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La mappa dell’export provinciale con i dazi di Trump sullo sfondo





La mappa dell’export provinciale con i dazi di Trump sullo sfondo
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Addestramento
Sono presenti aree esterne idonee all’addestramento e alle prove pratiche (attrezzature, antincendio, primo soccorso, DPI, lavori in quota, ecc)
di Andrea Alberizia
I terreni dell’azienda agricola dell’istituto tecnico di agraria Perdisa di Ravenna sono allagati da ottobre. Si tratta di otto ettari che dovrebbero essere utilizzati come laboratori dai 340 studenti della scuola superiore in via dell’Agricoltura. A sollevare il caso è stato il decano dell’opposizione in consiglio comunale: Alvaro Ancisi – candidato sindaco per la quinta volta in carriera con Lega, Popolo della Famiglia e Lista per Ravenna – ha presentato un question time al sindaco, sottolineando che il Comune è al corrente della situazione, ma non si preoccupa di risolverla e nemmeno ha informato l’opinione pubblica.
A sottolineare la gravità della situazione c’è un aspetto che è una novità assoluta da queste parti: nell’incontro con la stampa, accanto a Ancisi c’era il dirigente scolastico del Perdisa. Mai si era visto un preside a metterci la faccia pubblicamente per lamentare un problema e criticare amministrazioni locali. Il rammarico del professore Gennaro Zinno è quella di non poter dare un’offerta formativa completa agli studenti.
A provocare gli allagamenti, secondo Ancisi, sarebbe il mancato funzionamento della rete scolante perimetrale, non di proprietà dell’azienda agraria, perché, a quanto risulta dai sopralluoghi tecnici commissionati dal Comune e dalla Provincia (quest’ultima competente per le scuole superiori), non esistono più collegamenti con la rete scolante principale, apparentemente a causa di lavori di urbanizzazione su 14 ettari di terreno vergine circostante.
La lottizzazione rientra in un progetto più ampio di cementicazione approvato dalla giunta comunale nel dicembre 2019: in aggiunta al Lidl e al Tigotà già in funzione, sono previsti 552 appartamenti per 930 nuovi abitanti.
Il caso Perdisa, con la sua probabile causa, non può che riportare l’attenzione sul tanto atteso piano urbanistico generale, noto come Pug. È uno strumento di dimensione comunale che non esisteva no alla legge regionale 24 del 2017, la cornice cui devono adeguarsi tutti gli interventi: dalle strade alla mobilità, dalle scuole alla boni ca, dagli insediamenti residenziali agli spazi commerciali. Il Comune ci lavora da sei anni e ancora non è arrivato alla ne del percorso. Ma forse sarà ora di mettere un ordine all’espansione del cemento. Del resto anche il presidente dell’Autorità portuale, Daniele Rossi, lo ha detto mentre celebrava i lavori di dragaggio del Candiano: sono stati rimossi 8 milioni di metri cubi di fanghi, sparsi un po’ ovunque fosse possibile, «ma non potremo continuare a cementi care il territorio per sistemare i fanghi dei futuri dragaggi».
4 POLITICA
LA PRIMA DONNA PRESIDENTE DELLA PROVINCIA
8 ECONOMIA
ECCO IL RIGASSIFICATORE, IN CAMBIO DI UN MEGA PARCO
15 SOCIETÀ
TRA VIOLENZA DI GENERE E CINEMA, INTERVISTA A YURI ANCARANI
18 CULTURA
TORNA IL FESTIVAL CROSSROADS, NE PARLA LA DIRETTRICE
22 GUSTO
LA PIADINA, SIMBOLO DELLA ROMAGNA
Autorizzazione Tribunale di Ravenna n. 1172 del 17 dicembre 2001
Anno XXIII - n. 1.086
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Direttore responsabile: Luca Manservisi Collaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini, Alessandro Fogli, Serena Garzanti (segreteria), Gabriele Rosatini (grafica).
Collaboratori: Albert Bucci, Giulia Castelli, Matteo Cavezzali, Francesco Della Torre, Francesco Farabegoli, Maria Vittoria Fariselli, Nevio Galeati, Iacopo Gardelli, Giovanni Gardini, Alex Giuzio, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Guido Sani, Angela Schiavina, Serena Simoni, Adriano Zanni. Fotografie: Massimo Argnani, Paolo Genovesi, Fabrizio Zani Illustrazioni: Gianluca Costantini Redazione: tel. 0544 271068, redazione@ravennaedintorni.it
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Vivere a Ravenna sta diventando un inferno
di Moldenke
Sta diventando un inferno vivere a Ravenna. L’altra sera, per esempio, sono andato a farmi un paio di birre in centro e mentre tornavo verso casa non sono riuscito a trattenermi: mi sono fermato a fare pipì dietro a una siepe. Neanche il tempo di richiudermi i pantaloni che una delegazione di Italia Nostra mi ha fermato per accusarmi di aver distrutto un piccolo ecosistema, di aver messo a repentaglio la sopravvivenza del fratino. «Ma come il fratino, in centro, in una siepe?», sì, in centro, sai, i cambiamenti climatici. Mestamente, allora, mi sono diretto verso l’auto, ma appena salito sento bussare, trasalisco e vedo un uomo gridare contro di me: era Gabriele Abrotini della rete “Per il clima - fuori dal fossile”, infuriato perché la mia era «una cazzo di macchina Diesel» che sono fuori dal mondo, che è per colpa di quelli come me che è arrivato il rigassi catore a Punta Marina. Ri ettendo sul nesso tra le due cose, sono tornato a casa: nalmente potevo rilassarmi, ma appena partito un video di Max Felicitas (mi si è aperto per puro caso, lo giuro) da dietro al divano ecco apparire Mirko De Carli del Popolo della Famiglia, in accappatoio di ordinanza, per spiegarmi che stavo per sprecare inutilmente il mio seme, che avrei potuto far nascere un bambino, piuttosto. Dopo una notte tra insonnia e incubi, il mattino successivo sono quindi andato a fare la spesa alla Coop, cercando di affogare i dispiaceri di quella serata storta nello shopping compulsivo di salame felino, ma all’ingresso sono stato fermato da Veronica Verlicchi della Pigna che mi ha ricordato l’intreccio tra la politica locale e le cooperative rosse, sventolandomi in faccia un numero di Panorama e facendomi quindi propendere per l’Esselunga, dove però ho ri ettuto a lungo sul consumo di suolo di quel nuovo quartiere, memore dell’agguato di Abrotini. Sconvolto, sono scappato in zona stazione per cercare, a quel punto, di fumarmi almeno una canna in santa pace. Anche qui, però, sul più bello sono stato spaventato a morte da una sorta di duo comico, Bertolino&Morgese, la Dc. Ma come la Dc? Sì, la Democrazia Cristiana stava facendo un video anti degrado ai giardini Speyer. Allora ho preso la macchina, rischiando di farmi ritirare la patente per tracce di cannabis nella saliva, sono andato verso Marina per farmi un giro al Parco Marittimo, sicuro di non fare più brutti incontri. E invece c’era Alvaro Ancisi che stava raccogliendo pietruzze dai vari sentieri per farli analizzare e presentare un nuovo esposto interessantissimo sul tema. «Se fai una camminata qui, vuol dire che sei del Pd», mi ha detto nel frattempo un bagnino ancora infuriato per i parcheggi mancanti. E dire che volevo solo farmi una birra…
La lista civica: «Prima i programmi»
Si va de nendo lo schieramento del centrodestra in vista delle elezioni comunali in programma la prossima primavera a Ravenna, ma manca ancora un tassello importante. Dopo la scontata uf cializzazione di Forza Italia, che è entrata (in particolare con la presentazione della “candidata vicesindaca” Eleonora Zanolli) nella coalizione con Fratelli d’Italia e Viva Ravenna a sostegno del canidato sindaco Nicola Grandi (che a sua volta ha smesso gli abiti del “civico” entrando uf cialmente in Fdi), resta l’incognita Pigna. La combattiva lista civica di opposizione guidata dalla consigliera comunale Veronica Verlicchi (che nel 2021 si era candidata a sindaca “da sola” ottenendo il 3,9 percento delle preferenze) non ha infatti ancora sciolto le riserve, convocando la stampa (nella foto) per sottolineare come prima delle alleanze sia importante parlare di programmi e di “uomini”. Una sorta di appello raccolto da Grandi che ne ha appro ttato per alcuni apprezzamenti pubblici al lavoro della Pigna, con l’obiettivo di aggiungere il simbolo della lista civica nella propria coalizione. Un confronto si è svolto anche poco prima di andare in stampa, mercoledì 5 marzo, ma non è stato risolutivo.
CENTROSINISTRA
Un caffè con Barattoni Via alle prenotazioni
“Un caffè con Alessandro Barattoni” a partire da venerdì 7 marzo, ogni giorno, dalle 14 alle 15, per dare la possibilità, a chiunque lo voglia, di incontrare il candidato sindaco del centrosinistra e portare alla sua attenzione un tema specifico. Chiunque si potrà prenotare per portare Barattoni ai tavolini di un bar del centro storico o del paese, per invitarlo a casa propria, nella sede del centro sportivo che frequenta, nel quartiere in cui vive, al lavoro, ovunque ritenga sia necessaria la sua presenza per sottoporgli un tema o, semplicemente, per conoscerlo meglio. «Sono convinto che le idee nascano dal confronto e che solo partecipando si possa migliorare ciò che si ha intorno. Ho già pronta la penna, ordinate il caffè». Per informazioni e prenotazioni tel. 3450362090; uncaffecon@ barattonisindaco.it.
CENTRODESTRA/2
Congresso Fratelli d’Italia, Zaffagnini coordinatrice
Patrizia Zaffagnini è stata confermata coordinatrice comunale di Fratelli d’Italia al termine del congresso che si è svolto sabato 1 marzo all’hotel Cube di Ravenna, presieduto dall’europarlamentare Stefano Cavedagna. Il nuovo direttivo vede Renato Esposito come vicecoordinatore ed è completato da Francesco Graziano, Riccardo Pellerino e Natalia Castellani.
A cura di Luca Manservisi
La sindaca di Russi, Valentina Palli, è la nuova presidente della Provincia di Ravenna, la prima donna in 166 anni di storia. Un’elezione passata però in sordina a causa del metodo di voto: essendo diventata un ente di secondo livello con la riforma renziana del 2014, l’elezione dei propri organi è a suffragio ristretto e il Presidente è eletto esclusivamente con il voto dei sindaci e dei consiglieri dei comuni della provincia. Si possono candidare solo i sindaci, con il via libera del 15 percento degli aventi diritto al voto. Una metodologia che in provincia di Ravenna (dove solo la piccola Brisighella, su 18 comuni, è governata dal centrodestra) fa sì che si tratti di un affare che riguarda solo ed esclusivamente il centrosinistra. Per questo motivo, Palli (che era già la presidente facente funzioni, dopo le dimissioni di De Pascale, una volta andato in Regione) era l’unica candidata ed è stata eletta con 139 voti validi (141 quelli totali, tra cui la scheda bianca annunciata da Alberto Ancarani di Forza Italia, andato a votare solo per impedire l’elezione all’unanimità) su 290 che avevano il diritto di presentarsi al seggio allestito nel palazzo della Provincia, in piazza Caduti a Ravenna, domenica 2 marzo ( nella foto la stessa Palli). La sua elezione è stata l’occasione per il centrodestra per attaccare la riforma Delrio che ha stravolto la funzione delle Province e le sue elezioni (come se fosse notizia di ieri, mentre sono passati più di dieci anni...). Così come critico si era dichiarato nei mesi scorsi anche il neo presidente della Regione De Pascale, che ha lanciato più volte l’appello per ridare funzioni alle Province. Se siamo tutti d’accordo, allora, qualcuno che cambi la legge si dovrebbe trovare. O no?
La triste fine della societ aentina di ostruzioni A istiche nel silenzio delle istituzioni di endenti licenziati
Da ne febbraio si è chiusa uf cialmente la lunga storia di un’azienda artigianale che era un punto di riferimento nel suo settore di competenza, oltre che realtà nota del territorio faentino. Si tratta della Lega Costruzione Apistiche Srl, azienda specializzata nella produzione di tutto l’occorrente per il mondo dell’apicoltura, come arnie, smielatori, tute. Fondata nel 1938 da Armando Lega, oggi è tristemente fallita, dopo l’asta andata deserta dello scorso gennaio, nel silenzio anche delle istituzioni. Sono 18 i dipendenti (compresi tre rappresentanti della famiglia di imprenditori) che hanno ricevuto la lettera di licenziamento, divenuto esecutivo dall’inizio del mese di marzo. Lo stipendio di febbraio verrà comunque saldato, mentre per il trattamento di ne rapporto si ricor-
rerà al fondo di garanzia. Erano circa 45 i lavoratori prima della crisi di sette anni fa; sette anni di bilanci in perdita, nel pieno di una crisi in cui si trova oggi il mondo dell’apicoltura. Non è stato quindi possibile trovare un acquirente pronto a rilevare l’azienda, nonostante due cordate (una argentina e una turca) si fossero palesate concretamente nei mesi scorsi, senza però formalizzare il proprio interesse quando sarebbe stato necessario farlo. Ora a destare preoccupazione è il marchio Lega, celebre in tutto il mondo, che potrebbe essere acquistato a poco prezzo da imprese concorrenti e sfruttato per produzioni all’estero senza poter contare però sulle competenze di alta qualità dei dipendenti faentini, che avevano reso Lega un’eccellenza del Made in Italy nel settore.
Per chi ha un Isee tra 8mila e 32mila euro. Info utili
Il Comune di Ravenna apre un bando per l’assegnazione di 25 alloggi di Edilizia residenziale sociale (Ers), ossia riservati a persone e nuclei familiari che lavorano e non riescono a rientrare nelle liste per una casa popolare, ma non hanno neppure la possibilità di acquistare o af ttare casa sul mercato. Per essere ammessi alla graduatoria le domande dovranno essere presentate entro le 12 di venerdì 4 aprile, esclusivamente per chi è in possesso di un reddito Ise non inferiore a 16mila euro e non superiore a 77.173 e Isee non inferiore a 8mila e non superiore a 32.154 euro. Sono necessarie la cittadinanza italiana (o straniera purché il richiedente sia titolare del permesso di soggiorno almeno biennale e stia lavorando) e la residenza anagra ca (o l’attività lavorativa) nel comune di Ravenna.
Le domande dovranno essere consegnate a mano all’Uf cio Casa del Comune di Ravenna (viale Farini, 26, previo appuntamento al numero 0544.210156) oppure inviate alla casella di posta elettronica certi cata acerravenna@legalmail.it.
COMMERCIO
Confcommercio e Confesercenti contro il Comune di Lugo «Servono più parcheggi per il centro storico»
«I lavori di ripavimentazione della piazza Primo Maggio vicino alla Rocca di Lugo sono terminati e lo spazio non è riaperto alla sosta; i lavori di Piazza XIII Giugno proseguono ma ancora è lontano il tempo per la piena fruibilità; altri stalli di sosta si perdono con l’ampliamento della zona a traffico limitato recentemente annunciato». Sono preoccupate le associazioni del commercio di Lugo, Confcommercio e Confesercenti, nel descrivere «una situazione – dicono in proposito il direttore di Confcommercio Lugo Luca Massaccesi e la responsabile area Lughese di Confesercenti Chiara Venturi – che oggettivamente accelera la tendenza alla rarefazione commerciale del centro di Lugo». Le due associazioni di categoria chiedono all’Amministrazione comunale «di agire urgentemente sul versante dell’incremento della capacità di sosta a servizio del centro di Lugo, sia ripristinando spazi attualmente chiusi, sia attraverso una regolamentazione più “amica” delle attività commerciali e di servizio insediate».
La nota termina parlando di possibile desertificazione commerciale. «La facile accessibilità gratuita che caratterizza le attività ubicate all’esterno dei centri storici va efficacemente controbilanciata attraverso politiche attive che incidano su accessibilità, costo degli affitti, fiscalità locale e attrattività».
