IoArch 80 Feb-Mar 2019

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ioArch

Anno 13 | Marzo 2019 euro 9,00 ISSN 2531-9779 FONT Srl - Via Siusi 20/a 20132 Milano Poste Italiane SpA Sped. in abb. postale 45% D.L. 353/2003 (conv. in l. 27.02.2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Milano

VEDERE L’INVISIBILE VEDERE L’INVISIBILE L’architettura secondo Alberto Campo Baeza L’architettura secondo Alberto Campo Baeza

I PROFILI DI LPP LAPS ARCHITECTURE MASTERPIECES CHATILLON RESTAURA LE CORBUSIER RESIDENZE ALVISI KIRIMOTO | SCAU | 2001 | ARKISPAZIO | KM429 MADE IN ITALY FAVARETTO & PARTNERS ELEMENTS ABITARE BAUHAUS 100

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ADDIO VECCHIA BILANCIA. BENVENUTO NIKOLATESLA LIBRA.

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PESA

CUCINA

ASPIRA


sommario ioArch 80 8

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Design per il pianeta | XXII TRIENNALE

WORK IN PROGRESS

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MIES AWARD 2019

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Le macchine zoomorfe di Theo Jansen Designcafè Architettura contemporanea made in Europe

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Propilei berlinesi

LA JAMES SIMON GALERIE DI DAVID CHIPPERFIELD

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Lagos SOM PROGETTA UNA CITTÀ Kiel I CUBI DANZANTI DI MVRDV Busan IL PARCO TEMATICO DI MIGLIORE+SERVETTO Milano CL&AA PROGETTA LA SEDE DI CAP HOLDING

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Milano IL PHARO BUSINESS CENTER DI PARK ASSOCIATI

Il tetto rifugio di Junya Ishigami

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SERPENTINE PAVILION 2019

Abha IL RISTORANTE DI SCAU STUDIO

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Concorso di idee Orogel | I VINCITORI

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Marostica IL NUOVO POLO LOGISTICO VIMAR PROGETTO ATELIER(S) FEMIA

La tegola leggera e resistente | PREFA

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POLIZIA

BRIANZA PLASTICA

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Una copertura efficiente e tradizionale

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Soluzioni tagliafuoco in legno e vetro | SAN.CO

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Napoli CORVINO+MULTARI PER LA CITTADELLA DELLA

Gonzaga IL RESTAURO DI VILLA STROZZI

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Roma IN.TECH E TSTUDIO RIQUALIFICANO IL CORVIALE

Brera, un caffè in pinacoteca | PEDRALI

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Paesaggi costruiti

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Nuovi scenari per il mondo ufficio | XOFFICE

THE WAVE DI HENNING LARSEN ARCHITECTS

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Bella ed economica

BJARKE INGELS GROUP A COPENHAGEN

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Libri

VEDERE L’INVISIBILE

A cura di Carlo Ezechieli

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L’architettura secondo Alberto Campo Baeza

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La scatola di cristallo

ALBERTO CAMPO BAEZA, CENTRO SPORTIVO

58

Luce e misura | DELLEKAMP ARQ

EDIFICIO RESIDENZIALE A CITTÀ DEL MESSICO

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60

Space invaders | DELLEKAMP ARQ CASA PER VACANZE A VALLE DE BRAVO

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Ripensare spazi | GRAUCASAIS ARQ RESIDENZA PROTETTA A REUS



RESIDENZE 92

Casa di artisti | ALVISI KIRIMOTO, VILLA GUILLEM

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Abitare en plein air | SCAU STUDIO, CASA BP

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La forza di Hercule | STUDIO 2001, LUSSEMBURGO

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L’equilibrio della materia

IARCHITECTS, INTERNI A TRENTO

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Design in punta di piedi

ARKISPAZIO, INTERNI A MILANO

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Glocal architecture

KM429, DUE INTERNI A GUASTALLA

MADE IN ITALY

I PROFILI DI LPP

di Luigi Prestinenza Puglisi

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64

Continuità e cambiamento | FAVARETTO & PARTNERS

Laps Architecture

SALVATOR-JOHN LIOTTA, UN ITALIANO ALL’ESTERO

ELEMENTS

a cura di Elena Riolo

72

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Designcafè

Abitare

PROFILI

130

73

Bauhaus 100

Un architetto milanese | SONIA CALZONI

DALL’AVANGUARDIA ALL’INDUSTRIA

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Libri

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L’esprit nouveau | IL RESTAURO DELL’APPARTAMENTO-

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ATELIER DI LE CORBUSIER IN RUE NUNGESSER-ET-COLI

Alberto Campo Baeza, la Casa dell’Infinito (foto ©Javier Callejas).

Direttore editoriale Antonio Morlacchi

Contributi Maurizio Carta, Pietro Mezzi Luigi Prestinenza Puglisi

Direttore responsabile Sonia Politi

Grafica e impaginazione Alice Ceccherini Federica Monguzzi

Comitato di redazione Myriam De Cesco, Carlo Ezechieli, Antonio Morlacchi, Sonia Politi

Marketing e Pubblicità Elena Riolo elenariolo@ioarch.it

Editore Font srl, via Siusi 20/a 20132 Milano T. 02 2847274 redazione@ioarch.it www.ioarch.it Fotolito e stampa Errestampa

Prezzo di copertina euro 9,00 arretrati euro 18,00 Abbonamenti (6 numeri) Italia euro 54,00 - Europa 98,00 Resto del mondo euro 164,00 abbonamenti@ioarch.it Pagamento online su www.ioarch.it o bonifico a Font Srl - Unicredit Banca IBAN IT 68H02 008 01642 00000 4685386

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Reg. Tribunale di Milano n. 822 del 23/12/2004. Spedizione in abbonamento postale 45% D.L. 353/2003 (convertito in legge 27.02.2004 n.46) art. 1, comma 1 - DCB Milano

ISSN 2531-9779


Salone del Mobile.Milano April 9 – 14, 2019 Hall 10 | Stand B19 – C28 www.pedrali.it


› XXII TRIENNALE

Paola Antonelli, curatrice di Broken Nature. È senior curator del dipartimento di Architettura e Design e direttrice del reparto Ricerca e sviluppo del MoMa di New York (foto Gianluca Di Ioia).

DESIGN PER IL PIANETA BROKEN NATURE: DESIGN TAKES ON HUMAN SURVIVAL È IL TITOLO DELLA XXII ESPOSIZIONE TRIENNALE INTERNAZIONALE CURATA DA PAOLA ANTONELLI INAUGURATA L’1 MARZO AL PALAZZO DELL’ARTE DI MILANO L’equilibrio che per decine di migliaia di anni ha assicurato la sopravvivenza del genere umano sulla Terra sembra compromesso e la capacità del pianeta di rigenerarsi si riduce a velocità crescente se è vero che l’anno scorso l’Earth Overshooting Day è stato il 2 agosto: mai così presto da quando è iniziato questo genere di misurazioni. La concentrazione di CO2 in atmosfera, prima causa dell’effetto serra e del conseguente riscaldamento climatico, ha ormai raggiunto 411 ppm ma finora le risposte, affidate alla politica, all’economia e alla scienza, sono state deludenti. Da tempo i progettisti si attengono con impegno e su tutte le scale a parole d’ordine come sostenibilità, ambiente, green e anche eticità e consapevolezza ma questo non è più sufficiente. È tempo di trasformare queste tendenze in strategie d’azione incoraggiando nuovi comportamenti d’uso delle risorse, dell’ambiente costruito e dell’ecosistema che abitiamo. Vaste programme, avrebbe detto De Gaulle, ma ineludibile di fronte alle sfide che l’era dell’Antropocene in cui siamo entrati impone, perchè, citando Buckminster Fuller, “ogni individuo è un piccolo timone che mosso nel modo giusto può spostare una grande nave”. La grande esposizione tematica Broken Nature, curata da Paola Antonelli, la mostra La Nazione [8]

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delle Piante curata dal direttore del laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale dell’Università di Firenze Stefano Mancuso, la piattaforma brokennature.org e gli allestimenti delle 22 partecipazioni nazionali che con sguardi diversi aff rontano il medesimo tema intendono illustrare al vasto pubblico il senso del concetto di lungo termine e l’idea della complessità dell’ecosositema in cui siamo immersi, promuovendo comportamenti ‘ricostituenti’ nei confronti del pianeta

Broken Nature: Design takes on Human Survival Periodo 1 marzo - 1 settembre 2019 Curatrice Paola Antonelli Comitato scientifico Adam Bly, Rania Ghosn

Alexandra Daisy Ginsberg, Gabriella Gomez-Mont Jamer Hunt, Sarah Ichioka, Koyo Kouoh Stefano Micelli, Maholo Uchida

Team curatoriale Ala Tannir, Laura Maeran Erica Petrillo e Laurie Mandin (intern) Coordinatrice del progetto Laura Agnesi Resp. relazioni internazionali Marco Sammicheli Immagine coordinata Anna Kulachek con Dario

Zampiron

Allestimento Studio Folder (Elisa Pasqual e Marco Ferrari) e Matilde Cassani

www.brokennature.org

Ore Streams, Formafantasma, 2017, indagine sul ciclo dei rifiuti elettronici e sulle modalità per il loro recupero (foto Ikon; courtesy Nicoletta Fiorucci e Giustini/Stagetti). Sopra il titolo, Plastiglomerate #4, una delle formazioni minerali composte da detriti di plastica e sedimenti marini naturali raccolte nel 2013 da Kelly Jazvac con la collaborazione della geologa Patricia Corcoran e dell’oceanografo Charles Moore su una spiaggia delle Hawaii (foto Jeff Elstone, courtesy dell’artista e della galleria Fierman).



› MOSTRE

m etCatur? Maximi, explandia qui incilla ciatum faceaquodis ad mi, ullabore pos asperem ulparchit ea dolorporro blab ipiet esUlis con nonsus audenimus auc re publin sis auc tis avemend ientiss idemus sidiena, quidem etra dienat

LE MACCHINE ZOOMORFE DI THEO JANSEN PER LA PRIMA VOLTA IN MOSTRA IN ITALIA TREDICI SCULTURE CINETICHE. FINO AL 19 MAGGIO AL MUSEO SCIENZA TECNOLOGIA LEONARDO DA VINCI DI MILANO «I confini tra arte e ingegneria esistono solo nelle nostre menti», spiega Theo Jansen prima di mettere in azione davanti ai nostri occhi Animaris Siamesis, creatura del peso di oltre 200 Kg con 72 gambe, e forse è ciò che pensava anche Leonardo da Vinci, scomparso cinquecento anni fa. Mai mostra fu più appropriata per invitarci a riconsiderare la separazione disciplinare che se ha contribuito al progresso scientifico degli ultimi due secoli oggi ci impedisce di affrontare i cambiamenti in atto sul pianeta come un unicum. Nel padiglione aeronavale che ospita le tredici macchine di Jansen ovviamente non c’è il vento delle spiagge olandesi dove sono solite muoversi, così si ricorre all’aria compressa che iniettata nei serbatoi – semplici bottiglie in Pet – fa camminare la ‘Strandbeest’, animale da spiaggia a metà tra una specie preistorica scomparsa e una nuova generazione di esseri post-apocalittici del genere Mad Max, dove però l’energia fossile non serve più. Dopo un periodo di studi in Fisica applicata alla Delft University of Technology, [ 10 ]

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nel 1990 Theo Jansen inizia a dedicarsi al progetto Strandbeest. Le sue opere, che appaiono come scheletri di animali preistorici o enormi insetti, sono gigantesche sculture cinetiche fatte di materiali di epoca industriale: tubo flessibile in plastica, filo di nylon e nastro adesivo. Nascono come algoritmi e non richiedono motori, si muovono grazie alla forza del vento delle coste olandesi, loro habitat naturale. Nel corso degli anni le Strandbeest si sono evolute seguendo un processo di selezione che ne ha rese alcune sensibili alla pressione atmosferica, così che quando è in arrivo la marea si allontanano dalla spiaggia. Il loro movimento, sorprendentemente naturale, può essere sostenuto da ordini multipli di ‘piedi’ e vele o, come grandi bruchi, da espansioni e contrazioni di ‘muscoli’ retti da telai e la durata della loro vita, forse intenzionalmente o forse no, varia: da 26 secondi a due anni. Main sponsor dell’esposizione milanese è Audemars Piguet, la fabbrica di orologi che della complicazione meccanica ha fatto la propria ragion d’essere

Theo Jansen Nasce a Scheveningen (1948) nei Paesi Bassi. Nel 1968 studia Fisica applicata alla Technische Hogeschool di Delft e dopo l’esperienza universitaria sceglie la carriera artistica, esplorando i campi dell’aeronautica e della robotica. Negli anni Ottanta inizia a creare algoritmi che simulano la vita artificiale. Ha partecipato a importanti manifestazioni internazionali di arte contemporanea, tra cui Art Basel Miami.


Le pareti manovrabili per l’abitare contemporaneo

MADE EXPO 2019 Milano 13-16 Marzo Padiglione 5 Stand L25 M24

Free Space collection Armonic, la folding in legno Lo spazio domestico diventa flessibile Armonic è la parete scorrevole e ripiegabile che nasce come soluzione per rimodulare lo spazio, renderlo dinamico e fluido, in grado di adattarsi alle diverse esigenze dell’abitare contemporaneo. Una parete divisoria mobile e articolata che modifica gli ambienti con pannelli snelli, leggeri e facilmente movimentabili. Armonic si caratterizza per il design, gli ingombri minimi e l’ampia gamma di finiture. Il sistema consente di chiudere ampie luci architettoniche, sfruttando solo un binario a soffitto, vantaggio che garantisce un passaggio agevole e privo di ostacoli a terra.

info@anaunia.it - www.anaunia.it


› DESIGNCAFÈ

TRIENNALE MILANO

LA NUOVA IDENTITÀ VISIVA

MIRAMARE

LA NUOVA IMMAGINE PER IL PARCO E IL CASTELLO Il castello di Miramare, voluto da Massimiliano d’Asburgo e già residenza di corte, cambia volto e immagine: un logo per rappresentare il nuovo corso avviato lo scorso anno dalla direttrice Andreina Contessa e comunicare in modo moderno ed efficace ma ricordando la tradizione romantica del luogo, che con un parco di 22 ettari è da sempre un punto di riferimento culturale per Trieste e per il territorio circostante, visitato ogni anno da decine di migliaia di turisti. La nuova identità visiva, progettata dallo studio Migliore+Servetto Architects, ne sintetizza i valori: la rinnovata attitudine verso l’esterno e verso il pubblico, il mantenimento di un forte legame con la tradizione e l’iconografia della dimora ottocentesca, l’apertura verso i moderni stili della comunicazione. Particolarmente significativa, nel progetto grafico, la linea spezzata che sottolinea la grande M di Miramare (e Massimiliano): sintesi grafica del molo di attracco, segnala l’apertura verso l’esterno del museo, con nuove collaborazioni che la direzione sta programmando, e diventa una sorta di ‘parentesi orizzontale’ a comprendere i contenuti delle esposizioni tematiche che vi si svolgeranno. Il logo è al centro della nuova immagine coordinata del Museo, declinata nei diversi strumenti di comunicazione e nei gadget dello shop museale, che comprende anche una serie di icone – anch’esse parte del progetto grafico di M+S – distintive dei diversi luoghi in cui la proprietà si articola e che saranno alla base del futuro sistema di wayfinding per i visitatori. La nuova identità visiva veste anche il sito www.castello-miramare.it, rinnovato e a breve online. [ 12 ]

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La Triennale di Milano ha una nuova identità visiva. Il compito di ridefinire l’immagine pubblica dell’istituzione culturale milanese è stato affidato allo studio Norm di Zurigo. Contemporaneamente è stato rinnovato il sito web, la cui progettazione è stata affidata ad Accurat, una società di ricerca e innovazione nel campo del data-driven design con sedi a Milano e New York. La presentazione della nuova immagine – nel corso della quale il presidente della Triennale Stefano Boeri ha reso omaggio alla storia della grafica e della comunicazione visiva dell’istituzione, dalle Esposizioni Internazionali storiche ai loghi di Italo Lupi e Pierluigi Cerri – ha chiuso un percorso iniziato nello scorso

mese di ottobre con l’avvio delle procedure per l’assegnazione dei due incarichi, il cui scopo è anche segnare l’avvio di nuovi progetti e collaborazioni e il rilancio della Triennale a livello internazionale. Per l’incarico relativo all’identità visiva sono pervenute 200 candidature provenienti da 15 Paesi; 44 invece quelle per il sito web. Norm è diretto da Dimitri Bruni, Manuel Krebs e Ludovic Varone e si occupa delle attività legate al graphic design. Negli anni ha lavorato con il Tate Modern, il Louvre-Lens e il Museum für Gestaltung di Zurigo. Accurat conta su un team di 35 tra data scientist, data analyst, designer e developer; ha lavorato con MoMA, Ted, Google, Ibm, Un e Starbucks.

SCULTURE BIO-DIGITALI AL CENTRE POMPIDOU Claudia Pasquero e Marco Poletto di ecoLogicStudio partecipano con i loro partner di ricerca (laboratori della Bartlett Ucl e delle Università di Innsbruck e della Danimarca meridionale) a La Fabrique du Vivant, in corso fino al 15 aprile al Centre Pompidou di Parigi. La rassegna ripercorre l’archeologia del vivere e della vita artificiale nell’era in cui sta emergendo una nuova interazione tra la creazione e le scienze della vita, le neuroscienze e la biologia sintetica. Si inseriscono in questo quadro in-human gardens, due sculture viventi stampate in 3D di ecoLogicStudio che affrontano i pilastri della razionalità umana alle prese con gli effetti dell’intelligenza artificiale. Entrambe sviluppate in collaborazione con organismi viventi, cianobatteri fotosintetici nel caso di Hortus XL Astaxanthin.g (nella foto in alto), e tarantole asiatiche per XenoDerma (foto sotto), sono progettate algoritmicamente e prodotte con stampa 3D su larga scala e in alta risoluzione. Prototipi speculativi in scala 1:1 per una nuova generazione di pelli architettoniche biofile.


Lo spazio si trasforma e diventa flessibile Lo spazio unitario e compatto diventa duttile grazie al sistema di pareti manovrabili che permette configurazioni diverse degli ambienti. Uno strumento in più a disposizione di architetti e interior designer per progettare, con intelligenza e creatività, soluzioni flessibili dello spazio, vero lusso della contemporaneità. Oltre alla gamma di pareti manovrabili insonorizzate Anaunia arricchisce la sua linea con una nuova collezione di pareti di design, versatili, dagli ingombri minimi ed eleganti, particolarmente indicata per il living e l’office.

Freespace Arpeggio coLLection

Armonic

AureA Aurea Zip

Tra le più flessibili Aurea, la parete scorrevole e impacchettabile, che oltre ad aggiungere valore allo spazio flessibile, coniuga un’estetica armoniosa con un’eccezionale versatilità. Grazie alle molteplici configurazioni, all’impiego di materiali leggeri come l’alluminio e il vetro e all’assenza di fissaggio a terra, Anaunia interpreta il tema della Biennale di architettura Freespace e fornisce un elemento per qualificare e definire lo spazio che diventa libero e variabile.

info@anaunia.it - www.anaunia.it


› MIES AWARD 2019

Plasencia Auditorium e Centro congressi Località Plasencia, Spagna Progetto Selgascano Cronologia 2005-2017 Fotografie © Iwan Baan Concept “Abbiamo pensato a

questo progetto come a uno spazio diverso nel quale preservare un’isola di terra naturale in una zona di futura espansione, anche se questo voleva dire essere una piccola pozza nel mare, ma anche un possibile reagente per le future costruzioni che a loro volta si staglieranno in questo mare interno: la campagna dell’Extremadura come simbolo dell’oceano”.

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ARCHITETTURA CONTEMPORANEA

MADE IN EUROPE

RIQUALIFICAZIONE SPAZIALE E TRASFORMAZIONE DI AMBIENTI AL SERVIZIO DELLE COMUNITÀ AL CENTRO DEI PROGETTI FINALISTI DEL MIES AWARD 2019 LA PREMIAZIONE DEI VINCITORI IL 7 MAGGIO A BARCELLONA Rese note le cinque opere finaliste del premio dell’Unione Europea 2019 per l’Architettura Contemporanea - Mies van der Rohe. L’annuncio della Commissione europea e della Fundació van der Rohe è avvenuto dopo l’ulteriore selezione dei 40 progetti rimasti in gara (in cui figuravano due opere italiane: l’Hq di Prada a Valvigna e il museo M9 di Mestre). Il filo conduttore che le lega è l’uso differente degli spazi, la loro flessibilità e la capacità di innescare trasformazioni urbane e sociali. È il caso dell’Auditorium e Centro Congressi di Plasencia in Spagna (SelgasCano Arq): un’opera creata per preservare un’isola di terra naturale in una zona di futura espansione urbana, e della realizzazione del PC Caritas a Melle in Belgio (Arch De Vylder Vinck), che racconta la trasformazione di un centro psichiatrico in uno spazio ibrido, con un parco utilizzato sia dai pazienti sia dagli operatori sanitari e dai cittadini. L’edificio di Berlino, il Terrassenhaus Berlin/Lobe Block (Brandhuber + Emde, Burlon e Muck Petzet Architekten), con un disegno a ziggurat sviluppa volumi differenti che possono essere occupati

nei modi più svariati: alloggi, uffici, spazi per il co-working, galleria d’arte, residenze per artisti e laboratori. Lo scopo del Grand Parc Bordeaux in Francia (Lacaton & Vassal) era invece quello di migliorare la qualità della vita delle persone all’interno di tre blocchi residenziali degli anni Sessanta. Migliorando le performance energetiche, le nuove facciate aggiungono anche spazi funzionali ai 530 alloggi. Un intervento realizzato senza dover trasferire un solo residente durante i lavori di ristrutturazione. Infine, la ristrutturazione di piazza Skanderbeg a Tirana (51N4E e Anri Sala) è stata considerata la pietra angolare del rinnovamento urbano della città, sia dal punto urbanistico che sociale. In aprile la giuria visiterà le cinque realizzazioni per scegliere il vincitore del premio (60mila euro e 20mila per la menzione speciale) e quello della categoria architetto emergente. L’annuncio finale avverrà alla fine di aprile, mentre la cerimonia si terrà il 7 maggio nel Padiglione Mies van der Rohe di Barcellona


› MIES AWARD 2019

Berlino Terrassenhaus Lobe Block

Bordeaux Grand Parc

Località Berlino, Germania Progetto Brandhuber + Emde, Burlon and Muck Petzet Architekten Cronologia 2014-2018 Fotografie © Erica Overmeer Concept “L’involucro dell’edificio è stato costruito, in linea di massima,

Località Bordeaux, Francia Progetto Lacaton & Vassal architectes; Frédéric Druot Architecture

in cemento e compensato, includendo solo i nuclei centrali contenenti gli ascensori e i bagni. Gli altri elementi, come le separazioni degli spazi, sono stati realizzati dagli utenti stessi in base alle loro esigenze. Sebbene attualmente il progetto soddisfi gli standard legali di un edificio commerciale, è volto a superare la separazione tra vita e lavoro, tra commerciale e residenziale, mettendo in discussione le norme esistenti”.

e Christophe Hutin Architecture

Cronologia 2014-2017 Fotografie © Philippe Ruault Concept “Una corretta pianificazione e programmazione del cantiere

ha permesso di realizzare la trasformazione di ogni appartamento in soli 12-16 giorni: mezza giornata per la posa della lastra di cemento, due giorni per l’adattamento della vecchia facciata, due giorni per la nuova e 8-12 giorni per rinnovare gli interni”.

Tirana piazza Skanderbeg

Melle Pc Caritas

Località Tirana, Albania Progetto 51N4E, Anri Sala, Plant en Houtgoed e iRI Cronologia 2010-2018 Fotografie © Filip Dujardin Concept “Il contorno verde della piazza è stato considerato come

Località Melle, Belgio Progetto Architecten De Vylder Vinck Taillieu Cronologia 2016-2017 Fotografie © Filip Dujardin Concept “E se un contesto abitativo perdesse il suo significato e il

l’inizio di una foresta urbana, il punto di partenza di una riflessione sull’intera città intesa come un ecosistema urbano. La piazza è stata vista come parte di un metabolismo, contribuendo al miglioramento del contesto anche nella consapevolezza dei vari collegamenti con le zone circostanti e quelle più lontane”.

suo scopo, se non venisse ristrutturato in vista di un altro programma o di un’altra funzionalità e dunque ci si aspettasse la sua demolizione? E se invece questo edificio fosse predisposto per diventare uno spazio sperimentale nel quale riscoprire, esplorare e definire altri possibili modi di vita?”.

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› MUSEI E SPAZIO PUBBLICO

JAMES SIMON GALERIE, BERLINO

PROPILEI BERLINESI SEVERO E MONUMENTALE, IL NUOVO EDIFICIO PROGETTATO DA DAVID CHIPPERFIELD RIORGANIZZA LE RELAZIONI URBANE E L’ACCESSIBILITÀ ALLA MUSEUM INSEL DI BERLINO

La James Simon Galerie sorge su un’area di 10.600 metri quadrati, su uno zoccolo in pietra che crea una grande terrazza sul fiume Sprea (foto ©Ute Zscharnt per David Chipperfield Architects).

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Ci sono voluti dieci anni per la realizzazione della James Simon Galerie di Berlino e, finalmente, alla fine dello scorso anno, i lavori si sono conclusi: la prossima estate il nuovo edificio progettato da David Chipperfield funzionerà da ingresso per le centinaia di migliaia di visitatori dei cinque musei dell’Isola: Pergamon, Bode Museum, Altes Museum, Neues Museum e Alte Nationalgalerie. Per l’architetto inglese si tratta di un contesto architettonico noto, avendo già firmato, una decina di anni fa, il progetto di restauro-ricostruzione del Neues Museum

e, nel 1999, il masterplan dell’Archeological Promenade (un percorso sotterraneo, ancora in costruzione, che collegherà tutti gli edifici dell’Isola). I lavori della James Simon Galerie si sarebbero dovuti concludere nel 2013, ma problemi tecnici legati al sottosuolo e alle fondazioni ne hanno ritardato la chiusura. L’edificio sorge su un’area di 10.600 mq, su uno zoccolo in pietra che crea una grande terrazza sul fiume Sprea. Secondo Chipperfield il nuovo manufatto intende «riorganizzare le relazioni urbane e l’accessibilità dell’intera Isola dei Musei». L’aspetto severo e monumentale dell’edificio adotta, reinterpretandoli, elementi architettonici già esistenti: le colonne stilizzate e slanciate, l’imponente scalinata d’accesso, l’uso della pietra negli esterni fanno riferimento alle opere di Schinkel, Stüler e degli altri architetti che hanno partecipato alla realizzazione della Museuminsel. La James Simon Galerie prevede un auditorium di 300 posti, uno spazio per mostre temporanee e, soprattutto, ospiterà i servizi di accoglienza: biglietteria, guardaroba, bar, servizi e libreria per gli ottomila visitatori giornalieri.

