COSTRUZIONI E IMPIANTI
Anno 7 - n 49 - luglio | agosto 2013 - euro 4,50
CIBO VINO ARCHITETTURA
EATING ARCHITECTURE IDEE, PAESAGGI, DESIGN
MAESTRI ÁLVARO SIZA / PAESAGGIO LIBERA TERRA / STILE LIBERO FOOD ARCHITECTURE / ARTEFACTS FRAGILE? / AMBIENTE COSTRUITO MINIMALISMO MEDITERRANEO / LAB OLTRE LO SPACE PLANNING F o n t s r l - v i a S i u s i 2 0 / a 2 0 13 2 M i l a n o - S p e d . i n a b b . p o s t a l e 4 5 % D . L . 3 5 3 / 2 0 0 3 ( c o n v. i n . 2 7. 0 2 . 2 0 0 4 n . 4 6 ) A r t . 1 C o m m a 1 D C B M i l a n o
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BENESSERE SOSTENIBILE Nella storia dell’uomo, sostiene Claude Lévi-Strauss, è la cottura dei cibi ciò che rende umani gli umani. La natura diventa cultura a partire dal cibo, e dalla condivisione e dallo scambio del cibo nasce l’idea di società. Soddisfazione di un bisogno primordiale e piacere di stare insieme, frutto della terra e del lavoro, trasformazione della natura in paesaggio: questo è il cibo nelle sue diverse fasi, dalla produzione alla trasformazione, preparazione e consumo. Ma se fino alla metà del XX secolo la separazione tra città e campagna e la produttività agricola hanno contribuito alla diffusione del benessere, oggi questo modello ha raggiunto un punto di nonritorno: non serve produrre di più ma meglio, in sintonia e non “contro” la natura, permettendo alle comunità locali di crescere le coltivazioni più adatte alle caratteristiche del proprio territorio e alle proprie tradizioni. Perché il cibo sia ancora fonte di felicità, salute e benessere.
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IOARCH Costruzioni e Impianti n. 49
Comitato di direzione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli, Antonio Morlacchi Contributi Francesca Emily Amato, Atto Belloli Ardessi, Ginevra Bria,
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MARMOMACC PIETRA SU PIETRA
MINIMALISMO MEDITERRANEO
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MIES AWARD 2013
FOOD ARCHITECTURE
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FORZA FRAGILE
Conversazione con Álvaro Siza
Tra paesaggi, cantine e design
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Direttore responsabile Sonia Politi
CIBO, VINO E ARCHITETTURA
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In copertina, foto di Moreno Maggi
UFFICI MODERNI
MURATORE DI OPERA GRAVE
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Cantine Cusumano a Partinico
Un racconto fotografico di Moreno Maggi
Chiara Brusini, Alice Gramigna, Enrico Giacopelli, Moreno Maggi, Luigi V. Mangano, Marco Penati, Nichi Stefi, Giuseppe Todaro, Silvia Zotti Grafica e impaginazione Roberta Basaglia, Cristina Amodeo Fotolito e stampa Pinelli Printing, Milano
Dallo space planning all’ufficio interattivo
International award architecture in stone
Il premio alla sua 25^ edizione
Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano Tel. 02 2847274 Fax 02 45474060 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Abbonamenti Tel. 02 2847274 - Fax 02 45474060 abbonamenti@ioarch.it
Una mostra alla Fondazione Cini
Prezzo di copertina euro 4,50 arretrati euro 9,00. Abbonamento (6 numeri) euro 27,00; estero euro 54,00. Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386 Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 DCB Milano
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‹ MAESTRI
Giuseppe Todaro, www.todaroarchitect.com
Sotto, Alvaro Siza (Matosinhos, 1933) in uno scatto di Santo Eduardo Di Miceli. In basso, facoltà di Architettura dell'Università di Porto, 1995 (foto ©Giuseppe Todaro).
MURATORE DI OPERA GRAVE PREMESSA A UNA CONVERSAZIONE CON ÁLVARO SIZA VIEIRA di Giuseppe Todaro
Uno degli aspetti fondamentali della metodologia di Álvaro Siza è il suo atteggiamento critico nel dialogo con l’architettura contemporanea. I suoi principali riferimenti sono Alvar Aalto e l’essenziale geometrico di Wright come lezione per esprimere la costruzione. Siza mostra grande interesse verso la capacità espressiva di Mendelsohn e quell’economia formale di Loos tendente all’eliminazione del superfluo, riuscendo probabilmente a sintetizzare questi aspetti nella sua opera berlinese Bonjour Tristesse. Non accetta l’idea di soggezione al contesto: la sua architettura non è semplice espressione di suggestioni che scaturiscono dall’analisi dei luoghi, ma rivelazione di tensioni nascenti fra luogo e geometria della costruzione. L’architetto con la sua sensibilità deve reinterpretare lo spirito del luogo, armonizzandosi o contrapponendosi al contesto e valutare la possibilità, in determinate circostanze, di far dialogare entrambe le posizioni. L’invenzione, per Siza, è sempre possibile partendo da modelli già esistenti poiché gli architetti non inventano nulla ma trasformano la realtà. Qualunque soluzione formale deve essere il risultato o meglio la risposta ad analisi progettuali e non frutto dell’invenzione. Questo è un aspetto imprescindibile dalla sua metodologia e viene confermato dalla convinzione che un linguaggio non può essere inventato come non si può inventare uno stile di vita: può al massimo mutare per adattarsi alla realtà. Ad oggi, dopo anni d’invenzione, nulla è cambiato rispetto all’essenza dell’architettura, mentre nessun albero abbattuto o pietra tolta alla montagna per costruire verranno restituiti: non bisogna trasformare tutto con ansia eccessiva poiché spesso anche l’eccessiva libertà può portare alla distruzione. Durante il processo del progetto si avverte continuamente la sensazione che qualcosa non sia risolto definitivamente, vi è sempre la necessità di dedicare tempo alla riflessione [4]
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per ottenere risposte idonee alle diverse problematiche. Siza non accetta la voglia di spettacolarizzazione che induce a trattare ogni parte del tessuto urbano con protagonismo, senza lasciare spazio a tutto ciò che naturalmente nelle città, per progressione storica, costituiscono le emergenze, andando a determinare una monotonia caotica figlia di una ripetizione priva di emozione avente lo stesso effetto della ripetizione della forma più banale. La semplicità è una caratteristica del suo fare, ottenuta controllando le complessità e le contraddizioni che scaturiscono da qualsiasi programma, ponendo l’attenzione sull’importanza delle relazioni più che sulle forme, rifiutando ogni voglia di ostentazione e riuscendo a mascherare i riferimenti da cui attinge per alimentare il repertorio che utilizza nella sua metodologia progettuale. Il disegno è un mezzo per indagare un’idea, per dare ordine e filtrare tutte quelle idee che na-
› MAESTRI
Sopra, la stazione meteorologica del Villaggio Olimpico di Barcellona, 1989-92; a destra, il Padiglione portoghese all'Expo di Lisbona 1998 (foto ©Giuseppe Todaro).
scono e spesso sono contraddittorie, è ciò che permette di comunicare l’intenzione della costruzione, ha fini pratici ma è anche strumento per dialogare con chi interviene nel processo architettonico: per Siza il disegno è memoria e bisogna avere un’idea chiave di spazio, durante lo sviluppo del progetto, che nasca anteriormente al programma funzionale. Il disegno permette nuove scoperte e i primi schizzi risultano sempre carichi di informazioni, poi vanno affinandosi conquistando una spontaneità gestuale attraverso un procedimento elettivo espressione del connubio fra la mano e la mente. Gli schizzi sono strumento di lavoro, di ricerca e comunicazione che, come conferma Siza, aiutano a prendere coscienza, mettendo in rapporto dialettico intuizione e verifica, tramite un processo che lentamente va legando la comprensione alla visualizzazione. La presenza delle sue mani nei suoi schizzi rappresenta la voglia e l’intenzione di mostrare la percezione che
egli ha di una determinata spazialità, usando la sua presenza come vera e propria risorsa tecnica avente l’obiettivo, creando un primo piano, di comunicare un’idea generale ed una precisa concezione di spazio ad essa legata: è lui che osserva, è lui dentro quello spazio, è la sua percezione. In un testo affiancato ad una sua opera esposta alla Biennale di Venezia del 1978, Siza fa riferimento a quella frustrazione che provava quando doveva misurarsi con il foglio di carta bianco. Per superare tale condizione ebbe l’accortezza di disegnare osservando il sito poiché proprio da questo confronto ha inizio il processo di progettazione fondato su una indagine paziente che vuole risolvere i complessi obiettivi e una continua ricerca che mostra i progressi e gli errori fino all’abbandono di un’idea per riprendere qualcosa di distante dall’idea stessa, inizialmente accantonato. Nella terra degli architetti non esistono deserti e se ci fossero sarebbe costretto, come lui stesso afferma, a costruire una nave carica di memorie. Siza è consapevole che nella società odierna non sia pensabile il progetto senza dialogo, con i suoi conflitti e punti d’incontro, e l’architettura si realizza grazie alla capacità di risolvere tensioni opposte: l’ordine, per il maestro, consiste nell’avvicinamento degli opposti. Esalta il lavoro in equipe poiché espressione di possibilità di analisi e di decisione moltiplicate esponenzialmente dove le ricerche di ognuno aprono scenari di eventuali nuove ipotesi e scoperte. Manifesta amarezza verso la frammentazione del lavoro, dovuta ad una burocrazia cieca che va sempre più isolando la figura dell’architetto nei rapporti con il committente e con chi interviene nello sviluppo della costruzione, e verso l’architettura autoreferenziale, indifferente agli aspetti socioculturali, alle caratteristiche dei luoghi e ai processi costruttivi
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"Come noi ci rendiamo conto del nostro respiro solo quando l’aria ci viene a mancare, allo stesso modo prendiamo coscienza della gravità nel momento in cui scompare" Fernando Tavora, Omaggio ad Álvaro Siza, in Kenneth Frampton, Álvaro Siza. Tutte le opere, Electa, Milano 2005
Il testo pubblicato in queste pagine è un estratto del volume Muratore di opera grave, conversazione con Alvaro Siza di Giuseppe Todaro, edito nel giugno 2013 da LetteraVentidue. 52 pp, euro 9,90 ISBN 978-88-6242-087-7
Sopra, modello del museo d'arte contemporanea Fondazione Ibere Camargo a Porto Alegre (1998-2008), foto di Santo Eduardo Di Miceli. A centro pagina, l'edificio per appartamenti "bonjour tristesse" nel quartiere di Kreutzberg a Berlino (1980-84), primo lavoro all'estero di Siza (foto ©Giuseppe Todaro)
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‹ LIBRI / NEWS
L’IDENTITÀ MODERNA DEL BRASILE
LA MACCHINA-UFFICIO
AFFRONTARE IL RISCHIO SISMICO
Pianificazione urbana secondo modelli occidentali e architetture del Moderno concretamente trapiantate in realtà distanti da queste culture. Il sogno di Lúcio Costa e Oscar Niemeyer a Brasilia e Chandigarh di Le Corbusier in India prendono forma negli stessi anni. Iwan Baan non si interroga su cosa è rimasto di quelle utopie ma, più pragmaticamente, le sue fotografie raccontano del modo in cui gli abitanti hanno fatto proprie queste architetture. Nei suoi scatti, la vita urbana rivela la relazione, più o meno armoniosa, tra i piani progettati a tavolino e gli esseri umani che ne condividono quotidianamente gli spazi reali. Con un commento di Cees Nooteboom e un saggio sulla storia urbana e architettonica delle due città di Martino Stierli.
Investire nello spazio di lavoro per migliorare il benessere e l’efficienza produttiva si rivela una scelta vincente, seppure ancora poco diffusa. Lo dimostra quest’indagine, sintesi di un percorso iniziato nel 2007 con il progetto Ufficio Fabbrica Creativa di Assufficio, programma che affronta per la prima volta il tema dello spazio di lavoro come risorsa cercando una relazione tra performance economica, organizzazione dello spazio produttivo e comportamento dei lavoratori.
All’elevato rischio sismico del nostro Paese corrispondono livelli di consapevolezza estremamente bassi da parte della popolazione. Michele Vinci, ingegnere strutturista ed esperto di sicurezza sismica delle costruzioni, pone l’accento sull’importanza di un’informazione chiara e dettagliata sulla prevenzione dagli effetti dei terremoti e sui comportamenti da assumere durante l’evento e lo stato di emergenza. Soltanto una maggiore conoscenza del fenomeno può aiutare infatti a rendere i terremoti sempre meno distruttivi. Con un’appendice aggiornata sulla sismicità in Italia, Comune per Comune.
Brasilia – Chandigarh. Living With Modernity A cura di Iwan Baan, Cees Nooteboom, Martino Stierli Editore Lars Müller 240 pp – euro 40,00 (in inglese) ISBN 978-3-03778-228-6
Investire sull’ufficio: come e perché Lo spazio di lavoro come risorsa per migliorare l’azienda A cura di Enrico Cietta Editore Franco Angeli 160 pp – euro 19,00 ISBN 978-8-85683-613-4
Proteggersi dai terremoti Autore Michele Vinci Editore Dario Flaccovio 222 pp – euro 18,00 ISBN 978-8-85790-221-0
PORTO POETIC, LA TRADIZIONE SFIDA L’INNOVAZIONE UNA PANORAMICA SULL’ARCHITETTURA CONTEMPORANEA PORTOGHESE IN MOSTRA DAL 13 SETTEMBRE IN TRIENNALE A MILANO
PORTO POETIC 13 settembre – 27 ottobre 2013 a cura di Roberto Cremascoli LA TRIENNALE DI MILANO - www.triennale.it
Nel 1986, in seguito alla pubblicazione di Álvaro Siza, Professione poetica, l’architettura portoghese e in particolare la scuola di Oporto irrompono nel panorama architettonico internazionale smentendo la reputazione di fenomeno prettamente regionalistico. Negli ultimi vent’anni la città di Porto (poco meno di 250mila abitanti) è stata oggetto di numerose trasformazioni, dal tracciato della metropolitana con le stazioni disegnate da Eduardo Souto de Moura al Museo di Serralves di Álvaro Siza fino alla Casa da Musica di Rem Koolhaas, e ha celebrato la conquista di ben due Premi Pritzker - Siza nel 1992, Souto de Moura nel 2011. Queste due figure chiave dell’architettura portoghese, assieme ad Adalberto Dias, Camilo Rebelo e Tiago Pimentel, Carlos Castanheira, Cristina Guedes e Francisco Vieira de Campos, Isabel Furtado e João Pedro Serôdio, João Mendes Ribeiro, José Carvalho Araújo e Nuno Brandão Costa, sono i protagonisti di Porto Poetic, la mostra organizzata presso La Triennale di Milano sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Portoghese e con la collaborazione del Canadian Centre for Architecture – CCA e del Museum of Modern Art – MoMA di New York. A sinistra, lavori di Álvaro Siza in Corea del Sud. Dall’alto: padiglione Anyang e Museo Mimesis (foto ©Fernando Guerra). A destra dall’alto: Eduardo Souto de Moura, stazione della metropolitana di Porto Casa de Musica (foto ©Luís Ferreia Alves); Carlos Castanheira, cantina vinicola Quinta da Faísca (foto ©Fernando Guerra).