RAVENNA&DINTORNI 6-12 marzo 2025
AMBIENTE
Una ricerca ravennate sprona l’industria delle vacanze ad adattarsi alla crisi climatica
In tempi di crisi climatica e grandi cambiamenti, l’industria del turismo deve ripensarsi in modo radicale. Gli eventi estremi come le trombe marine, le alluvioni e l’erosione costiera – sempre più frequenti a causa del riscaldamento globale – colpiscono uno dei settori economici che più dipendono dai fattori esterni e imprevedibili, quello delle vacanze. Basta un evento catastro co e incontrollabile, come sono state la pandemia del 2019 in tutto il mondo e le alluvioni del 2023 in Romagna, a bloccare gli arrivi dei turisti; e basta una calamità come le mareggiate e i downburst, che nel ravennate sono ormai costanti, per compromettere la risorsa naturale da cui dipende la domanda turistica – in questo caso la spiaggia e la pineta. Su tutto ciò ri ette una ricerca dello studio ravennate Giaccardi & Associati, che si occupa di statistiche e consulenze per imprese e istituzioni. Presentata nei giorni scorsi alla era Btm di Bari, si intitola “Viaggio al mare” ed è una delle prime indagini che ri ettono su come il turismo balneare e nautico possano e debbano adattarsi alla crisi climatica in corso, ma anche ad altri mutamenti come l’intelligenza arti ciale e le nuove regole di mercato determinate da normative come la direttiva Bolkestein per le concessioni balneari. Lo studio ha preso in considerazione 16 grandi destinazioni turistiche costiere in 8 regioni, tra cui due distretti romagnoli: quello di Cervia e lidi ravennati e quello della riviera di Rimini, intesa da Bellaria a Riccione.
L’OBLÒ
Sguardi sui litorali della provincia di Ravenna di Alex Giuzio Giornalista specializzato in questioni ambientali, normative ed economiche legate alle coste e al mare
La ricerca colloca Cervia e i lidi ravennati tra le “destinazioni non performanti”, ovvero quelle che hanno registrato numeri in calo nel 2023 rispetto al 2019. La essione è lieve (-0,1% di arrivi e -3% di presenze) ed è compensata da un ottimo incremento della spesa da parte dei turisti stranieri (+121%), ma rappresenta comunque un ulteriore campanello di allarme per una destinazione da tempo considerata matura, e che più di altre subisce le conseguenze del riscaldamento globale. La Romagna è considerata dagli scienziati un “hotspot climatico”, poiché in questa regione gli eventi estremi colpiscono più che altrove, a causa delle caratteristiche geomorfologiche come il mare basso che si riscalda più velocemente, il territorio pianeggiante e con un accentuato fenomeno di subsidenza e, non da ultimo, l’ec-
Le associazioni RISVEGLIO ITALIANO e ALTERNATIVA BASSA ROMAGNA
Presentano lo scrittore DANIELE POMPIGNOLI e il suo ultimo libro
Alluvione: una tragedia annunciata
Venerdi 21 Marzo - ore 20,30
c/o la sala conferenze del KARTODROMO in via Selice a CONSELICE
Modera l’intervento:
Rudi Capucci - presidente di RISVEGLIO ITALIANO
Intervengono:
Ing. Claudio Miccoli - geologo ex funzionario Regionale
Roberta Bravi - vicepresidente di mente pubblica THINK THANK
Saluti:
Matteo Parrucci - presidente di ALTERNATIVA e Capugruppo in consiglio dell’Unione
Elena Borrelli - consigliere di ALTERNATIVA Gianfranco Rambelli - consigliere di ALTERNATIVA e Vicepresidente del consiglio dell’Unione
Pamela Orrù - membro del cda di RISVEGLIO ITALIANO
Fabio Petrone - amministratore di RISVEGLIO ITALIANO
Al termine sarà offerto un piccolo rinfresco
Info Rudi: 370.3796417
cessiva cementi cazione che peggiora le conseguenze delle forti piogge. I dati raccolti dallo studio di Giaccardi & Associati non lasciano dubbi: dei 39 chilometri di costa tra Cervia e Ravenna, 14 sono in erosione. Altri 14 chilometri sono invece avanzati negli ultimi anni, ma solo grazie ai ripascimenti arti ciali, di cui abbiamo parlato nella precedente puntata di questa rubrica. In media, nei lidi ravennati si prevede un arretramento della linea di costa di 50 metri entro il 2050. Le inondazioni che danneggiano le infrastrutture e le temperature estreme che rendono poco piacevole la permanenza in spiaggia durante l’estate sono ulteriori fattori che compromettono il futuro dell’attuale industria turistica. Negli ultimi cinque anni, segnala l’indagine “Viaggio al mare”, su 100 eventi estremi avvenuti nelle 16 destinazioni costiere considerate, 5 si sono registrati tra Cervia e Ravenna e altrettanti nella riviera di Rimini.
Istituzioni e imprese dovranno investire, ma serviranno volontà politica e lungimiranza
Rispetto a questo scenario, cosa può fare l’industria del turismo? Giaccardi & Associati propone di «affrontare il cambiamento climatico a 360 gradi, non solo come emergenza e danno, ma come fattore strutturale che necessita di policy costanti a livello di conoscenza condivisa, monitoraggio e dati open, informazione orientata al cliente, provvedimenti di adattamento climatico stabili e duraturi anche a vantaggio di cittadini e operatori».
La crisi climatica è un fenomeno complesso e globale, perciò richiede risposte complesse e globali. Una soluzione a livello individuale o locale non esiste, poiché il riscaldamento globale dipende da un inquinamento di scala planetaria che può essere interrotto solo cambiando l’attuale sistema economico e produttivo. In questo senso il turismo è un settore particolarmente interessante, perché non solo subisce le conseguenze della crisi climatica, ma contribuisce anche ad alimentarla attraverso l’ingente inquinamento di aerei, navi e automobili utilizzate per gli spostamenti del tempo libero.
Ciò che i territori, le istituzioni e le imprese possono fare, è adattarsi a uno scenario inevitabile. Nel litorale di Ravenna e Cervia, ciò signi ca per esempio decementi care e spostare le strutture troppo vicino all’acqua, che hanno in prevalenza una funzione turistica. I costi per i ripascimenti stanno diventando sempre più alti e insostenibili, perciò non si potrà andare avanti ancora per molto solo con questi. Se è certo che la linea di costa indietreggerà di 50 metri nei prossimi 25 anni, sarebbe utile piani care sin da subito un arretramento gestito di alberghi, condomini, ristoranti e stabilimenti balneari, anziché intervenire dopo che un’inondazione avrà distrutto tutto. Per farlo servono enormi investimenti pubblici e privati, ma anche regolamentazioni speciali e veloci: se si è autorizzato il rigassi catore in 120 giorni, la stessa celerità può essere seguita per un grande piano di adattamento di un territorio fragile e in pericolo. Per farlo bastano volontà politica e lungimiranza, che nora sono mancate, forse perché il problema sembrava lontano e irrilevante. Ma oggi, come dimostra la ricerca “Viaggio al mare”, la crisi climatica compromette uno dei settori a cui le istituzioni locali tengono di più. Chissà che questo non sia l’argomento per convincersi a fare qualcosa di concreto, immediato ed ef cace.
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6-12 marzo 2025
La nave di Snam è arrivata il 28 febbraio, in attesa del primo carico di Gnl È già stato necessario un disormeggio temporaneo per questioni di sicurezza
La nave rigassi catrice BW Singapore è approdata a Ravenna, come da previsioni, lo scorso 28 febbraio. La Fsru (Floating Storage and Regasi cation Unit), dopo l’arrivo nel porto di Palermo a dicembre scorso, e le successive operazioni di messa in gas e raffreddamento a Cartagena (Spagna), ha raggiunto la piattaforma offshore ex Petra, a 8 km al largo di Punta Marina, utilizzata un tempo per ricevere le navi petroliere e di recente riadattata proprio per accogliere la nave rigassi catrice, in un’ottica di recupero delle infrastrutture esistenti. Dopo un solo giorno è stato necessario provvedere a un primo disormeggio temporaneo (la nave è stata ancorata per 48 ore a 12 miglia dalla costa) a causa delle previsioni meteo critiche, per motivi di sicurezza, così come previsto no a che non sarà pronta la maxi diga di protezione in mare, in fase di realizzazione.
Nei giorni scorsi è stata pubblicata la procedura concorsuale per individuare il soggetto che consegnerà il primo carico di Gnl alla BW Singapore, funzionale alle attività di commissioning, che consiste nelle prove di funzionamento
e nella messa a punto dell’impianto di rigassi cazione della Fsru. Il carico, previsto nel corso del mese di marzo, è propedeutico anche alla costituzione del livello minimo di gas liquido nei serbatoi del terminale, necessario a garantirne la piena operatività.
Entro un anno dovranno terminare i lavori a Punta Marina per un’area naturale da 80 ettari con dune, boschi e sentieri
Un nuovo passo avanti nella realizzazione dell’intervento che trasformerà 80 ettari di terreni agricoli in un’area naturale, con boschi, siepi, prati e habitat costieri (con circa 70mila piante, tra le quali 11mila pini), a Punta Marina, tra il parcheggio scambiatore e via dell’Idrovora, a lato di via Trieste. La giunta comunale ha infatti approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica elaborato da Snam nell’ambito degli accordi sulle misure compensative e di riequilibrio ambientale legate alla realizzazione dell’impianto di rigassificazione offshore e delle strutture collegate. L’investimento previsto, sempre a carico di Snam, è di circa 8,9 milioni. Ora Snam procederà con la progettazione esecutiva, prima di avviare la realizzazione dell’intervento. Secondo quanto stabilito dal decreto di autorizzazione unica del rigassificatore e delle opere connesse, i lavori dovranno essere completati entro un anno dall’entrata in funzione dell’impianto di rigassificazione, prevista ad aprile. Una volta terminato il periodo di gestione iniziale da parte di Snam, fissato in tre anni, l’area rinaturalizzata diventerà di proprietà comunale.
Complessivamente gli interventi di compensazione e mitigazione ammontano a circa 20 milioni di euro. Oltre a questo progetto di rinaturalizzazione riguardano un percorso ciclabile di collegamento tra quelli esistenti in via Canale Molinetto e in via Trieste; l’adeguamento e il collegamento del percorso ciclabile fra via Canale Molinetto e via delle Americhe a Punta Marina; l’intervento di riqualificazione urbana di viale dei Navigatori a Punta Marina; l’efficientamento energetico della pubblica illuminazione attraverso la sostituzione di oltre 10mila punti luce dotati di lampade energivore con altri dotati di lampade con tecnologia led, intervento già in corso e che comporta un risparmio complessivo annuo di circa 3.200.000 kilowattora. o r a a or
L’area interessata dal progetto di rinaturalizzazione sarà caratterizzata dalla presenza di dune morbide, prati che si inondano periodicamente, boschi, siepi e habitat tipici della zona costiera. In particolare, saranno creati prati salmastri sfruttando la presenza di suoli a contatto con le acque sotterranee della vicina Piallassa, e saranno ricostruiti piccoli boschi che rievocano la natura originaria del territorio. L’area verrà attraversata da sentieri pensati sia per chi desidera camminare che per i ciclisti. Nei punti nodali saranno previste aree di sosta attrezzate con sedute, pergole in legno e torrette per l’osservazione della natura, arricchite da pannelli informativi che illustrano la storia e le peculiarità del territorio.
Costruita nel 2015, la BW Singapore è in grado di stoccare 170mila metri cubi di gas liquefatto e rigassi carlo per una capacità complessiva di 5 miliardi di metri cubi l’anno. La nave è stata acquistata da Snam nel corso del 2022, come una delle misure messe in atto a seguito del con itto in Ucraina. L’incremento della capacità complessiva di rigassi cazione del Paese è stato considerato strategicamente rilevante per garantire la sicurezza energetica nazionale: ad oggi, il gas naturale liquefatto (Gnl) rappresenta circa il 25% del consumo totale di gas del Paese. Una volta in esercizio, la BW Singapore consentirà di portare la capacità complessiva di rigassi cazione italiana a 28 miliardi di metri cubi, equivalente ai volumi importati via gasdotto dalla Russia nel 2021, prima del con itto russo-ucraino.
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Il commissario dell’Autorità portuale presenta la lista dei desideri al viceministro Rixi in visita: 115 milioni per completare il rifacimento delle banchine, 60 per un nuovo ponte mobile
Il porto di Ravenna ha bisogno di altri duecento milioni di euro di investimenti pubblici per portare al top dell’ef cienza la con gurazione che raggiungerà alla ne del 2026 quando avrà fondali da 14,5 metri. Lo ha detto Daniele Rossi, commissario dell’Autorità portuale dopo due mandati da presidente, il 5 marzo in occasione della visita a Ravenna del viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, Edoardo Rixi, che sta visitando alcuni porti italiani.
I duecento milioni conteggiati da Rossi servirebbero per il rifacimento delle ultime cinque banchine (115 milioni), per rimuovere i relitti delle navi (7,5 oltre ai 7,5 già stanziati), per il dragaggio dei Piomboni (30), per la manutenzione delle dighe foranee (20) e per un nuovo ponte mobile (60).
Anche il presidente della Regione, Michele de Pascale, ha partecipato all’incontro: «Ora è necessario uno sforzo ulteriore, soprattutto di R e Anas, sui collegamenti a terra, per realizzare nalmente quei progetti strategici con risorse già stanziate, necessari per mettere il porto al centro di un sistema di connessioni all’altezza del suo rilievo». In particolare, ha proseguito, «è necessario che R potenzi la Ravenna-Castel Bolognese, per aumentare la capacità complessiva di treni da e per il porto, cosa che avrà ricadute positive anche sul trafco passeggeri», così come «è fondamentale che Anas stanzi ulteriori risorse per completa-
re la riquali cazione di tutta la grande viabilità della città. E in prospettiva, c’è il tema degli interventi sulla statale 16 e la realizzazione del bypass sul canale Candiano». Il viceministro Rixi non si è lasciato andare a dichiarazioni particolarmente signi cative sulle opere richieste, ma si è limitato a sottolineare la qualità della collaborazione tra pubblico e privato a Ravenna.
De Pascale ha anche ribadito la contrarietà della Regione all’annunciato depotenziamento dell’Agenzia delle Dogane: «Ho espresso al viceministro grande preoccupazione: si tratta di una scelta ingiusti cata che, invece di supportare il rilancio infrastrutturale e logistico del porto di Ravenna, rischia di penalizzarlo proprio nel momento in cui è oggetto di importanti investimenti. Auspico un’azione con-
Sulla nuova nomina ancora tutto tace Nell’incontro con il viceministro Edorardo Rixi, Daniele Rossi ha gestito la situazione con la leggerezza di quello che non lo dice, ma pensa che non sono più problemi suoi. «Farò l’umarell che controlla l’avanzamento dei cantieri». Concluso il secondo mandato, Rossi non è più confermabile. E passando in rassegna i vari progetti in corso, per tutti ha detto più o meno la stessa cosa: un po’ in ritardo sulle previsioni, ma si conta di finire in vari momenti nel corso del 2026. Per quella data non ci sarà più Rossi in via Antico Squero e qualora ci fossero ritardi il successore potrà dire che è arrivato da poco e mica poteva fare i miracoli. Già, il successore. Rossi è stato nominato commissario provvisorio in attesa che gli enti coinvolti (ministero e Regione) trovino un nome da proporre al Parlamento per l’esame e il decreto di nomina. Nella mattinata del 5 marzo Rixi, De Pascale e Rossi sono rimasti a lungo in conclave prima della conferenza stampa. Escludendo che possano aver disquisito se sia più buona la piadina romagnola o la focaccia ligure, dispiace che poi nel momento di incontro con la stampa non sia stata data nemmeno una informazione sullo stato della trattativa. (and.a.)
giunta con il viceministro, perché venga fatta una scelta in coerenza con il fabbisogno del ruolo dello scalo ravennate e del territorio. La Regione Emilia-Romagna è impegnata a inserire nella nuova strategia della zona logistica sempli cata il porto di Ravenna al centro di tutto il sistema logistico regionale, soprattutto mettendolo in maggiore sinergia con gli interporti». Andrea Alberizia
RAVENNA&DINTORNI 6-12 marzo 2025
DATI PROVINCIALI/1
or a o r o o a o a a ar o m r a rma a ra a
a gennaio a settembre il alore delle es ortazioni è stato miliardi di euro ercento ris etto al li tati niti sono il terzo artner commerciale grande crescita della olonia che si consolida al uinto osto
Il valore delle merci esportate dalla provincia di Ravenna nei primi nove mesi del 2024 è stato 4,25 miliardi di euro, cifra in calo del 3,7 percento rispetto allo stesso periodo del 2023 che a sua volta aveva registrato una riduzione dell’8,7 percento rispetto al 2022. È la sintesi dell’ultimo report sull’export provinciale elaborato dalla Camera di Commercio sulla base dei dati Istat.