Per accedere all’edificio occorre salire tre rampe della monumentale scala, incastonata tra il basamento allungato e il colonnato inferiore. Giunti al livello superiore, si accede al generoso foyer (con caffetteria e guardaroba), con accesso diretto al piano espositivo principale del Pergamon Museum e a una grande terrazza che corre lungo tutto l’edificio. L’auditorium e gli spazi espositivi temporanei sono invece situati al piano seminterrato

CREDITI Realizzazione James Simon Galerie, nuovo ingresso all’Isola dei Musei, Berlino

Progettista David Chipperfield Architects, Berlino Partner David Chipperfield, Martin Reichert Alexander Schwarz (capo progetto)

Progettazione strutturale

Igb Ingenieurgruppe Bauen, Berlino

Progettazione del paesaggio Levin Monsigny Landschaftsarchitekten, Berlino

Superficie dell’area 10.900 mq Cronologia 2009-2018 Apertura al pubblico 2019



› SERPENTINE PAVILION 2019

«My design plays with our perspectives of the built environment against the backdrop of a natural landscape, emphasising a natural and organic feel as though it had grown out of the lawn, resembling a hill made of rocks» Junya Ishigami

IL TETTO RIFUGIO DI JUNYA ISHIGAMI ASSEGNATA ALL’ARCHITETTO GIAPPONESE LA PROGETTAZIONE DEL PADIGLIONE TEMPORANEO DELL’EDIZIONE DI QUEST’ANNO. UN’UNICA GRANDE COPERTURA CHE RAPPRESENTA UN RIFUGIO PER LA CONTEMPLAZIONE Riconosciuto in questi anni come uno dei talenti emergenti sulla scena internazionale dell’architettura, Junya Ishigami è stato scelto dal direttore artistico della Serpentine Gallery Hans Ulrich Obrist e dagli advisor David Adjaye, Richard Rogers e David Glover per realizzare il Padiglione delle manifestazioni estive di quest’anno (20 giugno – 6 ottobre) ai Kensington Gardens. Ispirandosi al più comune degli elementi architettonici, il tetto, Ishigami ha progettato un’unica copertura fatta di lastre di ardesia e

sorretta da pilastri sottili disposti in maniera casuale come i tronchi degli alberi in un bosco. Rappresentativo della creatività del giovane architetto giapponese, famoso per i suoi progetti che traducono in architettura gli elementi della natura creando ambienti a pianta libera di particolare fascino, il padiglione sembra emergere dal tappeto verde del parco, grave come la pietra scura di cui è fatto e al contempo leggero come un tessuto appoggiato sull’erba. Come in una caverna, l’ambiente interno si proporrà come un rifugio per la contemplazione. Più pragmaticamente sarà anche un rifugio dalla piovosa estate inglese. Ishigami è il diciannovesimo architetto che, a partire da Zaha Hadid nel 2000, assume l’incarico di progettare il padiglione estivo della Serpentine. Oltre alle Park Nights del venerdì e agli eventi in programma, quest’anno insieme a Google Arts and Culture la galleria – da cinque anni sostenuta da Goldman Sachs – lancia anche la Serpentine Augmented Architecture, che metterà in mostra, ricostruendolo virtualmente, un progetto non realizzato

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Junya Ishigami Nato nel 1974, dopo avere lavorato presso Sanaa, nel 2004 fonda lo studio Junya Ishigami + Associates. Nel 2007 realizza il Kait Workshop del Kanagawa Institute of Technology di Atsugi e nel 2010 vince il Leone d’Oro per il migliore progetto alla Biennale di Architettura di Venezia con l’installazione Architecture as air: Study for château la coste. Premiato nel 2015 con lo Swiss Architecture Award dell’Università della Svizzera Italiana, nel 2018 è stato il protagonista di un’acclmata esposizione alla Fondation Cartier di Parigi che verrà riporposta quest’anno alla Power Station of Art di Shanghai. Junya Ishigami insegna alla Columbia University.

L’esterno e l’interno del Serpentine Pavilion 2019 in due render ©Junya Ishigami + Associates.


Concentrati sul risultato.

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› PREMI E CONCORSI

NUOVA SEDE OROGEL

I VINCITORI DEL CONCORSO DI IDEE Il progetto di Caveja Studio di Forlì si è aggiudicato il concorso di idee indetto da Orogel, dal titolo La Fabbrica della Meraviglia, per la progettazione della nuova sede amministrativa della società alimentare cesenate. Alle spalle di Alessandro Pretolani e Filippo Pambianco titolari di Caveja si sono classificati rispettivamente i progetti degli studi Cotta Solomita Architetti (in collaborazione con Silvia Ancarani) e, a pari merito, quelli di Ellevuelle Architetti di Modigliana e di Studio O2A di Cesena. Il concorso di idee, al quale lo scorso ottobre erano stati invitati otto studi di progettazione del territorio romagnolo, è stato realizzato in collaborazione con la sede di Cesena del dipartimento di Architettura dell’università di Bologna. Secondo il responsabile del dipartimento di

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Architettura, Franscesco Gulinello, il progetto vincitore è risultato “chiaro nella sua organizzazione e si configura con un’articolazione tipologica semplice e altamente flessibile. Gli spazi si prestano infatti ad accogliere adattamenti funzionali senza stravolgere i caratteri significativi del progetto. Le corti interne, caratterizzate da elementi naturali, declinano con efficacia, in chiara assonanza con la filosofia dell’azienda, lo stupore della meraviglia, tema sollecitato dal bando di concorso”. Lo scopo della competizione era raccogliere proposte di qualità per realizzare, su un’area di 35mila metri quadrati, un centro direzionale funzionale alle esigenze attuali e future dell’azienda. Su una capacità edificatoria di circa 11mila metri quadrati, il progetto vincitore ha previsto la realizzazione di una sede idonea ad ospitare circa 200 persone e altri

spazi funzionali quali una scuola di cucina, delle sale riunioni, una cineteca e una biblioteca, oltre ai servizi per il personale. Menzioni speciali sono state riconosciute allo studio di architettura di Marilena Magalotti di Cesena, a Marco Peroni Ingegneria di Faenza, a La Prima Stanza di Montiano e allo studio Currà di Cesena. Il concorso prevedeva premi in denaro per i primi tre classificati e un rimborso-spese di 4.000 euro per tutti i partecipanti

Sopra, il progetto di Caveja Studio vincitore del concorso di idee Orogel; sotto, a sinistra, il progetto dello studio Cotta Solomita, secondo classificato e quello dello studio O2A, terzo classificato a pari merito con la proposta progettale di Ellevuelle Architetti.



› FOCUS

Leggera ma in grado di sopportare carichi neve importanti la nuova copertura in tegole Prefa del condominio di Barzio.

LA TEGOLA LEGGERA E RESISTENTE PER IL RIFACIMENTO DEL TETTO DI UN CONDOMINIO DI OTTO PIANI A BARZIO, IN VALSASSINA, SONO STATE IMPIEGATE LE TEGOLE PREFA: LEGGERE, RESISTENTI, FACILMENTE LAVORABILI

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Ecco come il rifacimento di una copertura di un condominio di otto piani può diventare un caso da manuale. L’edificio in questione, realizzato nei primi anni Sessanta a Barzio, in Valsassina, era originariamente dotato di un tetto in pannelli di fibra di cemento; è stato smantellato nei primi anni Novanta e sostituito con una copertura composita di metallo, lastre bitumate e tavolato di legno, soluzione che nel corso degli anni ha manifestato frequenti problemi di tenuta all’acqua, con costosi interventi manutentivi. La decisione dei condòmini si è così indirizzata su una tecnologia capace di garantire la durata nel tempo e di buona qualità estetica. La scelta è caduta sulle tegole in alluminio preverniciato Prefa. Il progetto ha previsto il completo rifacimento del piano di posa, con il ripristino del tavolato in legno e la stesura di membrane traspiranti, su cui sono state posate le tegole Prefa in alluminio preverniciato (600 x 420 mm e 0,7 mm di spessore), la cui leggerezza ha permesso di mantenere inalterata la struttura portante del tetto. Le tegole hanno infatti un peso di soli 2,3 kg al metro quadrato, mentre il sistema è

in grado di sopportare un carico di 800 kg al metro quadrato e di resistere a importanti carichi di neve. Il colore scelto, Marrone P.10, si addice ai colori dell’edificio e dell’ambiente circostante. La tecnologia coil coating, che caratterizza il particolare tipo di verniciatura della gamma P.10, off re alta resistenza ai raggi ultravioletti, alle intemperie e ai graffi, oltre a elevata stabilità e uniformità del colore e dello spessore della vernice. Tali proprietà, testate e certificate, consentono a Prefa di estendere la garanzia quarantennale del materiale anche sul colore

Realizzazione Rifacimento copertura, Barzio (Lc) Committente Condominio Tga Piani 8 Copertura Tegola Prefa, Marrone P.10, Prefa Italia Caratteristiche Alluminio preverniciato

(spessore 0,7 mm), doppio strato di verniciatura poliammidica poliuretanica in coil coating; formato: 600 x 420 mm; peso 2,3 kg/mq;

Installazione Lattoneria F.lli Soldarelli, Rogolo (So)


Il telaio visto da una nuova prospettiva

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Un telaio in alluminio anodizzato che diventa elemento d’arredo, esaltando la porta come una cornice. Una superficie inclinata a 40 gradi che conferisce un senso di profondità alla parete, dietro la quale si nasconde una porta ECLISSE Syntesis filo muro. Scopri tutte le finiture su eclisse.it


› FOCUS

PER IL RIFACIMENTO DELLA COPERTURA DI UN COMPLESSO STORICO A PADOVA SI È SCELTO IL SISTEMA TERMOISOLANTE ISOTEC DI BRIANZA PLASTICA. UNA SOLUZIONE CHE RISPONDE ALLE ESIGENZE PRESTAZIONALI OTTIMIZZANDO LE FASI DI POSA

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UNA COPERTURA EFFICIENTE E TRADIZIONALE Sempre più spesso gli interventi di rifacimento delle coperture ammalorate prevedono la realizzazione di un efficace pacchetto coibente – portante, impermeabilizzante e di limitato spessore – con lo scopo di minimizzare, se non annullare, l’impatto visivo dell’intervento stesso mantenendo la fedeltà architettonica dell’insieme su cui si interviene. È stato così anche per il rifacimento della copertura di un’ala del complesso storico limitrofo alla chiesa della natività della Beata Vergine Maria alla Mandria, una località del comune di Padova. Il progetto ha preso le mosse da un’analisi strutturale degli antichi solai lignei, che ha previsto, in fase realizzativa, la sostituzione di alcune travi e la rimozione e la bonifica dello strato di copertura esistente. La scelta dei progettisti è caduta sul sistema termoisolante ventilato Isotec di Brianza Plastica; una decisione dettata dalle proprietà coibenti del poliuretano espanso rigido di cui è costituito il pannello (valore di conduttività termica dichiarata di 0,022 W/mK). In questo modo è stato possibile realizzare un isolamento prestazionale rispondente alle prescrizioni normative con uno spessore dell’iso-

lante molto contenuto. Per ulteriori garanzie sulle performance di seconda impermeabilizzazione offerte dal rivestimento in alluminio goff rato del sistema, è stata scelta la tipologia di pannello Isotec XL Plus, caratterizzata da una guarnizione in pvc preapplicata sotto il correntino metallico: una soluzione che incrementa la resistenza alle eventuali infi ltrazioni accidentali dovute a rotture del manto di copertura. Il profi lo XL del correntino di acciaio, integrato nel pannello, presenta un’asolatura in grado di assicurare una ventilazione di 200 cmq/metro di gronda, oltre a costituire un pratico e funzionale elemento di appoggio per il manto di copertura

Realizzazione Restauro del patronato di Mandria. Rifacimento della copertura, Padova Committente Parrocchia della Natività della Beata Vergine Maria alla Mandria Isolamento copertura Sistema Isotec XL Plus di Brianza Plastica (spessore 100 mm) Superficie di copertura isolata 650 mq Impresa di costruzioni Prearo Costruzioni, Codevigo, Padova

Alcune immagini dell’intervento di Padova. Il ridotto spessore del pacchetto coibente ha consentito di ottenere ottime prestazioni in termini di isolamento salvaguardando il carattere storico della struttura, per la cui copertura è stata riutilizzata buona parte dei coppi esistenti, ancora in buono stato.



› FOCUS

VENEZIA, FONDACO DEI TEDESCHI

SOLUZIONI TAGLIAFUOCO IN LEGNO E VETRO AFFACCIATO SUL CANAL GRANDE, IL FONDACO DEI TEDESCHI È UNO DEI PIÙ GRANDI E PIÙ RICONOSCIBILI EDIFICI DELLA CITTÀ. TRASFORMATO PIÙ VOLTE NEL CORSO DEI SECOLI HA RITROVATO IL SUO SPLENDORE CON UN INTERVENTO DI RESTAURO E RIFUNZIONALIZZAZIONE PROGETTATO DA OMA. ALL’INTERNO SONO STATI REALIZZATI E INSTALLATI DIVERSI SISTEMI ANTINCENDIO. LE PROPOSTE SU MISURA DI SAN.CO

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A pochi mesi dalla sua ristrutturazione, il Fondaco dei Tedeschi è diventato un altro dei punti di attrazione di Venezia. Affacciato sul Canal Grande, lo storico edificio, costruito nel 1228 e ricostruito nel corso dei secoli successivi, è uno dei più grandi e riconoscibili edifici della città. L’intervento di restauro di Rem Koolhaas e Ippolito Pestellini Laparelli di OMA ha infatti dato nuovo lustro all’edificio, che ora ospita un magazzino del lusso, il Dfs Luxury, e un polo culturale su novemila metri quadrati di superficie. Per la ristrutturazione del Fondaco, San.Co, società di Arco in provincia di Trento che produce soluzioni tagliafuoco in legno e vetro e porte per interni ad abbattimento acustico, ha fornito e installato numerosi prodotti e proposto diverse soluzioni ad hoc. Oltre alle tradizionali porte tagliafuoco

in legno, sono state concepite e realizzate diverse soluzioni su misura: vetrate resistenti al fuoco, porte per esterni e rivestimenti estetici murari in ottone, in acciaio e in pietra. Per quanto riguarda i prodotti tradizionali, al Fondaco sono state fornite e installate varie tipologie di prodotto: le porte tagliafuoco in legno Isofire LZ58.60 rivestite in lamiera di ottone, le porte tagliafuoco vetrate con profi lo in acciaio, le porte in legno acustiche e le porte in legno tagliafuoco FM ed RM. Sono state anche prodotte e installate le vetrate fisse in acciaio tagliafuoco rivestite in ottone, oltre al sistema di pannellature in acciaio inox super mirror, ottone brunito e terrazzo veneziano, che conducono all’altana da cui si domina il Canal Grande


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Prodotto: PREFA Scandole Luogo: Repubblica Ceca Architetto: SPORADICAL, Arch. Ing. Jakub Nasinec e Ales Kubalìk Installatore: KLIPS s.r.o., Ing. Igor Nekolny

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› FOCUS

NELL’EX INGRESSO PRINCIPALE DELLA PINACOTECA DI BRERA, IL CAFFÉ FERNANDA SI INSERISCE NEL RIALLESTIMENTO CURATO DAL DIRETTORE JAMES BRADBURNE. IL PROGETTO DELLO STUDIO MILANESE RGASTUDIO È FOCALIZZATO SULLA COERENZA CROMATICA E MATERICA CON IL PERCORSO MUSEALE

BRERA, UN CAFFÈ IN PINACOTECA All’interno della Pinacoteca di Brera è stato recentemente aperto il Caffè Fernanda, dedicato a Fernanda Wittgens, prima donna a dirigere un museo statale in Italia. Inserito nel nuovo allestimento voluto dal direttore James Bradburne, il progetto di questo ambiente, curato dallo studio milanese rgastudio di Raffaele Azzarelli e Giuliano Iamele, è focalizzato sulla coerenza cromatica e materica con le sale espositive e sulla reinterpretazione dell’architettura dello spazio risalente agli anni ’50. L’intenso color ottanio delle pareti è coerente con i toni caldi che si incontrano nel percorso museale, i pavimenti marmorei in Fiore di pesco e le cornici in Rosso Lepanto, ereditati dal progetto di Portaluppi, sono stati recuperati e restaurati. Per gli arredi, che devono convivere con la raffinatezza del luogo senza interferire, gli architetti hanno selezionato diversi pezzi di Pedrali. Oltre alle sedute modulari Modus, le poltroncine Jazz, in color rosa cipria con finitura ottone anticato come i tavoli Inox. Nella parte centrale della sala le Nym, dal caratteristico schienale ad arco in legno curvato, e le Nemea, che abbinano il frassino a un telaio in pressofusione di alluminio; qui gli ospiti possono rilassarsi ammirando ancora lo scorcio de Il bacio di Francesco Hayez. La caffetteria dispone anche di uno spazio esterno, che si affaccia sul cortile, protetto dal loggiato: qui troviamo i tavoli e le sedute della collezione per esterni Nolita, realizzati completamente in acciaio per garantire il massimo della solidità e durevolezza

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Sopra, la poltroncina Jazz nella versione con telaio in acciaio e finitura in ottone anticato. A destra Nolita, la seduta scelta per gli spazi esterni del locale. Tutto Pedrali.


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› EDIFICI PER ABITAZIONI

THE WAVE, VEJLE, DANIMARCA

PAESAGGI COSTRUITI COMPLETATE DOPO UNA LUNGA INTERRUZIONE LE CINQUE TORRI RESIDENZIALI DI HENNING LARSEN ARCHITECTS SONO IN STRETTA RELAZIONE CON LE ACQUE DEL FIORDO E LE LIEVI ONDULAZIONI DI VEJLE, NELLA PENISOLA DELLO JUTLAND

The Wave prende ispirazione dal paesaggio circostante, in questo punto dello Jutland leggermente ondulato (foto ©Jacob Due). Sotto, prospetti e planimetria del progetto (courtesy Henning Larsen Architects).

Il complesso residenziale The Wave a Vejle, che da lontano appare come un grande foglio bianco ondulato adagiato sulle rive della baia di Skyttehusbugten, aveva già ricevuto diversi riconoscimenti tra cui, nel 2013, il Civic Trust Award. In realtà il progetto delle cinque torri residenziali alte nove piani – vincitore nel 2005 di un concorso a inviti indetto dal committente Bertel Nielsen – è stato completato solo nei mesi scorsi, dopo una lunga interruzione provocata dalla crisi finanziaria del 2008. Il nuovo landmark di Vejle interagisce con il paesaggio da cui prende ispirazione: di giorno l’acqua del fiordo muove il profi lo riflesso del fronte; la sera gli edifici sembrano dolci colline artificiali, qua e là punteggiate dalle luci che fi ltrano dagli appar-

tamenti, cento in tutto, alcuni dei quali a doppia altezza. Interamente vetrati, I fronti che prospettano sull’acqua sono provvisti di terrazze protette da una profonda gronda. La luce entra negli appartamenti anche di lato o dall’alto, attraverso sottili tagli vetrati incisi nella copertura ondulata. Semplice il fit-out degli interni, in modo che l’attenzione rimanga concentrata sulle viste panoramiche, con pavimentazioni tessili che si estendono ai terrazzi e arredi degli ambienti cucina disegnati su misura per seguire le forme curve dell’architettura. Lo spazio pubblico si sviluppa attorno a un percorso in legno e a un molo – parte del progetto di Henning Larsen – realizzato di fronte alle scalinate in cemento che conducono alle residenze

Henning Larsen Architects Lo studio internazionale, che ha sedi a Hong Kong, Monaco, New York, Oslo, Riyad e nelle isole Fær Øer, è stato fondato da Henning Larsen nel lontano 1959. È noto a livello internazionale per aver progettato numerose opere in tutto il mondo: tra le più celebri si ricordano il ministero degli esteri dell’Arabia Saudita a Riyad e il Teatro dell’Opera di Copenhagen. Nel 2001 fu costituita la Henning Larsen Foundation per la promozione e la conoscenza dell’architettura danese. www.henninglarsen.com

CREDITI Realizzazione Torri residenziali, The Wave, Vejle Committente Bertel Nielsen A/S Progettazione architettonica Henning Larsen

Architects, Copenhagen

Appartamenti 100 Superficie 14.000 mq Fotografie Jacob Due

THE WAVE ELEVATION - SCALE 1:500 HENNING LARSEN ARCHITECTS



› EDIFICI PER ABITAZIONI

Il fronte, permeabile alla città, di Dortheavej, complesso residenziale composto di moduli prefabbricati (foto ©Rasmus Hjortshøj). Sotto, il concept planimetrico e architettonico (courtesy Big - Bjarke Ingels Group).

DORTHEAVEJ, COPENHAGEN

BELLA ED ECONOMICA PREFABBRICAZIONE EVOLUTA, QUALITÀ DEGLI AMBIENTI E DELLO SPAZIO PUBBLICO NEL PROGETTO DI BJARKE INGELS GROUP PER 66 ALLOGGI DI EDILIZIA RESIDENZIALE IN UN QUARTIERE DELLA CAPITALE DANESE CON UN TRASCORSO PRODUTTIVO Lo studio di Bjarke Ingels ha da poco ultimato un complesso edilizio di 66 nuovi alloggi, realizzati nella zona nord ovest di Copenhagen. L’iniziativa è dell’organizzazione non profit Lejerbo, che gestisce circa 38.000 abitazioni in affitto su tutto il territorio danese. L’edificio di cinque piani prende il nome della via in cui è stato realizzato: Dortheavej, una zona artigianale con officine, magazzini e fabbricati industriali costruiti nel periodo che va dal 1930 al 1950. La trama della costruzione si basa su una singolare struttura prefabbricata: l’edificio, concepito come una cortina urbana porosa, si curva dolcemente al centro, dando vita a una piazza pubblica verso sud e a un cortile verde, appartato, sul fronte nord; a livello della strada, è aperto per favorire il transito dei residenti e dei passanti.

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Realizzati off-site, i moduli abitativi progettati da Big sono sovrapposti gli uni agli altri. Sul lato sud soleggiato i balconi sono arretrati rispetto al filo facciata, mentre sul lato nord il prospetto è uniforme. Su tutti i fronti, l’esterno dell’edificio si compone di ampie finestre a tutt’altezza che garantiscono la luce naturale e la vista sul cortile e sul quartiere, e di lunghe tavole di legno che accentuano la soluzione a scacchiera. Le dimensioni degli alloggi variano da 60 a 115 metri quadrati di superficie; i materiali impiegati sono semplici: legno e cemento nei colori chiari, sia per gli interni che per gli esterni. Altra particolarità di Dortheavej è aver pensato e realizzato appartamenti di tre metri e mezzo di altezza interna. All’inizio dello scorso anno, Big e Lejerbo sono stati premiati dall’Associazione degli

architetti danesi con il Lille Arne Award 2018, per aver privilegiato la qualità dello spazio, modalità costruttive innovative e costi di costruzione contenuti

CREDITI Realizzazione Dortheavej Residence, nuove residenze, Copenhagen

Committente Lejerbo Progetto architettonico

BIG, Bjarke Ingels Group

Team di progettazione Bjarke Ingels,

Finn Nørkjær (partner in charge); Ole ElkjærLarsen, Per Bo Madsen (project manager)

Progettazione strutturale e impiantistica Moe Superficie 6.800 mq Premi Lille Arne Award 2018


Investimenti, sviluppo e innovazione

Inaugurazione della nuova linea produttiva di premiscelati Xella in Italia Xella continua a investire in Italia con un nuovo stabilimento, situato a Pontenure (PC) che sarà dedicato alla produzione di malte premiscelate per offrire soluzioni sempre più complete. Sistema costruttivo completo significa piena compatibilità tra i prodotti a garanzia della qualità della costruzione finale. Il nuovo polo produttivo è un impianto tecnologicamente avanzato, con elevata automazione secondo gli standard “industria 4.0” e la sua capacità produttiva è di 700 sacchi/ora, equivalenti a circa 17,5 tonnellate di malte. In particolare l’impianto produrrà il nuovo rasante per interno Ytong RY25, soluzione estremamente versatile e vantaggiosa sia in ambito di ristrutturazione che di nuova costruzione, con una forte riduzione dei tempi di posa e asciugatura rispetto agli intonaci tradizionali.

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Colore bianco

Granulometria molto fine, inferiore a 1 mm

Ottima lavorabilità e scorrevolezza

Perfetta aderenza sul calcestruzzo cellulare

Utilizzabile con spessori di pochi millimetri, riducendo costi e tempi di posa

Resistente ai solfati

Xella Italia S.r.l. - Ytong Il Gruppo Xella è leader mondiale nella produzione e commercializzazione di elementi in calcestruzzo cellulare e prodotti a base di silicati di calcio, presente in oltre 30 Paesi con sedi commerciali e quasi 100 stabilimenti produttivi. In Italia la produzione dei blocchi e malte Ytong avviene nello stabilimento di Pontenure (PC), che si estende su un’area di circa 100.000 m2. La mission del Gruppo Xella mette al primo posto la ricerca e l’innovazione continua con un approccio dinamico e all’avanguardia, guidando gli investimenti verso progetti che hanno portato allo sviluppo di materiali da costruzione sempre più sostenibili e ad alta efficienza energetica.

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› WORK IN PROGRESS

LAGOS SOM PROGETTA UNA CITTÀ Nella zona franca di Lekki, a est di Lagos in Nigeria, lo studio internazionale di architettura e ingegneria statunitense Skidmore, Owings & Merrill ha progettato il masterplan di Alárò City, un’intera nuova città con funzioni residenziali, terziarie, produttive e servizi pubblici scolastici, sanitari, alberghieri e 150 ettari destinati a verde. Lekki Free Zone, creata nel 2006, è una grande area di 16.500 ettari suddivisi in quattro quadranti e gestiti da diversi sviluppatori. La nuova città, che sorgerà nel quadrante

nord occidentale della free zone, fa parte del piano di sviluppo della capitale nigeriana, una città in rapida crescita che già oggi conta più di 20 milioni di abitanti. Qui sorgeranno anche il nuovo aeroporto internazionale e il più importante porto commerciale della regione. Il masterplan di Som prevede che la città sia organizzata attorno a sei greenways, allineate da nord a sud, distanziate tra loro 800 metri al massimo per garantire ai residenti e a chi ci lavorerà di usufruire di spazi aperti distanti non più di cinque minuti a piedi.

I progettisti hanno pianificato anche le infrastrutture trasportistiche: le grandi aree di sviluppo industriale e di logistica sono state collocate nella zona sud, mentre lo sviluppo residenziale e commerciale è posizionato a nord, verso la laguna. Il nord e il sud della città sono collegati grazie a un grande viale urbano. Alárò City avrà anche una centralità urbana con funzioni per il tempo libero: una rete di piazze pubbliche collegherà il centro con un parco di 14 ettari. L’operazione urbanistica, di duemila ettari di superficie, è sostenuta da Rendeavour, uno dei più importanti sviluppatori immobiliari del continente africano, e Lagos State Government, attraverso la filiale North West Quadrant Development Company.

