni concept è stato realizzato tenendo in considerazione i quattro layer del processo: il prodotto deve essere utile per il destinatario finale, deve essere producibile, creare valore all’azienda e soprattutto avere il minore impatto possibile sull’ambiente. Sono state individuate tre macrotemi: restauro degli habitat, filtraggio delle microplastiche presenti nell’acqua e il rallentamento dell’erosione delle coste. Tutti i temi sono stati sviluppati sulla base di una ricerca, che ha portato la realizzazione di tre concept, singolari e che soddisfassero tutte le richieste.

Il restauro degli habitat, uno dei punti di forza emersi dalle interviste, ha avuto un doppio sviluppo: un concept direttamente improntato sul restauro degli habitat e un secondo concept che unisse questo tema con quello dell’erosione costiera. Entrambi i concept puntano sulla modularità, quindi la possibilità di adattarli a qualsiasi necessità e situazione. Per il filtraggio delle microplastiche è stato sviluppato un concept che convogliasse l’utilizzo di un prodotto poco ingombrante con lo studio dei meccanismi già presenti in natura per raccogliere le particelle dall’ acqua.

“La situazione delle nostre spiagge non è tra le migliori” - Marco Ferrari


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8Erosione costiera

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Composizioni modulari che si sviluppano circolarmente o linearmente. Il primo concept incentrato sul rallentamento dell’erosione costiera vede la realizzazione di una barriera modulare. Essa ha una cornice di supporto in calcestruzzo seafriendly, che permette una maggiore stabilità e resistenza alle correnti marine. La parte centrale è realizzata con composto derivato

Cornice di supporto in calcestruzzo seafriendly

dalla frantumazione di conchiglie e calcestruzzo in modo da facilitare e velocizzare la proliferazione delle macro e micro specie marine. Internamente sono presenti dei fori che dissipano e aumentano la resistenza alle correnti marine, preservando quindi le coste dall’erosione.

Si vanno a creare delle zone di luce e di ombra in cui possono crescere diverse specie marine.

I fori permettono il passaggio dell’acqua Si dividono in maschio e femmina, dando dunque la possibilità di creare una barriera modulare

Composto derivato dalla conchiglie frantumate e calcestruzzo

Scassi di diverse angolazioni in cui si possono incastrare dei pannelli


Project

9Restauro habitat Il secondo concept incentrato sul restauro degli habitat prevede la realizzazione di una sfera con una serie di aghi che partano dal centro. Essi creano un habitat sicuro fornendo riparo e protezione agli organismi marini dalle minacce dei predatori.

La parte centrale sferica è realizzata da un composto di conchiglie di vario genere frantumate che aiutano la proliferazione di micro e macro organismi marini. Il prodotto è stato pensato per essere posto nella parte inferiore dei pontili vicino alle coste.

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La superficie della sfera è fatta in modo da favorire la proliferazione della vegetazione marina. Al suo interno sono presenti molluschi come per esempio ostriche e vongole, che velocizzano la crescita di nuovi habitat.

La sfera centrale è scomponibile in due componenti, svitando due bulloni posti alle estremità della circonferenza esterna.

Riparo e protezione degli organismi marini Ha la funzione di nutrizione grazie alle incrostazioni vegetali che si sviluppano sugli aghi.

Limita drasticamente l’idrodinamismo favorendo quindi la proliferazione di organismi marini.

Rispecchia i principi della biomimetica prendendo come riferimento il riccio di mare.

La parte sferica centrale contiene al suo interno conchiglie di vario genere frantumate.


Project

Filtraggio microplastiche 10

Il terzo concept incentrato sul filtraggio delle microplastiche nell’acqua prevede la realizzazione di una capsula, fissabile alle barche o alle tavole da surf, che permette di separare le microplastiche dall’acqua. L’acqua entra nella capsula attraverso il foro apposito posizionato all’estremità. Al suo

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interno le gill rakers permettono di mantenere all’interno della capsula le microplastiche e di far fuoriuscire l’acqua pulita dai lati. La parte finale della capsula, che contiene tutti i detriti delle microplastiche si può svitare una volta che è piena.

Filtro posizionato all’entrata per impedire l’ingresso a corpi di grandi dimensioni.