Ravenna è tra le province italiane che apportano contributi negativi nel terzo trimestre del 2024, attestandosi sotto la soglia dell’uno percento (si ripropone con lo 0,9) dell’export italiano, tuttavia scende nella classi ca al 36esimo posto nella graduatoria nazionale delle province esportatrici, dopo il 35esimo del trimestre precedente. Era al 33esimo nel 2021 e al 34esimo nel 2022.
Dopo la crescita molto sostenuta e diffusa nel corso del 2022, grazie anche alla spinta degli effetti della elevata in azione, la debolezza nei principali mercati di sbocco già nel 2023 aveva iniziato a spegnere ed arretrare l’andamento dell’export ravennate.
Così si legge nell’analisi della Camera di Commercio: «Sono diversi i fattori che hanno causato il brusco rallentamento che si sono intrecciati e alimentati a vicenda in un circolo vizioso. La peggiore crisi energetica veri catasi dagli anni Settanta, che ha innalzato l’in azione a livelli mai rilevati da molti decenni; le politiche monetarie restrittive conseguenti, per combattere l’in azione; i tassi di interesse alti; la diminuzione del potere d’acquisto e dei salari reali in molti Paesi; l’interruzione delle forniture e la conseguente insicurezza alimentare globale; le guerre in atto, prima il con itto in Ucraina e poi quello in Medio- Oriente; i fattori climatici avversi, come ad esempio l’alluvione di maggio 2023 che ha colpito duramente la provincia di Ravenna, con conseguenze gravi anche economiche e che hanno provocato l’aumento dei prezzi e limitato la circolazione di beni, evento meteorologico che purtroppo si è riproposto anche a settembre del 2024».
I commerci con le aree colpite dalla guerra
Nel gennaio-settembre del 2024, le esportazioni delle imprese ravennati verso la Russia sono diminuite del 37,2 percento. Verso l’Ucraina, invece, sono cresciute dell’1,3 percento. In entrambi i mercati i principali prodotti esportati sono stati i prodotti alimentari e le bevande. Le esportazioni ravennati verso Israele accusano un robusto calo del 29 percento: si tratta di macchinari, apparecchiature e prodotti alimentari.
L’Europa si conferma il mercato fondamentale per l’export provinciale e ne detta la tendenza: le vendite sui mercati europei, con quota del 72,1 percento (in crescita), nel confronto tendenziale, continuano a cedere, anche di fronte alle dif coltà di alcuni dei principali partner comunitari della provincia ravennate, con un decremento che si ferma però a -5,4 percento, rispetto al gennaio-settembre 2023. In particolare, le esportazioni verso la sola Unione europea a 27 hanno confermato la tendenza negativa (-6,4 percento) ma è in rallentamento e la quota sul totale sale a 60,8 percento.
Come si vede dalle tabelle in queste pagine, la Germania continua ad essere il più importante partner commerciale estero per le aziende della nostra provincia; tuttavia, nonostante sia la prima economia della zona euro, è tecnicamente in dif coltà e l’andamento degli ultimi trimestri non fa che confermare una tendenza di lungo periodo. Negativo anche il riscontro verso la Francia, ritornato ad essere il secondo partner commerciale estero delle imprese ravennati.
Per gli Usa, terzo partner commerciale delle imprese esportatrici ravennati (con quota pari a 8,9 percento) nel periodo in esame l’export continua a perdere slancio in termini di variazione percentuale (-5,3 percento).
La Polonia nel tempo si è delizzata no a diventare il quinto Paese di destinazione dei prodotti esportati ravennati, ancora in crescita con un +4,2 percento e quota su export complessivo pari a 5,7 percento.
Rientrano fra gli andamenti positivi le vendite dirette in America centro-meridionale (+30,2 percento; quota pari a 7,2 percento); in particolare in quest’ultima area di destinazione, l’export ravennate si concentra in Cile (quota 3,7 percento e crescita pari a +15,1 percento) e in Argentina (quota 1,2 percento).
In espansione anche le esportazioni provinciali dirette verso i mercati degli Altri Paesi Africani (+40,6 percento; quota 1,8) e verso l’Asia Centrale (+34,9; quota 0,9).
Di contro, oltre a quelli già citati, registrano una tendenza in negativo i traf ci ravennati diretti in Medio- Oriente (-21,7%; quota 2,1%), Africa settentrionale (-27,4%: quota 1,5%) e quelli verso l’Oceania (-5,7% e quota 0,9%). Chiudono il gennaio-settembre del 2024 in negativo anche l’export ravennate verso l’Asia orientale (-12,8% e quota al 3,7%) e i traf ci ravennati delle merci destinate all’America settentrionale (-4,8%; quota 9,5%).
Verso la Cina, con quota che arriva appena all’1% (quota in progressione calante), i traf ci sono in discesa rispetto al gennaio-settembre del 2023 (-16,9%), data la progressiva globale chiusura del Paese verso il commercio estero in genere.
DATI PROVINCIALI/2
Imprese: 21 ogni mille unità locali fanno fatturato fuori dall’Italia
Le prime tre imprese esportano il 24,7 percento del totale
Nel 2023, ultimo anno a disposizione, il numero di imprese esportatrici in provincia di Ravenna è stato 1.621 (in lieve riduzione rispetto all’anno precedente e al 2021). Il rapporto è 21 ogni mille unità locali.
736 imprese hanno esportato in tutti e tre gli anni considerati (2021, 2022 e 2023), 603 imprese hanno esportato solo nel 2023 e 282 imprese hanno esportato in maniera occasionale, vale a dire non in anni consecutivi. Quest’ultima tipologia di impresa, in passato, rappresentava un’incidenza più elevata, mentre era più ridotta la quota delle imprese che avevano esportato solo nell’ultimo anno.
Le prime 30 imprese realizzano il 63,9 percento dell’export ravennate. Tre imprese invece esportano un valore che rappresenta poco meno di un quarto del totale (24,7 percento), incidenza in progressiva diminuzione: nel 2022 rappresentava il 26 percento.
DATI PROVINCIALI/3
Tutte in negativo nei primi nove mesi del 2024 tranne i prodotti chimici, con gli Usa primi per destinazione
Per quanto riguarda la tipologia di prodotti, le cinque principali categorie di merce esportata da Ravenna da gennaio a settembre del 2024 sono state prodotti chimici (con un quarto del valore complessivo), macchinari e apparecchiature (19,6 percento), prodotti alimentari (13,5), prodotti della metallurgia (11,6), apparecchiature elettriche e per uso domestico non elettriche (7,8). Il contesto di un generalizzato andamento negativo ha prevalso nei settori di maggior specializzazione tradizionale della provincia di Ravenna e tra le cinque principali branche, realizza un risultato di aumento (+5,7 percento e quota 23,6 percento) solo l’export della chimica, che rimane la più alta del periodo in esame. Sembra cambiare la direzione del trend quello dei macchinari e apparecchiature (-0,7% e quota 19,6%), che era ritornato a crescere dall’inizio dell’anno precedente e che era l’unico settore, assieme alla chimica, rimasto in sviluppo tra le quote “top five” fino al trimestre precedente. Nei nove mesi in esame del 2024, andamento ancora in calo per il “made in Italy” dell’export dei prodotti alimentari (-6,4%; con quota a 13,5%). Continua a cedere pesantemente il passo, l’export dei prodotti esportati della metallurgia (-27,8%; la cui quota è del 11,6%); proseguono la ripida discesa anche gli apparecchi elettrici (-14,9%; quota 7,8%).
Considerando i più importanti mercati di riferimento dei settori di specializzazione, i prodotti chimici sono diretti negli Usa, Francia e Spagna; i prodotti della metallurgia sono diretti principalmente verso il mercato polacco, tedesco e rumeno. I macchinari sono diretti in Cile e poi negli Usa e in Francia. Per i prodotti alimentari, i più importanti mercati di sbocco della provincia di Ravenna sono due dei tre partner principali dell’Area dell’Euro (e nell’ordine, Francia e Germania), a cui si associa la Polonia. Infine, gli apparati elettrici sono diretti in primo luogo verso i mercati tedeschi, francesi e verso quelli svizzeri. Nel periodo in esame, per una commessa particolare verso l’Argentina (per elementi da costruzione in metallo), il settore dei prodotti in metallo fornisce un ottimo contributo positivo (+55,8 e quota a 2,6%). Fra gli altri apporti positivi, anche se in settori con quote più ridotte sull’export complessivo, si registra quello robusto dei prodotti agricoli (+27,5 percento e 3,6 di quota).
RAVENNA&DINTORNI 6-12 marzo 2025
LEGACOOP
«In Romagna effetti negativi per 22mila soci di 80 aziende»
Sono un’ottantina le cooperative associate a Legacoop Romagna che hanno segnalato di essere interessate dall’introduzione dei dazi commerciali statunitensi. Si tratta delle imprese agroalimentari di produzione e trasformazione dei prodotti ortofrutticoli e sementieri e buona parte delle cooperative industriali. Rappresentano oltre 22mila soci e più di due miliardi di valore della produzione.
«Sui dazi al 25 percento annunciati da Trump l’Europa deve cambiare marcia se non vogliamo rischiare un altro effetto pandemico. Serve un nuovo piano per la crescita economica e sociale europea, simile a quello post Covid». Questo il commento di Legacoop Romagna rispetto alle misure anticipate dal presidente Usa.
«Bisogna stoppare subito multe e dazi autoimposti sulla manifattura europea e ridurre le norme europee che limitano lo sviluppo della nostra agricoltura di qualità. Quest’ultima scelta produrrebbe effetti immediatamente positivi in particolare sulla Romagna». Legacoop prevede che prodotti agricoli, manifatturieri e il turismo, saranno quelli destinati a subìre più di altri i danni provocati dai dazi statunitensi. «Gli importatori americani hanno fermato la richiesta e la ricezione dei preventivi: siamo già alle prese con un potenziale rischio speculativo che potrebbe avere un impatto negativo anche superiore a quel che ora si può immaginare».
Agrintesa spedisce tremila tonnellate di kiwi in America
Sono due le aziende ravennati associate a Confcooperative che commerciano con gli Usa. Oltre a Caviro (vedi articolo accanto), l’altra è Agrintesa: tremila tonnellate di kiwi all’anno per un valore di 4 milioni di euro.
Secondo Mauro Neri, presidente di Confcooperative Romagna, il tema dei dazi riguarda l’intera Europa, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto per il suo significato politico. «Ciò che emerge è il messaggio che questa decisione degli Stati Uniti porta con sé: un’ulteriore frattura tra Stati e Continenti, in un momento storico in cui servirebbero scelte capaci di unire, anziché dividere».
a m o a o a zzaz o
Il commento di D’Angelillo: «Gli Stati Uniti hanno promosso l’apertura dei mercati, ma non sono competitivi in molti settori produttivi, Europa e Cina hanno trionfato»
Massimo D’Angelillo è un noto economista ravennate, che dal 1985 svolge attività di consulenza e formazione. Tra le pubblicazioni che ha curato c’è “Avviare e sviluppare una impresa di servizi di import-export”. Gli abbiamo chiesto un’analisi sulla politica dei dazi e sulle conseguenze che potrebbero provocare per le imprese ravennati, se il presidente degli Stati Uniti Donald Trump darà seguito alle sue minacce di introdurli sui prodotti europei. Cosa sono i dazi e quali conseguenze comportano?
«I dazi sono una tassa di ingresso a un Paese su una merce. Per esempio, se gli Stati Uniti mettono un dazio del 20 percento sui prodotti cinesi, signi ca che costeranno il 20 percento in più. La conseguenza non è solo sui prezzi, ma anche sulla quantità dei prodotti provenienti dall’estero, che saranno acquistati di meno da chi li importa e quindi saranno meno reperibili sul mercato».
Che scopo hanno i dazi?
«La politica dei dazi non serve tanto per ostacolare le importazioni, bensì per favorire la produzione interna. Se gli Usa ostacolano i prodotti cinesi, è perché sperano di favorire la produzione nazionale di un prodotto analogo».
Trump ha minacciato i dazi contro l’Unione europea. È un rischio reale?
«Assolutamente sì. In questo senso, la politica dell’attuale presidente degli Stati Uniti
L’Italia è un Paese esportatore di eccellenze, e l’introduzione di nuove barriere impone nuove difficoltà alle nostre imprese: «Tuttavia, c’è chi ipotizza già che queste misure possano avere un effetto boomerang per gli Usa, con possibili ritorsioni su prodotti americani nel mercato globale, con danni potenzialmente maggiori. Ciò che preoccupa di più è la direzione politica che si sta delineando: un progressivo smantellamento delle regole che fino a ieri sembravano consolidate, cancellando anni di cooperazione internazionale. Nulla sembra più sorprendere, nemmeno le dichiarazioni di Trump, che confermano questa tendenza. Tutto questo non aiuta la pacificazione di un mondo sempre più diviso». a r o o
non è distante da quella del suo predecessore Joe Biden, che già aveva l’obiettivo di spingere una parte dell’industria europea a trasferirsi negli Usa. Molte imprese dell’Ue esportano i loro prodotti negli Stati Uniti, in primo luogo automobili, moto e farmaci; e alcune di queste, dopo le minacce di Trump, hanno già dichiarato l’intenzione di spostare la loro produzione negli Usa. In questo modo non sarebbero soggette a dazi. Inoltre risolverebbero un altro annoso problema europeo, quello del costo dell’energia, che negli Stati Uniti è molto
meno cara. In de nitiva, se Trump introdurrà davvero i dazi sui prodotti europei, per molte imprese potrebbe diventare molto conveniente spostarsi negli Usa».
Ci possono essere conseguenze negative per i paesi che introducono i dazi? «Le ripercussioni sono di due tipi: la reazione degli altri Stati, che in risposta alle minacce di Trump, hanno già dichiarato l’intenzione di introdurre a loro volta i dazi sui prodotti Usa; e l’aumento dei prezzi. Questo vale soprattutto per i prodotti non sostituibili, come
Il brand di Caviro punta a riempire gli scaffali delle principali catene di supermercati «La prima presidenza Trump aveva risparmiato i vini italiani dalle tassazioni extra»
Mentre nel mondo si diffonde la preoccupazione per le ricadute dei dazi americani – l’introduzione di un’imposta del 25 percento per le merci canadesi e messicane ha fatto chiudere in rosso le Borse europee il 4 marzo – c’è qualcuno in Italia che progetta un’espansione sul mercato Usa. È alle battute iniziali un massiccio piano di investimenti con cui Caviro, cooperativa vitivinicola fondata a Faenza cinquant’anni fa, punta a moltiplicare i volumi di vendite. Un dato come esempio: il brand Tavernello oggi fattura un milione di euro all’anno oltre oceano, l’obiettivo è arrivare a cinque milioni nel 2029. Nel 2024 le cantine Caviro (oltre al già citato Tavernello ci sono Cesari e Leonardo che hanno un radicamento storico) in totale hanno venduto tre milioni di litri di vino in Usa con un fatturato di dieci milioni di euro.
Ai vertici della coop si ipotizza che i vini italiani possano essere risparmiati dalla tassazione extra: «È un ragionamento basato su quanto visto nel primo mandato di Donald Trump – spiega la responsabile export Luisa Bortolotto –: i dazi ci furono per vini francesi e spagnoli, ma non per quelli italiani. La filiera di importazione dei vini dal nostro Paese muove moltissimi lavoratori in America e ridurre quegli acquisti avrebbe ricadute pesanti sull’occupazione. Questo può giocare a favore dei nostri prodotti». Un altro aiuto potrà arrivare dai contributi europei che permettono di promuovere le denominazioni all’estero.
Il business plan punta agli scaffali dei supermercati: «Per aumentare i volumi delle dimensioni che vorremmo non basta più il settore di hotel e ristoranti dove già siamo presenti, dobbiamo arrivare ai consumatori al dettaglio». Sono in corso le trattative con le principali catene di supermercati nazionali e alcune regionali molto radicate nelle abitudini di consumo, «altrimenti la pubblicità è meno efficace». California, Texas e New York sono le aree dove i prodotti Caviro hanno maggiori estimatori. Nei supermercati il sangiovese e il treb -
per esempio il nostro Parmigiano reggiano. Si tratta di un alimento unico al mondo, e anche se costerà il 20% in più, gli statunitensi continueranno ad acquistarlo, poiché non possono produrlo».
Perché secondo lei siamo arrivati a questa situazione?
