IoArch 80 Feb-Mar 2019

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LE MACCHINE ZOOMORFE DI THEO JANSEN PER LA PRIMA VOLTA IN MOSTRA IN ITALIA TREDICI SCULTURE CINETICHE. FINO AL 19 MAGGIO AL MUSEO SCIENZA TECNOLOGIA LEONARDO DA VINCI DI MILANO «I confini tra arte e ingegneria esistono solo nelle nostre menti», spiega Theo Jansen prima di mettere in azione davanti ai nostri occhi Animaris Siamesis, creatura del peso di oltre 200 Kg con 72 gambe, e forse è ciò che pensava anche Leonardo da Vinci, scomparso cinquecento anni fa. Mai mostra fu più appropriata per invitarci a riconsiderare la separazione disciplinare che se ha contribuito al progresso scientifico degli ultimi due secoli oggi ci impedisce di affrontare i cambiamenti in atto sul pianeta come un unicum. Nel padiglione aeronavale che ospita le tredici macchine di Jansen ovviamente non c’è il vento delle spiagge olandesi dove sono solite muoversi, così si ricorre all’aria compressa che iniettata nei serbatoi – semplici bottiglie in Pet – fa camminare la ‘Strandbeest’, animale da spiaggia a metà tra una specie preistorica scomparsa e una nuova generazione di esseri post-apocalittici del genere Mad Max, dove però l’energia fossile non serve più. Dopo un periodo di studi in Fisica applicata alla Delft University of Technology, [ 10 ]

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nel 1990 Theo Jansen inizia a dedicarsi al progetto Strandbeest. Le sue opere, che appaiono come scheletri di animali preistorici o enormi insetti, sono gigantesche sculture cinetiche fatte di materiali di epoca industriale: tubo flessibile in plastica, filo di nylon e nastro adesivo. Nascono come algoritmi e non richiedono motori, si muovono grazie alla forza del vento delle coste olandesi, loro habitat naturale. Nel corso degli anni le Strandbeest si sono evolute seguendo un processo di selezione che ne ha rese alcune sensibili alla pressione atmosferica, così che quando è in arrivo la marea si allontanano dalla spiaggia. Il loro movimento, sorprendentemente naturale, può essere sostenuto da ordini multipli di ‘piedi’ e vele o, come grandi bruchi, da espansioni e contrazioni di ‘muscoli’ retti da telai e la durata della loro vita, forse intenzionalmente o forse no, varia: da 26 secondi a due anni. Main sponsor dell’esposizione milanese è Audemars Piguet, la fabbrica di orologi che della complicazione meccanica ha fatto la propria ragion d’essere

Theo Jansen Nasce a Scheveningen (1948) nei Paesi Bassi. Nel 1968 studia Fisica applicata alla Technische Hogeschool di Delft e dopo l’esperienza universitaria sceglie la carriera artistica, esplorando i campi dell’aeronautica e della robotica. Negli anni Ottanta inizia a creare algoritmi che simulano la vita artificiale. Ha partecipato a importanti manifestazioni internazionali di arte contemporanea, tra cui Art Basel Miami.


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