Gill rakers che permetto il filtraggio dell’acqua.

Griglia filtrante.

Attraverso le gill rakers l’acqua depurata esce dalla capsula

1

L’acqua entra nella capsula, grazie alle correnti marine, passando per il primo filtro.

3

4

L’utente potrà svitare e svuotare il prodotto dalle microplastiche raccolte

Una volta che il contenitore si è riempito interamente una spia avviserà l’utente


Project

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i er a nale I pre-concept hanno portato ad una definizione più dettagliata del tema progettuale finale. Per approfondire meglio la tematica è stata realizzata un’ultima ricerca che permette di identificare le potenzialità di un possibile prodotto sviluppato in questa determinata direzione. La ricerca finale è stata interamente dedicata all’erosione delle coste e alla ricostruzione degli habitat marini. In entrambi gli ambiti si è cercato di raccogliere più informazioni possibili su quelle che sono le normative vigenti (posizionamento, altezza, modularità e altri aspetti tecnici) e tutto quello che riguarda i dati raccolti dopo il loro utilizzo.

Si tratta di corpi naturali o artificiali sommersi (o parzialmente esposti alla marea), deposti sul fondo marino in ordine sparso o opportunamente assemblati per riprodurre alcune funzioni degli ambienti rocciosi naturali. In Italia le prime iniziative risalgono alla prima metà degli anni ‘70 e attualmente lungo le coste italiane esistono oltre 70 barriere artificiali, parte delle quali realizzate con il supporto del CNR-ISMAR UOS Ancona.

Le barriere artificiali rappresentano degli interventi di ingegneria ecologica volti a incrementare la produttività dell’ambiente marino costruendo habitat idonei alle diverse specie ittiche.

Mappa delle barriere artificiale presenti sulle coste italiane.


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Keypoints 11

Sono stati individuati una serie di keypoints che potessero avere la funzione di indicatori entro i quali muoversi per sviluppare i concept progettuali finali.

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Ognuno di questi keypoints rappresenta un’accezione positiva del prodotto che verrà poi realizzato, concentrandosi sul suo impatto economico e sociale.

Liza ramada 23%

Altro 28%

Dicentrarchus labrax 5%

Ridurre conflitti socio-economici associati allo sfruttamento delle risorse e degli spazi. I costi relativi alla realizzazione di una barriera artificiale vengono recuperati nel corso dei primi anni di vista dell’impianto.

Sciaena umbra 5%

Diplodus annularis 5%

Il reddito netto degli addetti alla piccola pesca che operano all’interno di queste aree raddoppia rispetto agli altri pescatori. Mediante questi impianti è possibile creare una consapevolezza da parte dei pescatori che le risorse non sono illimitate. Creare oasi protette per la pesca mediante strutture artificiali che rappresentano sistemi integrativi di recupero di risorse. Aree attrezzate che migliorano la qualità dell’acqua e rappresentano elementi di aggregazione naturalistica di biodiversità. Ripopolamento spontaneo del mare e valorizzazione delle risorse e mantenimento della biodiversità tipica.

Umbrina cirrosa 13%

Lithognathus mormyrus 10%

Diplodus sargus 8%

Altro 3%

Squilla mantis 26%

Mullus Barbatus 1%

Scomber Scombrus 1%

Bolinus brandaris 3% Chelindonychtys lucernus 23%

Solea solea 42%


Project

Goals 12

A seguito della ricerca svolta, sono stati individuati otto goals che definiscono la struttura generale del progetto: sensibilazzazione, ritorno economic, pesca ricreativa, turismo sostenibile, ricerca e prtezione delle specie marine. Nello specifico la ricerca risulta un punto fondamentale, perchè grazie alla ricostruzione degli habitat sarà possibile per gli studiosi verificare

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la presenza di determinati organismi. Ognuno di essi sottolinea come il progetto realizzato per la salvaguardia dell’oceano, si inserisca nelle tematiche difficili e complesse del restauro degli habitat e del rallentamento dell’erosione ottenendo un ritorno economico e sociale positivo.

