Calcio, pallavolo, basket: è l’ora dei verdetti per lo sport ravennate


Calcio, pallavolo, basket: è l’ora dei verdetti per lo sport ravennate
di Luca Manservisi
C’è una dichiarazione dei giorni scorsi del Capo della Protezione Civile, Fabio Ciciliano, non smentita di fatto da nessuno, che dovrebbe perlomeno fare riflettere, dopo svariate alluvioni e allerte rosse. «Per troppi anni ci siamo dimenticati della manutenzione ordinaria del territorio». Che fa un po’ impressione da sentire in questo periodo, ma è anche un po’ quello che aveva ripetuto perfino Michele de Pascale nel corso dell’ultima campagna elettorale, prima di diventare Presidente della Regione, tentando così di smarcarsi un po’ dal suo predecessore. E non è un caso che, una volta eletto, la priorità del suo mandato sia diventata la lotta al dissesto idrogeologico, con i «cambi di passo» annunciati e le risorse già raddoppiate (da 25 a 50 milioni di euro) per le manutenzioni ordinarie e straordinarie.
Non so se questa possa essere definita come un’indiretta ammissione di colpa rispetto a quello che è successo nel 2023 - come comprensibilmente vogliono far credere dal centrodestra - ma di certo abbiamo capito che più di qualcosa poteva essere fatto meglio, prima del 2023. E che la gestione del territorio in Emilia-Romagna non può essere certo quel vanto che qualcuno ha cercato di esibire in passato.
Ora quello che possiamo chiedere a chi ci amministra è perlomeno di cercare di non ripetere certi errori in futuro, con la consapevolezza che non si tratta più di eventi eccezionali, ma di una nuova normalità, con tutto quello che ne consegue (smettendola quindi anche “noi” di fare polemica per un’allerta rossa - perché è inevitabile, a questo punto, procedere con le allerte rosse). Proseguendo in primis con le manutenzioni ordinarie, ma passando poi a interventi più strutturali, primi fra tutti le casse di laminazione e le delocalizzazioni, anche per «dare più spazio ai fiumi», come ripetono da tempo i geologi. Cambiando quindi anche il modo di progettare, che la cementeficazione non è un’invenzione degli ambientalisti. Certo, servono tanti, tantissimi soldi, dallo Stato. Che al momento sembra non averne. Nonostante ora pare stia cercando giusto quei 30 miliardi all’anno per le spese militari che ci chiede il piano di riarmo europeo. Un investimento sui nostri militari, insomma, che poi chiamiamo ad aiutarci sul territorio in caso di allagamenti e alluvioni, che non siamo stati in grado di evitare perché non ci sono i soldi...
4 ATTUALITÀ LA “NORMALITÀ” DELLE ALLUVIONI
8 POLITICA
“RIARMO” EUROPEO, PARLANO GLI ESPERTI
18 SOCIETÀ
INTERVISTA A SCANZI TRA MUSICA E POLITICA
22 CULTURA
IL “MOBY DICK”
DI ELIO DE CAPITANI
26 GUSTO
CARNI FRESCHE VS CARNI PROCESSATE
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Anno XXIII - n. 1.088
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Collaboratori: Albert Bucci, Giulia Castelli, Matteo Cavezzali, Francesco Della Torre, Francesco Farabegoli, Maria Vittoria Fariselli, Nevio Galeati, Iacopo Gardelli, Giovanni Gardini, Alex Giuzio, Enrico Gramigna, Giorgia Lagosti, Guido Sani, Angela Schiavina, Serena Simoni, Adriano Zanni. Fotografie: Massimo Argnani, Paolo Genovesi, Fabrizio Zani Illustrazioni: Gianluca Costantini Redazione: tel. 0544 271068, redazione@ravennaedintorni.it
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di Moldenke
Attenzione, signore e signori, il centro di Ravenna potrebbe nalmente rinascere. Sì, grazie al progetto Hub Urbano della Regione Emilia-Romagna. Ce lo spiega l’assessora competente in un’intervista che ho trovato on line.
«L’hub urbano prevede interventi di potenziamento dell’asse commerciale, artigianale e legato ai servizi, nell’ambito del centro storico. L’approccio utilizzato si basa su una visione integrata, attenta a individuare e a tenere in considerazione sia aspetti che tematiche necessarie a un percorso virtuoso di sviluppo. Sei sono le linee strategiche de nite. La prima riguarda la promozione della diversità e della speci cità delle aree. La seconda, la crescita e il sostegno dell’economia di prossimità, la terza la riquali cazione urbana e la valorizzazione del patrimonio storico-culturale. La quarta linea concerne poi la promozione dell’attrattività turistica e la comunicazione relativa; la quinta la sostenibilità ambientale e la mobilità; la sesta l’accessibilità e l’inclusione. Per ciascuna di queste linee strategiche abbiamo individuato progetti-guida che saranno poi oggetto di approfondimento e di sviluppo come previsto dal piano pluriennale su base quadriennale che impone il riconoscimento dell’hub. Vogliamo che la governance dell’hub favorisca un lavoro multilivello e abbiamo previsto uno strumento dedicato che sarà la cabina di regia al cui interno avremo partner stabili e altri soggetti a invito con lo scopo di favorire attività di coprogettazione, di coinvolgimento nello sviluppo delle iniziative previste e anche nell’individuazione di eventuali nuove progettualità».
Una lunga supercazzola per dirci, se non lo aveste capito, che ci sarà una nuova “cabina di regia”, come già avevamo negli anni novanta, che si occuperà di programmare qualche promozione, uno sconto sui parcheggi, magari un paio di concerti, l’installazione di oriere, se ci va bene anche una panchina.
Ma utilizzando parole come Governance e Hub sicuramente l’iniziativa avrà più successo di quelle messe in campo nora. Evviva!
L’EMERGENZA
Scampato il rischio di un’altra diffusa inondazione, nel territorio si fanno i conti con la gestione delle precipitazioni sempre più intense e frequenti. Ma i lavori in corso non bastano
di Alex Giuzio
Nel Ravennate si è s orata un’altra grande alluvione. Tra il 13 e il 14 marzo due intensi temporali hanno messo a rischio la tenuta degli argini, in particolare del ume Lamone, e provocato allagamenti e danni a Brisighella. La quantità media di pioggia caduta è stata inferiore rispetto agli eventi del 2023 e 2024 (50-150 mm, contro i 250-350 dello scorso anno) e solo per questo si è evitato il peggio. Ma il territorio resta molto fragile e compromesso dai precedenti eventi, e ogni volta che piove tanto, i pericoli e le criticità sono enormi. Sono le conseguenze del riscaldamento globale di causa antropica, che in Romagna colpiscono più che altrove, e che i lavori della Regione non possono bastare a contenere.
La cronaca: cosa è accaduto
L’evento temporalesco era atteso. La Protezione civile ha diramato l’allerta rossa per venerdì e sabato, e in tutta la provincia di Ravenna è stata ordinata la chiusura delle scuole, al ne di diminuire gli spostamenti. Le precipitazioni si sono accanite sulla fascia appenninica e hanno ingrossato i umi, facendo temere per l’arrivo delle piene in pianura. Tutti i sindaci del territorio coinvolto hanno disposto l’evacuazione delle case più a rischio, l’allestimento dei presidi di accoglienza e la chiusura delle strade vicino ai umi.
Nel primo pomeriggio di venerdì il Santerno e il Lamone hanno superato la soglia rossa; il Senio, il Marzeno e il Ronco quella arancione. Ma gli argini hanno per lo più tenuto. Gli unici danni sono avvenuti a Brisighella, dove il Lamone ha allagato i campi e le case di circa 50 famiglie.
Il dibattito
Una nota della Regione Emilia-Romagna ha erroneamente paragonato le precipitazioni della settimana scorsa con quelle delle precedenti alluvioni, affermando che «la situazione è rimasta sotto controllo anche grazie ai lavori effettuati negli ultimi due anni». Ma la realtà è più complessa.
Secondo i dati Arpae, le ultime precipitazioni sono state meno della metà rispetto alle alluvioni del 2023 e 2024. «Non è vero che questa volta non ci siamo allagati grazie ai lavori», ha commentato lo scienziato ambientale ravennate Antonio Lazzari. «I dati ci dicono altro: non ci siamo allagati solo perché è caduta meno acqua». Ad ammetterlo è anche il presidente della Regione Michele De Pascale: «Gli interventi fatti negli ultimi due anni sono stati molto importanti, ma non sono ancora suf cienti a fronteggiare questa nuova normalità di eventi di pioggia violenti e frequenti. Se avesse piovuto ancora di più, dif cilmente saremmo riusciti a contenere le acque nell’area di pianura». La situazione, sottolinea Lazzari, è di emergenza costante: «Il nostro territorio non è in grado di accogliere grandi quantitativi di pioggia. L’aumento della temperatura è direttamente proporzionale alla quantità di acqua che rimane in sospensione nell’atmosfera. Oggi siamo solo a marzo, ma purtroppo nei prossimi mesi
potremmo aspettarci molto peggio di ciò che è accaduto negli anni precedenti. E ogni anno sarà sempre più grave. Prima ce ne rendiamo conto e smettiamo di blaterare sui social, prima potremo trovare delle soluzioni, che sono molto complesse e dif cili». Ma quanti e quali sono i lavori in corso? La Regione ha pubblicato un database che elenca oltre mille interventi, di cui 395 conclusi e il resto da avviare o terminare. Ma nella lista sono state inserite sia le opere urgenti di ricostruzione e ripristino, sia quelle di ordinaria manutenzione, che si effettuano a prescindere dalle emergenze. Inoltre, tutto ciò non può bastare a mettere in sicurezza il territorio.
Gli interventi: come evitare che accada di nuovo La crisi climatica è un fenomeno globale con conseguenze locali. Con l’aumento delle temperature dovuto alle emissioni di anidride carbonica, l’acqua evapora in maggiore quantità e si accumula nell’atmosfera, provocando precipitazioni sempre più intense e violente. Questo accade soprattutto nell’alto Adriatico, che essendo un mare basso, si riscalda più velocemente. Ma c’è un altro motivo per cui la Romagna è ritenuta un “hotspot climatico”, ovvero un luogo dove le conseguenze del riscaldamento globale sono più gravi che altrove: si tratta dell’eccessiva antropizzazione del territorio, favorita dalle politiche degli ultimi decenni. Il cemento, l’asfalto e la riduzione del verde contribuiscono ad aggravare le conseguenze delle forti piogge, poiché il suolo è più impermeabile e meno in grado di assorbire l’acqua. A ciò si aggiungono la deviazione e la costrizione dei umi in argini arti ciali, che hanno eliminato lo spazio libero nel quale l’acqua poteva uscire in caso di piene. Peraltro, ogni piena stressa gli argini e quindi li rende più fragili e meno pronti a contenere l’evento successivo. In un territorio pianeggiante come l’EmiliaRomagna, un’ex palude con molte aree sotto il livello del mare, colpite dalla subsidenza e tenute all’asciutto da boni che e idrovore, tutto ciò è un mix esplosivo di cui oggi stiamo vedendo solo le prime conseguenze.
La situazione di emergenza è ormai costante. «È vietato utiliz-
Nella tabella i dati di PIerluigi Randi, presidente dell’associaizone meteorologi professionisti. Nelle foto in basso una crepa comparsa sull’argine del Lamone a Villanova di Bagnacavallo, per cui sono in corso i lavori di riparazione da parte della Regione, e i campi allagati a Brisighella il 14 marzo
zare le parole eccezionale e straordinario», ha detto De Pascale al Post. «Se dopo una pioggia abbondante il livello sale no a dieci metri, bisogna dare l’allerta. È come vivere in una zona sismica. Non è bello affrontare questo senso di precarietà, però non possiamo mentire alle persone». La consapevolezza sembra diversa rispetto a quella di maggio 2023, quando l’allora sindaco di Ravenna additava le tane delle nutrie (e gli ambientalisti che le difendevano) tra le cause delle esondazioni.
Mentre la duplice alluvione del 2023 ha rappresentato un trauma in un territorio ancora in gran parte inconsapevole, le repliche di settembre e ottobre 2024 sono state uno spartiacque necessario a far capire che questo tipo di evento sarà ricorrente e frequente. Le istituzioni locali sono dunque chiamate a ripensare subito e profondamente la gestione del territorio. Non per evitare altre alluvioni – che sono ormai certe – bensì per limitare i danni e invertire la rotta. L’interruzione delle emissioni inquinanti è una responsabilità delle politiche nazionali e globali, ma a livello regionale e comunale si può impedire altro consumo di suolo, smettere di costruire e rinaturalizzare il territorio. Oltre a ciò, sarà necessario spostare i complessi industriali e residenziali costruiti troppo vicino all’acqua, in zone oggi a elevato rischio di inondazione, e restituire più spazio ai umi.
I lavori propagandati da via Aldo Moro potranno cercare di tranquillizzare i cittadini impauriti, ma non bastano ad affrontare la situazione. Dopo l’evento del 2023, la Regione sta lavorando a un “Piano speciale per la ricostruzione postalluvione”. Si tratta di una serie di interventi per ridurre il dissesto idrogeologico, ripristinare o rafforzare le infrastrutture e potenziare la laminazione. Gran parte delle opere riguarda la ricostruzione di argini, strade ed edi ci e la difesa attraverso muri e bacini di contenimento. In provincia di Ravenna, secondo il database della Regione, 99 interventi sono stati conclusi (per un totale di oltre 8 miliardi) e altri 205 devono ancora essere avviati o progettati. Tuttavia, il pensiero dietro il piano sembra quello di ripristinare la situazione pre-esistente e difenderla, anziché ripensarla. Nel piano non si parla di decementi care e delocalizzare interi quartieri o città, per dare più spazio ad acqua e piante, come la scienza suggerisce da tempo. Solo nelle aree più esposte alle inondazioni, i cittadini dovranno decidere se seguire il consiglio di traslocare oppure restare a proprio rischio e pericolo. «Non parliamo di migliaia di abitazioni, ma sicuramente di qualche centinaio su cui agire in tempi rapidi, prevedendo per i cittadini un indennizzo per poter riacquistare una casa nuova», ha detto De Pascale. Tuttavia, le previsioni scienti che prevedono che ad andare sott’acqua nei prossimi decenni non saranno poche centinaia di case, bensì un’intera regione. Per questo, anziché intervenire in post-emergenza, servirebbero visioni più lungimiranti e ingenti risorse.
Ad oggi il governo ha stanziato 2,5 miliardi per le opere più urgenti in tutta la regione, a cui si aggiungono 375 milioni dal Fondo di solidarietà europea, ma un’operazione di tale portata ha bisogno di molti più soldi – 40 miliardi solo nella provincia di Ravenna – e non è chiaro da dove arriveranno. Il rischio è che non basteranno per tutto, e che si sarà costretti a decidere quali zone salvare e quali sacri care.
«Ecco
Un intervento di Marina Mannucci per una “politica terrestre radicale”
In occasione del ritorno della era dell’Oil & Gas Omc, i movimenti ambientalisti promuovono in aprile a Ravenna la rassegna “Uscire dalla camera a gas”, un mese di dibattiti, confronti e lezioni con scienziate e scienziati, esperte e esperti di transizione ecologica, energie e innovazione (calendario nel box a anco). A promuovere la rassegna Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna, Campagna Per il Clima Fuori dal Fossile, Legambiente Emilia Romagna APS, Associazione Energia per l’Italia, Comunità Energetica Rinnovabile e Solidale di Ravenna, Rete NoRigassNoGnl. Per l’occasione, pubblichiamo questo intervento dell’attivista Marina Mannucci sull’importanza delle esperienze “dal basso”.
Se gli anni tra il 1979 e il 1987, promuovendo il neoliberismo, sono stati quelli che hanno segnato la ne del welfare consensus e l’avvio di scelte politiche che hanno messo in crisi la cittadinanza fondata sui diritti fondamentali, delegittimando il welfare e facendo venire meno i vincoli di solidarietà, in ogni caso, l’impegno sociale sussiste ed è in fermento. Tesi sostenuta anche da Giorgia Serughetti nel volume La società esiste (Editori Laterza, 2023) in cui l’autrice approfondisce le prospettive che animano le recenti forme di attivismo: «sostenere che la società esiste signi ca, da una parte, affermare che non è vero che non esiste una responsabilità in capo ai poteri pubblici volta a soddisfare i bisogni fondamentali di benessere delle persone; dall’altra parte, che non è vero che non esistono forme di solidarietà che già si generano all’interno della società e che ne manifestano l’esistenza». Obiettivi dell’affermazione di Margaret Thatcher del 1987, there is no such thing as society, erano lo stato sociale e la mentalità che attribuisce alla collettività e alle istituzioni pubbliche la responsabilità di ridurre le diseguaglianze e quindi la volontà di sostituire la responsabilità collettiva con quella personale. Nel corso degli anni, il progetto neoliberista, non dando spazio all’idea di società, ha reso sempre più dif cile pensare in termini di collettività provocando un narcisismo di massa estremamente pericoloso per la democrazia. La crisi economica del 2008 e, successivamente, la pandemia, hanno contribuito a far emergere il malfunzionamento del “sistema neoliberale”, le cosiddette classi sociali si sono sempre più allontanate tra loro
e la struttura giuridico/amministrativa statale impegnata alla costruzione di servizi pubblici è in corso di smantellamento. Molte sono, però, le esperienze che si sviluppano dal basso a dimostrazione dell’esistenza della società e per rivendicarne la stessa esistenza: si tratta di movimenti portatori di alcune delle più interessanti novità concettuali e di dimensioni di responsabilità collettiva. Diversi i gruppi di attivisti/e che hanno iniziato a convergere avendo come punto d’intersezione l’idea di giustizia sociale per una “politica terrestre”. La condizione per l’elaborazione e l’attuazione di una politica alternativa in cui la società torni a esistere si fonda sul come agire nel presente, sulla capacità di reinventare ducia verso un futuro da costruire con pensieri che ridiano forza alle azioni collettive al ne di sostituire l’egemonia neoliberista, avendo la consapevolezza che l’idea di futuro non è una questione privata ma una dimensione collettiva. L’attivismo del Coordinamento Ravennate per il Clima Fuori dal Fossile nasce dal desiderio di una “politica terrestre radicale” che parli di responsabilità collettiva, assumendo i limiti della condizione umana sul nostro pianeta, muovendo dall’interdipendenza tra esseri umani e natura non umana e con la volontà di non essere de niti/e da ciò che accade, ma da come rispondiamo a ciò che accade.
Marina Mannucci
Uscire dalla camera a gas: il calendario degli eventi
- Giovedì 3 aprile alle 20.30 alla sala Ragazzini di Largo Firenze “Non c’è più tempo. Adesso bisogna fare sul serio”, intervengono Vincenzo Balzani (Università di Bologna) ed Elena Gerebizza (ricercatrice ReCommon).
- Sabato 5 aprile (pomeriggio) al Campus universitario di Ravenna “Quando la tecnologia ci inganna. CCS e altre storie”, intervengono Federico Maria Butera (Politecnico di Milano) e Margherita Venturi (Università di Bologna).
- Martedì 8 aprile, ore 20,30 a Cervia, Sala 25 Aprile, “Non ci sono i soldi? Quanto costa la transizione ecologica e quanto costa non farla”, intervengono Ugo Biggeri (Università di Roma e Stanford University) e Simone D’Alessandro (Università di Pisa).
- Venerdì 11 aprile, ore 20,30, sala Ragazzini, “Ogni guerra nasconde un deposito di fossili. I rapporti fra l’estrattivismo e i conflitti armati”, intervengono Francesco Vignarca (Rete Pace Disarmo) e Alessandra Bonoli (Università di Bologna).
- Sabato 12 aprile è in programma la Manifestazione nazionale per l’uscita dal fossile.
- Lunedì 14 aprile, ore 20, sala Buzzi di Ravenna, “Le rinnovabili della discordia. La transizione ecologica è sempre bella e buona?” intervengono Nicola Armaroli (CNR Bologna) e Leonardo Setti (Università di Bologna).
Sono inoltre previste performance artistiche e azioni di coinvolgimento pubblico promosse da studentesse e studenti del Collettivo Mangrovie e della Campagna End Fossil.