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CIBO, VINO
E ARCHITETTURA Di Nichi Stefi Valgono per un vino le leggi armoniche che hanno governato il Rinascimento. Equilibrio fra le componenti, riconoscimento della materia e il suo mascheramento. Ogni vino può essere pensato come un progetto architettonico. Il progetto comincia dalla vigna, decidendo le rese e i trattamenti, e prosegue in cantina, a volte puntando sui profumi, altre volte sull’estratto. Contano i materiali, le tecniche di costruzione. Come Nervi con il cemento armato; gli aggetti han-
Nichi Stefi Dalmata d’origine, milanese d’adozione, laureato in Estetica con Gillo Dorfles, Nichi Stefi è regista e producer RAI. Ha realizzato e curato trasmissioni agricole come Linea Verde, gastronomiche e culturali: monografie letterarie e di arti figurative. Ha scritto per il teatro ed è autore di numerosi volumi sul vino. Ha collaborato a molte testate giornalistiche e ha diretto la rivista Wine News.
no sempre la divina proportione, come il Sassicaia. Ma lo stadio di Nervi è in armonia col parcheggio? È architettura il paesaggio toscano? Un vino è anche la vigna da cui nasce e, se i Ceretto hanno pensato di restaurare la chiesetta che c’era in vigna a Brunate, l’opera di David Tremlett e Sol LeWitt è parte del vino. Vino, paesaggio e chiesa si fondono. Cambio scenario. Ripesco nella mia memoria una cena, la mia Prima Cena da Gualtiero Marchesi, ancora in via Bonvesin de la Riva. Stupore e fascino: piatto nero quadrato, un riccio aperto con gli aculei neri lucidissimi che si riflettevano nel piatto. L’animale rosso un anello scarlatto, a lato una macchia-salsa, verde pallido che sembrava Arp. Design, pittura? Sul tavolo invece dei soliti fiori una scultura di Alik Cavaliere, che in parte si intravedeva attraverso i riflessi oro del calice di vino. C’è un progetto dentro le cose. C’è nel piatto, nel vino, in un palazzo. La cultura occidentale ci ha insegnato a progettare e pensare in modo specialistico e spesso ci siamo persi nei mille rivoli del pensiero dimenticando il fiume che tutto raccoglie. Voglio descrivere un vino come si descrive un’architettura e descrivere un edificio con le parole del vino. Voglio che quella sensazione languida del Barbaresco che ruota nel mio bicchiere mi dia la sensazione della spirale
del Guggenheim. Non mi interessa l’analisi dettagliata. Oggi che viviamo globalmente tutto, rimasticando approssimativamente le culture del mondo, dimentichiamo che la sintesi kantiana è il fondamento degli ultimi due secoli di cultura occidentale. Proviamo quindi con umiltà a raccontare un vino cercando di cogliere il suo racconto, che è sempre un racconto di terra, di uomini che con il lavoro fanno il paesaggio e sono la bellezza del mondo. Senza ricorrere al sentore di salvia sclarea di cui nessuno ha mai sentito il profumo. Chi se ne frega delle arcatelle lombarde di Sant’Abbondio e perfino delle sue cinque navate. Ci esalta l’aria mistica che si respira per cui ci disturba che il piccolo sagrato sia rovinato da un cartello di divieto di sosta. Pochi ornamenti, anche gli affreschi dell’abside sono in sottotono, tutto è silenzio, raccoglimento. La luce è delicata e non invasiva protagonista. Rompo le regole e chiudo mangiando una michetta appena presa in piazza dal panettiere con salame del luogo, vivo in Brianza, lo abbino a un Asti. Accostamento blasfemo? No, solo antico retaggio contadino, e guardo le colline della Brianza, interrotte dalla ciminiera della cementeria. Un’altra cattedrale. Sullo sfondo il Resegone, per fortuna senza tramonto
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Interventi di architettura e arte contemporanea nelle tenute Ceretto, nelle Langhe. Un percorso nato alla fine degli anni Settanta e che prosegue tuttora con Casa Ceretto, residenza temporanea di artisti internazionali, e con le mostre organizzate ad Alba. A sinistra, l’Acino, realizzato nel 2009 presso la sede principale dell’azienda ad Alba; sotto, la Cappella del Barolo di Brunate, decorata nel 1999 da Sol LeWitt e David Tremlett; a fondo pagina, il Cubo di Vetro (2000) all’entrata della cantina Bricco Rocche a Castiglione Falletto, nel cuore del Barolo. Gli interventi sono stati disegnati e curati dall’architetto Luca Deabate (studio Deabate, Torino).
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‹ DOVE ABITA LA MODA
LIBERA TERRA La rinascita dell’Alto Belice Corleonese dal recupero delle terre confiscate alla mafia al Premio per il Paesaggio del Consiglio d’Europa
Sopra, il paesaggio dell’Alto Belice Corleonese e le vigne della cantina Centopassi a Cipiriello; sotto, al lavoro nelle vigne (foto courtesy Cooperativa Placido Rizzotto).
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Tra le 77 proposte pervenute, la commissione italiana ha scelto l’esperienza della cooperativa sociale Placido Rizzotto – Libera Terra per la candidatura nazionale al Premio per il Paesaggio del Consiglio d’Europa 2012-2013. Presentato ufficialmente a Roma lo scorso 12 luglio, il progetto, promosso dall’associazione Libera e dalla Prefettura di Palermo, nasce nel 2001 per recuperare una superficie di più di 500 ettari di terreni confiscati alla mafia, oltre a fabbricati rurali e masserie di interesse storico, sulla base della Legge 109/96. All’epoca della fondazione della cooperati-
va, intitolata a Placido Rizzotto, sindacalista corleonese ucciso dalla mafia nel 1948, alcune aree erano state ridotte a discariche abusive, mentre altre, ancora nelle disponibilità di famiglie mafiose, versavano da anni in stato di abbandono. L’azione di riqualificazione e recupero puntava in particolare alla valorizzazione del patrimonio ambientale, paesaggistico, naturalistico e rurale. Il territorio dell’Alto Belice Corleonese, dominato dalla presenza storica di Monreale (XIII secolo), è fortemente caratterizzato da montagne e colline calcaree e arenarie e da un panorama agrario d’antica memoria, tipico della Sicilia dei Feudi. I centri abitati hanno una connotazione medievale sulla quale si è innestato lo sviluppo urbanistico in epoca spagnola, con palazzi nobiliari, chiese e conventi. Tra la cittadine fondate nel Cinquecento, alcune sono abitate ancora dai discendenti dei coloni albanesi in fuga dalle invasioni turche, che hanno conservato la lingua, le tradizioni e il rito religioso bizantino. Partendo dalle tradizioni locali la cooperativa, che ha ricevuto i terreni confiscati in comodato d’uso gratuito dal Consorzio Sviluppo e Legalità, ha introdotto antiche tecniche lavorative: fin dall’inizio è stato scelto il metodo di coltivazione biologico e le produzioni sono tutte artigianali, per garantire la bontà e la qualità dei prodotti che
In alto a destra, l’agriturismo Portella della Ginestra -nel riquadro le condizioni in cui versava prima della ristrutturazione- nelle vicinanze del luogo della strage del 1° maggio 1947 e del comune di Piana degli Albanesi (foto ©Giorgio Salvatori).
Nelle foto piccole, l’impianto delle nuove vigne (foto ©Santo Eduardo Di Miceli). A destra, la mietitura dei ceci.
› CIBO, VINO, ARCHITETTURA
conservano il sapore antico della tradizione siciliana. Tale metodo ha favorito da un lato la riqualificazione ambientale e dall’altro il ripristino dell’identità paesaggistica dell’area. In taluni casi sono state introdotte tecniche a risparmio energetico e sono state impiegate fonti rinnovabili. Ad esempio, metà dell’energia impiegata dalla cantina per la produzione vinicola proviene da un impianto fotovoltaico di 20 kW di potenza. Vengono altresì utilizzate tecniche agricole tese ad aumentare la biodiversità, la tutela della fauna autoctona, la fertilità dei suoli e a prevenire fenomeni di erosione idrogeologica, inclusa la cura del patrimonio boschivo delle aree. Sul piano sociale e culturale, il modello organizzativo ha permesso l’inserimento lavorativo di giovani disabili che difficilmente avrebbero trovato possibilità di integrazione
in una realtà marginale e economicamente depressa come quella dell’Alto Belice Corleonese. Negli anni l’attività della cooperativa ha coinvolto anche altri agricoltori locali allo scopo di diffondere il metodo di coltivazione biologico, tutelare il territorio e ridurre l’impatto ambientale dell’attività agricola, favorendo la sostenibilità economica con la garanzia di un reddito equo agli agricoltori, anche allo scopo di contrastare l’abbandono delle campagne. Il recupero delle tradizioni rurali locali, da tramandare alle future generazioni con la riqualificazione dei manufatti e delle terre e quindi del paesaggio siciliano, ha prodotto la crescita di un orgoglio di appartenenza, con la volontà di esportare, oltre ai prodotti della terra, anche la storia dell’isola e la sua capacità di determinare un nuovo percorso di tale storia
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Libera Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie è nata il 25 marzo 1995 per sollecitare la società civile nella lotta alle mafie e promuovere legalità e giustizia. Oggi Libera è un coordinamento di oltre 1.500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base, territorialmente impegnate per costruire sinergie politico-culturali e organizzative per diffondere la cultura della legalità. La legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, l’educazione alla legalità democratica, l’impegno contro la corruzione, i campi di formazione antimafia, i progetti sul lavoro e lo sviluppo, le attività antiusura sono alcuni dei concreti impegni di Libera. A riprova dell’esportabilità del modello, alla cooperativa Placido Rizzotto hanno fatto seguito iniziative analoghe. Ad oggi sono sette le cooperative operanti in Sicilia, Calabria, Puglia e Campania. I numeri delle cooperative (2011) 725 ettari confiscati dedicati alla produzione agroalimentare 106 ettari confiscati dedicati alla produzione vinicola 600.000 bottiglie di vino prodotte 1 milione i pacchi di pasta 100.000 vasetti di melanzane, miele e peperoncino 300.000 confezioni di taralli e friselle 55.000 confezioni di marmellate di agrumi 260.000 confezioni di legumi 30.000 bottiglie di olio extravergine di oliva 20.000 bottiglie di limoncello
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‹ CIBO, VINO, ARCHITETTURA
Ruffinoassociati Lo studio viene fondato nel 2005 a Palermo da Fabrizio Ruffino (Palermo, 1966) e Silvestro Calandra (Palermo, 1969), entrambi laureati in Architettura a Palermo, per realizzare architetture sartoriali, a dimensione del fruitore, attente al dettaglio e in tutte le scale del progetto, dal cucchiaio alla città. Ruffinoassociati è uno studio di progettazione globale perché cura direttamente tutti gli aspetti della costruzione, dalla ricerca degli spazi, per la quale si avvale della consulenza di esperti immobiliari, agli arredi, che progetta e di cui cura direttamente la realizzazione, al paesaggio, di cui si occupa in studio l’agronomo e architetto del verde Annibale Sicurella. Senza trascurare gli aspetti tecnici e impiantistici, affrontati in un’ottica di sostenibilità ambientale. www.ruffinoassociati.it
Sopra, una vista notturna dell’ingresso agli uffici delle cantine Cusumano. Si nota il muro/portale che separa il fronte uffici e il giardino dalle aree operative e che idealmente attraversa longitudinalmente l’intero lotto. A destra, l’acqua che corre lungo gli edifici e che concorre a raffrescare l’area di conservazione, collocata a quota -6. In basso, la corte interna (foto ©Pietro Savorelli, courtesy Cusumano Srl)
CANTINE CUSUMANO A PARTINICO
MINIMALISMO MEDITE Luci e ombre, colore e materia, segni architettonici delle diverse dominazioni che nei secoli hanno segnato la Sicilia: elementi differenti uniti dalle linee semplici e raffinate di un complesso per la produzione di vini di qualità Il progetto delle cantine Cusumano è frutto di un percorso iniziato nel 2002 - due anni prima della posa della prima pietra – che ha visto un confronto continuo tra scelte estetiche e tecnologiche sviluppato a diretto contatto con il committente per realizzare un’opera su misura. Con il supporto dell’enologo Mario Ronco e dei fratelli Alberto e Diego Cusumano e visite in varie cantine in Italia e all’estero, lo studio Ruffinoassociati ha acquisito le nozioni tecniche fondamentali per realizzare uno spazio produttivo, individuarne flussi ed esigenze e comprendere i complessi cicli del vino abbandonando l’immagine tradizionale della cantina rurale. Il complesso s’inserisce
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› CIBO, VINO, ARCHITETTURA
RRANEO nella campagna ai limiti del centro abitato di Partinico, cittadina caratterizzata da un’urbanizzazione spesso disordinata e priva di personalità e da alcuni esempi di architettura rurale affiancata a fabbricati anonimi. Il lotto interessato si presenta con una forma irregolare allungata secondo la direzione nord-sud, in parte incolto e in parte coltivato ad agrumeto. Il progetto si compone di tre elementi principali: un baglio dell’Ottocento sorto sulle fondazioni di un sito di probabile origine araba (1100 d.C. circa), una cantina di nuovo impianto e infine il giardino con il muro che funge da trait d’union degli elementi e degli spazi. Il progetto ha mirato a isolare i caratteri tipici dell’architettura locale, frutto di una tradizione che, passando per la dominazione araba, si è arricchita di numerose influenze sino ai giorni nostri e che trova una significativa testimonianza nell’antico baglio, parte integrante del progetto. Tipico impianto siciliano, il baglio consiste in una costruzione con ampia corte
Il progetto in opera
Tecnologia nei dettagli
Gli infissi e le opere in metallo delle Cantine Cusumano sono state realizzate dalla Lodetti Eugenio di Palermo. L’azienda, da cinque generazioni offre agli studi di progettazione un servizio chiavi in mano con manodopera interna alla propria struttura ed è specializzata in infissi in alluminio e legno, automazioni per cancelli e chiusure antincendio, oltre alle famose serrande.
Il rivestimento in pietra delle facciate, i pavimenti interni e i sanitari delle cantine Cusumano sono stati forniti da Salamone & Pullara, realtà di Palermo nata nel 1947 e specializzata in materiali ad alto contenuto tecnologico per esterni e interni, strutture ricettive, residenziali, commerciali e sportive. Salamone & Pullara offre uno staff di tecnici qualificati per la consulenza sui materiali (pre- e post-vendita) e un’ampia gamma di prodotti delle migliori aziende per rispondere alle esigenze progettuali del professionista.
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Via Pietro Geremia 6 - 90145 Palermo PA Tel. 091 6821904 - Fax 091 6821072 lodettieugeniosrl@alice.it | www.eugeniolodettisrl.com
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‹ CIBO, VINO, ARCHITETTURA
In alto, l’area imbottigiliamento e, sopra, planimetria parziale del sito (sulla destra il baglio e l’agrumeto). (foto ©Pietro Savorelli, courtesy Cusumano Srl)
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interna caratterizzata da un recinto fortificato, una torre difensiva d’avvistamento, una stalla e un pozzo d’acqua. Il progetto complessivo è iniziato dal consolidamento e dalla ri-funzionalizzazione di questo primo elemento: quella che un tempo era la stalla è stata trasformata in spazio di rappresentanza con un banco bar, un salotto e una biblioteca che all’occorrenza diventa area di degustazione. La torre accoglie invece ora una moderna cucina, una sala da pranzo e un salotto meditativo. Il corpo della cantina presenta uno sviluppo planimetrico a C che crea un cortile interno con un lato destinato agli uffici e i restanti due con le diverse aree destinate alla produzione: imbottigliamento, magazzino pieni e affinamento, barricaia per l’affinamento in botti di rovere, deposito dei vuoti, area di preparazione dei colli, area carico e scarico, locale filtri, area chiarificazione. Il lato lungo del fabbricato, che ospita i locali per l’affinamento e l’invecchiamento del vino, è orientato secondo la direttrice est-ovest per sfruttare al meglio il soleggiamento e i venti locali. La climatizzazione degli ambienti è controllata in modo naturale. Alla testa di questo corpo di metri 60x20, a 6 metri sotto il livello del suolo, un lussureggiante giardino trova il suo naturale habitat grazie alla parete principale costantemente bagnata da un travaso d’acqua che crea un microclima fresco e umido ideale per l’ambiente barricaia. Camini a vento posti sul lato opposto dell’edificio contribuiscono al controllo climatico interno aspirando l’aria umidificata e rinfrescata.