“Restituire all’ambiente la sua componente naturale.” - Roberto Danovaro


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Progetti esistenti La prima barriera artificiale italiana fu realizzata nel 1970 al largo di Varazze in Liguria da un club di pesca sportiva. I primi esperimenti su base scientifica che confermassero l’utilità delle barriere artificiali a scala professionale risale agli anni 1974-75 nella zona di mare di Porto Recanati. Lo scopo primario delle prime barriere artificiali era quello di creare delle oasi di pesca protette che avessero lo scopo di ripascimento delle risorse alieutiche in declino in quelle determinate zone. Era pertanto necessario progettare e realizzare delle strutture che potessero essere assemblate per costruire un insieme funzionale al ripopolamento di un’area.

Dopo una serie di ricerche si è constatato che il cubo fosse la forma che meglio rispondeva ai requisiti. Nello specifico un cubo in calcestruzzo di 2 metri con un peso totale di 13 tonnellate.

specie pelagiche

Attraverso questo modulo sono state assemblate delle piramidi di diversa grandezza posizionate tra i 12 e 15 metri di profondità. Si possono distinguere due tipi di barriere: quelle costituite da pochi moduli che hanno carattere puramente scientifico e quelle formate da moduli articolati variamente assemblati di carattere professionale.

specie nectobentoniche

specie bentoniche

Distribuzione spaziale delle specie ittiche attorno a una struttura artificiale


Project

Tecno Reef 13

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Tecnoreef® è l’unica società europea che si occupa in modo esclusivo di ambiente marino. La zona di azione è la fascia costiera, ovvero dove si verificano tutti quei fenomeni fisici e biologici che la modellano. Si occupa del ripopolamento ittico in modo professionale ed esclusivo; della rinaturalizzazione degli ambienti marini compromessi dall’inquinamento in generale, e dei fenomeni erosivi con tecnologie innovative ecocompatibili. Il modulo è un manofatto in calcestruzzo a base di elementi naturali che può essere assemblato in molteplici combinazioni che permette la costituzione di strutture stabili su fondali marini e lacustri.

TecnoReef


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Reef Ball 14

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I moduli Reef Ball sono elementi campaniformi in calcestruzzo Seafriendly, ecocompatibili, prodotti senza utilizzo di armatura in ferro, cavi internamente e forati sulle pareti laterali. La forma, il peso concentrato alla base e la struttura monolitica assicurano funzionalità, stabilità e resistenza. I Reef Ball sono un modo economico, affidabile, sicuro e funzionale per creare habitat marini e lacustri sostenibili oppure per creare barriere frangiflutti sommerse come protezione della spiaggia dall’erosione o per ricostruire una spiaggia già erosa. Vengono inoltre utilizzati come deterrente contro la pesca illegale o ancoraggio.

Reef Ball


Project

Sea Boost 15

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Il reef artificiale realizzato dall’azienda Sea Boost francese si può definire frattele, esso si ripete nella sua forma allo stesso modo su scale diverse. Il punto di forza di questo reef è che garantisce anche un ritorno economico. La struttura che viene realizzata grazie all’utilizzo di questi moduli si sviluppa in diverse direzioni grazie alla nidificazione e alle inclinazioni dei petali esagonali. La sua funzione principale è quella ecologica: grazie al suo utilizzo è possibile restaurare la fauna e la flora marina di una zona. Tutto questo favorisce la proliferazione di diversi organismi marini in tutte le zone esposte dai petali esagonali, andando dunque a ricostruire l’ecosistema nella sua più totale interezza. I petali esagonali vengono assemblati il loco in immersione, e hanno una durata di vita stimata intorno ai 30 anni.

Architeutis, Sea Boost France


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Concept 1 Il primo concept prende spunto dalle barriere Jersey, che vengono posizionate nei tratti di strada per separare due carreggiate. È stata sviluppata una forma primitiva che garantisse in primis la stabilità della struttura a fronte delle correnti marine.

Sui lati sono presenti dei fori che permettono sia il passaggio dei pesci all’interno della struttura che la dissipazione delle correnti. Il reef si sviluppa sia in verticale che in orizzontale, permettendo dunque agli organismi marini di proliferare in varie zone.

I moduli sono uguali tra di loro ma variano solamente di scala per a creare una barriera modulare.

Nella parte posteriore sono presenti delle scanalature che permettono ai pesci di passare.