«È la conseguenza del fallimento della globalizzazione promossa dagli Stati Uniti, che credevano di uscirne vincitori e invece hanno perso la partita. L’apertura dei mercati avvenuta negli ultimi vent’anni ha visto trionfare
CAMERA DI COMMERCIO
Il 6 percento delle merci in uscita dal porto è andato oltre l’Atlantico
Secondo i dati forniti dall’Autorità portuale di Ravenna, le merci in partenza dalle banchine del Candiano nel 2024 sono state in totale circa 3,5 milioni di tonnellate (22 milioni in entrata), di cui circa il 6 percento (210mila tonnellate) diretto verso gli Stati Uniti. Rinfuse liquide, solide e prodotti metallurgici. La maggior parte (118mila tonnellate) delle spedizioni verso l’America è rappresentata da biodiesel (in totale gli imbarchi di prodotti petroliferi sono stati 160mila tonnellate). I prodotti metallurgici (tondini e coils) sono stati 90mila tonnellate. E poi vanno conteggiate circa 24mila tonnellate di merce in container che corrispondono indicativamente a 2.200 Teu contenenti principalmente prodotti tessili, gomma, materie plastiche, prodotti dell’industria alimentare e macchinari.
la Cina e l’Europa, poiché gli Usa non sono competitivi nella maggior parte dei settori produttivi. Quindi, anche se si credono grandi e forti, hanno adottato l’arma dei deboli: quella di chiudersi in difesa, come fanno le squadre di calcio per non prendere gol».
Le imprese ravennati saranno toccate dai dazi negli Usa?
«Solo in minima parte. L’economia di Ravenna non è molto dipendente dalle esportazioni negli Stati Uniti, in quanto si concentra su settori come l’agroalimentare, il turismo e il petrolchimico, che hanno i loro principali rapporti commerciali con il resto d’Europa. Le ripercussioni negative riguarderanno soprattutto le imprese del territorio che producono vino. Penso alla Cevico di Lugo e alla Caviro di Faenza, che esportano molte bottiglie verso gli Usa. Dal momento che gli Stati Uniti hanno una produzione nazionale di vino, i dazi potrebbero penalizzare fortemente le vendite di queste aziende».
E il porto?
«Il porto di Ravenna ha i suoi principali trafci verso il Mar Nero, perciò soffre molto di più per la guerra in Ucraina, che infatti negli ultimi due anni ha determinato un forte calo di container».
Alex Giuzio
Il presidente Bozzi: «Gli annunci di Trump? Una soluzione sarebbe costruire una fabbrica in America: servono 30 milioni e tre anni»
Una buona parte dei sedili delle auto di fascia medio-alta nel mondo è realizzata con ecopelli prodotte in uno stabilimento di Cotignola. L’azienda Vulca ex è nata a Milano nel 1947 e dal 1965 si è trasferita in Romagna. Il 98 percento della produzione è destinato al settore automotive e il 95 percento del fatturato (170 milioni nel 2023) è dato dall’export, di cui circa il 30 percento verso gli Stati Uniti.
«La quota di export sul fatturato era al 50 percento nel 1990 – dice il presidente Roberto Bozzi – poi le strategie aziendali sono cambiate, abbiamo lasciato i settori degli imballaggi alimentari e delle calzature per concentrarci sull’automotive ed è stato inevitabile rivolgergi all’estero». Per quantità prodotte di ecopelli, oggi Vulca ex è al quarto posto nel mondo e al secondo in Europa dietro al gruppo Continental.
«Cotignola è l’unico sito produttivo, abbiamo sedi commerciali e magazzini in Germania, Francia, Stati Uniti e Cina in modo da poter seguire da vicino i rapporti con le case automobilistiche e fornire in tempi rapidi le aziende che costruiscono i sedili e gli interni delle auto».
Affacciarsi ai mercati oltre con ne per Bozzi, anche presidente di Con ndustria Romagna, è un ottimo modo di diversi care l’attività: «Un singolo mercato in un singolo Paese è sempre molto rischioso. L’export aiuta ad aumentare i fatturati in verticale perché lo stesso prodotto ha più destinazioni».
Ma costruirsi una rete commerciale di export non è cosa facile. «Le associazioni di categoria cercano di aiutare l’internazionalizzazione con persone dedicate, da chi fornisce un aiuto pratico con la burocrazia a chi organizza eventi per creare contatti».
Ci sono anche Stati che si impegnano direttamente: «Gli Usa fanno un ottimo lavoro. Ogni Stato mette a disposizione un project manager che aiuta le imprese e fa capire come funziona per agevolare l’esportazione verso quei mercati. In Italia e in Europa siamo indietro su queste dinamiche». Cosa succederà con i dazi annunciati da Donald Trump è ancora un’incognita: «Il presidente degli Usa lancia molti proclami, bisogna stare attenti a come prenderanno forma. Sicuramente non possiamo perdere gli Stati Uniti come partner commerciale, ma è anche vero che un aumento dei prezzi così massiccio farà perdere fatturato nel breve periodo e il probabile ricorso alla cassa integrazione».
La risposta sul lungo periodo potrebbe essere quella di realizzare uno stabilimento produttivo in America: «Per noi una nuova fabbrica vorrebbe dire 30 milioni di investimento e tre anni di tempo. Prima di fare una mossa del genere dovremo avere chiaro cosa intende fare Trump». (and.a.)
Il ministro degli Esteri parla di export con il presidente delle banche
La Camera di Commercio a Ravenna ospita un momento di riflessione dal titolo “L’internazionalizzazione delle imprese, tra instabilità geopolitiche e nuove geografie dell’export” a cui parteciperà anche il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. L’appuntamento è alle 15 del 10 marzo (registrazione partecipanti dalle 14). Prima di Tajani è previsto l’intervento di Antonio Patuelli, presidente di Associazione bancaria italiana (Abi). Saluti introduttivi da parte del presidente della Camera di Commercio, Giorgio Guberti, e del presidente della Regione, Michele de Pascale. Per la partecipazione è richiesta la prenotazione tramite la Camera di Commercio.
biano marchiati Tavernello si trovano in bottiglia a circa 10 dollari: «Il brick Tetra Pak non è un formato di punta perché agli occhi del consumatore è un contenitore più adatto ad altre bevande». Il 35-38 percento dei quasi 400 milioni di fatturato annuale di Caviro viene dall’estero e l’azienda vuole portare quella quota al 50 percento senza ridurre i numeri in Italia. I principali mercati di esportazione per la coop, in ordine di importanza, sono: Regno Unito, Germania, Usa, Giappone e Canada alla pari, Brasile. «Nell’ultimo periodo è cresciuto molto il Brasile e un segmento particolare dell’estero, il cosiddetto “travel retail”: navi da crociera, compagnie aeree, negozi duty free. Tavernello in Giappone è al primo posto nel segmento dei vini organici biologici». Un mercato soddisfacente è anche quello russo, pure con una flessione recente: «Non dovuta alla guerra, ma ai dazi impo -
sti sui prodotti importati da Paesi “non friendly”, tra cui l’Italia. E poi c’è il caso del Regno Unito dove una recente normativa ha collegato il prezzo alla gradazione alcolica delle bevande. «Ogni mezzo grado cambia il prezzo. Questo ha fatto sì che le cantine abbiano modificato la produzione per abbassare la gradazione e contenere i prezzi». Andrea Alberizia
COLDIRETTI
«Le imposte extra faranno orire il falso Made in Italy»
Il settore agroalimentare italiano nel 2024 ha toccato il record di 7,8 miliardi di euro di esportazioni verso gli Stati Uniti e ora Coldiretti teme un contraccolpo dovuto ai dazi: «Il pericolo è di alimentare la già fiorente industria del falso», si legge in una nota sottoscritta anche dalla sezione di Ravenna dell’associazione di categoria. Gli Stati Uniti sono oggi il Paese che detiene la leadership produttiva del falso Made in Italy con il fenomeno delle imitazioni di cibo tricolore che è arrivato a rappresentare oltre 40 miliardi di euro. Un’analisi condotta da Coldiretti, su dati Istat, ha misurato gli effetti dei dazi imposti durante la prima presidenza di Trump su vari prodotti agroalimentari tricolori confrontando il 2019 con il 2020: -15 percento per la frutta, -28 per carni e prodotti ittici lavorati, -19 per formaggi e confetture e -20 per i liquori. Il vino, inizialmente non colpito dalle misure, ha registrato un calo del 6 percento.
Secondo una stima Coldiretti, un dazio del 25 percento sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy negli Usa potrebbe costare ai consumatori americani fino a due miliardi di euro in più.
6-12 marzo 2025
ASTROFILI
Telescopi in piazza per osservare la luna
Venerdì 7 marzo il planetario organizza una osservazione pubblica della luna in piazza degli Ariani, in centro a Ravenna. Attraverso i telescopi messi a disposizione dall’Arar sarà possibile osservare la luna ed i suoi crateri. La serata sarà accompagnata dalla spiegazione del cielo visibile in questo periodo. Che sarà al centro anche dello spettacolo al planetario di martedì 11 marzo con Agostino Galegati.
TORNANO LE DEGUSTAZIONI DI “CANTINE IN CITTÀ”
Torna all’Almagià di Ravenna la fiera-mercato dedicata agli appassionati di vino (ma non solo) “Cantine in città”. L’appuntamento è per sabato 8 marzo, dalle 12 alle 19. In degustazione circa 200 etichette di oltre 35 piccole cantine indipendenti di tutta Italia, quasi del tutto rinnovate rispetto all’anno scorso. Acquistando il biglietto di ingresso (25 euro alla cassa il giorno stesso, 20 euro, più diritti, se acquistato in prevendita on line) si avrà diritto a un calice da degustazione personalizzato, una taschina portabicchiere, degustazioni illimitate e un buono da 5 euro da utilizzare per l’acquisto di vino direttamente dai produttori. Sarà presente anche un punto ristoro.
Il programma completo su Ravennaedintorni.it
L’8 marzo si celebra la Giornata Internazionale dei diritti della donna, un’occasione per ri ettere e richiamare l’attenzione sulle battaglie, i successi, la storia e l’importanza delle tematiche femminili. A partire dall’inizio di marzo e per oltre un mese, in diversi luoghi della provincia, grazie al contributo di molte realtà cittadine e associazioni, si realizzeranno numerose iniziative e incontri sul tema. Il programma, comune per comune, è davvero sterminato. Qui ci limitiamo a passare in rassegna pochi incontri, con l’invito a consultare il nostro Ravennaedintorni.it per accedere ai programmi completi dei principali comuni.
A Ravenna giovedì 6 marzo alle 16.30 verrà inaugurata all’anagrafe di via Berlinguer la mostra fotogra ca di Elena Fiore, “Un anno con Linea Rosa”. Sabato 8 marzo l’appuntamento è dalle 9 in piazza San Francesco con un’escursione a tappe: otto donne si racconteranno, in sella alla propria bicicletta. Il 9 marzo alle 11, nel giardino adiacente vicolo Tacchini e il centro commerciale La Fontana, verrà svelata la targa dedicata alla losofa Marianna Bacinetti. Nel pomeriggio, festa al Cisim. Passando a Faenza, tanti anche qui gli appuntamenti l’8 marzo stesso: alle 11.30 inaugurazione della mostra collettiva “Senza stampo, glie e non sempre madri” al Fontanone; alle 15 il Museo Mic ospiterà “Matres e Sorelle Festival in dialogo”; alle 15.30 in piazza della Libertà ritrovo per la passeggiata “Sulle orme delle donne di Faenza”; alle 18.30 alle cantine del Rione Rosso la presentazione del libro “L’Arte del Drag”; alle 21.15, il reading letterario-musicale “Ti racconto di Lei” al Piccadilly Club. A Lugo, alle 20.30 di sabato 8 marzo nel Salone Estense è previsto l’incontro con la ginecologa Lea Zanotti che racconterà la sua esperienza con Emergency nell’assistenza sanitaria alle donne di diversi paesi del mondo. Tra le curiosità, da segnalare a Cotignola la tenda berbera che sarà allestita in piazza dall’8 al 10 marzo, con una serie di iniziative a corollario. Il 9 marzo alle 17.30, con replica alle 21, il teatro Binario ospiterà lo spettacolo “Giovinette. Le calciatrici che s darono il Duce”. A Bagnacavallo saranno inaugurate sabato 8 marzo alle 10 con una performance le “3M / tre mostre” in programma alla chiesa di San Girolamo.
A Cervia da segnalare due incontri al teatro comunale: domenica 9 marzo (ore 18) lettura teatrale con musica dal vivo sulla vita di Frida Kahlo; mercoledì 12 marzo (ore 20.45) un incontro con la psicologa e autrice Ameya Gabriella Canovi su “Imparare a volersi bene af nché l’amore accada”.
Ravenna contro le ma e: all’Almagià un incontro con Simmaco Perillo
Nell’ambito della rassegna “Ravenna contro le mafie 2025” promossa dal Comune, in collaborazione con l’associazione Pereira Aps, venerdì 7 marzo, alle 20.30, alle Artificerie Almagià di Ravenna, ci sarà l’evento “Al di là delle Mafie” aperto alla cittadinanza e in particolare agli adolescenti e alle loro famiglie. Dopo i saluti del sindaco facente funzioni Fabio Sbaraglia, di Giancarlo Melandri per SOS Impresa Confesercenti e di Carlo Garavini di Libera contro le mafie Ravenna, si aprirà l’incontro dialogato, condotto da Matteo Pasi, presidente dell’ associazione Pereira Aps, con Simmaco Perillo, educatore e presidente della cooperativa sociale “Al di là dei sogni” di Sessa Aurunca, in provincia di Caserta, che da anni lavora su terre confiscate alla camorra, a stretto contatto con giovani che hanno problemi di criminalità, droga, carcere, per il loro reinserimento nella società nella convinzione che la cura delle persone può portare alla rigenerazione di un territorio.
DONNE/2
Da Dante a Pablo Neruda, alcuni estratti per la festa
La donna è sempre stata fonte di ispirazione per scrittori e poeti di ogni tempo. La sua immagine e la sua personalità hanno ispirato momenti lieti o anche malinconici quando mancava la sua presenza. Partendo dal grande Alighieri - “ Tanto gentile e tanto onesta pare/la donna mia, quand’ella altrui saluta,/ch’ogni lingua deven tremando muta,/e li occhi non ardiscon di guardare. ”attraversiamo secoli e raggiungiamo il burbero Ungaretti che non nasconde nelle sue parole la dolce attesa dell’incontro “ Come allodola ondosa/nel vento lieto sui giovani prati,/le braccia ti sanno leggera, vieni ”. Ma anche una donna sa scorgere nell’altra momenti alterni di gioia e tristezza e Alda Merini lo fa, a dispetto della sua vita fatta di alti, pochi, e bassi, molti. E chiede di affrontare la vita con il sorriso. “ Sorridi donna/ sorridi sempre alla vita/anche se lei non ti sorride./Sorridi agli amori finiti/sorridi ai tuoi dolori/ sorridi comunque./Il tuo sorriso sarà/luce per il tuo cammino/ faro per naviganti sperduti./Il tuo sorriso sarà/un bacio di mamma,/ un battito d’ali,/un raggio di sole per tutti ”. Si unisce a lei Oriana fallaci: “ Essere donna/è così affascinante./È un’avventura/ che richiede/un tale coraggio,/una sfida,/che non finisce/mai ”. Ernest Hemingway fa della donna un elogio incredibile ma nel verso finale c’è, comunque,una velata tristezza per un cambiamento che non condivide. “ Tu non sei i tuoi anni/ né la taglia che indossi,/non sei il tuo peso/o il colore dei tuoi capelli./Non sei il tuo nome,/o le fossette delle tue guance./Sei tutti i libri che hai letto/e tutte le parole che dici,/sei la tua voce assonnata al mattino/e i sorrisi che provi a nascondere,/ sei la dolcezza della tua risata/ e ogni lacrima versata,/sei le canzoni urlate così forte/quando sapevi di esser tutta sola./Sei anche i posti in cui sei stata/e il solo che davvero chiami casa,/sei tutto ciò in cui credi/e le persone a cui vuoi bene,/sei le fotografie nella tua camera/e il futuro che dipingi./ Sei fatta da così tanta bellezza,/ma forse tutto ciò ti sfugge/da quando hai deciso/ di esser tutto quello che non sei. ”, A tutte le donne, per l’8 marzo, va questo omaggio di Pablo Neruda: “ Andavo a San Jeronimo/verso il porto/quasi addormentato/quando/dall’inverno/ una montagna/di luce gialla,/una torre fiorita/spuntò sulla strada e tutto/si riempì di profumo./ Era una mimosa”.