› CIBO, VINO, ARCHITETTURA
La struttura è di tipo misto, con un sistema costruttivo intelaiato, travi-pilastri in c.a.p. e tamponamento perimetrale in blocchi in laterizio per un controllo termico ottimale. La copertura a doppia falda ispirata ai tipici magazzini della zona è realizzata con capriate in acciaio e pannelli in legno per creare una camera d’aria ventilata che garantisce il corretto isolamento termico. Nella zona degli uffici, invece, la copertura piana conferisce alla struttura una forma cubica di derivazione araba, accostando così nello stesso contesto due elementi tipici dell’architettura della Sicilia Occidentale. Unione e cesura delle diverse architetture è rappresentata dal giardino con il suo muro che, attraversando l’intero edificio secondo la direttrice nord-sud, funge da separazione delle differenti funzioni logistiche. Il giardino storico del baglio, con le piante di agrumi, fichi d’india, olivi e un’alta palma, che nella semiotica araba indica la presenza del pozzo, ha trovato infine naturale prosecuzione nell’agrumeto
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SCHEDA Località Partinico (PA) Anno di realizzazione 2006 Committente Cusumano Srl Progetto Ruffinoassociati architettura Capo progetto e DL Fabrizio Ruffino, Silvestro Calandra
Paesaggio Dr. Annibale Sicurella Strutture C.A. Ing. Salvatore maltese Strutture in acciaio Ing. Giuseppe Giammanco Progetto illuminotecnico Upo con Ruffinoassociati
Sopra, alcune viste degli uffici a doppia altezza e, a sinistra, le sezioni dell’intervento (foto ©Pietro Savorelli, courtesy Cusumano Srl)
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‹ CIBO, VINO, ARCHITETTURA
Vid'A - Gaetano Gulino e Santi Albanese Il gruppo di progettazione Vid’A (Visioni d’Architettura) condivide con il suo fondatore Gaetano Gulino (Menfi, 1962) la passione per il territorio siciliano, da “leggere” e “disegnare” con l’architettura. Laureato in architettura a Palermo nel 1988, Gaetano Gulino si occupa di progettazione architettonica dalla scala dell’edificio a quella urbana oltre che di recupero e restauro monumentale. Nel corso degli anni, la collaborazione con importanti aziende vitivinicole del territorio lo porta a sviluppare progetti di cantine enologiche e di resort in contesti rurali. Temi condivisi con l’architetto Santi Albanese (Menfi, 1980), laureato a Palermo nel 2006 che sin dagli studi partecipa a workshop di progettazione internazionali d’approfondimento sulla residenza, le infrastrutture e le cantine. Nel 2002 espone alla Biennale di Venezia progetti di case a corte nelle città d’oasi della Tunisia e nel 2007 ottiene la menzione speciale al concorso internazionale per la riqualificazione urbana di Mondello. Santi Albanese vive a Menfi e dal 2007 lavora a numerosi progetti di architetture contemporanee in tutto il territorio siciliano. www.gruppovida.it
CANTINA PLANETA
AI PIEDI DEL VULCANO Volumi essenziali e pietra lavica per questa cantina, in posizione baricentrica rispetto ai vigneti. Moderna, funzionale e ben integrata nello straordinario paesaggio dell'Etna, mutabilmente immutabile
Santo Eduardo Di Miceli Tutte le foto di queste pagine sono di Santo Eduardo Di Miceli (1967), architetto e fotografo la cui ricerca ha come tema principale il rapporto tra i luoghi dell’abitare e il loro destino in una civiltà sempre più alla deriva. Cultore della materia in Teoria e Storia della Fotografia alla Facoltà di Architettura di Palermo, Santo insegna Fotografia in ambito accademico e in corsi pubblici e privati. È tra i soci fondatori dell’associazione culturale PHOTO GRAPHIA, di cui è presidente, e promotore di progetti e iniziative culturali collettive, come Bbeddu Veru, con cui partecipa a mostre e festival internazionali. Il progetto più recente, che verrà presentato a Favara Cultural Park, si intitola In Public Space We Trust. Numerose le pubblicazioni realizzate e le collaborazioni con quotidiani e riviste d’architettura.
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La nuova cantina delle Aziende Agricole Planeta sorge su una spianata nel mezzo di una sciara lavica del 1800 (il termine “sciara” indica un accumulo di detriti causato da una colata lavica). Il sito si affaccia sullo splendido paesaggio dell’Etna ed è caratterizzato da una vegetazione variegata, con il giallo vibrante della ginestra selvatica a fare da contrappunto alle scure tonalità della pietra vulcanica. La cantina s’inserisce all’interno di un impianto viticolo di circa 35 ettari con una capacità produttiva di 2mila ettolitri, a quota 620 metri s.l.m. sul versante nord del vulcano, in un’area caratterizzata da pendenze debolmente accentuate. Dall’impianto planimetrico, che distribuisce tre corpi di fabbrica - edificio lavorazione, bottaia e magazzino - alla definizione dei materiali, tutto il progetto è stato sviluppato per istituire, attraverso i volumi e i percorsi funzionali alla moderna produzione vinicola, relazioni continue con il sito e il paesaggio circostante. Il volume principale è costituito dall’edificio di lavorazione e imbottigliamento, un prisma a base rettangolare organizzato su un unico livello e diviso in due parti da una galleria per il conferimento delle uve. Destinato ad accogliere le zone di la-
vorazione, gli elementi strutturali in c.a.p. sono tamponati esternamente da paramenti murari in pietra lavica di cava dello spessore di 60 cm montati a secco secondo la tradizione locale. L’interno è diviso in tre zone: la prima, destinata al conferimento delle uve, si trova in posizione quasi centrale, aperta lateralmente e consente l’attraversamento trasversale dell’intero edificio. A sud si trova la zona di stoccaggio e vinificazione, che presenta un’altezza utile interna di circa 5,50 mt e nella quale sono installati i serbatoi in acciaio inox per il vino, mentre nell’area nord è stata disposta la zona destinata all’imbottigliamento con un piccolo laboratorio enologico e i servizi. Definito da una copertura piana con tetto-giardino, l’edificio si configura come un monolite che si confronta e si integra con l’ambiente circostante indirizzando, tramite il suo orientamento, lo sguardo del visitatore verso il cono del vulcano. Pensata come una pietraia, la bottaia presenta una struttura parzialmente interrata. La sezione fuori terra è tamponata da pietra lavica raccolta sul posto e montata a secco, secondo il tradizionale metodo costruttivo delle pietraie dell’Etna. Interrato di circa 2 metri rispetto al piano di
› CIBO, VINO, ARCHITETTURA
Nella foto grande, forme e materiali favoriscono l’inserimento nel peculiare paesaggio dell’Etna (al centro). Sotto, i moderni silos di fermentazione e stoccaggio. A destra, planimetria del sito.
Gli specialisti della pietra
L’impresa di costruzioni
La Mazzurco di Maniace ha realizzato le tamponature in pietra lavica dell’edificio. L’azienda è specializzata nella cavatura di pietra lavica, arenaria calcarea e pietra pomice, che può essere fornita in grandi blocchi o in piccoli pezzi di diverse dimensioni (cm 10x10, 20x15, 10x15 etc), in base al progetto del cliente. Oltre che per il rivestimento di pareti sono disponibili, anche con un servizio completo di posa in opera, pietre per basolato, bolognini e pietre da angolo.
I lavori di costruzione sono stati realizzati dall’Impresa Campione di Randazzo. Costituita nel 1995 da Vincenzo Campione, l’impresa, che conta una decina di collaboratori, opera a livello regionale, in ambito edile e stradale, sia per interventi strutturali in cemento armato di qualsiasi portata, sia in materia di recupero e ristrutturazione di edifici civili e industriali, anche di pregio.
DITTA MAZZURCO MASI CARMELO
IMPRESA EDILE CAMPIONE VINCENZO
P.zza Regione Siciliana, 16 - 95030 Maniace CT Tel. 095 690211 - 339 1160283 - 333 3231882 www.dittamazzurco.it | dittaedilemazzurco@libero.it
Via Raffaello 27 - 95036 Randazzo CT Tel 095 7991328 - 380 5235348 fabiocampione@virgilio.it
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‹ CIBO, VINO, ARCHITETTURA campagna, il piano interno di calpestio è raggiungibile mediate una lieve rampa e una scaletta incassata nella pietra, che permettono l’accesso ad un unico, grande ambiente di circa 160 mq destinato alla conservazione del vino nelle botti. Raggiungibile per mezzo di una scala scavata nella pietra, la copertura è ricoperta da pietrisco lavico e diventa una terrazza dalla quale è possibile ammirare il paesaggio e i vigneti circostanti. Con funzione di deposito, il terzo volume presenta anch’esso pianta rettangolare ed è realizzato interamente con elementi modulari in c.a.p. rifiniti esternamente con intonaco tradizionale di colore grigio scuro. L’edificio è circondato da un muro, alto 2 metri circa, che genera un orto concluso
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SCHEDA Località Castiglione di Sicilia (CT) Anno di realizzazione 2012-2013 Committente Aziende Agricole Planeta s.s. Progetto architettonico
arch. Gaetano Gulino, arch. Santi Gaetano Albanese
Progetto strutturale
ing. Gaspare Francesco Ciaccio
Impresa edile Vincenzo Campione Impianti elettrici Eurolux Impianti idrici e condizionamento Angelo Mirabile, Sordato
Superficie zona vinificazione 308,31 mq Deposito 150,00 mq Bottaia 148,80 mq
A destra e in alto, due suggestive viste notturne dei corpo principale con i paramenti in pietra lavica. Al centro, pianta (foto ©Santo Eduardo Di Miceli). Nelle foto piccole a destra, primo piano della galleria per il conferimento delle uve che percorre trasversalmente il corpo principale, vista dal lato che affaccia sulla bottaia (foto ©Santo Eduardo Di Miceli).
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› CIBO, VINO, ARCHITETTURA
LA VITA SECONDO VERONELLI
atlante dei futuri del mondo
atlante dei futuri del mondo
2013
2015 2016 2017
migrazioni, agricoltura, acqua, clima…
2020
Russia
Regno Unito
Francia
Cina
Germania Francia Turchia
2033
Pakistan
2025
Iraq
Algeria
India
India
Sudan
Kenya Nigeria
Filippine
2028 2029 Bangladesh
Filippine
2030
Etiopia
2031
Kenya Brasile
2032
Sudafrica
Indonesia
2033 2033
virginie raisson
Vietnam
2027 Bangladesh
Egitto
Marocco Etiopia
Colombia
Vietnam
2026
Egitto Sudan
Nigeria
Giappone
Pakistan
Turchia
TRA VINO E CULTURA, PASSIONE E BELLEZZA, BIOGRAFIA DELL’UOMO CHE, SCRIVENDONE, HA FATTO DEL VINO UNA RISORSA DELL’ITALIA
Virginie Raisson è coautrice dei due primi volumi dell’Atlas du Dessous des Cartes (Edizioni Arte/Tallandier).
Giappone Cina
2024 Iraq
Algeria
2023
Italia
Spagna
2021 2022
Italia
Marocco
€ 25,00
Laureata in storia, relazioni internazionali e geopolitica, Virginie Raisson svolge regolarmente in ambito internazionale il ruolo di formatrice per diplomatici e dirigenti di compagnie di tutto il mondo.
2019 Germania
Spagna
Cuba
2018
Russia
Regno Unito
ati Uniti
Virginie Raisson è ricercatrice-analista in relazioni internazionali e dirige il Lépac, laboratorio privato e indipendente di geopolitica e studi previsionali. In numerose occasioni è stata incaricata da organizzazioni internazionali, pubbliche o non-governative, di gestire missioni di analisi e di negoziazione sul campo, soprattutto in zone di conflitto. Per nove anni è stata membro del consiglio di amministrazione di Medici senza Frontiere, in Francia e poi negli Stati Uniti.
2014
Indonesia
2034
Sudafrica
virginie raisson
2035 2036 2037 2038
I POSSIBILI DOMANI
DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE MONDIALE, nel 2010 Popolazione nel 2010 (in milioni di abitanti) 50
DISTRIBUZIONE DELLA POPOLAZIONE MONDIALE, nel 2010
10
Popolazione nel 2010 (in milioni di abitanti) 50
Crescita demografica, tra 10 il 2010 e il 2033 (in %) 1 2 3 0
Il futuro della Terra non è stabilito a priori né si può predire con certezza, ma richiede consapevolezza. Virginie Raisson propone una lucida analisi dei fattori di cambiamento e delle forze già in atto nella trasformazione del pianeta. Un volume ricco di carte e grafi ci d’immediata leggibilità che mostra le possibili strade da percorrere per evitare esiti di portata catastrofi ca. Crescita demografica, tra il 2010 e il 2033 (in %) 1 2 3 0
Atlante dei futuri del mondo Autore Virginie Raisson Editore Slow Food - collana Terra Madre 204 pp - euro 25,00 ISBN: 9788884992857
Arturo Rota e Nichi Stefi hanno voluto scrivere, a nove anni dalla sua scomparsa, un libro che raccontasse quello che non si sa del giornalista scrittore enoico più importante del dopoguerra. Si parla di vino naturalmente ma anche e soprattutto dell'uomo, del suo pensiero, del suo essere un anarchico pronto a combattere con il mondo. Innumerevoli le cause, vinte e perse, le querele, perfino contro la Coca Cola. Causa persa ma con la soddisfazione di aver raggiunto il risultato di vietare la vendita della famosa bibita anche se per un solo giorno. Si racconta di Veronelli come professore universitario di filosofia teoretica, di Veronelli come editore sia di serie riviste di pensiero, sia di volumetti del Settecento francese che ha sempre studiato con interesse. Un suo libretto del marchese De Sade fu condannato per pornografia, bandito e bruciato sulla pubblica piazza, ultimo rogo italiano per un libro. Veronelli fu amante del cinema, fu uno sportivo, diresse perfino una stazione sciistica al Tonale, fu un linguista, tanti i suoi neologismi tanto che oggi se si parla di vino si usano sostanzialmente i suoi modi di dire e i suoi vocaboli. Il libro è presentato a capitoli monotematici, ordinati alfabeticamente in modo che si possa leggere e comporre in anarchica lettura, come un puzzle che si compone nel tempo.
Luigi Veronelli. La vita è troppo corta per bere vini cattivi Autori Gian Arturo Rota e Nichi Stefi Editori Giunti Editore, Slow Food Editore 320 pp - euro 16,50 ISBN 978-8-80977-344-8
SLOW FOOD e TERRA MADRE RELAZIONI SOSTENIBILI La crisi impone cambiamenti e spesso le soluzioni sono già presenti in natura. Architetto e designer, Luigi Bistagnino illustra come il ruolo del designer sia oggi fondamentale nel riequilibrare il rapporto tra società, produzione e ambiente e nel mantenere nel tempo questo legame reciproco. Design sistemico. Progettare la sostenibilità produttiva e ambientale Autore Luigi Bistagnino - Editore Slow Flood 272 pp - euro 16,50
DIARI CULINARI Viaggio tra passato e presente della ristorazione italiana, dal nuovo modello di osteria a Gualtiero Marchesi, dalle trasformazioni della cucina regionale alle avanguardie e gli infl ussi europei arrivate solo recentemente in Italia, quest’opera della collana Slowbook racconta le ricette e i cuochi che hanno segnato l’evoluzione dell’alta gastronomia italiana. Cronache golose - Vita e storie dei cuochi italiani Autori Marco Bolasco, Marco Trabucco Editore Slow Food - 288 pp - euro 14,50 ISBN 9788884992449
Fondata nel 1986 da Carlo Petrini, dal 1989 Slow Food è un’associazione internazionale no-profit impegnata nella difesa del mangiar sano e della biodiversità e nella promozione di un nuovo modello di produzione agricola e zootecnica basato sul rispetto del territorio e delle tradizioni locali. Conta 100mila iscritti, volontari e sostenitori in 150 Paesi, una rete di duemila comunità che praticano una produzione alimentare su piccola scala, sostenibile e di qualità e 1.500 Condotte (sedi locali). Nel 2003 l’associazione ha dato vita alla Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus, che offre supporto logistico ed economico e coordina i numerosi progetti della rete Terra Madre, e ha sviluppato una rete di strumenti, tra cui l’Università degli studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, il progetto Arca del Gusto per la ricerca e catalogazione scientifica dei sapori dimenticati del mondo, il Centro Studi e i Presìdi Slow Food (oltre 200 solo in Italia, che coinvolgono più di 1.600 piccoli produttori), che mirano a tutelare concretamente i sapori e le produzioni locali. Oltre alle tante attività sul territorio nazionale e internazionale, Slow Food organizza alcuni grandi eventi, come il Salone internazionale del Gusto a Torino, Cheese a Bra e Slow Fish a Genova. Inoltre, dal 1989 la filosofia e la buona pratica del movimento sono diffuse dalle pubblicazioni di Slow Food Editore.