Rialzi in cui possono crescere coralli e altre specie che necessitano di un fondale roccioso.

Fori attraverso i quali può passare l’acqua in modo da dissipare la correnti.

Sono presenti una serie di rientranze per far passare i pesci e proteggerli da eventuali pericoli esterni.

La struttura è realizzata in calcestruzzo armato a base di elementi naturali senza additivi sintetici.

sezioni piane

fori per dissipare la corrente marina


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Concept 2 Il secondo concept è stato sviluppato tenendo come punto di riferimento principale lo sviluppo verticiale della struttura attraverso l’utilizzo di un modulo di dimensioni ridotte che potesse essere posizionato a seconda delle necessità del fondale marino.

La struttura principale composta dai vari moduli si può sviluppare in più direzioni, andando dunque a dotare la struttura di una propria stabilità. I moduli hanno un incastro maschio-femmina che permette loro di rimanere fermi nella posizione desiderata.

I pesci possono utilizzare i fori che si creano per ripararsi da eventuali pericoli esterni.

Realizzato in calcestruzzo seafriendly per disturbare l’equiilibrio chimico dell’acqua.

Le alghe e microrganismi simili si possono sviluppare in verticale sulle pareti della struttura.

I componenti si incastrano tra di loro attraverso un meccanismo maschiofemmina.

La forma si sviluppa a partire da un cerchio che viene estruso verticalmente.

Uno stesso modulo può essere ripetuto molteplici volte sia verticalmente che orizzontalmente.

incastro maschiofemmina

modulo impilabile


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Concept 3 Il terzo concept sfrutta la forma geometrica della piramide per creare un modulo che si può orientare in tutte le direzioni. All’interno dello stesso modulo sono presenti dei fori e delle scanalature che permettono sia il passaggio delle correnti marine che dei pesci.

Grazie alla sua modularità in tutte le direzioni si vanno a creare delle zone in ombra e delle zone completamente esposte al sole, favorendo dunque la proliferazione di diverse specie.

Il modulo principale può essere girato verticalmente e orizzontalmente in modo tale da creare una composizione modulare.

I piani a diverse altezze ed angolazioni favoriscono la proliferazione di diverse specie marine.

Pareti piene verticali per permettere ai microorganismi di svilupparsi.

Realizzato in calcestruzzo seafriendly per disturbare l’equiilibrio chimico dell’acqua.

Scanalature orizzontali che diminuiscono la potenza della corrente marina.

Le zone aperte e chiuse proteggono gli organismi marini dalle minacce.

moduli che si orientano in tutte le direzioni

scanalature per dissipare la corrente

fori per protezione specie marine


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HREEF HREEF è un progetto che si concentra su due tematiche fondamentali della salvaguardia dell’oceano: la ricostruzione degli habitat e il rallentamento dell’erosione delle costiere. Il modulo ad H, grazie alla sua forma simmetrica, rende possibile realizzare delle strutture che si possono adattare a qualsiasi situazione e conformazione del fondale marino.

modularità

La modularità di HREEF è uno degli aspetti più importanti del progetto. Oltre alla declinazioni di composizioni varie e complesse, la modularità rappresenta un risparmio in termini di produzione e di posizionamento.

sostenibilità

Un fattore imprescindibile nel progetto HREEF è la sostenibilità verso l’ambiente. Il materiale con cui è realizzato è un calcestruzzo seafriendly, ovvero con pH neutro che non disturba gli equilibri chimici dell’acqua.

transporto

Il trasporto e il posizionamento di HREEF prevedeno operazioni strategiche che ottimizzano al massimo lo spazio, andando dunque a ridurre le emissioni di CO2.


he te ni he 450

450

La parte centrale è raccordata ai due cilindri laterali passando da uno spessore massimo di 150 mm alle estremità, fino ad uno minimo di 70 mm.

500 A

565

565

Il peso si aggira intorno ai 20 kg ognuno, distribuendosi equamente in un modulo che ha dimensioni pari a 500 x 450 x 150 mm.

65

20 kg

HREEF presenta un aspetto formale, dimensionale e di peso differente rispetto alle scogliere tradizionali.