RAVENNA&DINTORNI 20-26 marzo 2025
Il candidato Nicola Grandi invita i cittadini alla “cena
Prosegue il percorso partecipato di Alessandro Barattoni (centrosinistra)
Il primo turno delle elezioni amministrative che nel nostro territorio coinvolgono il comune di Ravenna è stato ssato dal decreto governativo per il 25 e il 26 maggio. L’eventuale turno di ballottaggio si svolgerà quindi l’8 e 9 giugno, quando gli elettori saranno comunque chiamati a votare per i referendum sul lavoro. La corsa elettorale, partita un po’ in sordina in particolare per la compagine del centrodestra, inizia dunque a prendere quota. Il candidato di Viva Ravenna, Forza Italia e Fratelli d’Italia, Nicola Grandi, dà appuntamento il 26 marzo a due mesi esatti dal voto, alla cittadinanza per l’avvio uf ciale della campagna al Grand Hotel Mattei di Ravenna. Il titolo della serata è “La cena delle 100 idee” ed è un evento pensato per discutere insieme al candidato sindaco Grandi ed Eleonora Zanolli (l’eventuale vicesindaca in caso di vittoria) del futuro della città. Durante la serata ogni partecipante potrà condividere la propria proposta, che verrà af ssa su una parete dedicata, dando vita al “muro della partecipazione”. La cena inizierà alle 20 e avrà un costo di 25 euro a persona. Per partecipare è possibile scrivere al numero 392 7078670. «Una città si costruisce con le idee di chi la vive – affermano Grandi e Zanolli –. Per questo abbiamo voluto organizzare un
Un’immagine dal primo appuntamento di “Muovi Ravenna” la campagna di ascolto e partecipazione del candidato del centrosinistra
evento in cui i cittadini siano protagonisti del cambiamento che vogliamo portare a Ravenna. Vogliamo ascoltare, confrontarci e raccogliere spunti concreti per una Ravenna migliore. La nostra città se lo merita». E una chiamata alla partecipazione attiva della cittadinanza è anche l’iniziativa in più appuntamenti pensata da Alessandro Barattoni, segretario Pd e candidato del centrosinistra. Dopo il primo affollato incontro sul centro storico, gli appuntamenti proseguono il 24 marzo dalle 18 alle 20 all’Outdoor Gambi (via Faentina, 169, Ravenna) con un incontro sul tema “Ambiente, territorio e transizione ecologica”
e il 27 marzo, stessi orari, all’Agriturismo Martelli sul tema del lavoro. Intanto, dal tema del centro storico partirà anche la campagna elettorale della lista civica di centrodestra La Pigna che ha annunciato l’intenzione di non appoggiare nessuno dei due candidati del centrodestra già in campo, ossia lo stesso Grandi e Alvaro Ancisi che invece è sostenuto da Lega, Lista per Ravenna e Popolo della Famiglia. Il centrodestra, dunque, si presenterà diviso in tre parti, con i partiti maggiori “a traino” di candidati civici o solo recentemente tesserati (vedi Grandi per FdI). Non proprio la ricetta per una sicura vittoria contro il centrosinistra...
NICOLA TRITTO CONFERMATO
Congresso comunale: in segreteria entra anche la “candidata vicesindaca” Zanolli
Si è svolto nella mattinata di sabato 15 marzo al Grand hotel Mattei di Ravenna, il congresso comunale di Forza Italia che ha confermato il segretario uscente Nicola Tritto (foto). È stata l’occasione per affrontare molti dei temi forti in vista delle elezioni. Tritto, consigliere territoriale area darsena, era già coordinatore comunale nominato dalla segreteria provinciale. La mozione congressuale unitaria ha eletto nella segreteria comunale di Nicola Tritto: Edoardo Ricci, che sarà il vice segretario, Alberto Ancarani, Ulisse Babini, Samuele Bernabei, Gianpiero De Martinis, Pamela Fenati, Cinzia Ghirardelli, Daniela Mazzoni, Edorardo Ricci, Anna Tritto, Davide Ugolini, Eleonora Zanolli.
INCONTRO PUBBLICO
Con la lista “Per la buona politica” si parla di sanità pubblica a Lugo
La lista civica Per la buona politica promuove un incontro sulla sanità pubblica a Lugo il 25 marzo alle 20.30 al centro sociale “Il Tondo” (via Lumagni). Parteciperanno il direttore dell’Ausl Tiziano Carradori, il segretario regionale della Fimmg Daniele Morini e la consigliera regionale Eleonora Proni. Si parlerà di riorganizzazione della medicina territoriale e continuità assistenziale. L’incontro è aperto alla cittadinanza e sarà dato spazio alle domande del pubblico.
TRA LIBERAZIONE, BYRON E ALLUVIONE
Re Carlo III d’Inghilterra e la regina Camilla saranno in visita a Ravenna il prossimo 10 aprile – accompagnati anche dal Presidente della Repubblica Mattarella – in arrivo da Roma e in particolare dal Vaticano, per un evento storico, nell’anno del Giubileo. A Ravenna, i reali britannici parteciperanno alle celebrazioni in municipio per l’80º anniversario della Liberazione della provincia dall’occupazione nazi-fascista. Visiteranno inoltre la tomba di Dante, quindi la regina andrà al Museo Byron per scoprire i segreti della vita del grande poeta romantico in Italia e partecipare a un ricevimento per i club di lettura, le biblioteche, le librerie e i rappresentanti della sua associazione benefica “The Queen’s Reading Room”. Mentre il re visiterà la Basilica di San Vitale e il Mausoleo di Galla Placidia, con i famosi mosaici, incontrando anche responsabili dell’Accademia delle Belle Arti di Ravenna. Nel corso della visita a Ravenna, il re e la regina celebreranno anche la cucina tradizionale dell’Emilia-Romagna e Slow Food: il re incontrerà gli agricoltori locali, le cui terre e colture sono state gravemente colpite dalle alluvioni.
SABATO 29 Marzo 2025 - ore 9.30 - 16.00
GRAND HOTEL GALLIA - SALA GALILEO
MILANO MARITTIMA (RA) P.le Torino 16
L’incontro di tre giorni è interamente dedicato ai pazienti, con l’obiettivo di offrire loro una visione chiara della ricerca e risposte personalizzate alle proprie necessità.
Le giornate di giovedì e venerdì, con i sanitari e i pazienti insieme, sono dedicate allo svago e alla cultura. Visiteremo le principali bellezze naturali e artistiche della zona.
Sabato 29 marzo è la giornata dedicata al convegno con tavole rotonde di aggiornamento sulle terapie farmacologiche, dietoterapia, psicoterapia e fisioterapia. I nostri pazienti racconteranno le loro storie e, infine, verranno presentati i progetti di ricerca della Fondazione Pezzoli per la Malattia di Parkinson. I Prof. Pezzoli, Presidente dell’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP) e della Fondazione Pezzoli per la malattia di Parkinson, modererà gli incontri, favorendo il dialogo tra specialisti, pazienti e familiari.
I coordinatori:
A. Sapenza - Sez. Rimini
L. Foschi - Sez. Cesena
I medici:
S. Barbieri - C. Baiata
M. Barichella - S. Bonvegna
D. Calandrella - E. Contaldi
F. Del Sorbo - O. Gambini
1.U. Isaias - G. Lazzeri
L. Magistrelli - M. Pilleri
G. Sacilotto - P. Soliveri
A. L. Zecchinelli
I ricercatori:
G. Cappelletti - M. Ferrara
L. Zecca
I nutrizionisti:
C. Bolliri - S. Caronni
M.C. Macchione - A. Natale
Le psicologhe:
C. Aiello - A. Colombo
A. Ranghetti - M. Serini
La fisioterapista: A. Alessandri
Il professor Marchi, docente di Storia contemporanea all’università di Ravenna, osserva lo scenario in evoluzione: «Le decisioni dell’Unione non sono mai veloci, il riarmo potrebbe cambiare. Si fa largo la possibilità degli Eurobond»
«Le mosse dell’Unione europea non sono mai velocissime. Non è da escludere che il piano di riarmo di cui si parla ora possa avere un percorso simile a quello che è stato per il Next Generation: la versione nale da cui è nato il Pnrr italiano è stata molto diversa dall’ipotesi annunciata a maggio 2020». Il professore Michele Marchi, docente di Storia contemporanea al campus di Ravenna dell’Università di Bologna, invita alla cautela nell’analisi di quella che alcuni media hanno, sinteticamente, già ribattezzato “corsa alle armi”. Ma, al momento, individua un elemento di interesse: «Si è rotto un tabù e si sta parlando della necessità di una difesa europea». Professore, allora è utile che l’Ue affronti la questione della difesa comune?
«È il salto di qualità di cui parlava De Gasperi più di 70 anni fa quando diceva che se si fosse fatta la difesa europea si sarebbe fatta l’Europa politica. Un passo verso la difesa unitaria dell’Ue è un passo verso una maggiore sovranazionalità».
Però non è un tema di facile trattazione…
«L’Europa è un contesto che ha espulso la guerra dalla sua quotidianità da tempo. Parlare di difesa e di armi e di guerra è complicato da far capire alle opinioni pubbliche e in questa situazione ci si chiede dove siano i leader che fanno pedagogia politica, mentre è facile individuare dove siano i leader che si limitano a rilanciare le paure della gente».
Le cifre di cui si parla spaventano l’opinione pubblica che teme lo spostamento di risorse.
«Von der Leyen ha parlato di 800 miliardi di euro, ma se guardiamo al dettaglio ci sono solo 150 miliardi come fondi e prestiti, il resto dovrebbe essere l’impegno dei singoli Paesi che potrebbero incentivare la produzione militare con annessi e connessi contando su sgravi scali e la sospensione del Patto stabilità».
Da dove potrebbero arrivare le risorse economiche per sostenere il piano Rearm?
«La Germania ha assunto posizioni rivoluzionarie sul tema: il governo di grande coalizione in arrivo, ancora prima di nascere uf cialmente, ha tolto il vincolo al debito utilizzando il Parlamento uscente che grazie al voto dei cristianodemocratici, dei socialisti e dei verdi ha raggiunto i due terzi necessari. Questo signi ca aprire all’ipotesi di fare debito comune a livello europeo. È la strada che potrebbe portare verso gli Eurobond».
IL PRESIDIO
Ancora bombe su Gaza: sabato 22 marzo in piazza a Ravenna
La rete “La via maestra per la pace” di Ravenna (che raccoglie tante associazioni della società civile) organizza un presidio in programma sabato 22 marzo in piazza del Popolo, a Ravenna, alla luce dei recenti nuovi bombardamenti su Gaza.
«Non ci sono più parole - è lo slogan utilizzato dai promotori -. Basta genocidio. Embargo alle armi».
Sulla scena ora si affaccia la cosiddetta “Lega dei volenterosi”, uscita da un incontro di inizio marzo fra diversi Stati europei. Come va considerata?
«Non è un caso che a muoversi in questa direzione siano soprattutto Regno Unito e Francia, i due Paesi europei che siedono nel consiglio di sicurezza permanente dell’Onu, che hanno la deterrenza nucleare e insieme ad Usa e Turchia costituiscono i quattro eserciti principali della Nato».
Che ruolo riveste la Nato in questo scenario?
«Il Patto atlantico resta un’organizzazione composta da 32
Un’altra lezione universitaria aperta al pubblico ma Unibo chiude il corso di laurea sul Mediterraneo
La posizione dell’Europa tra Usa e Russia, dopo tre anni di guerra in Ucraina, sarà l’argomento di una “lezione aperta” del corso di laurea di Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo a Ravenna. Il 26 marzo dalle 9 alle 11 a Palazzo Verdi (si potrà seguire da remoto tramite Teams chiedendo il link via email a sara.deponte2@unibo.it) si confronteranno quattro voci: tre professori del corso (Michele Marchi, Alberto Pagani e Patrizio Fondi, quest’ultimo è stato ambasciatore dell’Unione europea negli Emirati Arabi Uniti e ambasciatore d’Italia in Giordania) e il generale di corpo d’armata Massimiliano Del Casale, ex presidente del Centro Alti Studi per la Difesa. Il modello “lezione aperta” non è una novità (avvenne già poche settimane dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina e dopo l’attacco di Hamas a Israele) e si inserisce tra le iniziative di divulgazione promosse dal corso di laurea Storia, Società e Culture del Mediterraneo, partito a Ravenna nel 2020 e destinato alla chiusura. Dal prossimo anno, infatti, non ci saranno più nuove iscrizioni. «Nonostante gli sforzi di orientamento e promozione, in termini di immatricolazioni non c’è stata la risposta che l’Ateneo riteneva sufficiente. L’inizio nel 2020, in pieno Covid, non ha aiutato. La didattica in forma ibrida poteva essere un elemento attrattivo, ma si è deciso diversamente, tornando completamente alle lezioni in presenza. Anche questo ha contribuito a disincentivare alcune iscrizioni, soprattutto di studenti lavoratori o comunque non disponibili a seguire sempre in presenza». Il corso proseguirà per due anni accademici per consentire il completamento degli studi per gli iscritti finora: più di un centinaio in totale, di cui una quarantina già laureati. Rammaricato il docente Pagani: «Non discuto la scelta dell’ateneo di privilegiare altri ambiti disciplinari, a Ravenna però si perde la possibilità di sviluppare il settore della formazione sulla storia politica contemporanea e la geopolitica dell’area mediterranea, che si farà da altre parti, forse a Forlì». E poi una replica a chi dice che invece di aumentare le spese militari andrebbero aumentate le spese per l’istruzione: «In realtà la ricerca e sviluppo del procurement militare si realizza con le università, e l’investimento in programmi tecnologici ha ricadute di finanziamento sulle università e sui centri di ricerca». (and.a.)
Paesi e dovrà essere per forza un soggetto con cui dialogare per qualsiasi piano di riarmo o coordinamento sovranazionale della forza militare. Non dimentichiamo che, seppure con qualche velata minaccia, Trump non ha ancora affermato che avrebbe chiuso la Nato».
C’è comunque voluto Trump per spostare la questione della difesa comunitaria in cima all’agenda politica…
«L’irruzione di Trump nello studio ovale è senza dubbio la novità centrale nello scenario europeo che si è andato a creare dall’invasione russa in Ucraina tre anni fa. È dagli anni ’70 che gli Usa chiedono all’Europa maggiore impegno economico nelle politiche militari, ma ora con Trump questo approccio subisce uno scatto in avanti».
A cosa punta il presidente americano?
«Trump ha individuato nella Cina il grande nemico degli Usa e quando vuoi isolare un nemico cerchi di s largli gli amici o presunti tali. In questo momento l’amico più vicino a Pechino sembra Putin, per quanto noi sappiamo bene che si tratti di un’amicizia in parte retorica e molto dialettica, visto che i due Stati condividono un con ne lunghissimo che non è sempre tranquillo e in altre aree del pianeta, per esempio in Africa, sono competitor. Per supportare l’Ucraina, l’Europa si è liberata dalle dipendenze energetiche verso la Russia che ha trovato un mercato di sbocco nella Cina. Trump punta a indebolire questo legame».
Il fronte ucraino ha mostrato il peso di Elon Musk: la resistenza di Zelensky è aggrappata all’esistenza di Starlink per le connessioni internet. La Storia ha precedenti di soggetti privati così determinanti in vicende internazionali?
«La privatizzazione di certi ambiti strategici è un unicum ed è impressionante quanto tutto ciò sia rischioso. Ancora una volta emerge la necessità della diversi cazione come si è visto nel fabbisogno energetico: se dipendi da un unico fornitore, sei sotto scacco. Per questo si dovrebbe arrivare a un consorzio europeo per fare in modo che non sia un privato, Musk o qualcun altro, a fornire servizi indispensabili come quello dei satelliti e della comunicazione strategica».
Le sanzioni economiche contro la Russia hanno dato risultati?
«Si vedranno in maniera più incisiva se la guerra dovesse fermarsi perché dopo le dif coltà iniziali, la Russia si è trasformata in una economia di guerra. Se si ferma il con itto dovrà ricalibrare il proprio sistema che oggi è tutto spinto sulla produzione bellica. A quel punto il disimpegno e le sanzioni dell’Ue sul medio periodo potrebbero essere devastanti». Andrea Alberizia
INTERVISTA/2
«L’ e ha iso no di investimenti militari per avere autonomia strate ica e non nire ai mar ini»
Pagani, ex deputato Pd: «A Strasburgo avrei votato a favore della risoluzione sul riarmo, non decide la segretaria Schlein»
Tra i convinti sostenitori del riarmo europeo c’è Alberto Pagani, ravennate ex deputato Pd e oggi consulente nel settore della sicurezza.
Pagani, ha partecipato il 15 marzo alla manifestazione di Roma promossa da Michele Serra?
«Purtroppo avevo un impegno lavorativo che non mi ha permesso di partecipare, ma se avessi potuto sarei certamente andato a manifestare per l’Europa».
Erano presenti persone con posizioni e visioni molto diverse: quella piazza riesce a mandare un messaggio unico?
«A me pare che il messaggio di unità fosse chiaro: difendere l’Europa unita da chi la vuole disgregare, e anche da se stessa, perché all’interno le spinte autolesioniste non mancano. È un messaggio unitario, nel quale mi riconosco pienamente».
Il piano di riarmo, noto come Rearm Europe, è quello di cui ha bisogno l’Unione europea oggi per riconquistare un ruolo più centrale nella politica internazionale?
«È un punto di inizio, frutto anche questo di mediazioni tra le opinioni degli Stati membri. È un nome decisamente infelice, perché la priorità non è comprare le armi, ma coordinare meglio le forze armate europee, con un centro unico di comando e controllo, e colmare i de cit tecnologici dell’Unione, che per tecnologie abilitanti si af dava agli americani, in ambito Nato. L’Europa deve maturare la capacità di essere autonoma, senza che questo comprometta le alleanze, e quindi deve acquisire tecnologie nello spazio, nell’intelligence, nella logistica. Ovviamente servono anche le armi e le munizioni; ma non sono la componente più importante da programmare».
Qual è rischio per l’Europa se non riuscirà a conseguire la sua autonomia strategica?
«Nel mondo di domani non conterà più nulla, perché le grandi potenze si accorderanno tra di loro e ci spingeranno ai margini dell’irrilevanza. Le conseguenze peseranno sugli europei, perché sono la dif coltà di accesso alle risorse essenziali, l’impoverimento economico, e quindi anche l’aumento delle diseguaglianze sociali. I singoli Stati europei da soli sono come “vasi di coccio tra vasi di ferro”, direbbe il Manzoni. Per questo dobbiamo salvare l’Europa unita e renderla più solida». Il riarmo europeo rischia di innescare un meccanismo di escalation da parte di altri soggetti più o meno democratici?
«Il riarmo dei Paesi non democratici è già pienamente in corso e procede molto in fretta, purtroppo. La Russia avrà entro il 2026 un esercito di un milione e mezzo di uomini; sta lavorando allo sviluppo e all’implementazione di nuovi carri armati T-14 e all’aumento della capacità di fuoco. Il programma Su-57 mira a dotare l’aeronautica russa di aerei da combattimento all’avanguardia, in grado di competere con i modelli occidentali. Inoltre i russi stanno già investendo in sistemi di difesa aerea avanzati, come l’S-400 e l’S-500, e in droni da combattimento e di sorveglianza. La otta russa si sta già rinnovando con nuove fregate dotate di missili ipersonici, come il missile Avangard, in grado di eludere i sistemi di difesa antimissile, e nuovi sottomarini a propulsione nucleare, dotati di missili balistici intercontinentali, come l’RS-28 Sarmat, con testate nucleari. La minaccia è seria, e chi non può difendersi ed esercitare deterrenza, fa bene ad avere paura».
La spesa militare italiana per il 2025 sarà l’1,57 percento del Pil. La Commissione Ue propone di arrivare al 3 per i 27 Stati. Per l’I-
talia signi ca un aumento di oltre 30 miliardi all’anno, l’equivalente di un’intera manovra nanziaria. È accettabile imboccare questa strada?
«Dipende da cosa si fa. Se dobbiamo solo comprare tecnologia prodotta da altri è un costo secco, a mio parere insostenibile. Se invece partecipiamo a programmi internazionali anche con le nostre capacità di ricerca e sviluppo tecnologico e produzione di sistemi, possiamo farcela, perché ci sono spese e anche ricavi».
Che messaggio manda il Pd che si divide al Parlamento europeo sul voto alla risoluzione per il riarmo? Se fosse stato un eurodeputato Pd, cosa avrebbe votato?
«Avrei votato a favore, come aveva deciso il gruppo parlamentare. Perché i parlamentari europei Pd appartengano al gruppo Socialisti e Democratici, che ha votato a favore, dopo una discussione tra tutti i partiti nazionali che ne fanno parte. Il Pd avrebbe dovuto votare come gli altri partiti socialisti e democratici europei, sottolineando quali miglioramenti vuole apportare al programma, non dividere il gruppo con un mezzo dissenso, che a mio parere non dice nulla. L’astensione di 11 deputati italiani su 136 parlamentari socialisti e democratici non ci rafforza a Bruxelles, nella discussione di merito, e manda un messaggio ambiguo anche all’elettorato italiano, che legittima la posizione contraria del M5s e di Avs, che si oppongono al piano europeo come Salvini e gli altri partiti lo russi europei».
La linea dettata dalla segretaria Elly Schlein era l’astensione. Ci sono sue dichiarazioni passate in cui affermava che la posizione del partito viene prima di quella dei singoli rappresentanti. Non vale più?
«Io sono stato parlamentare italiano per due legislature e ho sempre votato quello che ha deciso il mio gruppo, anche quando non ero pienamente convinto. Se il segretario regionale del mio partito mi avesse detto che in Emilia-Romagna avevano deciso di votare diversamente mi sarei stupito o mi sarei messo a ridere, perché nel parlamento nazionale decide il partito nazionale, non quello regionale, che deciderà come si vota nel consiglio regionale». (and.a.)