Anna De Lutiis
E PROVINCIA PROSSIMA USCITA
GIOVEDÌ 13 MARZO
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L’INTERVISTA
Il regista ravennate presenta al Mariani il suo lungometraggio Il Popolo delle Donne. «Il tema della violenza di genere è pericoloso: ho riscontrato un disappunto costante nel corso delle proiezioni, soprattutto tra le giovanissime donne e gli uomini anziani»
Se si potesse riassumere il percorso artistico di Yuri Ancarani in due aggettivi sceglierei contenuto e smisurato. L’economia dei tempi è dote rara in chi fa cinema, ormai la durata media di un lm si attesta attorno alle due ore, mentre i lavori di Ancarani (che viene dal videomaking) spesso sono contenuti entro l’ora ma densi di suggestioni sensoriali. Allo stesso tempo le sue opere sono fuori misura per il cinema, sia in senso letterale (hanno bisogno di grandi spazi per essere fruite al meglio, come il Pac di Milano, teatro ideale per le sue rappresentazioni) sia gurato (i suoi lm non terminano in sala, ma ci si ripensa anche dopo la conclusione).
A metà tra cinema documentario e arte contemporanea è anche il suo ultimo lungometraggio, Il Popolo delle Donne (2023), che dopo la presentazione al Festival del Cinema di Venezia e un tour in diverse città italiane, torna a Ravenna. Il lm, della durata di 60 minuti - in cui la psicoanalista Marina Valcarenghi evidenzia il rapporto tra la crescente affermazione sociale della donna e l’aumento della violenza sessuale maschile - sarà proiettato al Cinema Mariani domenica 16 marzo alle 10.30 nel prossimo matinée (formula colazione + cinema dalle 9.30) e sarà introdotto dallo stesso Ancarani. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Il tema della violenza sulle donne è stato trattato spesso al cinema e in televisione anche attraverso i cosiddetti true crime, con risultati alterni. Tu che formula hai scelto? «Ho delegato il pensiero ad una persona con una preparazione superiore, Marina Valcarenghi, psicoterapeuta e psicoanalista che ha lavorato nei reparti di isolamento dei penitenziari di Bollate e Opera, con detenuti in gran parte condannati per reati sessuali. Il progetto è nato perché c’è stato questo incontro. Volevo però evitare l’approccio morboso di molti lm che trattano l’argomento».
Un tema così importante può anche turbare e spaventare.
«È un tema “pericoloso”. In Italia se ne parla molto, c’è dibattito, ognuno dice quello che pensa ma senza dare reali informazioni. Mi sono chiesto come poterlo rappresentare e ho trovato la chiave quando ho conosciuto Marina. Lei è stata protagonista del Movimento underground e si è battuta fortemente per i diritti delle donne dagli anni Settanta. Ho pensato fosse necessario dare spazio ad una gura di spessore, con un punto di vista psicanalitico, non ideologico, che andasse oltre la semplice opinione».
Quali rischi hai dovuto affrontare?
«Sapevo che sarei andato incontro a problemi anche ideologici: un regista che mette la sua professionalità al servizio di una voce, ponendola su un piedistallo, per darle la miglior attenzione possibile. Ma ho voluto fare la mia parte, lasciare una traccia insieme alla mia squadra di lavoro, compresa Caterina Barbieri con le sue musiche. Un documento che è una specie di manifesto di Marina Valcarenghi e continuerà ad essere utile per chi studia l’argomento e vuole liberarsi dagli stereotipi».
Hai accompagnato il lm in tante città. Quali reazioni hai trovato?
Challenge) e in quello più povero (Haiti per Whipping Zombie). Cosa ricordi?
«È stata un’esperienza molto intensa. Sembrerò banale ma ho trovato tanta ricchezza nel paese più povero e tanta povertà nel paese più ricco». Quali sono le città della tua vita?
«Ravenna, naturalmente, dove ho ancora la residenza. Sto molto bene e ci torno quando devo pensare, scrivere, fare il montaggio dei miei lm. E per rilassarmi. Qui ho i miei posti del cuore, come la Ca’ De Ven».
«Vivo a Milano, città dove si “surfa” tra i cambiamenti
Ma torno a Ravenna quando devo pensare, scrivere o rilassarmi»
«In molti appuntamenti era presente Marina, che però ha 85 anni, per questo era necessario che anche io seguissi il lm. Ho viaggiato per l’Italia, isole comprese e ho riscontrato un disappunto costante, soprattutto tra le giovanissime donne e gli uomini anziani, due realtà così diverse in accordo... nel disaccordo. L’ho trovato molto interessante. Ci sono state anche tante emozioni, pianti, spettatrici che mi ringraziavano per l’intensità e l’utilità del lm. Molte madri hanno portato le glie a rivederlo».
Nei tuoi lm cerchi di far vivere allo spettatore un’esperienza che rimanga oltre la visione. Che posto occupa il cinema nel tuo immaginario e come si integra con tutto il resto?
«Il cinema è il medium principale che ho scelto per lavorare su immagini potenti, simboliche, per ridare alle immagini stesse il desiderio di essere interpretate. Mi interessa anche guardare le cose che conosciamo con occhio diverso e per questo non do importanza solo al soggetto ma anche al background, all’architettura, alla musica: l’immagine audiovisiva coinvolge tutti i sensi e deve essere in equilibrio con le sue componenti».
A cavallo tra il 2015 e 2016 sei stato nel posto più ricco del mondo (Qatar per The
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Domenica 16 marzo al Cinema Mariani di Ravenna il programma prevede la colazione alle ore 9.30 e poi la proiezione (ore 10.30) de “Il Popolo delle Donne” (2023, 60’), con ospite in sala il regista Yuri Ancarani. Il film (nella foto un frame con Marina Valcarenghi) è anche diventato un libro che sarà disponibile per l’acquisto in sala grazie alla collaborazione con Libreria Dante di Longo. Info e prenotazioni 0544 37148 e sul sito cinemaincentro.com/Cinema-Mariani-Ravenna
Yuri Ancarani è nato a Ravenna nel 1972, vive e lavora a Milano. Videoartista e film-maker, ha presentato i suoi lavori in numerose mostre e musei, tra cui il PAC di Milano, il MAMbo di Bologna, il Kunstverein Hannover, il Castello di Rivoli, il Kunsthalle di Basilea, la Biennale di Venezia, il Centre Pompidou e il Palais de Tokyo di Parigi. I suoi film sono stati selezionati in numerosi festival internazionali da Locarno alla Mostra del Cinema di Venezia, al Festival di Rotterdam. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti come il “Premio speciale della giuria Cl+” Cineasti del presente al 69° Locarno Film Festival, il “Grand Prix in Lab Competition” al Clermont Ferrand Film Festival. Nel 2022 è arrivato tra i finalisti del David di Donatello per il miglior documentario con il suo “Atlantide”.
Poi c’è Milano, dove hai scelto di vivere.
«Viaggio molto, ho bisogno di una città dove ci sia un aeroporto ef ciente. Milano poi reagisce molto bene ai cambiamenti, mentre le piccole città aspettano, ferme, che le cose tornino come prima. Ma spesso non succede, per cui bisogna imparare a surfare tra i cambiamenti. Milano è molto interessante da questo punto di vista».
Come Venezia, che sembra un luogo fermo nei secoli ma è sempre in movimento.
«Venezia è unica, ci ho girato uno dei lm a cui sono più legato, Atlantide. È una città di riferimento per tutto il mondo, siamo fortunati ad averla in Italia. Chiunque lavori in ambito culturale ambisce a presentare le proprie opere a Venezia. Mi piace passare un po’ di tempo anche a Los Angeles, dove mi succede sempre di pensare in grande, poi quando torno mi vergogno un po’ di quello che ho pensato quando ero lì. E allora mi chiedo: “E se fossi rimasto là?”».
A proposito di Los Angeles, hai seguito gli Oscar?
«Non ho seguito né gli Oscar né la Settimana della Moda».
Perché?
«Il cinema era chiamato settima arte, oggi è diventato solo intrattenimento. Dovrebbe ricordarsi di essere “immagini in movimento”, invece è così statico, completamente proiettato nel passato. A me il cinema interessa, non mi interessa l’intrattenimento».
Sean Baker, ritirando l’Oscar per Anora, ha detto che mai come oggi è necessario andare a vedere i lm in sala per evitare che il cinema scompaia. Come vedi il futuro?
«La sala cinematogra ca deve acquisire ancor più consapevolezza di essere un luogo di cultura e non un posto da consumo usa e getta. Vedere un lm a casa è diventato comodissimo ma lo spettatore non dovrebbe essere più grande dello schermo che sta guardando. Il cinema è un’esperienza unica e irripetibile, come sentirsi piccoli di fronte a immagini gigantesche, che quasi ti divorano. La sala deve essere un luogo visionario, sempre più accogliente per le nuove generazioni, stare al passo con i tempi. Anche i gestori dovrebbero saper surfare tra i cambiamenti». Parlando di visionarietà, quale è il posto più pazzesco in cui hai girato?
«In una camera iperbarica a 100 metri di profondità al largo di Ravenna per Piattaforma Luna, un lm su un gruppo di operatori tecnici subacquei. Volevo seguire da vicino questo lavoro così estremo, per tre giorni abbiamo vissuto nella camera iperbarica sotto pressione. Era il 2011, un’esperienza davvero forte. Il lm dura 25 minuti e sarà presto visibile su Mubi».
A che cosa stai lavorando in questo momento?
«Oltre all’attività di docente alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano sto lavorando a una monogra a sui miei lavori che sarà anche una mostra. È la seconda, dopo “Lascia stare i sogni”, che prendeva il nome da una frase del protagonista di Atlantide. Di quel volume (300 pagine con oltre 700 illustrazioni) saranno disponibili alcune copie domenica 16 marzo al Cinema Mariani prima e dopo la proiezione de Il Popolo delle Donne».
* direttore artistico Cinema Mariani
A Lugo una bella mostra che è anche un inno agli “sconfitti” di una generazione
Solitari, scon tti, distaccati, ribelli è il sottotitolo della bella mostra appena inaugurata alle Pescherie della Rocca di Lugo che presenta una selezione di opere di cinque artisti romagnoli. Vittorio D’Augusta, Piero Dosi, Danilo Melandri, Claudio Montini e Gio Urbinati sono inseriti nel castello dei destini incrociati come artisti schivi, evitanti o non inseriti nel sistema dell’arte. Pare che il genius loci abbia favorito per loro una sorta di solitudine romantica per una insofferenza alle mode, al mercato e l’apprezzamento da parte di una cerchia di amici e collezionisti. La mostra, curata da Gian Ruggero Manzoni con Rodolfo Gasparelli e Massimiliano Fabbri, è anche un omaggio a Pier Vittorio Tondelli di cui quest’anno ricorre il quarto decennale della pubblicazione di Rimini, un romanzo che riprende l’aura di dissesto di Altri libertini contestualizzati in una Rimini al limite del collasso. Chi ha frequentato la città costiera negli anni ‘80 può condividere il ricordo di quel senso di precarietà priva di orizzonti di cui si nutrono le pagine: nonostante la raccolta di racconti sia stata criticata, a distanza di tempo resiste nel ricordo quel contesto corale di personaggi reali – marginali e creativi, disperati e incatenati al denaro, soli e disponibili a incontri fugaci –che lasciavano dietro a sé tracce di preservativi, sbornie, musica e divertimenti matti e disperatissimi. Un inno agli scon tti di quella generazione dopo la saracinesca chiusa sulle speranze del decennio precedente. Alla ne gli artisti presenti – appartenenti alla generazione dello scrittore – condividono con i personaggi di Tondelli il retroterra culturale e l’insofferenza all’edonismo imperante degli anni ‘80. Tutti, in misura diversa, si sono opposti a un sistema – sociale, economico, artistico – che ritenevano sbagliato e hanno continuato a lavorare senza perdere l’occasione di dare un forte senso esistenziale alla propria creatività. Il primo in ordine è il riminese Vittorio D’Augusta, ben conosciuto nell’ambito artistico nazionale grazie a mostre continuative supportate da impianti critici di rilievo. Il motivo per cui viene inserito fra i solitari si spiega con la linea creativa autonoma dell’artista che ha poco concesso alle tendenze e al mercato. Dagli esperimenti di arte povera degli anni ‘70 alle successive prove di arte informale e astratta, D’Augusta è rimasto fedele a se stesso e a un’arte libera di sperimentare senza rispondere ad alcuna aspettativa. Alla Rocca sono presenti opere in cui l’astrazione è cifra di libertà creativa assieme a una serie di prove gurative che seguono una linea espressionista di effetto.
Un altro artista ben inserito nel contesto mercantile è stato il ceramista riminese Gio Urbinati che per molti anni ha accompagnato la sua rivendicata pratica artigianale al lavoro artistico vero e proprio. Collaboratore per anni di progetti al anco di Tonino Guerra, intellettuale e sceneggiatore mai dimenticato, Urbinati incarna
una sorta di faber sperimentatore che per creare poteva utilizzare la terra del proprio giardino, seguendo il processo di cottura ceramica a occhio. Figure mitologiche e frutti, uccelli dal doppio signi cato iconogra co e semantico, cattedrali ornate di rametti: potremmo dire che una fantasia scatenata e una forte ironia risultano le chiavi di accesso al suo lavoro. Piero Dosi è un artista molto amato in Romagna, a cui Lugo, sua città natale, ha dedicato qualche anno fa una ricca retrospettiva. La violenza espressiva che caratterizza il suo linguaggio è presente n dai primi autoritratti degli anni ‘70-’80 in cui l’artista utilizza uno stile iperrealista: è la ferocia nella descrizione, gli strappi, le lacune orride nel tessuto imitativo del reale, che esprimono la forte carica eversiva del lavoro. Qui in mostra sono alcuni autoritratti più tardi, in cui lo stile si riappropria di una libertà uida di pennello, sempre ricco di salti volutamente inappropriati, assieme ad alcuni disegni, appartenenti a quella sorta di diario lirico intimo che l’artista ha sedimentato come luogo di confronto con se stesso per tutta la vita. Poco conosciuto è Danilo Melandri, scultore, disegnatore e ceramista nato a Fognano, che appartiene a quella linea di creatività professionale collocata ai margini dei territori, sia per le caratteristiche umane dell’artista – schivo, sensibile –, sia per le contingenze di una poetica votata solo a essere fedele a se stessi. Attraverso la raccolta di scarti di rottamazioni, Melandri non si ferma alla ricreazione di sculture che inglobano parti recuperate o la vita passata degli oggetti: mediante un’onnivora attenzione alla storia dell’arte, alle tecniche, a tutto ciò che per lui costituisce fonte di conoscenza, crea opere che manifestano una grande capacità introspettiva e un’ottima mano. In particolare i disegni, interpuntati da scritte quasi invisibili che restituiscono dati personali e intimi, supportano una qualità ideativa rara e coinvolgente. A distanza di poco più di un anno dalla mostra che a Cotignola ha ricordato il lavoro complessivo di Claudio Montini, artista di Bagnacavallo di cui no a questo evento era conosciuta solamente l’attività di gra co, vengono qui ripresentate alcune delle sue realizzazioni pittoriche. Creati in solitudine dopo la disillusione per il dif cile rapporto col mercato dell’arte, i dipinti di Montini testimoniano una fantasia che si nutre del mondo dell’infanzia, della storia dell’arte – da Turner a Courbet, da Botero a Friedrich – e di in niti innesti dall’iconogra a musicale, dai fumetti e delle riviste degli anni ‘80. Un immaginario promiscuo come quello della rete prima di internet, condiviso da un’intera generazione, la stessa di Tondelli.
“Altri libertini. Solitari, scon tti, distaccati, ribelli” Lugo, Pescherie della Rocca - no al 30 giugno 2025 orari: gio-ve 15.30-18.30; sa-do 10-12 e 15.30-18.30
Flavio Caroli al museo
Venerdì 7 marzo (ore 18) nella sala Martini del Mar di Ravenna Flavio Caroli presenta il suo ultimo libro, L’altra storia dell’arte. I vinti vincitori (Rizzoli). Caroli ritorna a indagare la linea d’ombra dell’arte che da sempre lo interessa, di artisti come Lorenzo Lotto, Giuseppe Maria Crespi o Filippo de Pisis.
Vittorio D’Augusta a Faenza
Venerdì 7 marzo (ore 17) alla casa museo Guerrino Tramonti di Faenza si inaugura In difesa del mare, installazione di Vittorio D’Augusta. L’artista ha preparato per l’occasione diversi lavori che “dialogherebbero” con le opere ceramiche presenti.