Realizzazione Masterplan di Alárò City, Kekki, Lagos Committenti Rendeavour e Lagos State Government Progetto Skidmore, Owings & Merrill (Som), Chicago, Illinois, Usa Funzioni Residenziali, commerciali, produttive, terziarie e di servizio pubblico

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› WORK IN PROGRESS

KIEL I CUBI DANZANTI DI MVRDV Lo studio olandese Mvrdv ha da poco ultimato la progettazione di un importante intervento edilizio a Kiel, nel nord della Germania. KoolKiel prevede la realizzazione di un complesso edilizio multifunzionale con residenze, uffici, negozi, albergo e spazi per eventi, per una superficie di 65mila mq. Caratteristica del progetto è la flessibilità, grazie alla quale è stato possibile adattare il progetto alle esigenze degli acquirenti, via via che procedeva lo sviluppo. La trasformazione di KoolKiel avverrà su un’ex area industriale. L’edificio esistente, il W8 Medienzentrum, che si sviluppa su un unico livello, è oggi sede di diverse imprese che operano nel settore dei media e dell’industria creativa: la presenza di creativi e addetti alla comunicazione ha influenzato non poco il design dello studio olandese.Il progetto ha così proposto il mantenimento del W8 e la sua trasformazione in negozi, con l’aggiunta di una serie di alloggi. Accanto

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al Medienzentrum è stato progettato un edificio con un basamento ad andamento non rettilineo, destinato a uffici e negozi; al di sopra verranno realizzati diversi blocchi a forma di cubo che ospiteranno altre abitazioni e una torre, destinata a uffici. Di fronte ad essa è prevista poi la realizzazione di una seconda torre, più alta, con 250 stanze d’albergo: lo spazio di collegamento tra l’edificio alto e il basamento del W8 è pensato per ospitare eventi pubblici. Aspetto interessante del progetto è rappresentato dalla progettazione degli spazi esterni: l’arredo urbano previsto nel cortile e il verde in sommità ai blocchi a forma di cubo offriranno vivacità urbana e modi nuovi di vivere gli spazi comuni. Altro elemento attrattivo del lavoro di Mvrdv sono senz’altro i pannelli delle facciate realizzati in cemento fibrorinforzato, che mostrano una varietà di icone ispirate alla produzione creativa delle imprese del posto.

Realizzazione Koolkiel. Complesso residenziale, commerciale, terziario, alberghiero, Kiel, Germania Committente Kap Horn Progettazione architettonica Mvrdv, Rotterdam Architetto progettista Jacob van Rijs Team di progetto Philipp Kramer, Bartlomiej Markowski, Ruggero Buffo, Bartosz Karasinski, Christine Sohar, Daniel Mayer, Eleonora Lattanzi Progettazione strutturale Werner Sobek Progettazione antincendio Wenzel + Wenzel Rendering Antonio Luca Coco, Luca Piattelli Masoud Khodadadi Immagini © Mvrdv Superficie di intervento 65.000 mq Cronologia 2018 - 2021

In alto, render di Koolkiel. In basso, a sinistra, lo sviluppo del W8 Medienzentrum con la torre che ospiterà un albergo; sotto, lo schema di possibili aggregazioni degli alloggi del W8 (©Mvrdv).


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› WORK IN PROGRESS

BUSAN IL PARCO TEMATICO DI MIGLIORE+SERVETTO Con 3,5 milioni di abitanti Busan, sulla costa sud orientale, è il secondo centro più popoloso della Corea del Sud. È qui che lo studio Migliore+Servetto sta lavorando alla riqualificazione di cinque chilometri di waterfront, ora occupati da una ferrovia dismessa che diventerà il tracciato di un piccolo treno turistico – tre le stazioni previste nel progetto dello studio coreano Mooyoung Architects – e di un percorso di sky-bike all’interno di

un parco tematico per il quale lo studio milanese Migliore+Servetto ha sviluppato il progetto di paesaggio e le installazioni multisensoriali. Da un lato i progettisti hanno tenuto conto del contesto territoriale e delle recenti trasformazioni, dall’altro si sono posti l’obiettivo di ricucire il rapporto tra uomo e natura, trasformando l’area in una sorta di filtro tra la baia di Busan e il tessuto urbano circostante. Il parco lineare di M+S è caratterizzato da

In alto, concept delle porte di accesso al nuovo parco lineare. Sotto, il progetto con le icone che descrivono le diverse installazioni multisensoriali previste dal progetto di M+S (disegni courtesy M+S).

due accessi principali, due nuove piazze urbane che congiungeranno il Blue Line Park con la città. In corrispondenza dei due poli d’accesso, sottili fili d’erba di un brillante giallo-verde alti fino a dieci metri rimarcano la transizione dall’ambiente urbano a quello naturale e introducono il visitatore in un percorso scandito da aree tematiche: isole di ascolto (con installazioni sonore), isole di conoscenza (una biblioteca digitale della flora locale) e isole di incontro (luoghi diversificati di aggregazione). Infine, come ulteriore occasione di interazione e spettacolo, alla fine del percorso verrà realizzato un elemento scenografico, il Cinema Paradiso, alto nove metri, che al bisogno si potrà trasformare in schermo cinematografico o fondale per spettacoli teatrali.

Realizzazione Parco turistico Committente Blue Line Group e Città di Busan Progettazione architettonica Migliore + Servetto Architects (art direction, installazioni, luci, wayfinding, logo e visual identity); Mooyoung Architects (tre nuove stazioni e percorso sospeso di sky-bike) Superficie dell’area 150.474 mq Lunghezza del parco lineare 5 km Cronologia 2019 - tbd

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› WORK IN PROGRESS

MILANO CL&AA PROGETTA LA NUOVA SEDE DI CAP HOLDING Cap Holding gestisce il servizio idrico integrato dei 134 comuni della Città metropolitana di Milano e di numerosi altri enti locali delle province di Monza Brianza, Pavia, Varese e Como, per un totale di 196 comuni serviti. Nella storica sede di via Rimini a Milano sono partiti i lavori di costruzione del nuovo quartier generale della Holding. Inevitabile che il tema acqua sia il filo conduttore attorno al quale i progettisti dello studio Claudio Lucchin & Architetti Associati di Bolzano, vincitori del concorso internazionale lanciato nel gennaio 2017, hanno organizzato la proposta progettuale. Il complesso si inserisce in un contesto residenziale ai margini di un parco nella

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zona sud della città. L’area a disposizione è stata completamente riletta, con l’apertura di una grande piazza pubblica all’interno della quale sta sorgendo l’edificio, un volume monolitico caratterizzato da un grande sbalzo che ne evidenzia l’ingresso e, al contempo, evoca l’immagine di un’arca galleggiante. La facciata segnala le attività del Gruppo, con una trama che richiama il tema delle connessioni attraverso un tributo all’opera del pittore olandese Piet Mondrian. Il piano terra raccoglie le funzioni pubbliche: l’area espositiva, il bistrot, l’asilo nido e le sale conferenze; ai piani superiori verranno collocati gli uffici della società.

Realizzazione Hq di Cap Holding, via Rimini, Milano Committente Cap Holding Progettazione Claudio Lucchin & Architetti Associati Superficie lorda di pavimento 15.122 mq Volumetria 82.795 mc Concorso 2017 Cronologia 2019 - tbd

Nelle immagini, render e pianta del piano terra del nuovo quartier generale del Gruppo Cap a Milano (courtesy CL&AA).


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› WORK IN PROGRESS

MILANO IL PHARO BUSINESS CENTER DI PARK ASSOCIATI Il Pharo Business Center è uno dei progetti più recenti di Park Associati, lo studio di architettura di Milano fondato nel 2000 da Filippo Pagliani e Michele Rossi. Il nuovo business center si colloca in una delle zone di trasformazione urbanistica più vivaci della città, non distante da CityLife e dal Portello, a due passi dal complesso di Fieramilanocity. L’edificio in progetto verrà infatti realizzato su un lotto di grandi potenzialità, sia per la sua posizione strategica rispetto alle vie di accesso, sia rispetto ai nuovi quartieri realizzati, oggi tra i poli attrattori più interessanti di Milano. [ 42 ]

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La composizione è articolata su più volumi, con un edificio che raggiunge i 66 metri di altezza, visibile da diversi punti della città: sarà un edificio-lanterna, un faro luminescente visibile di giorno e di notte. Il sistema degli accessi, che privilegiano quello su via Gattamelata, grazie a un raffinato gioco planimetrico fa risaltare la nuova piazza che, attraverso una hall passante, si collega con piazza Turr e via Teodorico. Una soluzione baricentrica rispetto a tutta la composizione del complesso che favorisce l’elevata permeabilità del sito. La consegna dei lavori è prevista per il 2021.

Realizzazione Pharo Business Center, via Gattamelata, Milano Committente Kryalos Sgr (Fondo Pharo) Progettazione architettonica Park Associati, Milano Progettazione strutturale, impiantistica e antincendio General Planning, Milano Direzione lavori General Planning, Milano Certificazione Leed Rina Service, Genova Certificazione energetica Leed Gold Superficie 22.000 mq Concorso 2013 (primo classificato) Progetto 2014-2017 Cantiere 2018-2021


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ABHA, ARABIA SAUDITA

IL RISTORANTE DI SCAU STUDIO Abha, capoluogo della regione dell’Asir in Arabia Saudita, è una città di oltre 450mila abitanti sulla riva sinistra del fiume omonimo, a circa 40 chilometri di distanza dalla costa del Mar Rosso. La sorpresa è la sua collocazione: 2.200 metri sul livello del mare, in una conca cinta di bastioni rocciosi sorretti da fortificazioni risalenti al periodo della dominazione turca. Con una splendida vista sulla città, sta sorgendo un nuovo edificio, che entro la fine dell’anno ospiterà un ristorante panoramico. Il progetto è di Angelo Vecchio di Scau Studio con sede a Acireale. Quello di Abha è il primo di una serie di edifici che lo studio catanese ha in corso di realizzazione in Arabia Saudita. Il ristorante di 700 metri quadrati di superficie e con una terrazza panoramica di 340 ha una struttura portante in cemento armato e acciaio, con facciate rivestite in pietra locale e parapetti e pergolato in legno lamellare.

Visitateci! MADE EXPO Milan 13.-16. Marzo 2019

Realizzazione Ristorante, Abha, Arabia Saudita Progettazione Angelo Vecchio, Scau Studio, Acireale, Catania Superficie dell’edificio 700 mq Superficie terrazza panoramica 340 mq Dimensioni 270 posti in sala

Render e planimetria del ristorante che Scau Sutdio sta realizzando a Abha in Arabia Saudita (courtesy Scau Studio).

piano copertura scala 1:200

Padiglione 5 Stand E11-F12

TECTUS® Glass – Il programma completo

Sistema di cerniere

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› WORK IN PROGRESS

MAROSTICA IL NUOVO POLO LOGISTICO VIMAR PROGETTO DI ATELIER(S) ALFONSO FEMIA Dall’inizio di gennaio è operativo il nuovo magazzino dei prodotti finiti di Vimar, a Marostica. Realizzato in poco più di un anno, interamente automatizzato, il nuovo edificio rappresenta il completamento della prima fase di costruzione del polo logistico e produttivo. L’obiettivo dichiarato dell’azienda vicentina è infatti trasferire in un’unica sede i magazzini e gli uffici attualmente distribuiti in diversi punti del territorio. Si tratta di un progetto ambizioso, che porta la firma di Atelier(s) Alfonso Femia, che si sviluppa su un’area di 70mila metri quadrati, 46mila dei quali di superfice calpestabile, 22mila a magazzino coperto, 3.300 a parcheggio pubblico e 7mila a verde. Il polo logistico e produttivo è stato pensato per essere realizzato in due fasi distinte ma consecutive: conclusa quella del magazzino

la seconda fase, che verrà completata entro l’anno in corso, riguarderà la realizzazione degli spazi dedicati alla produzione, alle aree uffici e al servizio mensa. L’intero complesso è stato progettato ponendo attenzione alla composizione volumetrica: sono state infatti introdotte forme e superfici che minimizzano l’impatto nel paesaggio agricolo circostante e offrono una diversa percezione di Marostica sia da sud che da nord, garantendo sempre la vista sul castello della città. Il volume già realizzato è suddiviso in tre aree funzionali principali: il magazzino del prodotto finito, quello dei semilavorati e la produzione. Ha un’altezza di 10,5 metri sotto-trave, con strutture e tamponamenti prefabbricati e ambienti sviluppati su un unico livello, con un’illuminazione

prevalentemente zenitale. I prospetti sono caratterizzati da un’alternanza di pieni e di vuoti e dotati di serramenti a tutta altezza e vetri a bassa emissività, che garantiscono l’illuminazione naturale nel rispetto delle norme e presentano ottime prestazioni energetiche. Il secondo edificio si svilupperà invece su due livelli. Il piano terra, di sei metri di altezza, avrà un unico ampio spazio dedicato alla produzione; il secondo, a pianta libera, sarà suddiviso in due macro aree: produttiva sul lato est e a uffici e servizi su quello ovest. Al secondo piano sono previsti dei giardini pensili di grandi dimensioni, sia per qualificare gli spazi sia per garantire l’illuminazione e l’areazione necessaria al livello sottostante. Realizzazione Nuovo polo logistico Vimar, Marostica Committente Vimar Spa Progetto architettonico e paesaggistico Atelier(s) Alfonso Femia Architetti Alfonso Femia Progettazione strutturale, impiantistica e ambientale BET Coordinamento Simonetta Cenci Responsabili di progetto Francesca R. Pirrello, Luca Bonsignorio Gruppo di progettazione Lorenza Barabino Luca Bonsignorio, Simonetta Cenci, Alfonso Femia Enrico Martino, Francesca R. Pirrello, Carola Picasso Francesca Recagno, Michela Scala Collaboratori Vittoria Paternostro, Elena Molfino Carlo Occhipinti, Stefano Cioncoloni, Sara Massa Silvia Porta, Laura Nazzar Superficie fondiaria 52.612 mq Superficie utile 44.303 mq Investimento 25 milioni di euro Cronologia 2015 - in corso Modello Stefano Rossi Rendering ©AF517 Fotografia ©Stefano Anzini

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NAPOLI CORVINO+MULTARI PER LA CITTADELLA DELLA POLIZIA Il primo passo per la realizzazione della nuova Cittadella della sicurezza di Napoli è stato compiuto: l’Agenzia del Demanio della direzione regionale della Campania, in collaborazione con il dipartimento della Pubblica sicurezza della Polizia di Stato, ha approvato il progetto di fattibilità tecnicoeconomica. Il progetto, esito di una gara internazionale a cui hanno partecipato 12 gruppi di progettazione, è firmato dallo studio di architettura Corvino+Multari di Napoli, che ha lavorato in collaborazione con gli studi di ingegneria Rina Consulting e di progettazione del paesaggio di João Nunes di Proap. La Cittadella, complesso polifunzionale che sorgerà su un’area di 79.000 mq, verrà costruita sull’area demaniale dell’ex caserma Boscariello di Miano, nella zona nord della città, raggruppando le attività oggi distribuite in diverse sedi, quali le caserme Bixio al Monte di Dio e Garibaldi di via Foria. Il nuovo polo della Polizia verrà realizzato in adiacenza al previsto centro sportivo del Coni, che sorgerà su una superficie di oltre 14 mila metri quadrati e con il quale concorrerà a un importante intervento di riqualificazione urbana nella periferia nord di Napoli. Il concept definisce un masterplan pensato come un pezzo di città che instaura connessioni urbane con il contesto di riferimento, definendo quindi una permeabilità, fisica e visiva, con i quartieri di Miano e di Scampia. L’intervento prevede anche la creazione – su via Miano – di una nuova attrezzatura urbana a disposizione degli abitanti del quartiere, con aree verdi, parcheggi e una nuova piazza pubblica. L’edificio d’ingresso all’attuale caserma sarà l’unico a essere recuperato e, una volta ristrutturato, ospiterà il Polo della legalità, uno spazio attrezzato per conferenze ed eventi legati al ruolo e alla missione della Polizia. È anche prevista la realizzazione di un auditorium, che potrà, all’occasione, aprirsi ai cittadini per iniziative pubbliche.

SISTEMA DI CERNIERE CON CHIUSURA INTEGRATA

Visitateci! Realizzazione Cittadella della sicurezza, Napoli Committente Agenzia del Demanio, Direzione regionale Campania Coordinamento generale del progetto Corvino+Multari (progetto di fattibilità tecnico economica) Progettisti Rina Consulting, Corvino+Multari, Proap, Dfp, Arethusa Cronologia 2018-2019 (progetto preliminare), 2019-2020 (progetti definitivo ed esecutivo), 2020-2024 (realizzazione) Superficie territoriale 79.000 mq Superficie lorda 16.200 mq Attrezzature di quartiere 16.200 mq Importo delle opere 94 milioni di euro

MADE EXPO Milan 13.-16. Marzo 2019 Padiglione 5 Stand E11-F12

〉 per porte interne da 20 kg a 60 kg di peso 〉 disponibile con velocità di chiusura controllata 〉 forza di chiusura regolabile a porta installata 〉 una volta installato esteticamente identico alle cerniere 〉 per porte interne a filo 〉 disponibile in 9 finiture estetiche

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› WORK IN PROGRESS

Nel disegno, render di un rilievo svolto in Heritage Bim di Villa Strozzi di Palidano di Gonzaga (courtesy Politecnica); sotto, nelle foto, lo stato attuale della villa, resa inagibile dal sisma del 2012 (foto Politecnica).

GONZAGA IL RESTAURO DI VILLA STROZZI CON L’HERITAGE BIM DI POLITECNICA L’intervento di riqualificazione di Villa Strozzi – un edificio di grande pregio storico-architettonico e simbolo del territorio mantovano – curato da Politecnica, sarà basato su un innovativo utilizzo dell’Hbim (Heritage Building Information Modeling) per un nuovo approccio al restauro filologico dell’edilizia storica. La villa, un edificio del XVIII secolo che dagli anni ’50 ospita l’Istituto Agrario Piero Strozzi, era stata resa inagibile dal sisma del 2012. Il progetto di restauro prevede un miglioramento sismico al 60%, il recupero delle superfici intonacate e dell’apparato decorativo, l’ottimizzazione funzionale e percettiva degli spazi da restituire all’istituto scolastico e un maggior numero di aule con l’introduzione di un vano scala di sicurezza esterno. Il progetto di Politecnica prevede anche la riqualificazione e il restauro di una piccola chiesa privata adiacente alla villa, che verrà utilizzata come sala convegni aperta al pubblico. Per progettare interventi strutturali compatibili con il carattere di pregio di un bene culturale ricco di decorazioni è stata Realizzazione Restauro di Villa Strozzi, Palidano di Gonzaga, Mantova Committente Provveditorato Interregionale Opere Pubbliche, Lombardia ed Emilia Romagna Gruppo di progettazione Politecnica Ingegneria e Architettura, Coprat Monica Nascig, Chiara Ceriotti, A. Moretti, Bcd Progetti Progetto 2018 Superficie progetto 102.490 mq (incluse aree verdi) Superficie coperta 3.360 mq Importo dei lavori 10 milioni di euro

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attivata una collaborazione multidisciplinare tra restauratori e progettisti strutturali individuando soluzioni rispettose degli elementi di pregio storico dell’edificio e in grado di garantire livelli di sicurezza adeguati. L’uso del Bim ha reso possibile una migliore comprensione delle geometrie tridimensionali e una maggiore efficienza in fase di progettazione, grazie all’automazione di attività ripetitive e ad un’efficace prefigurazione dell’idea progettuale.


ROMA IN.TECH E TSTUDIO RIQUALIFICANO IL CORVIALE Noto anche come ‘il serpentone’, il Corviale è l’imponente complesso residenziale di 9 piani e 1.200 alloggi, lungo quasi un chilometro, realizzato dall’architetto Mario Fiorentino nella periferia nordovest di Roma tra il 1975 e il 1982 e assurto negli anni a simbolo del degrado, dell’abusivismo e dell’incuria delle periferie della capitale. Alcune settimane fa, su iniziativa della Regione Lazio, In.Tech Spa ha dato il via al cantiere di una prima importante iniziativa di riqualificazione del Corviale che prevede, oltre a una ristrutturazione con modifiche delle divisioni degli spazi, anche l’inserimento di verde e giardini, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei residenti. In programma ci sono una serie di interventi per una cifra complessiva di 21 milioni di euro, quasi interamente a carico della Regione. Gli interventi, la cui progettazione è stata affidata a TStudio dell’architetto Guendalina Salimei, riguardano la ristrutturazione del quarto piano (10,5 milioni), con la demolizione delle abitazioni abusive e la ricostruzione di 103 appartamenti. Con i residenti è stato concordato un turn-over che prevede il loro trasferimento in altri alloggi di proprietà dell’Ater, l’Agenzia regionale dell’edilizia pubblica, per tutta la durata dei lavori (cinque anni). Con altri 11 milioni verrà attuato il progetto di rigenerazione Rigenerare Corviale, esito di un concorso di progettazione internazionale promosso dalla Regione e finalizzato a migliorare l’accessibilità dell’edificio, la vivibilità e la sicurezza dei percorsi interni e degli spazi comuni.

Realizzazione Riqualificazione edilizia quartiere Corviale, Roma Committente Regione Lazio, Ater Lazio Alloggi 103 alloggi da ristrutturare Costo delle opere 21 milioni Durata dei lavori 5 anni Progettazione TStudio, Guendalina Salimei Impresa generale di costruzione In.Tech Spa


› FOCUS

Nuovi scenari per il mondo ufficio Siamo tornati a Roma, nella ‘giungla’ di XOffice, e se un anno fa la novità era stata il lancio di XOhub, spazio polifunzionale realizzato secondo un layout molteplice e variato e un concetto green di Office Jungle, voluto fortemente dal fondatore e Ceo Michelangiolo Bernabei, quest’anno, per festeggiare i dieci anni di attività, XOffice rilancia ed estende il suo concept sperimentale a una riflessione più ampia sul progetto degli spazi del lavoro. E lo fa ponendosi come factory e motore di un programma dedicato di attività e approfondimenti sul futuro del design degli uffici e degli spazi collettivi, aperto a professionisti, imprese, istituzioni, scuole. Nata nel 2008, XOffice è divenuta presto [ 48 ]

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un punto di riferimento nell’interior design e nella fornitura di arredamenti per i settori ufficio, retail e ospitalità. Oggi è una realtà polivalente che integra differenti competenze e aree di operatività, realizzando progetti in Italia e all’estero, con una specializzazione nello Space Planning, nello Smart Office e nel Fit‐out. XOffice studia e progetta luoghi di lavoro, in ambito pubblico e privato, con un’attenzione dedicata all’evoluzione delle tendenze, degli stili di vita e delle tecnologie, in collaborazione con i migliori partner del mondo design e della produzione. Il risultato è la realizzazione di ambienti ad alto tasso di creatività e innovazione. Al centro della filosofia, l’obiettivo di tradur-

XOffice a Roma festeggia dieci anni, dal suo Office Jungle il design per gli uffici e il contract si moltiplica per dialogare con progettisti e imprese re le esigenze e i desideri del cliente in soluzioni spaziali e nuove modalità di vivere gli ambienti di lavoro e di fruizione collettiva. In collaborazione con progettisti, designer, studi di architettura, società e aziende pubbliche e private, sviluppa e realizza spazi innovativi in grado di rendere confortevole e piacevole l’esperienza del lavoro e della vita collettiva, migliorando servizi, produttività, efficienza, identificazione tra brand e personale. «Le sfide della contemporaneità – ci spiega Bernabei – ci pongono continuamente nella condizione di dover offrire risposte adeguate in termini di organizzazione degli spazi. Bisogna partire dal concetto di spazio condiviso ispirato dal cambia-


› FOCUS

mento dei modelli di lavoro che prevede che le persone lavorino sempre più in spazi aperti, in una logica di responsabilità e collaborazione. Lavoriamo per individuare soluzioni innovative in questa direzione, in modo che il design serva a gestire al meglio ogni variabile del progetto, con attenzione ai nuovi scenari di cambiamento. Grazie a questo approccio possiamo vantare un portfolio di progetti, clienti e brand di altissimo livello». XOhub, sede di XOffice, un vero ecosistema ufficio, si propone come display reale, di sperimentazione e conoscenza delle possibilità di progetto e allo stesso tempo spazio condiviso in cui incontrarsi e lavorare. Per celebrare questo nuovo inizio, XOhub diventa ora il teatro di innovativi concetti di apertura al pubblico, per fare cultura, informazione, formazione: in fase di lancio un ciclo di appuntamenti tra eventi, talking, installazioni, in collaborazione con aziende, imprese, progettisti, operatori culturali, istituzioni.

Uno spazio aperto e integrato, gestito secondo i concetti di “smart working” e “learning organization”, dà vita a un luogo ibrido dove lavoro, crescita e confronto sono in relazione. Un ambiente sensibile organizzato per adeguarsi alle esigenze del team e dei singoli.

www.xoffice.it

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› LIBRI ELOGIO DELLA DISSONANZA L’ebraismo di Bruno Zevi è compendiato nella nuova edizione di questo piccolo ma prezioso volume curato da Manuel Orazi che raccoglie discorsi e scritti, tra cui il decisivo ‘Marxismo e ebraismo’, pronunciati tra il 1974 e il 1998 dallo storico e critico che nel 1990 ricevette la laurea honoris causa in architettura dal Technion di Haifa, secondo solo all’architetto di Israele David Ben Gurion. Se l’architettura classica, greca e romana, ha come principio fondante l’organizzazione dello spazio, quella espressa dalla cultura ebraica fin dalle catacombe, che con percorsi ipogei privi di disegno geometrico minano dalle fondamenta la città, alla sua base ha il tempo. “L’architettura cessa di essere spazio – dice Zevi – e diviene viatico, itinerario, cammino senza meta”. Perché l’ebraismo è una concezione del tempo e “il Dio di Israele è il Dio degli eventi”, prosegue, e perché la coscienza dello spazio alimenta l’idolatria, mentre quella del tempo contrassegna l’eresia. Dunque no al classicismo che dà forma alla gerarchia: l’architettura ebraica promuove la dissonanza e con essa l’emancipazione del popolo ebraico, per secoli odiato, deriso, insultato e perseguitato. Ma secondo Zevi, che non nutre pregiudizi e non è condizionato dalla religione, il messaggio ebraico culmina nell’opera del non-ebreo Frank Lloyd Wright. Forse perché, figlio di un pastore unitario, le sue radici culturali affondavano nel vecchio testamento.

GUIDE DI ARCHITETTURA ROMA, NEW YORK, OSLO Con gli ultimi tre titoli sono ormai 92, nelle diverse lingue, le Architectural Guide di Dom Publishers. Nel tradizionale formato tascabile (135 x 245 mm) e con mappe puntuali sui risguardi e quando necessario anche nelle pagine interne, ogni titolo è organizzato come una guida turistica che non è, perché è scritto da architetti o critici di architettura e tratta esclusivamente di architettura contemporanea. Come nel caso di Roma (anche in edizione italiana), che illustra solo edifici (ben 144) costruiti dopo il 1945, incluse le ultime realizzazioni come gli Hq di Bnp Paribas a Tiburtina (5+1AA) e la Nuvola di Fuksas all’Eur, organizzati in dieci categorie e riassunti alla fine in altrettanti itinerari. La guida di New York, scritta dall’architetto Vladimir Belogolovsky, fondatore dell’organizzazione Curatorial Project, passa in rassegna 100 edifici iconici realizzati o in costruzione a New York tra il 1999 e il 2020, ciascuno accompagnato dal soprannome che si è guadagnato, sicuro segno di iconicità secondo Wolf Prix (che del resto, in quanto architetto, vorrebbe solo che la gente si ricordasse dei suoi edifici).

Con New York – e con molte altre città – la piccola Oslo, oggetto del terzo titolo, condivide la questione del waterfront, che negli ultimi decenni è diventato un’occasione di rigenerazione urbana con interventi di grande interesse, a partire dalla famosa Opera House di Snøhetta, dando un nuovo significato al motto ‘blue and green, and the city in between’ con cui la città, anfiteatro al termine di un fiordo lungo 80 chilometri, da sempre ama presentarsi.

