leggendo Marina Zulian responsabile della BibliotecaRagazzi di BarchettaBlu
Aspetta un minuto! Rispettiamo i tempi dei bambini 28
Tante volte quando chiedo alla mamma di aiutarmi, lei mi dice: - Aspetta un minuto! ... e così devo sbrigarmela da sola. Quando il papà legge il giornale, e io gli voglio mostrare quello che faccio, lui dice sempre: - Tra un minuto! ... ma quando finalmente si gira, è tutto da rifare! Ieri volevo far vedere alla maestra una farfalla, ma lei ha detto: - Aspetta un minuto! ... e la farfalla è volata via. Quando chiedo a mio fratello di aiutarmi a preparare la tavola, lui risponde sempre: - Un minuto! ... così devo fare tutto io. Quando siamo in vacanza, a me piacerebbe che tutti si alzassero presto, ma loro dicono: - Ancora un minuto! Certa gente non sa che cosa perde! Adesso ho imparato come fare. Quando sto guardando la televisione, e la mamma
più incalzanti. Se da un lato gli insegnanti potrebbero iniziare a rallentare certi ritmi legati ai programmi nozionistici, dall’altro i genitori, magari durante i fine settimana o le festività scolastiche, potrebbero cercare di non imporre ai figli i soliti ritmi velocissimi, costruendo giornate con tempi dedicati ai bisogni di ciascuno. Ciò non significa dedicarsi totalmente ai figli, ma dedicare loro alcune parti della giornata, nel rispetto delle tempistiche dei bambini, spesso non coincidenti con quelle degli adulti. Sarebbe bello poterlo fare anche tutti i giorni della settimana, ma intanto si Riuscire a rispettare i tem- può approfittare dei periodi pi e le esigenze dei bambini di vacanza per conoscere a e dei ragazzi è sempre più fondo i tempi dei propri fidifficile per genitori e inse- gli e per iniziare uno stile gnanti alle prese con pro- di vita nuovo. fessioni sempre più frene- Purtroppo questo semplice tiche e programmi sempre ma esplicativo libro intitodice: - A tavola!... anch’io dico: - Tra un minuto! E quando il papà: - Forza, usciamo! ... io rispondo: - Arrivo tra un minuto. Oppure quando mi sto divertendo, e i miei amici vogliono giocare a qualcos’altro, io dico: - Aspettate un minuto. Qualche volta andiamo con tutta la classe allo zoo, e quando la maestra dice: - Bene, adesso andiamo. ... io chiedo: - Possiamo stare ancora un minuto? E quando è ora di andare a letto, io dico sempre: - Tra un minuto. In certe occasioni, però, quando ci troviamo tutti insieme, nessuno dice: - Aspetta un minuto!
lato Aspetta un minuto di Anita Harper è fuori catalogo, ma si può reperire nelle migliori biblioteche per ragazzi. Si nota benissimo come spesso i bambini imparino certi comportamenti proprio dagli adulti che stanno loro vicino. Quando i bambini non riescono a formulare con le parole i propri bisogni, come il topolino del libro, cercano di dimostrarli con i fatti; ricopiando i comportamenti degli adulti, i bambini fanno vedere che, se gli altri non ci dedicano il giusto tempo, ci si sente molto male. A volte basterebbero davvero anche pochi minuti per gratificare un bambino che per esempio ha realizzato una bella costruzione con i mattoncini e vuole un po’ di attenzione per farci vedere quanto sia stato bravo. Ancora più degli adulti, i bambini hanno bisogno di raccontare ciò che capita loro, di essere ascoltati e di far vedere cosa sono capaci di fare; quando non vengono accolte queste loro necessità, i bambini possono esprimere le loro delusioni con comportamenti aggressivi e violenti. Alcuni genitori credono di non trascorrere sufficiente tempo con i propri figli e convivono con un forte senso di colpa. Talvolta cercano modi compensato-
ri per placare il loro senso di inadeguatezza, ma tali modi si rivelano inefficaci: non serve a molto esaudire tutti i desideri e le richieste dei figli, o viceversa irrigidirsi e nascondersi dietro la necessità di dare regole. In realtà si tratta anche di imparare alcune strategie rispetto alla qualità e alla quantità del tempo. Per un bambino può essere più gratificante avere mezz’ora di attenzione tutte le sere dopo cena per raccontare a mamma o papà le disavventure e le gioie della giornata, piuttosto che avere due ore ogni pomeriggio con i genitori mentre loro continuano a rispondere al cellulare o a pensare alle grane del lavoro. Ma anche nei brevi momenti insieme, come a colazione, durante il tragitto verso scuola o ver-