Il “Viaggio celeste” di Pellizzola
Sabato 8 marzo (ore 18.30) alla Pallavicini22 Art Gallery di Ravenna si inaugurerà la mostra Viaggio celeste di Marco Pellizzola. L’esposizione, a cura di Gian Ruggero Manzoni, rimarrà allestita fino a sabato 29 marzo.
La storia di Gucci al bar del Mar
Un’opera in mostra di
Sabato 8 marzo (ore 18) la rassegna di incontri letterari a cura del Mercato Coperto, è all’Art Caffè del Mar, dove Marcello Albanesi presenta il suo libro Gucci. Un impero del lusso made in Italy (Diarkos Edizioni). Il libro non si limita a raccontare la storia della maison Gucci e della saga familiare, ma esplora anche il mondo del lusso.
Mittente Giovanni Gardini
Mittente Giovanni Gardini
Nel 1925 Giusta Nicco, storica dell’arte italiana, pubblicava nella rivista L’arte: rivista di storia dell’arte medioevale e moderna e d’arte decorativa diretta da Adolfo Venturi un lungo e articolato saggio intitolato “Ravenna e i principi compositivi dell’arte bizantina” in cui, dopo un’ampia e colta introduzione, prendeva in esame i singoli monumenti ravennati descrivendone l’architettura e gli straordinari mosaici: «Chi vuol vedere in Occidente cristallini esempi di arte bizantina, vada, con pio animo, a Ravenna. A Ravenna in alcuni monumenti rimane qualche raggio della gran luce che nel V e VI secolo investì il mondo greco. I moderni usano il loro ingegno a difenderli dal tempo, dall’acqua e dall’inesorabile loro addentrarsi nel suolo. Piccola parte, all’età d’oro di Ravenna, nella profusione di miracoli colorati, sono ora meraviglioso e singolare esempio di quegli altissimi sogni. Ed i moderni li guardano come gemme di gran pregio, che ci si accontenta di proteggere con ogni cura. La città è lo scrigno; poichè Ravenna è arrivata no a noi esaurendo le sue interne risorse di vita, ed appare come un gran corpo che ebbe una vitalità poderosa, e resiste per la robustezza degli organi, avendo ridotte le sue funzioni all’essenziale. La «felix» vive ora pallidamente, come ombra tutelare, di fronte al mondo di quel sacro deposito, e dell’altro, diversamente santo, ugualmente grande che la fa per un momento la prima, per la sua pietà, delle città d’Italia: le ossa di Dante».
Eugenio Sideri presenterà il suo nuovo libro il 29 marzo all’Oriani e il 29 aprile in una serata al Socjale di Piangipane
«Gli eroi delle tragedie di oggi
Eugenio Sideri presenta il suo nuovo libro
«Kraugé viene dal greco antico, signica grido di lamento e rabbia, è un regalo che mi ha fatto un giovane attore con cui lavoro da tempo, Carlo Garavini». Eugenio Sideri (regista e drammaturgo ravennate che si occupa da anni di teatro di impegno civile e sociale) spiega così il titolo del suo nuovo libro, pubblicato come il precedente da Pendragon. In libreria dal 3 marzo, Kraugé. Tre tragedie moderne è una raccolta di tre testi teatrali, due già andati in scena e uno inedito. «Per me si è trattato di chiudere un cerchio» dice Sideri, «il libro precedente, Ernesto che faceva le case, era un romanzo che andava dal 1870 alla Seconda guerra mondiale, lo spettacolo Calere parlava del passaggio tra lo scorso secolo e quello attuale e qui invece c’è l’oggi». Ma l’oggi di chi, Sideri, chi sono gli eroi di queste tragedie moderne?
E qual è il loro urlo?
«Mi sono sempre interessati i lavoratori, le persone che nella vita quotidiana cercano di resistere e a volte soccombono di fronte all’ingiustizia di un mondo che non li riconosce più. In particolare il testo inedito racconta la storia di un uomo, un muratore, che perde il lavoro a più di cinquant’anni e non riesce a trovarne un altro e non riesce nemmeno a capire le spietate dinamiche che portano aziende a chiudere per ragioni nanziarie, nonostante i conti in attivo... I due testi già rappresentati sono invece Tantum Ergo, dedicato alla strage di Bologna e raccontato dal punto di vista delle due giovani vittime ravennati, e Lo squalo, che ripercorre la storia della Mecnavi». Parlare di lavoro non è particolarmente frequente, oggi. Si considera un nostalgico del Novecento?
spesso di lavoro, eppure il lavoro ancora uccide e i lavoratori esistono ancora nelle fabbriche, al porto, negli ufci. Io stesso amo de nirmi un “lavoratore dello spettacolo”, perché è esattamente quello che sono e mi sento, ho solo avuto la fortuna di poter vivere di ciò che amavo fare».
Lei ha scelto la forma libro, la carta, per testi nati per il teatro. Cosa deve aspettarsi il lettore?
«Il primo, Tantum Ergo, è in versi, quasi un poema, senza note né didascalie. Invece negli altri ho cercato, con qualche nota, di restituire il ritmo della scena. Credo possa essere un libro letto anche da chi non frequenta il teatro».
Siamo nel 2025, ci avviciniamo agli Ottanta anni della Liberazione che è sempre stata al centro del suo lavoro. Ha ancora senso parlare di Resistenza oggi? E cosa resta di quella battaglia?
«Io credo che la Resistenza resista, magari anche in forme nuove. Credo che gli eredi degli antifascisti siano quei giovani che oggi si battono per i diritti delle minoranze, per le donne, per l’antirazzismo, in un mondo che invece vede ovunque rigurgiti neofascisti spaventosi. Quindi sì, credo che parlare di Resistenza e raccontare quegli anni abbia ancora un valore».
«Sono tre testi nati per il teatro, ma credo possano essere letti anche da chi non lo frequenta»
«Sicuramente il mio sguardo è spesso rivolto all’indietro, agli ideali che furono quelli dei padri fondatori della nostra Repubblica, espressi a partire dall’art. 1 e 3, e cerco di raccogliere i pezzi di quel passato per cercare di costruire qualcosa di nuovo e migliore. È vero, non si parla
I suoi progetti in occasione di questo anniversario?
«Sto lavorando ad Alfonsine a una brigata di voci resistenti che si esibiranno in piazza il 10 aprile (giorno della liberazione della cittadina, ndr) e sono stato chiamato per uno spettacolo a Reggio Emilia, per commemorare gli ottant’anni, a ottobre, del funerale dei Fratelli Cervi. Un onore per me lavorare in quelle terre e portarci un po’ della mia Romagna». Federica Angelini
AGENDA INCONTRI
Silvia Pareschi alla Classense e al Caffè Letterario di Lugo
La scuola di narrazioni Invèl di Matteo Cavezzali prosegue venerdì 7 marzo (ore 17.30) alla biblioteca Classense con la lectio magistralis di Silvia Pareschi dal titolo Fra le righe: la traduzione da Hemingway a Franzen. Pareschi è una delle più note e apprezzate traduttrici dall’inglese. Fra i tanti autori da lei tradotti ci sono Jonathan Franzen, Don DeLillo, Cormac McCarthy, Zadie Smith, Jamaica Kincaid, Junot Díaz. Vive tra San Francisco e il lago Maggiore, dove è nata, insieme al marito, l’artista e scrittore Jonathon Keats. Sempre venerdì 7, ma alle 21, Pareschi sarà anche ospite del Caffè Letterario di Lugo all’hotel Ala d’Oro, dove presenterà il suo ultimo libro Fra le righe. Il piacere di tradurre (Laterza).
Le “Ninne nanne per de” a Ravenna e Bagnacavallo
Giovedì 6 marzo (ore 18), alla libreria Feltrinelli di Ravenna e mercoledì 12 marzo (ore 20.30) nella saletta didattica delle Cappuccine di Bagnacavallo, Loretta Merenda presenta il suo Ninne nanne perfide (Pendragon). Le 136 brevissime composizioni di Merenda nascono «dal piacere di trasformare le contrarietà in divertimento, in dispositivi per mettere in moto la creatività e sdrammatizzare anche le banali, accettabili ostilità della vita coniugale».
“La Domus dei Libri” si apre con Alessandra Cenni
Sabato 8 marzo (ore 16) la rassegna La Domus dei Libri - Presentazioni e conversazioni si apre alla Domus dei Tappeti di Pietra con Alessandra Cenni che presenta Passioni e altre catastrofi. Vita romanzata di Cordula Poletti (Castelvecchi Editore), in dialogo con Ilaria Cerioli.
Paolo Minguzzi e le sue “storie disturbanti” a Fusignano
Mercoledì 12 marzo (ore 20.30) la rassegna Fili.Grana - Trame e fili conduttori prosegue al centro culturale “Il Granaio” di Fusignano con Paolo Minguzzi e la sua raccolta Storie brevi e disturbanti (Pav edizioni, 2024). Sei racconti brevissimi, folgoranti, e sei più lunghi e articolati.
Incontri a Lugo con Sara Folla, Gianluca Gerli e Monica Piancastelli
Giovedì 6 marzo (ore 17.30), al Tondo di Lugo, Sara Folla parlerà del suo primo romanzo Il Pigmento (Albatros), accompagnata da Anna Maria Versari. Sempre a Lugo, ma alla biblioteca Trisi, venerdì 7 marzo (ore 17.30), Gianluca Gerli presenta invece Partono i bastimenti. Sabato 8 marzo (ore 10.45), infine, sempre alla Trisi, Monica Piancastelli, presenta ArcheologA (Edizioni del Girasole).
+APERTURA DIURNA 8.30 – 19.30
DAL 6 AL 9 MARZO
DRADI via Anastagi 5 - tel. 0544 35449; COMUNALE 8 via Fiume Montone
Abbandonato 124 - tel. 0544 402514; COMUNALE 9 viale Petrarca 381 (Lido Adriano) - tel. 0544 495434; SANTERNO via della Repubblica 1 (Santerno) - tel. 0544 417197.
DAL 10 AL 16 MARZO
PORTA NUOVA via Cesarea 25 - tel. 0544 63017; COMUNALE 8 via Fiume Montone Abbandonato 124 - tel. 0544 402514; S. PIETRO via Libero Garzanti 74 (S. Pietro in Trento) - tel. 0544 568862; BASSETTE via Achille Grandi 4 - tel. 0544 1697080.
+APERTURA TUTTI I GIORNI
DELL’ANNO, FESTIVI COMPRESI, 24 ORE AL GIORNO
servizio diurno 8 - 22.30 servizio notturno a chiamata 22.30 - 8
COMUNALE 8 via Fiume Montone Abbandonato 124 - tel. 0544 402514.
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Sara è un bellissimo galgo spagnolo di 7 anni, sterilizzata e in regola con le profilassi sanitarie. Di indole tranquilla e mansueta, non abbaia mai. Abituata a stare in casa e al guinzaglio, non tira. Ama passeggiare e va d’accordo sia con cani che con gatti. Per conoscerla chiamate il numero 335 7713645
Garfield è un meraviglioso gattone di circa sei anni. È un tripode ma non ha alcun problema a camminare, è molto dolce e tranquillo, anche con altri gatti. È risultato FIV positivo ma non presenta alcun sintomo e potrà vivere una vita felice, con qualche controllo periodico. Per informazioni contattate il 340 8961224
Fino ad agosto oltre 60 concerti in tutta la regione e 400 artisti coinvolti. In provincia 25 date a partire dall’8 marzo La direttrice artistica Sandra Costantini: «Il segreto per organizzare un festival così sono la pazienza e la determinazione»
Con il concerto del Cristina Zavalloni Sestetto, a Massa Lombarda sabato 8 marzo, si apre l’anta romagnola della 26esima edizione del festival itinerante Crossroads (il programma su www.crossroads-it.org), organizzato come sempre da Jazz Network in collaborazione con l’assessorato alla Cultura della Regione. Ne parliamo con la ravennate Sandra Costantini, direttrice artistica del festival.
Qual è il lo rosso che tradizionalmente lega Crossroads e quale, in particolare, quello di questa edizione?
«A formare la trama di un programma così vasto, i li rossi sono giocoforza tantissimi… Di sicuro tornano e ritornano alcuni “temi” fondamentali, a noi cari, come gli “artists in residence”: artisti che si esibiscono in luoghi diversi con propri progetti diversi. Quest’anno sono ben quattro: Fabrizio Bosso, Mauro Ottolini, Javier Girotto e Karima. Altro lone che Crossroads ama seguire a ogni sua edizione sono le voci, di ogni latitudine e background, dal jazz di casa nostra (Rossana Casale, Simona Molinari, Costanza Alegiani) a quello internazionale (Cécile McLorin Salvant, Sarah Jane Morris, Jazzmeia Horn). E non solo voci femminili, ma anche maschili (Ray Gelato, Hugh Coltman, Joe Barbieri), e pure un gruppo vocale misto (i Baraonna). Altro aspetto che ci piace indagare, oltre ai solo (Uri Caine, Amaro Freitas, Aruán Ortiz, Mark Guiliana) e alle orchestre (immancabili le nostre produzioni con l’Italian Jazz Orchestra: quest’anno, una è dedicata ai Beach Boys con i Baraonna e l’altra a Nat King Cole con Flavio Boltro e Walter Ricci), la formula del duo, senza dubbio tra le più affascinanti e avventurose, una pratica conversativa di grande libertà foriera di esiti folgoranti: ben due i duetti di pianoforti (Stefano Bollani & Iiro Rantala, Rita Marcotulli & Dado Moroni), e svariate altre combinazioni (Javier Girotto & Vince Abbracciante, Vanessa Tagliabue Yorke & Giulio Scaramella, Eleonora Strino & Claudio Vignali, Émile Parisien & Vincent Peirani)».
In provincia di Ravenna ci saranno 25 concerti, con nomi importanti come Bosso-Burgio, Avion Travel, Leon Phal Quintet, Karima Soulville, Famoudou Don Moye, Richard Galliano. Oltre a questi, c’è qualche nome magari meno noto che ti sentiresti di consigliare?
«Limitandoci ai dintorni ravennati, aggiungerei, per onorare la creatività femminile, la cantante Cristina Zavalloni nel suo omaggio a Édith Piaf in sestetto l’8 marzo, la pianista-cantante Francesca Tandoi con il suo trio il 9 aprile, entrambe a Massa Lombarda; poi il duo voci-chitarre As Madalenas, ovvero Cristina Renzetti e Tati Valle, a Solarolo il 20 marzo; il quintetto di Eloisa Atti, cantante e polistrumentista, col suo progetto Lost Mona Lisa, a Fusignano il 18 marzo (appro tto per segnalare questa nuova data: infatti il concerto era previsto il 7 marzo, ma lo abbiamo rimandato proprio in questi giorni per indisposizione dell’artista); sempre a Fusignano Canzoni in bianco e nero, con la voce di Petra Magoni accompagnata dal pianoforte di Andrea Din-
CIRCOLI/1
Al Borion’s Club arrivano le note gipsy del Giò Belli Manuche Trio
do. Per parità di genere, citerei questo duo di giovani (quasi) mai sentito in Italia: entrambi classe 1990, il portoghese Tiago Nacarato (voce, chitarra) e il brasiliano Cainã Cavalcante (chitarra) fondono le culture musicali dei rispettivi paesi (Fusignano, 28 marzo). Mentre il giorno dopo, a Massa Lombarda, il palco sarà tutto del nostro local hero del sax, Alessandro Scala, col suo quartetto, ospite speciale Fabrizio Bosso». Qual è il segreto per organizzare artisticamente un festival di sei mesi in tutta la regione, con oltre 60 concerti e 400 artisti coinvolti? «Il segreto è la determinazione, e la pazienza… È come giocare con un puzzle complicatissimo: devi trovare il pezzo giusto da inserire nel posto giusto. Insomma, un lavoro di incastri, a tutti i livelli: prima perlustri l’orizzonte, ascolti, leggi, pensi, poi devi combinare i tuoi desiderata in generale, ma anche nello speci co di ben 26 diverse località e svariate sedi di spettacolo, ognuna con le sue caratteristiche, e tenendo in mente anche i rapporti con i tanti partner sul territorio e le loro aspettative (in questo spazio ci vedo Tizio, in quell’altro sarebbe bello avere Caio), con la disponibilità degli artisti nel periodo dato, ma pure dei luoghi dei concerti, e ovviamente del calendario che man mano prende forma… E più si procede con il posizionare bandierine più il gioco si fa duro. La cosa peggiore è rimanere con date secche da riempire, non hai alternative, devono essere quelle per forza. Poi, quando tutto il quadro è completato, guardi con tenerezza la creatura, sospiri e dici: è nata! Incredibile, anche questa volta ce l’abbiamo fatta».