Ogni modulo risulta dunque facilmente trasportabile, sia in acqua che a terra,

150

500

Project

16e i

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450 L 150 S

5

R7

5

R7


A

A 450 37.5

150

85 70 80 65 100

100

565

250

R35 565

75

65

90 30 150

150

30

150

165

Project

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225

102.5 95

27.5

A

450 75

R45 0 R3

300

75

R75

37.5


Project

Materiali e produzione 17

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sistema incastro maschio

Uno dei fattori inquinanti nei nostri mari è la presenza di metalli pesanti. Non sono degradabili e la presenza di elementi come cromo, piombo e cadmio danneggiano le specie marine oltre che all’uomo. La scelta di utilizzare un materiale seafriendly significa non considerare l’uso di elementi ferrosi all’interno della struttura. Il calcestruzzo seafriendly è un conglomerato di leganti, acqua ed aggreganti naturali come conchiglie e sassi, studiato specificamente con un pH ridotto al fine di non alterare l’equilibrio marino. Il materiale conferisce una superficie granulare in modo da favorire la proliferazione delle varie specie attorno al singolo modulo.

HREEF presenta una costruzione modulare, ciò significa che tutti i moduli sono identici tra loro. L’incastro avviene tramite il sistema maschio-femmina posto all’estremità della ogni singolo modulo. La produzione di HREEF si concentrerà nella realizzazione di stampi dentro cui sarà versato la miscela di calcestruzzo seafriendly. La presenza del foro nella parte centrale del modulo sarà utile al trasporto in sicurezza e al posizionamento del modulo sott’acqua con l’aiuto degli addetti al lavoro.

foratura

sistema incastro interno femmina


Modularità 18

La struttura si potrà estendere sia verticalmente che orizzontalmente adattandosi alle varie altezze dei fondali,

Project

Il modulo permette di realizzare una serie di composizioni che si adattato perfettamente a qualsiasi conformazione della costa.

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Simulazione disposizione struttura HREEF in una costa rocciosa.

Simulazione disposizione struttura HREEF in una costa sabbiosa..


Project

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Possibile distribuzione dei reef in linea o in gruppi.


Fondale marino 19

Project

La morfologia del fondo marino risulta molto irregolare, ed è costituito da sedimenti di varia provenienza, depositati per millenni, da frammenti di rocce, erosi dalle onde e dalle correnti,

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fanghi e sabbie vulcaniche, resti di organismi e depositi pelagici. HREEF sarà dunque adattabile a qualsiasi fondale marino che si presenta, riuscendo a soddisfare ogni necessità.

Visualizzazione del reef su fondale marino roccioso.

Visualizzazione del reef su fondale marino sabbioso.


Project

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Simulazione del reef su fondale marino.


Trasporto 20

al massimo 16 moduli. I pallet migliorano l’efficienza durante le operazioni di stoccaggio e di trasporto grazie al design a quattro vie, che garantisce la compatibilità con tutte le attrezzature standard.

Project

Il trasporto dei moduli HREEF avverrà su dei pallet da 1200x800mm. Per ogni pallet viene raccomandato un carico non superiore ai 1000 kg, che permetterà dunque di trasportare

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Simulazione di disposizione moduli HREEF su pallet 1200x800.

Simulazione di trasporto dei moduli HREEF. Grandwel Shipyard, KOC AL-JOUN, Heila, 2015


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Collocamento 21

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Il posizionamento di HREEF posto sulla riva, per affrontare il problema dell’erosione, o sul fondale marino, per il ripopolamento ittico, prevede la sua sistemazione con delle navi specifiche dotato di un albero di carico, chiamato bigo. HREEF, dunque, verrà caricato sulle apposite imbarcazioni e successivamente calato nel mare grazie al gancio della gru che solleverà il modulo mediante il foro. Con l’aiuto di un addetto al lavoro, guiderà il modulo sul fondale marino componendoli nella disposizione che più si adatta al tipo di terreno.

Simulazione di posizionamento dei moduli HREEF attraverso l’utilizzo del bigo. Grandwel Shipyard,


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Simulazione collocamento moduli HREEF in immersione.