Per le attività in centro storico, Darsena, borghi San Rocco e San Biagio Nessun costo per le imprese che aderiranno al progetto regionale
Continua il percorso per la costituzione dell’hub urbano del centro storico di Ravenna, che comprende l’area del centro, Borgo San Biagio, Borgo San Rocco e la Darsena, con l’obiettivo di valorizzare le attività commerciali del territorio attraverso interventi strategici di innovazione e potenziamento. Per fare questo occorre un progetto di valorizzazione dell’area dell’hub e de nire un modello di governance tramite la sottoscrizione di un accordo di partenariato tra amministrazione comunale, le associazioni di categoria e le imprese del territorio. In questa fase, è quindi fondamentale che le imprese presentino la propria manifestazione di interesse per poter bene ciare di contributi e per poter essere coinvolte nel percorso che prevede momenti di confronto e approfondimento. La scheda di adesione dovrà essere compilata e rmata entro il 26 marzo e inviata a: huburbano@comune.ravenna.it. Le attività potranno sottroscrivere l’accordo di partenariato anche successivamente, ma è molto importante farlo in questa fase così da ottenere il maggior numero di adesioni e ricevere il riconoscimento regionale. Si speci ca che la manifestazione di interesse non prevede alcun impegno in termini di spese e costi. Una volta ottenuto
SVILUPPO DIGITALE
il riconoscimento dalla Regione Emilia-Romagna sono previsti bandi di nanziamento regionali degli hub che potranno riguardare interventi di riquali cazione urbana, azioni di marketing e promozione, progetti di rete tra operatori economici, bandi per le imprese, e altro ancora. A questi bandi potranno partecipare solo le imprese aderenti all’accordo di partenariato. Per informazioni è inoltre possibile contattare il Comune di Ravenna al numero 0544 482291/482027 e/o rivolgersi alle associazioni di categoria: Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Cna e al Comitato Spasso In Ravenna.
A Russi 45 chilometri per la banda larga di Open Fiber: connessi 930 numeri civici
Al via a Russi i cantieri di Open Fiber nell’ambito del “Piano Italia a 1 Giga”: il progetto rientra nei piani di intervento pubblico della Strategia italiana per la Banda Ultra Larga, finanziato grazie ai fondi Pnrr, e attuato da Infratel Italia. Ai fondi pubblici, che ammontano al 70% del progetto, si aggiunge un 30% finanziato da Open Fiber. L’intervento riguarda zone non coperte da almeno una rete in grado di fornire velocità di connessione in download pari o superiori a 300 Mbit/s. A Russi verranno connessi oltre 930 civici attraverso un’infrastruttura che consentirà di navigare alla velocità di 1 Gigabit al secondo e che si svilupperà per circa 45 chilometri.
A cura di Luca Manservisi
A ne maggio chiude Gianola Shop, storico punto di riferimento per la coltelleria da casa e professionale del centro storico di Ravenna, da qualche anno in via Mazzini dopo l’esperienza nella centralissima via Cavour. «Eravamo già in dif coltà per il crescente utilizzo degli acquisti online» ha spiegato Mauro Gianola al nostro collaboratore Leonardo Ferri sottolineando anche quello che viene de nito come un «crescente degrado del centro storico dove non ci si sente più sicuri». Poi è arrivato il Covid, «che ha fatto calare in modo ulteriore i clienti. In più nel 2023 c’è stata l’alluvione, che ha colpito un’altra fetta di clientela proveniente dalla provincia». Una notizia che non può che dispiacere i clienti ma anche i ravennati in generale: ogni volta che chiude un’attività storica nel centro urbano la città rischia di impoverirsi. Non a caso le campagne elettorali in corso in vista delle amministrative sono partite proprio dal tema del centro storico da riquali care, valorizzare, rivitalizzare, animare e chi più ne ha più ne metta. Ma nessuna ricetta potrà mai funzionare senza una rete commerciale attrattiva, fatta non solo di grande catene sempre uguali in tutti i centri storici e nei centri commerciali, e nessuna rete commerciale può essere attrattiva davvero se il centro storico non viene frequentato quotidianamente da cittadini di ogni età e ogni reddito per i più svariati motivi, che siano lavoro, tempo libero, shopping.
LIDI/1
Dopo la fase sperimentale, dal 15 giugno torna la misura che vieta alle auto private di percorrere viale delle Nazioni in direzione nord
Dopo la sperimentazione dello scorso anno, a Marina di Ravenna viale delle Nazioni tornerà a senso unico anche l’estate 2025: nei giorni festivi e prefestivi la corsia verso il centro abitato del tratto stradale tra la rotonda della Colonia a via Ciro Menotti sarà riservata al transito del navetto, degli autobus, dei taxi e ncc (noleggio auto con conducente), mezzi di soccorso, ciclomotori e motocicli. Le auto private potranno invece viaggiare solo in senso opposto, da Marina verso Punta. La modi ca alla viabilità, introdotta già dall’estate scorsa con l’obiettivo di migliorare la sicurezza e i tempi di percorrenza, sarà attiva dal 15 giugno all’1 settembre. La novità del 2025 è l’installazione di un sistema di telecontrollo degli accessi in corrispondenza della rotonda della Colonia per multare eventuali infrazioni (piuttosto numerose nell’estate passata). I veicoli che non possono transitare su viale delle Nazioni nei giorni di chiusura potranno raggiungere il lungomare di Marina da via Trieste (dalla rotonda dei Pinaroli alla rotonda dei Lagunari) e da via Ciro Menotti (dalla rotonda dei Lagunari a viale delle Nazioni). Nei giorni in cui sarà attiva la corsia riservata, in corrispondenza degli incroci tra gli stradelli degli stabilimenti balneari e viale delle Nazioni verrà nuovamente istituita la direzione obbligatoria a sinistra (eccetto autorizzati) e in corrispondenza di quelli tra le strade a fondo chiuso sul lato opposto verrà istituita la direzione obbligatoria a destra. Le corse del navetto partiranno da Pasqua, mentre a giugno sarà attivo anche il servizio bus che collegherà la stazione ferroviaria di Ravenna al lungomare e viceversa, con fermate in tutti i bagni no a tarda sera e al parcheggio scambiatore di via Trieste. In ne, non cambieranno le tariffe della sosta sulle righe blu attive venerdì, sabato e domenica che avevano subito un incremento nella scorsa estate.
LIDI/3
Vigili ubrani all’ingresso di viale delle Nazioni durante la sperimentazione
Punta Marina: il Comune cerca un locale per lo Iat
Il Comune di Ravenna ricerca nell’area di Punta Marina Terme un immobile in locazione, da adibire ad Uffici di Informazione ed Accoglienza Turistica - IAT. Sul sito dell’ente i dettagli delle caratteristiche richieste per il locale che deve essere immediatamente disponibile e adatto (o facilmente adattabile) a ospitare uffici pubblici e di una dimensione minima di 30 mq.
IlMolinettoèlietodicomunicarecheilsuoimpegno Green èincostanteevoluzioneedaumentoperché èfermamenteconvintochequestasialastradagiustadaseguire. Greenèbello!
Il Molinetto è lieto di comunicare che il suo impegno Green è in costante evoluzione ed aumento perché è fermamente convinto che questa sia la strada giusta da seguire. Green è bello!
20-26
LIDI/2
ALL’ASTA IL BAGNO OASI, CONCESSIONI PER NOVE ANNI
Il 10 aprile la gara per lo stabilimento con una base d’asta di 40mila euro
È stata pubblicata l’asta per individuare l’acquirente del ramo d’azienda che gestiva il bagno Oasi di Lido Adriano Sul sito https://bit.ly/AstasocietàBagnoOasi sono consultabili tutti i documenti della gara, che si svolgerà il 15 aprile alle 10 e le modalità di partecipazione. L’avviso di vendita riguarda l’avviamento e i beni mobili, arredi e attrezzature, che sono ubicati all’interno dello stabilimento balneare situato in viale Petrarca 220.
Nell’ambito della procedura, gli uf ci comunali hanno fornito un contributo conferendo nell’ambito della stessa asta, con l’approvazione del Giudice fallimentare, la facoltà di assegnare la concessione del fabbricato di proprietà comunale (costituito da bar, ristorante, cabine, ripostigli), nonché la concessione dell’area demaniale, di oltre mille metri quadrati, adibita a ombreggio, nella quale disporre attrezzature balneari mobili come ombrelloni e lettini. «Le concessioni – commentano l’assessore al Turismo, Giacomo Costantini, e al Patrimonio, Igor Gallonetto – assolvono quanto stabilisce la direttiva Bolkestein di assegnazione della parte demaniale attraverso un procedimento pubblico.». Chi si attribuirà l’asta, la cui base è di 40mila euro, potrà rmare con il Comune i contratti per le due concessioni che avranno entrambe una durata di 9 anni: quella relativa alla struttura prevede un canone annuale di 5 mila e 800 euro; quella riguardante l’area demaniale di euro 3.225,50. Gli interessati potranno esaminare i beni posti in vendita facendone richiesta al curatore Ida Mazzoni, che provvederà ad accompagnarli allo stabilimento balneare. Le richieste di visita dovranno essere trasmesse via mail all’indirizzo mazzoni.ida@ gmail.com.
RAVENNA&DINTORNI 20-26 marzo 2025
Giallorossi secondi in classifica a meno 2 con 7 gare da giocare. Biancorossi già battuti all’andata e in Coppa Italia Dal 2000 in poi giocati 17 confronti: 85 per i bizantini che però ne hanno vinti solo 2 in trasferta nelle ultime 8
Chi vince mette le mani sulla promozione in serie C. Oltre alla consueta rivalità campanilistica, è alta la posta in palio nel centesimo derby di campionato tra Ravenna e Forlì. Si gioca il 23 marzo allo stadio “Tullo Morgagni” di Forlì, 28esima giornata: al schio d’inizio alle 14.30 i padroni di casa si presenteranno primi in classica con due punti di vantaggio sugli ospiti. Dopo il 90’ resteranno sei partite (in cui all’andata i biancorossi raccolsero 2 punti in più dei giallorossi: 18-16).
Le due squadre arrivano al duello decisivo a passo spedito: hanno perso solo tre gare su 27, scavando un solco di 11 punti sul Tau terzo, hanno la miglior difesa a pari merito con 15 gol incassati, il Ravenna non perde da 21 partite, il Forlì da 6. All’andata al “Benelli” nì 2-0 per i giallorossi (9 novembre).
gi. In questo secolo il bilancio delle 17 partite (6 in C2 e il resto in D) è 8 vittorie del Ravenna, 5 del Forlì e 4 pareggi.
Tra le s de degli ultimi venticinque anni ne vanno ricordate due per il peso speci co. Ravenna e Forlì si affrontarono nelle semi nali dei play-off della C2 2004-05: 1-1 all’andata a Forlì, 3-1 a Ravenna al ritorno. I giallorossi poi superarono in nale la Cisco Lodigiani e andarono in C1. Quel Ravenna concluse l’annata con 31 partite consecutive senza scontte in campionato.
a ri a sfida della avegnana nel
Il primo derby della Ravegnana si giocò il 23 gennaio 1921, come ricostruisce il giornalista Massimo Montanari nel suo libro “Ravenna Calcio, una passione in nita”: 1-0 per il Ravenna. Il bilancio dei 99 scontri disputati nora in campionato nella storia delle due società dice 39 vittorie per il Forlì, 33 per il Ravenna e 27 pareg-
BIGLIETTI
Nei confronti tra cugini, il Ravenna è imbattuto da cinque sde (4 vittorie e un pari), l’ultima affermazione forlivese è il 2-0 al “Morgagni” del 30 aprile 2022 (D’Orsi e Magnanini sono gli unici della rosa attuale che giocarono tre anni fa). Dal 2000 a oggi sul terreno forlivese si è giocato 8 volte e il Ravenna ne ha vinte due (l’ultima è il 2-1 del 16 aprile 2023).
In Coppa Italia le s de sono state una ventina: la prima il 26 agosto 1973 (1-1 a Forlì in un girone che comprendeva anche il Bellaria), l’ultima l’1 settembre scorso (1-1 al 90’ al “Benelli” e vittoria giallorossa ai rigori).
Andrea Alberizia
Che caos: solo 879 tagliandi per gli ospiti Chiusa la vendita online per un errore del sito Vivaticket
I biglietti riservati ai tifosi del Ravenna nel settore ospiti dello statio “Tullo Morgagni” erano 879. Sono andati venduti in 40 minuti. Per non perdere il big match, molti tifosi ravennati avevano iniziato a comprare i biglietti anche nel settore riservato ai locali, nonostante l’esplicito divieto ai residenti in provincia di Ravenna, comunicato dalle due società, sulla base di quanto deciso dalla questura. Ma il sistema online del sito Vivaticket permetteva fino alla sera del 13 marzo di acquistare biglietti nel settore riservato ai forlivesi anche ai residenti in provincia di Ravenna. La voce si è sparsa in fretta con il passaparola e il giorno dopo è intervenuta la questura di Forlì: prevendita online sospesa e biglietto annullato per i ravennati “abusivi” fuori dal settore ospiti. Il giorno dell’incontro la biglietteria sarà chiusa, il biglietto nominativo è incedibile. Procede a gonfie vele anche la prevendita in casa Forlì: al momento di andare in stampa la tribuna è esaurita e restano alcune centinaia di posti sui circa 3.500 disponibili complessivamente.
IL RUSH FINALE VERSO I PROFESSIONISTI orl 1° 66 punti
VS 28a giornata
Serie D (girone D) 23/03 14.30
asso arconi (12ª)
Tuttocuoio (8ª)
iacen a (11ª) istoiese (4ª) an arino (15ª)
olese (6ª)
Ravenna 2° 64 punti
Prossimi incontri 30/3 6/4 13/4 17/4 27/4 4/5
orticella (13ª) a lto ascio (3ª)
ioren ola (18ª)
ittadella is odena (7ª) entigione (5ª) rogresso (10ª)
MEDIA POSIZIONE AVVERSARI
egenda
partita in casa
partita fuori casa fra parentesi l’attuale posizione in classifica
La Coppa talia assicura il primo posto per i ripesca i ma solo vincendo i pla -off
Il trofeo appena conquistato ai rigori a Teramo offre una via in più per il salto di categoria in caso di mancata vittoria del campionato
Nella sua storia il Ravenna non ha mai vinto nelle 11 partite giocate a Teramo eppure gli unici due pareggi sono coincisi con le due più grandi gioie recenti per i tifosi bizantini: il 9 maggio 2007 lo 0-0 contro la squadra di casa (nella ripetizione della gara interrotta tre giorni prima per maltempo quando stava 1-0 per il Teramo) regalò l’aritmetica promozione in B, il 12 marzo scorso i calci di rigore contro il Guidonia (2-2 al 90’) hanno fruttato la prima Coppa Italia della storia giallorossa.
Ma, oltre al prestigio, il trofeo vale qualcosa in più? Potrebbe essere un aiutino per una promozione in serie C tramite ripescaggio se la squadra di Marchionni non dovesse vincere il girone di campionato.
quota 2,4 ed è già la migliore tra le seconde di tutti i 9 gironi della serie D, irraggiungibile se si considera appunto anche il +0,5 della Coppa.
Ma per poter balzare in testa alla graduatoria dei ripescaggi della serie D, il Ravenna dovrebbe appunto vincere i play-off del girone D (le avversarie sarebbero con tutta probabilità Tau Altopascio, Pistoiese e Lentigione).
Il Ravenna, quindi, dovesse arrivare secondo e dovesse vincere i play-off, sarebbe la seconda squadra a essere ripescata in serie C – dopo l’Inter Under 23. E dovrebbe quindi sperare nel fallimento o comunque nella mancata iscrizione di almeno due società. CALCIO/2
La vittoria della Coppa Italia, infatti, vale 0,5 punti nella graduatoria che verrà stilata al termine dei play-off, tra le 9 squadre vincenti nei rispettivi gironi. Un valore aggiunto decisivo se si considera che la graduatoria è stilata in particolare tenendo conto della media punti: al momento il Ravenna è a
È già stato deciso dalla federazione, inoltre, che la prima squadra della graduatoria
della serie D avrà la priorità rispetto alla migliore delle retrocesse della C per i ripescaggi. Ma ad avere la precedenza sarà anche quest’anno un’ipotetica squadra Under 23 di una società di serie A, in particolare quest’anno si parla dell’Inter.
(20a giornata) 23 enit Prato 6/10 (5a giornata) 12 asso arconi
ULTIMA VITTORIA DELLA SERIE D2011/12 2016/17
ULTIMA STAGIONE IN C/LEGA PRO2016/17 2020/21
La rete del 2-0 al “Morgagni” in C2 spinse verso la salvezza Il centrocampista capocannoniere nel 1989-90 con 17 reti
Nell’album dei ricordi del derby tra Ravenna e Forlì, per i tifosi meno giovani, c’è senza dubbio un gol di 37 anni fa. Per i ravennati è un dolce ricordo: al “Morgagni”, dove si giocherà anche domenica, il giallorosso Biagio Lombardi, oggi 67enne, in lò il portiere biancorosso Donato Luzi con un tiro da centrocampo ssando il risultato della partita sullo 0-2. Era il 7 febbraio 1988 (serie C2) ma di quel fulmine, considerato tra le reti più belle della storia ravennate, non sono rimasti reperti video o fotogra ci.
Se lo ricorda, però, ancora bene l’autore: «Nei giorni precedenti alla partita –spiegò il centrocampista qualche anno fa in una intervista al nostro giornale –mi dissero che Luzi aveva il vizietto di stare un po’ fuori dai pali. In quel momento vincevamo 1-0, un rinvio mi portò il pallone tra i piedi. Io non ci pensai due volte e tirai con tutta la mia forza. La sfera scavalcò il portiere e centrò proprio il “sette”, rendendo il gol ancora più bello».
ffati ato il capitano che vinse il der ai pla -off di C2 nel 2005 « stata un’esperienza unica»
L’ex giocatore ravennate oggi è osservatore per il Bologna a sfida di domenica decisiva solo se dovesse vincere il orl
«È una partita da 1X2, ma decisiva solo se dovesse vincere il Forlì che andrebbe a più 5. Per il Ravenna sarà importante non perdere perché il calendario delle ultime sei partite potrebbe consentirgli di rosicchiare punti». Non si sbilancia con un pronostico Angelo Affatigato. Il 49enne nato a Ravenna oggi è osservatore delle giovanili del Bologna: dei giallorossi è stato capitano (2003-07 in C2 e C1) e allenatore (201214 in Promozione e Eccellenza dove allenò l’attuale direttore sportivo Davide Mandorlini), ma ha giocato anche con i biancorossi (2002-2003 in C2).
«Ho avuto il privilegio di essere capitano della squadra della mia città con cui ho vinto due campionati in quattro anni. È ovvio che il periodo a Ravenna per me rimane un momento stupendo. Però anche a Forlì è stata una bella esperienza: in quella serie C c’era la Fiorentina e alla ne del girone di andata eravamo terzi dietro alla Viola e al Rimini».
I derby della Ravegnana li ha giocati solo con la maglia del Ravenna. Due in particolare rimangono nella memoria del mediano e risalgono a vent’anni fa: «Le semi nali play-off di C2 nel 2005. Passare il turno fu una bella impresa per una squadra che aveva iniziato il ritiro con 7-8 giocatori e completò la rosa poco prima dell’inizio del campionato».
Nel big match del 23 marzo non conterà più di tanto il fattore campo: «L’unica differenza per il Ravenna sarà non essere sul solito terreno, anche se il fondo del “Benelli” non è in grandi condizioni. La presenza del tifo sembra secondaria, ma non lo è: un giocatore sente il sostegno e aiuta a fare la prestazione. Questa è anche una delle differenze principali che vedo tra le
due società e che ricordo dal mio passato. L’ambiente ravennate è più appagante, negli ultimi vent’anni Ravenna ha fatto anche la serie B».
Affatigato ha visto il Ravenna tre volte quest’anno, tra cui i due derby contro i galletti (l’andata di campionato e il primo turno di Coppa Italia): «Il Forlì fece vedere un gioco migliore, ma il Ravenna riuscì a dimostrarsi compatto». L’altra partita da spettatore è stata contro lo Zenith, vinta 3-2 ribaltando lo 0-2 ospite.
Affatigato non sarà al “Morgagni” domenica perché inviato a Bordeaux a visionare le nazionali under 17 di Francia, Danimarca, Grecia e Finlandia: «È un ruolo diverso dal campo e le soddisfazioni sono altre, per esempio vedere Francesconi in prima squadra al Cesena in B che io segnalai quando ero un loro osservatore e lo vidi con l’Imolese al torneo Futuri Campioni di Ravenna». (and.a.)