Architectural Guide Roma Marina Kavalirek Editore Dom Publishers, Berlino, 2019 pp 248, 38 euro ISBN 978-3-86922-702-3 (IT) Architectural Guide New York Vladimir Belogolovsky Editore Dom Publishers, Berlino, 2019 pp 256, 38 euro ISBN 978-3-86922-431-2 (EN) Architectural Guide Oslo Henning Nielsen e Ulf Meyer Editore Dom Publishers, Berlino, 2019 pp 216, 38 euro ISBN 978-3-86922-460-2 (EN)

PIÙ POLIS, MENO URBS

Ebraismo e architettura Bruno Zevi Casa Editrice Giuntina, Firenze, 2018 pp 132, 10 euro ISBN 978-88-8057-746-1

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I problemi, per la città e per la qualità dell’architettura, cominciano quando i ‘semplificatori terribili’ preconizzati da Jacob Burckhardt si saldano con i ‘normatori asfissianti’ della seconda metà del Novecento. Così, mentre la crescente complessità imporrebbe una visione sistemica, il costruito la ignora e anziché quelle delle relazioni prevalgono le logiche degli oggetti. Con la duplice conseguenza di smarrire le potenzialità dei territori e di fare della città un’urbe o un sistema di conurbazioni anziché una polis capace di favorire le relazioni e di trasformare diversità e promiscuità in valori. Oggi, conclude l’autore, che ricorda come il codice di autoregolamentazione proposto da In/Arch nel 1998 fosse un’ottima premessa per un’attesa Legge dell’Architettura nel nostro Paese, ci sarebbe bisogno di un Garante della Qualità che agisca sui bandi di concorso e sui criteri di valutazione per promuoverla, la qualità, anziché limitarsi a tutelare ciò che ne resta.

Verso il codice della progettazione Massimo Pica Ciamarra Editore Le Carré Bleu, 2018 e Fondazione Civilizzare l’Urbano Ets pp 104 www.lecarrebleu.eu


› VEDERE L’INVISIBILE

VEDERE L’INVISIBILE L’ARCHITETTURA TRADUCE IN FORMA E MATERIA SISTEMI DI RELAZIONE CHE SI ESTENDONO BEN OLTRE I CONFINI FISICI DELL’INTERVENTO

Carlo Ezechieli

“Un vero prato si estende fino al centro della Terra”: questa semplice frase di Luigi Snozzi dà un’idea della profondità alla quale si può estendere il sistema di relazioni coinvolto dal progetto: una dimensione insondabile e virtualmente estesa all’infinito. Ciò che sta sotto la superficie, ciò che a prima vista è invisibile, è spesso la parte più importante. È l’anima, è l’impronta,

è ciò che fa la differenza tra una banale procedura progettuale e un’architettura che, individuando i punti cruciali, agisce in modo radicalmente migliorativo. È la consapevolezza profonda sia del contesto, senza il quale l’architettura non può svilupparsi, sia del fatto che anche il più piccolo dettaglio rimanda sempre a qualcosa di incommensurabilmente più esteso.

Alberto Campo Baeza, padiglione sportivo dell’università privata Francisco de Vitoria, Madrid, foto ©Javier Callejas


› VEDERE L’INVISIBILE

L’ARCHITETTURA SECONDO

ALBERTO CAMPO BAEZA Essenzialità, luce e gravità. Il mio lavoro è il sibilo di una brezza leggera intevista di Carlo Ezechieli

Nei disegni, Alberto Campo Baeza rilegge Jørn Utzon. A destra, la Casa dell’Infinito nella luce di Cadice (foto ©Javier Callejas).

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Corsi, letteralmente, a comprarmi una monografia su Alberto Campo Baeza dopo aver visto per la prima volta pubblicata la sua Casa De Blas del 2000: l’opera che diede il via filone dove si collocano le successive Olnick-Spanu House e la più recente House of the Infinite, nella sua amata Cadice. Avevo a lungo ammirato la stupenda Caja di Granada – completata, dopo un lungo percorso, più o meno contemporaneamente – ma la casa De Blas era essenzialità pura. Un solido di cemento armato, con sopra un volume di cristallo: peso e luce. Punto. Un bunker, un basamento, un garage incompiuto, una specie di “Casa come me” à la Curzio Malaparte, che riprendeva tratti del Moderno come fossero senza

tempo, ma soprattutto aveva la stessa capacità di dialogo e continuità con il paesaggio di un monumento costruito, proprio lì, migliaia di anni prima. Partendo da Casa De Blas scoprivo il resto delle opere, la continuità degli spazi, il controllo della luce, la simmetria e la dimostrazione materiale che un’opera di architettura coinvolge un sistema di elementi che si estende ben oltre il semplice involucro. Dati questi precedenti, è stato un vero e grandissimo piacere poter diffondere, attraverso questa intervista, il pensiero che sta dietro ad opere tanto notevoli. Alberto Campo Baeza, come potresti descrivere in sintesi il tuo lavoro?


› VEDERE L’INVISIBILE

Ricerco la Bellezza, con tutta la mia anima. Il mio strumento è il ragionamento. Come ho ripetuto in diverse occasioni. La mia via è lavorare, lavorare, lavorare. E la mia condizione è quella di essere paziente, di non perdere mai il buon umore. Puoi identificare uno o più punti chiave della tua architettura?

Semplicità (no minimalismo). Essenzialità (no minimalismo). Logica, razionalità. Luce e gravità. Utilitas, Firmitas, Venustas. Trovare nel mio lavoro il Sibilus Aurae Tenuis: il mormorio di una brezza leggera. Nelle prime righe delle tue note biografiche dici che a Cadice hai “visto la Luce”. Cosa intendevi?

Ho vissuto a Cadice dal primo al sedicesimo anno d’età. Ero molto felice. Il New York Times del mese scorso ha dichiarato che Cadice è il posto più bello del mondo e anche per me Cadice è il posto più bello del mondo. Ha la luce più bella che uno si possa immaginare. Peso e luce, spazio e tempo, anche la ricerca dell’infinito e dell’eternità fanno parte della tua ricerca, più o meno come “…il mondo in un granello di sabbia” di William Blake?

Il lavoro degli Architetti è materializzare i sogni, e tante volte ho proposto ai miei studenti di seguire il poema di Blake:

Vedere il mondo in un granello di sabbia, E il cielo in un fiore selvatico Tenere l’infinito nel palmo di una mano E l’eternità in un’ora. Credo riassuma molto bene il nostro impegno per la realizzazione e la costruzione materiale dei nostri sogni. Un architetto deve pensare e sognare. Quali sono le caratteristiche di un capolavoro di architettura?

Capacità di porre interrogativi a cui dare una spiegazione. Capacità di toccare il nostro cuore. Capacità di rimanere nella storia. Capacitá di produrre il Sibilus Aurae Tenuis.

Puoi farmi un tuo ritratto da bambino, quando avevi 10 anni?

Quando ero un bambino, quando avevo 10 anni, uno dei miei giochi preferiti era il teatro delle marionette. Una delle mie marionette suonava il piano, come fosse Rubinstein. Mia mamma la vestiva con una toga nera, una camicia bianca e il papillon. E io costruivo un piano con le radiografie di mio papà, che era medico. In una scena fantastica mia sorella, al giradischi, metteva Rubinstein con la musica di Chopin. E di fronte, la folla dei miei amici, incantati, applaudiva entusiasta. Incredibile a pensarci. Ero, eravamo molto felici. Ci divertivamo moltissimo.

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› VEDERE L’INVISIBILE

La scatola di cristallo Il Centro sportivo dell’Università Francisco De Vitoria di Alberto Campo Baeza L’edificio progettato da Alberto Campo Baeza per il campus dell’università privata Francisco de Vitoria a Madrid comprende un centro sportivo e un complesso di aule e include campi sportivi, sale polifunzionali, una piscina e centri di fisioterapia. Il complesso può essere utilizzato anche come una grande area per eventi e funzioni multiple, rendendo

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possibile un’ampia gamma di attività. Il disegno dell’edificio si adatta e trova corrispondenza volumetrica con l’assetto generale del campus in termini di altezza massima e allineamenti ed è inteso per differenziare chiaramente le aree sportive da quelle dedicate all’insegnamento, intervenendo sui volumi e sui materiali di facciata.

L’elemento fondamentale del progetto è una grande scatola traslucida di 60 x 50 x 20 metri dove la luce entra in modo filtrato e controllato, e che si pone in rapporto diretto con la piazza principale del campus. Sono due volumi puliti e ben definiti uniti da un corpo di fabbrica più basso il cui tetto diventa un patio di connessione.


› VEDERE L’INVISIBILE

Alberto Campo Baeza Nato a Valladolid, dove suo nonno era architetto, dall’età di due anni Alberto Campo Baeza ha vissuto a Cadice. Docente per più di quarant’anni presso la Scuola di Architettura di Madrid (Etsam), ha tenuto conferenze in tutto il mondo e le sue opere hanno ricevuto ampi riconoscimenti. Secondo la sua filosofia, materia essenziale dell’architettura sono la gravità, che costruisce lo spazio, e la luce, che costruisce il tempo. Già esaurito il suo ultimo libro, Palimpsesto Arquitectonico (ediciones asimétricas) pubblicato quest’anno. www.campobaeza.com

Maquette dei nuovi volumi per il campus universitario di Madrid. Negli schizzi, il concept del progetto.

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› VEDERE L’INVISIBILE

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› VEDERE L’INVISIBILE AULE E CENTRO SPORTIVO Programma Formazione e attività sportive Luogo Madrid Committente Universidad Francisco de Vitoria Progetto architettonico Alberto Campo Baeza Collaboratori Ignacio Aguirre López Alejandro Cervilla García María Pérez de Camino Díez Tommaso Campiotti, Miguel Ciria Hernández Elena Jiménez Sánchez, Imanol Iparraguirre María Moura

Strutture Andrés Rubio Morán Impianti Úrculo Ingenieros Contabilità di progetto Francisco Melchor Gallego

Consulente facciate in vetro José Pablo Calvo Direzione lavori Francisco Navarro María Lamela, Francisco Armesto

La leggerezza è il concetto fondante del padiglione sportivo, realizzato con elementi in Grc, e ben distinto dal corpo più piccolo che ospita le aule e dal patio di connessione. Le facciate sono chiuse a Sud, schermando l’impatto dei raggi solari, mentre quelle a Nord sono più aperte, in vetro traslucido. Una bassa striscia di vetro trasparente mette in risalto la connessione con la piazza principale del campus. Lo stesso principio di trasparenza si ripete nella facciata Nord-Est che si affaccia sul patio che collega i due volumi. Questo permette di creare un rapporto tra la piazza e il complesso sportivo, rendendo il corpo delle aule una vera e propria testata di chiusura

Modello e sezione trasversale del progetto. Sotto, la piscina. Lunga 25 metri e profonda 1,80, si trova nella parte interrata del corpo delle aule e del patio che collega i due volumi.

Impresa Clásica Urbana Cronologia 2012 (progetto) | 2017 (consegna) Superficie edificata 9.000 mq Fotografie Javier Callejas

A sinistra, il luminoso padiglione sportivo di sera diventa la lanterna del campus. Sotto, il patio che connette il volume delle aule e quello del padiglione sportivo.

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› VEDERE L’INVISIBILE

LUCE E MISURA L’edificio di Derek Dellekamp Bulgaria 533 a Città del Messico È un fatto curioso che la presentazione di molti lavori di Derek Dellekamp abbia uno stampo meramente descrittivo-didascalico, rivolto ai puri aspetti tecnici, lasciando trasparire ben poco della ricerca ideativa e concettuale di opere di incredibile raffinatezza. L’edificio dì Calle Bulgaria 533 a Città del Messico non fa eccezione. Si tratta di una composizione straordinariamente misurata, una sorta di traduzione letterale in forma costruita di un principio grafico e di rapporto con l’esterno. Setti sottili come il tratto di una penna scandiscono la facciata ripartendola con eleganza e prestando grande attenzione al calibro e alla gerarchia degli elementi, alla maglia strutturale, all’articolazione in pianta riverberata in facciata. Al controllo della luce, che entra attraverso un intero vano centrale dedicato al corpo scala. Alla combinazione dei materiali. Questo edificio residenziale, indirizzato a un’utenza di fascia media e a coppie giovani, si caratterizza per gli appartamenti [ 58 ]

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di piccolo taglio, composti secondo una logica modulare. Un’architettura inedita, e significativa e un’opera che apre un nuovo standard funzionale e formale per l’architettura residenziale in Messico. CE


› VEDERE L’INVISIBILE

DelleKamp Arquitectos È uno studio messicano fondato nel 1999 la cui architettura è caratterizzata da un costante intento di rivelare gli elementi che definiscono il contesto dello spazio architettonico. Un processo in cui teoria, pratica e narrazione partecipano direttamente quali strumenti metodologici. L’attività dello studio è costantemente affiancata all’ambito accademico e di insegnamento così come a studi di ricerca, conferenze, pubblicazioni, biennali e mostre. Il lavoro di Dellekamp Arquitectos è stato esposto alla Biennale di Venezia e alle biennali di architettura di Chicago e di Quito (Ecuador). Derek Dellekamp (a destra nella foto), fondatore dello studio, ha un master in architettura dall’Università Iberoamericana di Città del Messico (1997). E’ stato Visiting Professor presso il Cornell College of Architecture (2018), la AA (2017), la Rice School of Architecture (2012) e la Texas University (2011). Nel 2018 è stato premiato dal Fondo Nacional para la Cultura y les Artes con la Fonca Fellowship. Partner di Dellekamp Arquitectos, Jachen Schleich ha un master in architettura dall’Eth di Zurigo (Istituto Federale Svizzero di Tecnologia) e dall’Etsab di Barcellona (2006). www.dellekamparq.com

Nella pagina di sinistra, il fronte su strada dell’edificio residenziale di Città del Messico e il vano centrale con il corpo scale che prende luce dall’alto. In questa pagina, scorcio di uno dei duplex. Sotto, sezioni e pianta di un piano-tipo.

EDIFICIO RESIDENZIALE Programma Residenziale Luogo Città del Messico Progetto architettonico Dellekamp Arquitectos (Derek Dellekamp & Jachen Schleich + Ándres Palomino)

Capoprogetto Eduardo Zizumbo Gruppo di lavoro David Fernández Eduardo Cabral, Edgar Sandoval.

Costruttore Welt Superficie costruita 1840 mq Dimensioni degli appartamenti 120 | 100 | 78 | 66 mq

Anno di completamento Gennaio 2017 Fotografie Sandra Pereznieto, Arturo Borjón. Premi Premio Firenze Entremuros categoria miglior edificio residenziale

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Space invaders Una casa per il fine settimana in una delle località di villeggiatura più rinomate del Messico, a due ore d’auto dalla capitale La L House è una casa di vacanza formata dall’unione a L di due volumi, una configurazione che dà il nome al progetto e che favorisce una totale indipendenza tra i proprietari e gli ospiti. Ogni albero esistente viene conservato e preservato all’interno di patii ricavati nell’ala lunga dell’abitazione, di un ambiente di soggiorno e di stanze a cielo aperto. Sono gli stessi alberi del bosco circostante che benevolmente invadono lo spazio domestico. I patii sulle testate dell’edificio non sono coperti, evocando un senso di “ruina” ed enfatizzando una totale interazione della [ 60 ]

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costruzione con il paesaggio. Inmediatamente visibile dalla scala d’ingresso, l’ampia terrazza coperta che collega i due volumi accoglie i nuovi arrivati e diventa il vero spazio pubblico dell’abitazione, il principale ambiente di mediazione e di convivenza tra i proprietari e i loro ospiti

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Pianta e sezioni dell’abitazione. I due volumi sono collegati a L da un patio coperto che accoglie gli ospiti all’arrivo (foto a sinistra). In alto, una stanza a cielo aperto e un patio ‘non finito’ che sfuma il confine tra costruzione e paesaggio.

L HOUSE Progamma Residenziale Luogo Valle de Bravo, Estado de Mexico Progetto architettonico Dellekamp Arquitectos (Derek Dellekamp & Jachen Schleich + Ándres Palomino)

Capoprogetto Derek Dellekamp Gruppo di lavoro Marco Jaime, Ana María

Alcalá, Edgar Sandoval, Gustavo Hernández, David Fernández

Anno di completamento 2017 Foto Sandra Pereznieto

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Planta baja. E 1/150

RIPENSARE SPAZI A Reus, in Catalogna, la riconversione di un magazzino in residenza per persone con disabilità mentali nel progetto di Ferran Grau e Nuria Casais La residenza Atria è Axonometría un programma di realizzazione di un ambiente destinato a persone con disabilità mentale tali da necessitare di un regime costante di attenzione e cura. Il progetto è il risultato della trasformazione di un edificio in precedenza adibito a laboratori e depositi e ha previsto l’aggiunta di nuovi corpi di fabbrica (soggiorno, sala da pranzo, portici e spazi coperti). Il progetto si sviluppa attorno a un patio centrale, in modo da garantire, insieme alla presenza di uno spazio comune, verde e con alberi, il massimo ingresso di luce e ventilazione naturale all’interno degli ambienti, secondo una logica di progettazione bioclimatica. La riservatezza e la sicurezza degli utenti sono i motivi fondamentali di progetto, interpretati dai progettisti anche con l’interessante utilizzo di fogli di metallo verniciati a caldo che presentano diversi gradi di opacità, un espediente che ha permesso di conferire un particolare controllo e sostanza volumetrica all’edificio. Il progetto residenza Atria è stato finalista alla Biennale di Architettura Spagnola del 2018

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GrauCasais Arquitectos

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GrauCasais Arquitectos è uno studio di architettura e urbanistica fondato nel 2015 a Barcellona. Ferran Grau, architetto (1996) e Ph.D. (2013) presso la Etsab di Barcellona, dove è professore di progettazione. E’ stato professore alla Azrieli School of Architecture di Ottawa e assistente presso l’Eth (Istituto Federale Svizzero di Tecnologia) di Zurigo. Il suo progetto Hábitat Almacén è stato esposto al Padiglione Spagnolo Unfinished della Biennale di Venezia del 2016. Nuria Casais, architetto (2010) presso la Etsac-Udc di La Coruña e Ph.D. (2017) presso l’Accademia di Architettura di Mendrisio. Master presso l’Istituto di Architettura di Barcellona (BiArch, 2010/2011) dove riceve un “Urban Studies Award”. È attualmente assistente presso la Arkitekstkolen di Aarhus, Danimarca e docente nel programma di Master ESDesign a Barcellona. www.graucasais.com

RESIDENCIA ATRIA Programma Residenza protetta per disabili Progetto architettonico Ferran Grau & Nuria Casais

Disegni e immagini della residenza protetta. Accanto, particolare del rivestimento in fogli metallici che offrono al contempo trasparenza e opacità e che rispondono ai criteri di riservatezza e sicurezza richiesti dal programma.

Collaboratori Maite Inchausti Luogo Reus, Catalogna Anno di completamento 2018 Costruttore

Rehabilitacions i Reformes, Xavier Pascual

Superficie costruita 510 m2 Fotografie Rafael Vargas Premi Progetto finalista alla Biennale di Architettura Spagnola del 2018

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› I PROFILI DI LPP

Nuovi architetti italiani

LAPS ARCHITECTURE Luigi Prestinenza Puglisi

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› I PROFILI DI LPP

L’ESPLORAZIONE DI LUIGI PRESTINENZA QUESTA VOLTA CI PORTA IN FRANCIA, DOVE UN GIOVANE ARCHITETTO ITALIANO, SALVATOR-JOHN LIOTTA, DOPO UNA PERMANENZA DI QUASI OTTO ANNI IN GIAPPONE, FONDA INSIEME A FABIENNE LOYOUT, LAPS ARCHITECTURE, UNO STUDIO CHE STA OTTENENDO UN CRESCENTE APPREZZAMENTO E CHE GRAZIE AL SISTEMA FRANCESE DEI CONCORSI HA GIÀ REALIZZATO PIÙ DI QUARANTA PROGETTI, ALCUNI DEI QUALI ATTUALMENTE IN CORSO

Salvator-John Liotta, a un certo punto della sua vita, capisce che deve andare all’estero. E visto che a emigrare sono già in tanti, nel 2005 sceglie il Giappone: un posto dove, rispetto ad altre realtà quali la Spagna o l’Inghilterra, gli italiani sono rari. Ad accoglierlo è il laboratorio di Kengo Kuma, un progettista già lanciato ma non ancora all’apice della sua fama. Dopo due anni di ricerca, Liotta rimane per il dottorato e poi per un incarico di insegnamento e di ricerca applicata. Da Kuma, Liotta impara il gusto per la tradizione da reinventare, l’importanza dei luoghi e dei materiali e un metodo che richiede perseveranza lenta e inesorabile. Impara il giapponese e le maniere orientali. Ma dopo diversi anni di permanenza capisce che è il momento di cambiare vita. Si trasferisce a Parigi, anche per seguire alcuni progetti di Kuma in Europa, e si mette in proprio. Si associa con Gaia Patti e Fabienne Louyot che dopo aver lavorato per Rem Koolhaas e Jean Nouvel avevano maturato anche loro l’idea di mettersi in proprio.

Fondano lo studio Laps. È una parola sia francese che inglese che significa momento. Suggerisce che l’architettura è legata al tempo. Non è infatti necessario che sia eterna: «La cosa più sacra che abbiamo in Italia – racconta Liotta – forse è il Colosseo che è li da duemila anni, mentre in Giappone è il santuario di Ise, una costruzione in mezzo a un bosco sacro che ogni vent’anni viene abbattuta e ricostruita con la stessa forma ma materiali diversi». Anche se la Francia non offre più le occasioni del tempo in cui Renzo Piano e Massimiliano Fuksas iniziarono la loro fortuna professionale, continua tutt’oggi a offrire numerose opportunità, grazie al suo magnifico sistema dei concorsi. E certamente molte più occasioni di quante ne offra la sempre più ingessata, se non mummificata, Italia. Laps realizza diversi progetti. Una quarantina di lavori in tutto, alcuni di peso e dimensioni considerevoli. Tra questi: appartamenti a Parigi, la Media Library al Musée du Quai Branly e prossimamente, avendone vinto i rispettivi concorsi, il polo scientifico-culturale e gli alloggi del liceo scientifico di Meknès e il liceo francese di Madrid.

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› I PROFILI DI LPP LAPS Architecture Laps Architecture è stato fondato da Salvator-John Liotta e Fabienne Louyot. Dopo esperienze internazionali presso Kengo Kuma, Rem Koolhaas e Jean Nouvel, il duo italofrancese decide di mettersi in in gioco in prima persona nella professione architettonica. Laps Architecture ha realizzato una quarantina di progetti e in Francia è considerato uno dei più interessanti studi emergenti ma già riconosciuti, grazie anche agli ultimi concorsi vinti per il polo scientifico-culturale di Meknes e per il liceo francese di Madrid (il più grande istituto francese al mondo). Lo studio è stato invitato alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2014 con il progetto per spazi associativi e residenze per giovani lavoratori e nel 2016 con il progetto della galleria d’arte e della scuola di architettura per bambini di Farm Cultural Park a Favara, in Sicilia. Per tre anni consecutivi Laps ha ricevuto una menzione d’onore al Premio Giovane Talento dell’Architettura Italiana. www.lapsarchitecture.com

Un collettivo, insomma, che, per essere nato nel 2009 ha già ricevuto importanti premi e del quale sentiremo sempre più spesso parlare. Parallelamente a questi lavori professionali Laps realizza numerosi progetti più piccoli, spesso allestimenti, progettati in occasione di workshop, di eventi o per Farm Cultural Park. Si tratta, quest’ultima, di un’iniziativa che ha stravolto il centro storico di Favara, una cittadina in provincia di Agrigento, portandovi arte e architettura contemporanea. Il notaio Andrea Bartoli, inventore e animatore del progetto, è riuscito a trasformare un luogo abbandonato da tutti in un centro pulsante di attività, in una fabbrica di rigenerazione urbana. Salvator John Liotta, siciliano di nascita, è stato uno dei motori di questo processo. Perché, mi racconta, non è possibile pensare che l’architettura sia relegata oggi a progetti che, alla fine, non incidono sensibilmente sulla società. Spetta all’architetto recuperare un ruolo per proporre una visione più ampia di architettura. E sono proprio i progetti piccoli e piccolissimi, dove le costrizioni che provengono dalla società appaiono minori, che aiutano a testare idee, spesso a poco costo, da sperimentare successivamente alla scala più grande. Solo attraverso questa tensione, che implica un continuo passaggio di scala, è possibile evitare l’architettura sartoriale, del Mulino Bianco, del politically correct ecologico. Quella che si limita, insomma, ad essere una sequenza sia pure ben assemblata di immagini piacevoli e tranquillizzanti, ma niente di più. Mentre l’architettura deve recuperare una dimensione utopica, sondando nuovi modi di organizzare e vivere lo spazio. E così le opere che ho scelto per illustrarvi il lavoro di Laps non sono solo i progetti del liceo di Madrid, il più grande istituto francese al mondo, o della sistemazione di un intero piano a media library di un museo celeberrimo di Jean Nouvel, ma anche alcuni interventi microscopici dal forte sapore concettuale, pensati, come nel caso della Cultural Farm, per essere visti anche dai bambini di un paese sperduto della Sicilia. Perché se c’è una lezione che Salvator-John Liotta ha appreso dai giapponesi è che non bisogna mai abbassare la guardia. Mai svendere la propria missione, che è costruire spazi e non imbellettarli LPP

Nelle pagine precedenti, tre lavori sviluppati in questi anni da Laps Architecture. Da sinistra e dall’alto, centro socioculturale e appartamenti a Parigi (con Mab Arquitectura, 2010-2014); galleria d’arte XL presso il Farm Cultural Park di Favara, Agrigento (2015); centro ricreativo e riqualificazione con estensione del complesso scolastico La Prairie a Saint-Ouen-L’Aumône (2016-2018).

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Caratterizzati da una palette che va dal bordeau all’amaranto, in continuità con il progetto di Jean Nouvel del 2007, gli spazi ben organizzati della mediateca del museo di Quai Branly, all’ultimo piano dell’edificio, ricevono luce naturale dalla contigua terrazza. Nella foto a destra, la luce frammentata dalle schermature esterne gioca con le partizioni interne ‘a pixel’, che creano intimità senza produrre separazioni nette.


› I PROFILI DI LPP

Mediateca del musée du Quai Branly Il progetto della mediateca, collocata al sesto piano in continuità con la terrazza panoramica dell’edificio, si sivluppa su circa 1.000 mq di superficie e nasce dalla necessità di riorganizzare spazi e funzioni del museo di Quai Branly Jacques Chirac – costruito nel 2007 su progetto di Jean Nouvel – per meglio accogliere ricercatori e studiosi del patrimonio documentale etno-antropologico costituito da opere sulle arti e le civilizzazioni di Africa, Asia, Americhe e Oceania. L’ambiente è organizzato in cinque zone: lobby d’ingresso, spazio consultazione periodici, cabine di consultazione multimedia, gabinetto di consultazione dei fondi preziosi e spazi di lavoro individuali, semi-individuali e di gruppo. Il progetto di Laps, che comprende anche gli arredi, le partizioni, le cabine audiovisuali e il sistema di catalogazione e distribuzione, si inscrive in sottile continuità con l’opera di Jean Nouvel, con cui dialoga più per continuità materica che di forma. Il legno amaranto già utilizzato da Nouvel è diventato il trait d’union con l’esistente. L’uso di questa essenza naturale – sia per i mobili che per il parquet – si inscrive nella volontà progettuale di relazionarsi in modo armonico al progetto di Jean Nouvel. Caratterizzato da una texture ‘pixellata’, l’intervento risulta originale nella forme che giocano con le trasparenze e la luce naturale, con effetti ‘vedo-non vedo’ che permettono di sentire la presenza degli altri preservando al contempo l’intimità e la concentrazione richiesta da un luogo di studio e ricerca. Le stesse tonalità del legno, dal bordeau al violaceo, favoriscono il raccoglimento. Il progetto presenta dettagli molto curati: in particolare la disposizione dei pixel e il modo in cui sono fissati sia ai piani verticali che nelle giunture diagonali, e la combinazione del legno con i tessuti acustici.