so la palestra, si possono accogliere le richieste dei bimbi e dare loro qualche minutino. È importante ascoltare i racconti dei bambini anche per farsi un’idea sul loro modo di sentire il tempo. Per farlo c’è bisogno di uno spazio in cui gli adulti smettano le vesti di educatori o controllori e si dedichino esclusivamente all’ascolto con interesse. Si tratta di un tempo commisurato al metro dei bambini che, se cercano l’attenzione in modo irritante o maleducato, lo fanno soprattutto per essere considerati e riconosciuti. Più hanno attenzioni superficiali, più aumenta la loro rabbia; più si considera il tempo degli adulti uguale a quello dei bambini, maggiori saranno le incomprensioni.
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© ilaria nasini
In Tic Tac. Un minuto dura un biscotto si mette in evidenza, con ironia e leggerezza, cosa possano significare un minuto o un’ora per un bambino. Un libro divertente sul tempo per scoprire cosa si può fare in un secondo, in un minuto, in un giorno: basta un minuto per piantare un seme ma poi bisogna aspettare un secolo per sedersi all’ombra di un grande albero. Immersi nella quotidianità, si tende a dimenticare la relatività del tempo e la difficoltà dei bambini nel capire lo strano mondo di ore, giorni, mesi che ci siamo costruiti.
Per spiegare i concetti di tempo ai bambini, possono essere utili clessidre e orologi, calendari e linee del tempo ma sono assai più efficaci gli azzeccatissimi esempi che troviamo nel libro; a volte sono un po’ irriverenti ma sempre hanno una gran presa con i bambini, come per esempio In un secondo... posso fare una puzzetta! Proprio la freschezza degli esempi e dei disegni ci aiuta a entrare nel modo di intendere il tempo dei bambini. Un tempo fatto di cose pratiche, di persone che si incontrano, di situazioni della vita di tutti i giorni;
un tempo spesso molto distante da quello forsennato degli adulti. In generale lo scorrere del tempo è percepito attraverso fenomeni di vario tipo riconducibili a esperienze di permanenza e cambiamento; trasformazioni, movimenti, crescite contribuiscono alla costruzione del concetto del fluire del tempo. Il tempo si connota in passato come memoria, presente come coscienza dell’adesso e futuro come anticipazione. Il piccolo libricino, con terminologia adatte ai bambini, spiega questi difficili concetti raccontando di un seme che è
stato piantato in un minuto, che sta diventando una piantina in un anno e che diventerà un albero grandissimo in un secolo. Anche qui il protagonista si chiede Perché i grandi vanno sempre di corsa? e aggiunge: Secondo me il tempo è difficile da capire. I grandi hanno tutti l’orologio, noi piccoli no! I grandi guardano il calendario, vanno di corsa e dicono sempre che il tempo è poco e bisogna sbrigarsi! Un giorno la zia Michi si è tanto arrabbiata perché le ho detto
di aspettare un minuto e mi ha risposto che li conosce i miei attimi. Le riflessioni sul tempo si possono iniziare con i bambini anche molto piccoli. Con loro si può ad esempio indagare prima di tutto nel tempo presente, poi soffermarsi sulle sequenze e sulle trasformazioni e infine rappresentarle in forma verbale o grafica ponendo l’attenzione sul senso che ciascuna di esse ha per il singolo. Infatti grandi e piccini sono concordi nell’affermare che
quando ci si diverte sembra che sia passato un attimo mentre quando ci si annoia il tempo sembra non passare mai! Con i bambini si può recuperare il passato come memoria cercando di ricostruire in modo sempre più preciso sequenze di avvenimenti passati. Però con i bambini, in particolare quelli adottati, in famiglia e in classe, si deve fare molta attenzione nell’esplorare il passato; spesso si possono far riemergere dolori e sofferenze e l’adulto, genitore o insegnante, deve essere
sicuro di saper gestire la situazione che si può creare. Attenzione a non andare troppo lontano e ritrovarsi poi in mondi inaspettati e difficili. Poiché l’esplorazione del passato può prendere spunto sia dalla memoria individuale che da quella di gruppo, si può iniziare con indagini sulla memoria a breve termine di situazioni concrete e conosciute.