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Immersione 22

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HREEF, grazie alla sua modularità, permette di realizzare delle strutture che si adattano a qualsiasi situazione, riuscendo dunque a creare delle zone protette in cui gli organismi e i microrganismi marini possono proliferare. In queste zone protette sarà dunque possibile svolgere delle attività ludoricreative, affinché HREEF possa essere sfruttato anche per le ricerche nell’oceano. Risulta dunque importante tutelare e proteggere queste aree affinché non abbiano solamente lo scopo per cui sono state realizzate, ma anche dei secondi fini che possono spaziare dall’aiuto economico ad un aiuto considerevole alla comunità scientifiche che li possono sfruttare per le loro ricerche e mappature. Intorno a queste aree sarà anche possibile creare delle zone adibite ad attività ricreative come le immersioni professionali e non. Simulazione sub vicino a struttura HREEF.


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Simulazione sub vicino a struttura HREEF.


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Brand identity Richiamo forma

Spazio modulare

Griglia

Asta a curva

Braccio

Cravatta

Declinazione della forma al lettering

Montante


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Font 23

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Cromia 24

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Prototipo La realizzazione dei prototipo dei moduli HREEF verte a dimostrare la modularità della struttura. Per questo motivo si è deciso di realizzare tre moduli in scala 1:5, utilizzando la Dental LT Clear Resin che si tratta di una resina biocompatibile, durevole e altamente resistente alle fratture. I tre moduli realizzati sono stati stampati utilizzando una stampante stereolitografica che permette di avere un’alta precisione. Una volta stampati i componenti vengono lavati accuratamente in IPA, pulendo alla perfezione ogni angolo e fessura. Seguentemente vengono riposte nel macchinario dotato di 13 LED che innescano la reazione di post polimerizzazione, portando le componenti alle loro massime proprietà meccaniche.

stampa 3D

Come produzione dei prototipi si è scelto di stamparli in 3D, nello specifico con la stampa stereolitografica per ottenere un risultato piacevole alla vista e funzionale.

cottura

Il processo di polimerizzazione viene utilizzato per massimizzare le proprietà dei materiali, portandole alle loro massime proprietà meccaniche.

sabbiatura

Per avere una maggiore definizione si è sabbiata la superficie in modo da riportarla al suo stato originale senza subire danni.


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Stampa 3D 25

La stampa stereolitografica 3D (SLA) utilizza un laser per polimerizzare parti solide isotropiche partendo da resina fotopolimerica liquida. La Light Processing Unit (LPU) progettata su misura all’interno della stampante usa un sistema compatto di lenti e specchi per fornire stampe accurate. Uno specchio parabolico assicura che il laser stampi perpendicolarmente rispetto al piano di stampa assicurando una qualità finale uniforme su tutta la struttura.

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Fotopolimerizzazione 26

Per i migliori risultati di stampa e proprietà meccaniche, tutte le parti stampate con SLA richiedono un risciacquo in IPA e una fase di fotopolimerizzazione post-stampa. La polimerizzazione, nella fattispecie la fotopolimerizzazione, assembla piccole molecole, dette “monomeri”, in catene di molecole che si ripetono in sequenza, dette “polimeri”. La reazione chimica è di tipo esotermico, ovvero con emissione di calore ed è accelerata grazie all’impiego di un catalizzatore, solitamente un radicale libero, generato termicamente o fotochimicamente.

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Sabbiatura 27

La sabbiatura è un processo di pulizia attraverso il quale si riesce ad asportare ruggine, vernice, incrostazioni da qualunque superficie senza danneggiarla. Il trattamento consiste nel colpire la superficie da trattare con un abrasivo appropriato a diverse granulometrie. Nello specifico è stata utilizzata la sabbiatura a secco che consiste nel soffiare contro la superficie da pulire un getto di materiale abrasivo (sabbia olivina, quarzo, bicarbonato, sfere di vetro, garnet australiano, scaglie di mais...) a pressione controllata.

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Per tutto il materiale fotografico modificato sono state utilizzate le foto di: Zoltan Kovacs

Adam Ke

Rebecca Giorgia

Michael Bartlett

Matteo Varenna

Eric Volta


Laboratorio di design del prodotto 3 A.A. 2020⁻2021 Docente Marcello Ziliani Collaboratore Mattia Vettorello Studenti Marco Dominici Menel Touhami Rebecca Mauri

Generazione Oceano


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