Il cibo è il principale fattore di definizione dell’identità umana, poichè ciò che mangiamo è sempre un prodotto culturale, come risultato dei processi che lo trasformano da base naturale (la materia prima) a prodotto di una cultura (ciò che si mangia) Carlo Petrini Buono, pulito e giusto Einaudi, 2005
A Terra Madre 2010 la Fondazione Slowfood per la biodiversità lancia il progetto “1.000 orti in Africa” per coltivare orti nelle scuole, nei villaggi e nelle periferie delle città di 25 Paesi africani. Ad oggi gli orti attivi sono 782.
LA RETE DI TERRA MADRE Il progetto ideato da Slow Food riunisce tutti coloro che s’impegnano nella promozione di metodi di produzione alimentare sostenibili e nella difesa del gusto, delle tradizioni locali e della biodiversità. Primi nodi di questa rete sono le comunità del cibo, seguite da cuochi, accademici, università e centri di ricerca. Nella foto Carlo Petrini
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CANTINE SANTA MARGHERITA A FOSSALTA DI PORTOGRUARO
SULLE ORME DEL FONDATORE La riqualificazione e recladding definisce architettonicamente la concomitante trasformazione aziendale messa in atto dalla proprietà
Santa Margherita non è una semplice cantina ma un pezzo di storia dell’imprenditoria del nostro Paese. Fondata nel 1935 dal Conte Gaetano Marzotto Jr che acquista dalla famiglia Stucky mille ettari di terreno tra Fossalta e Portogruaro, qui vengono impiantate moderne tecniche di coltivazione e trapiantato il modello sociale di Valdagno, con case per gli operai e villini per i dirigenti, asili e scuole, un teatro, centri ricreativi, un poliambulatorio e la casa di riposo. È il centro di quella che nel dopoguerra diventerà la Zignago, la prima casa vinicola a cogliere la nuova domanda indotta dal boom economico: vino non più come semplice alimento ma come elemento di convivialità e socializzazione, quindi profumato, pulito, leggero e “di facile beva”. Negli anni Sessanta nasce qui, da uve provenienti dall’Alto Adige, il famoso Pinot Grigio. Sempre al passo con i tempi, l’attuale proprietà di Santa Margherita SpA, guidata da Gaetano Marzotto, nipote del fondatore, mette in atto un percorso seguito passo passo da Westway Architects per riordinare, con gli stessi criteri di modernità, gli edifici e gli spazi che nel tempo erano cresciuti disordinatamente. Fulcro del progetto è il sistema di coperture che segue l’andamento spezzato dei diversi edifici unificandoli visi[ 18 ]
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In apertura, vista d’insieme del fronte principale delle cantine: in primo piano la facciata opaca della zona di conservazione, rivestita con pannelli in zinco-titanio e, sul fondo, la parete in vetro che si apre sugli impianti di lavorazione. A sinistra, la parete vetrata a tutta altezza retroilluminata con 2.000 fondi di bottiglia (oto ©Moreno Maggi).
› CIBO, VINO, ARCHITETTURA
Studio Westway Architects Fondato dagli architetti Luca Aureggi (foto a destra) e Maurizio Condoluci, entrambi laureati presso l’Università La Sapienza di Roma, lo studio Westway Architects si occupa di progettazione architettonica realizzando interventi a diversa scala nei settori residenziale, produttivo, commerciale e direzionale: abitazioni private, uffici, sedi aziendali, negozi, sale conferenze e stand espositivi. Attraverso un approccio che denota una particolare sensibilità costruttiva e attenzione al dettaglio, lo studio sviluppa progetti in chiave contemporanea gestendoli in tutte le fasi e gli aspetti, dal concept al dettaglio, dalla pianificazione economica al cantiere. Tra i lavori più rappresentativi si segnalano il progetto per l’edificio “Elettronici“ dello stabilimento Ferrari a Maranello, lo studio legale Pedersoli e Associati e il nuovo complesso residenziale Montegrappa 16 a Milano, gli uffici della Festa del Cinema, gli uffici legali della Cementir Holding, la sala conferenze per il Gruppo Caltagirone e il negozio Castroni a Roma. www.westway.it
In alto a destra, il sistema di pilastri e travi in acciaio per la copertura della zona di stoccaggio, prima tappa dell’intervento. Sotto, una vista degli spazi a verde e, a destra, la corte su cui si aprono gli uffici (foto ©Moreno Maggi).
vamente ed è caratterizzato da una grande pensilina che protegge la zona di stoccaggio dei vuoti. Realizzato nella prima fase dell’intervento lungo il fronte principale e sviluppandosi per più di 110 metri, il portale diventa l’elemento caratterizzante dell’intero progetto e integra i diversi blocchi produttivi esistenti. La struttura è costituita da travi e pilastri ad angolo retto con gli elementi verticali (di 6 metri di altezza) posizionati in modo da formare un corridoio funzionale. Posti a una distanza di 30 metri tra di loro, i pilastri accolgono una trave a doppia T di 1,7 metri di altezza dimensionata più per la grande luce da coprire che per il peso effettivo della copertura. La strut-
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tura in acciaio è verniciata in bianco e la serie di portali metallici parzialmente coperti prosegue come elemento a sbalzo per connettere i percorsi di collegamento fra le aree produttive e ridisegnare gli spazi esterni in un’alternanza di pieni e vuoti, zone opache e vetrate. Il fronte principale presenta dunque una consistenza che varia dal vuoto dell’area di stoccaggio alla trasparenza della facciata in vetro dell’area di vinificazione, sostenuta da pilastri in acciaio che inquadrano i serbatoi posti all’interno, fino alla materialità opaca dell’area di conservazione, rivestita da doghe di zinco-titanio in pigmento rosso terra e definita in alto da una piega-gocciolatoio sempre in zinco-titanio. Apparentemente statica, la facciata presenta elementi di dinamicità come il gioco cromatico di alcune doghe di colore grigio, il giro ad angolo che intercetta l’edificio degli uffici amministrativi e, in corrispondenza di questo punto, lo spazio vuoto generato dall’arretramento della facciata principale. Un’insolita parete retroilluminata è stata realizzata con più di duemila fondi di bottiglia contenuti da una grande vetrata a filo facciata e sostenuti da mensole in acciaio allineate alle doghe del rivestimento in zincotitanio che prosegue lungo l’intero fronte degli uffici amministrativi, con una doppia proposta di colore e di orientamento delle doghe: grigio a doghe orizzontali in alto, rosso terra a doghe verticali per l’area in basso definita da una pensilina che completa il sistema di coperture esterne trasformandolo in un percorso esterno protetto e continuo dagli uffici alla zona di stoccaggio. La facciata è stata sagomata sul profilo dell’edificio retrostante e poi incisa da finestre a imbotte per convogliare tutta la luce possibile all’interno degli uffici
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Sopra, un’altra vista del fronte principale. Dopo la zona della lavorazione (qui sopra, sezione) inizia l’area aperta di stoccaggio, sul fondo nella foto di sinistra (foto ©Moreno Maggi).
SCHEDA Località Fossalta di Portogruaro (Ve) Anno di realizzazione 2009-2011 Committente Santa Margherita spa Progetto architettonico e direzione lavori
Westway Architects, arch. Luca Aureggi, arch. Maurizio Condoluci
Progetto strutturale ing. Marco Tobaldini Superficie sviluppo a terra 3.300 mq Area a verde 427 mq Coperture in lamiera grecata di alluminio 3.200 mq Rivestimento pensilina in alluminio pre-coibentato 68 mq
Rivestimento in doghe di zinco-titanio 890 mq
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‹ CIBO, VINO, ARCHITETTURA
FOOD
ARCHITECTURE MORENO MAGGI, IL FOTOGRAFO DI MASSIMILIANO FUKSAS, ZAHA HADID, RENZO PIANO SCONFINA. CI PARLA DI ARCHITETTURA DEL CIBO. IL SUO RACCONTO PARTE DAGLI INGREDIENTI, COME ELEMENTI DI FONDAZIONE DELL’OPERA ALIMENTARE. DA LEGGERE PRIMA IN PIANTA, DESTRUTTURANDO LA RICETTA, POI NELLA COMPOSIZIONE OFFRENDOCI INEDITE PROSPETTIVE DI AFFASCINANTI E COMPLESSI PAESAGGI URBANI CONTEMPORANEI. LA SUA LIBERA INTERPRETAZIONE DEI PIATTI DEL GRANDE CHEF AGOSTINO PETROSINO È UN RACCONTO BORDELINE TRA ARTE E ARCHITETTURA.
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COLORI La vista, Il primo senso che viene coinvolto quando un piatto raggiunge la tavola. Protagonisti sono i colori, gli accostamenti cromatici e la distribuzione di ogni elemento. Che deve avere una giusta collocazione, affinché il commensale possa avere facile accesso a tutti gli ingredienti.
› CIBO, VINO, ARCHITETTURA Agostino Petrosino, chef dotato di una forte indole artistica, coniuga creatività e tradizione. Ricerca la bellezza come sintesi tra qualità della materia prima e cultura. Propone una cucina mediterranea, che accoglie note orientali e profumi d’Africa, sempre alla ricerca del giusto equilibrio sensoriale tra Colori, Profumi e Gusti
PERCIATELLI di Gragnano con Triglie e Guanciale Pulisco e sfiletto le triglie, ottenendo 2 filetti per ognuna. Preparo un brodetto con le lische, 5 pomodorini e gli aromi. Faccio tostare 4 fettine di guanciale in una padella a fuoco basso, e quando sono belle croccanti le metto da parte su un foglio di carta assorbente; taglio a listelle le altre, le faccio diventare croccanti e le conservo al caldo. Elimino tutto il grasso dalla padella, verso un filo d’olio e faccio rosolare i filetti di triglia,
nel frattempo metto a cuocere la pasta in abbondante acqua salata. Recupero i filetti, li mantengo al caldo e aggiungo nella padella il resto dei pomodorini tagliati in quarti e il brodetto. Scolo la pasta al dente e completo la cottura in padella nel brodo di triglie. Aggiungo il guanciale tagliato a listarelle e qualche fogliolina di basilico. Servo in piatti singoli, guarnendo con i filetti di triglia e il guanciale croccante a fettine.
PROFUMI Dopo la vista, entra in gioco l’olfatto: dal piatto ci giungono i profumi, a volte delicati, altre più intensi, sempre capaci di stimolare emozioni, pensieri, ricordi e appetiti che ci preparano all’assaggio. Profumi che nascono dal corretto utilizzo di prodotti freschissimi e cotti al momento.
GUSTI Il gusto è la parte più complessa da realizzare, un’alchimia di fattori che contribuiscono al risultato. Il piatto entra in relazione con il palato e gioca le sue carte: note succulente, sapide, acide o dolci, magari croccanti per conferire musicalità al piatto. Gusti, profumi e sapori delicati e a volte inediti accostamenti.
Ingredienti per 4 persone 350 g Perciatelli (una sorta di bucatino) 4 belle triglie 10 pomodorini datterini 8 fettine di guanciale tagliato 2,5 mm Olio extravergine di oliva Basilico, prezzemolo, aglio, scalogno, sedano
Agostino Petrosino nasce a Nocera Inferiore (SA) nel 1965. Inizia la sua carriera sulla Costiera Amalfitana, poi è in Svizzera e nei grandi alberghi italiani come il Parco dei Principi o il Minerva di Roma. L’insegnamento di maestri come Pièrre Gagnaire e la costante ricerca della perfezione sono i suoi punti di riferimento professionali. Chi volesse sperimentarne la cucina può prenotare a Casa degli Angeli, a Nocera Inferiore. O seguirlo nelle varie cucine che imposta in tutto il mondo come il nuovo Tutto il Giorno City di NY.
Tra i maggiori fotografi italiani di architettura e fine arts, Moreno Maggi (La Spezia, 1957) vive a Roma e New York, dove inizia la sua carriera e frequenta corsi di fotografia presso il Fashion Institute of NY. Ritornato in Italia, avvia collaborazioni con importanti studi di architettura - studio Fuksas, Renzo Piano Building Workshop, studio ABDR. Membro di AIAC, tiene corsi universitari di fotografia di architettura. www.morenomaggi.com
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In questa pagina, il soppalco in stile industriale della cucina è raggiungibile in tre mosse con la scala realizzata su disegno dell’architetto e riponibile nella parete attrezzata.
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Mariano Farinella Nato nel 1977, l’architetto Mariano Farinella si laurea nel 2005 presso l’Università degli Studi di Palermo. Nel 2006 fonda assieme all’architetto Matteo Franco lo studio di architettura mf2arch con sede a Cefalù, operando principalmente sul territorio siciliano e approfondendo temi legati all’abitazione mediterranea.
IN CENTRO A CEFALÙ
SVILUPPO IN ALTEZZA Design, domotica e cultura per nuovi ambienti in un’abitazione storica Il modello americano, si sa, desta interesse e perfino entusiasmo: dopo aver tanto costruito, e tanto male, meglio demolire e ricominciare daccapo. Ma sebbene vi sia qualcosa da imparare, l’Italia non è Las Vegas. Non dappertutto almeno. Ricchezza di natura e storia e cultura anziché il deserto, strati di civiltà accumulati sopra gli stessi muri e tra loro avviluppati a conservare le memorie come corteccia cerebrale. Cefalù, via Porto Salvo: la casa, parte di un antico palazzo nobiliare, è l’abitazione di una giovane coppia che intende conservare le testimonianze del passato per viverle nella vita di tutti i giorni. Pavimenti e involucro vengono ripristinati con materiali storici: graniglia di marmo gettato in opera con inerti in pietra di Modica; intonaco a calce; le decorazioni ripristinate fedelmente. Gli infissi vengono ricostruiti filologicamente: legno di castagno laccato a pennello e un sistema di scuri che riprende lo stile delle porte interne. Ma con vetrocamera al cui interno si muovono veneziane elettriche comandate da un sistema domotico By-me di Vimar, che regola anche le altre funzioni vitali della casa. Le stanze a infilata, in sequenza una dopo l’altra, sono vivibili al pari delle contemporanee “zone giorno” dove living e cucina si fondono. In compenso gli spazi sono cadenzati e chissà che osservare una prospettiva a cannocchiale non faccia bene anche alle prospettive di vita. Ancora, i soffitti sono alti e decorati. Abitarli offre vantaggi funzionali, osservarli ci ricorda chi siamo e da dove veniamo. Per questo, ambienti e altezze vengono adattati alle esigenze dei proprietari in maniera non conven-
zionale. Interventi minimi e nuovi percorsi rimangono sempre, al pari degli elementi di arredo, “staccati” dall’involucro originale perché se ne possa percepire l’impianto e la bellezza passata. Così, una scala leggera si sviluppa intorno a una semiparete in colorazione neutra per raggiungere, attraverso un corridoio in vetro e acciaio in quota, la zona notte. Mentre dallo stesso ambiente giorno, la grande libreria realizzata su disegno diventa scala che conduce al lucernario elettrico da cui si accede a un piccolo terrazzo aperto sul cielo del Mediterraneo. L’idea del mobile che diventa scala si ritrova nel locale della cucina. Qui, la grande isola Poliform è completata da una parete attrezzata artigianale a scomparsa da cui estrarre un mobile/scala appositamente progettato che permette di raggiungere un soppalco in stile industriale in acciaio dello spessore di appena 1 cm
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Dall’alto in senso orario, ripristinati con tecniche e materiali storici pavimenti, pareti e infissi, conservata la distribuzione degli spazi integrati da interventi su misura non invasivi, come la scala e il corridoio in vetro che corre intorno alla libreria, a sua volta scala per ragigungere il lucernario. A sinistra, sezione dell’intervento.