Il tempo può essere raccontato in molti modi. Quello scelto da Angela Nanetti è il modo della metamorfosi e del cambiamento. Un modo affascinante di parlare del tempo, del prima, del dopo, del poi; di ieri, di oggi e di domani; delle stagioni, dell’adesso, del sotto e del sopra, del quando, del dentro e del fuori. Ma anche del mentre e dell’avanti e dell’indietro. Parlare del girotondo del tempo e del girotondo della natura. Farlo attraverso i paesaggi che cambiano e attraverso la gemma sul ramo che diventa fiore e poi frutto. Tanti piccoli eventi, che sono poi la storia dell’esserci.
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cede di incontrare educatori e maestri che fanno fatica a capire e riconoscere le difficoltà dei genitori in determinate situazioni. In una programmazione accurata e pensata, gli educatori collaborano con le famiglie e raccolgono le informazioni senza modalità indagatorie e nel rispetto delle diverse storie di vita. È necessario quindi avvertire le famiglie di ciò che viene programmato e ideare attività che non escludano nessuno; le unità didattiche non posBibliografia sono essere sempre uguali negli anni ma devono esseAspetta un minuto! A. Harper, Elle Edizioni, 1994 re flessibili e adattabili alle situazioni che cambiano, Tic Tac. V. Muzzi, Sinnos, 2011 sempre in un ottica di vaPrima c’era un fiore. A. Nanetti, Motta junior, 2011 lorizzazione delle diversità Buongiorno oggi. S. Fatus, Prìncipi&Principi, 2011 come occasioni di ricchezza Dove abita il tempo.V. Skutina, Arka, 1996 e non rinunce. Addirittura alcuni genitori hanno menTicche Tocche. Il mago del tempo. E. Battut, Bohem, 2009 tito sul peso alla nascita o La corsa della lumaca. M. Monari, Zoolibri, 2011 sull’età dei primi passi, per I venditempo. G. Levi, Orecchio Acerbo, 2004 non deludere il figlio e sotStorie per tutte le stagioni. M. Vidale, Einaudi, 2002 toporlo ad un’enorme fruAncora niente. C. Voltz, Arka, 2002 strazione di fronte a maestra e compagni. L’isola del tempo perso. S. Gandolfi, Salani, 2010 Spesso racconto a genitori e Quando mi troverai. R. Stead, Feltrinelli Kids, 2010 insegnanti come i bambini e i ragazzi possano sviluppare la loro curiosità e la bini, ma può creare dolore e zio della propria storia o il loro creatività e aumentare sofferenza se non viene af- nome della propria mam- le loro conoscenze e compefrontato con grande atten- ma biologica o se non ha tenze solo se a scuola c’è un nessun oggetto di quando clima positivo e rassicuranzione. Quando partecipo a incon- era neonato. Se ci sono dei te, solo se si costruiscono tri con genitori adottivi vuoti nella storia del figlio relazioni significative. sento molto forte la loro adottivo è doloroso doverli Poi nel concreto, nello scordifficoltà e il loro disagio affrontare per imposizione. rere delle giornate, genirispetto a questi progetti D’altra parte spesso mi suc- tori e insegnanti si trovaGeneralmente in seconda elementare si iniziano a spiegare ai bambini i concetti storici a partire dalla storia personale. I piccoli alunni imparano a collocare i fatti e le esperienze vissute nel tempo e a riconoscere il significato di contemporaneità e successione, di fonte storica e datazione. L’affrontare queste tematiche può essere di grande utilità per i bambini adottati e in generale per i tutti i bam-
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di ricostruzione in classe della storia personale. Sia per i genitori che per i figli è molto difficile il compito di ricostruzione della storia personale se, per esempio, non la si conosce affatto. Nel trattare la storia personale è indispensabile affrontare tempi e argomenti che con certezza e senza disagio tutti i bambini possano raccontare. Nessuno deve essere messo in difficoltà se non conosce l’ini-