La rete contribuì a interrompere il digiuno di vittorie giallorosse nel derby della Ravegnana che andava avanti da 25 anni (5-2 per la Sarom il 24 marzo 1963). «Era da un sacco di tempo che non vincevamo a Forlì, quella vittoria ci diede un’iniezione di ducia nella lotta per la salvezza. Da lì ripartimmo di slancio, raggiungendo il traguardo senza affanni». Lombardi è nato a Caserta il 15 ottobre 1958. Nel 1986 arrivò al Ravenna: cinque stagioni, tutte in C2, totalizzando 153 “caps” in campionato e 40 reti. Nell’annata 1989-90 fu capocannoniere del girone B con 17 gol. In totale Lombardi in carriera nei vari campionati (B, C1, C2) ha disputato 479 partite, realizzando 83 reti.
CALCIO FEMMINILE
Il Ravenna Women rischia la seconda retrocessione di la
Il Ravenna Women ha ottenuto solo poche settimane fa la prima (e finora unica) vittoria stagionale (su 20 partite), con la seconda retrocessione di fila che sembra ormai a un passo (anche se mancano ancora 8 partite e la penultima posizione, valida per conquistare almeno i play-out, è distante 5 punti con una partita da recuperare, ma contro la prima). Le ravennati sono ultime nel girone B del campionato nazionale di calcio femminile di serie C, dopo che nella passata stagione erano arrivate ultime anche in serie B. Sono sempre più lontani i tempi della serie A del San Zaccaria (dove tutt’ora giocano le partite interne le giallorosse), storica società di punta del calcio femminile romagnolo, nata negli anni ottanta su iniziativa di Silvano Fantini, con la promozione in Serie A (al termine della stagione 2013-14) che resterà nella storia. così come il sesto posto della stagione 2015-16, prima della retrocessione del 2018, quando arriva l’acquisizione del titolo sportivo da parte del Ravenna, che entra così nel calcio femminile. E l’avvio è comunque promettente: in tre stagioni arrivano due terzi posti frammezzati da un quarto. Poi la società si ridimensiona, puntando a dei tranquilli campionati di centroclassifica, fino alla retrocessione della scorsa stagione.
Ora è a un passo l’addio ai campionati nazionali: sotto la serie C, infatti, il calcio femminile prevede l’Eccellenza regionale.
La gara casalinga in calendario per il 16 marzo (contro la capolista Venezia) è stata rinviata per il maltempo e si giocherà il 4 maggio. Prossimo impegno a Trento, contro la quinta forza del campionato, alle 14.30 del 23 marzo.
VOLLEY FEMMINILE
Il design della maglia 2024/25 dell’Olimpia Teodora è ispirato ai principali monumenti di Ravenna con i disegni realizzati da Federica Roncuzzi, in arte “Goccia”
Cervia e Massa in B2 lottano per la salvezza
Oltre all’Olimpia Teodora in B1, ci sono altre due squadre della provincia nei campionati nazionali di volley in ambito femminile. Si tratta di Cervia e Massa Lombarda, entrambe inserite nel girone F della B2 ed entrambe (al momento Cervia ha un punto in più, ma Massa ha una partita in meno) impegnate a evitare i play-out.
Stagione in crescendo in B1, mentre c’è un nuovo direttore del settore giovanile
Si concluderà con tutta probabilità con un buon campionato di medio-alta classi ca (in crescendo) la prima stagione della “rinata” olimpia Teodora, ragione sociale che ha fatto la storia della pallavolo e che dopo anni di divisioni la scorsa estate si è ricomposta, ripartendo dalla terza serie nazionale (grazie al cambio di titoli con la pallavolo Ozzano). Al momento di andare in stampa le giallorosse sono settime, ma attese dal recupero contro la terza in classi ca (distante 8 punti), che potrebbe farle balzare ancora più in alto, anche se l’obiettivo play-off resterebbe comunque molto complicato (accedono agli spareggi promozione solo le prime tre).
Una stagione che ha valorizzato un roster giovane e in maggioranza ravennate. Gli obiettivi della società del presidente Poggi sono in primis quello di riaccendere la passione per il volley femminile in città e quello di portare sempre più ragazze dal vivaio alla prima
LE MIGLIORI MARCHE
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squadra. Sono oltre 300 le iscritte del settore giovanile, che in questi giorni ha visto la nomina come nuovo direttore tecnico di Simone Angelini. «Il mio impegno sarà cercare di ottimizzare tutte le risorse – sono state le sue parole in questi giorni –, a partire da quelle umane per cercare di alzare il livello prima di tutto organizzativo. Il nostro obiettivo primario è quello di alzare la qualità, sapendo che abbiamo tante squadre e un movimento con tantissime ragazze, che richiede di organizzarci al meglio senza disperdere le forze. Per una società di serie B è fondamentale avere un settore giovanile che possa portare giocatrici in prima squadra, e dall’altra parte è giusto che le giovani possano sognare di arrivare un giorno a fare il salto, come completamento di un buon percorso. Vogliamo che l’ottima base di un movimento che coinvolge tante ragazze con il tempo possa portare ad avere anche un ottimo vertice della piramide».
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Ravenna terza in regular season ma è la squadra con più vittorie (20 su 26) e ha battuto due volte la capolista Prata. Il presidente Rossi: «Grande lavoro di coach Valentini con un gruppo di giovani»
L’addio di coach Marco Bonitta e di pedine fondamentali nello scacchiere potevano far pensare a un passo indietro nelle ambizioni della Porto Robur Costa dopo l’esaltante stagione passata, chiusa al quinto set della terza partita di semi nale playoff di A2. Ma la Consar Ravenna, guidata da coach Antonio Valentini, ha terminato al terzo posto una stagione regolare condita da 20 vittorie su 26 partite e si appresta a disputare i playoff per la promozione in massima serie da pericolosa outsider. La prima partita della serie contro Siena è in programma domenica 23 marzo alle 18 al Pala Costa di Ravenna e il presidente del sodalizio sportivo, Matteo Rossi, è pronto per il rush nale. Venti vittorie in stagione, terzo posto in classi ca e un’ottima pallavolo. Che bilancio fa della stagione regolare appena conclusa?
«Siamo molto contenti. Probabilmente nessuno avrebbe scommesso su un numero così alto di vittorie. Abbiamo un gruppo di ragazzi molto giovane e quindi ciò che hanno fatto in questa regular season è qualcosa di molto importante».
Dopo l’addio di Bonitta che aveva composto la squadra, si aspettava un impatto di questo tipo di Valentini?
«A Bonitta devo molto. Non avevo esperienze nella pallavolo e mi ha insegnato tanto, facendomi entrare in questo mondo. Valentini è ragazzo giovane con una volontà e una dedizione al lavoro, sia lui che il suo staff, veramente importante che dif cilmente si trova anche nel mondo del lavoro. I risultati si vedono. Tutti i giorni dalla mattina alla sera sono al Pala Costa, anche il giorno libero. Credo che questa attitudine al lavoro sia un buon punto di partenza che gioca a suo e nostro favore».
Rispetto ad altre stagioni quest’anno non c’è stato la cosiddetta “ammazza campionato”. Questo equilibrio può favorire Ravenna anche negli imminenti playoff o è un’utopia pensare al salto in Superlega?
«Utopia direi di no, perché siamo la squadra del campionato con il numero più alto di vittorie e questi ragazzi hanno dimostrato che possono giocarsela con tutti. C’è da dire che ci sono squadre come Prata e Brescia che, nonostante la partenza un po’ a rilento, hanno cambiato marcia nella seconda parte di campionato esprimendo un’ottima pallavolo. Direi che sono loro le favorite ma Ravenna vuole far la sua parte».
Questo è il terzo anno del progetto che punta al ritorno in Superlega costruendo squadre con i giovani. Sta andando come previsto?
«Quando parliamo di squadre giovani è chiaro che è sempre una scommessa. C’è sempre la speranza ma mai la certezza. C’è da dire che gli imprevisti capitano anche a chi costruisce squadre con nomi altisonanti. I play-off sono da giocare. Dicono che è un altro campionato, ma secondo me i nostri ragazzi hanno dimostrato che se la possono giocare davvero con tutti».
A partire da domenica contro Siena. «Tutte le prime otto del campionato hanno
Ai quarti contro Siena, poi Brescia o Acicastello
Ai play-off promozione della serie A2 partecipano le prime 8 squadre della classifica (14 in totale) al termine della regular season. La prima classificata (Prata) approda direttamente in semifinale, le altre sette giocano i quarti. La formula è al meglio delle tre sfide: la prima gara e l’eventuale spareggio si disputano in casa della squadra con la miglior classifica. Ravenna se la vedrà contro Siena, la vincente sarà attesa dalla vincente tra Brescia (in ripresa) e Acicastello (che dovrà fare a meno di un paio di elementi importanti del roster).
La stagione regolare è stata contraddistinta da grande equilibrio. Le prime tre hanno vinto 66 e 65 set. Ravenna è arrivata terza a tre punti dalla vetta, ma è la squadra con più vittorie (20). La capolista Prata – con 56 punti come Brescia seconda – ha perso due partite su due contro Ravenna. Siena è solo sesta ma viene da una striscia di otto vittorie di fila. Insomma, ci sono i presupposti per un tabellone di spareggi imprevedibile.
dei valori notevoli nonostante alcune essioni all’interno della regular season. È dif cile fare dei pronostici, però noi scenderemo in campo per giocarci il campionato».
Qualche anno fa il basket disputò i playoff al Pala Cattani di Faenza in assenza del Pala De Andrè. Voi avete pensato ad altri palazzetti per disputare i playoff o il Pala Costa è suf ciente?
«Avendo giocato tutta la regular season al Pala De Andrè sarebbe stato bello nire lì la stagione, ma per impegni già noti non è possibile (l’allestimento della era Omc, ndr). I pensieri di spostarci ci sono stati e li abbiamo valutati ma per una serie di cose sono rimasti solo pensieri. Negli anni mi hanno insegnato che la pallavolo Ravenna deve stare a Raven-
PALAZZETTO
Si gioca al Pala Costa perché al De Andrè c’è Omc Nuovo impianto nel 2026
I playoff del campionato di A2 di pallavolo maschile per la promozione in Superlega cominciano domenica 23 marzo. La Consar arriva da terza classificata e affronterà la sesta l’Emma Villas Siena. A causa dell’indisponibilità del Pala De Andrè, dove si sta attrezzando la nuova edizione di Omc, questa partita, come tutte le altre gare casalinghe della restante parte di stagione, playoff e Coppa Italia, sarà giocata al Pala Costa che ha una capienza inferiore al De Andrè (alle 18 del 23 marzo, prevendita online su www.portoroburcosta2030.it).
La casa del volley ravennate, così come di molti altri sport di squadra indoor, dovrebbe essere il nuovo palazzetto in costruzione accanto al Pala De Andrè. I lavori cominciarono nell’estate 2019 (assessore Roberto Fagnani) e l’obiettivo dichiarato era di vederlo ultimato per la primavera 2021, in tempo per ospitare Omc, la fiera dell’oil&gas. A settembre 2024 l’assessora Federica Del Conte, che ha ereditato la delega ai Lavori pubblici da Fagnani, disse di non sapere quando sarà ultimato l’impianto da seimila posti.
Gli aggiornamenti degli accordi tra Comune e impresa appaltatrice fissano al prossimo 13 giugno la scadenza delle lavorazioni e del montaggio della copertura. La consegna dell’opera è prevista entro la fine del 2026. L‘importo iniziale stimato alla partenza del cantiere nel 2019 era di 15,5 milioni di euro, l’ultimo aumento approvato dalla giunta porta la cifra a 24 milioni.
na e il Pala Costa è comunque un impianto che può ospitare un evento di questo tipo. Quindi la scelta di rimanere penso che sia la soluzione migliore dato che il Pala Costa fa parte della nostra storia e soprattutto della nostra quotidianità». Anche per la prossima stagione non sarà pronto il palazzetto nuovo. Nel caso di un salto in Superlega dove pensate di disputare il campionato?
«Credo che comunque il Pala De Andrè sarà sempre a disposizione per gran parte della stagione, quindi assolutamente Pala De Andrè». Dopo tre anni importanti anche a livello di risultati, la città si sta avvicinando maggiormente alla squadra anche sotto il punto di vista delle sponsorizzazioni?
«La città e il territorio sono attenti e danno segnali di vicinanza al volley. Qualche nuova realtà è entrata e bisogna essere pronti a costruire e soprattutto condividere con loro un percorso, una linea di progetto. Le realtà entrate hanno la volontà di dialogare e capire come stare insieme a prescindere dal risultato del campo».
In un futuro, in previsione di un altro piano triennale, cosa ci si aspetta dalla Consar come sponsor e proprietà della squadra?
«Consar conferma di voler rimanere nel mondo della pallavolo. E quindi questa per noi è la parte importante. E poi dobbiamo essere bravi anche noi nel conquistare qualche partner che possa entrare o comunque aumentare il proprio interesse in questo mondo anche a livello giovanile. Da quest’anno abbiamo aperto una under 12 femminile. L’attenzione e il procedere passo dopo passo è l’approccio che abbiamo da sempre e che vogliamo che anche la comunità recepisca».
Leonardo Ferri
RUGBY
C’è una “rappresentativa” della Romagna che gioca in serie A
Forse non tutti sanno che c’è un esperimento riuscito di andare oltre i campanili, nello sport, con una sorta di rappresentativa romagnola impegnata nei campionati di serie A del rugby, maschile e femminile. Si tratta del Romagna RFC, progetto nato nel 2006 con il duplice obiettivo di rappresentare il territorio romagnolo - attraverso la creazione di una rappresentativa regionale formata dalla selezione dei migliori giocatori dei club aderenti al progetto - e di sostenere la crescita delle società di rugby in Romagna, con particolare attenzione ai settori giovanili. Fanno parte della franchigia una dozzina di realtà della Romagna tra cui, in provincia, Ravenna, Faenza e Lugo. L’apice del progetto è rappresentato dalla “rappresentativa” appunto del Romagna RFC (che gioca le partite in casa a Cesena), con una squadra maschile e una femminile impegnate nel campionato di Serie A (la seconda serie nazionale, dietro alla “Serie A Elite”). I maschi sono quarti in classifica, lontani dal primo posto che garantisce i playoff, ma con una tranquillissima salvezza in tasca, mentre le femmine sono prime in classifica e pienamente in corsa quindi per giocarsi l’Elite. Ravenna e Faenza, pur contribuendo con i propri atleti migliori al progetto Romagna, mantengono (oltre al settore giovanile) una squadra maschile “senior”: entrambe sono impegnate nel campionato di serie C regionale.
Godo si presenta al via della serie A Il 19 aprile prima giornata in casa contro Athletics Bologna
Il 19 aprile comincerà la stagione 2025 del Godo Baseball, ancora nella massima serie. Prima partita in casa, sul diamante di via Rivalona, contro Athletics Bologna (playball garauno alle 15, garadue alle 20). Anche quest’anno il manager sarà Daniele Fuzzi. «Siamo partiti da una base solida di nostri giocatori ai quali ho chiesto la fiducia e disponibilità a lavorare come sono solito fare. Poi siamo andati a cercare quei giocatori che speriamo ci permetteranno di fare il salto di qualità». La prima promozione del Godo in A1 fu nel 2005.
La società faentina matematicamente tra le prime otto d’Italia In passato le imprese del Club Atletico
Il Faenza Basket Project non smette di stupire. La prima squadra di basket femminile della provincia, targata E-Work, ha infatti raggiunto matematicamente i playoff in A1, ad appena dieci anni dalla nascita della società. Il basket femminile faentino torna così a rivivere i fasti del passato grazie ad una stagione sopra le aspettative.
Il Faenza Basket Project è nato nel 2015 e ha impiegato 5 anni ad approdare nel massimo campionato nazionale. Dopo le prime tre stagioni condite da 3 salvezze last minute attraverso i playout, nel 2025 le ragazze di coach Paolo Seletti hanno raggiunto con tre giornate d’anticipo i playoff scudetto (a cui accedono 8 delle 11 squadre del campionato di A1).
La società del presidente Mario Fermi è nata dalle ceneri del Club Atletico Faenza, la squadra che ha portato per decenni in alto il nome di Faenza nel panorama italiano e che ha cessato formalmente di esistere nel 2014. Vanta nel proprio palmares due Coppe Italia tra il 2006-07 e il 2008-09 e due partecipazioni alla nale scudetto sempre nei primi anni Duemila.
Tornando alla E-Work, prima dell’ultima partita casalinga contro San Martino di Lupari, un Pala Bubani caldo e quasi sold out ha attribuito alle giocatrici un lungo e meritato applauso dando appuntamento a tutti i faentini per i playoff che partiranno ad aprile. Risulta così indolore l’ulti-
ma scon tta casalinga per 65 a 83 in cui sono pesate le poche rotazioni dovute alle assenze di Reichert e di Parzenska. Faenza trascinata per tutta la stagione della seconda top scorer del campionato Roumy Sara oltre che dal talento della statunitense Fondren, chiuderà con tutta probabilità al settimo posto la regular season regalandosi un primo turno playoff (data da de nire) sulla carta proibitivo contro Venezia o Schio. Il prossimo impegno casalingo è domenica 23 marzo alle ore 18 contro Campobasso, terza in classi ca, mentre la regular season terminerà il weekend successivo in Piemonte, a Castelnuovo Scrivia, contro la quarta in classi ca.
Blacks e Orasì sono le due squadre di punta della provincia, impegnate con obiettivi diversi nei due gironi della serie B nazionale
Orasì Ravenna e Raggisolaris Blacks Faenza sono impegnate nel rush nale della regular season dei rispettivi gironi di Serie B nazionale di basket. Per le due compagini di punta del movimento provinciale (impegnate nella terza serie nazionale) restano sei partite per cercare di scongiurare de nitivamente la retrocessione nella serie B interregionale (per Ravenna) e di centrare l’obiettivo playoff per la promozione in A2 (per Faenza).
Ravenna sta vivendo un buon momento: sono 3 le vittorie nelle ultime 5 partite, di cui l’ultima arrivata in rimonta 86-81 contro la corazzata Ruvo di Puglia. Dopo aver chiuso il primo tempo in svantaggio, la squadra di coach Gabrielli ha avuto un’ottima reazione, centrando il secondo successo consecutivo grazie ai 52 punti segnati nella ripresa ed alla solida difesa nei momenti chiave del match. Decisivi i 14 punti e i tiri liberi nali del capitano Gabriel Dron. Ora Ravenna si trova in un vero e proprio limbo. Nel girone B è tredicesima a 24 punti, a più quattro lunghezze dalla zona playout e a meno due dall’ultima piazza valevole per accedere ai play-in. Per scongiurare i rischi retrocessione dovrà battere nel prossimo impegno Piombino (sedicesima a 20 punti), che arriverà in anticipo al Pala Costa sabato 22 marzo (ore 20) per cercare di accorciare sulla zona salvezza. I giallorossi - nonostante l’obiettivo più volte annunciato sia la salvezza - hanno buone possibilità di agguantare un posto nei play-in: la settimana successiva saranno infatti ospiti della Paperdi Juvecaserta, attualmente dodicesima a più 2 punti dall’Orasì. Ai play-in partecipano infatti le squadre classi cate dal settimo al dodicesimo posto di ogni girone. La particolare formula, adottata da qualche anno anche dall’Nba, prevede ulteriori partite a eliminazione diretta all’interno del girone per decretare il completa-
Il meccanismo appena descritto sarà da evitare invece per il Raggisolaris Blacks Faenza, che attualmente si trova al sesto posto del girone A, a 38 punti. Se il campionato nisse oggi la squadra manfreda sarebbe l’ultima direttamente dentro ai playoff ma la scon tta subita per 90 a 114 contro San Vendemiano non è di buon auspicio. Il ritorno di Mitchell Poletti dopo quasi due mesi di assenza è stata l’unica buona notizia dell’ultima uscita contro i Ruckers. La volata nale di sei partite per conquistare i primi sei posti partirà sabato 22 in casa di Crema. In quella occasione ci sarà con tutta probabilità anche Magagnoli, tenuto a riposo precauzionale con San Vendemiano per un problema alla schiena, ma recuperato anche grazie ai giorni di sosta per la Coppa Italia. L’obiettivo dei manfredi è quello di vincere in trasferta a Crema e poi al Pala Cattani contro Fidenza (il 30 marzo) per arrivare nel migliore dei modi al derby contro l’Andrea Costa Imola in programma domenica 6 aprile. La squadra di coach Garelli deve guardarsi le spalle dall’arrivo di Mestre che, grazie al contributo dell’ex faentino Aromando, ha vinto quattro delle ultime cinque gare disputate. A differenza del play-in, i playoff vedranno i due gironi incrociarsi e solo le vincitrici di ogni tabellone (formato da 8 squadre ciascuno) saliranno in serie A2. Tutti i turni di playoff (al via in maggio) si disputano al meglio delle 5 partite. (le.fe.) BASKET MASCHILE
mento del quadro playoff. Nel primo turno, la nona classicata incontrerà la dodicesima mentre la decima affronterà l’undicesima. Le vincenti di queste due partite andranno ad affrontare rispettivamente la settima e ottava del rispettivo girone per poter accedere al tabellone playoff. Tutte le gare saranno in gara secca e ospitate dalla squadra con il miglior piazzamento in regular season.