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‹ CIBO, VINO E ARCHITETTURA
Alberto Torsello L’architetto Alberto Torsello (Venezia, 1963) inizia l'attività professionale nel settore dell'edilizia storica e del rilievo per l'architettura, maturando esperienze nel campo dei Beni Architettonici e Artistici come consulente per il Ministero dei Beni Culturali in importanti missioni nel mondo. Sviluppando la ricerca sul rapporto tra conoscenza e conservazione degli edifici e sulle trasformazioni dei modi d'uso dell'esistente, approfondisce il tema del design degli elementi base dell'abitare nel rapporto tra funzione e materia. www.taarchitettura.com
ABIMIS
LA CUCINA CHE NON C’ERA Una machine à cuisiner dove tutto quello che serve c’è ed è al posto giusto La cucina Abimis è stata progettata e realizzata per offrire in contesti domestici gli stessi standard tecnologici delle cucine professionali. Abimis nasce dall’incontro di estetica e funzionalità: il design dell’architetto Alberto Torsello fonda il proprio concept sull’atto centrale del cucinare, gli aspetti ergonomici sono stati studiati da Treviso Tecnologie per garantire sicurezza e praticità, le proprietà tecnologiche dell’acciaio inox - resistenza, igienicità e versatilità - sono state plasmate con sapienza artigianale da Prisma, azienda con più di trent’anni di esperienza nella produzione di cucine professionali. Le elevate prestazioni di Abimis si basano sulle qualità specifiche dei singoli componenti: l’assenza di fughe e spigoli sul piano di lavoro per
una perfetta pulizia, le speciali cerniere-cardine studiate appositamente per semplificare il meccanismo ritornando al movimento originario, i contenitori modulari perfettamente integrabili e realizzati su misure standard gastronorm, la potente cappa aspirante, la pattumiera refrigerata a una temperatura costante di 6° C che abbatte gli odori sgradevoli e la proliferazione dei batteri. Tutto nella cucina Abimis è pensato per agevolare i movimenti del cuoco e le diverse fasi di preparazione dei piatti. Abimis infatti non è concepita per essere un semplice elemento d’arredo ma per rivestire un ruolo centrale all’interno della casa. Un salto evolutivo che collega il vecchio focolare domestico alla gastronomia professionale contemporanea
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In Abimis lo spazio cottura riveste un ruolo centrale ed è realizzato su misura per l’altezza di chi lo utilizza con angoli arrotondati per una perfetta pulizia e piano S.OF. (Stop Overfloating).
MODULARITÀ GASTRONORM L’anima professionale di Abimis emerge anche nei particolari, come i contenitori di dimensioni diverse secondo la loro destinazione d’uso, realizzati secondo gli standard gastronorm utilizzati nel settore della ristorazione, che si integrano perfettamente negli spazi della cucina.
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Nel dettaglio, le cerniere-cardine semplificano il meccanismo ritornando al movimento originario ed eliminano la necessità di regolazioni frequenti.
› CIBO VINO ARCHITETTURA
MANGIARI DI STRADA
STREET SLOW FOOD Portatore di un’idea diversa di ristorazione, Zen propone a Milano piatti di alta qualità ad un prezzo da fast food. Le ricette della tradizione, realizzate solo con prodotti bio e con le più evolute tecniche di preparazione Mangiare da lui è un’esperienza, anche per i più consumati dei gourmet. Lui è Giuseppe Zen, patron di questo ristorante milanese dove l’attenzione al gusto, alla salute e al portafoglio si fondono per una singolare alchimia. Mangiari di strada è la sua creatura, un locale aperto solo a pranzo, originale anche anche nella disposizione spaziale. Ricavato all’interno di un ex capannone industriale e arredato con stile funzionale e contemporaneo e semplicità monacale, non è propriamente un ristorante né un bar, non un self service e - nemmeno lontanamente un fast food. Qui puoi assaggiare le infinite prelibatezze proposte dal menu che tutti i giorni è scritto con i gessi colorati sulle lavagne sopra il grande bancone con vetrinette espositive. Si mangia sul grande tavolo interno o nel giardino a corte con ombrelloni colorati. Dal pani ca’ meusa siciliano ai canederli di pane di segale, dai culurgiones sardi alla jota triestina fino al meglio della pasticceria regionale - cannoli, struffoli, strudel - i piatti tipici vengono cucinati senza alcuna rivisitazione, seguendo le ricette tradizionali e utilizzando unicamente materie prime di qualità. Le paste fresche sono lavorate tutti i giorni, il pane con lievito madre e farine biologiche macinate a pietra, latte, uova, carne, zucchero di canna, frutta e verdura provengono da colture e allevamenti biologici o biodinamici
Gli ambienti e gli arredi di Mangiari di Strada riflettono lo stile semplice e genuino dei piatti proposti dal menu. Accanto al titolo, l’ideatore del locale Giuseppe Zen.
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CONCEPT COFFEE SHOP
LA PAUSA DEL GUSTO DESIGN MINIMALE E ARREDI SU MISURA DEFINISCONO L’ELEGANZA DISCRETA DELLE BOUTIQUE NESPRESSO
il quadrato che incorpora la N del logo e il cerchio che riprende la forma delle tazzine e la base delle capsule. Ampie vetrine all’ingresso svelano gli interni definiti da mobili a incasso, mensole ed elementi angolari in legno wengè scuro con laccature bianche e finiture in acciaio e vetro satinato. La scelta dei materiali coniuga semplicità e rigore abbinando l’acciaio al legno scuro
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George Clooney ©Nespresso
Nelle immagini, la Boutique Nespresso di Varese si sviluppa su una superficie di 130 mq con un’ampia vetrina affacciata sul centrale Corso Matteotti.
Presenti nelle principali città di tutto il mondo e sviluppate secondo un concept unico ideato dall’architetto parigino Francis Krempp, le boutique Nespresso sono studiate per riflettere l’identità del gruppo e l’attenzione per un servizio qualificato e personalizzato alla clientela. Il design minimale degli interni s’ispira alle due forme geometriche che caratterizzano la brand identity Nespresso:
e, per la pavimentazione, piastrelle in cotto a parquet dalla tonalità caramel. Le linee fluide degli arredi guidano gli ospiti attraverso l’ingresso, lo spazio riservato alla vendita e l’area Carpe Diem, uno spazio circolare dedicato ai membri del club in cui gli ospiti possono degustare le 12 varietà di caffè e acquistare macchine, capsule e accessori per la casa. Oggi il gruppo Nespresso conta più di 300 boutique in 48 Paesi, compresi Nord e Sud America, Australia e Giappone. In Italia le boutique del caffè, 30 in tutto, sono presenti a Bari, Genova, Milano, Modena, Roma, Torino, Verona, Varese e Parma
QUALITÀ RESPONSABILE Ambasciatore di Nespresso nel mondo, George Clooney annuncia l’espansione del programma AAA Sustainable Quality™ in Etiopia e in Kenya e un nuovo progetto per la fornitura di caffè dal Sud Sudan. Nato per garantire il benessere dei coltivatori e una produzione sostenibile del caffè di alta qualità, il programma celebra i primi 10 anni di successo con Soul of Coffee, raccolta d’immagini del fotoreporter Reza frutto di un viaggio nei paesi produttori - Colombia, Brasile, Guatemala, Etiopia e India. Una selezione delle fotografie sarà esposta nelle boutique Nespresso di tutto il mondo.
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‹ CIBO, VINO, ARCHITETTURA
Accanto, i modelli in gesso della "macchina per caffè per famiglia" riemersi di recente dagli archivi storici della Cimbali e, sotto, il prototipo in alluminio pressofuso.
LA CAFFETTIERA
DEI FRATELLI CASTIGLIONI La collaborazione tra i fratelli Castiglioni e la Cimbali non si fermò alla macchina per espresso da bar Pitagora del 1962, vincitrice nello stesso anno del Compasso d’Oro, ma proseguì con lo studio di un modello di caffettiera a uso domestico, la Cimbalina. Achille Castiglioni ne mostrò i disegni a Enrico Maltoni nel 2000, quando il collezionista di macchine per caffè, impegnato nelle ricerche per il suo primo libro (Espresso made in Italy 1901-1962) lo intervistò. Solo lo scorso anno lo stesso Maltoni si è imbattuto quasi per caso, presso l’archivio storico di Cimbali, nei modelli di questa caffettiera, realizzati sia in gesso sia in alluminio pressofuso. Pensata per i normali fornelli domestici, il funzionamento della Cimbalina si basa sulla pressione del vapore che costringe l’acqua bollente a risalire fino al filtro, distanziato dal corpo macchina per evitare il riscaldamento della polvere di caffè, e con una pres-
sione di un'atmosfera versare direttamente il caffè in tazza. Ricevuta conferma dalla Fondazione Achille Castiglioni, la macchina va ora ad aggiungersi agli oltre 200 modelli del Mumac, il museo della macchina per caffè inaugurato nell’ottobre 2012 per celebrare il centenario dell’azienda Cimbali
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Fondazione Achille Castiglioni Nata per tutelare, valorizzare e rendere pubbliche le testimonianze della vita e dell’attività artistica e professionale dell’architetto e designer milanese, la Fondazione Achille Castiglioni dal 2011 affianca l’attività del Museo Storico di Piazza Castello 27 a Milano. Grazie anche alla collaborazione stipulata nel 2006 con il Triennale Design Museum, il museo è uno spazio dinamico che, oltre alla raccolta e alla tutela del materiale d’archivio, svela ai visitatori - più di 28.000 negli anni scorsi - l’approccio progettuale e la magia delle creazioni di Achille Castiglioni.
Nello scatto di ©Findetlar, un ritratto di Achille Castiglioni (per gentile concessione dell'omonima Fondazione)
UN MUSEO DELL'ESPRESSO Il MUMAC, museo della macchina per caffè voluto dal gruppo Cimbali per celebrare il centenario è stato inaugurato lo scorso ottobre nell’area industriale dell’azienda a Binasco, in provincia di Pavia. Frutto del lavoro congiunto di Valerio Cometti (V12 Design) e Paolo Balzanelli (Arkispazio), l’edificio in c.a.p. - già magazzino ricambi - è rivestito esternamente da una sinuosa parete ventilata in doghe di metallo “rosso Cimbali” che valorizza la realtà industriale nella quale è inserito. Sei allestimenti tematici raccontano la storia del Novecento dal particolare punto di vista della macchina per caffè: dal periodo Liberty, caratterizzato da un aereo controsoffitto, al rigoroso colonnato che denota l’area dedicata agli Anni Trenta; dal dopoguerra del boom, con la ricostruzione di uno dei bar dell’epoca dove gli italiani assistevano alle sfide tra i campioni di ciclismo, fino all’ultima sala, rossa e a tutt’altezza, dove l’esploso dell’ultimo modello di Cimbali, disegnata da Valerio Cometti, permette ai visitatori di
cogliere tutta la complessità tecnologica di un altro dei prodotti di design che, insieme all’espresso, ha reso famosa l’Italia nel mondo.
Nelle foto, alcune immagini del MUMAC a Binasco.
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TUTTE LE FORME DELL’ACQUA
dal 1980 piscine e wellness blue pool by GRAMAGLIA ®
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› LIBRI / NEWS
ARCIPELAGO URBANO Die Stadt in der Stadt - Berlin das grüne Stadtarchipel è un breve testo, frutto della summer school organizzata da Oswald Mathias Ungers per i suoi allievi della Cornell University nell’estate del 1977 a Berlino
L’edizione critica di Lars Müller riproduce i documenti originali della summer school organizzata nel 1977 a Berlino, con gli appunti e le correzioni di Koolhaas e Ungers.
Proveniente da Londra, per qualche giorno Rem Koolhaas si unì a quel gruppo e leggere oggi la riproduzione delle carte originali, con le correzioni di Koolhaas e le note a margine di Ungers, oltre a riportarci nello spirito di quel tempo, molto ci fa comprendere della genesi di un pensiero che ha avuto notevole influenza sulle teorie (e talvolta sulle pratiche) urbanistiche contemporanee. Il che è piuttosto strano perché quel documento, sostanzialmente destinato ai vertici del Partito Socialdemocratico tedesco, allora alla ricerca di una visione urbana per la capitale nella prospettiva della futura riunificazione, non ebbe certo una grande diffusione, nemmeno nella versione italiana e inglese in cui venne ripubblicato l’anno successivo da Lotus (n. 19, 1978). Più citato che letto, La Città nella Città affrontava, forse per la prima volta, il tema della shrinking city, della città del mondo occidentale che con la perdita di funzioni e popolazione si restringe, libera spazi e apre inedite prospettive di rimedio al conflitto tra città e campagna. Del resto Ungers, affascinato da questo tema, nel suo “esilio”
nord-americano ne aveva già fatto ampia esperienza. Del resto ancora Berlino, i cui ampi spazi verdi erano diventati ancora più ampi, anche se non più così verdi, sotto i bombardamenti, era la metropoli ideale per sviluppare questa visione. E il muro, sorto 16 anni prima, contribuiva a definire l’idea di arcipelago urbano. Un arcipelago che è un tutto, riconoscibile come tale, policentrico (forse the cities, più che the city, in the city), dove città e campagna ritrovano l’equilibrio perduto nella proliferazione tentacolare di quartieri dormitorio prima e suburbi piccolo-borghesi poi che definisce l’evoluzione urbana occidentale dall’avvio della prima rivoluzione industriale. Meritoria e ben leggibile anche nelle riproduzioni dei documenti originali grazie al formato A4, questa riedizione critica di Lars Müller aggiunge al valore documentario interviste ai protagonisti di quel seminario estivo aiutando il lettore a ricostruirne il percorso dai diversi punti di vista, in uno stile teoretico-letterario di cui negli ultimi anni si è quasi persa traccia.
The city in the city - Berlin: a green archipelago A manifesto (1977) by Oswald Mathias Ungers and Rem Koolhaas, with Peter Riemann, Hans Kollhoff, and Arthur Ovaska Edizione critica a cura di Florian Hertweck e Sébastien Marot UAA Ungers Archives for Architectural Research Lars Müller Publishers 176 pp - 226 illustrazioni - euro 40,00 (testo in inglese) - ISBN 978-3-03778-326-9
LA CASA SARTORIALE Pratico strumento per progettisti, geometri, architetti e designer, La casa su misura è una guida alla progettazione e all’arredamento di alloggi studiati per le abitudini e gli stili di vita contemporanei e tiene conto dell’accessibilità degli spazi per le persone diversamente abili. Con oltre 1.000 illustrazioni tecniche e un centinaio di schede pratiche dedicate all’arredo, l’opera è organizzata per temi - calcolo delle superfici, impianti, scale - e ambienti - soggiorno, cucina, sala da pranzo, camera, studio/ufficio, servizi, con schede dedicate per le zone comuni.
© Andrea Mariani
L’UFFICIO SECONDO JEAN NOUVEL
La casa su misura - 100 schede pratiche per arredare 1000 disegni tecnici per progettare Autore Dominique Rabin - Editore Wolters Kluwer Italia 264 pp - euro 40,00
Al recente SaloneUfficio Cosmit ha incaricato Jean Nouvel di coordinare lo spazio Progetto: uffici da abitare per illustrare concretamente la sua visione dello spazio di lavoro, resa esplicita già alla fine degli Anni Ottanta nel suo primo edificio per uffici, la sede parigina dell’agenzia pubblicitaria CLM/BBDO e basata sui concetti di mobilità, convivialità, piacere, gioco, apertura tanto verso l’interno quanto verso l’esterno. “Tra 30 o 40 anni saremo stupiti di constatare quali condizioni invivibili propongono la maggior parte degli uffici di oggi”, dichiara Jean
Nouvel. “Cloni caricaturali, standardizzazione, totalitarismo, non potranno mai suggerire il minimo piacere di vivere in un ufficio”. Nel prossimo futuro si lavorerà sempre di più in appartamenti, a casa propria o in spazi preesistenti di varie tipologie. “In questo panorama il ruolo dell’architetto” – prosegue Jean Nouvel – “è quello di interpretare le mutazioni tecniche, culturali e sociali contemporanee e proporre un linguaggio poetico, un progetto di libertà”. www.cosmit.it/it/milano/it/progetto_ufficio_abitare
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UFFICI MODERNI SPACE PLANNING: ALCUNE RIFLESSIONI Di Luigi V. Mangano In un periodo in cui ai cambiamenti della tecnologia, delle organizzazioni e del settore immobiliare si aggiungono nuove dinamiche sociali vale senz'altro la pena di attualizzare il significato di "space planning". Certamente oggi i servizi professionali tradizionalmente ad esso collegati sono spesso visti come una commodity, portatori di un
aree, etc) ma nella ricerca di soluzioni di interior design creativamente appropriate alle culture e ai brand aziendali, con l'introduzione di modelli spaziali alternativi ed ecologicamente sostenibili. Spazi aperti dunque, ibridi, asimmetrici e destrutturati, uffici liquidi che offrono condizioni ambientali tali da consentire alle persone e alla natura di coesistere in armonia, offrendo risposte flessibili e diversificate ai progetti di vita di chi vi lavora, supportate da piattaforme tecnologiche avanzate per permettere le mobile ways of working. Per promuovere la social collaboration si ricorre a un mix di spazi reali e virtuali (touch down, oasis, quiet areas, phone boots) che sempre più pongono progettualmente l'accento sulla differenziazione qualitativa di ambienti di lavoro capaci di trasmettere, anche con esperienze multisensoriali, concetti di economia comportamentale positiva. Ecco dunque e benvenuta l'enfasi su uffici non convenzionali, miranti a generare una nuova chimica di emozioni positive, trasformando l'architettura di interni in un affare di cuore! Il futuro dello space planning porrà dunque l'enfasi non solo sulle new ways of working, ma soprattutto sulle new ways of thinking, rafforzando gli aspetti simbolico-culturali delle aziende, mirando progettualmente e olisticamente a un ecosistema degli spazi di lavoro pensati sia per i bisogni sia per i sogni delle persone. Spazi capaci di evolversi per supportare le aspettative di una diversa qualità della vita e per rafforzare il proprio capitale intellettuale. Italo Calvino scriveva della necessità dell'esistenza di "angoli felici nelle nostre città"; utilizziamo dunque lo space planning per crearli anche negli habitat uffici. Angoli felici dove trascorrere buona parte del nostro tempo ma capaci di generare una nuova chimica di emozioni positive per una diversa cultura della felicità, trasformando gli ambienti di lavoro, e sul serio, in the best places to work
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Luigi V. Mangano Architetto e Senior workplace strategist, Luigi Mangano, già amministratore delegato di DEGW Italia e partner di DEGW Ltd dal 1980 al 2007, ha acquisito una vasta esperienza in molti anni di lavoro trascorsi all’estero (UK, USA, Cina, India) sviluppando progetti per clienti come IBM, Disney, Motorola, SUN Microsystems.