no davanti a bambini che hanno vissuto i tempi della loro vita nei modi più disparati. Quando evidenzio le difficoltà di astrazione, sottolineo parallelamente la necessità di sperimentare concretamente quando si tratta di studiare la storia. Partire dalla storia personale è corretto, ma lo si può tranquillamente fare chiedendo per esempio di portare un fatto successo la settimana precedente e confrontarlo con quella in corso. Si può anche iniziare dalla storia della classe, e ogni bambino ha una sua storia dentro la classe, che diventa punto di riferimento per affrontare i concetti temporali di prima-adessodopo. Molto utile e divertente è la costruzione di un piccolo libretto nel quale i bambini possano disegnare, piuttosto che incollare foto, magari impossibili da rintracciare. Si può aiutare i bambini a imparare una precisa metodologia di ricerca storica raccogliendo nel corso dell’anno momenti importanti della classe e poi ricostruire il materiale accumulato insieme, all’interno e con il supporto di tutta la classe. Il tempo è denaro. Quante volte l’aveva sentito ripetere! Una volta in pasticceria aveva provato a chiedere: Con un’ora di tempo quante
caramelle posso comprare? L’idea gli venne alle medie. Vendono di tutto, perché non vendere il tempo? Fu un successo strepitoso! Il buffo coniglio, che da bambino non aveva capito cosa significasse il tempo è denaro, una volta cresciuto, decide di vendere il tempo. Cattura il tempo perso nelle code degli uffici postali, negli ingorghi del traffico, nelle sale d’aspetto degli ospedali e lo rivende a tutti. Gli affari vanno talmente bene, che alla fine non ha più tempo per se stesso. E allora decide di chiudere il negozio, per tornare a leggere, scrivere e sognare. Nello spiritoso libro intitolato Venditempo vi è un uso intelligente delle parole, un susseguirsi di mille trovate, un prezioso adattamento delle illustrazioni colorate e originali. Quando i bambini sono sottoposti a ritmi inadatti, possono, come il protagonista, diventare cupi e stressati per l’affanno da mancanza di tempo per se stessi. Il tempo per oziare è necessario per liberare la creatività, per scoprire che il tempo è prezioso, anche quello perso a guardare un tramonto, benché sembri non valere niente. Ancora un racconto che aiuta i bambini a pensare. L’attività per il protagonista è redditizia, ma stressante:
ogni tanto il tempo è meglio perderlo che trovarlo! E allora approfittiamo, per esempio delle vacanze natalizie, per passare più tempo in quelle attività che non hanno uno scopo pratico e cerchiamo di dedicare più tempo ai nostri bambini, rallentando i ritmi e rispettando i loro tempi. Cogliamo anche l’occasione per fare una semplice riflessione sul futuro, parlando con i bambini di progetti e aspettative a breve termine nel corso della settimana, a medio termine nel corso di un mese o a lungo termine nel corso dell’intero anno. Il concetto di futuro inteso come anticipazione e aspettativa può essere anche affrontato, in famiglia o in classe, per esempio attraverso la realizzazione di un calendario dell’avvento. Ai bambini piace vedere la successione dei giorni, aspettare la mattina del giorno dopo per aprire la finestrella e alla fine riguardare il calendario con tutte le finestrelle aperte ricordando la gioia della loro apertura e la scoperta della sorpresa che avevano celato.
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