ADDIO A ROBERTO VIANELLO: HA SCRITTO LA STORIA DELLA PALLACANESTRO IN
Il Basket Ravenna di cui parliamo nell’articolo principale di questa pagina affronterà queste ultime giornate di campionato appesantito da un importante lutto. È morto infatti domenica 16 marzo a 76 anni Roberto Vianello, lo storico presidente del club che in passato aveva portato a un passo dalla serie A1, scrivendo letteralmente la storia della pallacanestro della città di Ravenna. Broker assicurativo di origini veneziane, lascia la moglie Marina, le figlie Alessandra e Natalia e il fratello Luca. I funerali sono stati fissati per giovedì 20 marzo, alle ore 15, alla chiesa di Santa Maria in Porto.
«Roberto, da presidente, ha sempre guidato il nostro club con passione, dedizione ed impegno costante – si legge in una nota del Basket Ravenna -, riuscendo a regalare ben più di una soddisfazione alla città. “Innanzitutto divertiamoci” era il suo motto, parole che campeggiavano in uno striscione esposto al Palasport. Credeva fermamente nella crescita del basket a livello locale, e si è sempre impegnato con l’obiettivo di creare un ambiente sano, riuscendo a trasmettere i propri valori sportivi a tutti quelli che hanno avuto il privilegio di lavorare con lui».
«Ci stringiamo con dolore alla famiglia e alla società Ravenna Basket – scrive in una nota inviata alla stampa il sindaco facente funzioni Fabio Sbaraglia -. La generosità e la passione con cui ha saputo ricostruire e radicare in città una cultura cestistica restano patrimonio inestimabile di tutta la comunità. Negli anni della sua presidenza, il Ravenna basket ha conseguito risultati sportivi importanti ma soprattutto attratto tantissime persone e tantissime famiglie al palazzetto e sui campi di pallacanestro, alimentando una passione che ha sempre avuto come punti fermi i valori più alti della sportività e del rispetto».
20-26 marzo 2025
Il noto giornalista al oc ale: Il piano di riarmo non servirà la e non ha capito nulla del con itto in craina
Giornalista, scrittore e ormai volto noto della televisione, Andrea Scanzi sarà venerdì 21 marzo al teatro Socjale di Piangipane, protagonista di uno spettacolo musicale (vedi box) dal titolo “Give Peace a Song”. Lo abbiamo intervistato.
Ci racconta qualcosa dello spettacolo? A quale pubblico si rivolge?
«Il titolo dello spettacolo è una parafrasi, una rilettura di “Give peace a chance” di John Lennon: il gruppo che è con me sul palco suona, ripropone brani iconici contro la guerra e per la pace e io racconto la storia di come quei pezzi sono stati concepiti. Le canzoni sono 9-10 e si alternano, un’italiana e una straniera. Il pubblico è un po’ mio e un po’ loro, si compone di chi ha voglia di ascoltare buona musica e chi magari mi conosce dal giornale o dalla tv». Musica di ieri e musica di oggi: come percepisce il passaggio generazionale avvenuto in questo campo?
«È cambiato tutto. Da Spotify, dall’avvento della musica “liquida”, gratuita, si è persa la sacralità del disco. Oggi la musica non rappresenta più una parte incisiva delle nostre vite ma è qualcosa di accompagnamento, verso cui manca un interesse spasmodico. Non c’è più la discogra a di un tempo, il talent scouting, e abbiamo assistito a un crollo qualitativo enorme, dagli anni ‘60 no ai ‘90 abbiamo avuto un’età dell’oro, in Italia specialmente un periodo come il 1977-82 sarà irripetibile. Oggi quelli bravi, i pochi, sembrano fenomeni, come Lucio Corsi per esempio, che è bravo, ma forse negli anni ‘70 lo sarebbe stato come altri. Il mio giudizio sulla trap è molto negativo, mentre nel rap qualcuno si salva, Marracash ad esempio».
La musica è politica? Come si coniugano le due cose?
«La musica non è necessariamente politica, può esserlo; la musica non cambia il mondo, non fa la rivoluzione, ma può provare a incidere sul suo tempo. Ci sono due tipi di musica, semplicando: quella che ti fa sognare, evadere, ti accompagna, Lucio Battisti ne è un perfetto esempio, un musicista eccelso; oggi potrei citare Cremonini o Carboni. E poi c’è quella invece che si schiera, quella politica, non solo il cantautorato ma anche rock o hiphop. Io credo che l’artista si debba schierare, debba avere il coraggio di raccontare le sue idee, di non essere paraculo, qui cito Gaber, De André, Guccini».
Un ricordo, un aneddoto da una sua passata intervista ai grandi della musica e non?
«I ricordi sono fortunatamente molti. Ricordo ogni istante delle chiacchierate con Gaber, che doveva farmi da co-relatore della tesi, ricordo l’autografo di De André al teatro Verdi e il mio compleanno di tre anni fa nella sua vecchia dimora, il libro che ho scritto con Fossati, ricordo gli abbracci e i pranzi con Guccini, gli spettacoli con Bennato. Mi sono tolto tante soddisfazioni».
Sul palco il 21 marzo con i Borderlobo
Canzoni che hanno fatto la storia, canzoni che hanno cambiato costumi e condizionato intere generazioni: Andrea Scanzi racconterà sul palco del teatro Socjale di Piangipane (venerdì 21 marzo dalle 21.30) come certe canzoni siano diventate icone della musica mondiale. Ad accompagnarlo sul palco i Borderlobo: Andrea Parodi Zabala (chitarre e voce), Alex “Kid” Gariazzo (chitarre), Michele Guaglio (basso), Max Malavasi (batteria), Riccardo Maccabruni (pianoforte e fisarmonica) e Raffaele Kohler (tromba). Una setlist che spazia da Bob Dylan a Fabrizio De Andrè, da Bruce Springsteen a Francesco Guccini.
oggi questo ruolo nell’epoca dei social e dell’intelligenza arti ciale?
Lei è autore, conoscitore musciale, ma anche giornalista del Fatto quotidiano. Come percepisce
«Il Governo Meloni è uno dei peggiori della storia Spero in un’alleanza a sinistra...»
«Non credo di essere la persona adatta a rispondere, io non mi sento giornalista; scrittore, autore teatrale sì, ma io penso per esempio che l’Ordine dei giornalisti vada abolito. Non ho mai avuto il mito del giornalismo, ma della scrittura. Scrivo su un giornale meraviglioso come il Fatto e ne sono orgoglioso, credo che in futuro rimarranno i nomi delle grandi penne e il giornalismo di inchiesta, ma personalmente la questione non mi tocca nel profondo». Da osservatore delle viccende politiche, come vive invece la situazione attuale, tra il poderoso piano di riarmo, le politiche di Trump e l’espansione di Putin?
«Sono spaventato, sconcertato. Le forze socialiste che avvallano lo scellerato piano della Von der Leyen, l’Ue che non ha capito niente del con itto in Ucraina dal suo inizio e che ri uta una pace seppur dif cile e raffazzonata. Il “ReArm” non servirà a nulla perché la Russia sarà sempre militarmente più forte di noi, i 27 stati rimarranno divisi e renderà i rapporti più tesi, anche con gli Usa, e impoverirà le nazioni che contrarranno quel debito».
Tra le forze politiche italiane oggi come valuta il Movimento 5 Stelle che lei in qualche modo sosteneva? E il lavoro di Meloni al governo?
«Io non ho mai sostenuto i 5 stelle, li ho votati due volte, il fatto che io li abbia sostenuti mi sembra una delle tante puttanate che ti attaccano addosso. Sono un uomo di sinistra, capita che ciò che penso si rispecchi a volte nei 5 Stelle, a volte in Sinistra Italiana, a volta nella Schlein, spero infatti in una coalizione tra il M5S, Verdi e Sinistra e la parte più vicina alla Schlein del Pd per il 2027. Non mi interessa il singolo partito, mi interessa che venga edi cata un’alternativa. Il governo Meloni è orrendo, ci ho scritto due libri e fatto uno spettacolo che gira da due anni: è uno dei peggiori della storia della democrazia italiana, un governo di arroganti, incompetenti, che ha fatto malissimo in ogni campo, economia, welfare, politica estera, riforma della giustizia, spero sinceramente che Schlein, Conte e Fratoianni costruiscano un’alleanza per far fronte alla destra alle prossime elezioni». Ernesto Moia
BENI CULTURALI
Diversi gli appuntamenti in tutta la provincia per visitare siti e monumenti spesso non accessibili al pubblico
Torna il 22 e 23 marzo in provincia di Ravenna l’appuntamento con le Giornate Fai di Primavera, con l’apertura di luoghi insoliti e normalmente inaccessibili oppure poco conosciuti e valorizzati, a cui si potrà accedere grazie a visite a contributo libero. La Delegazione Fai di Ravenna propone visite guidate alla Biblioteca di Storia Contemporanea Oriani. Inoltre, il 23 marzo alle 18 nella Sala Spadolini della Biblioteca Oriani è in programma la conferenza dell’architetto Paolo Bolzani dedicata a “L’opera di Giulio Ulisse Arata nella zona dantesca di Ravenna”. Inoltre il Gruppo Fai Ponte fra Culture accompagnerà i visitatori alla scoperta della Chiesa di Santa Giustina (foto), in Piazza del Duomo: straordinariamente aperta per il Fai. Verranno messi in collegamento i due antichi luoghi di culto, Santa Giustina in capite Porticus e Santa Giustina in Piazza Duomo, dedicati alla padovana Giustina, martirizzata il 7 ottobre 304 o a Giustina martire a Nicomedia in Bitinia (prevista anche una visita in lingua ucraina). A Cervia, visite all’Impianto Idrovoro “Madonna del Pino”, in via Di Vittorio, eccezionalmente aperto in cui sarà possibile visionare la tecnologia moderna e al contempo la storia della boni ca meccanica. A Faenza il gruppo Fai propone due percorsi: il primo, un itinerario ottocentesco, vedrà la Capanna Rustica già del Giardino di Palazzo Milzetti, visitabile in via eccezionale e che costituisce una rarissima testimonianza di arredo di giardino romantico. Di qui, attraverso il vale alberato detto lo Stradone, antico passeggio pubblico, si raggiungerà il Fontanone, con l’antica Prospettiva progettata da Pietro Tomba nel 1824. Il secondo percorso, a Castel Bolognese, prevede la visita al Museo all’aperto Angelo Biancini, dedicato al celebre scultore. Da lì, si proseguirà per visitare il ricco Museo Civico, eccezionalmente aperto. Un percorso autonomo condurrà poi alla pregevole e complessa via Crucis, una delle opere fondamentali dell’artista, situata nel viale del Cimitero, dove sarà anche possibile ammirare la tomba della Famiglia Biancini. In ne, il Gruppo Fai di Lugo propone la visita al Museo Baracca e ai recenti restauri. Per gli orari è possibile consultare il sito fondoambiente.it
LA RASSEGNA
Al vie “Storie di ume” con una conferenza di Paola Novara al Museo Nazionale
Al via “Storie di fiume”, un cartellone trasversale che coinvolge diverse istituzioni seguendo l’andamento di uno dei fiumi del nostro territorio: il Bidente-Ronco-Fiumi Uniti. La rassegna è stata ideata e organizzata da Trail Romagna in compartecipazione con Comune di Ravenna e coinvolge diverse realtà, luoghi e borghi in una mappa che spazia dalla musica alla gastronomia, dalle favole al teatro, da letture a racconti storici. La rassegna si apre sabato 22 marzo, “world water day”, al Museo Nazionale di Ravenna alle 11 con l’incontro “Super aquas” condotto dall’archeologa Paola Novara introdotta da Elisa Emaldi. Protagonista sarà la storia di Ravenna da sempre intrecciata con quella dell’acqua con un focus sui corsi d’acqua come vie di trasporto.
FAMIGLIE/1
Rassegna di cinema a Castiglione con ingresso a offerta libera
Riprende “Finalmente Cinema”, le proiezioni di film nella sala Tamerice, in via Vittorio Veneto 21, a Castiglione di Ravenna, rivolte alle famiglie. Sabato 22 marzo alle 16 si inizia con “Alla ricerca di Dory”, un film di animazione Disney del 2016. Si prosegue sabato 29 marzo sempre alle 16 con “Il diritto di contare”, un film drammatico del 2017 rivolto ai ragazzi e alle ragazze dagli 11 anni in su. Si conclude il ciclo sabato 12 aprile con “Iside Out 2”, film d’animazione del 2024. L’ingresso è a offerta libera.
FAMIGLIE/2
Un incontro per genitori ed educatori sui rischi di videogiochi e social per i ragazzi
Il Comune di Russi con il servizio contro le dipendenze dell’Ausl organizza una conversazione educativa dedicata alle criticità legate al mondo del web. L’evento, guidato da Fabio Bianchetti (educatore ludico) e Giordana Pasini (avvocata), si terrà giovedì 27 marzo alle ore 17.30 alla Biblioteca Comunale di Russi di via Godo Vecchia 10. L’iniziativa rappresenta un’opportunità di approfondimento e confronto su un tema di grande attualità, rivolto a genitori, educatori e chiunque voglia comprendere meglio le dinamiche e i rischi legati all’utilizzo problematico dei social e dei videogiochi.
All’interno del progetto curato da Giorgia Salerno, l’allestimento di una scultura dell’artista camerunense i cui riferimenti amplificano il percorso identitario nei confronti del proprio paese
Da decenni il tema dell’alterità ha avuto e mantiene una posizione centrale nella cultura ravennate: chi è l’altro è la domanda di partenza che de nisce per logica e reciprocità chi sono io. Fin dalla ne degli anni ‘80, il Teatro delle Albe, oggi Ravenna Teatro, inizia una collaborazione stabile con alcuni artisti e griot senegalesi: da questo sguardo incrociato e strabico fra Romagna e Africa – praticato mediante uno stretto confronto dialogico fra tutti gli attori della compagnia sotto la guida di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari – sono nati spettacoli indimenticabili, fra cui Ruh. Romagna più Africa uguale, Siamo asini o pedanti, I ventidue infortuni di Mor Arlecchino. Mandiaye N’Diaye, indimenticabile attore della compagnia e poi regista, dopo anni di lavoro e di visibilità internazionale ha avviato diversi progetti artistici anche in Senegal, producendo spettacoli in collaborazione con le Albe, Ravenna Festival e il Camerun. Scomparso purtroppo ancora giovane, oggi sono gli attori di Ravenna Teatro e altri di nazionalità senegalese a continuare la relazione e la creazione di spettacoli teatrali presso il KËR Théâtre Mandiaye N’diaye nato nella periferia di Dakar. Altri ambiti culturali hanno seguito questo percorso di decolonizzazione dello sguardo, una parola praticata a Ravenna prima ancora del suo utilizzo più recente in ambito culturale e dell’avviamento di pratiche di decostruzione degli sguardi: sia la musica – vedi la bellissima rassegna Trancaucasia di Franco Masotti per Ravenna Festival – che la letteratura, attraverso ad esempio i numerosi e interessanti testi prodotti da Tahar Lamri. Anche le arti visive in passato si sono fatte carico di questa ricerca: agli inizi del nuovo millennio il progetto espositivo no border –costruito all’interno della programmazione del Mar – ha prodotto mostre in cui risultava prioritaria la reciprocità degli sguardi, spinti no all’indagine reciproca degli stereotipi proiettati da una cultura sull’altra e viceversa. Nell’edizione del 2002 erano presenti a Ravenna, oltre ad artiste italiane, altri e altre provenienti da Albania, Bosnia, Nigeria e Ghana. Fra questi una giovane e già bravissima Fatimah Tuggar, che abbiamo rivisto ospite l’anno scorso alla Biennale di Venezia.
In linea quindi con questa apertura che ha radicato a Ravenna da più di tre decenni in netto anticipo rispetto a molti altri territori italiani, vediamo l’attuale progetto di Spazio neutro a cura di Giorgia Salerno, allestito in una sala a pianoterra del Mar. Dopo l’interessante allestimento di Diego Miguel Mirabella, si è recentemente inaugurata la personale di Victor Fotso Nyie (1990), artista camerunense legato ormai da anni al nostro territorio. Dopo una prima formazione artistica presso una scuola d’arte italiana in centro Africa, nel 2013 Fotso Nyie ha iniziato a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Ravenna, anticipando e proseguendo la sua grande passione per la ceramica a Faenza.
Il progetto Io sono l’altro presentato al Mar ospita l’allestimento di una grande testa scultorea installata sopra un basamento di mattoni operati e un tappeto di argilla, due materiali che possiedono una forte attrattiva per l’artista. L’argilla è per lui una materia organica e viva che mantiene una forte malleabilità espressiva. A Fotso Nyie piace pensare che nelle sculture continuino ad abitare le forze ed energie messe in campo grazie al lavoro creativo, le stesse che possono entrare in contatto con lo spettatore. Per portare questi campi energetici a una dimensione non solo simbolica, in un angolo è stato reso disponibile al pubblico un blocco di argilla non lavorata che potrà essere manipolata dal pubblico e che verrà restituita per essere riutilizzata in un’altra opera futura.
Il basamento di mattoni mantiene invece la sua portata di allusione a un processo di ricostruzione, una parola che entra in rapporto dinamico con la questione identitaria: entrambi i concetti risultano importanti per numerosi intellettuali africani – sia che operino nei campi dell’arte, della letteratura, dell’architettura – allo scopo di decolonizzare gli immaginari stereotipi che l’Occidente ha calato sulle culture del continente africano. La ricostruzione di un immaginario proprio – libero anche dai limiti del Modernismo di un Occidente che spesso ha collaborato alla ricostruzione dei paesi africani in epoca postcoloniale – è un’opera ancora in corso e che ha bisogno di una forte attività di indagine, di decostruzione e rilettura della propria storia e cultura. I basamenti di mattoni per questo mostrano fessure come ferite, cicatrizzate in oro, un espediente che evidenzia visivamente le rotture e le dif coltà di un’opera autonoma di ricostruzione. Di queste ne parla anche il giornalista e scrittore di origine nigeriana Dipo Faloyin nella sua recente pubblicazione L’Africa non è un paese. Istruzioni per superare luoghi comuni e ignoranza sul continente più vicino, dove ripercorrendo la storia recente di numerosi stati africani propone una rilettura della storia delle ferite e dei meccanismi di funzionamento del colonialismo e delle sue eredità, attive ancora oggi.
Al Mar, Fotso Nyie riutilizza il proprio viso nella testa presentata al museo, realizzata in ceramica imitando l’argilla cruda, esasperandone l’espressività fra riso e pianto in una sorta di rimando – consapevole o no – alle teste di Franz Xaver Messerschmidt. Il legame col continente di provenienza, in questo viaggio a ritroso verso le proprie radici, viene testimoniato dall’inserimento sopra alla testa di varie piccole sculture provenienti dal Camerun, dal Gabon, dalla Costa d’Avorio, ritrovate o reperite nei mercatini dall’artista. I riferimenti ampli cano quindi il percorso identitario nei confronti non di un paese – quello unico, appiattito e sterminato che immaginano gli occidentali – ma di un intero continente che, come ricorda di nuovo Faloyin, è abitato invece da numerosi popoli che parlano più di 2.000 lingue e che possiedono storie, usanze e tradizioni molto diverse fra loro.
Victor Fotso Nyie. “Io sono l’altro”; Ravenna, Mar, no al 2 giugno; orari: ma-sa 9-18; do 15-19; festivi 10-19; ingresso compreso nel biglietto del museo
Fino al 30 marzo un programma denso di eventi tra letture della Commedia, incontri, musica, visite guidate LA RICORRENZA
Martedì 25 marzo Ravenna celebra il Dantedì, la giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita nel 2020 per onorare l’inizio del viaggio narrato nella Divina Commedia. Per il quinto anno consecutivo, la città rende dunque omaggio al Sommo Poeta con un programma denso di eventi, incontri e attività didattiche, coinvolgendo scuole, cittadini e appassionati. Le celebrazioni avranno in realtà inizio lunedì 24 marzo (ore 17), nella sala Dantesca della Classense, con la presentazione del volume Modernità di Dante (Bollati Boringhieri, 2024) del professore emerito Giacomo Marramao, dell’Università Roma Tre. L’apertura uf ciale del Dantedì è poi alla Tomba di Dante alle 9 di martedì 25 con l’introduzione musicale di Haolong Chen, del liceo artistico musicale “Nervi - Severini” e la lettura del canto VI del Paradiso. Alle 10 appuntamento quindi alla Classense con una serie di proposte riservate alle scuole, ma visibili i in streaming sulla pagina Facebook di Ravenna per Dante. Alle 17 l’appuntamento è nuovamente davanti alla Tomba di Dante con la Lettura perpetua della Commedia, che sarà dedicata al canto XV del Purgatorio, mentre alle 17.30, ai Chiostri Francescani, si terrà la conferenza dal titolo Donne di pietra, donne di parole, a cura di Francesca Masi. In ne alle 18.30, su prenotazione (al 339-3852304), si svolgeranno due passeggiate guidate da 1 ora e 30 e una performance nale presso la basilica di San Francesco con letture, danza e musica dal vivo, il tutto curato da Il Cammino di Dante in collaborazione con il Centro Dantesco dei Frati Minori Conventuali. In generale, letteratura, poesia, visite guidate e attività didattiche animeranno la Zona dantesca dal 24 al 30 marzo, grazie anche alla collaborazione con Fondazione RavennAntica.