In tutta la storia del festival, quali sono stati i concerti per te in assoluto più memorabili?
«Non è facile pescare nella memoria, né elencarli tutti. All’impronta, ricordo con entusiasmo il solo del sudafricano Abdullah Ibrahim, pianista e compositore sublime, lo scorso anno a Ravenna Jazz: novantenne, non si risparmiò, fece un concerto memorabile, ispirato e colmo di poesia. Poi vorrei citare il gran-
Mercoledì 12 marzo (ore 21) il Borion’s Club propone al Portoncino di Ravenna il concerto del Giò Belli Jazz Manouche Trio. Il trio – capitanato dal chitarrista Giovanni “Giò” Belli e con Marco Gelli alla chitarra ritmica e Mauro Mussoni al contrabbasso – prenderà per mano l’ascoltatore e lo accompagnerà in un viaggio dalle origini del gipsy jazz fino ad arrivare ai giorni nostri. Sul palco tre musicisti ispirati dalla musica di Django Reinhardt e dalla tradizione musicale tzigana, che uniscono tutto questo con le sonorità del jazz statunitense e la creatività dello swing.
de Enrico Rava, il Maestro, l’Alighieri della tromba come l’ho battezzato più volte, immancabile presenza nelle nostre programmazioni: in particolare, nel 2022, per Crossroads a Medicina, mise in piedi un gruppo inedito sotto il titolo provvisorio di Enrico Rava Edizione Speciale, circondato da giovani musicisti, alcuni già al suo anco in altri ensemble, altri due erano nuovi prodigi da lui scovati (la sua abilità in questo è proverbiale): il trombonista Matteo Paggi e la batterista Evita Polidoro. Ebbene, il concerto fu a tal punto travolgente che da quel giorno nacque una nuova formazione stabile, destinata a diventare una delle più folgoranti sulla scena: si sarebbero chiamati The Fearless Five, i cinque senza paura… Hanno appena stravinto al Top Jazz di Musica Jazz, come miglior gruppo e miglior disco. Anche quest’anno li riproponiamo, per la terza volta, a Correggio il 16 maggio. Sono orgogliosa di aver ospitato il loro battesimo nel nostro festival. In ne, non posso non citare il “colosso” Sonny Rollins nella prima edizione di cui sono stata direttore artistico, a Reggio Emilia nel 2001». Alessandro Fogli
Il primo live romagnolo: l’8 marzo Cristina Zavalloni Sestetto a Massa Lombarda
La prima data romagnola di Crossroads sarà sabato 8 marzo (ore 21), quando il Cristina Zavalloni Sestetto salirà sul palco della sala del Carmine a Massa Lombarda con un Omaggio a Édith Piaf, che riveste di jazz le intramontabili melodie di questa icona della musica popolare francese. Il sestetto col quale la cantante Cristina Zavalloni realizza questo progetto è di formazione relativamente recente ma raccoglie musicisti già individualmente legati alla cantante da lunghi sodalizi, come Cristiano Arcelli (sax), Giancarlo Bianchetti (chitarra), Manuel Magrini (pianoforte), Stefano Senni (contrabbasso) e Alessandro Paternesi (batteria).
CIRCOLI/2
Al Mama’s Club il Not To Mention Trio e le sonorità balcaniche delle FemmeFolk
Per il consueto doppio appuntamento nel weekend del Mama’s Club di Ravenna, venerdì 7 marzo ci sarà il Not To Mention Trio, mentre sabato 8 ecco le FemmeFolk. Il Trio è composto da Marco Pierfederici (pianoforte e tastiere), Vito bassi (basso elettrico) e Mattia Zoli (batteria), e propone un repertorio jazz, fusion e funk. Il viaggio parte da musiche originali per poi mescolarsi con alcuni capisaldi della musica internazionale. FemmeFolk sono invece quattro donne che “amano divertirsi con la musica”, soprattutto con il genere “Bal folk”. Il quartetto ha anche composizioni originali, valorizzate dal suono elegante e personale dell’ensemble. Inizio concerti ore 21.30.
MUSICA CLASSICA/1
Il grande violoncellista con l’Estrovagante Ensemble
Doppio appuntamento con la stagione di Ravenna Musica dell’associazione Mariani al Teatro Alighieri: giovedì 6 marzo (ore 21) arriva la National Chamber Ensemble “Kyiv Soloists”, che si esibirà insieme al clarinettista Fabrizio Meloni, di cui avevamo già parlato sullo scorso numero. Mercoledì 12 marzo (ore 21), invece, ecco il grande viloncellista Mario Brunello,- primo europeo a vincere il concorso Caikovskij, nel 1986 - accompagnato dall’Estrovagante Ensemble, diretto dal suo fondatore Riccardo Doni (nella foto con Brunello), impegnato anche al clavicembalo. Il progetto dell’Estrovagante porta a compimento un percorso iniziato con l’Accademia dell’Annunciata, allora composta da giovani studenti, ora professionisti con una brillante carriera. Concerto italiano è il titolo del programma, che prevede quattro pagine di Bach: Concerto Brandeburghese n. 3, Concerto BWV 1054 dal Concerto per violino, Concerto Italiano BWV971 e Concerto BWV 972 dal Concerto op. 3 n. 9 di Antonio Vivaldi. Seguiranno il Concerto in La maggiore Wq.172/H.439 di Carl Philipp Emanuel Bach e il brano dal titolo s st v br cht del violoncellista americano Steuart Pincombe.
ROCK/1
ROCK/2
L’americano Scott Yoder al Clandestino
Unica data italiana per i Baby Berserk, in concerto venerdì 7 marzo (ore 22) al Bronson di Madonna dell’Albero. Per la band nata ad Amsterdam e fondata da Mano Hollestelle, Eva Wijnbergen e Lieselot Elzinga sarà un ritorno a Ravenna dopo l’esibizione di un anno fa al festival Beaches Brew.
Sabato 8 marzo (ore 22) al Clandestino di Faenza concerto del cantautore americano Scott Yoder, ex leader dei Pharmacy, in Europa per festeggiare i dieci anni di carriera solista, all’insegna del suo “pop psichedelico”.
AGENDA MUSICA
Il “principe del rock‘n’roll” Matthew Lee al Socjale
Venerdì 7 marzo (ore 21.30) arriva in concerto al Teatro Socjale di Piangipane, come da tradizione, Matthew Lee, anche noto come il “Prince of Rock’n’Roll”. Il repertorio di Lee e della sua band spazia da composizioni originali ai grandi classici di Elvis Preasley, Little Richard, Jerry Lee Lewis e anche ad alcuni omaggi ad artisti della musica italiana.
L’universo dei Queen incarnato da Sonny Ensabella a teatro
Domenica 9 marzo (ore 21) al Teatro Alighieri di Ravenna lo European Rock Experience Tour di Sonny Ensabella porterà sul palco tutta la carica della musica dei Queen con il concerto Universe of Queen. Il cantante sarà accompagnato da Amudi Safà (chitarra, voce), Luca Nicolosi (basso, voce) e Paolo Valli (batteria).
All’Alighieri un tributo a Ennio Morricone
Lunedì 10 marzo (ore 21) al Teatro Alighieri di Ravenna ci sarà “Alla scoperta di Morricone”, nuovo spettacolo dell’Ensemble Symphony Orchestra, diretto da Giacomo Loprieno. È un tributo alle musiche del grande compositore italiano, che si arricchisce di nuove pagine in gran parte meno conosciute ma di grande bellezza nello sconfinato repertorio di Morricone.
RAVENNA FESTIVAL
L’8 marzo la presentazione pubblica all’Alighieri
Sabato 8 marzo (ore 11) al Teatro Alighieri ci sarà la presentazione pubblica della XXXVI edizione del Ravenna Festival. Tra i tanti eventi del Festival 2025, i concerti già annunciati del 6 luglio di Max Richter (nella foto), fra i più influenti e celebrati compositori viventi, e quello del 26 giugno di Cat Power, alle prese con le canzoni di Bob Dylan. La presentazione sarà trasmessa anche in diretta streaming su ravennafestival.live.
MUSICA CLASSICA/2
Il duo Giada Moretti-Lorenzo Rossi all’Alighieri
Venerdì 7 marzo (ore 21) alla sala Corelli del Teatro Alighieri di Ravenna la rassegna Capire la Musica prosegue con un concerto dedicato alla Festa della donna. La violoncellista Giada Moretti e il pianista Lorenzo Rossi eseguiranno musiche di Beethoven e Schubert. Moretti, giovane musicista del conservatorio “B.Maderna” di Cesena, ha vinto nel 2023 la fase regionale della 13ª edizione del Concorso Giovani Talenti Femminili della Musica “Alda Rossi da Rios”. “Armonie” si chiude a Castel Bolognese con La Corelli
Domenica 9 marzo (ore 17.30) alla ex chiesa di Santa Maria della Misericordia di Castel Bolognese, la rassegna Armonie si chiude con Il meraviglioso mondo di Nils Holgersson , concerto dell’ensemble La Corelli con musiche di Damiano Drei. Teresa Maria Federici sarà la voce narrante, mentre Piki si occuperà delle illustrazioni estemporanee su tavoletta grafica. Si tratta di una pièce multimediale che coniuga teatro di prosa, musica dal vivo, immagini e gioco per raccontare il viaggio straordinario del piccolo Nils Holgersson.
Al Goldoni di Bagnacavallo protagonista il ‘600 italiano
Domenica 9 marzo al teatro Goldoni di Bagnacavallo la rassegna “Libera la Musica” propone alle 21 il gruppo Opera Prima con il concerto “Tormento ‘600” (musiche di Claudio Monteverdi, Tarquinio Merula, Barbara Strozzi, Giovanni G. Kapsberger e altri compositori). Il programma della serata trasporterà il pubblico nelle atmosfere del Seicento italiano, con le sue eleganti sfumature e i preziosi intrecci musicali tra voce e strumenti antichi. Alle 20, al Ridotto del Goldoni, il concerto sarà preceduto da “Gli artisti raccontano”, un dialogo tra i musicisti dell’ensemble e il musicologo Bernardo Ticci.
COMICO: RAFFAELLO TULLO IN UN VERO E PROPRIO “SCONCERTO”
Martedì 11 marzo (ore 21) al Teatro Alighieri di Ravenna la rassegna Comico ospita Raffaello Tullo con il nuovo spettacolo SConcerto. Da una parte, un’orchestra di altissimo profilo che vuole incantare il pubblico con l’esecuzione di brani di repertorio classico. Dall’altra, uno showman che cerca il suo palcoscenico per esprimere il suo talento. Un incidente di percorso farà incontrare i due. Ne deriverà un braccio di ferro a suon di musica e colpi di bacchetta. Uno spettacolo innovativo che declina stili, registri e linguaggi diversi, un mix tra musica e teatro, tra solennità e comicità, tra esecuzioni classiche e cabaret. In altri termini, tra chi vuole “concertare” e chi, invece, “sconcertare”.
“La ferocia” di Lagioa in scena all’Alighieri
Giovedì 13 e venerdì 14 marzo (ore 21) al Teatro Alighieri andrà in scena La ferocia, ideato da VicoQuartoMazzini dallo splendido romanzo di Nicola Lagioia. L’ascesa e la caduta di una famiglia di costruttori barese animata da avidità, bramosia e sete di potere. Al centro, nella sua assordante assenza, il corpo di una figlia, chiuso nello sguardo di tutti quelli che hanno creduto di poterlo possedere.
PROSA
Emilio Solfrizzi a Faenza con “L’anatra all’arancia”
Tratto dal testo di William Douglas Home e Marc Gilbert Sauvajon, dal quale fu realizzato anche un celebre film con Ugo Tognazzi e Monica Vitti, arriva al Teatro Masini di Faenza, da venerdì 7 a domenica 9 marzo (ore 21), L’anatra all’arancia. Interpretata da Emilio Solfrizzi e Carlotta Natoli e prodotta da Compagnia Molière e Teatro Stabile di Verona, la commedia è diretta da Claudio “Greg” Gregori. Sabato 8 marzo (ore 18), gli artisti incontreranno il pubblico nel ridotto del teatro. Info: accademiaperduta.it.
Un lupo incorreggibile si crede il più furbo
Domenica 9 marzo (ore 16) al Teatro Rasi di Ravenna va in scena Il più furbo. Disavventure di un incorreggibile lupo, di Teatro Gioco Vita. Nel folto del bosco un lupo incontra la piccola Cappuccetto rosso: subito elabora un piano diabolico per mangiarsela e, senza esitazioni, corre a casa della nonna. Sembra l’inizio della favola che tutti conosciamo, almeno finché il lupo, che si crede davvero il più furbo, non infila la camicia da notte della nonna, con tanto di cuffietta d’ordinanza, ed esce di casa, rimanendo chiuso fuori.
Un pifferaio di Hamelin interattivo e contemporaneo
Martedì 11 marzo (ore 17) Factory Compagnia Transadriatica e Fondazione Sipario Toscana portano al Teatro Rasi Hamelin. La storia del pifferaio di Hamelin è al centro di uno spettacolo che affronta un mistero mai risolto. Le affinità col tempo che stiamo vivendo trovano eco nel buio che la cittadina attraversa a causa del morbo portato dai topi. Lo spettacolo proverà a raccontare e a ripercorrere l’origine di questo mistero, giocando su diversi piani anche grazie a un apposito dispositivo che porta i corpi di chi guarda a entrare nella scena in maniera interattiva.
AL RASI CON “MULINOBIANCO”
Venerdì 7 marzo (ore 21) al Rasi di Ravenna La Stagione dei Teatri ospita lo spettacolo Mulinobianco. Back to the green future, della compagnia veneta Babilonia Teatri. Protagonisti sono Ettore e Orlando Castellani, due bambini che dal palco richiamano gli adulti alle proprie responsabilità. «Partiamo – spiegano i registi Enrico Castellani e Valeria Raimondi – da una serie di domande, che non possono nemmeno essere definite provocazioni, perchè sono interrogativi reali, che ci accompagnano e ci assillano».
di Albert Bucci
Il protagonista agli ultimi premi Oscar 2025 è stato un lm outsider: parlo di Anora di Sean Baker, regista americano indipendente non legato alle major hollywoodiane. Baker però non è un neo ta. Intanto Anora ha vinto a maggio 2024 la Palma d’oro a Cannes come miglior lm; e anche nei suoi precedenti lm Tangerine (2015), Un sogno chiamato Florida (2017) e Red Rocket (2021), Sean Baker ha sempre mostrato un bel talento pieno di idee fresche e sbarazzine, partecipando sempre a festival come Cannes, Sundance e Roma. Anora ha appena vinto 5 Oscar, tutti di peso: Miglior lm; regia; sceneggiatura; montaggio; e Miglior attrice protagonista Mikey Madison (la ricorderete in C’era una volta a Hollywood di Tarantino, dove era la discepola di Charlie Manson che muore bruciata col lancia amme), punta di diamante di un cast molto frizzante e talentuoso. Anora, detta Ani, ha 20 anni ed è una giovane ragazza di New York. Lavora come strip girl ed escort di lusso in un night club pieno di ricchi annoiati. Spogliarelli, sesso a pagamento, una disincantata vendita del proprio corpo. Una sera al locale conosce Ivan, un giovane ragazzo russo. Ivan le chiede un appuntamento extra per il giorno dopo a casa sua: che è una villa enorme, lussuosa, esagerata, il segno di una ricchezza inimmaginabile. Ivan è glio di un oligarca russo, ed è in vacanza negli Usa. Ivan si invaghisce di lei, e la “assume” per una settimana, dove sarà la sua danzata, in un crescendo di feste, alcool e droga. Una settimana di pazzie, passata dai due giovani tra sesso e videogiochi, nché non vanno a Las Vegas, e lì Ivan le chiede di sposarla, e Ani accetta. Ma quando tornano, novelli sposi, la famiglia di lui scopre la cosa, e i nostri protagonisti diventeranno molto diversi… Anora segue quasi alla lettera l’inizio di Pretty Woman, qui declinato in versione Rich Kids of Instagram russo-oligarca, con la favola di Cenerentola che sposa il ricco Principe Azzurro, ma incontrando poi la classica opposizione alla Romeo e Giulietta. Il lm mescola bene il tono da commedia col dramma dell’amore contrastato, un po’ Cassavetes nelle sue meccaniche di relazione, un po’ inseguimento rocambolesco nella metropoli, con personaggi ironici e caricaturali. Ma c’è un retrofondo molto amaro. Se in Pretty Woman c’è la trasformazione di Richard Gere da squalo della nanza a onesto cittadino solidale con i deboli, grazie all’amore per Julia Roberts, qui nulla di tutto questo: si assiste alla messa in scena di un tragico vuoto esistenziale, dove Ivan è solo uno straricco viziato e Ani solo alla ne si manifesta nelle sue debolezze, con un contrasto giovani-vecchi sincero ma molto scontato. Cosa rimane? Solo l’umana empatia tra gli ultimi della scala sociale, comprati e divorati dai pochi ricchi, in un nale desolato e scorante, una triste favola che s ora solo la critica al sistema. Un buon lm, ma tutti questi Oscar mi sembrano eccessivi.