MEDIATECA Committente Musée du Quai Branly Jacques Chirac Località Parigi, 222, Rue de l’Université Architetti Laps Architecture Salvator-John A. Liotta, Fabienne Louyot

Cronologia 2018 Superficie 1.000 mq Fotografie Luc Boegly, Alessandra Chemollo

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› I PROFILI DI LPP

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› I PROFILI DI LPP

A sinistra dall’alto, interno della nuova biblioteca, che riceve luce naturale dall’alto (nel render in alto a sinistra); il nuovo edificio della palestra, costruita accanto alla scuola materna, all’estremità sud-est del lotto; il percorso coperto che conduce al volume cilindrico della nuova biblioteca attraversando la nuova piazza che definisce l’ingresso principale del complesso, nella planimetria in alto (courtesy Laps Architecture).

LICEO FRANCESE DI MADRID Committente Aefe - Agenzia per l’insegnamento della lingua francese all’estero

Località Madrid, Parque del Conde Orgaz Architetti

Laps Architecture e Alberto Campo Baeza

Cronologia

2018 - in corso (consegna prevista 2022)

Superficie 15.000 mq

Liceo francese di Madrid Il Liceo Francese di Madrid, che comprende scuole di ordine primario e secondario, è il più vasto istituto formativo in lingua francese fuori dai confini nazionali, con una planimetria di dimensioni urbane che viene riordinata nel progetto di ampliamento affidato a Laps Architecture e a Alberto Campo Baeza, vincitori lo scorso anno di un concorso internazionale di progettazione. Il bando richiedeva la progettazione di tre nuovi edifici: una biblioteca, il volume dei laboratori e una palestra coperta. Il riordino planimetrico avviene con la creazione di due nuove piazze che, con il patio centrale esistente, danno coerenza all’insieme. Un muretto posizionato accanto al nuovo volume della biblioteca chiude l’attuale cortile dell’ingresso principale, delimitato sull’altro lato da un filare di alberi d’arancio, mentre il nuovo volume dei laboratori, posto di fronte alla scuola elementare, definisce un secondo piazzale concluso da un portico che si apre sui campi sportivi, che diventano così il naturale orizzonte visivo della nuova piazza. Lo spazio interno della biblioteca, nelle intenzioni il volume più rappresentativo del complesso, riceve la luce naturale dall’alto, da un oculus centrale e da cupole circolari più piccole disposte in maniera regolare intorno alla circonferenza della copertura. L’edificio dei laboratori prevede generosi portici al piano terra, una terrazza sul tetto e verande schermate sulla facciata sud. La palestra infine, all’estremità sud-est del lotto presso la scuola materna (non visibile nella planimetria in alto) prevede una facciata molto semplice, caratterizzata da un gioco di vuoti e pieni.

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A. Ventilation transversante 1. Vent d’été nored et nord-est 2. Lucarne haute 3. Brasseur d’air

› I PROFILI DI LPP

B. Ventilation par convection

1P M

4. Chassis haut Strategie bioclimatiche C. Rafraichissement de la cour Ventilazione trasversale en été

1. 5.vento estivo da nord e Jardin verticale 6.nord-est Arbre 2. 7.lucernari aperti en pierre Surface poreuse 3. locale aeratori libre

Solstice d’été

D 11

8. Plantes convettiva Ventilazione

Raffrescamento estivo Ensolleillement dellaD.corte interna

1:0

Soleggiamento invernale

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M

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3

4

CDI 3

1

B C 2

A

3

6

Salle plurivalente

9 5 12

Salle arts plastique

11. tre ore di sole diretto da sud-ovest 12. i raggi solari attraversano i rami privi di foglie

Sopra, schema delle strategie passive messe in atto a Meknes e render della facciata con i pannelli curvi che proteggono dal sole e lasciano passare la luce, come anche i muri a mattoni sfalsati (sotto) che funzionano come mashrabiya (courtesy Laps Architecture).

Solstice d’hivers

4:0

10

11. 3 heures d’ensolleiment le

5. giardino verticale 21 Decembre grace aux 6. apports alberature sud-ouest et au 7. chassis superfihat cie (2) porosa in pietra locale 12. Jardin vertical sans feuille 8. en arbusti hivers laisse passer les 9. rayons fontane e vapore acqueo d’hivers 10. tenda-pergola retrattile

M

0P

9. Fontaines et vapeur d’eau 4. 10. altezza solairetractible Canopeé

A

8 7

LYCÉE PAUL VALÉRY Committente Ministero francese della Ricerca Località Meknès, Marocco Progettazione architettonica Laps Architecture

(Salvator-John A. Liotta, Fabienne Louyot) e Acp (Aziza Chaouni)

Progettazione geologica, strutturale, impiantistica e acustica Pyramide Bet Cronologia 2018 - in corso (consegna prevista 2020)

Liceo francese a Meknès Nel 2018 Laps Architecture ha vinto il concorso internazionale indetto dal Ministero francese della Ricerca per la progettazione di un centro culturale, un polo scientifico e una residenza studentesca a Meknès, in Marocco, la cui costruzione è attualmente in corso. Per lo studio si tratta di un’occasione importante: realizzare uno polo scolastico capace di aprirsi alla città e diventare parte di essa creando spazi favorevoli all’apprendimento e dimostrando una forte sensibilità per l’ambiente e per la durata dei materiali utilizzati. In collaborazione con Aziza Chaouni, Laps ha sviluppato un’architettura risolutamente contemporanea nella forma ma compatta e quindi economica nella sua realizzazione, autonoma ed efficiente nel funzionamento. A livello spaziale il centro culturale si articola attorno a un patio e presenta una facciata ritmata da grandi elementi curvi che proteggono dal soleggiamento e nello stesso tempo portano luce naturale negli ambienti interni, mentre altri muri degli edifici sono realizzati con mattoni locali che funzionano come mashrabiya, lasciando filtrare aria e luce negli spazi di distribuzione e di collegamento. Grande attenzione è stata prestata all’orientamento degli edifici per garantire il miglior comfort ambientale, con criteri di progettazione bioclimatica appropriati al clima del luogo.


› I PROFILI DI LPP

Gli ambienti della scuola di architettura per bambini al Farm Cultural Park, come la sala con casette sovrapposte a sinistra, sono progettati per suscitare curiosità e stimolare la creatività e la fantasia.

Scuola di architettura per bambini Sou è la Scuola di Architettura per bambini nata all’interno di Farm Cultural Park. La scuola offre attività educative di doposcuola legate all’urbanistica, all’architettura, all’ambiente, alla costruzione di comunità, all’arte, al design, all’agricoltura urbana e all’educazione alimentare. Gli spazi includono diverse sale per attività manuali e di studio, una sala proiezione, un laboratorio, un piccolo auditorium per presentazioni, ambienti espositivi, una materioteca, un piccolo orto e una cucina. L’idea è quella di creare spazi atipici capaci di stimolare la creatività e la fantasia. La sala di attività con casette sovrapposte tra loro ad esempio, replicando la densità urbana suggerisce l’idea che anche il caos – se sereno – può essere un’energia positiva capace di stimolare la riflessione e l’azione per un miglioramento della società. Quella tra Laps e Farm Cultural Park è una collaborazione di lunga data che oltre alla progettazione architettonica ha visto Laps organizzare workshop internazionali con le università di Tokyo, il Politecnico di Milano e la facoltà di architettura la Cambre Horta di Bruxelles. Nel 2017 Laps ha curato “What is Co-Dividuality? Japanese Architecture and the Shared House of Farm Cultural Park”, una mostra-evento che attraverso una panoramica sulle abitazioni giapponesi condivise proponeva un’idea di architettura in grado di offrire nuove risposte alla pratica del vivere condiviso nell’era del postindividualismo, dei social media e della shared economy.

SOU SCUOLA DI ARCHITETTURA Realizzazione

Ristrutturazione di spazi pedagocici e scolastici

Località Farm Cultural Park, Favara (Ag) Progettazione architettonica Laps Architecture (Salvator-John A. Liotta, Fabienne Louyot)

Impresa di costruzioni White Srl Anno di realizzazione 2016 Fotografie Nadia Castronovo

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› DESIGNCAFÈ IL CALCESTRUZZO AL GRAFENE DI ITALCEMENTI Pareti e pavimenti che si riscaldano e conducono l’elettricità grazie al cemento. Lo studio delle proprietà e delle possibili applicazioni è iniziato nel 2014, quando Italcementi è entrata a far parte del consorzio Graphene Flagship, un’iniziativa di ricerca avviata dall’Unione Europea sullo sviluppo di nuove tecnologie legate ai materiali. I laboratori dell’azienda si sono concentrati sulla possibilità di combinare l’eccezionale proprietà conduttiva del grafene con le potenzialità di un materiale largamente diffuso come il calcestruzzo. Il risultato è stata la creazione di un composito cementizio elettricamente conduttivo, uno ‘smart concrete’ che apre la strada ad applicazioni rivoluzionarie nel settore dell’edilizia e a molteplici soluzioni intelligenti per le abitazioni, le infrastrutture e la mobilità del futuro. Incorporando il grafene nel calcestruzzo i ricercatori Italcementi sono riusciti a modificare il tipico comportamento isolante dei composti cementizi, permettendo il passaggio della corrente elettrica senza comprometterne le performance, mantenendo di fatto le caratteristiche di resistenza e fluidità del calcestruzzo. Molte le possibili applicazioni e i vantaggi di un composito cementizio altamente conduttivo. Il calcestruzzo al grafene potrà essere impiegato nel riscaldamento a pavimento o a parete. Nel medio termine si potranno realizzare ulteriori importanti applicazioni per il monitoraggio strutturale delle costruzioni: la conduttività rende possibili soluzioni “selfsensing” in grado di monitorare sforzi, deformazioni e stati fessurativi del calcestruzzo in tempo reale senza la necessità di

Roma, stadio Flaminio

IL PROGETTO EUROPEO INNOVACONCRETE PER LE OPERE IN CEMENTO DEL XX SECOLO Il 21 e 22 febbraio scorso presso il Cnr a Roma, promosso da InnovaConcrete, progetto europeo per lo sviluppo e la produzione di prodotti innovativi per la conservazione di opere monumentali in cemento del XX secolo, si è svolto l’incontro InnovaConcrete Rome Worshop - L’architettura in cemento nell’area del Mediterraneo e le opere di Pier Luigi Nervi, nel corso del quale i partner scientifici hanno presentato i risultati fin qui ottenuti con il trattamento in situ di otto monumenti europei selezionati per le sperimentazioni: Centennial Hall a Wroclaw, Elogio del Horizonte a Gijón, Eduardo Torroja Institute a Madrid, la stazione ferroviaria di Varsavia, il monumento ai caduti a Torricella Peligna presso Chieti, il Ninth Fort a Kaunas in Lituania, l’Ippodromo di Zarzuela a Madrid e lo stadio Flaminio di Roma. Al progetto InnovaConcrete partecipa un consorzio di 29 partner di undici Paesi europei. Per l’Italia ne fanno parte la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Abruzzo del Mibac (Ministero per i Beni e le attività culturali), il Cnr, il Consorzio Interuniversitario Csgi, Ionfly, Rina Consulting e la filiale italiana di Techedge. [ 72 ]

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sensori aggiuntivi (o integrandoli in maniera efficiente). Altre possibili applicazioni riguardano le pavimentazioni antistatiche, la schermatura degli edifici dalle interferenze elettromagnetiche e la dissipazione delle cariche elettrostatiche. Più a lungo termine, invece, il calcestruzzo elettricamente conduttivo potrà portare grandi novità anche nella mobilità, permettendo per esempio di ricaricare i veicoli elettrici direttamente in movimento durante la guida.

RENDIMENTI RECORD NEL FOTOVOLTAICO Insolight, uno spin-off dell’Epfl, ha messo a punto un prototipo di pannello fotovoltaico che presenta un rendimento del 29%, quasi il doppio di quelli presenti oggi sul mercato. La soluzione prevede l’inserimento di lenti capaci di focalizzare i raggi solari su celle fotovoltaiche miniaturizzate ad altissimo rendimento. Con l’obiettivo di contenere i costi di produzione è stato sviluppato un vetro protettivo sul quale posizionare le ottiche. In questo modo è stato possibile ridurre il numero e l’estensione delle celle. È stato anche progettato un meccanismo grazie al quale è possibile traslare di alcuni millimetri in orizzontale le celle, per consentir loro di inseguire la luce solare. Il sistema Insolight è una tecnologica ibrida, efficace in particolare anche in assenza di sole. Nei test di laboratorio, il rendimento ha raggiunto il 36%, mentre per la produzione industriale il rendimento è del 29%, un valore che consente – come sostengono i tre ricercatori – di ridurre le bollette energetiche del 30%. Il lancio sul mercato dei pannelli ad altissimo rendimento è previsto per il 2022.


› PROFILI

UNA BREVE RASSEGNA DI LAVORI SVILUPPATI NEGLI ULTIMI DIECI ANNI DOCUMENTA L’APPROCCIO CULTURALE DI SONIA CALZONI AL PROGETTO. MISURANDOSI DI VOLTA IN VOLTA CON IL CONTESTO LO STUDIO AFFRONTA E RISOLVE CON RIGORE E UNDERSTATEMENT TIPICAMENTE MILANESI LE ESIGENZE DELLA COMMITTENZA

UN ARCHITETTO MILANESE


› PROFILI

Sono molti e su tutte le scale, a Milano e in Lombardia, i progetti realizzati dallo studio Calzoni Architetti in trent’anni di attività. Eppure non se ne parla molto, sulle riviste specializzate. Forse perché alla firma e alla forma Sonia Calzoni antepone il programma e le attese della committenza, che interpreta con equilibrio, sensibilità verso il contesto e stile. Allieva di Pierluigi Nicolin, si laurea a Milano nel 1987 e l’anno successivo fonda Calzoni Architetti, che ha sede a Milano in Corso Venezia. Da allora lo studio – uno dei primi in Italia ad adottare Revit come strumento di progettazione 3D – ha prodotto centinaia di progetti che si sono tradotti in realizzazioni in numerosi campi di attività, dal nuovo alle riqualificazioni e ampliamenti, e nei diversi segmenti: dal residenziale agli uffici e all’architettura d’interni, dagli spazi pubblici al paesaggio agli allestimenti espositivi. Nel 2010 vince il concorso Una porta per Milano, indetto da Sea per il terminal 1 dell’aeroporto di Milano Malpensa e nel 2015 il concorso per la sede di Tim all’Eur. In mezzo, tra gli altri interventi realizzati o tuttora in corso, quelli che presentiamo in queste pagine e che documentano la pragmatica capacità di affrontare questioni progettuali molto diverse tra loro: un’opera di carattere sociale, il Centro Comunità Nuova di don Gino Rigoldi; un complesso urbano per 140 appartamenti in edilizia libera; la ristrutturazione completa di una palazzina a Morbegno, comprendente anche il design degli interni; la trasformazione in residenza di un complesso agricolo nel piacentino; un ampliamento con recupero del sottotetto a Milano; un allestimento per l’ultima Triennale e una mostra dedicata a Luigi Ghirri conclusasi pochi mesi fa al Palazzo dell’Arte. All’attività professionale Sonia Calzoni affianca l’insegnamento, come docente a contratto alla Scuola di Architettura del Politecnico di Milano, e l’impegno associativo in qualità di vicepresidente di In/Arch Lombardia. [ 74 ]

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› PROFILI

Centro Comunità Nuova Hub don Gino Rigoldi Un complesso di volumi separati e connessi tra loro da un percorso circolare coperto circonda lo spazio verde dove sono presenti orti, giochi per bambini, aree relax e spazi per mangiare all’aperto che dà la misura e il senso dell’incontro e del dialogo che caratterizza lo spirito della Onlus fondata da Don Gino Rigoldi, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano, che si occupa di disagio giovanile e promozione delle risorse per l’integrazione sociale dei giovani. Il progetto, opera realizzata a scomputo degli oneri di urbanizzazione del complesso residenziale di via Parri, alla periferia sud di Milano, occupa 6.615 dei 17.000 mq dell’intero lotto, per il resto lasciato a verde e viabilità carrabile, ciclabile e pedonale. Progettare quattro blocchi indipendenti rispondeva alle esigenze di autonomia delle diverse funzioni, specie per l’housing temporaneo dei progetti di recupero dell’associazione. Gli ambienti di tipo educativo, a diretto contatto con il giardino e lo spazio giochi, sono a loro volta rappresentativi della volontà di dialogo con il territorio e la città. L’esigenza di creare uno spazio protetto ha dato luogo a una recinzione – realizzata in metallo su disegno con uso tridimensionale di profili a sezione circolare secondo una scansione modulare che si ripete – permeabile e osmotica che pone gli spazi in diretta comunicazione con l’ambiente circostante e che al contempo conferisce identità al complesso.

La sobrietà dell’architettura si esprime nella semplicità organizzativa dei volumi, rivestiti in cappotto intonacato di bianco e lastre di fibrocemento color ocra verso l’esterno, mentre le coperture a falde sono rivestite da lastre di alluminio color grigio-verde. La climatizzazione è affidata a un sistema centralizzato ibrido con gruppo termico a condensazione e pompe di calore condensate ad aria, mentre pannelli fotovoltaici in copertura del percorso coperto interno forniscono parte dell’energia elettrica necessaria alla gestione degli edifici.

CENTRO COMUNITÀ NUOVA HUB Località Milano Committente Borio Mangiarotti Impresa di costruzioni Colombo Costruzioni Recinzione Ocml Spa Pavimenti Marazzi; Ceramica Vogue Superficie 17.000 mq (lotto), Slp 6.615 mq Cronologia 2015-2018 Sopra e in apertura, due foto dell’Hub don Gino Rigoldi. A sinistra una vista della corte interna con l’orto e i tavoli per mangiare all’aperto; sotto, il percorso coperto che collega i diversi volumi( foto ©Michele Nastasi).

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› PROFILI In questo progetto un ampliamento volumetrico mediante trasformazione del sottotetto diventa occasione di sperimentazione architettonica che rinunciando a incongrui mimetismi si propone come installazione autonoma, in una dimensione congruente con la cortina stradale esistente

Il prospetto su strada e alcune immagini dell’intervento, caratterizzato dalle pannellature metalliche scorrevoli con forature a disegno, quasi una sorta di mashrabia milanese (foto ŠPaolo Rosselli).

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› PROFILI

Rooftop House ROOFTOP HOUSE Località Milano Progettazione strutturale Filippo Valaperta Pannelli frangisole/serramenti Lidi, Desio Tende esterne Resstende Tende interne Omnitex Pavimenti ResinaDesign; Caesar Porte interne Scrigno Essential Sanitari Catalano; Kaldewei; Flaminia Rubinetteria Fir Italia Arredi Pedrali; Lago; Cappellini Cronologia 2008

La legge regionale lombarda che dal 1999 permette di utilizzare a fini abitativi i sottotetti degli edifici ha prodotto risultati alterni e quello che poteva diventare un interessante campo di sperimentazione progettuale si è spesso tradotto solo nella realizzazione di nuove volumetrie con scarsa attenzione verso la qualità architettonica. Il caso di via Morozzo della Rocca è un’interessante eccezione. Il progetto si confronta con un edificio novecentista degli anni ’40 in una zona centrale di

Pianta dei quattro appartamenti ricavati con il progetto di trasformazione del sottotetto, con metrature identiche alle quote millesimali dei proprietari.

Milano, all’interno di una cortina edilizia omogenea per dimensioni e caratteri architettonici, con prospetto principale su strada. La copertura a falde inclinate è stata interamente rimossa ed è stato realizzato un nuovo volume con il vincolo di rispettare il passo dei pilastri in cemento armato e la divisione interna degli appartamenti, con metrature identiche alle quote millesimali dei quattro proprietari. La soluzione architettonica adottata non si risolve in un prolungamento stilistico o in una verticalizzazione mimetica dell’edificio, ma si colloca autonomamente in una dimensione ambientale congruente con l’edificio e con la cortina edilizia esistente. Il livello della rappresentazione continua così a essere assegnato al palazzo, mentre il nuovo volume si esprime nella sua aniconicità, come giustapposizione di un’installazione che lascia inalterata la struttura precedente. Il sistema di pannellature scorrevoli rende il nuovo volume omogeneo verso l’esterno, svincolando la posizione delle aperture dagli allineamenti con le finestre sottostanti, creando negli appartamenti una maggior flessibilità nell’organizzazione delle diverse esigenze. Le forature a disegno dei pannelli producono verso l’interno luci frazionate: un effetto naturalistico di pulviscolo, simile a quello dei raggi solari attraverso il fogliame.

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«Abbiamo studiato nuove soluzioni per disporre e articolare gli ambienti, sperimentare l’uso dei materiali per rendere gli spazi accoglienti evitando ‘l’effetto baita’, specie all’ultimo livello, caratterizzato dal tetto spiovente e dalle travi a vista»

Sopra: a sinistra la cucina dell’appartamento al secondo piano, un ambiente piuttosto ampio che si apre su una terrazza; a destra scorcio del soggiorno dello stesso appartamento. Accanto, l’ingresso comune al piano terra (foto ©Michele Nastasi e ©Filippo Bamberghi).

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Abitazione a Morbegno Una palazzina del Quattrocento nel centro storico di Morbegno interamente rifunzionalizzata per dare vita a tre distinte unità abitative. Qui il committente ha affidato allo studio Calzoni Architetti un progetto chiavi-in-mano, comprendente anche la scelta degli arredi, in parte di serie e in parte realizzati su disegno. L’edificio si sviluppa su quattro livelli serviti da una scala comune e un ascensore. Gli accessi avvengono da via Garibaldi, in un ampio locale ingresso – il piano terra comprende anche una zona fitness comune – o da una strada laterale che conduce a un cortile piantumato. Oltre alle funzioni, gestite anche con l’inserimento di volumi che scandiscono gli spazi, l’intervento si è sviluppato considerando gli scorci prospettici sulla città e il paesaggio: scorci valorizzati dall’impiego di materiali come il marIn alto, vista riflessa del centro storico di Morbegno da una finestra del terzo piano. Molti arredi sono stati realizzati su disegno, come nella foto a sinistra (©Michele Nastasi e ©Filippo Bamberghi).

morino chiaro alle pareti e il cristallo retroverniciato che moltiplica gli effetti di luminosità. Interessante anche il dialogo tra i materiali, con il ridisegno e la laccatura chiara delle parti che più avrebbero indotto un ‘effetto baita’ o la scelta, dove il pavimento è in legno, di inserire materiali moderni. Su tutto, l’inserimento di elementi colorati – con tappeti kilim e arredi – che caratterizzano gli ambienti.

CASA A MORBEGNO Località Morbegno Impresa di costruzioni Quadrio Costruzioni Spa Pavimenti Listotech (esterni); Unikolegno (interni); Bisazza (area fitness)

Area fitness Jacuzzi Illuminazione Artemide; Foscarini (esterni) Sanitari Flaminia; Boffi Rubinetteria Boffi; Ritmonio Cucina principale Valcucine Arredi a catalogo B&B Italia Superficie 400 mq + 150 mq esterni Cronologia 2011 - 2014

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PROGETTO AURORA Località Milano Committente Panorama Srl Progetto architettonico Calzoni Architetti con Pierluigi Nicolin

Impresa di costruzioni Borio Mangiarotti Spa

Carpenterie Edilvisp Ascensori Otis Tipologie Blocchi lineari e torre Superficie 11.800 mq Piani 6 (blocco 1), 5 e mezzo (blocco 2) e 19 (torre)

Cronologia 2016 – in corso

Accanto, il fronte su strada di uno dei due edifici in linea. In alto, vista assonometrica verso nord del complesso.

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Progetto residenziale Aurora Una torre di 19 piani e due edifici in linea di 6 e 5 piani per un totale di circa 140 appartamenti. Un progetto residenziale – che Sonia Calzoni ha sviluppato con l’architetto Pierluigi Nicolin – di rilevante carattere urbano, su un’area cui la prossimità con il vasto sviluppo di Citylife aggiunge pregio. La storia della zona parte da lontano, con il piano Beruto del 1889 che intorno all’area che pochi anni dopo sarebbe stata occupata dalla Fiera Campionaria disegnava isolati troppo vasti per le esigenze del tempo. Isolati che vennero via via frazionati, frammentando quella continuità della cortina edilizia che separando lo spazio stradale e pubblico dallo spazio privato definisce il carattere della città. Il progetto, attualmente in costruzione, con l’edificazione dei volumi lungo il perimetro del lotto interpreta correttamente le indicazioni del nuovo Pgt e in qualche modo riporta oggi in vita l’isolato del piano Beruto, mentre la densità edilizia salvaguarda ampie superfici destinate al giardino interno, a sua volta permeabile alla vista – grazie a scostamenti

di pochi gradi degli edifici dalla cornice perimetrale – e all’attraversamento, una ‘scorciatoia’ pedonale verso via Eginardo realizzata creando una breccia nello storico muro di cinta di via Flavio Gioia, sul lato opposto dell’isolato. Una geometria di linee diagonali struttura tutto il piano terra fin sotto gli edifici. I principi di architettura urbana adottati producono la classica differenziazione tra spazio pubblico della strada e spazio privato del cortile e porta a fare una netta differenziazione tra fronte e retro, con i prospetti sul giardino interno fortemente caratterizzati da un grigliato in aggetto di 280 centimetri a delimitare logge e balconi. L’alternanza tra superfici lisce e fronti grigliati a sua volta produce una certa frantumazione del discorso narrativo dell’architettura per comporre un montaggio in sintonia con la realtà caleidoscopica della metropoli. Le facciate rivolte verso il giardino interno, caratterizzate da un rivestimento grigliato anche in aggetto a protezione di logge e balconi. Lo sviluppo è prossimo a Citylife, sullo sfondo nel render qui sopra.

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Ebitibus endi con consedi teni con ratium venditis sandicimus as pa sit andusda ndant. Parchil loreperrum, officim illorro consed venduciis ne venis.