Info: vivadante.it
Mittente Giovanni Gardini
Che il Battistero Neoniano sia un luogo straordinario è un dato inconfutabile e bene l’aveva compreso la storica dell’arte Giusta Nicco che in un ampio e articolato saggio pubblicato nel 1925 nella rivista “L’arte: rivista di storia dell’arte medioevale e moderna e d’arte decorativa” diretta da Adolfo Venturi ne descriveva le singolari meraviglie: «Per avere una prima impressione non frammentaria dell’arte bizantina, allo stato attuale di conservazione, si può entrare al battistero degli ortodossi, presso il Duomo […]. E se ora […] si passa la porticina, quando si levano gli occhi l’impressione è così forte che si dimentica all’istante ogni ri essione, ogni pensiero che non sia immediata rapita ammirazione […]. Al primo momento non si distinguono parti, si capisce soltanto, guardando tutto intorno, che siamo introdotti in un sorprendente universo, piccolo e che pare illimitato; e quando si vuol cercare un punto ove fermarsi, un tratto più importante degli altri, si trova che tutto è necessario, che ogni punto si lega al tutto, che ciascuno coopera all’insieme con intensità somma. L’impressione è di ordine e di splendore. Sulla base della forma ottagonale della sala, da terra no al centro della cupola la decorazione di marmo e di musaici si allinea su zone circolari, assai varie. Costruzione e decorazione si allacciano così strettamente da far capire come ciò che davvero esiste e che va inteso nel suo pieno valore non è l’una e l’altra, ma è il risultato a cui concorrono».
Brunella Servidei presenta il suo romanzo storico all’Oriani
Venerdì 21 marzo (ore 17.30), alla biblioteca Oriani, Brunella Servidei presenta il romanzo storico, ambientato nella Bassa Romagna, Sette maiali grassi (Il Ponte Vecchio).
“Di piazza in piazza” in sala D’Attorre con Patuelli
Venerdì 21 marzo (ore 18) alla sala D’Attorre si presenta il libro Di Piazza in Piazza. I segni dell’identità ravennate, di Osiride Guerrini, con la partecipazione di Antonio Patuelli, presidente delle Banche italiane.
Il regista e scrittore Francesco Selvi a Lugo
Venerdì 21 marzo, alle ore 21, all’Hotel Ala d’Oro di Lugo il regista e scrittore Francesco Selvi presenterà il suo romanzo “Enrico e Giuliano” edito da Baldini+Castoldi.
Gian Ruggero Manzoni alla Bottega Bertaccini di Faenza
Sabato 22 marzo (ore 17.30) alla Bottega Bertaccini di Faenza Gian Ruggero Manzoni presenta il suo libro Dialoghi infami
Nevio Casadio al teatro Binario della sua Cotignola
Sabato 22 marzo (ore 21) al teatro Binario di Cotignola il giornalista, autore e regista cotignolese Nevio Casadio presenta il suo Le stanze dei giardini segreti (Vallecchi).
La Domus dei Tappeti di Pietra ospita Claudio Widmann
Sabato 22 marzo (ore 16) alla Domus dei Tappeti di Pietra lo psicologo e psicoterapeuta Claudio Widmann presenta L’individuazione. Principio, processo, fine
Si ricorda Saturno Carnoli a cinque anni dalla scomparsa
Domenica 23 marzo (ore 18.30) al ristorante Valentino si ricorda Saturno Carnoli a cinque anni dalla scomparsa. Partecipano Alessandro Luparini, Paolo Cavassini, Roberto Magnani e Cesare Albertano.
Marilù Oliva alla Rocca di Riolo
Domenica 23 marzo (ore 17) la Rocca di Riolo ospiterà la presentazione del libro La Bibbia raccontata da Eva, Giuditta, Maddalena e le altre, di Marilù Oliva.
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20-26 marzo 2025
L’INTERVISTA
«Con il mio Moby Dick parlo dell’ossessione per la vendetta. Achab è il fantasma di tutti»
Il grande attore e regista Elio De Capitani rielabora la drammaturgia di Welles per dare vita a «uno spettacolo totale» in replica all’ lighieri di avenna fino al 2 marzo. Ci sono le stesse paure che sentiamo oggi per la possibilità di una guerra mondiale
«Quando ho letto il Moby Dick di Orson Welles, sono rimasto così frastornato dalla sua bellezza, che ho deciso subito di metterlo in scena». L’attore e regista Elio De Capitani, anima della compagnia milanese Teatro dell’Elfo, spiega con molta semplicità come è nata l’idea dello spettacolo Moby Dick alla prova, che ha debuttato a gennaio 2022 e che sarà in replica da giovedì 20 a domenica 23 marzo al Teatro Alighieri di Ravenna. Un’opera corale e totale, che porta in teatro l’immenso romanzo del 1851 di Herman Melville rielaborando la drammaturgia scritta da Welles nel 1955, ispirata a uno dei più grandi capolavori della letteratura.
Per De Capitani, pluripremiato agli Ubu (gli oscar del teatro italiano) come attore e regista, «il testo di Welles ha l’incredibile capacità di descrivere una fase della storia che stiamo attraversando dal secondo dopoguerra a oggi, quella dell’ossessione per la vendetta. Oggi tutti noi sentiamo il pericolo e la paura per la possibilità di una terza guerra mondiale, e penso che questo tipo di sensazione sia raccontata molto bene da Welles, attraverso il rapporto tra il capitano Achab e il primo uf ciale Starbuck». In particolare, aggiunge De Capitani, «penso che Welles volesse rappresentare Achab come il fantasma che tutti noi esseri umani abbiamo dentro l’animo, quello che incita all’odio. E lo ha fatto in modo brillante, senza appigliarsi all’attualità bensì attraverso la grande metafora della caccia alla balena, universalizzando così un tema che ci riguarda tutti e che ci divide da sempre. Spesso la grandezza del pensiero umano può portare all’orrore e al sonno della ragione, ma anche la sua esaltazione, talvolta genera mostri». Col suo Moby Dick, prosegue il regista, «Welles ha scritto una drammaturgia al contempo semplice e illuminante, con uno spettacolo fatto di soli attori e musica. Ma tale semplicità è allo stesso tempo la complessità di questa opera: nel pensare a come portarla in scena oggi, mi sono più volte detto che sarebbe stata un’impresa dif cile. Spero di esserci riuscito al meglio, grazie allo straordinario lavoro di squadra di tutta la compagnia e alla suggestione che abbiamo individuato nell’evocare la presenza del capodo-
glio. Arriva alla ne dello spettacolo e lascia sempre a bocca aperta, non solo il pubblico ma anche noi attori che lo guardiamo da anni». L’apparizione avviene in mezzo alla suggestiva scenogra a in acciaio, che rappresenta la nave intesa come fabbrica, come erano le baleniere a bordo delle quali si lavoravano i capodogli catturati. Ad accentuare ulteriormente questa dimensione ci sono i corpi dei marinai-operai, impersonati dagli attori che spesso si dedicano a canti di lavoro e coreogra e ritmiche, veloci e sincronizzate nei movimenti, accompagnati dalla musica dal vivo. «Ma il Moby Dick alla prova non è un musical, come si potrebbe pensare leggendone la descrizione, bensì uno spettacolo totale», tiene a rimarcare De Capitani. Tornando alle tematiche sollevate dal testo, l’attore e regista afferma che «del Moby Dick di Melville, già intriso di Bibbia e di Shakespeare, Welles è riuscito a potenziare ancora di più la componente shakespeariana, raccontando il capitano Achab come un cavaliere oscuro capace di sedurre, incantare e portare un intero equipaggio contro un nemico, ma anche verso la morte. Ciò che compatta tutti gli uomini a bordo è l’ossessione per la vendetta, ma nel seguire il demone-Achab in questo sentimento di odio, i marinai precipitano nella stessa follia del loro leader, no alla ne». L’unico che resiste al capitano, come ben sanno i conoscitori del Moby Dick, è il primo uf ciale Starbuck: «Lui è un uomo pio e religioso – sottolinea De Capitani – perciò percepisce i discorsi di Achab come delle bestemmie. Tuttavia, in quanto quacchero, Starbuck è anche un uomo
Sabato l’incontro con la compagnia alla sala Corelli con Claudia Cannella
Moby Dick sarà in replica tutti i giorni all’Alighieri di Ravenna dal 20 al 23 marzo (ore 21, domenica ore 15.30).
Sabato 22, alle 18, la compagnia incontra il pubblico nella sala Corelli in dialogo con Claudia Cannella, direttrice di Hystrio
molto pratico che bada al soldo; perciò per lui il cetaceo è un “ben di Dio” messo a disposizione dal cielo per l’uomo, che se ne appro tta. La sua è un’idea rapinatrice della natura, giusti cata teologicamente». Qui si solleva un altro grande tema che impregna le pagine del Moby Dick, ovvero quello ecologista. La lotta tra il capitano Achab e la balena bianca è la lotta dell’uomo contro la natura, che alla ne vince sempre, come stiamo appurando anche in questi tempi di crisi climatica. «Si tratta di una delle tante chiavi di lettura dell’opera di Melville, che è meno evidente nella drammaturgia di Welles, in quanto allora la sensibilità ambientalista era minore», dice De Capitani. «Perciò, andando a mettere in scena il testo, abbiamo deciso di accentuare questo tema. Nel nostro spettacolo ciò avviene soprattutto all’inizio del secondo atto, dove abbiamo invertito la descrizione mostruosa che Achab fa del capodoglio, trasformandolo in un essere dolce, materno e affettuoso – che è poi il vero animo di questo animale. Oggi che lo conosciamo meglio, lo sappiamo. Invece l’ignoranza dei tempi di Achab portava a rappresentarlo come una creatura diabolica. In questo senso la questione è non solo ecologica, ma anche politica, storica e loso ca: chi non conosce è più facilmente predisposto all’odio verso un supposto nemico».
«Il capodoglio arriva a fine s ettacolo e lascia sempre tutti a bocca aperta»
Il Moby Dick alla prova del Teatro dell’Elfo, nel sensibilizzare sulla questione ecologista, va anche oltre la dimensione dello spettacolo teatrale. Spiega De Capitani: «Abbiamo voluto realizzare un’installazione insieme al museo di Trento, che portiamo in giro insieme allo spettacolo e allestiamo nei foyer dei teatri ogni volta che è possibile. Si tratta di una piccola mostra sui capodogli, che racconta la storia della baleneria americana e del ruolo che questa pratica ha ricoperto nel compromettere la sopravvivenza di questa specie».
Alex Giuzio
Dado chiude la stagione di Massa Lombarda
La rassegna Una massa di risate nella sala del Carmine di Massa Lombarda si chiude venerdì 21 marzo (ore 21) con Dado e Non vedo, non sento e straparlo, uno spettacolo dove il protagonista rappresenta un uomo “molto simile alle tre scimmiette”.
AL GOLDONI IL CARAVAGGIO DI NICCOLINI DIRETTO DA VETRANO E RANDISI
Giovedì 27 marzo (ore 21) la rassegna Teatri d’Inverno - sguardi sulla drammaturgia contemporanea ospita al Teatro Goldoni di Bagnacavallo Caravaggio. Di chiaro e di scuro, scritto da Francesco Niccolini, interpretato da Luigi D’Elia e diretto da Enzo Vetrano e Stefano Randisi. Tutti insieme, gli artefici di questa pièce provano ad attraversare l’epoca d’oro della cultura italiana ed europea, quel primo Seicento che ha visto sbocciare i capolavori e le rivoluzioni più grandi del pensiero, dell’arte e della scienza occidentale. Ma quanti dettagli servono per raccontare la storia di Michelangelo Merisi da Caravaggio?
“Storia di una capinera”, Verga in scena a Bagnacavallo
Martedì 25 e mercoledì 26 marzo (ore 21) la stagione del Teatro Goldoni di Bagnacavallo prosegue con Storia di una capinera di Giovanni Verga, nell’adattamento di Micaela Miano. Protagonisti dello spettacolo, diretto da Guglielmo Ferro, sono Enrico Guarneri, uno degli interpreti d’eccellenza del repertorio verghiano, e Nadia De Luca. La vicenda si concentra su un unico nucleo narrativo: la storia della povera Maria, raccontata attraverso le lettere che essa scrive ad una compagna di convento (Marianna). Tutti gli interpreti dello spettacolo saranno anche protagonisti dell’incontro con il pubblico che si terrà mercoledì 26 marzo alle ore 18 al ridotto.
LIRICA
Carla Moreni conduce il pubblico nel mondo della Tosca di Puccini
Martedì 25 marzo (ore 18) a Palazzo Rasponi dalle Teste, la serie di incontri Prima dell’opera si chiude con Tosca di Puccini, conversazione a cura di Carla Moreni. Si tratta di un incontro di approfondimento sul titolo d’opera in scena il 28 e 30 marzo all’Alighieri. Ingresso libero.
Fino al 14 aprile i debutti dei laboratori che hanno coinvolto centinaia di adolescenti in tutti gli istituti del territorio
Torna al Teatro Rasi la non-scuola, l’esperienza di laboratorio teatrale che le Albe tengono viva da oltre trent’anni con gli adolescenti, nel segno del cortocircuito tra arte e vita che la compagnia accende ogni giorno. Il festival (che durerà no 14 aprile) si apre venerdì 21 marzo (ore 18.3) con la presentazione del libro di Francesca Saturnino La nonscuola di Marco Martinelli-tracce e voci intorno ad Aristofane a Pompei (Luca Sossella editore), un dialogo tra l’autrice, Franco Masotti (direttore artistico Ravenna Festival) e Laura Redaelli (coordinatrice e guida non-scuola delle Albe). A seguire (ore 21, come per tutti i lavori) ecco il primo debutto, Gli dèi non giocano a dadi, liberamente ispirato a Sette contro Tebe di Eschilo, del liceo scienti co “A. Oriani”. Sabato 22 marzo tocca poi al liceo artistico “P. L. Nervi – G. Severini” (nella foto) con UBU - Una storia palotina dall’intraducibile mondo di Alfred Jarry, liberamente ispirato ad Alfred Jarry, mentre martedì 25 marzo arriva al Rasi l’I.T.C. “G. Ginanni” con Solo ombre, nient’altro che ombre, liberamente ispirato a Il Signore delle mosche di William Golding. Mercoledì 26 marzo c’è l’I.C.S. “San Biagio” con la scuola secondaria di 1° grado “Don G. Minzoni” per Il pifferaio di Hamelin, giovedì 27 marzo arrivano il liceo classico “D. Alighieri” e l’istituto magistrale “M. di Savoia” con Avete fatto un macello!, liberamente ispirato a Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht. Info: ravennateatro.com
GAIA DE LAURENTIS AL BINARIO DI COTIGNOLA
Venerdì 21 marzo (ore 21) al Teatro Binario di Cotignola Gaia De Laurentis e Stefano Artissunch portano in scena Una giornata qualunque, commedia che traccia un caustico ritratto delle nevrosi femminili condensando il meglio della comicità di Dario Fo e Franca Rame. È la storia di Giulia: travolta dalla separazione dal marito e logorata dalla solitudine, pensa di farla finita. Ma questo è solo l’innesco di una parabola comica e grottesca.
LA RASSEGNA/1
Un classico di Verne al Masini di Faenza
Nuovo appuntamento con la rassegna Favole, domenica 23 marzo (ore 16) al Teatro Masini di Faenza. La Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani presenterà lo spettacolo Il giro del mondo in 80 giorni, scritto e diretto da Luigina Dagostino e tratto dall’omonimo, avventuroso romanzo di Jules Verne.
“All’Improvviso” al Rasi e al Socjale
Domenica 23 marzo (ore 16) al Teatro Rasi va in scena Tre sagome. In un giorno, in una notte, in una vita, di Teatro all’Improvviso. Tre sagome disegnate sulla lavagna sintetizzano e introducono altrettante storie. Dario Moretti, autore, attore e regista della compagnia, sarà lunedì 24 (ore 15) al Teatro Socjale di Piangipane con Le fiabe sono vere, incontro formativo sull’arte del racconto attraverso l’utilizzo di alcuni strumenti “elementari”.
La vita di Luigi Rasi diventa spettacolo per “Storie di Ravenna”
Lunedì 24 marzo (ore 18) il Teatro Rasi torna a ospitare Storie di Ravenna, la rassegna che racconta la storia della città attraverso il teatro. La nuova puntata avrà per titolo Luigi Rasi, una vita di teatro, da Ravenna a Eleonora Duse. Sul palco saliranno Giovanni Gardini, Laura Mariani, Leonardo Mancini e Franco Gàbici. Le musiche saranno eseguite dal vivo da Silvia Marini, la regia è di Alessandro Argnani.
PAPRIKA SOGNANDO UN SOGNO
Finalmente è giovedì gio. 20: ore 21.00
L’ORCHESTRE TOUT PUISSANT MARCEL DUCHAMP AL BRONSON
Venerdì 21 marzo (ore 21.30) l’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp torna in Italia per un’unica data al Bronson di Madonna dell’Albero, dove il collettivo ginevrino suona Ventre Unique, il nuovo album pubblicato il mese scorso. Il nutrito ensemble fonde post-punk, psichedelia, minimalismo, spiritual jazz e (poli)ritmi africani con testi dalla forte impronta politica.
CONCERTI/1
Al Cisim di Lido Adriano il podcast live The Outsider e le intime sonorità de Il Lungo Addio
Venerdì 21 marzo (ore 21) al Cisim di Lido Adriano c’è Questo non è un festival. The Outsider, podcast dal vivo. Le storie raccontate da Elia Tazzari e Fabrizio Testa sui grandi marginali della letteratura italiana saranno accompagnate dalla musica di Andrea Carella e Jenny Burnazzi (Rigolò, Enna Düsseldorf) e dall’attore Roberto Magnani. Domenica 23 marzo (ore 18) arriva invece in concerto Il Lungo Addio (nella foto), progetto di “cantautorato romagnolo” creato dallo stesso Testa, musicista milanese. Tra le fila dell’ensemble anche Xabier Iriondo.
CONCERTI/2
Cobol Pongide al Clan Destino di Faenza con il suo “pop cosmico utopico”
Sabato 22 marzo (ore 22) al Clan Destino di Faenza ci sarà il concerto di Cobol Pongide, che suona “pop cosmico utopico”, cantato in italiano mediante giocattoli e macchine analogiche: tutto graffiato dal Commodore 64 che gli regalarono nel lontano natale del 1988 e da cui mai più si è separato. Le sue canzoni parlano dell’epopea cosmonautica e dell’era spaziale di terza generazione. In apertura, Nikki Video.
JAZZ/1
Il d o trom a-piano orte proporr n omaggio a ino aniele
Il festival Crossroads torna nella nostra provincia con altre due date: giovedì 20 marzo (ore 21) all’Oratorio dell’Annunziata di Solarolo il duo As Madalenas (Cristina Renzetti e Tati Valle) sarà protagonista di Árvore de família, diverse sfumature di samba, bossa e folklore carioca, affrontate in un accavallamento di lingua portoghese e italiana.
Domenica 23 marzo (ore 21) si va invece all’auditoriun Corelli di Fusignano, dove Fabrizio Bosso (tromba, nella foto) e Seby Burgio (pianoforte) presentano Il cielo è pieno di stelle, un omaggio a Pino Daniele. Il loro è un ritratto del cantautore che punta tutto sulla musica, tralasciando i testi, permettendo quindi una grande libertà creativa ai due solisti. Il cielo è pieno di stelle, uscito su disco nel 2024 per la Warner (in quel caso il pianista era Julian Oliver Mazzariello), esplora il canzoniere di Pino Daniele passando dai primi pezzi (come Napule è, del 1977) no agli anni ‘90 di Allora sì e Sicily Info: crossroads-it.org.
A MIKROKOSMI IL NOT TO MENTION TRIO E L’ORCHESTRA DEI GIOVANI BIG BAND
Domenica 23 marzo (ore 11) la rassegna Mikrokosmi prosegue alla sala Corelli del Teatro Alighieri di Ravenna con il Not to Mention Trio e l’Orchestra dei Giovani Big Band (nella foto). Il Not to Mention Trio è una formazione che nasce prima di tutto da un’amicizia e da una passione condivisa per la musica jazz, fusion e funk. L’Orchestra dei Giovani è invece un’associazione di promozione sociale costituita a Ravenna nel 2012. Il progetto, nato da un’idea in collaborazione con Ravenna Festival, persegue la promozione, la diffusione e lo sviluppo della cultura musicale nei ragazzi di età scolastica attraverso l’esperienza orchestrale e del “fare musica” insieme.