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basso valore aggiunto. Se da un lato questo è dovuto al proliferare di interlocutori che affollano il mercato del settore ufficio, offrendo di tutto e di più nell'ottica del prezzo più basso, d’altra parte tuttavia il panorama con cui si confrontano le aziende attente alla qualità dell'ambiente di lavoro, a un utilizzo efficace ed efficiente dei propri spazi e a coniugare il benessere degli utenti con la produttività, è molto variegato e interessante. L'enfasi comunque oggi non è più nell'applicazione pedissequa della metodologia di space planning (raccolta dati, adiacenze, gerarchie, mq/persona, categorizzazione delle
Alcune immagini degli uffici Google a Tel Aviv, dello studio sivzzero CamenzindEvolution in collaborazione con i gruppi di progettazione Israeliani Setter Architects e Studio Yaron Tala. Inaugurati a dicembre 2012, occupano 8 piani dell'Electra Tower, ciascuno disegnato per riflettere uno specifico aspetto dell'identità locale, per una superficie complessiva di 8.000 mq. Quasi il 50% della superifcie è destinato a spazi di comunicazione e collaborazione, con aree che assicurano la privacy e altre che permettono la condivisione di attività sia lavorative sia ludiche e conviviali. Gli uffici hanno altresì ricevuto la certificazione LEED Platinum for commercial interiors (tutte le foto © Itay Sikolski).
› UFFICI MODERNI
NUOVA SEDE LA STAMPA A TORINO
L'ENTERPRISE
DELL'INFORMAZIONE OGGI IL PUNTO NON È LA FORMA MA LA QUALITÀ DELL’INFORMAZIONE, DALLA VERIFICA DEI CONTENUTI ALLA SELEZIONE DELLE NOTIZIE ALLA SCELTA DEGLI OPINIONISTI. INFORMAZIONE POI ELABORATA E VEICOLATA SU MOLTEPLICI CANALI, MA SEMPRE AFFIDABILE E CREDIBILE. A TORINO, ECCO GLI SPAZI PROGETTATI PER QUESTO NUOVO MODELLO.
‹ UFFICI MODERNI
SCHEDA Località Torino - Via Lugaro, 15 Anno progettazione 2011 Anno di realizzazione 2012 Design Firm: Progetto CMR Progettista: Massimo Roj Cliente: Editrice La Stampa Area: 5.500 mq
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Smaterializzazione dell’informazione, trasparenza e permeabilità nell’organizzazione del lavoro. Sono questi in sintesi i termini che riflettono la nuova realtà del mondo dell’informazione nell’era della multicanalità e che hanno guidato Massimo Roj e Progetto CMR nella progettazione degli spazi (e degli esterni) della nuova sede della Stampa, non lontano dallo storico edificio di Via Marenco che ai piani interrati ospitava ancora le rotative e i veicoli veloci per il trasporto delle copie alle edicole. Paradossalmente la Rete offre un vantaggio competitivo alle tradizionali testate giornalistiche, che possono vagliare le molteplici fonti alla luce della professionalità del proprio staff giornalistico, selezionando un’informazione di qualità da veicolare su molteplici canali: oltre alla carta stampata il web nelle sue diverse forme. Il progetto risponde a questa esigenza di flessibilità con due grandi spazi a piano terra, entrambi di forma circolare e concentrica: la redazione nord (1.000 mq) e la redazione sud (1.300 mq). Il gran numero di schermi, video interattivi e pannelli collegati a tutti i canali informativi, le linee avvolgenti e la trasparenza fanno pensare alla sala comando dell’Enterprise. Un richiamo che prosegue con i phone boot gialli insonorizzati collocati agli angoli, che ricordano le cabine del teletrasporto dell’astronave di Star Trek. Le strutture circolari delle redazioni, che con-
Nella pagina precedente, la grande redazione sud e, sopra, uno dei phone boot dove è possibile isolarsi per telefonare (foto ©Marco Tirinnanzi). A sinistra e sotto, due immagini dell'edificio di via Lugaro a Torino (foto ©Adriano Bacchella).
› UFFICI MODERNI
Sopra, Tre immagini delle redazioni (al centro gli skylight che illuminano la redazione nord, foto ©Marco Tirinnanzi); a destra un corridoio e la sala delle riunioni di redazione, attigua all'ufficio del direttore (foto ©Marco Tirinnanzi, ©Adriano Bacchella e ©Maurice Canucci quelle in bianco e nero)
centrano nel raggio di pochi metri tutte le postazioni di lavoro, web compreso, integrate a livello di illuminazione e di cablaggio, sono state disegnate e prodotte ad hoc per la redazione de La Stampa con un importante studio ergonomico e permettono al direttore di avere una postazione di lavoro centrale da cui dirigere in tempo reale la realizzazione del giornale. Sul piano dell’acustica, la nuova redazione utilizza materiali morbidi e fonoassorbenti a pavimento, tende tecniche che riducono la diffusione del suono e controsoffittature con altezze differenti. La luce naturale irrompe da ogni lato, soffitto compreso: la redazione sud è illuminata sfruttando la luce naturale del grande lucernaio,
mentre nella redazione nord la luce filtra attraverso skylight realizzati nelle nervature di cemento armato della copertura; l’utilizzo di vetri extra-chiari di ultima generazione trasmette calore a tutto l’ambiente rendendo lo spazio del giornale accogliente e ben vivibile. A livello cromatico le scelte che riguardano gli arredi di design (realizzati su disegno) e gli allestimenti interni di pareti, pannelli, controsoffittature e pavimenti vertono sui toni di bianco, grigio e nero, che rimandano alle riproduzioni delle prime pagine storiche del quotidiano torinese, allineate lungo i percorsi distributivi a prosecuzione del museo interattivo che l’Editore ha allestito all’ingresso, aperto al pubblico
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I partner di Progetto CMR: da sinistra Antonella Mantica, Marco Ferrario, Massimo Roj.
Progetto CMR "Less Ego more eco" è la filosofia di questa società specializzata nella progettazione integrata, nata nel 1994 con l'obiettivo di realizzare un'architettura flessibile, efficiente ed ecosostenibile. Con sede a Milano e uffici in diverse città nel mondo, partner di EAN (www.e-a-n.eu), dal 2010 tra i primi 100 studi di architettura al mondo secondo la classifica di BD, Progetto CMR è strutturata in sei dipartimenti: architettura, ingegneria, tecnico-normativa, industrial design, process management, ricerca e sviluppo. “Less ego more eco” è anche il titolo all’ultima pubblicazione dedicata alla sostenibilità firmata dall'architetto Massimo Roj, a.d. della società. www.progettocmr.com
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MICROSOFT BRIEFING CENTER A ZURIGO
L’UFFICIO INTERATTIVO UN PROGETTO DI INTERIOR DESIGN INCORPORA SCHERMI TATTILI E SENSORI DI MOVIMENTO IN FORME FLUIDE COME LE PRESENTAZIONI COMMERCIALI CHE SI ADATTANO ALLA VELOCITÀ DEL PENSIERO E DEI GESTI
Alcune immagini del Briefing Center Microsoft in Svizzera: in apertura, l’area espositiva con il Surface bar e gli schermi da 63” a parete e, sotto, la Kinect welcome zone (foto ©2012, David Franck Photographie).
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Ogni giorno intorno a mezzanotte RaiNews presenta le anteprime dei quotidiani con banchi video che al tocco ingrandiscono le miniature delle prime pagine di domani. All’inizio il sistema non funzionava benissimo e spesso i giornalisti si affannavano in buffi movimenti per ottenere obbedienza dalla tecnologia incorporata nel banco, ma l’effetto era sorprendente. Sono bastati pochi anni perché quei gesti, e molti altri, diventassero abituali per tutti noi, con la diffusione di massa di smartphone e tablet a schermo tattile. Prima ancora, ma con minore popolarità, erano state introdotte sul mercato consolle di videogiochi, tra cui Microsoft X-Box, sensibili al movimento a distanza. Per giocarci, in case sempre
più piccole e soggiorni progettati per i caminetti, bisognava riconfigurare metà dell’arredamento di casa. Oggi, e per quel che ci risulta per la prima volta, questi prodotti della tecnologia vengono strutturalmente incorporati in oggetti di arredo – banchi e pareti – nel nuovo briefing center della sede svizzera di Microsoft, a Wallisellen, presso Zurigo. Il progetto è stato sviluppato dallo studio di architettura COASToffice di Stoccarda e riguarda l’area di circa 100 mq destinata, all’interno della sede svizzera di Microsoft, alle presentazioni commerciali e agli incontri di formazione e aggiornamento. Qui, pareti nere in vetro e arredi dalle forme fluide e dinamiche realizzati in pietra acrilica Hi-Macs sono stati dotati di tecnologie Microsoft Kinect (estensione per PC dei sensori di movimento inizialmente realizzati per X-Box) e Surface (il tablet di Microsoft) per creare interazione tra i consulenti dell’azienda, gli utenti e i prodotti: la presentazione può essere fatta in piedi o da seduti, passando rapidamente da una presentazione di gruppo a un incontro individuale. La transizione fluida da conversazione in piedi a presentazione pratica da seduti consente di rispondere individualmente ai vari clienti. La parete nera, che svolge funzioni espositive tradizionali, funge anche da schermo e si estende per celare un guardaroba, la caffetteria e una piccola area magazzino. Mentre l’arredo convenzionale degli ambienti attigui, destinati a riunioni e conferenze, lascia supporre che lì si faccia
Dall’alto, una delle sale conferenze del Briefing Center, separate dall’area interattiva con vetri serigrafati e tende (foto al centro); dettaglio del Surface bar, il grande touchscreen incorporato nel banco espositivo (foto ©2012, David Franck Photographie).
› UFFICI MODERNI
COASToffice Fondato a Stoccarda e diretto da Zlatko Antolovic (Villingen, 1976) e Alexander Wendlik (Stoccarda, 1970) entrambi laureati all’Università di Stoccarda, COASToffice è uno studio multidisciplinare che nei propri progetti privilegia un approccio multisensoriale per promuovere interazioni tra l’uomo, la natura, la società e la tecnologia. L’attività dello studio copre tutti i campi della progettazione, dall’architettura all’interior design agli allestimenti fieristici e museali. Antolovic e Wendlik sono docenti presso l’Università di Stoccarda. Lo studio ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello nazionale. www.coastoffice.de
ancora uso di Powerpoint, l’area espositiva presenta un bancone centrale dalle forme curve, a un tempo fluide e scultoree, rese possibili dall’uso della pietra acrilica termoformabile che non presenta giunzioni di sorta (non è un caso che Hi-Macs sia uno dei materiali preferiti da Zaha Hadid) e che per la ridotta porosità è adatta per spazi ad elevata frequentazione. La palette di colori neutri (bianco e nero, arricchiti da motivi grafici che sottolineano la tridimensionalità delle nuove soluzioni e fungono da elementi di separazione con gli altri ambienti) è pensata per sottolineare l’immagine di futuro possibile e per non interferire con gli effetti delle presentazioni. Il mondo è sempre più connesso, ma quando arriviamo a casa (o in ufficio) appoggiamo
il nostro smartphone sulla credenza della nonna; il router Wi-Fi, il lettore di dvd e Sky formano inestricabili accrocchi di cavi. È ora che gli arredi e gli spazi in cui viviamo prendano nota dei cambiamenti. Dopo l’evoluzione nei materiali e nei sistemi costruttivi, architettura e design si faranno guidare dall’evoluzione degli stili di vita e delle tecnologie informatiche?
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SCHEDA Località Wallisellen (Zurigo) Anno di realizzazione 2012 Progetto COASToffice architecture Design team Daniel Renggli (Microsoft Schweiz), L2M3 Kommunikationsdesign (Stoccarda), RBS Group (Zurigo)
65’’ touchscreen kinect / x-box Microsoft surface 3 x 65’’ touchscreen
65’’ touchscreen kinect / x-box
65’’ touchscreen 3 x projections
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‹ UFFICI MODERNI
SEDE AUTODESK A MILANO
In apertura, nella foto di ©Luc Boegly, gli spazi a doppia altezza degli uffici Autodesk. I pannelli in cartongesso forato attutiscono il riverbero acustico generato dai materiali con cui è realizzato l’involucro. La palette comprende il verde, il bianco e il colore del legno di pavimentazioni e serramenti che caratterizza architettonicamente l’intero complesso progettato da Matteo Thun (qui sotto, in una foto di ©Daniele Domenicali).