Ca’ Maloni, edificio principale (foto ©Paolo Rosselli)

Borgo di Ca’ Maloni La parte edilizia di Cà Maloni, tra le tipologie più comuni e caratteristiche del luogo e dell’ambiente rurale piacentino, era formata da tre corpi distinti disposti a formare una piccola corte irregolare: l’edificio principale, un fienile costituito da una semplice copertura sorretta da pilastri e un terzo corpo adibito a deposito, tutti in grave stato di abbandono. La differente tipologia dei fabbricati ha suggerito scelte architettoniche diverse che ora contribuiscono a rendere il piccolo borgo ricco di variazioni. Il fienile ha mantenuto inalterata la struttura originaria dei pilastri in mattoni, mentre le campate sono state chiuse con vetrate in cristallo e acciaio di ampie dimensioni. L’effetto è simile a una grande scatola di vetro trasparente e riflettente. Per l’edificio più grande la ridistribuzione interna dei locali ha comportato la creazione di due livelli, con la zona giorno al

piano terra e lo spazio a doppia altezza del portico antistante che ne diventa un’estensione, posta in stretta relazione con il paesaggio da un sistema di vetrate completamente apribili. Importante nell’intero progetto la ricerca di un equilibrato rapporto tra i pieni e i vuoti, già funzionali al ricovero degli attrezzi e allo stoccaggio dei prodotti agricoli. Sono state per questo restaurate tutte le parti esistenti in intonaco e pietra, mentre i nuovi tamponamenti perimetrali, necessari a recuperare maggior volume per la nuova residenza, sono rivestiti in doghe di

legno naturale disposte orizzontalmente a formare delle superfici continue apribili solo in parte in corrispondenza delle finestre. Agendo quasi come una facciata ventilata, le doghe migliorano anche le prestazioni energetiche, già favorite dalle murature di ampio spessore, ben coibentate. Infine, il piccolo deposito in pietra è stato restaurato in maniera conservativa. All’esterno, una muratura di contenimento in pietra ha permesso di portare in piano una porzione di terreno antistante la casa e più o meno dolcemente degradante verso il torrente Tidone.

CA’ MALONI Località Nibbiano, Piacenza Impresa di costruzioni Edilvaltidone Ante apribili e serramenti metallici Lidi, Desio Rivestimenti esterni in legno Bonelli, Savigliano Pavimenti Tirone edilizia (arenaria); Rapid Mix (resina)

Tende Resstende Porte interne Linvisibile by Portarredo Sanitari Flaminia; Villeroy Boch Rubinetteria Axor Cronologia 2008 - 2012 [ 82 ]

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Ca’ Maloni, edificio principale, particolare (foto ©Paolo Rosselli)


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Allestimenti espositivi Dei numerosi progetti di allestimenti espositivi sviluppati dallo studio ci sembra interessante citare il più recente, con la grafica di Studio Cerri Associati, per la mostra Luigi Ghirri. Il Paesaggio dell’architettura, curata da Michele Nastasi: l’esposizione di opere fotografiche originali provenienti dall’archivio della rivista Lotus allestita nel ‘Cubo A’ del Palazzo dell’Arte di Milano. Scandito da scritte al neon che definivano le sezioni tematiche, il vasto ambiente a shed popolato di piedistalli e tavoli disposti liberamente in pianta era caratterizzato da una luce soffusa, anche grazie all’effetto riflettente di una parete rivestita in alluminio e di una rete in nylon tesata su telai in legno, così come in legno e reti metalliche zincate erano i montanti della ‘gabbia’ che chiudeva lo spazio. Nel 2016, per la XXI Triennale dal titolo City after the City lo studio Calzoni Architetti aveva realizzato invece l’allestimento della Meeting Bookroom, un grande ambiente all’interno di uno degli edifici di Expo Milano 2015. L’immagine complessiva del luogo era quella di un grande piano orizzontale ad altezza costante con un percorso che allude-

va all’attraversamento di uno scavo: un ‘cretto’ dove le pareti si smaterializzavano confondendosi con il terreno stesso e con le parole indicanti le sezioni. Prismi formati da pareti oblique e specchianti che enfatizzavano le scritte, una piramide scalabile dalla quale cogliere tutto l’allestimento e, alla fine del percorso, una libreria di 2.000 titoli comprendente un bar e un luogo per la sosta come momento conclusivo di riflessione su tutti i temi di City after the City.

Sopra il titolo la Meeting bookroom allestita nel 2016 per la XXI Triennale di Milano. Accanto e nella foto piccola (di Michele Nastasi) l’allestimento della mostra di fotografie di Luigi Ghirri in Triennale (foto ©Filippo Bamberghi).

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› LIBRI L’ARCHITETTO AL CINEMA Il libro di Giorgio Scianca e Steve Della Casa è l’esito dell’incontro tra due appassionati, un architetto (il primo) e un cinefilo (il secondo), che a un certo punto hanno deciso di raccogliere e sintetizzare in una pubblicazione la bellezza di 1.523 film, in tutte le lingue del mondo, dal cinema muto a oggi, che hanno per protagonista o comprimario un architetto. Il libro, sotto forma di schede suddivise per decennio, racconta trame conosciute e pellicole sconosciute; parla di attori e registi famosi, di luoghi noti e meno noti, di edifici e di progetti di cui la filmografia internazionale è ricca. Il libro di Scianca e Della Casa è anche un viaggio nella professione: una lente di ingrandimento attraverso la quale è possibile cogliere l’evoluzione del mestiere. Si parte dai film del cinema muto dei primi del Novecento (il primo è The Amateur Architect di Lewin Fitzhamon del 1905) per arrivare all’ultimo della lista realizzato nel 2005 (Zeroville di James Franco), arrivando, solo per citarne due, ai recenti The Monuments Men di George Clooney (2014) e To Rome with Love di Woody Allen (2012).

La recita dell’architetto 1523 film e un videogioco Giorgio Scianca e Steve Della Casa Svpress, 2015 pp 461 – 18,50 euro ISBN 978-88-909930-1-5

LE PRATICHE CONCETTUALI DEL PROGETTO ARCHITETTONICO Operazioni (in arte e architettura) è l’ultimo libro di Lorenzo degli Esposti, architetto e titolare dello studio Degli Esposti Architetti di Milano. Si tratta di un testo, frutto di una rielaborazione della tesi di dottorato in progettazione architettonica e urbana, che come scrive Peter Eisenman “analizza le pratiche concettuali in arte e in architettura dalla stagione a cavallo del ‘68 fino ad alcuni recenti progetti […] con un’acuta lettura della contraddizione tra l’autonomia dell’architettura e la sua dipendenza dal luogo specifico e dal tempo storico […] Operazioni indaga le possibili origini e i fini del progetto per via delle differenze generabili tramite elaborazioni di sistemi e serie, processi e operazioni, linguaggi e scritture automatici, nella ripetizione attestata dalle permanenze dell’architettura”. Il libro traccia la storia di tali contraddizioni, analizzate dal punto di vista di un progettista che si interroga sulla ragione delle scelte nella composizione architettonica e urbana.

Operazioni (in arte e in architettura) Lorenzo Degli Esposti Maggioli Editore, 2018 pp 327 - 25 euro ISBN 978-88-916-2703-2

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Elements of Architecture Rem Koolhaas design Irma Boom Taschen, 2018 pp 2333 - 100 euro ISBN 978-3-8365-5614-9

ARCHITETTURA AL MICROSCOPIO IL PRONTUARIO DI REM KOOLHAAS Elements of Architecture di Rem Koolhass è uno studio che scava nella micro-narrativa dell’architettura e dello spazio interno. Il libro del fondatore di Oma racconta e porta alla luce gli elementi narrativi insiti nei dettagli costitutivi: le finestre, la facciata, il balcone, il corridoio, il caminetto, le gradinate, le scale mobili, l’ascensore, approfondendo la ricerca che aveva messo in campo da curatore della 14.a Biennale di Venezia (Fundamentals). Uno sguardo al microscopio sui reali fondamenti dei nostri edifici, svelandone le tecniche di progettazione impiegate da qualsiasi architetto, sempre e dovunque. È un kit di strumenti di tipo primordiale, per far comprendere come elementi apparentemente stabili siano effettivamente invece in costante evoluzione. Quel che ne risulta infatti non è una storia univoca, bensì un intreccio articolato di tradizioni, contaminazioni, similitudini e differenze che nel tempo hanno segnato l’evoluzione dell’architettura, influenzata dal progresso tecnologico,

dai cambiamenti climatici, da ragioni politiche, contesti economici, requisiti normativi e, da ultimo, dall’era digitale. Il manuale, di oltre duemilatrecento pagine, è frutto anche del lavoro di Irma Boom, la graphic designer olandese che lo ha progettato sulla scorta di una ricerca della Harvard Graduate School of Design. La monografia contiene saggi di Rem Koolhaas, Stephan Trueby, Manfredo di Robilant e Jeffrey Inaba, insieme a interviste con Werner Sobek e Tony Fadell e un’esclusivo saggio fotografico di Wolfgang Tillmans.

QUANDO IL DESIGN PROMUOVE IL BENE COMUNE Un maxi volume di oltre quattrocento pagine – curato da Marco Sammicheli e Anna Mainoli – che racconta la storia della capitale del design e le storie dei suoi talenti in cinque grandi capitoli. Il primo dedicato ai maestri che hanno aperto una strada, individuato un canone: Piero Portaluppi, Bruno Munari, Gio Ponti, i fratelli Castiglioni, Luigi Caccia Dominioni, Vico Magistretti. Il secondo agli allievi, che hanno sviluppato in modo autonomo uno stile dandogli una dimensione industriale: Cini Boeri, Mario Bellini, Enzo Mari, Michele De Lucchi, Alessandro Mendini. Poi, la generazione di mezzo, che ha raccolto la sfida tecnologica dei materiali; subito dopo i nuovi milanesi (di tutte le nazionalità) e poi chi, anche dall’estero, non ha mai abbandonato il legame con la città. “La design city – scrive Marco Sammicheli – è una piattaforma che promuove azioni votate alla qualità, alla convivenza e al bene comune”.

The Design City Milano città laboratorio a cura di Marco Sammicheli e Anna Mainoli Forma Edizioni in collaborazione con Salone del Mobile.Milano, 2019 pp. 416 – 98 euro


› MASTERPIECES

L’ESPRIT NOUVEAU PROMOSSO DALLA FONDATION LE CORBUSIER E CONDOTTO DALL’ARCHITETTO FRANÇOIS CHATILLON, IL RESTAURO DELL’APPARTAMENTO ATELIER DI LE CORBUSIER, ALL’ULTIMO PIANO DELL’IMMEUBLE MOLITOR NEL 16° ARRONDISSEMENT DI PARIGI, È UN CASO ESEMPLARE DI TUTELA DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO DEL XX SECOLO

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› MASTERPIECES

L’ambiente di soggiorno dopo il restauro e, nell’altra pagina, l’atelier a volte dove Corbu lavorava (sotto, in una foto dell’epoca, courtesy Fondation le Corbusier). Alla pagina precedente, l’immeuble Molitor visto da Rue Nungesser-et-Coli.

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› MASTERPIECES

«Édouard ha costruito un appartamento magnifico. Sole, aria, una terrazza. Voi avete la vostra piccola stanza accanto al giardino in terrazza per quando verrete a Parigi» Così scrive alla madre Yvonne Gallis, da pochi mesi sposata con Edouard Jeanneret-Le Corbusier, dopo che la coppia si è insediata nell’appartamento all’ultimo piano del nuovo Immeuble Molitor, in un bel quartiere residenziale del 16° arrondissement di Parigi, vicino al Bois de Boulogne. L’edificio, dal 2017 classificato Monumento Storico in Francia e giudicato insieme ad altre 16 opere di Le Corbusier Patrimonio Mondiale dell’Umanità

per essere il primo edificio residenziale al mondo con facciate interamente vetrate, è stato progettato da Le Corbusier su incarico della Société Immobilière de Paris Parc des Princes ed è la concreta realizzazione di uno degli edifici-ville di scala urbana immaginati per la Ville Radieuse, una città ricca di verde dove le grandi arterie per il traffico veicolare sono separate dai percorsi pedonali. Edifici dove luce, aria e sole possono penetrare liberamente attraverso le ampie

finestre a nastro che l’uso strutturale del calcestruzzo permette di realizzare. Con una pianta libera, grandi porteparete basculanti e attrezzate che separano o riuniscono gli ambienti interni, ampie finestre scorrevoli, soffitti a volta, grande uso dei colori e un tetto-giardino, l’attico di 240 metri quadrati è il risultato di queste aspirazioni. Al settimo piano è organizzato nell’appartamento vero e proprio e nell’atielier di pittura di Le Corbusier, mentre al

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› MASTERPIECES «Tutto è in proporzione e in relazione. Quando apro le porte vedo tutto l’appartamento ma lo spazio rimane intimo, non solenne» Le Corbusier

livello superiore una scala a chiocciola senza ringhiera raggiunge la camera per gli ospiti e il tetto-giardino. Per Le Corbusier il vero lusso è lo spazio, non la ricchezza dei materiali che infatti sceglie semplici e accessibili: grès porcellanato per i pavimenti, compensato di legno per boiseries e pareti mobili, vetro-mattoni della Saint-Gobain che danno luce al bagno, semplici mattoni a vista sulla parete dell’atelier, dove il soffitto a volte porta l’altezza a 3,50 metri. Si tratta di uno spazio fluido, scandito da pareti basculanti attrezzate – come la grande porta-armadio della camera da letto – che alla bisogna separano i diversi ambienti ma aperte danno invece continuità visuale all’insieme, una continuità sottolineata dalla regolare uniformità della pavimentazione in piastrelle di ceramica. Qui Le Corbusier dà forma al suo universo pezzo per pezzo: «tutto è in proporzione e in relazione – dice – quando apro le porte vedo tutto l’appartamento ma lo spazio rimane intimo, non solenne». Dopo il 1965 la Fondazione Le Corbusier decise di lasciare l’appartamento in uso ad André Wogenscky, già suo stretto collaboratore, che con il suo team occupò i locali dal 1973 al 1991. Dopo quella data, ancorchè oggetto di manutenzione ordinaria, l’appartamento è rimasto vuoto. L’odierno intervento di restauro, durato 21 mesi e coordinato dall’architetto François Chatillon, ha preso le mosse da considerazioni storico-culturali la cui conclusione è stata quella di riportare gli ambienti allo stato in cui si trovavano nel 1965, dal momento che nel corso del tempo Le Corbusier vi aveva apportato numerose modifiche. Elevate escursioni termiche estate/inverno e scarsa ventilazione con conseguente accumulo di umidità la cause principali del degrado a cui si è posto rimedio procedendo dall’esterno, con un complesso intervento di isolamento a basso spessore e il restauro delle finestrature, verso l’interno. Cassina ha sostenuto la Fondazione nel ripristino dei mobili, degli arredi su misura e del tappeto in pelle bovina del living

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› MASTERPIECES

La sezione in un disegno originale di Le Corbusier. Sotto, la camera da letto con il famoso bidet e, nelle foto piccole, la parete-armadio che, aperta, permette alla vista di spaziare per l’intera lunghezza dell’affaccio finestrato. Gli arredi sono stati restaurato con il sostegno di Cassina (immagini courtesy Fondation Le Corbusier).

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› MASTERPIECES

vide sur cour commune chambre atelier

rue de la Tourelle

balcon salle à manger

rue Nungesser et Coli

entrée

salon

montecharge coursive chambre de domestique

vide sur courette

cuisine

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APPARTEMENT LE CORBUSIER - PLAN ETAGE 7

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voûte Paris rue de la Tourelle

balcon

rue Nungesser et Coli

voûte Boulogne toit-jardin

François Chatillon Dopo dieci anni di attività nel campo della progettazione architettonica, nel 1999 Chatillon si dedica allo studio delle antiche tecniche costruttive. Nominato nel 2005 Architecte en Chef des Monuments Historiques, oggi si occupa di restauro e conservazione di edifici appartenenti al patrimonio storico nazionale francese (Grand Palais, Ecole Nationale Supérieure des Beaux-Arts di Parigi, Chateau de Voltaire). Con un approccio al restauro che considera atto creativo la capacità di superare la contraddizione tra conservazione e riuso, François Chatillon ha affrontato anche progetti di recupero di architetture emblematiche del XX secolo come Les Halles du Boulingrin a Reims (di Emile Maigrot e Eugene Freyssinet), la Cité de Refuge di Le Corbusier nel 13° arrondissement parigino, la Piscine des Amiraux di Henri Sauvage e la Maison des Sciences de l’Homme di Lods, Depondt e Beauclair, sempre a Parigi. Presso lo studio opera attualmente un team di 20 professionisti tra architetti, ingegneri, designer, storici e restauratori. www.architecte-chatillon.com

balcon chambre d’ami

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APPARTEMENT LE CORBUSIER - PLAN ETAGE 8

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Le piante dell’appartamento e, sotto, alcune fasi dei lavori di restauro. A destra la cucina (i mobili sono di Charlotte Perriand) vista dalla sala da pranzo e, sotto, dall’attico riservato agli ospiti si accede al tetto-giardino.


› MASTERPIECES

Berum quia prem viderep raturepratem invendanti de non pre rerovitate ped eaqui con eatis

CREDITI Committente La Fondation Le Corbusier Architetto capo-progetto François Chatillon Architecte

Cronologia 2015 - 2018 (durata del solo cantiere: 21 mesi)

Analisi dello stato di fatto e raccomandazioni ante restauro Laboratorio delle Tecniche e della Salvaguardia dell’Architettura Moderna (Tsam) dell’Ecole Politecnique Federale di Losanna (Epfl) Didier Groux (Ancien Bâtiment Informatisé Modélisé Expertisé A-Bime)

Restauratrici Marie-Odile Hubert (pittura)

Carolina Hall (legni); Julie Schroeter (metalli)

Imprese Coanus (impermeabilizzazioni e

isolamento) Atelier Mazingue (serramenti) Novbéton (restauro murature e cemento) Maison Dureau (vernici e rivestimenti) Socra sol et carrelage (marmi e elementi smaltati); Utb (impianti); Altaspace (giardino)

Main sponsor Cassina Sponsor tecnici Jean-François Dedominici (Nuances minérales), pittura a olio Damien Roger per la consulenza paesaggistica; Nemo per la luce

Crediti foto e disegni ©Fondation Le

Corbusier; ©François Chatillon Architecte; ©Olivier Martin Gambier; ©Antoine Mercusot

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› RESIDENZE

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› RESIDENZE

RISTRUTTURAZIONE NELL’ALTO LAZIO

CASA DI ARTISTI Due casali ristrutturati ospitano la residenza e i laboratori di Sylvie Guillem e Gilles Tapie. Un intervento a basso impatto ambientale, nel rispetto dei luoghi e dei materiali naturali basato sull’autosufficienza energetica. Il progetto è di Massimo Alvisi e Junko Kirimoto Sylvie Guillem è stata la più giovane étoile dell’Opéra di Parigi; Gilles Tapie, suo marito, è fotografo di moda, pubblicità e danza. Ciò che anche li accomuna è la passione per l’ambiente. A Massimo Alvisi e Junko Kirimoto, di Alvisi Kirimoto Architects, i due artisti hanno chiesto di ristrutturare i casali di loro proprietà, posti a confine tra l’Alto Lazio e l’Umbria, secondo i principi della bioedilizia, dell’autosufficienza energetica e dell’uso dei materiali naturali. Si tratta di due edifici della prima metà del secolo scorso, distanti tra loro un centinaio di metri e separati da un forte pen-

dio naturale di circa 30 metri; dopo la loro ristrutturazione ospitano la residenza dei proprietari (lo stabile posto a sud), i laboratori e l’alloggio del custode (a nord). Sono due fabbricati che, seppur distinti, risultano omogenei nel trattamento delle superfici e dei volumi interni. L’area della proprietà, di circa 27mila metri quadrati, si estende tra i declivi e le curve della collina ed è delimitata dai confini naturali dei fossi e del bosco. Entrambi gli edifici sono costituiti da un nucleo centrale a due piani (la residenza originaria) e da una serie di corpi più bassi che costituivano gli ambienti accessori

(stalle, magazzini e cantine), realizzati in tempi diversi in pietra grigia locale, in tufo o in muratura mista e mai intonacati. Al piano terra dell’abitazione principale sono collocati la zona giorno, la camera padronale e i locali di servizio; il piano superiore è destinato alle stanze degli ospiti. A connettere i due livelli è una scala in ferro e legno: al termine dei gradini una passerella in grigliato keller conduce all’affaccio verso il salone. La distribuzione interna del casale ruota attorno alla spazialità della doppia altezza, che si estende dall’ambiente d’ingresso fino al soggiorno, con un tetto a due

A sinistra i laboratori degli artisti nel casale a nord della proprietà. In alto una vista dell’abitazione principale (foto ©Luigi Filetici).

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› RESIDENZE

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› RESIDENZE

Alvisi Kirimoto Architects Lo studio opera nei settori dell’architettura, del design e della pianificazione urbanistica. È stato fondato nel 2002 da Massimo Alvisi (1967) e Junko Kirimoto (1970). Numerosi sono i progetti realizzati, tra questi il complesso industriale per le piccole e medie imprese Incà a Barletta (2010), l’impianto industriale Medlac Pharma ad Hanoi (2011), il quartiere generale di Molino Casillo a Corato (2012); il recupero del Teatro comunale di Corato (2012); la ristrutturazione del Teatro Alexandrinsky a San Pietroburgo (2013), la ristrutturazione e l’ampliamento di Villa K nelle Langhe (2018), la realizzazione dell’Auditorium dell’università Luiss a Roma. Lo studio ha vinto diversi concorsi e premi internazionali. Attualmente sta lavorando a un progetto per una scuola d’infanzia, centro civico, biblioteca e parco a Grottaferrata, alla realizzazione di un nuovo ingresso all’area archeologica del Porto di Traiano a Ostia Antica, alla costruzione di un complesso di social housing a Barletta, a un hotel di lusso nel vecchio porto di Trani e in Cina, a Nanjing e Shanghai. www.alvisikirimoto.it

Nella pagina di sinistra e a fianco, la zona living dell’abitazione con la doppia altezza, il tetto a due falde in legno e le pianelle in cotto. La grande lampada a sospensione è un pezzo di antiquariato in legno restaurato; nell’angolo, una Conran Cone chair, 1953; al centro della sala un tavolo militare francese in metallo di Grenier. Sotto, la scala in ferro e legno con i gradini a sbalzo (foto ©Luigi Filetici).

falde in legno, travi e travetti in castagno e pianelle in cotto. La luce naturale è uno dei fattori predominanti e distintivi dell’ingresso; una presenza, quella della luce, amplificata da una serie di aperture rivolte a sud, a est e a ovest: una peculiarità che rende lo spazio di accesso il vero fulcro dell’abitazione. Le scelte compiute per le finiture interne coniugano la volontà di recupero con l’impiego di materiali naturali: alle cromie del pavimento in cotto – posato su malta e senza fare uso di colle – si accompagnano le tonalità neutre delle tinteggiature delle pareti. Il mantenimento a vista delle travi in legno e del soffitto in pianella evoca i colori del paesaggio circostante. Nell’edificio che ospita i laboratori e l’appartamento del custode, nel rispetto dell’immagine originaria, il progetto ha scelto di lasciare il corpo centrale a due livelli intonacato e i corpi annessi più bassi in pietra a vista: un accorgimento finalizzato ad alleggerire l’impatto volumetrico. Anche qui il pavimento è in cotto e i soffitti sono rivestiti in cartongesso. Le tinteggiature, di tonalità neutre accostate alle travi in legno e al soffitto in pianelle lasciati a vista, richiamano i co-

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› RESIDENZE

CAMERA

GIARDINO D'ESTATE

FRUTTETO

CUCINA

CREDITI Realizzazione Villa Guillem Committenti Sylvie Guillem e Gilles Tapie Progettazione architettonica

SOGGORNO - PRANZO

Alvisi Kirimoto Architects

Team di progettazione Massimo Alvisi

ORTO

Junko Kirimoto, Chiara Quadraccia

TERRAZZA

DEPOSITO

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Progettazione strutturale

Maurizio Terzino, Francesco Carletti

Progetto impiantistica 0 1m 2m

Studio Tecnico Mucci & Associati

5m

Progettazione della sicurezza Marco Pelucchi, Edileco

BAGNO

Planimetria della proprietĂ di 2,7 ettari e le piante dei piani terra e primo del casale principale; alla pagina di destra, sezioni e particolari delle finestre (credits Alvisi Kirimoto Architects).

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BAGNO

Analisi dei costi Gianluca Gangemi Direzione lavori Alvisi Kirimoto Architects Fornitori Maestri del Cotto (pavimenti); Umbria

CAMERA

Infissi (infissi); Farrow & Ball (pitture murali)

N

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Superficie 27.000 mq Superficie casale 290 mq Superficie laboratori 320 mq Costo 1,55 milioni di euro Fotografie Luigi Filetici


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Il vano scala a doppia altezza. In primo piano la scala in ferro e legno di quercia recuperato. La passerella in grigliato keller conduce all’affaccio verso il salone. La lampada a sospensione al centro è di Isamu Noguchi degli anni ‘50, la tenda originale giapponese (foto ©Luigi Filetici.).

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lori del terreno circostante. Soltanto nella cucina, ricavata in uno dei volumi annessi al corpo principale, travi e pianelle sono state tinteggiate con un colore chiaro per conferire maggiore altezza all’ambiente. Una cura particolare è stata riservata agli arredi. Alcuni pezzi di design, come le lampade di Isamu Noguchi, e altri elementi disegnati appositamente da Alvisi Kirimoto, come le porte in legno recuperate delle camere degli ospiti, conferiscono una forte identità agli spazi interni. La progettazione ha riguardato anche gli spazi esterni di pertinenza della casa, mantenendo la naturalità del paesaggio. Il terreno circostante di proprietà ha ora dei nuovi ulivi in aggiunta a quelli storici già presenti. In una porzione del terreno abbastanza nascosta, ma ben esposta, sono stati collocati i pannelli fotovoltaici che permettono al complesso di autoprodurre l’energia elettrica con la quale vengono alimentate le pompe di calore, che azionano il riscaldamento radiante e il condizionamento estivo

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› RESIDENZE

Nonseniamus dus magnis et et provit lanitib eaquae. Neque natium restibus nonsernatque etur rere voloria que ariatem num, sam que volor ad.

CASA BP, MASCALUCIA

ABITARE EN PLEIN AIR Un intervento di Scau Studio che salvando solo le parti strutturali originarie trasforma radicalmente una costruzione esistente rimuovendo superfetazioni e espansioni improprie. La luce, l’acqua e il verde diventano materiali per un’architettura di qualità in questa residenza unifamiliare siciliana

La piscina, il parco e l’ulivo protetto da muri in pietra lavica di Casa Bp (foto ©Moreno Maggi).