Al Sarti il lm sui Gaznevada, con un talk
Martedi 25 marzo alle 21 al Cinema
Sarti di Faenza si proietta la prima romagnola di Going Underground, docufilm sui Gaznevada tra punk, new wave e Italo disco, preceduto da un talk con la regista Lisa Bosi e i Gaznevada – insieme per la prima volta al cinema in una reunion – condotto da Giordano Sangiorgi, patron del Mei. Il film-documentario ripercorre la storia della band di culto, pioniera nella Bologna tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta.
CIRCOLI
Al Mama’s il festival itinerante Suner con i DFWU e il Gio’ Belli Manouche Trio
Suner, il festival itinerante nei music club Arci dell’Emilia-Romagna, arriva venerdì 21 marzo (ore 21.30) al Mama’s Club, dove suoneranno i DFWU (nella foto). Nati durante il periodo di isolamento, i Don’t Fuck With Us hanno trovato nella musica una via di fuga e di espressione. Partiti come trio, con Rampa, Mattia e Anton, il collettivo si è ampliato, aggiungendo nuovi membri e nuove sonorità. La loro ispirazione sono giganti come Sangue Misto e Robert Glasper. Sempre il Mama’s, sabato 22 marzo (ore 21.30) ospiterà poi il concerto di musica manouche del Gio’ Belli Manouche Trio, un viaggio dalle origini del gipsy jazz fino ad arrivare ai giorni nostri con brani originali. Oltre che da Gio’ Belli alla chitarra, il trio è composto da Simone Marcandalli (chitarra) e Claudio Zappi (clarinetto).
di Albert Bucci
Ho visto Mickey 17, il nuovo lm del regista coreano Bong Joon-ho, che oramai è assurto al ruolo di maestro del cinema, soprattutto dopo l’exploit con Parasite del 2019 (tanti Oscar, tra cui miglior lm straniero), sicuramente il più politico e il più coreano dei suoi lm; ma prima ancora con altri grandi lm come i due bei noir-thriller Memorie di un assassino (2003) e Madre (2009), e i due blockbuster di fantascienza politica e sociale Snowpiercer (2013) e Okja (2017). E dopo la grottesca satira sociale di Parasite, Bong Joon-ho è tornato alla fantascienza appunto con quest’ultima opera Mickey 17
In un futuro prossimo, la Terra è sempre meno ospitale, perché sovraffollata e con grandi disastri climatici. Il giovane Mickey (interpretato dal bravissimo Robert Pattinson, il vampiro Edward di Twilight), ragazzo umile e dimesso, e l’amico Timo hanno fatto un investimento fallimentare in un ristorante e hanno perso tutto. Purtroppo hanno chiesto il prestito iniziale alla persona sbagliata, un sadico e potentissimo strozzino che uccide lentamente, sotto tortura, i suoi debitori insolventi. I due devono scappare, il più lontano possibile, possibilmente dalla Terra! E infatti la fuga migliore è quella di imbarcarsi nella folle avventura di un’astronave che vuole andare a colonizzare il lontano pianeta Ni heim (nome ispirato alla Terra delle Nebbie della mitologia norrena), un viaggio interplanetario capitanato dal politico folle e fallito Kenneth (Mark Ruffalo) e dalla moglie Ylfa (Toni Collette). L’unica chance che Mickey ha per imbarcarsi è però di offrirsi come Sacri cabile: cioè colui che, dentro la nave, dovrà affrontare tutti i compiti più pericolosi e mortali; perché tanto, quando morirà, una rivoluzionaria tecnologia permetterà di replicarlo identico – di ricostruire il suo corpo e la sua persona tramite una sorta di stampante 3D biologica. E nel lungo viaggio verso la terra promessa dal comandante Kenneth, Mickey morirà tante volte, no a essere appunto Mickey 17. Ma l’ultima volta c’è un problema. Arrivati su Ni heim (un pianeta freddo e gelido e ben lontano dal paradiso), lo credono morto e lo “clonano” in Mickey 18, mentre Mickey 17 invece sopravvive grazie all’aiuto degli Striscianti, gli animali che popolano il pianeta e che Kenneth, sempre più in preda a deliri messianici da telepredicatore millenarista, vorrebbe sterminare. M. 18 è poi molto diverso da M. 17: se 17 è schivo, sensibile, umile, 18 è cattivo, arrabbiato, vendicativo… Mickey 17 è un buon lm che affronta molti temi classici della fantascienza distopica: la critica sociale ai sistemi di potere, il doppio alla Dr Jekyll & Mr. Hyde e le sue aberrazioni nella gura del clone, il rispetto delle civiltà extraterrestri. Tutto buono, ma non memorabile; perché manca un’idea a monte che completi l’amalgama di tutti questi temi già visti e che lo renda un capolavoro originale.
di Enrico Gramigna *
È fatto di cronaca recente che sia stato presentato il prossimo programma del Ravenna Festival che andrà in scena nell’estate di questo 2025. Oltre al vasto programma del festival, è stato annunciato anche un più che probabile futuro cambio nell’organigramma del direttivo di Ravenna Manifestazioni, la fondazione che gestisce gran parte della musica ravennate. Interessati saranno i direttori artistici storici che, in un primo momento, saranno af ancati da giovani leve già ben avviate per poi passare la mano a questi “allievi”.
Ma qual è la funzione del direttore artistico? Nessuna, potrebbe dire qualche mal dato, ad aspirar denari qualche altro. Nei fatti non è proprio così. Il direttore artistico è una gura fondamentale per quanto riguarda una rassegna di poco conto, guriamoci per un festival di portata internazionale come quello ravennate.
Nei fatti tutta la responsabilità della bontà del prodotto musicale offerto al pubblico grava sulle sue spalle. Il perché è presto detto, dato che è il direttore artistico che, in ne, sceglie chi e cosa viene proposto nel programma.
Ci sono direttori artistici più prudenti, che prediligono navigare in acque sicure, concependo spettacoli già rodati e af dandosi a nomi dal sicuro rendimento. Altri, invece, più intraprendenti, che tentano idee più ardite e non scontate, rischiando anche di essere aspramente criticati. È chiaro che, come diceva Orazio, est modus in rebus, cioè esiste una misura nelle cose e all’interno di una stagione (a maggior ragione ampia come quella del Ravenna Festival) il direttore artistico ha la possibilità di navigare verso procelle violentissime per poi ritornare verso porti più tranquilli nell’arco di una notte. È proprio questa possibilità che rende davvero stimolante il mestiere di direttore artistico: la possibilità di far scoprire volti nuovi del panorama musicale, magari giovani e talentuosi e permettere loro di spiegare le ali verso una carriera importante. Quando ci si siede a teatro, e ancora prima quando si legge una programmazione, è d’uopo considerare tutto ciò nell’economia della proposta e godere (si spera) di una esperienza ben calibrata dalle mani sapienti di coloro che sono deputati a proporla: i direttori artistici.
* musicista e musicologo
Fratellino, una storia necessaria
di Matteo Cavezzali *
In questi giorni sono ospite a un festival interculturale di letteratura latino americana, italiana e spagnola, chiamato “Enquentro”. Tra i libri di cui abbiamo parlato ce n’è uno che, se fosse per me, andrebbe obbligatoriamente letto nelle scuole di ogni ordine e grado. Si intitola Miñan , in italiano Fratellino (Feltrinelli), ed è scritto da un ragazzo che non sa leggere, né scrivere. O meglio è scritto da due ragazzi, il protagonista e voce narrante e un poeta basco.
Il poeta è Amets Arzallus Antia e il protagonista, che narra la vicenda in prima persona è Ibrahima Balde. Il libro inizia così: “Non ho avuto il tempo di imparare a scrivere. Se mi dici Aminata, so che inizia con la A, se mi dici Mamadou, penso che inizi con la M. Però non chiedermi di costruire una frase intera, perché appena comincio mi ingarbuglio. Piuttosto, portami un attrezzo, per esempio una chiave di quelle che si usano per aggiustare i camion, e lasciala su quel tavolo. Io ti dirò subito: “Questa è del tredici” oppure “è del quattordici”.
Anche se tu coprissi il tavolo di chiavi e mi bendassi gli occhi, dopo averla presa in mano, ti direi: “Questa è dell’otto”.
Fratellino è la storia di Ibrahima che dalla Guinea parte per cercare il fratello che ha lasciato il villaggio per andare in Europa, e di lui non hanno più avuto notizie.
Ibrahima parte che ha 13 anni e attraverserà l’Africa in un viaggio duro, faticoso e, a tratti terribile, attraverso il Senegal, la Liberia, l’Algeria, il Marocco e la Libia. Un cammino che dura anni e che finirà per portare Ibrahima a scoprire una strana e inquietante parola, pronunciata in francese: “Mi ha detto tutto in pulaar, eccetto quella parola in francese. Solo quella parola, naufrage. Era la prima volta che la sentivo, naufrage. “Mi puoi dire cosa significa questa parola?” gli ho chiesto. “Non è facile,” mi ha risposto, “quando un barcone ha un incidente, tutti lo chiamano naufrage.” “Naufrage?” io. “Sì, naufrage”. Ibrahima finirà in Europa suo malgrado, non voleva partire, ma si ritrova a non poter farne a meno per sfuggire alle terribili torture dei lager Libici. Una storia straziante, ma allo stesso tempo piena di vita, scritta in maniera poetica e senza fronzoli, che apre gli occhi su uno dei grandi mali del nostra epoca, di cui – in questi tempi di conflitti e paure – rischiamo di dimenticarci.
scrittore
Da una parte macellazione e frollatura, dall’altra l’industria moderna: tutte le differenze
Nell’eterno dibattito sulla qualità della carne e sui suoi effetti sulla salute, è essenziale distinguere tra carne fresca e carne processata. Benché si tenda spesso a confondere prodotti che derivano dalla stessa materia prima, è invece indispensabile considerare che questi subiscono trasformazioni molto diverse, con implicazioni signi cative dal punto di vista nutrizionale e gustativo.
Per carne fresca si intende il prodotto ottenuto direttamente dalla macellazione e sottoposto alla successiva frollatura, senza interventi che ne alterino in modo signi cativo la struttura e la composizione. Può essere commercializzata intera, in tagli anatomici, a fette o macinata, ma non subisce trattamenti di conservazione diversi dalla refrigerazione.
Quando si parla invece di carne lavorata, occorre distinguere tra due categorie molto diverse: da una parte ci sono i prodotti stagionati e conservati secondo metodi tradizionali come salumi e insaccati artigianali (prosciutto crudo, culatello, coppa, bresaola, guanciale…) che sfruttano tecniche di trasformazione antiche (salagione, essiccazione, fermentazione naturale, affumicatura con legni selezionati) e prevedono un uso limitato di ingredienti aggiuntivi (sale, pepe, spezie, vino, senza additivi di sintesi). Dall’altra abbiamo invece le carni processate dall’industria moderna, prodotti concepiti per il consumo rapido (wurstel, hamburger preconfezionati, carne in scatola,
Sostenibilità: allevamenti, trasformazione
L’allevamento intensivo ha un forte impatto ambientale, con elevati consumi di acqua, suolo ed energia, oltre a emissioni di gas serra e deforestazione per la produzione di mangimi. Gli allevamenti estensivi, invece, favoriscono la biodiversità e garantiscono una carne di migliore qualità. E anche i processi di trasformazione incidono: la carne fresca e i salumi tradizionali hanno un’impronta ecologica minore rispetto ai prodotti industriali, che richiedono processi ad alto consumo energetico e generano più rifiuti. Anche il packaging: la carne fresca e i salumi artigianali possono essere venduti sfusi o con confezioni leggere, mentre i prodotti industriali impiegano plastica multistrato e atmosfera modificata per prolungare la shelf life, aumentando il volume di rifiuti non riciclabili.
affettati cotti industriali…) la cui produzione prevede un uso importante di conservanti chimici (nitrati, nitriti), esaltatori di sapidità (glutammato), stabilizzanti e addensanti. Sono questi i frutti di tecniche di lavorazione intensiva, che includono emulsioni di carne, estrusione e trattamenti termici rapidi.
Mentre nei salumi tradizionali, quindi, sono il tempo e le condizioni ambientali che guidano la trasformazione, nei prodotti processati è l’industria a de nire parametri standardizzati per garantire uniformità, velocità di realizzazione, conservabilità e costi ridotti.
Un prosciutto crudo Dop, ottenuto con solo carne e sale, non è paragonabile a un prosciutto cotto industriale, che può contenere zuccheri, polifosfati e aromi arti ciali per migliorarne la palatabilità. Comprendere queste differenze è essenziale
Per consumatori attenti alle differenze e alla provenienza dei prodotti alimentari di Giorgia Lagosti Maestra di cucina Aici, esperta e consulente di comunicazione nel settore cibo, giornalista freelance
per fare scelte consapevoli e per valorizzare una cultura gastronomica che ha sempre visto nella carne non solo un alimento, ma un elemento identitario legato al territorio e alla tradizione.
Da un punto di vista nutrizionale, è indubbio che la carne sia una fonte primaria di proteine ad alto valore biologico, ferro eme, vitamine del gruppo B e minerali essenziali. Tuttavia, la qualità nutrizionale varia notevolmente a seconda che si tratti di carne fresca, di prodotti stagionati secondo metodi tradizionali o di carni processate industrialmente.
Solo per fare qualche esempio, le proteine della carne fresca sono tra le più biodisponibili per l’organismo umano: contengono tutti gli amminoacidi essenziali e sono facilmente digeribili, soprattutto nei tagli magri e ben frollati. Nei salumi tradizionali, il processo di sta-
gionatura e fermentazione naturale non altera signi cativamente la qualità, anzi, in alcuni casi migliora la digeribilità grazie all’azione enzimatica. Nei prodotti industrialmente processati, invece, le proteine subiscono trattamenti come l’omogeneizzazione, l’idrolisi parziale e la denaturazione da calore, riducendo la qualità proteica e favorendo la formazione di composti ossidati.
Anche il contenuto lipidico dipende dalla tipologia e dal metodo di lavorazione: la carne fresca contiene grassi in proporzione variabile, a seconda del tipo di animale e del taglio scelto, con un buon equilibrio tra acidi grassi saturi e monoinsaturi; nei salumi tradizionali la stagionatura riduce l’acqua e concentra i grassi, ma l’uso di carne selezionata e lavorata artigianalmente consente di mantenere un equilibrio
accettabile; le carni lavorate industrialmente, invece, spesso contengono grassi di scarsa qualità, tra cui emulsionati, idrogenati o ricostituiti, con un eccesso di acidi grassi saturi.
Ancora, un problema tipico delle carni processate industrialmente è la ossidazione dei lipidi, ovvero la degradazione dei grassi sotto l’effetto del calore e dell’ossigeno, con formazione di composti potenzialmente dannosi per la salute.
Arriviamo ora ad uno degli aspetti più critici delle carni processate: il contenuto di sodio (sale) e di conservanti. Se nella carne fresca il contenuto di sodio è naturalmente basso, nei salumi tradizionali, non possiamo negarlo, l’uso del sale è essenziale per la conservazione, ma viene dosato con precisione e spesso bilanciato dall’azione dei processi fermentativi. Nelle carni processati industrialmente, al contrario, il so-
dio è presente in quantità elevate, non solo sotto forma di sale da cucina, ma anche di conservanti come nitrati e nitriti (E250, E251), fosfati e glutammato monosodico (E621), che aumentano la ritenzione idrica e la pressione arteriosa.
E per quanto riguarda vitamine e minerali? Nella carne fresca, i minerali sono altamente biodisponibili e le vitamine si mantengono intatte, se non sottoposte a cotture estreme; nei salumi tradizionali, la perdita vitaminica è moderata, ma il ferro resta altamente biodisponibile; nei prodotti industriali, le alte temperature e i trattamenti chimici riducono il contenuto vitaminico e possono alterare la biodisponibilità dei minerali. In particolare, nei prodotti processati si osserva una minore presenza di ferro eme (quello più facilmente assimilabile dal nostro organismo) a causa della combinazione con conservanti e stabilizzanti che ne riducono l’assorbimento.
In ne, parliamo di zuccheri nascosti e carboidrati inattesi. Praticamente assenti nella carne fresca e nei salumi artigianali, sono largamente impiegati nei prodotti lavorati industrialmente per migliorarne sapore e consistenza: wurstel, prosciutto cotto industriale, carne in scatola e hamburger preconfezionati spesso contengono destrosio, sciroppo di glucosio o lattosio per mascherare il sapore di lavorazioni intensive e migliorare la conservazione. Questi zuccheri, oltre a rendere il prodotto più appetibile, contribuiscono all’aumento della glicemia e all’insorgenza di sindrome metabolica e obesità.
A cura di Angela Schiavina
Ecco una ricetta di Maria Angela Ceccarelli, insegnante Aici. Ingredienti (per 25 pezzi). 400 gr di lenticchie in scatola oppure 250 gr di lenticchie secche decorticate, 1 patata piccola, 5 pomodori pelati, 2 carote, 1 cipolla piccola e 1 costa di sedano, 2 uova grandi, 1 ciuffo abbondante di prezzemolo, 2 cucchiai di pecorino, 2 cucchiai di parmigiano, 1 cucchiaio di pangrattato (oppure 1 fetta pane raffermo/1 fetta di pancarrè sbriciolato) + quello per panare, 60 gr di provola oppure scamorza affumicata, sale, pepe, olio per friggere oppure olio extravergine in caso di cottura in forno. Preparazione. Prima di tutto ponete le lenticchie che avete scelto in una pentola capiente con le carote pulite e tagliate a pezzettini, la patata sbucciata e tagliata, i pomodori pelati, la cipolla affettata e il sedano. Poi coprite con acqua fredda (1 lt circa). Cuocete con coperchio per circa 20-25 minuti. Se state utilizzando le lenticchie secche, cuocetele almeno 45 minuti. In ne correggete di sale. Poi sgocciolate perfettamente le lenticchie e ponete da parte tutte le verdure, salvando il brodo di cottura, che potrebbe servire per preparare la salsa. Ponete le lenticchie in un mixer insieme al parmigiano grattugiato e pecorino, l’uovo e il prezzemolo: frullate per pochi secondi. In ne aggiungete a poco alla volta 1 cucchiaio di pan grattato, massimo un’altra spolverata per raggiungere la consistenza pastosa, ancora un pizzico di sale. Formate le polpette di lenticchie, prelevando un pezzetto di impasto, inserendo al centro 1 cubetto di scamorza. Richiudete con un pizzico. Arrotolate tra le mani. Passate le polpette prima nell’uovo sbattuto poi nel pan grattato. Fate quest’operazione no a esaurimento ingredienti. Per realizzare la gustosa salsa di verdure, frullare a immersione buona parte delle verdure cotte, valutate la consistenza se necessita di un altro pochino di brodo. Correggete di sale. Ponete da parte. Conservate in frigo e scaldatela al momento di servire. Le polpette di lenticchie si possono fare al forno (20 minuti a 180 gradi) o fritte. Servitele calde e lanti, accompagnate dalla salsa tiepida di verdure.
A cura di Alessandro Fogli
«La rivoluzione non è un pranzo di gala», diceva un certo cinese. L’affermazione però non pare essere stata valida per Daniele Scarpa, vignaiolo indipendente delle Colline del Genovesato e fondatore dell’azienda agricola La Ricolla, che anzi, nel 2011, proprio a seguito della decisione di rivoluzionare la rotta in campo agricolo – abbandonando tecniche e metodi convenzionali per un’agricoltura biologica e senza forzature – arriva in men che non si dica a ottenere risultati qualitativamente migliori di prima, senza utilizzare prodotti enologici o tecnologie invasive in cantina. Un esempio dei magni ci vini che produce oggi il buon Daniele può essere il Foresto 2023, 40% Bianchetta Genovese, 30% Petit Manseng e 30% Viognier, un bianco molto sperimentale, prodotto in meno di duemila litri e non facile da reperire. Foresto in quanto “straniero”, “estraneo”, vista la presenza di uve insolite, ma certamente adatte all’ambiente duro del vigneto. Il colore è un bel paglierino vispo, il naso ha un’eleganza complessa, tra frutta bianca macerata e ori. Al palato sembra dominare la morbidezza ma la nota salina dona equilibrio.