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CREATIVO E GREEN Creatività italiana per gli uffici milanesi della famosa software house americana che della creatività ha fatto il proprio core business. Con un’attenzione all’ambiente ora riconosciuta dalla certificazione LEED Gold for Commercial Interiors Al contrario delle scatole vuote vetro e cemento che i tenants di solito mettono sul mercato degli uffici, il complesso di Tortona 37, progettato da Matteo Thun, possiede una forte caratterizzazione, sia esterna sia nella definizione e distribuzione degli spazi interni: corti chiuse, affacci studiati in funzione delle viste e del paesaggio, doppie altezze. Caratteristiche che, se non hanno facilitato il lavoro di Goring&Straja, d’altra parte sono diventate uno stimolo in più per progettare spazi di lavoro altrettanto belli dell’architettura del complesso. L’intervento partiva da due precisi obiettivi, uno funzionale e l’altro formale. In primo luogo l’esplicita richiesta di Autodesk di eseguire un progetto LEED Gold per interni, obiettivo raggiunto (a nostra memoria il secondo in Italia, dopo la sede di Citi Group in centro a Milano) tenendo conto dei molteplici aspetti che, al di là dell’efficienza energetica, contribuiscono al punteggio LEED totale, tra cui: natura, impatto ambientale e provenienza dei materiali, riciclabilità, qualità dell’ambiente di lavoro in termini di luminosità, acustica,
qualità dell’aria, utilizzo virtuoso dell’acqua. L’obiettivo formale era invece quello di esprimere, trasmettere e comunicare l’identità di Autodesk come gruppo internazionale ben radicato nella cultura dei luoghi in cui opera. Ebbene, la cultura italiana si esprime al meglio negli interventi manuali di trasformazione della materia le cui massime espressioni, come universalmente riconosciuto, sono il design industriale e la decorazione. Risolti i nodi legati al layout, che privilegia il lavoro di gruppo e la condivisione degli spazi (parte del personale si trova spesso fuori ufficio), e gli interventi tecnici indispensabili (un sistema di climatizzazione supplementare per supplire alle manchevolezze dell’impianto radiante in determinati ambienti e interventi per ridurre il riverbero acustico di alcune superfici troppo “dure”) Goring&Straja si sono concentrati sulla “italianità” degli spazi. A partire dal grande muro centrale attrezzato che divide/collega i due piani, rivestito con stucco veneziano spatolato a mano. Il verde di questo muro, il bianco delle pareti e il colore del legno delle pavimentazioni (mantenute quelle presenti, che insieme al decking della corte e ai brise-soleil esterni caratterizzano architettonicamente il complesso) fanno da sfondo alla decorazione delle sale: disegni di grandi progettisti italiani
› UFFICI MODERNI
Goring & Straja Architects Goring & Straja Architects è una società fondata nel 1996 da Jim Goring e André Straja, con sedi a Milano, Roma e San Francisco che si occupa di progettazione integrata e di interior design per clienti nazionali e internazionali. Diretta in Italia da André Straja (laurea alla Rice University, membro dell’AIA e più di 25 anni di esperienze internazionali), con i partner Giacomo Sicuro e Lenka Lodo, impiega oggi circa 40 persone tra partner, dipendenti e collaboratori nello sviluppo di soluzioni integrate: masterplanning, progettazione architettonica, architettura degli esterni, architettura di interni, project management, riqualificazioni edilizie, risanamento e restauro, space planning, programmazione e analisi, pianificazione e riqualificazione urbana del paesaggio. Numerosi i clienti, le realizzazioni all’attivo e le partecipazioni a concorsi di progettazione. Ricerca, intenso utilizzo della tecnologia, carattere internazionale, flessibilità progettuale e, grazie al fuso orario, la capacità di lavorare ‘round the clock caratterizzano Goring&Straja. www.gasarchitects.com
A destra, la parete attrezzata in muratura rifinita in stucco veneziano verde spatolato a mano che caratterizza gli spazi richiama immediatamente l’abilità manuale della creatività italiana (foto ©Luc Boegly)
eseguiti con software Autodesk applicati alle pareti e alle porte scorrevoli in vetro serigrafato che separano gli ambienti. Allo stucco della grande parete verde fanno da contrappunto alcuni tavoli, tra cui il banco della reception, rea-
lizzati su disegno in cemento grigio, che incorporano come testimonianze fossili strumenti da disegno dell’era precedente l’invenzione dei moderni software per la progettazione. La scelta degli arredi e dei corpi illuminanti ha
IL GENERAL CONTRACTOR Tétris Design & Build, general contractor specializzato nel fit-out degli spazi ad uso terziario (uffici, retail, hotel) ha realizzato la nuova sede Autodesk in soli tre mesi centrando in pieno gli obiettivi Leed che dipendevano dal suo operato. Fondata in Francia nel 2003 e acquisita nel 2007 dal Gruppo Jones Lang LaSalle, la società di consulenza immobiliare più accreditata al mondo, Tétris Design & Build è presente, con più di 170 professionisti, in 16 diverse città in Europa e Nord Africa. La sede di Milano è operativa dalla fine del 2010. Tétris si propone ai clienti come interlocutore unico per fornire, grazie al proprio network multidisciplinare che comprende architetti, construction manager, designer e site manager, soluzioni globali nel rispetto dei budget e dei tempi attraverso una consulenza per l’intera durata dei lavori. Nei due anni di presenza in Italia Tétris ha già lavorato per oltre 40 clienti, sia tenants che landlords, e realizzato lavori per più di 60.000 mq.
Piazza Pio XI, 1 20123 Milano Tel. 02 49536400 info@tetrisprogetti.it www.tetrisprogetti.it
Sopra, un’area di ristoro al livello superiore. Tortona 37 gode di una posizione semi-centrale, in un quartiere votato al design e alla creatività, con viste sul verde dei Navigli milanesi
privilegiato prodotti nazionali anche realizzati artigianalmente con materiali e finiture che riflettono lo stile del Made in Italy, a ribadire il radicamento di Autodesk nella cultura locale e, trattandosi di Italia, il felice con-
nubio tra due precise forme di creatività: quella del design e quella dei software di disegno, renderizzazione e animazione 3D che ha fatto le fortune della società di San Rafael, California
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SCHEDA Località Via Tortona 37, Milano Anno di realizzazione 2012 Committente Autodesk Progetto André Straja, Goring & Straja Architects
Team di progetto Giacomo Sicuro,
Simone Marchiorato, Stefan Davidovici, Camilla Guerritore, Elisa Mori, Naohisa Hosoo, John North
Responsabile del progetto Jones Lang Lasalle
Superficie lotto 850 mq Contractor Tétris Design & Build Certificazione LEED® Gold per interni commerciali
(foto ©Luc Boegly).
A fianco, spaccato assonometrico del progetto.
Pareti trasparenti
Partizioni manovrabili
Arredi informali e flessibili
Le pareti e gli elementi in vetro sono stati realizzati da Vetraria Raimondi di Lainate. L’azienda, specializzata nella lavorazione del vetro per l’architettura, fornisce competenze e soluzioni esecutive per spazi commerciali e abitativi, in termini di decorazione, incisione e messa in opera del progetto dal punto di vista tecnico e formale, sempre in stretta collaborazione con architetti e designer.
Flessibilità e confort acustico sono requisiti essenziali dei moderni spazi ufficio. Per le partizioni interne, la soluzione Maxparete HSP di Oddicini, con livelli di insonorizzazione compresi tra 41 e 56 dB, ha contribuito in maniera significativa all’assorbimento acustico, reso problematico dal pavimento e dai materiali “duri” presenti. Maxparete HSP è disponibile anche nelle versioni semiautomatiche Matic e E-Motion. Di Oddicini anche i pavimenti sopraelevati.
Per Arper, che ha arredato i phone boots e le salette per incontri informali di Autodesk, il design di qualità è una sintesi di tecnica, costi, materiali, funzione, uso, gusto e sostenibilità. Oltre ai divertenti pouf Pix (nella foto) disegnati da Ichiro Iwasaki, Goring e Straja hanno scelto i tavoli Duna con piano ovale e le sedute Catifa 53 di Lievore Altherr Molina. Elementi che comunicano la loro essenza in una forma all’apparenza semplice e naturale, risultato di una ricerca rigorosa e precisa.
ODDICINI INDUSTRIE S.P.A.
ARPER S.P.A.
Via XX Settembre, 186 - 28883 Gravellona Toce VB Tel. 0323 864144 www.oddicini.com | info@oddicini.com
Via Lombardia, 16 - Monastier di Treviso, TV Tel. 0422 7918 www.arper.com | info@arper.com
VETRARIA RAIMONDI DI RAIMONDI ANGELO & C. (S.N.C.) Via Luciano Manara, 19 - 20020 Lainate MI Tel. 02 9373779 vraimondi@tiscali.it
www.ditre.com
Flaps Design Victor VasileV
AntrAx It srl Via Boscalto 40 31023 resana tV tel. +39 0423 7174 fax +39 0423 717474 www.antrax.it antrax@antrax.it
Alluminio riciclabile Basso contenuto d’acqua Alta efficienza termica 200 varianti cromatiche Un’estrema pulizia formale caratterizza il pannello radiante che si interrompe a formare dei ‘flaps’ che possono contenere e riscaldare teli bagno e accappatoio.
‹ APPUNTAMENTI / MOSTRE / PREMI International Award Architecture in Stone
MARMOMACC
PIETRA SU PIETRA I VINCITORI
International Award Architecture in Stone
ARUP ASSOCIATES Druk White Lotus School Ladakh, India ALBERTO CAMPO BAEZA Sede del Consiglio di Castiglia e Léon Zamora, Spagna MAX DUDLER Centro visitatori del Castello Heidelberg, Germania MIAS ARQUITECTES Riqualificazione degli spazi urbani Banyoles, Girona, Spagna CARL FREDRIK SVENSTEDT Stone House Lubéron, Francia
Menzione speciale
UFFICIO SASSI MATERA Auditorium e Centro Culturale Casa Cava Matera, Italia (foto in alto)
Premio ad memoriam
dedicato ad un autore scomparso ALESSANDRO ANSELMI (1934-2013) Cimitero di Parabita, Italia
Premio architettura vernacolare
Architettura in pietra a secco del Mediterraneo Taulas, Navetas, Barracas, Muragghi, Pagliari Puglia, Sicilia, Spagna, Baleari
MARMOMACC 2013 OSPITA LA XIII EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE ARCHITETTURE DI PIETRA, RICONOSCIMENTO A CADENZA BIENNALE CHE CELEBRA LE MIGLIORI PRODUZIONI ARCHITETTONICHE REALIZZATE CON MATERIALE LAPIDEO. LE OPERE SELEZIONATE SARANNO ILLUSTRATE IN UN CATALOGO E OGGETTO DI UNA MOSTRA A VERONA
L’International Award Architecture in Stone rappresenta un'approfondita indagine che l'osservatorio Marmomacc svolge nel vasto panorama internazionale dell'architettura in pietra alla ricerca delle migliori proposte che sappiano interpretare i materiali lapidei con tecniche e linguaggi originali e innovativi. Le opere selezionate spaziano dall’architettura urbana agli spazi pubblici, da progetti di recupero a realizzazioni in contesti difficili e marginali, fino a lavori che si riallacciano alla tradizione costruttiva locale. La giuria del premio ha analizzato 29 opere realizzate negli ultimi tre anni in undici Paesi premiando le più significative per qualità architettonica e uso espressivo dei materiali lapidei. Una menzione speciale è stata riservata all’Auditorium e Centro Culturale Casa Cava realizzata dall’Ufficio Sassi Matera.
Il premio “ad memoriam” dedicato a un autore scomparso è stato assegnato ad Alessandro Anselmi (1934-2013) per il Cimitero di Parabita, mentre il Premio “Architettura Vernacolare” ha posto in primo piano le costruzioni in pietra a secco del Mediterraneo: i Muragghi in Sicilia e i Pagliari in Puglia, le Barracas della penisola iberica, le Taulas e Navetas delle isole Baleari. La giuria è composta da Klaus Theo Brenner della facoltà di Architettura di Potsdam, Alberto Ferlenga del dipartimento di Architettura dell’Università Iuav di Venezia, il direttore di Arquitectura Viva Luis Fernández Galiano, Fulvio Irace del Politecnico di Milano, Vincenzo Pavan dell’Università di Ferrara. La premiazione si svolgerà il 25 settembre. FIERE DI VERONA 25-28 SETTEMBRE 2013 www.marmomacc.com
ARUP ASSOCIATES
Druk White Lotus School
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Frutto di una collaborazione tra il governo della regione del Ladakh e lo studio Arup Associates, il complesso scolastico sorge ai piedi dell’Himalaya indiano e presenta un impianto articolato caratterizzato da una stretta relazione tra spazi interni ed esterni ispirata all’architettura orientale. Le condizioni climatiche estreme e l’assenza di allacciamenti alle reti elettriche e idrauliche hanno fortemente condizionato le scelte progettuali volte al risparmio energetico e all’uso delle risorse locali come la pietra, che instaura un dialogo diretto con la tradizione e il paesaggio circostante.
ALBERTO CAMPO BAEZA Sede del Consiglio di Castiglia e Léon
Località Ladakh, India Anno di realizzazione 2001-2013 Progetto Arup Associates Materiale pietra locale (Foto ©Christian Richters, Caroline Sohie)
Situato nel centro della città di Zamora, il complesso per uffici progettato da Alberto Campo Baeza è un edificio in vetro circondato da una pavimentazione e da un alto muro di pietra che segue il perimetro irregolare del lotto. Il forte contrasto materico tra la leggerezza
› APPUNTAMENTI / MOSTRE / PREMI CARL FREDRIK SVENSTEDT
Stone House Situata nel Parco Naturale del Lubéron, la Stone House si lega in un rapporto dialettico alle rovine di una preesistente casa colonica. Il perimetro del volume contemporaneo è definito da grandi lastre autoportanti di pietra calcarea tenera in una sequenza alternata di pieni e vuoti. Estratto nelle vicine cave fin dall’epoca romana, il materiale litico dialoga con i profili irregolari dei lacerti murari superstiti e con le recinzioni lignee del sito. Località Lubéron, Francia Anno di realizzazione 2011 Progetto Carl Fredrik Svenstedt Materiale pietra di Pont du Gard, di recupero (Foto ©Hervé Abbadie, Eric Laignel)
MAX DUDLER
Centro visitatori del castello La pietra rossa di Heidelberg è il trait d’union che lega gli edifici della città risalenti a epoche diverse, come le chiuse costruite da Paul Bonatz sulla Neckar e il grande castello per il quale Max Dudler ha progettato un centro dedicato all’accoglienza dei turisti. Il nuovo edificio è collocato all'interno della cinta muraria nel luogo degli antichi giardini che circondavano il castello. La semplicità volumetrica della struttura contemporanea si riallaccia alle preesistenze storiche grazie all’uso della pietra locale e allo spessore considerevole delle sue mura.
Località Heidelberg, Germania Anno di realizzazione 2009-2011 Progetto Max Dudler Materiale Arenaria rossa (Foto ©Stefan Müller)
MIAS ARQUITECTES
Riqualificazione degli spazi urbani
Località Banyoles, Girona, Spagna Anno di realizzazione 1998-2012 Progetto Mias Arquitectes Materiale travertino (Foto ©Adriá Goula)
Questo intervento urbanistico combina la pedonalizzazione del centro storico medievale di Banyoles con la rigenerazione della rete di canali risalenti alla fondazione della città per opera di monaci benedettini nel IX secolo. L’intervento è stato realizzato con la pietra calcarea locale detta anche travertino di Banyoles a formare un tappeto di pietra interrotto unicamente dalla presenza fisica e simbolica dell’acqua, che conferisce nuova identità al centro storico recuperandone il rapporto con l’ambiente naturale.
del vetro e la grande “scatola” rocciosa è amplificato dalla radicalità minimale del disegno complessivo e dalla tensione spaziale generata dalle distanze irregolari tra l’edificio vetrato e la cornice di pietra. Località Zamora, Spagna Anno di realizzazione 2007-2012 Progetto Alberto Campo Baeza Materiale Arenisca de Burgos (Foto ©Javier Callejas)
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‹ APPUNTAMENTI / MOSTRE / PREMI
C
on cadenza biennale, il premio Mies van der Rohe, nato per iniziativa congiunta dell'omonima Fundaciò e della Commissione Europea, segnala e valorizza la qualità dell'architettura europea e il contributo di progettisti e architetti allo sviluppo di nuove idee e tecnologie, con un sostegno particolare ai giovani professionisti. Tra le 335 opere nominate per l’edizione di quest’anno e le 5 finaliste selezionate dalla giuria, il Premio è stato conferito alla sala concerti e centro conferenze Harpa di Reykjavik, in Islanda, progettata dagli studi Henning Larsen Archi-
MIES ARCH tects, Olafur Eliasson e Batteríid Architects. Menzione Speciale per il miglior architetto emergente a María Langarita e Víctor Navarro per la Nave de Música Matadero costruita per ospitare un festival musicale a Madrid. Gli altri quattro finalisti erano gli architetti Paul Robbrecht, Hilde Daem e Marie-José Van Hee con il nuovo spazio pubblico della piazza centrale di Gand; BIG Bjarke Ingels Group, Topotek1 e Superflex per il Parco urbano interculturale Superkilen di Copenhagen; Manuel e Francisco Aires Mateus con la casa per anziani ad Alcácer do Sal in Portogallo; e il Metropol Parasol, spazio culturale e commerciale di Siviglia di Jürgen Mayer H. Architekten. Selezionate da un gruppo di esperti indipendenti, membri dell’Architects’ Council of Europe (ACE) e da altre associazioni nazionali di architetti, le opere che concorrono al riconoscimento devono essere state completate nei due anni precedenti. La giuria seleziona l’opera vincitrice del Premio – consistente in un assegno di 60.000 euro - e la Menzione Speciale per il miglior architetto emergente con un contributo di 20.000 euro. I vincitori ricevono inoltre una scultura ispirata al famoso Padiglione simbolo del premio, realizzata dell’artista catalano Xavier Corberó
Il 2013 celebra il 25° anniversario del premio istituito dalla Commissione Europea e dalla Fundació Mies van der Rohe di Barcellona, città indissolubilmente legata al nome del grande architetto e designer tedesco per il celebre padiglione realizzato all’Esposizione Universale del 1929
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In questa pagina, due immagini dell'aditorium e centro congressi Harpa di Rejikiavik, vincitore dell'edizione 2013 del premio Mies Van Der Rohe (foto ©Nic Lehoux). Ne ha parlato lo scorso 27 giugno in Triennale a Milano Ósbjørn Jacobsen, alla conferenza di presentazione della mostra dei progetti finalisti.