Una nuova residenza per una giovane coppia e la decisione di acquistare, per ristrutturarla, una costruzione degli anni Settanta posta in un ampio lotto all’interno di un contesto residenziale di notevole pregio paesaggistico, espansione urbana degli anni Sessanta. Il progetto ha risposto al programma con un intervento radicale che ha trasfigurato le condizioni dell’edifcio esistente anche nel suo rapporto con il lotto. Articolata e modellata intorno alla preesistenza, la nuova abitazione si concentra sull’unica nuova espansione del soggiorno, realizzata con una struttura in acciaio in grado di accettare la richiesta di grandi vetrate aperte sul giardino. Alla ristrutturazione dell’edificio ha fatto

riscontro la sistemazione di tutte le aree esterne al fabbricato e la complessiva sistemazione del giardino. Il ridisegno completo della struttura ha comportato anche la ricostruzione del tetto con un’unica falda, modificandone l’esposizione al fine di accogliere un sistema fotovoltaico che rende l’edificio indipendente dal punto di vista energetico. Nella nuova sistemazione del piano terra la zona soggiorno-cucina sul lato ovest si apre verso il giardino. Il soggiorno a doppia altezza garantisce un dialogo tra il piano terra e il primo piano. Attorno a questo vuoto, al primo piano si distribuisce la zona notte composta da due stanze da letto singole servite ciascuna di un proprio bagno. Tutte le stanze godono di

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› RESIDENZE CREDITI Realizzazione ristrutturazione di abitazione unifamiliare

Località Mascalucia (CT) Committente Privato Progettazione architettonica Scau Studio Srl Muratura esterna Poroton Finitura esterna Ditancolor Parquet Berti Porte interne Albed Impianto piscina Culligan Fotovoltaico Solarfabrik Sicurezza esterna Comelit Climatizzazione Aermec

Planimetria e due viste dalla piscina. Alla pagina di destra il soggiorno a doppia altezza e la zona pranzo-cucina affacciata sul giardino. Sotto, scorcio dal cancello d’ingresso e pianta del piano primo (foto ©Moreno Maggi).

affacci sul giardino tramite balconi o terrazze. Il piano seminterrato accoglie un ampio spazio di soggiorno e la palestra, affacciati su una corte posta allo stesso livello, dominata da un vetusto ulivo e perimetrata da muri in pietra che fanno da supporto a profumati rampicanti. L’intervento è stato condotto con un linguaggio contemporaneo, cifra caratteristica tanto negli spazi privati dell’abitazione quanto degli spazi scoperti destinati a giardino. La pietra lavica dell’Etna utilizzata con l’antica maestria ha permesso di realizzare muri, camminamenti, scale e pavimentazioni. Un pergolato sostenuto da un muro collega l’abitazione con lo spa-

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› RESIDENZE

Scau Studio Fondato nel 1980 da Angelo Vecchio e Angelo Di Mauro, cui si sono associati nel 2001 Koncita Santo e Angelo Cavallaro, lo studio realizza progetti di architettura e urbanistica alle diverse scale, dalla residenza privata alla progettazione di piazze, spazi pubblici e parchi. Caratteristica dello studio la mediazione tra elementi costruiti e naturali e la creazione di percorsi fluidi che favoriscono l’interazione tra l’architettura e il paesaggio, nonché l’uso del colore e il dialogo tra forme storiche e geometrie contemporanee. Da qualche anno Scau opera anche all’estero, in particolare a Malta e in Medio Oriente, sia con interessanti ibridazioni culturali sia con diversi progetti tuttora in corso. www.scau.it

zio destinato alla sosta delle autovetture. Il lungo muro di pietra lavica viene così a creare una cesura dello spazio, un’asse ordinatore che dividendo il giardino definisce diversi ambiti ognuno con una propria caratteristica. La percezione dello spazio esterno viene così continuamente modificata dal serrato dialogo e dalla diversa caratterizzazione di tali ambiti. Di fronte al soggiorno è stata definita una terrazza assolata per la piscina. L’ambito d’ingresso è invece caratterizzato dal bordo di cespugli che con l’addensare delle piante lungo il muro di confine concorre a smorzare la sensazione di limite e ad attenuare i rumori provenienti dalla strada

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› RESIDENZE

RESIDENZA UNIFAMILIARE, LUSSSEMBURGO

LA FORZA DI HERCULE Un monolite di calcestruzzo e vetro spunta dal terreno a Mondorf-les-Bains nel granducato lussemburghese. Un volume compatto e austero e un design d’interni semplice e di qualità ne fanno un ibrido architettonico. Il progetto è dello studio 2001 di Philippe Nathan e Sergio Carvalho Si chiama Hercule ed esprime la forza dell’architettura, rappresentata dal monolite di calcestruzzo realizzato dallo studio 2001 di Philippe Nathan e Sergio Carvalho a Mondorf-les-Bains, nel sud del Lussemburgo. Il nome è preso dall’eroe locale, tale John “Hercule” Gruen. Il volume spunta dal terreno come la punta di un iceberg capovolto. Il contesto naturale del sito ha aiutato i progettisti nel definire i tre livelli della casa: al piano seminterrato, in un unico spazio di 14 metri per 6 aperto interamente sul lato Ovest attraverso il patio, sono ospitati gli impianti tecnici e gli ambienti di servizio (autorimessa, ingresso, guardaroba, lavanderia, palestra, cantina) , oltre alla sala da pranzo, alla cucina e alla zona giorno. Identiche metrature si ripetono anche per i due piani superiori, che ospitano le stanze da letto e i bagni. [ 102 ]

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Tutte le funzioni sono comprese nel volume compatto della casa: una compattezza che garantisce la privacy e un minor impatto dell’edificio sul terreno. Le facciate del monolite sono definite in relazione alle scelte strutturali. Sul lato Sud infatti, il muro cieco di cemento armato, creato per evitare di realizzare un pilastro al centro della zona giorno, funge da sostegno ai due piani superiori, mentre il lato Nord presenta diverse aperture sul giardino e sul paesaggio circostante, grazie anche ai mobili che incorniciano le finestre. I fronti Est e Ovest, orientati rispettivamente verso la strada e il giardino, sono facciate continue in vetro solare protettivo che riflette l’intorno, mitigando la dissonanza tra la radicalità del progetto e il costruito convenzionale. L’assenza di finiture sottolinea ulteriormente l’essenzialità dell’intervento

CREDITI Realizzazione abitazione unifamiliare, Mondorf-les-bains, Lussemburgo

Committente Privato Progetto architettonico 2001 Team di progetto Philippe Nathan

Sergio Carvalho (partner), Julie Moret

Fine lavori Settembre 2018 Superficie coperta 446 mq Fotografie ©Maxime Delvaux


› RESIDENZE

foto ©Marc Larohce

2001 È uno studio di architettura lussemburghese fondato nel 2010 da Philippe Nathan (1982); nel 2004 si è aggiunto come partner Sergio Carvalho (1981). Nel 2012 lo studio è stato selezionato per curare il padiglione del Lussemburgo alla Biennale di Architettura di Venezia e nel 2018 Nathan è stato cocuratore del padiglione del Lussemburgo all’Arsenale per la 16a edizione dell’evento veneziano. Lo studio è attualmente impegnato nella costruzione di tre interventi in Lussemburgo: Stellar, un blocco collettivo di alloggi a Tetange, Medik, un centro di assistenza medica a Kayl e Nicibile residenze a schiera a Esch-Alzette. www.2001.lu

Alla pagina di sinistra due viste della zona giorno seminterrata e protetta dell’abitazione (sopra, come appare dalla strada (foto ©Maxime Delvaux). Accanto, assonometria del lotto e sezioni (courtesy 2001).

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«Il progetto si traduce in un artefatto sfaccettato, un ibrido architettonico che si occupa della complessità del contesto e defi nisce spazi vitali per una giovane famiglia nel XXI secolo. Solo gli elementi strutturali principali sono visibili e sono migliorati attraverso l’uso di casseforme o di levigatura. L’austerità risultante, inusuale per gli standard domestici contemporanei, sottolinea l’essenza del progetto: la qualità minima degli interni favorisce una relazione con il contesto. Scelte radicali che favoriscono l’appropriazione di un’architettura senza tempo da parte dei suoi utenti nella loro vita quotidiana» Philippe Nathan

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› RESIDENZE

La scala in cemento che collega i due livelli dell’abitazione è interamente rivestita con tavole di legno di quercia della collezione Dream di Woodco, come il resto dell’abitazione (foto ©Alessandra Bello).

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RISTRUTTURAZIONE D’INTERNI, TRENTO

L’EQUILIBRIO DELLA MATERIA Armonia, contaminazione e contrasto: a Trento iarchitects firma un progetto d’interni che si misura con le infinite possibilità dei materiali. Fil rouge dell’intera abitazione il pavimento in legno di Woodco Sono la contaminazione e la commistione – materica, stilistica e cromatica – di legno, grès, resina, pelle e tessuto a caratterizzare il progetto di ristrutturazione di un’abitazione dei primi anni Novanta. Collocata nel cuore di Trento, in un edificio di quattro piani, la residenza, firmata iarchitects, si sviluppa sugli ultimi due livelli, includendo le suggestive terrazze aggettanti. Oltrepassando l’ampio ingresso, delineato da una libreria modulare bifacciale a tutt’altezza e distinto da pareti in resina di color grigio intenso, si apre

la luminosa zona living, pensata come un unico ambiente dalla funzionalità articolata. L’area relax, contraddistinta da un divano in tessuto neutro e da pochi arredi studiati, affianca la sala da pranzo, dove un grande tavolo in legno scuro contrasta con le sedute color arancio. Un piccolo salotto formato da due poltrone in pelle si pone come trait d’union tra le due zone, separate da un punto di vista puramente concettuale da una madia bianca realizzata su misura. Il pavimento in pregiato rovere di Slavo-

nia della collezione Dream di Woodco è stato scelto nella colorazione Rovere Corda, la cui fibra ambrata, grazie alla finitura con olio-cera Osmo, assorbe la luce valorizzando l’aspetto naturale della quercia. Interrompono la continuità visiva della superficie lignea le piastrelle esagonali in grès porcellanato che segnano il percorso verso la cucina, realizzata con arredi modulari bianchi e con una penisola che da piano di lavoro si trasforma in tavolo per due. La scala di cemento, rivestita anch’essa in rovere, rappresenta il collegamento

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› RESIDENZE

iarchitects È uno studio di architetti italiani - Davide Cumini, Francesco D’Asero, Pietro Perego - con base a Milano e Udine. Grazie a un network di professionisti, lo studio risponde a diverse esigenze progettuali, secondo un approccio olistico che riconosce il progetto come processo complesso e intende l’architettura, insieme a l’interior design, il product design e l’immagine coordinata, il risultato di una forte sinergia creativa. Con una particolare attenzione a brand design e hospitality, iarchitects segue, tra gli altri, progetti per Vodafone, Illy Caffè, Meltinpot, Ibis Hotel, My Best, Woodco. www.iarchitects.org

tra i due livelli dell’abitazione e conduce al piano mansardato con travi a vista dipinte di bianco. Le due camere da letto, padronale e per gli ospiti, riconfermano la scelta di materiali e complementi di arredo dalle tonalità soffuse, tese a esaltare la luce naturale proveniente dai numerosi affacci vetrati. L’essenzialità cromatica dei locali si riconferma nella stanza da bagno, immaginata come una piccola ed esclusiva spa: una semiparete delinea lo spazio dei lavabi e dei sanitari, nascondendo uno spazio raccolto e minimale dedicato alla vasca idromassaggio. L’intervento di ristrutturazione ha riguardato anche gli esterni dell’edificio: le terrazze aggettanti sono state trasformate da tonde a ortogonali, le inferriate sono state sostituite con soluzioni disegnate su misura e i vecchi parapetti in ferro hanno lasciato il campo a lastre di vetro trasparente

CREDITI Realizzazione Ristrutturazione abitazione, Trento

Committente Privato Progettazione architettonica Pianta del piano principale e del piano mansardato con lo schema di posa della pavimentazione. Esposta sui quattro lati, al piano principale l’abitazione dispone anche di ampie terrazze che si aprono sul paesaggio della città e dei monti.

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iarchitects, Davide Cumini Francesco D’Asero, Pietro Perego

Progetto interior design

iarchitects con Filippo Peterlongo

Direttore dei lavori e strutture Betti&Vialli Impresa Caliari Giuseppe & C Superficie 250 mq Fine lavori 2017 Fornitori Woodco (parquet collezione Dream) Fotografie ©Alessandra Bello


› RESIDENZE

Nelle foto l’ambiente unico pranzosoggiorno. Accanto, la camera da letto e il bagno padronali sono collocate al livello superiore (foto ©Alessandra Bello).

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WOODCO

Dream, libertà compositiva del parquet La collezione Dream di Woodco offre le più elevate possibilità di personalizzazione: 35 diverse colorazioni e una ricca selezione di formati e geometrie (tavole, listoncini e spine) permettono di plasmare la propria individuale idea di parquet, mettendo sempre comfort e qualità abitativa al primo posto. La scelta di rivestire interamente in tavole di rovere di Slavonia anche la scala interna dona coerenza all’intero progetto: le piastrelle esagonali in grès porcellanato assumono così un effetto ‘tappeto’ posato su un fondo uniforme in legno.

Woodco

Via Antonio Detassis, 17 - 38121 Trento TN Tel. 0461 405111 info@woodco.it | www.woodco.it

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› RESIDENZE

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› RESIDENZE

Paolo Balzanelli / Arkispazio Nel 2000 fonda a Milano Arkispazio. Lo studio lavora prevalentemente nel campo della ristrutturazione di residenze, uffici e spazi commerciali, con una progettazione su misura. Ha realizzato numerose installazioni e opere di architettura e piani urbanistici. Tra le sue più recenti realizzazioni figurano il museo Mumac e la nuova sede del Gruppo Cimbali. www.arkispazio.it

PROGETTO DI INTERNI, MILANO

DESIGN IN PUNTA DI PIEDI LA RISTRUTTURAZIONE DI UN APPARTAMENTO IN ZONA NAVIGLI È STATA L’OCCASIONE PER UN INTERVENTO IN GRADO DI OFFRIRE PRIVACY, LUCE E UN UNICUM SPAZIALE GRAZIE ALL’IMPIEGO DI VETRATE DI GRANDI DIMENSIONI. IL PROGETTO È DI PAOLO BALZANELLI DI ARKISPAZIO

La ristrutturazione di un appartamento in Ripa di Porta Ticinese, zona Navigli, a Milano, è una delle ultime realizzazioni di Paolo Balzanelli (Arkispazio). Si tratta di un alloggio disposto su due livelli, abitato da una giovane coppia milanese che lavora nel mondo del design. L’intervento ha mantenuto le caratteristiche peculiari dello stato di fatto, aggiungendo, a livello progettuale, solo pochi e indispensabili elementi. Uno di questi è rappresentato dalla creazione di un’ampia cabina armadio per creare un maggior filtro tra le zone giorno e notte per soddisfare le esigenze di privacy dei proprietari. L’altro obiettivo del progetto era realizzare un unicum spaziale: un risultato

ottenuto grazie all’impiego di partizioni vetrate di ampie dimensioni; una soluzione che permette alla luce naturale di penetrare all’interno e di illuminare anche il vano scala. Nel bagno padronale è evidente l’importanza della doccia: di grandi dimensioni, complanare al locale e realizzata dello stesso materiale, pur in formato differente. Per la pavimentazione la scelta è caduta sul parquet tradizionale, mentre i rivestimenti e i pavimenti del bagno sono in grès ceramico a basso spessore. Le partizioni vetrate sono di due tipi, fisse e scorrevoli. Considerato il gusto estetico dei clienti, gli arredi di proprietà sono stati in gran parte riutilizzati

Nelle foto, interni dell’appartamento in Ripa di Porta Ticinese a Milano dopo la ristrutturazione (courtesy Arkispazio).

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› RESIDENZE CREDITI Committente Privato Progetto d’interni Paolo Balzanelli Arkispazio

Opere edilizie e impianti Edilpietro Arredi su misura Fa.Pa Tende Fratelli Re Superficie 150 mq Fine lavori ottobre 2018

Il piano superiore affaccia su un terrazzo. Accanto, l’ampia zona doccia nel bagno padronale (foto courtesy Arkispazio).

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› RESIDENZE

KM 429 Fondato nel 2013 da Simona Avigni e Alessio Bernardelli, lo studio ha sede a Viadana. Opera nel campo della progettazione architettonica e dell’interior design. Nel 2018 Simona Avigni fviene selezionata per i Women in Architecture Awards. Nel 2012 Alessio Bernardelli era stato selezionato da NewItalianblood tra i migliori dieci studi di architetti italiani emergenti under 36. KM429 ha vinto, tra gli altri, i concorsi di progettazione per la sede di Palms a Modena (2018), la Nuova Arena Garibaldi a Pisa (2017) con Iotti+Pavarani, e il Centro Civico Isola Garibaldi a Milano (2014). www.km429architettura.com

KM429 PROGETTI D’INTERNI

GLOCAL ARCHITECTURE DUE APPARTAMENTI DA RISTRUTTURARE A GUASTALLA E UN GIOVANE STUDIO DI ARCHITETTURA DI VIADANA CHE OPERA LOCALMENTE IN UNA PROSPETTIVA APERTA SUL MONDO. SCELTE MATERICHE, FORME E COLORI CREANO AMBIENTI PIACEVOLI DA VIVERE. POCHI PEZZI D’AUTORE COMPLETANO GLI AMBIENTI

L’Italia è all’ultima posizione nel mondo come numero di architetti rispetto alla popolazione: 414 ogni 1.000 abitanti. Ultimi o primi? Quello che appare decisamente come un handicap, soprattutto per il reddito professionale, è però una riprova della varietà culturale e della ricchezza storica, artistica e paesaggistica del nostro Paese. Aggiungiamo a questo la formazione dei nostri architetti, spesso di carattere internazionale e sempre di impronta umanistica, la capacità di leggere criticamente gli avvenimenti e i cambiamenti che avvengono nel mondo, di interpretarli e di tradurli in progetti ancorati al luogo. Lo studio KM 429 è una di queste realtà. Quando lo fondano nel 2013, Simona Avigni e Alessio Bernardelli, entrambi

laureatisi otto anni prima al Politecnico di Milano, scelgono di rimanere a Viadana – dove l’acqua del Po ha già percorso 429 chilometri – e vincono numerosi concorsi internazionali alle diverse scale. Nel frattempo continuano a lavorare sul piano locale, con progetti di spazi pubblici e ristrutturazioni di abitazioni, come i due lavori che pubblichiamo.

Nelle foto, in alto una vista del living aperto di Double T Apartment; in primo piano la scala il cui primo gradino è il basamento del camino; sopra, la scala appesa in lamiera metallica di Drum Apartment (foto ©Davide Galli Atelier).

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› RESIDENZE

Double T Apartment Luce, leggerezza, espressività. Sono le caratteristiche di questa abitazione su due livelli dove la scelta dei materiali identifica le funzioni: ceramica per ingresso, cucina e scala, legno per lo spazio pranzo e living. L’ingresso si apre direttamente sulla zona giorno ma una diversa pavimentazione, il leggero ribassamento del soffitto e un’illuminazione a faretti ne definiscono la funzione di accoglienza. La zona living occupa il cuore del piano terra ed è caratterizzata da una pavimentazione in legno scuro. Protagonista di questo ambiente è il camino posato su una pedana in marmo nero assoluto che prosegue e diventa

primo scalino. Sulla zona pranzo si affaccia la cucina, delimitata da una vetrata extra chiara che annulla la sensazione di separazione. Gli stessi criteri materici e spaziali si ripetono al piano primo, servito da una scala cui un parapetto in vetro conferisce maggiore leggerezza. Su di essa si affaccia la zona studio, delimitata solo da una libreria “aperta” che amplia la spazialità dell’ambiente. Allo stesso livello è collocata anche la zona notte: una camera singola e la camera padronale composta da una cabina armadio all’ingresso della stanza e, separata da una parete, la zona letto che si affaccia direttamente sul giardino.

In alto, le zone pranzo e living al piano terra; a destra, l’arrivo della scala alla zona notte (foto Davide Galli Atelier); nei disegni, le piante dell’abitazione ristrutturata (courtesy KM 429).

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DOUBLE T APARTMENT Committente Privato Progettazione KM 429 architettura, Simona

Avigni e Alessio Bernardelli, Viadana, Mantova

Periodo 2017-2018 Arredi Modulnova (cucina-libreria) e Kartell Pavimenti Floor Gres Ceramiche e Noesis Legno

Arredo bagno Gsi e Scarabeo ceramiche Illuminazione Flos e Artemide Infissi Fbp (porte) e Veka (serramenti) Fotografie Davide Galli


› RESIDENZE

Pagina di sinistra, il living, la zona studio e le piante di Double T Apartment. In questa pagina, negli interni del Drum Apartment dominano il metallo e il nero (foto ©Davide Galli Atelier).

Drum Apartment La passione dei committenti per la musica e per il rock in particolare hanno influenzato il progetto degli interni di questa piccola abitazione nel centro storico di Guastalla. Il metallo e il nero, quelli della batteria posta al centro dell’abitazione – che dà il nome all’intervento – e ripresi dalla scala in lamiera piegata caratterizzano l’intervento. All’ingresso si viene accolti da uno spazio pavimentato a ceramica dai toni neri, dal quale, su una pedana rivestita in le-

gno, parte una scala in lamiera piegata, saldata in opera e appesa al soffitto mediante tondini in acciaio. La leggerezza, i materiali e la tecnica di costruzione fanno sì che anche la scala, quando viene percorsa, generi suoni leggeri. Nel living, oltre alla batteria, alcuni pezzi Vitra e Usm. Sullo stesso piano si trova la cucina, anch’essa nei toni del nero, in un locale separato attiguo alla zona pranzo. Al piano superiore sono collocati la zona notte e il bagno, caratterizzato da toni scuri e materici

DRUM APARTMENT Committente Privato Progettazione d’interni KM 429 architettura, Simona Avigni e Alessio Bernardelli

Periodo 2017-2018 Arredi Modulnova (cucina e mobile bagno), Usm (mobile tv) Kartell, Vitra

Pavimenti Floor Gres ceramiche e Noesis Legno

Arredo bagno Gsi e Scarabeo ceramiche Illuminazione Nemocassina e Flos Fotografie Davide Galli

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› MADE IN ITALY

Franceso Favaretto, amministratore unico di Favaretto & Partners (foto @Marco Rossetto). Nell pagina di destra, momenti di lavoro in studio (foto @Francesco Pia).

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› MADE IN ITALY

FAVARETTO & PARTNERS

CONTINUITÀ E CAMBIAMENTO Fondato dall’architetto Paolo Favaretto nel 1973, lo studio oggi guidato dal figlio Francesco sviluppa progetti di design industriale in Italia e all’estero, da Toronto a Shenzhen e Kuala Lumpur. L’evoluzione, dal mobile per ufficio al contract, e le prospettive per il futuro Le radici nel Nordest produttivo, che con un quinto della popolazione italiana esporta un terzo della produzione nazionale, e la testa nel mondo. Fin dal 1973, quando Paolo Favaretto, appena laureato in architettura all’Università Iuav di Venezia, fonda lo studio di architettura e design Studio Favaretto (oggi Favaretto & Partners). Se il primo disegno – la sedia Agorà – viene sviluppato per la Emmegi, un’azienda padovana del Gruppo Frezza ancor oggi cliente dello studio – è per un’azienda canadese che Paolo Favaretto, nel 1989, inventa la Powerbeam desk, primo esempio di scrivania con trave portante e cablata: all’epoca, un’autentica rivoluzione nel design dei mobili per ufficio. Dopo la laurea in disegno industriale (sempre allo Iuav, con Tobia Scarpa) e prima di mettersi alla guida dello studio suo figlio Francesco va a imparare il mestiere a Toronto da Conrad Marini, un collabo-

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› MADE IN ITALY

Un momento di lavoro presso lo studio. Pur con l’uso di strumenti moderni, il metodo rimane quello della verifica paziente di materiali, mockup e prototipi fino alla scala 1:1, realizzati avvalendosi dell’ausilio di una rete locale di artigiani e di servizi di prototipazione rapida. Favaretto & Partners ha un approccio consulenziale: oltre alle verifiche di industrializzazione del prodotto, il progetto comprende un’analisi dei costi che permette al cliente, con buona approssimazione, di sviluppare rapidamente un conto economico.

ratore storico. Troppo comodo fare pratica a Padova, nello studio di papà davanti alla Specola di Galileo Galilei. È l’etica del lavoro del Nordest, quella che in pochi decenni ha portato all’impetuoso sviluppo industriale di quest’area del Paese, la stessa che ritroviamo nelle sue parole. Cosa consiglieresti a un giovane che si affaccia oggi al mondo del design? Di andare a lavorare in fabbrica. È l’ultima occasione per imparare qualcosa stando accanto a gente che conosce i materiali, le maniere di trattarli e sa ancora cos’è la qualità: tra dieci anni troverà solo robot, e i robot non insegnano niente a nessuno. Lo studio è nato nel 1973, tu sei arrivato nel 2009. Cos’è cambiato in questi anni? È cambiato il mondo ma non il nostro approccio al progetto e al cliente. Chiaro, usiamo anche altri strumenti, nel ’73 non c’era nemmeno Autocad, ma lavoriamo sempre molto con le mani: dai primi mo-

ckup passiamo sempre a prototipi in scala 1.1 per i quali possiamo contare su una rete di artigiani specializzati che è uno dei nostri punti di forza. Quando serve, specie con le materie plastiche, ci affidiamo a chi sa fare prototipazione rapida sul serio; in studio non usiamo stampanti 3D, conoscendomi so che rischierei di perdere tempo rincorrendo tutte le idee, anche quelle inutili, che mi frullano per la testa. La specializzazione dello studio è sempre il furniture design? Certo. Per la formazione culturale di mio padre, che è architetto, abbiamo cominciato in questo settore e i clienti, con cui oltre al rapporto professionale spesso si instaura un rapporto personale, rimangono a lungo con noi. Per esempio Estel, lavoriamo con loro da quasi 35 anni. Quindi questo rimane il campo di lavoro principale, che in questi anni si è allargato dal mobile per ufficio al contract. Poi c’è la nostra vocazione a guardare all’estero:

oltre alle Americhe oggi anche a Cina e Corea, dove siamo presenti da più di dieci anni e non ti nascondo che il design dell’elettronica di consumo è un segmento che mi interessa molto. Tra non molto, invece di usarle forse le progetteremo noi, delle stampanti 3D di largo consumo. Royalties o fee? Da sempre la nostra remunerazioone si basa sulle royalties perchè affianchiamo il cliente anche nel successo o nell’insuccesso (più raro, fortunatamente) di un prodotto. Noi dal cliente arriviamo con un prototipo industrializzabile e un conto economico, non con un disegnino. Hai studiato con Tobia Scarpa, quindi hai avuto la fortuna di imparare molto, immagino anche sul piano della storia. Sul lavoro invece a chi ti ispiri? Oltre a mio padre naturalmente, con cui il dialogo è quotidiano, il maestro assoluto per me è Alberto Meda, lo trovo insuperabile

A sinistra, il programma di sedie per collettività Assisa, disegnato da Paolo Favaretto nel 1986 per Steelcase, rieditato con il nome di ‘Again’ nel 2018 da BBB Italia nel catalogo BBB Design. Sopra il volume ‘40 x 40’ – con prefazione di Philippe Daverio – edito da Electa che ripercorre i primi quarant’anni dello studio di Padova.

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› MADE IN ITALY

RELIEF

Seduta, infiniti design, 2018 Relief è una collezione di sedute monoscocca in polipropilene caratterizzate da linee morbide e accoglienti. La seduta presenta due altorilievi – da cui il nome – di differente finitura, che richiamano dei virtuali cuscini sul sedile e sullo schienale ed enfatizzano la forma minimal ma non banale.