Le macellerie propongono carni selezionate e una ricca scelta di preparazioni in aiuto a coloro che hanno poco tempo da dedicare alla cucina: hamburger, salsicce, mezzelune ripiene e spiedini classici di carne e verdure, o versioni più aromatiche e fantasiose di maiale marinato agli agrumi, o di castrato e preparazioni gastronomiche su prenotazione, come arrosti e pollo grigliati. La nostra proposta vuole catturare il gusto attraverso sapori sempre diretti e veraci e offrire un servizio in linea con i tempi. «Con la seconda apertura di Russi ho scoperto un luogo dove la vita sembra scorrere più lentamente rispetto ai ritmi frenetici di Ravenna e mi sono accorto che i cittadini, nella loro spesa quotidiana, ricercano prodotti di ottima qualità. Le compere si fanno al mattino, tra botteghe e mercato, il “Diavolo delle Carni” colloca qui la sua offerta in grado di coniugare la tradizione della spesa fresca giornaliera con la sicurezze del prodotto controllato e verificato della normativa di oggi». Diego Trombini
Si accettano ordini per Pasqua
I consigli dell’esperto Stefano Siboni, dalla posa alla manutenzione: «Marzo è il mese perfetto per iniziare i lavori»
Che sia per ospitare una cena tra amici, far giocare i bambini o lasciare liberi gli animali domestici, uno spazio verde è un pregio per qualsiasi abitazione. Un giardino ben curato e progettato con attenzione però non ha solo una funzione estetica, ma può rappresentare un elemento chiave per aumentare il valore dell’immobile in cui si vive.
A seconda della disponibilità economica e del tempo che si riesce a dedicare alla cura del verde si può scegliere tra prato sintetico, prato seminato e a rotolo. In ogni caso però, il mese più indicato per iniziare a preparare il terreno è proprio quello di marzo. A spiegare nel dettaglio le fasi del rifacimento di un’area verde domestica è Stefano Siboni, titolare dell’omonima ditta ravennate che si occupa di tinteggiatura e giardinaggio, dalla semina alla fase di manutenzione e potatura. «Vedere una distesa di prato “vero” fa sempre il suo effetto, ma mantenerlo è una questione di tempo, cuore e muscoliinizia l’esperto -. per chi ha bambini, animali domestici o poca pazienza, la soluzione migliore è sicuramente quella del prato sintetico, di plastica, o quello vero a rotoli, già pronto per la posa e di veloce attecchimento». A fare la differenza in questo caso è il prezzo: il prato seminato è il più economico, mentre le altre opzioni sono più dispendiose, pur garantendo una resa immediata e, nel caso del sintetico, un notevole risparmio idrico e di gestione.
I lavori preliminari sull’appezzamento di terra sono comunque gli stessi: si inizia zappando a una profondità di circa 60cm, per rimescolare bene il terriccio, che andrà poi concimato con lo stallatico (circa un chilo ogni 10 metri quadrati). «In questa fase è importante valutare l’argillosità del terreno e, nel caso sia troppo elevata, correggerla con una miscela di sabbia e torba» spiega Siboni. Se la scelta è ricaduta sul prato sintetico, non c’è bisogno di concime e si può procedere con la spianatura della zona, l’applicazione di foglio di un tessutonon-tessuto per proteggere i tappeti dalla melma che si potrebbe creare nelle gornate di pioggia, e l’af ssione di lunghe viti o
uncini per ancorare i fogli al suolo. Nel caso di prato seminato o a rotoli invece, è buona norma rastrellare e lasciare passare una quindicina di giorni per far si che il terreno si asciughi un po’ e assorba le sostanze nutrienti del concime: «La terra ideale per la semina non è quella umida e compatta, ma quella leggermente secca, friabile e spezzettata» precisa l’esperto. I semi vanno distribuiti con una media di 5-10 grammi al metro quadrato e, per velocizzare la germinazione, si può usare un concime speci co (starter). Arrivati a questa fase, la scelta delle sementi gioca un ruolo fondamentale per la resa del giardino: «La più comune è la festuca arundinacea, un’opzione economica e resistente, che richiede una bassa manutenzione - prosegue Siboni -. Un’alternativa più raf nata può essere la miscela con poa e loietto, erbe più ni, sottili e delicate, ideali per ricreare il classico “prato inglese” ma che richiedono una manutenzione più intensa e un maggiore dispendio di acqua. Nelle situazioni più delicate e negli ambienti marittimi invece,
io consiglio sempre la dicondra, un’erba dalla foglia piccola e tondeggiante che richiede scarsa irrigazione, resiste bene alla calura, agli aghi di pino e va tagliata una sola volta all’anno». Una volta seminato il manto erboso più adatto alle proprie esigenze, si procede con una passata di rullo leggera per ssare il seme all’interno del terreno. Per le due settimane successive l’area andrà innaf ata regolarmente: «In questa prima fase di germinazione è fondamentale evitare il formarsi di muffe, quindi è bene non irrigare in orario serale, come si è soliti fare a prato cresciuto, ma nelle prime ore della mattina: le basse temperature permetteranno al terreno di assorbire con calma l’acqua e il nutrimento, ma la luce del giorno asciugherà la super cie evitando il ristagno» puntualizza il giardiniere. Trascorso questo periodo di tempo, dovrebbero iniziare a spuntare i primi li d’erba, a chiazze irregolari «Non c’è da preoccuparsi, la bellezza della natura è nella sua imperfezione. Ogni seme ha il suo sviluppo e la sua crescita. In poco tempo il giardino si compatterà e quando i li raggiungeranno un altezza di circa dieci centimetri si può procedere con il primo taglio leggero, perché un prato appena nato è ebile e delicato, e si rinforzerà rasatura dopo rasatura» - prosegue l’esperto. In questa fase infatti è bene non toccare il manto erboso, evitando di calpestarlo o stressarlo inutilmente.
Chi ha scelto di installare un prato a rotoli invece non avrà bisogno di aspettare, ma potrà camminarci dopo solo pochi giorni dalla posa: «In questo caso però è importante ricordare che il prato a rotoli è un prato vero a tutti gli effetti, con piccole radici che si devono ancorare al terreno e che necessitano la stessa irrigazione, concimazione e tagli del prato tradizionale» conclude Siboni.
Maria Vittoria Fariselli
La Fimaa della provincia di Ravenna, la federazione che raggruppa i mediatori e agenti d’affari di Confcommercio, ha riconfermato nei giorni scorsi per acclamazione Ivano Venturini quale presidente per il prossimo quinquennio. Del coordinamento provinciale fanno parte per Cervia Nazario Fantini (presidente) e Andrea Antonelli (consigliere), per Lugo Riccardo Ioppi (presidente) e Fabrizio Mordini (consigliere), per Faenza Claudia Minardi (presidente) e per Ravenna Pierluigi Fabbri (presidente). Venturini è anche presidente Fimaa Emilia-Romagna, consigliere nazionale e componente della giunta esecutiva di Fimaa.
Fimaa ne ha appro ttato per diffondere i primi dati del mercato immobiliare di quest’anno, che nei primi mesi avrebbe mostrato segnali di crescita, confermandosi tra i più dinamici della regione. L’andamento del settore - dicono da Fimaa - evidenzia una domanda stabile sia per le compravendite che per le locazioni, con differenze signi cative tra il centro città e le zone periferiche.
Nel comune di Ravenna, il prezzo medio degli immobili residenziali si attesta attorno a 2.100 euro al metro quadro, con un incremento del 5,26% rispetto all’anno precedente. Le zone costiere e centrali registrano una forte domanda, con Cervia che si conferma tra le località più attrattive, superando i 4.010 euro al metro quadro. A Faenza, invece, il prezzo medio è di 1.730 euro al metro quadro, con una leggera essione dello 0,69 percento. Nelle aree periferiche della provincia, i valori risultano più contenuti, con alcune località dell’entroterra che scendono sotto i 1.000 euro al metro quadro.
Rispetto alla media nazionale, che si attesta attorno ai 1.950 euro al metro quadro (1.790 secondo Idealista.it, dato aggiornato a febbraio 2025, vedi articolo di anco), Ravenna si posiziona tra le province con i prezzi più elevati. A livello regionale è seconda solo a Bologna (3.580/m2) e Rimini (3.168/m2).
Nel settore delle locazioni, il canone medio richiesto per gli immobili residenziali è di 13,02 euro al metro quadro mensili, con un incremento del 23% su base annua. Nel centro città, i canoni si aggirano intorno a 11,18 euro al metro quadro, mentre
nelle zone turistiche di Cervia possono raggiungere 22,96 euro al metro quadro. A Faenza, il canone medio è di 9 euro al metro quadro, con una crescita dell’1,24% rispetto all’anno precedente. «Il mercato immobiliare è in uenzato da diversi fattori economici e nanziari - commentano da Fimaa -. Il recente calo dei tassi di interesse sta progressivamente favorendo la ripresa della domanda di acquisto, mentre la carenza di nuove costruzioni mantiene alta la pressione sui prezzi. La stabilità del mercato del lavoro, insieme agli investimenti in infrastrutture e riquali cazione urbana, sta sostenendo la solidità del settore immobiliare». Nei prossimi mesi, il mercato immobiliare della provincia di Ravenna dovrebbe mantenere un andamento positivo, con una domanda stabile e un’offerta che potrebbe ampliarsi grazie a nuove iniziative di sviluppo residenziale. Il settore delle locazioni continuerà a essere caratterizzato da una forte richiesta, specialmente nelle aree più turistiche e nei quartieri centrali. Gli esperti prevedono una progressiva stabilizzazione dei prezzi e un rafforzamento del mercato.
CON IL REDDITO DI UN ANNO A RAVENNA SI POSSONO COMPRARE 11,3 METRI QUADRI
A Biella addirittura 30, mentre Venezia è ultima in Italia con 5,95
In provincia di Ravenna investendo tutti gli introiti di 12 mesi si potrebbero comprare 11,3 metri quadrati di abitazione. È il dato che si ottiene rapportando l’ultimo aggiornamento dei redditi disponibili delle famiglie (alla ne del 2023) - elaborati dall’Istituto Guglielmo Tagliacarne, centro studi di Unioncamere - con il prezzo medio delle abitazioni rilevato dal portale Idealista.it Ravenna è la ventunesima provincia in Italia per reddito familiare, con una media di 24.555,03 euro procapite, mentre il prezzo medio di vendita per un’abitazione nuova è di 2.133 euro al metro quadro (aggiornato a febbraio 2025), più alto della media italiana che è invece pari a 1.790 euro. In Italia è Biella il capoluogo dove una famiglia può comprare più facilmente casa (a causa di un prezzo bassissimo, sotto gli 800 euro a metro quadro, che porta la media acquistabile in un anno a 30,22). Venezia invece è la città dove l’acquisto è più proibitivo (il risultato è di 5,95 metri quadrati all’anno). Ravenna si colloca in una posizione medio-bassa. In fondo, appena sopra Venezia troviamo Napoli, dove il risultato di 5,95 metri è dovuto al reddito provinciale molto basso (16.734 euro a fronte di una media nazionale di 22.359 euro) e poi Firenze (6,21). Tra le grandi città, Milano si classi ca in 101esima posizione, con 6,88 metri quadrati, la capitale è 95esima con 8,25 metri, Torino 53esima, con 13,64 metri, Bologna 98esima, con 7,97 metri, Palermo 63esima, con 12,1 e in ne Genova: 12esima con 18,78 metri.
RAVENNA&DINTORNI - -2022
foto
Nello storico spazio di via Diaz “rivisitato” dallo studio Mecozzi
ARCHITETTI/2
Come ricostruire
le città distrutte?
Ne parla Gualdrini
CASE POPOLARI
A Faenza va in scena la performance nata dal laboratorio d’arti “per comunità riparative” con i residenti di via Fornarina
All’interno dello scenario affrescato di Palazzo Guaccimanni di via Diaz 15, a Ravenna, nasce Gironda Palazzo, la nuova s da imprenditoriale di Emanuela Docimo. La progettazione di una nuova residenza a carattere ricettivo all’interno del piano nobile di Casa Guaccimanni ha offerto allo studio ravennate Giovanni Mecozzi Architetti l’opportunità di realizzare un intervento che dà luogo a una complementarietà tra la dimora storica e l’abitare contemporaneo. Le storiche sale vengono ride nite da imponenti strutture d’arredo che ospitano diverse funzioni, mentre i colori evocano l’essenza dei mosaici paleocristiani e bizantini della storia ravennate.
All’interno di questo scenario inaugura sabato 22 marzo (dalle 11 alle 17) Semi_luce, una mostra personale di Simone Bossi, fotografo di Varese affermatosi tra i più importanti fotogra di architettura degli ultimi anni. Il suo profondo percorso di ricerca personale sviluppa leggerezza, verticalità, geometria che svelano la sua formazione d’architetto, ma si fondono con la libertà artistica grazie alla ricerca del gioco di luce, del dettaglio, dell’indeterminato. Questa mostra presenta una serie di progetti più recenti realizzati in collaborazione con lo scrittore italiano Rosso Rota, che ha introdotto ogni lavoro con una poesia dedicata. Le 20 opere in mostra sviluppano una stretta relazione con Palazzo Guaccimanni tra architettura e psicologia umana. Fino al 19 aprile ingresso gratuito su prenotazione al 377 3661921 o info@gironda.me.
Venerdì 21 marzo alle 18 alla biblioteca Manfrediana di via Manfredi 14, a Faenza, è in programma una conferenza dell’architetto Giorgio Gualdrini sul tema “Com’era e dov’era? Modalità di ricostruzione delle città distrutte: i casi di Faenza, Dresda, Varsavia, Londra, Berlino… Gaza”. Dopo ogni guerra, dopo ogni catastrofe naturale nell’opinione pubblica e nel mondo della cultura affiora la domanda: come ricostruire gli edifici distrutti? Gualdrini - autore tra gli altri del libro “Appunti per un’urbanistica raccontata ai ragazzi” - presenterà, con l’aiuto di molte immagini, i celebri casi delle città di Dresda, Varsavia, Londra, Berlino, devastate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, per finire con uno sguardo su alcune ipotesi di ricostruzione nella striscia di Gaza, oggi distrutta. Tra esse sono meritevoli di menzione quella presentata dall’ingegner Yahya Sarraj, sindaco di Gaza, e quella elaborata da un’equipe di architetti italiani e palestinesi coordinata da Benno Albrecht, rettore dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia.
Venerdì 21 marzo alle ore 17.30 alla Sala Arcobaleno del Centro Sociale Borgo, a Faenza (via Pasquale Saviotti 1) verrà presentato alla cittadinanza l’evento performativo Metamorfosi di angeli feriti. Si tratta della tappa conclusiva del “laboratorio d’arti per comunità riparative”, organizzato e condotto dal Teatro del Pratello di Bologna, con il finanziamento e il sostegno di Acer – Azienda Casa Emilia Romagna per la provincia di Ravenna e di Asp Romagna Faentina. il percorso ha coinvolto un gruppo intergenerazionale composto da residenti del complesso di case di via Fornarina e strade limitrofe, studenti e cittadini. A partire dalla suggestione di un’immagine, il quadro L’angelo ferito (1903) del pittore H. Simberg, il gruppo ha intrapreso un percorso collettivo con incontri di scrittura creativa, attività artistiche manuali, passeggiate fotografiche e incontri teatrali costruendo un evento performativo finale da restituire ad una comunità di spettatori-testimoni. Il percorso è stato condotto da Francesca Dirani (operatrice di teatro carcere), Veronica Billi (fotografa) e Irene Ferrari (scenografa). La regia è di Paolo Billi; la drammaturgia e gli oggetti di scena sono stati realizzati dai partecipanti all’interno del laboratorio. L’evento è gratuito e aperto a un numero limitato di spettatori. Per assistervi è necessario prenotarsi scrivendo una mail a teatrodelpratello@gmail.com o telefonando al numero 339 1374689.
Ritorna a Ravenna il servizio di Portierato sociale per promuovere la cultura della mediazione e aiutare i cittadini nelle pratiche burocratiche
A marzo riapre a Ravenna il portierato sociale Movalà gestito dagli operatori e mediatori di Villaggio Globale coop sociale. Grazie alla collaborazione con Acer Ravenna il portierato sarà presente negli spazi comuni dei condomini di via Butrinto, via Suzzi e via Gulli 249/B. Il Portierato sociale è un progetto rivolto a tutti i residenti dei complessi condominiali e ai cittadini residenti nei quartieri in cui il portierato viene ospitato, per promuovere la cultura della mediazione, facilitare e supportare i cittadini nello sbrigo di pratiche burocratiche, compilazione moduli, partecipare a piccole iniziative formative, laboratori e organizzare iniziative culturali e di buon vicinato anche nella cura degli spazi comuni, in collaborazione con le realtà cittadine e enti quali servizi e scuole e organizzazioni associative.
Nei giorni scorsi è stata inaugurata anche la riapertura della saletta condominiale “Gullinsime”, con una bibliteca aperta a tutti.
È possibile rivolgersi al Portierato: Le Rose di Acer, via Suzzi 22, ogni primo e terzo martedì del mese dalle 9.30 alle 11.30; Gullinsieme, via Gulli 249/B tutti i giovedì dalle 9.30 alle 11.30; CittAttiva, via Carducci 16, il martedì e giovedì dalle 15 alle 18 e mercoledì e venerdì dalle 10 alle 13.
Ravenna, via Giulio Pastore 12
Tel. 0544 215658
Cell. 331 8013309
Fax 0544 211546
rgsrl.info@gmail.com
AGENDA
L’assessora Randi a Cannes per il festival dell’immobiliare
L’assessora del Comune di Ravenna allo Sviluppo economico e cooperazione internazionale Annagiulia Randi ha partecipato a Cannes all’edizione 2025 del Mipim (Marché international des professionnels de l’immobilier) insieme alla delegazione della Regione Emilia-Romagna guidata dal vice presidente Vincenzo Colla.
Attrarre talenti, innovazione e investimenti e promuovere le opportunità del territorio sono gli obiettivi che la delegazione ha presentato durante il workshop “Tecnologie e infrastrutture strategiche per l’innovazione in Emilia-Romagna”.
Il 4 aprile scade il termine per 25 alloggi Ers
Il 4 aprile si chiude il bando del Comune di Ravenna per l’assegnazione di 25 alloggi di edilizia residenziale sociale (Ers). Gli alloggi in assegnazione hanno una superficie che va da un minimo di 40 mq a un massimo di 104. Per partecipare occorre un Ise non inferiore a 16mila euro e non superiore a 77.173 euro, un Isee non inferiore a 8mila euro e non superiore a 32.154 euro. Le domande vanno inviate via Pec o consegnate a mano agli uffici competenti. Le domande presentate con qualsiasi altro mezzo non indicato dal bando e/o pervenute oltre i termini diversi da quelli sopraindicati saranno escluse. È possibile ricevere informazioni e assistenza per la compilazione e la presentazione della domanda recandosi agli sportelli Acer Ravenna in viale Farini 26 previo appuntamento telefonico allo 0544.210156.
L
T C E T T E
L’obiettivo è il cento percento di utilizzo degli alloggi rp in milia omagna
Mettere la casa al centro delle politiche sociali recuperando la quota di alloggi di Edilizia residenziale pubblica (Erp) inutilizzata a fronte di una richiesta sempre crescente. La Regione stanzierà a questo scopo 22 milioni di euro per il prossimo triennio. Già nel bando 2025 verranno messi a disposizione 9 milioni di euro.
In commissione Territorio e ambiente, presieduta da Paolo Burani, il 12 marzo l’assessore Giovanni Paglia (nella foto) ha fatto il punto sulle politiche abitative dell’Emilia-Romagna. Oltre all’obiettivo di raggiungere il cento percento di utilizzo di alloggi Erp (oggi al 90 sulle 50mila unità pre-
senti sui territori), Paglia ha precisato che «un’altra priorità sarà quella di implementare gli alloggi di Edilizia residenziale sociale (Ers), per soddisfare le esigenze di chi rientra in una fascia di reddito leggermente più elevata di chi ha diritto agli alloggi Erp, puntando sulla rigenerazione urbana e limitando il consumo di suolo».
L’assessore ha poi toccato il tema ‘af tti brevi: «Stiamo avviando il lavoro per impostare una normativa che li regoli, soprattutto nei territori dove più impattano con gli af tti standard. L’intenzione è intervenire in senso restrittivo per mettere al primo posto la possibilità di accesso alle case».
«Valorizzare il recupero del patrimonio immobiliare»
Le associazioni artigiane Confartigianato e Cna hanno presentato, nei termini previsti, un documento unitario di osservazioni al Pug del Comune di Ravenna, il piano urbanistico generale, nel quale sono state individuate proposte e suggerimenti per lo sviluppo e la valorizzazione dell’intero territorio.
«Nello sviluppo del territorio le aree artigianali/industriali devono essere valorizzate, mettendo le imprese nelle condizioni di realizzare investimenti in tempi brevi tenendo conto degli obblighi normativi a cui devono in certi casi sottendere».
Confartigianato e Cna sottolineano l’importanza di proseguire con le politiche di sostegno alla rigenerazione urbana, alla sostenibilità e all’innovazione. «La riquali cazione urbana della città in questo contesto deve valorizzare il recupero del patrimonio immobiliare per mantenere vivo e attrattivo il territorio e sostenere la riquali cazione delle strutture ricettive in ogni sua forma. Per il centro cittadino occorre favorire un equilibrio fra residenziale, attività commerciali, di servizio, artigianato e strutture ricettive e culturali e assicurare la coerenza dello strumento urbanistico con la progettazione e l’individuazione degli Hub Urbani».