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› APPUNTAMENTI / MOSTRE / PREMI
In Triennale
LA MOSTRA Per designare i vincitori quest’anno la giuria si è riunita presso la Triennale di Milano, fin dall’inizio uno dei membri del comitato organizzativo del premio. Sempre in Triennale, fino al prossimo 1 settembre, è possibile visitare la mostra delle 40 opere selezionate per l’edizione 2013, illustrate da tavole e modelli tridimensionali. Mar-Dom 10.30-20.30 Gio 10.30-23.00 Ingresso libero www.triennale.org
2013
1. Categoria Opera Home for Elderly Peo Autore
Sopra, Nave de Mùsica Matadero (Red Bull Music Academy) a Madrid, di María Langarita e Víctor Navarro. Gli architetti hanno ricevuto il premio di 20mila euro della Menzione Speciale per il miglior architetto emergente (foto ©Lluis Diaz Diaz).
A sinistra dall'alto in senso orario, gli altri progetti finalisti: la Market Hall di Gand, Robbrecht en Daem architecten e Marie-José Van Hee architecten (foto ©Petra); parco urbano Superkilen di Copenhagen, BIG Bjarke Ingels Group, Topotek1 e Superflex (foto ©Iwan Baan); casa per anziani a Alcácer do Sal, Aires Mateus Arquitectos; Metropol Parasol a Siviglia, J. Mayer H.
IL PRINCIPALE PREMIO DELL'ARCHITETTURA EUROPEA Il Mies Van Der Rohe Award è giunto quest'anno alla sua 25esima edizione. Basato su segnalazioni di advisor indipendenti sottoposte a un doppio giudizio di una Giuria diversa per ogni edizione, dal 1987 ad oggi il Premio è stato assegnato alle più significative opere dell'architettura contemporanea europea. Qui alcuni dei premiati in precedenti edizioni.
In alto, da sinistra: 1994, Waterloo Station, Nicholas Grimshaw & Partners (foto ©Jo Reid and John Peck); 2009, Norwegian Opera & Ballet, Oslo, Snohetta (foto ©Gerald Zugmann); 2007, Museo d’arte contemporanea Musac a León, Mansilla+Tuñón (foto ©Luis AsÌn).
In basso, da sinistra: 1998, Kunsthaus Bregenz, Peter Zumthor (foto ©Hélène Binet); 1988, Banco Borges e Irmao a Vila Do Conde, Alvaro Siza Vieira (foto ©Eugenii Bofill); 1990, Stansted Airport, Norman Foster, Foster+Partners (foto ©Richard Davies).
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‹ BREVI E NEWS
IL CERCHIO IMPERFETTO Il nuovo edificio industriale di SANAA (Kazuyo Sejima e Ryue Nishizawa) per il Campus Vitra di Weil am Rhein La circolarità dell’edificio, il più esteso del Campus Vitra, è stata studiata per ottimizzare la produzione e i flussi di traffico interni offrendo una struttura staticamente perfetta su cui fissare l’armatura reticolare in acciaio che sostiene la copertura. Per la facciata anteposta al fronte esterno termo-isolato sono stati utilizzati elementi di vetro acrilico ondulato (larghi ciascuno circa 1,8 m e alti 11 m) formati da uno strato esterno trasparente e uno interno bianco-
opaco e disposti in una sequenza variabile di onde più strette e più larghe. Il carattere immateriale dell’edificio, che rivela ben poco della propria funzione, è rafforzato dal fatto che dall’esterno è visibile solo la pelle “tessile” del rivestimento, mentre la facciata stessa, il tetto e la struttura rimangono invisibili. L’impercettibile imperfezione della planimetria circolare è una caratteristica progettuale del team SANAA, che spesso evita le simmetrie classiche optando per figure geometriche leggermente distorte. Un principio che segue l’estetica giapponese del wabi-sabi, per il quale l’imperfezione e la perfezione estetica non si contraddicono tra loro.
Il nuovo stabilimento Vitra e un dettaglio della facciata in due render ©SANAA e, accanto, una vista dell’interno (foto Christian Richters © Vitra)
QUICK STEP il legno prefinito e il laminato VIRAG DISTRIBUISCE IN ESCLUSIVA PER L’ITALIA I PAVIMENTI QUICK STEP IN LAMINATO E PREFINITI IN LEGNO CON POSA A SECCO GRAZIE AL RIVOLUZIONARIO SISTEMA UNICLIC CHE CONSENTE UN INCASTRO PERFETTO TRA LE DOGHE
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Si tratta di pavimenti dalle notevoli qualità estetiche e tecniche, come la stabilità dimensionale. I laminati sono realizzati con una speciale tecnologia di protezione antigraffio, e sono adatti per il riscaldamento a pavimento; grazie alla resistenza dello strato superiore, sono protetti al meglio contro la caduta di oggetti, tacchi a spillo, sporcizia in generale; il pannello di base in combinazione con un sottofondo Quick Step produce un piacevole suono di legno autentico. Ogni pavimento Quick Step viene sottoposto ad un esclusivo trattamento antistatico permanente. I pavimenti in legno Quick Step sono prodotti con legno certificato Pefc e realizzati con tre strati di autentico legno più [ 46 ]
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una finitura di protezione (sette strati di vernice UV) che rendono le doghe stabili, dure e resistenti. Lo strato superiore è di 3 mm di solido legno. Il cuore è in legno composito di Hevea, legno riciclato dell’albero della gomma: da questa scelta, unica al mondo, derivano le speciali qualità di stabilità dimensionale e perfetta reazione a sollecitazioni e pesi.
A sinistra, il laminato Quick Step serie Eligna spessore 8 mm, realizzato con una speciale tecnologia di protezione antigraffio. Sotto; il prefinito Castello, realizzato con tre strati di legno, spessore 14 mm e finitura di protezione.
› UFFICI MODERNI
COME STANNO GLI ITALIANI
NUOVE VISIONI PROGETTUALI
Giunto alla 46^ edizione, il Rapporto della Fondazione Censis descrive e interpreta i più significativi fenomeni sociali ed economici del Paese. Introdotte da considerazioni generali sulla società italiana, le tematiche emerse nel corso del 2012 vengono analizzate e presentate per settori: formazione, lavoro e rappresentanza, welfare e sanità, territorio e reti, soggetti e processi economici, media e comunicazione, governo pubblico, sicurezza e cittadinanza.
L’interscambio e la collaborazione fra discipline diverse sono ormai fattori di fondamentale importanza in ogni campo della ricerca scientifica e tecnologica. Anche il design è chiamato a dare il proprio contributo a processi innovativi eterogenei, dall’ingegneria dei materiali alle biotecnologie, dall’aerospaziale all’elettronica, dall’informatica alla robotica, e deve essere in grado di comprendere linguaggi differenti che non si possono più considerare estranei al proprio campo d’azione tradizionale.
46° Rapporto sulla situazione sociale del Paese 2012 Autori Censis Editore Franco Angeli 584 pp - euro 45,00
Design intersections Il pensiero progettuale intermedio A cura di Patrizia Ranzo, Carla Langella Editore Franco Angeli 160 pp - euro 24,00 - ISBN 9788820411442
WINE MEDITATION ROOM
Vino e design s’incontrano in un ambiente modulare realizzato con parti di vecchie botti riciclate
usai.gianni@gmail.com
Nato da un’idea e dalla passione per il vino del designer e blogger Gianni Usai, il progetto Y7 consiste in un concept per la degustazione di vini italiani pregiati che supera le nozioni tradizionali di enoteca o di wine bar. La Wine Meditation Room è un ambiente che, facendo riferimento al concetto giapponese di wabi-sabi - ovvero della bellezza imperfetta, incompleta, effimera - incontra lo stile del made in Italy. Gli arredi, dalla conformazione ad Y e a forma di 7 sono realizzati utilizzando parti delle botti di vino dismesse. Ogni pezzo sarà realizzato e rifinito a mano da esperti ebanisti italiani. La provenienza e la qualità del legno saranno certificate e ogni pezzo conterrà una marchiatura a fuoco o QR-Code con tutte le indicazioni.
Se conviene all‘ambiente conviene a tutti Climagrün è la sua impresa specializzata per tetti verdi, facciate vegetali, sistemi di anticaduta dall‘alto e impianti fotovoltaici integrati nel verde pensile.
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‹ APPUNTAMENTI / MOSTRE / PREMI
ARTEFACTS
Sopra, Barry Le Va, Set I A placed B placed, Set II A dropped. B dropped, Set III A placed. B dropped Set IV placed, 1968, concessione dell'artista e della Sonnabend Gallery, New York (foto ©Douglas M Parker Studio) e a centro pagina Damien Hirst, Death or Glory (DHS 372), 2001, collezione privata (foto ©Prudence Cuming Associates).
Sotto, Giuseppe Penone, Barra d'Aria, 1969-1996, collezione Maurizio Morra Greco, Napoli (foto ©Danilo Donzelli).
FORZA FRAGILE A VENEZIA, NEL CIRCUITO DEGLI EVENTI DELLA 55ESIMA BIENNALE D’ARTE UNA MOSTRA DI VENTOTTO ARTISTI, ALLA FONDAZIONE CINI STUPISCE PER LIMPIDEZZA, CONCISIONE E RARITÀ. DA BEUYS A HIRST, IL VETRO SEGMENTA LO SPAZIO INFRANGENDO PRESUNTE FRAGILITÀ. Nel contesto lagunare densamente movimentato della Biennale, la mostra Fragile? interpreta e rilegge l’utilizzo del vetro nelle arti visive moderne e contemporanee come oggetto trovato, materiale di scarto da riutilizzare, nonché materia diletta per le sue qualità intrinseche, metaforiche, linguistiche. Sull’isola di San Giorgio, presso le sale della Fondazione Cini, la mostra presenta ventotto opere di artisti internazionali che hanno utilizzato il vetro come parte della loro poetica. Anziché sottolineare la qualità del manufatto o la creatività del disegno, all’interno del percorso di Fragile? entrano in gioco la potenzialità simbolica della trasparenza, della fragilità e della resistenza. Il vetro, grazie anche all’ampliamento degli utilizzi in architettura, rivestimento protettivo ma complice dell’occhio, diventa dorsale tematica, nuovo strumento linguistico nella costruzione di immagini. Per gli artisti dell’Arte Povera ad esempio, spiega il curatore Mario Codognato, il vetro, un elemento naturale e industriale al contempo, assume un valore lirico e politicamente critico. In Barra d’Aria (1969) di Giuseppe Penone, i rumori della polis e quindi della sua dialettica e del suo scontro politico sono amplificati all’interno dell’ambiente. In Direzione (1967) di Giovanni Anselmo il vaso di vetro
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polarizza il lavoro e quindi l’universo quanto il magnete posto al suo interno. In Mezzo Specchiato, Mezzo Trasparente (1965), Luciano Fabro ricrea questa contrapposizione. L’opera è una lastra rettangolare di vetro, sostenuta da un semplice appoggio in metallo e divisa verticalmente in due quadrati: uno è trasparente, l’altro a specchio. Muovendosi davanti alla lastra l’immagine riflessa appare e scompare ripetutamente, mostrando come la realtà sia una relazione fra cose e il fruitore il responsabile di questa relazione. Tra i lavori più rilevanti, sono esposti: Air de Paris (1919) di Duchamp; Panes of Glass in a Rack (879-4) (2002-2011) di Gerhard Richter; Terremoto in Palazzo (1981) di Beuys; il teschio dallo sguardo lungo di Death or Glory di Hirst e l’eterea An oak tree (1973) di Craig-Martin. Ma il percorso offre tre rarità. Tre entità difficili da vedere riunite in un solo spazio, proprio come nelle sale di Fragile?. Il primo lavoro, dal titolo Concreto (vetro 01), 2012, di David Batchelor, si ispira alle composizioni di vetri rotti affogati nel cemento –componenti facilmente visibili sui muri di cinta che delimitano le singole proprietà nelle zone periferiche delle città. La seconda installazione (Void, 2002), di Carsten Nicolai invece, costringe a contemplare il suono più che ad ascoltarlo, dopo essere
› APPUNTAMENTI / MOSTRE / PREMI
stato imprigionato, il più a lungo possibile, dentro una barra di vetro. In ultimo, è consigliato prendere visione del cubo di Walead Beshty FedEx®Large Box… (2008-2012). Il lavoro è costituito da una scatola FedEx e da una teca in vetro che riporta i danni subìti durante il trasporto; elemento della dimensione esatta di una scatola del corriere diventata, dopo i viaggi e gli ammaccamenti, un esemplare unico
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In alto da sinistra, Carsten Nicolai, Void, 2002, vista della mostra presso Martin-GropiusBau, Berlino, 2008, ©concessione della Galerie EIGEN+ART Leipzing/Berlino e della Pace Gallery, 2012 (foto ©Uwe Walter); David Hammons, Flies in a jar, 1994, Collezione Pinault, ©David Hammons; Gerhard Richter, 6 Panes of Glass in a Rack (879-4), 2002-11, concessione dell'artista e della Marian Goodman Gallery, New York /Parigi. Qui accanto, Claire Fontaine, Untitled (FengShui Crystals), 2009 installazione a T293, Napoli, 2009, concessione di T293
55. Esposizione Internazionale d'Arte Il Palazzo Enciclopedico 1 giugno_24 novembre 2013 Per la Biennale veneziana di quest'anno il curatore Massimiliano Gioni ha scelto come titolo Il Palazzo Enciclopedico, evocando l’artista autodidatta italo-americano Marino Auriti che il 16 novembre 1955 depositava presso l’ufficio brevetti statunitense i suoi progetti per un museo immaginario che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità, collezionando le più grandi scoperte del genere umano, dalla ruota al satellite. Un'impresa rimasta naturalmente incompiuta, anche se il sogno di una conoscenza universale e totalizzante da sempre accomuna artisti, scrittori, scienziati e visionari che hanno cercato di costruire un’immagine del mondo capace di sintetizzarne l’infinita varietà e ricchezza. I Leoni d'oro quest'anno sono stati assegnati all'Angola (Luanda, Encyclopedic City, Edson Chagas) e a Tino Sehgal. Leone d'argento per un promettente giovane artista a Camille Henrot. Menzioni speciali per Sharon Hayes, Roberto Cuoghi, i padiglioni congiunti di Cipro e Lituania e al padiglione del Giappone. Infine i Leoni d'oro alla carriera, assegnati a Maria Lassnig (Kappel am Krappfeld, Austria, 1919) e Marisa Merz (Torino, 1926).
FRAGILE? A cura di Mario Codognato 8 aprile – 28 luglio 2013 Orari: 10 – 19, chiuso il mercoledì Nuovo spazio espositivo Le Stanze del Vetro, Fondazione Giorgio Cini Isola di San Giorgio Maggiore, Venezia info@lestanzedelvetro.it, info@cini.it www.lestanzedelvetro.it, www.cini.it
(foto ©Danilo Donzelli).
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I vantaggi del verde nell'ambiente costruito: Il Bosco Verticale Stefano Boeri Architetti
Il valore del verde: i giardini che non c’erano
Arch. Ing. Angelo Vecchio_SCAU Studio, Presidente AIAPP Sicilia
Il padiglione Italia per Expo2015 Studio Nemesi
Densità, comunità, energia: l'isolato Casanova EA8 a Bolzano Arch. Roberta Casarini, Arch. Andrea Rinaldi_LabArch
Sistemi di integrazione tra involucro edilizio e vegetazione Arch. Edoardo Bit_Il nuovo verde verticale
Progettare e realizzare coperture a verde D.ssa Anita Tschigg_Climagrün
Installazione e manutenzione di tetti verdi La botanica per l'architettura verde Soluzioni e materiali Introduce e modera l'incontro Carlo Ezechieli, del comitato editoriale di IoArch docente di architettura del paesaggio al Politecnico di Milano
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