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Donne in Architettura, una mostra a Copenhagen

DONNE IN ARCHITETTURA

FINO AL 23 OTTOBRE UN’ESPOSIZIONE AL DANISH ARCHITECTURE CENTER DI COPENHAGEN

La visibilità delle donne architetto è tuttora piuttosto scarsa, eppure, integrando per prima la cucina con il living, la danese Ulla Tafdrup (1907-1996) aprì la strada all’attuale tendenza della zona giorno aperta. Inoltre, furono altre donne architetto a sostenere che i bambini dovessero avere una propria camera da letto. Già percorso altre volte, il tema delle donne in architettura può suonare retorico o addirittura un alibi per giustificare il gender gap esistente, e molte donne architetto desiderano essere considerate esclusivamente per la professione e non per il genere, ma oltre a rivelare modi diversi e spesso trascurati di lavorare, l’esposizione solleva un dibattito che la precarietà dei rapporti di lavoro rende attuale. Se da una parte la mostra del Dac si concentra sull’esperienza scandinava, con una parte storica e con i lavori di donne architetto danesi come, tra le altre, Dorthe Mandrup, Lene Tranberg, Lene Dammand Lund, Thea Christine Høeg & Christina Gimenez, dall’altra espone le installazioni site-specific che Tatiana Bilbao, Siv Helene Stangeland (Helen & Hard) e Débora Mesa (Ensamble Studio) hanno realizzato per questa mostra, tutte ispirate al saggio A Room of Own’s Own (una stanza tutta per sé) dove nel 1929 Virginia Woolf scriveva che per contare, le donne avrebbero dovuto prima di tutto diventare indipendenti economicamente. Così, con le strutture circolari di mattoni di A Room, You and Us Tatiana Bilbao sintetizza la sua ricerca di gradualità nella transizione tra lo spazio pubblico e quello privato, contrapposta alla stretta dicotomia che specie nelle città ciascuno sperimenta ogni giorno. Il guscio in legno Body & Mind Spa sintetizza lo spazio per rituali di meditazione che Helen & Hard hanno concepito per la casa di vacanze dell’artista serba Marina Abramović. In carta e cartone infine, l’installazione The Room è il risultato di un processo creativo con cui, smontando e ricomponendo in altro modo semplici scatole di cartone, Débora Mesa e Antón García-Abril (Ensamble Studio) si interrogano sui reali confini di una stanza: senza pareti e pavimento non lo è più ma diventa un altro genere di rifugio, più intimo e meglio interconnesso con l’ambiente circostante ■

Da sinistra, Siv Helen Stangeland, Tatiana Bilbao e Débora Mesa. Sopra, le loro installazioni in mostra al Dac (ph. Laura Stamer).

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