di Enrico Gramigna *
Chi sa fa, chi non sa insegna. Almeno così dice il detto. Però a volte chi insegna impara di più di chi fa e chi fa non sempre sa quanto crede di sapere. Questa potrebbe essere la circostanza di diverse realtà e anche in ambito musicale accade, talvolta, che insegnare sia più rivelatorio che studiare. Non sempre, per carità, ma in certe occasioni ciò si manifesta chiaro. È questo il caso occorso durante una lezione sul teatro mozartiano in seno a una classe di una scuola media della provincia ravennate. L’insegnante, dopo breve indagine, mostra un interessante esempio di aria, tratta dalle Nozze. La Cherubino di turno si prodiga in un’esecuzione magistrale, impreziosita da tutte quelle licenze che la prassi esecutiva dell’epoca prevedeva e contemplava al ne di consegnare alle orecchie degli ascoltatori un’aria diversamente uguale e costantemente interessante. Al termine dell’ascolto una giovane studentessa, timidamente, esprime una semplice domanda che manifesta il dubbio di una fetta generosa di tutto il pubblico operistico: che senso hanno quei costumi con la vicenda, non sono di un’altra epoca? Lo strappo nel cielo di carta di pirandelliana memoria. In un batter d’occhio tutto il revisionismo registico basato sull’attualizzare le vicende operistiche per rendere più attuali annichilisce di fronte a una semplice domanda di una tredicenne curiosa che non si spiega perché il “diritto feudale” (alias lo ius primae noctis) debba essere applicato in un’epoca storica nella quale i protagonisti dell’Ancien Régime sono ormai scomparsi. Il tradimento degli allestimenti moderni nei confronti dell’opera d’arte, così privato dell’ultima giusti cazione contro la quale non si voleva sentir ragione, ormai è manifesto. Attualizzare, modernizzare, rendere fresco agli occhi del pubblico più giovane e meno formato è, dunque, un vero e proprio fallimento. L’opera d’arte reclama a viva forza la propria dignità nel suo speci co contesto e lo fa per bocca di coloro che, per de nizione, sono gli innocenti, non profanati da ideologie artistiche che talebanamente vengono difese da presunti guru della messa in scena. Ciò da voce anche a un’eco secondaria che, però, risuona netta: è giunto il momento di riportare al centro della rappresentazione l’esecuzione musicale, esautorando nalmente il potere che i registi si sono arrogati sempre più e riconsegnandolo agli unici veri responsabili della buona riuscita dell’esibizione, i musicisti.
* musicista e musicologo
Il gran ritorno di Scilla Bonfiglioli
di Nevio Galeati
*
Per la seconda volta consecutiva il consiglio di lettura riguarda una pubblicazione periodica e un genere letterario in apparenza minore, il cosiddetto action thriller, come declinazione dei romanzi di spionaggio. L’unica collana italiana di riferimento è la mondadoriana “Segretissimo”, in edicola dal 1961. Il fascicolo extra numero 33 riporta ai lettori la coppia di mercenari Nero&Zagara, mercenari creati nel 2019 da Scilla Bon glioli; questo terzo episodio della saga, Le rondini di Tel Aviv spinge ancor di più l’acceleratore sull’analisi geopolitica di quella parte di mondo devastata da guerre, speculazioni, intrighi e morti. Nero, che recupera il proprio vero nome, Nouri Aslan (ma è molto più feroce del leone delle Cronache di Narnia), torna in scena senza un occhio e con le gambe che non si muovono, dopo le torture subite nella storia precedente. È un rottame, soprattutto dentro; e soprattutto perché non può rispettare il patto con il Nido, luogo mitico e straordinario dove vengono addestrate le migliori… assassine del mondo, appunto le Rondini di Tel Aviv. Il testimone passa a Zagara, che si trova da sola: il compagno la lascia per provare a ritrovare sé stesso, con le sue pistole Heckler&Koch. Entrambi devono scontrarsi con un nemico di potenza inimmaginabile, da far impallidire persino la Spectre di James Bond: l’organizzazione Gazi-Azam; che utilizza killer donna, cui è imposto, a tutte, il nome Kijo, in giapponese “il volto del dolore”, anche nell’accezione di “compostezza”.
Non conviene svelare gli intrighi e i tradimenti; salvo ricordare il ruolo criminale dell’ex agente della Cia, Oscar White. I colpi di scena, i combattimenti, la descrizione del dolore vanno scoperti pagina dopo pagina, trascinati da una scrittura sempre più precisa ed ef cace. D’altra parte Scilla Bon glioli è scrittrice a tutto tondo, in grado di analizzare e descrivere la pazzia come pochi altri, un esempio è il bellissimo La sposa del vento, sulla vita di Oskar Kokoschka (Fazi Editore, 2024); di ricostruire la Storia (ad esempio La bambina e il nazista, scritto con Franco Forte, ma non solo); di imbastire gialli di grande potenza (ha vinto ad esempio il premio per il miglior racconto a Cattolica nel 2018). Il romanzo è minuzioso nei riferimenti ambientali e geograci, e aggiunge omaggi preziosi: Nero legge, quando può, Il dio del deserto di Wilburn Smith, dedicato a una dinastia di faraoni egiziani.
Non bastasse, è fra le amiche più care di GialloLuna NeroNotte . Che dire, di più?
* direttore di GialloLuna NeroNotte
Approfondimenti sulle ricette che hanno fatto la storia della Romagna di Giorgia Lagosti
Pochi cibi riescono a incarnare l’identità di una terra come la piadina per la Romagna. Semplice negli ingredienti, ma ricca di storia e tradizione, la piadina non è solo un alimento: è un simbolo di convivialità, di radici contadine e di saperi tramandati di generazione in generazione.
Le prime tracce della piadina risalgono all’epoca romana, quando si preparavano focacce di cereali cotte su pietra. Nel Medioevo, questo pane “basso” divenne l’alimento base delle classi popolari, soprattutto nelle campagne: azzima, salata e possibilmente unta, era il sostitutivo del pane quando non ce lo si poteva permettere o nel momento in cui niva quello della “cotta” settimanale. Solitamente era anche priva di componenti dolci tranne qualche eccezione per il miele (pochissimo), soprattutto nella zona del Ravennate e del Cervese. Ancora oggi ci sono svariate famiglie nelle quali si conserva questa tradizione. Dalla costa ci spostiamo ora verso la collina, territorio molto povero rispetto alla pianura, dove si doveva fare di necessità virtù. Qui, spesso, la piadina veniva prepara utilizzando la farina di castagne, decisamente poco costosa e reperibile con grande facilità (anche oggi possiamo trovare versioni analoghe in alcune delle quali viene aggiunta anche l’uva passa a fare di questa piadina quasi un dolce, perfetto da intingere nel latte alla mattina).
Non vanno dimenticati poi i macinati di orzo, farro, avena, ceci e legumi. E nemmeno la farina a m a a a
Dall’impasto semplice alla cottura (non solo sul testo), dal bicarbonato agli accompagnamenti (anche con il pesce): tutto quello che c’è da sapere sul “pane” della Romagna
Antiche abitudini:
la piada impastata con l’acqua del cotechino...
Fino al secolo scorso, nelle fredde giornate d’inverno, si faceva la piada unta: veniva impastata con l’acqua gelatinosa della cottura del cotechino che, parsimoniosamente, veniva conservata e consumata un po’ alla volta. Si scaldavano due o tre cucchiai di gelatina e si versavano nel cratere della farina. Non si aggiungeva null’altro. Le piade che ne risultavano erano buonissime con le erbe saltate in padella o con i cavoli profumati all’aglio. ... e quella con fagioli e patate nell’impasto
Qualche anziano della collina ricorda di aver mangiato da bambino la piada con fagioli e patate, ma non in accompagnamento, bensì nell’impasto. Si lessavano i fagioli insieme alle patate, si scolavano, si schiacciavano con il matterello e si impastavano con farina, sale, strutto e una puntina di bicarbonato. Dopo aver steso la piadina leggermente più spessa del consueto, doveva essere cotta facendo molta attenzione nel girarla: il suo impasto era molto delicato. Queste erano le piadine povere della colazione che non avevano bisogno di companatico.
di mais con la quale si preparava il “piadotto”, antica ricetta codi cata già da Spallicci. A onor del vero questa versione non aveva una buona reputazione: i romagnoli non hanno mai amato il mais perché costava molto meno della farina di grano e veniva usato per preparazioni povere. Il “piadotto” era la piadina della fame. Insomma, da quanto detto, è facile dedurre che l’appellativo piadina rappresentava un impasto semplice, neutro, capace di dare un
Maestra di cucina Aici, esperta e consulente di comunicazione nel settore cibo, giornalista freelance
grande senso di sazietà, una preparazione dalla forma a disco fatta con una farina, qualunque fosse la sua provenienza, il sale, un grasso e un liquido per impastare. E proprio a proposito di liquidi, oggi come allora, possiamo trovare chi utilizza solo acqua, chi miscela metà acqua e metà latte, che opta per il solo latte. Qualcuno aggiunge addirittura vino bianco.
E la cottura? Se pensiamo che da sempre la piadina venga cotta solo sul testo, ci sbaglia-
mo. Poteva infatti accadere che fosse cotta sulla graticola o anche sulla “arola” del camino. In questi casi spesso veniva arricchita con i ciccioli e si lasciava più spessa.
L’uso del bicarbonato, a renderla più sofce e più gustosa anche da fredda, è una introduzione del secolo scorso.
Veniamo in ne agli accompagnamenti: tanto o poco che fosse, insieme alla piadina si mangiava di tutto. Secondo la stagione, il territorio o
Essendo una preparazione della tradizione, non esiste un’unica ricetta ma mille, tutte legate alle storie familiari, a quelle dei singoli paesi o dei vari territori. Quindi, io non posso fare altro che darvi la mia, quella della mia famiglia, che nell’arco degli anni ho leggermente modificato per adattarla alle materie prime attuali e al nostro stile di vita. Ingredienti (per circa 10/12 piadine): 1 chilogrammo di farina 0; 150/180 grammi di strutto; 1 cucchiaino di miele (acacia o millefiori); 20 grammi di baking (lievito per dolci, non vanigliato!); 25 grammi di sale marino integrale; 1 cucchiaino raso di bicarbonato di sodio; 2 cucchiai di olio extravergine di oliva; 200 grammi di latte intero a temperatura ambiente; 200 grammi di acqua a temperatura ambiente. Preparazione. Impastare tutti gli ingredienti, con energia, fino ad ottenere una massa liscia ed omogenea. Coprirla con un canovaccio (o avvolgerla nella pellicola) e lasciarla riposare per almeno un’ora. Trascorso questo tempo, dividerla in 10/12 parti (circa 140/150 grammi l’una) e formare delle palline che andranno poi stese con il matterello sopra al tagliere di legno fino ad uno spessore di circa 3-5 millimetri. Infine cucinare ogni piadina sul testo ben caldo bucherellandole con i rebbi di una forchetta e girandole una volta sola (in mancanza, va bene anche una padella larga dal fondo steso).
la ricchezza, le si accostavano erbe di campo, di orto o di pineta, lessate o soffritte in padella con aglio, cipolla o scalogno e con pancetta, lardo o strutto. Poi i formaggi, freschi o stagionati (come non citare lo squacquerone!), i salumi del prezioso maiale, gli arrosti e le grigliate.
Ancora, la potevamo trovare a “fare scarpetta” per intingoli unti e sugosi, il più delle volte ricchi di verdure e poveri di carni. Non tralasciamo in ne il nostro pesce, quello azzurro, quello
dell’Adriatico che con sarde, sardoncini, sgombri, zanchetti, zuppe e brodetti, rendeva la piadina un pasto da giorno di festa.
E ancora, la si mangiava in autunno insieme all’uva o con la ricotta e i chi caramellati!
Ricordo con tanta nostalgia quando mio nonno, per colazione, intingeva nel caffelatte quella avanzata la sera precedente o quando di nascosto me ne faceva assaggiare una puntina dopo che l’aveva “tocciata” nel Sangiovese!
A cura di Angela Schiavina
Questa insalata si può servire come aperitivo, come portata principale per un pranzo o come contorno di un piatto di carne o pesce alla griglia. Ingredienti (dosi per 8/10 porzioni): 2,5 etti di ceci secchi (da sciacquare diverse volte e poi lasciare in acqua fredda almeno 24 ore, cambiando acqua almeno due volte); 2 cucchiai di aceto di vino rosso; 5 spicchi d’aglio tritati; mezzo cucchiaino di sale; un ottavo di cucchiaino di pepe nero appena macinato; 2 cucchiai di erbe aromatiche tritate (preferibilmente rosmarino, timo, dragoncello, salvia, prezzemolo, menta, basilico); mezzo bicchiere di olio extravergine di oliva; 60 g di olive nere sott’olio snocciolate (o taggiasche), 1 cipolla rossa di media grandezza tritata. Preparazione. Scolate i ceci metteteli in una pentola con acqua fredda e un pezzettino di alga Kombu e una foglia di alloro, poi cuocete a fuoco vivo per circa 30 minuti (se si forma della schiuma bianca, toglietela con un cucchiaio) e proseguite a fuoco basso per circa due ore e un quarto, nché i ceci non risulteranno teneri e scolateli. Frullate l’aglio, il sale, il pepe, le erbe aromatiche e l’olio; aggiungete a poco a poco l’aceto. unite il condimento ai ceci e aggiungete le olive sgocciolate e la cipolla tritata. Mescolate e servite il piatto tiepido, a temperatura ambiente oppure freddo (si può preparare anche con due giorni di anticipo e conservare in frigorifero). Controllate se è necessario aggiungere sale.
A cura di Alessandro Fogli
Durante la visione del capolavoro Flow mi sono commosso più volte. E ho pensato a quale vino potesse abbinarsi al gusto sapido-umami delle mie calde lacrime. E secondo me questo vino è senza dubbio il Colli Tortonesi Timorasso “Il Selvaggio” 2020 della cantina La Vecchia Posta. Lo bevvi nel 2021, annotandomi che c’era in quel vino ancora del potenziale inespresso, che con buona probabilità sarebbe uscito a seguito di qualche annetto in cantina. E infatti. La bottiglia arriva da uve Timorasso in purezza, un vitigno bianco autoctono piemontese noto nell’ambiente dei vitigni per la sua capacità di produrre vini di grande struttura e longevità. Conscio di questa sua reputazione, il Timorasso però non se la tira. Il nome “Il Selvaggio” non è un omaggio a Trump ma ri ette invece l’approccio unico del produttore: le viti di Timorasso sono piantate un po’ alla vigliacca in diverse piccole parcelle della proprietà, permettendo al vitigno di esprimere le peculiarità dei vari terreni. Alla vista “Il Selvaggio” si propone con un colore giallo paglierino intenso niente di che. Ma al naso, lèvati: aromi complessi di mela cotta, miele caldo, spezie dolci e ori bianchi. In bocca poi non ne parliamo. Un vino caratterizzato da una consistenza avvolgente e leggermente cerosa, con note di mandorla tostata, confettura di pesca e una marcata mineralità gessosa. Perfetto con le mie lacrime.
8 marzo
Via Romea Nord, 262, Ravenna www.trattoriaconteguiccioli.it
A tutti un caloroso augurio di una felice serata!! Naturalmente resta sempre a vostra disposizione il nostro menù alla carta.
La trattoria è aperta tutti i giorni a pranzo e anche per cena nelle serate del giovedì, venerdì, sabato, domenica e festivi per proporvi il gustoso menù con aggiunta della pizzeria con forno a legna magistralmente condotta dal maestro Mino!
ANCHE CON IMPASTI SENZA LIEVITO, STRUTTO E LATTE
SI UTILIZZZANO FARINE LOCALI E/O NAZIONALI Pizza fritta, involtini, patatine fritte e tante proposte anche su vostra richiesta
ORARIO CONTINUATO
DALLE 11.30 ALLE 20.30
CHIUSO MARTEDÌ E MERCOLEDÌ