La collezione comprende diverse versioni: a quattro gambe – in acciaio verniciato o cromato – con o senza braccioli, su slitta, su base in alluminio a quattro raggi (regolabile in altezza, con piedini o ruote). www.infinitidesign.it

JUBE

Lampada a sospensione, Vistosi, 2017

CUCARACHA

Essenziale, sinuosa e delicata, Jube nasce dall’unione di due vetri soffiati che, una volta assemblati assieme, danno vita a un gioco di sovrapposizioni e creano un effetto tono su tono dal fascino retrò. Grazie a un potente waterjet, che permette di fare sul vetro fori di diametri molto grandi, si integra al meglio la fusione dei due vetri, per evitare bordi a vista e facendoli apparire come un pezzo unico. Il vetro inferiore è bianco lucido, mentre la variante di colore è data dal vetro superiore che risulta disponibile in tre diverse tonalità: verde antico, fumè e terra bruciata. La sorgente luminosa Led, con modulo integrato, permette di avere una luce diffusa e potente. Al momento solo a sospensione, Jube sta per diventare una collezione con nuove proposte che saranno presentate a Euroluce 2019 in aprile. www.vistosi.it

Poltrona lounge, Gaber, 2018 La collezione di poltrone lounge Cucaracha è definita dalle linee morbide ed eleganti. Le sedute si adattano perfettamente a tutti gli ambienti dove è necessario unire il comfort al relax, o dove rendere piacevole l’attesa. La seduta girevole, provvista di una meccanica oscillante che ne amplifica il comfort, è disponibile in due diverse altezze dello schienale. I braccioli in poliuretano rivestito in pelle sono sicuramente l’elemento caratterizzante della seduta. Integrati nel profilo conferiscono originalità e ergonomia alla poltrona, agevolando l’utente nel sedersi e rialzarsi. L’ampia gamma di rivestimenti e colori rende Cucaracha personalizzabile secondo i trend di uffici e hotel moderni. www.gaber.it

TAIL

Poltrona da teatro/auditorium, Lamm, 2015 L’ingresso in una sala teatrale generalmente avviene dal lato opposto al palco. Di conseguenza il primo impatto visivo con le poltrone è il lato posteriore. Tail, una poltrona in cui l’estetica dello schienale richiama la coda di un frac, nasce da queste considerazioni. Morbidezza e sinuosità precedono l’invito a sedersi, mentre la forma avvolgente assicura elevati livelli di comfort e benessere: lo schienale (altezza 90 cm) offre un ottimo supporto lombare e delle scapole. Struttura in legno multistrato curvato, imbottitura in poliuretano espanso, rivestimento in pelle o tessuto. Profonda 53 cm (66 a seduta aperta), Tail può essere installata anche su pavimenti in pendenza, con un sistema di fissaggio nascosto in acciaio, in file dritte o curve. www.lamm.it

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Ideazione e Organizzazione: AIAC, presS/Tletter, presS/Tfactory, Studio La Monaca Ideazione e Organizzazione: AIAC, presS/Tletter, presS/Tfactory, Studio La Monaca

Awards, Lectures, Awards, Lectures, Meetings, Exhibitions Meetings, Exhibitions Awards, Lectures, 13 16 Giugno 2019 Meetings, Exhibitions 13 16 Giugno 2019 Selinunte (TP) Selinunte (TP)

Ideazione e Organizzazione: AIAC, presS/Tletter, presS/Tfactory, Studio La Monaca

13 16 Giugno 2019

Selinunte (TP)

INTERIOR INTERIOR LANDSCAPE LANDSCAPE La crisi dell’architettura è crisi di idee? La crisi dell’architettura è crisi di idee? La crisi dell’architettura è crisi di idee?

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elements Abitare a cura di Elena Riolo

TERESA SAPEY STUDIO, Palma de Mallorca

Ambienti fluidi, eleganti e in continuitĂ tra interno e esterno, vetrate invisibili, porte a scomparsa. Materiali naturali o frutto delle nuove tecnologie, rivestimenti ricercati, pareti che svelano ambienti segreti. Arredi e accessori che interpretano una cultura, rivelano un gusto, esprimono passione per il design e parlano di nuovi stili di vita, con riferimenti estetici al passato, ma destinati a spazi da condividere con Alexa.


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SCHÜCO ASE 67 PD LA NUOVA FORMA DELLA TRASPARENZA

Un telaio esterno che scompare all’interno dell’edificio, un sottilissimo montante centrale di soli 31 mm e una soglia 0-level perfettamente piana che agevola il passaggio tra ambienti: grazie al suo design minimale e pulito, lo scorrevole in alluminio Schüco ASE 67 Panorama Design – Aluminium Sliding Element Panorama Design – attribuisce una nuova forma al concetto di trasparenza.

Il sistema permette la realizzazione di vetrate di grandi dimensioni (con anta fino a 3500 x 3000 mm e peso fino a 400 Kg) configurabili sia in versione lineare, sia in versione angolare e a scomparsa con classe antieffrazione elevata (RC2), eccellenti prestazioni di tenuta all’aria e all’acqua e performance termiche ottimali.

www.schueco.it

ANSELMI CLOSE, LA CHIUSURA AUTOMATICA INTEGRATA E INVISIBILE Anselmi Close è un sistema di chiusura automatica per porte che permette di muovere ante fino a 60 kg. Completamente integrato all’interno di una cerniera, il sistema risulta invisibile a porta montata, preservando un’estetica pulita ed elegante. Si tratta di un equilibrio tra forma e funzione che raggiunge i massimi standard qualitativi, come conferma il suo inserimento nell’Adi Index 2018, dove viene citato sia per le sue caratteristiche estetiche, sia per la capacità di adattarsi ai vari contesti: dal residenziale allo spazio pubblico.

SIMONSWERK CERNIERE A SCOMPARSA PER PORTE IN VETRO COMPLANARI Tectus Glass è il nuovo sistema di cerniere a scomparsa per porte in vetro in cui telaio, cerniere e anta sono sullo stesso piano. Le dimensioni contenute permettono la massima trasparenza, garantendo comunque una portata di 60 kg. La tecnologia può essere in ogni caso impiegata anche su telai in legno, acciaio e alluminio e su ante in vetro di sicurezza da 8 e 10 mm. La nuova soluzione comprende anche una chiusura magnetica e una maniglia. Il magnete di chiusura e l’incontro magnetico garantiscono un sistema di chiusura silenzioso e senza contatto, da adattare in funzione del peso della porta.

www.simonswerk.it

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www.anselmisrl.it


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ECLISSE PORTE SCORREVOLI A SCOMPARSA E PUNTI LUCE

Eclisse propone due modelli di controtelai già predisposti per i punti luce, entrambi specificamente studiati nella versione per pareti in cartongesso o intonaco, nella variante ad anta singola e ad anta doppia per porte con e senza finiture esterne. Il primo, Eclisse Luce è il controtelaio per le porte a scomparsa con finiture esterne, quali stipiti e cornici coprifilo. Non sono necessarie batterie o comandi in radio frequenza, è previsto lo spazio per il passaggio dei cavi elettrici e permette il posizionamento di 10 scatole elettriche, 5 per ogni anta. Il secondo, Eclisse Syntesis Luce è invece il controtelaio per porte dalle linee sobrie e dal design minimalista. Grazie a questo sistema il pannello porta appare libero da stipiti e cornici coprifilo. I vantaggi sono i medesimi del modello precedente per cui è possibile posizionare fino a 10 scatole elettriche per ciascuna anta.

www.eclisse.it

SI ISPIRA ALLA PIETRA NATURALE BLU DEL BELGIO LA NUOVA COLLEZIONE IN GRÈS PORCELLANATO

ITALGRANITI GROUP ICÔNE BLEU, PER INTERNI ED ESTERNI Icône Bleu è la nuova collezione in grès porcellanato che si ispira alla pietra naturale blu del Belgio, riproducendone superfici, venature e cromatismi. Le lavorazioni di anticatura e graffiatura si integrano, creando un mix di stile e contemporaneità. Qualità strutturale ed estetica si incontrano in questa collezione per rispondere alle esigenze di resistenza, prestazione e facilità di manutenzione.

Icône Bleu possiede grande versatilità grazie alle quattro texture (naturale, spazzolato, ligne e antislip), i quattro decori (decoré, tapis, mosaico e muretto a spacco) e le possibilità compositive. È ideale per pavimenti e rivestimenti di ambienti interni ed esterni.

www.italgranitigroup.com

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IL PAVIMENTO LAMINATO MAXI GIANT PER CHI CERCA L’ELEGANZA DEL LEGNO NATURALE

ITALFLOORING MAXI GIANT, CALDO, ELEGANTE E ACCOGLIENTE Il pavimento laminato Maxi Giant è proposto in dieci diverse tonalità di rovere: dal marrone Rothorn al grigio scuro Pilatus, dal grigio chiaro Metterhon al bianco Weisshorn. Maxi Giant si distingue per l’eleganza delle tavole di dimensioni extra large, che offrono un’atmosfera calda e accogliente. Le tonalità di rovere fiammato di grande dimensione, con finitura sincronizzata fine e opaca, valorizzano l’aspetto elegante e naturale del legno. Le caratteristiche di robustezza e di adattabilità delle tavole le rendono adatte a ogni applicazione.

www.italflooring.it

ALIAS LE NUOVE COLLEZIONI CONTEMPORARY E TRADITION Alias ha messo a catalogo le nuove collezioni di pannelli di rivestimento per porte di sicurezza. Si tratta delle linee Contemporary e Tradition. Di quest’ultima linea, i pannelli pantografati Radiant (nella foto) sono caratterizzati da ampie e raffinate fresature con profili asimmetrici, che conferiscono eleganza e classe ai pannelli laccati. È un design dal segno materico e razionalista, in equilibrio tra classico e contemporaneo. Tutte le porte di ingresso dell’azienda piacentina sono realizzate con materiali ecosostenibili e riciclabili.

IL SISTEMA DECORATIVO SPATOLATO CULT È VERSATILE E ADATTO PER PARETI PAVIMENTI, SCALE E ARREDI IN MURATURA

www.aliasblindate.com

IPM ITALIA TUTTE LE SUPERFICI DI IPM CULT Ipm Cult è il sistema decorativo spatolato di Ipm Italia destinato a residenze, sale espositive ed esercizi commerciali. Si tratta di un sistema a medio spessore, di grande versatilità di finitura grazie all’uso di spatole e resine. È adatto per i pavimenti e può essere applicato in verticale su pareti, scale e arredamenti in muratura. Si presta per decorazioni tono su tono oppure per effetti sfumati tra due colori. L’effetto a ventaglio dona vivacità a qualsiasi superficie, così come la finitura a trame che offre profondità e aspetto lucido, opaco e satinato. Ipm Cult garantisce resistenza all’usura, al calpestio e all’abrasione.

www.ipmitalia.it [ 122 ]

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LUALDI LYBRE SVELA STANZE SEGRETE

LA PARETE SI APRE, SI CHIUDE E INFINE DIVENTA LIBRERIA. DESIGN PIERO LISSONI

Si chiama Lybre e sarà la novità del prossimo FuoriSalone: una parete che, come nei film noir, si attiva e scopre spazi segreti, per poi richiudersi diventando una libreria. Design Piero Lissoni per Lualdi, Lybre è un’imponente libreria rotante ad attivazione manuale o elettrica con telecomando, che separa gli spazi creando allo stesso tempo un collegamento tra due ambienti, un prodotto che ben rappresenta la capacità dell’azienda di interpretare le necessità progettuali e individuare le migliori soluzioni tecniche e produttive. Lybre – qui proposta con struttura in rovere fossile, fondale in seta color azzurro acqua – rappresenta l’equilibrio tra creatività e razionalità, dove l’uso di diversi materiali sapientemente accostati si armonizza con l’ingegnerizzazione che permette la rotazione di un mobile di così grandi dimensioni.

www.lualdi.com

DREAM: CINQUE DIVERSE ESSENZE, 35 COLORAZIONI, NUMEROSI FORMATI E QUATTRO DIFFERENTI SCELTE DI LEGNO DA COMPORRE A PIACERE

WOODCO DREAM, MOLTEPLICI IDEE DI PARQUET La collezione Dream di Woodco offre le più elevate possibilità di personalizzazione. Con cinque diverse essenze (rovere, noce, iroko, teak e doussié), 35 colorazioni attuali, una ricca selezione di formati e geometrie (tavole, listoncini e spine) e la possibilità di optare tra quattro diverse scelte del legno (dalla più uniforme a quella più ricca di irregolarità), Dream permette di configurare e realizzare qualsiasi idea di parquet.

Tutti i pavimenti della collezione Dream sono inoltre salubri e sicuri, perché Woodco utilizza esclusivamente vernici prive di solventi e finiture a olio-cera che assicurano superfici realmente in armonia con la natura e in grado di garantire la salute e il benessere dello spazio abitativo.

www.woodco.it

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LAPITEC L’ELEGANZA DI ARTICO VESUVIO PER UNA MINI SPA Per la piscina di una mini spa al piano attico di un palazzo a Latina, l’architetto Mariella Niglio dello studio Kaletekhne di Roma ha utilizzato materiali Lapitec. Per il bordo sono state impiegate lastre da 30 mm, nella finitura Artico Vesuvio con alto coefficiente antiscivolo. Della stessa finitura il muro con la cascata. I toni delicati della finitura rendono l’acqua cristallina e conferiscono luminosità; la pietra sinterizzata è anche altamente resistente, facile da pulire e insensibile ai raggi UV.

www.lapitec.com

BUDRI WORLD RUGS, IL MARMO SI FA TESSUTO World Rugs è la collezione di pavimenti e rivestimenti modulari, pronta per la posa, ispirata a trame e orditi provenienti dai cinque continenti. La collezione, firmato da Marazzi Architetti, ha uno stile contemporaneo e globale e si compone di cinque pattern: Roma, una rievocazione dei grafismi della Roma antica; Dubai, una trama di geometrie arabeggianti; Glasgow, un tessuto pied de poule dai colori British; Cape Town (nella foto), dai toni caldi e accesi tipici dei tessuti africani; Pyongyang, motivo che riprende la mimetica militare. I pattern sono disponibili in diverse combinazioni di marmi e onici. Si tratta di una proposta ampia e articolata studiata per ambienti residenziali, per il settore contract e retail.

www.budri.com

GUIDONI VIA LACTEA, IL GRANITO SI TINGE DI NERO

FOLIO GLASS QUANDO TECNICA E FORMA SI INCONTRANO

Via Lactea è il granito che si estrae dall’omonima cava di Santo Antônio do Grama, nello stato di Minas Gerais, in Brasile, recentemente acquisita dal Gruppo Guidoni, importante società di estrazione e lavorazione di pietre ornamentali. Via Lactea si presenta con il suo tono scuro e avvolgente, trapuntato da sottili vene bianche che conferiscono luminosità e raffinatezza a ogni ambiente.

www.guidoni.com.br

RUNTAL FOLIO GLASS, DESIGN E TECNOLOGIA IN POCHI MILLIMETRI Il radiatore Runtal Folio Glass, ideato dai designer Perry A. King e Santiago Miranda, è un connubio riuscito tra tecnologia di riscaldamento innovativa e forma raffinata ed essenziale. Nero lucido intramontabile, bianco lucido purista o specchio multifunzione, il radiatore si integra in qualsiasi ambiente interno grazie alla superficie in cristallo, lo spessore sottile (10 millimetri), la superficie interamente chiusa e la silhouette leggermente affusolata. Runtal Folio Glass è concepito per il solo funzionamento elettrico.

www.runtal.it [ 124 ]

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GRUPPO BONOMI PATTINI RESYSTA, IL PANNELLO ECOLOGICO A BASE DI BUCCIA DI RISO

I PANNELLI ECOLOGICI RESYSTA A BASE DI BUCCIA DI RISO SONO RICICLABILI E RESISTENTI AI RAGGI ULTRAVIOLETTI

Le società del Gruppo Bonomi Pattini (Coppo Legno, Sinco Wood, Lara Compensati, Pbs Legnami e Paganoni Legno) propongono una soluzione adatta al mondo residenziale. Si tratta dei nuovi pannelli Resysta. Il prodotto è composto da circa l’80% di buccia di riso, è riciclabile al 100% ed è resistente agli agenti atmosferici, ai raggi ultravioletti, ai funghi e alle termiti. I pannelli offrono la sensazione tattile del legno, hanno lo stesso aspetto dei legni tropicali ed emettono identici calore e comfort. Possono essere lavorati con le stesse macchine e gli utensili del legno. Si possono utilizzare per pavimenti, facciate e sono adatti anche per gli ambienti interni.

www.gruppobonomipattini.com

UNA FINITURA NATURALE TOTALMENTE MATT IDONEA IN BIOEDILIZIA

GARBELOTTO HABITAT, LA FINITURA ALL’ACQUA CHE ESALTA IL LEGNO Habitat è la nuova finitura per i pavimenti in legno di Garbelotto. Grazie al trattamento di verniciatura a ciclo completo all’acqua, che rende le tavole totalmente matt, la finitura preserva ed esalta il carattere materico del legno. Alla vista il pavimento è naturale: tonalità e caratteristiche delle specie legnose non vengono alterate. Habitat è stata utilizzata per la pavimentazione in rovere termotrattato di un’abitazione a Cortina: tonalità e texture si abbinano al legno di abete, di prima patina, scelto per le pareti della boiserie e del soffitto. I pavimenti in legno di Garbelotto – classe E1 per l’emissione di formaldeide, 100% made in Italy e, a richiesta, certificabili Fsc – sono indicati in bioedilizia.

www.garbelotto.it

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elements_abitare BANG & OLUFSEN BRONZE COLLECTION Il bronzo è la scelta cromatica della danese Bang & Olufsen per la creazione di una limited edition unica. Non una casualità se pensiamo agli effetti che il bronzo porta con sé ogni volta che un corpo o un elemento si riflette sulla sua superficie: emozioni che si uniscono a quelle scaturite dalla nitidezza e profondità del suono Beosound Edge (nella foto), ultimo nato dal tratto del designer Michael Anastassiades. La tonalità bronze enfatizza le sue rotondità, rendendolo ancora più affascinante. Bang & Olufsen si fa così portatrice di un’innovazione basata su colore, design e tecnologia. Store Bang & Olufsen a Bergamo, Via Baschenis, 7 e a Verona, Vicolo Ghiaia, 5/b.

www.beobergamo.com

DAIKIN STYLISH, SILENZIOSA E SUPERCOMPATTA Stylish è la gamma di Daikin per il residenziale, che utilizza il nuovo refrigerante R-32 a basso Gwp. A caratterizzare la nuova unità è la profondità: solo 18,9 cm (altezza 29,5; larghezza 79,8). Ai tradizionali colori bianco e argento, si aggiunge il blackwood. Il sistema Grid Air Sensor ottimizza l’azione del climatizzatore rilevando la presenza di persone e la temperatura sia del pavimento che delle pareti, per indirizzare al meglio il flusso d’aria. Stylish non supera i 19 dBA sonori. È disponibile nelle versioni Monosplit e Multi, in cinque differenti taglie: 20, 25, 35, 42 e 50. Nella versione Multi è disponibile la taglia 15, per la zona notte.

www.daikin.it

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BAXI SISTEMI IBRIDI A INCASSO

ZEHNDER IL TOUCH PANEL SMART FLESSIBILE E INTEGRATO

Baxi da anni offre un’ampia gamma di sistemi ibridi in cui diverse tecnologie e fonti energetiche interagiscono per fornire soluzioni complete ed energeticamente efficienti. La continua evoluzione ha determinato l’introduzione dei nuovi sistemi ibridi a incasso con integrazione pompa di calore splittata inverter o pompa di calore monoblocco inverter e caldaia. Il controllo da remoto è possibile grazie alla Hybrid App fornita di serie.

Zehnder Touch Panel è il nuovo pannello grafico a colori grazie al quale è possibile gestire in modo semplice e intuitivo la temperatura, l’umidità e il ricambio d’aria degli ambienti interni. Le cronosonde ambiente rilevano infatti la temperatura e l’umidità all’interno dell’abitazione, trasmettono i dati al touch panel che li elabora e regola la temperatura di mandata, chiamando l’intervento della caldaia (in inverno), della pompa di calore (in inverno e/o in estate), dei deumidificatori e l’apertura della valvola miscelatrice.

www.baxi.it

www.zehnder.it


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AL CENTRO DEL PIANO L’ELEGANTE GRIGLIA IN GHISA CHE OSPITA LA BILANCIA E CELA IL POTENTE CUORE ASPIRANTE

ELICA

NIKOLATESLA LIBRA IL PIANO COTTURA CON BILANCIA E ASPIRAZIONE INTEGRATA NikolaTesla Libra di Elica, design di Fabrizio Crisà, è il primo piano cottura che integra la bilancia direttamente sulla sua superficie. Il piano a induzione quindi, oltre all’aspirazione integrata, velocizza e semplifica la preparazione di ogni ricetta perchè permette di pesare gi ingredienti direttamente nella pentola, a qualsiasi temperatura. Grazie alla funzione autocapture, l’aspirazione si regola automaticamente adattandosi al numero e alla potenza delle zone cottura impegnate.

L’interfaccia di NikolaTesla Libra ha un utilizzo intuitivo grazie a un unico direct slider, che controlla le funzioni di cottura e aspirazione. La bilancia ha una user interface dedicata che permette il suo utilizzo anche a prodotto completamente spento. Basterà appoggiare una pentola per attivare la funzione di pesatura. In modalità standby, l’interfaccia diventa totalmente invisibile, riportando all’essenzialità il piano di lavoro. È disponibile nella versione aspirante e filtrante.

www.elica.com

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GLI ELEMENTI POSSONO ESSERE ACCOSTATI TRA LORO PER CREARE SPAZI DI CONDIVISIONE

LAPALMA SEELA, LA SEDUTA VERSATILE CHE CAMBIA NEL TEMPO Disegnata da Antti Kotilainen, Seela è una proposta d’arredamento eclettica, innovativa e funzionale. Realizzata con una scocca in polipropilene, la seduta si distingue per un inserto che segue le forme sinuose della struttura. Seela consente un’ampia possibilità di personalizzazione a partire dallo stesso inserto, che può essere in legno, rivestito in tessuto o stampato in polipropilene, soluzione adatta per gli ambienti outdoor. È declinabile in diverse varianti, anche con braccioli, tavoletta, sistema di aggancio, sottosedile per impilaggio per versioni in tessuto. Elementi che possono essere sostituiti anche nel corso degli anni massimizzandone il ciclo di vita e la durata nel tempo.

www.lapalma.it

Ph. Alberto Strada

TRUE DESIGN SHO, MORBIDI E RIGOROSI Il sistema Sho, design Favaretto & Partners, è una collezione di divani caratterizzati dalla forte fisicità. Le forme sinuose sono racchiuse all’interno di un rigoroso guscio esterno che fa da sostegno a schienale e braccioli. Il sistema è composto da poltrona, divano da due e tre posti, pouf e chaise lounge. Tutti gli elementi sono proposti in due versioni: schienale basso per ambienti contract e living; schienale alto per una maggiore privacy e quindi adatto anche ad ambienti lavorativi.

www.truedesign.it

GABER ABUELA, VINTAGE LINES WITH MODERN STYLE Abuela è una sedia leggera, robusta e resistente agli agenti atmosferici. Le linee semplici e rigorose conferiscono una pulizia formale ed enfatizzano i dettagli di giunzione tra gambe, sedile e schienale. Abuela (design Favaretto & Partners) si adatta ai diversi ambienti: contract, living e outdoor.

www.gaber.it

RIFLESSI FREEWALL, LA LIBRERIA MULTIFUNZIONE Freewall è la nuova libreria di Riflessi. È un sistema componibile a schema fisso, disponibile in due dimensioni: un modulo concepito a libreria da posizionare a parete o come divisorio per separare gli ambienti in modo discreto; un altro modulo come appoggio di un retro divano. È personalizzabile nella finitura della struttura e nel materiale delle mensole; presentata di serie in metallo verniciato grafite con i ripiani in ottone spazzolato a mano che le conferiscono un fascino senza tempo e ne impreziosiscono il profilo.

www.riflessi.it [ 128 ]

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CAPPELLINI I CLASSICI INCONTRANO DESIGNERS GUILD I rigorosi imbottiti di Cappellini assumono un nuovo look grazie ai preziosi tessuti e alle tonalità ricercate di Designers Guild che restituiscono un’immagine inedita ad alcune collezioni di poltrone e divani dell’azienda di Meda. Nella foto, il Panda Sofa di Paola Navone con rivestimento in ciniglia di cotone Madrid e cuscini in gradazione cromatica alternati ad altri che riproducono una raffinata fioritura sui toni dell’ocra (tessuto Proserpine).

www.cappellini.it

PEDRALI REMIND, DESIGN EUGENI QUITLLET Riprende la memoria delle curve morbide e sinuose delle sedie in legno della seconda metà del XIX secolo. Tuttavia la sua essenza si esprime attraverso una silhouette dalle forme organiche, in grado di adattarsi a qualsiasi spazio e stile. La seduta, lo schienale e la texture traspirante contribuiscono a renderla ariosa e ancor più leggera. Realizzata in polipropilene stampato a iniezione, questa poltroncina è funzionale e versatile, particolarmente adatta sia a contesti outdoor, sia a spazi indoor.

www.pedrali.it

MITSUBISHI ELECTRIC MSZ-LN KIRIGAMINE STYLE MSZ-LN Kirigamine Style di Mitsubishi Electric è un modello che coniuga efficienza energetica, silenziosità, sistema di controllo da remoto e un design curato. Il modello utilizza il refrigerante R32 per abbattere le emissioni di gas, ha un’efficienza energetica di classe A+++ e un livello di pressione sonora di 19 dBA. Il sensore 3D Isee Sensor monitora la temperatura

dell’ambiente e la posizione delle persone e, con l’ausilio del doppio deflettore, garantisce una distribuzione dell’aria ottimale. La connessione wi-fi consente la gestione dell’impianto di condizionamento da remoto. Disponibile in quattro taglie diverse.

https://climatizzazione.mitsubishielectric.it

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1919-2019: progetti, iniziative e appuntamenti dedicati al centenario della fondazione della Staatlitches Bauhaus

Dall’avanguardia all’industria Al Vitra Design Museum fino al 19 maggio una mostra dedicata all’imprenditore Anton Lorenz, figura-chiave della produzione di arredi in acciaio tubolare

Dall’alto, un depliant della Desta Stahlrohrmöbel del 1931; Anton Lorenz accanto alla 100millesima Barcaloafer prodotta negli Usa (1947); la MR10 di Mies van der Rohe del 1927 prodotta dalla Berliner Metallgewerbe Josef Müller (foto ©Vitra Design Museum).

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L’acciaio tubolare incarna come pochi altri materiali la tensione verso il moderno che negli anni Venti del XX secolo emergeva dalla scuola di Weimar. Il primo progetto di Marcel Breuer, nel 1925, rivoluziona il mondo dell’arredo e dà vita a un nuovo settore industriale nel quale il designer e imprenditore ungherese Anton Lorenz svolge un ruolo-chiave, tanto da guadagnarsi la reputazione di ‘eminenza grigia’ del segmento per la sua abilità di ingegnerizzare i progetti, brevettarli e avviare nuove iniziative imprenditoriali. Dopo avere collaborato con numerose industrie, tra cui Standard Möbel, Desta e Thonet, nel 1939 Lorenz si trasferì negli Stati Uniti dove avviò una nuova tipologia di arredi, le poltrone reclinabili. La mostra al Vitra Design Museum, curata da Susanne Graner, è l’occasione per vedere molti pezzi storici disegnati da Mies van der Rohe, Marcel Breuer e Mart Stam, oltre a oggetti e documenti provenienti dagli archivi di Anton Lorenz, e un’occasione di riflessione sul complesso sistema di relazioni che può fare la differenza tra il successo e il fallimento di un’idea.

Anton Lorenz. From avant-garde to industry Dove Vitra Schaudepot, Campus Vitra, Weil am Rhein Quando fino al 19 maggio 2019 Orari lun/dom 10:00-18:30 Info www.design-museum.de


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